Archivio del Tag ‘xenofobia’
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I vescovi: contro i migranti, leggi disumane
«L’ennesima tragedia, in cui dei deboli muoiono per l’indifferenza dei forti o a causa di leggi contrarie ai principi dell’umanità e della carità». Così il vescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, definisce sul “Corriere della Sera” la vicenda dei migranti morti in mare al largo di Lampedusa. «Questa ennesima tragedia – dice il vescovo – deve farci riflettere, interrogare ma soprattutto farci sentire colpevoli: ci stiamo sempre più allontanando dal Vangelo, con le nostre omissioni stiamo uccidendo nuovamente il Cristo». E’ «contrario al principio della vita», aggiunge, non aiutare «questi poveri fratelli mentre sono in condizioni precarie, in balia del mare».
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L’Europa nell’era del razzismo democratico
Benvenuti (si fa per dire) nell’era del nuovo razzismo: non quello antico, coloniale, fomentato da nazionalismi e dittature. Stiamo parlando della xenobofia razziale di ultima generazione, che rischia di inquinare il vecchio continente. “Razzismo democratico”, ovvero: “La persecuzione degli stranieri in Europa”. E’ il titolo di un volume collettivo, numero speciale di “Conflitti globali”, curato da Salvatore Palidda, frutto dei contributi proposti nel 2008 dal workshop “Criminalization and victimization of immigrants in Europe”, organizzato dal dipartimento di scienze antropologiche dell’università di Genova
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Eritrei respinti in Libia, cronaca di un martirio
L’Eritrea sta investendo molto nel turismo. Lungo il mar Rosso ad esempio, a metà strada tra Massawa e Assab, c’è un albergo a Gel’alo che nessun turista dovrebbe perdersi, specialmente se italiano. Se non altro perché è stato costruito da esuli eritrei costretti ai lavori forzati dopo essere stati arrestati sulla rotta per Lampedusa e rimpatriati dalla Libia su voli finanziati dall’Italia. Proprio così. Non chiedete spiegazioni all’ambasciata eritrea, potrebbero fraintendere. Secondo la propaganda della dittatura infatti, quell’hotel è frutto del coraggio della gioventù eritrea
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RaiTre: Rom a Torino, autoritratto di famiglia
Ieri nomadi, oggi torinesi: autoritratto di famiglia. I Rom raccontati dai Rom, per la prima volta, grazie alla giovane regista Laura Halilovic, residente a Torino. Il suo film, “Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen”, sviluppato con il Programma Media della Comunità Europea e col supporto del sistema-cinema del Piemonte, viene trasmesso il 30 luglio da RaiTre, ore 23.50, nel programma “Rai Tre Doc”. Prodotto da Davide Tosco, il film (della durata di 50 minuti) è la storia, avventurosa e mai prima raccontata, di una ragazza Rom che abita in un quartiere popolare alla periferia di Torino.
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Ferrero: ronde xenofobe, pericolose e illegittime
Lo scontro che si è avuto fra sedicenti ronde para-fasciste a tutela della sicurezza e le contro-ronde antifasciste è il prodotto delle scelte sciagurate assunte dal governo Berlusconi, scelte che stanno alimentando in tutto il nostro Paese spinte xenofobe e razziste, ispirate alla logica della “giustizia fai da te”, logica che alimenta reazioni e violenze. I rischi per la democrazia che derivano da simili provvedimenti sono sotto gli occhi di tutti. Con questo provvedimento non si risolvono i problemi della sicurezza, anzi li si aggrava rendendo ancora più difficile da svolgere il ruolo delle forze dell’ordine, che a questo punto sono e saranno sempre più chiamate a “vigilare sui vigilantes”!
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PeaceReporter: via dall’Afghanistan, la Lega ha ragione
Siamo forse più imbarazzati oggi, nel leggere le “sensate” parole del ministro Calderoli, di quanto lo siamo stati quando il ministro della Difesa la Russa risprese la nostra idea di mandare i militari nei cantieri per controllare che fossero rispettate le norme sulla sicurezza sul lavoro. Allora non se ne fece nulla, di militari nei cantieri non se ne vide traccia. E probabilmente anche di questa ennesima boutade leghista non se ne farà nulla. Resta l’imbarazzo di condividere le parole di chi, su quasi ogni argomento (dai diritti al razzismo, dalla scuola al lavoro), è sempre dalla parte opposta.
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“Sporco negro”, aggressione razzista a Roma
Nuova aggressione razzista a Roma, stavolta nel quartiere di Monteverde Nuovo, ai danni di un immigrato africano, di origine congolese, in Italia come rifugiato. L’uomo è stato selvaggiamente picchiato da tre italiani, in via di Donna Olimpia, al grido di «sporco negro, noi facciamo la volontà del governo, dovete tornare a casa vostra». Il fatto è avvenuto nel primo pomeriggio di giovedì, 2 luglio, ma la notizia è stata diffusa soltanto il 5 luglio. L’uomo è stato inseguito, raggiunto e aggredito mentre lavorava, distribuendo volantini pubblicitari nel quartiere. Gli aggressori lo hanno anche derubato dei documenti e del denaro che aveva con sé.
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Moresco: ma le migrazioni sono la storia dell’uomo
C’erano anche ragazzi che battevano, pedofili pavesi che si aggiravano in piena notte in mezzo ai topi, alle macerie, alla merda. Io avevo conosciuto molti anni prima quel posto. Allora era la seconda fabbrica di Pavia, e io ho vissuto per alcuni anni in quella città, mandato lì dal mio gruppo rivoluzionario. Allora andavo ogni giorno davanti alla sua facciata e la conoscevo attraverso gli uomini e le donne che ci lavoravano dentro e che uscivano a fine turno dalle sue portinerie. Adesso, in un’età diversa della mia vita, penetravo all’incontrario dentro le sue viscere dove vivevano accampati, al posto degli operai di allora, i miserabili di questa nuova epoca
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Disobbedienza civile contro la legge anti-immigrati
Disobbedienza civile. E’ la risposta di Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista, contro l’approvazione del decreto anti-immigrati che punirà come reato l’immigrazione clandestina. I comunisti italiani, non più rappresentati in Parlamento, si preparano a organizzare una forte opposizione sociale nelle piazze, anche con iniziative di assistenza legale, per esprimere la propria assoluta contrarietà nei confronti del decreto-Maroni che, dicono, lede i diritti umani e le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia. «Per questo – annuncia Ferrero – ci rivolgeremo alle corti internazionali di giustizia».
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Guerra agli immigrati, clandestini ora fuorilegge
Con un voto di fiducia, la Camera ha approvato il 13 maggio il decreto-sicurezza voluto dalla Lega Nord che cambia il volto della normativa italiana in materia di integrazione: da oggi, l’immigrazione clandestina è reato penale. Un extracomunitario che varca i confini nazionali eludendo i controlli di frontiera commette reato: non rischia il carcere, ma un’ammenda (da 5.000 a 10.000 euro) e l’espulsione; il carcere è stato escluso visti i rilievi mossi dall’Unione Europea, e nel timore di un sovraffolamento delle prigioni, già oggi gremite di extracomunitari arrestati per piccoli reati.
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L’Onu: non deportate in Libia i profughi africani
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, scende in campo contro l’Italia dopo l’avvio dei “respingimenti” di migranti africani, intercettati nel Mediterraneo e deportati in Libia dalle autorità di Roma. Ban Ki-Moon sottoscrive la presa di posizione dell’Acnur, l’alto commissariato Onu per i rifugiati, che ha chiesto formalmente al governo italiano di ospitare i migranti e accogliere quanti necessitino di protezione internazionale: lo status di rifugiati, nel 2008, è stato richiesto dal 75% degli africani sbarcati sulle coste italiane e concesso al 50% di essi dopo aver esaminato la loro provenienza.
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La Cei: per fortuna l’Italia è già multietnica
«La società italiana è già multietnica, e questo è indubbiamente un valore». Così il presidente dei vescovi italiani, monsignor Mario Crociata, risponde alle esternazioni di Silvio Berlusconi, favorevole al rimpatrio forzato dei profughi africani soccorsi in mare («Non vogliamo una società multietnica»). La Cei interviene alla vigilia del voto alla Camera sul pacchetto-sicurezza, che prevede l’introduzione del reato di immigrazione clandestina. «Emigrare è un diritto, non un reato», aveva avvertito il Vaticano. Che ora contesta le deportazioni (ormai sistematiche) di migranti africani verso la Libia, malgrado il monito dell’Onu: «Molti potrebbero essere profughi, con diritto d’asilo».