Archivio del Tag ‘welfare’
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Occidente incerto, come la gallina con la zampa sollevata
Come l’osservazione insegna, le galline, sono fortemente indecise sulla direzione da prendere o sul da farsi, restano immobili, come in ipnosi, con una zampa alzata. E in questa posizione possono restare anche per molti minuti. A volte questa situazione è prodotta da improvvisi lampi che stordiscono l’animale, inducendolo ad una sorta di stato di trance, tanto più prolungato quanto più i lampi si ripetono. Forse questo esempio ci fa capire che sta succedendo ai piani alti del sistema occidentale. I decisori (statisti, finanzieri, militari) sono entrati nella globalizzazione a bandiere spiegate e a passo di carica, convinti che avrebbero facilmente travolto ogni ostacolo e tali sono rimati sino al 2007-2008, quando è iniziata la nuova “grande crisi”. Il 2008 è stato l’anno di svolta, quando la crisi è stata conclamata in contemporanea alle Olimpiadi di Pechino e alla crisi georgiana. Le prime annunciarono al mondo che la Cina era venti anni più avanti sulle previsioni e si avviava a diventare in brevissimo tempo la seconda grande potenza mondiale; la crisi georgiana con il mancato intervento americano ed europeo, su cui Saakasvili contava, ha segnalato un ritorno tacito di zone d’influenza nelle quali gli Usa non entrano.Le tre cose insieme segnalarono il tramonto dell’ordine mondiale monopolare che, con la caduta dell’Urss, si era immaginato dovesse imporsi per un’intera epoca storica. In questo contesto Obama era eletto come primo presidente dell’epoca post-monopolare. Da quel momento i “decisori” occidentali (tanto in sede politica quanto in sede finanziaria) hanno iniziato ad essere via via meno sicuri. Prima hanno cercato di negare la crisi, dopo l’hanno data per destinata a risolversi in breve, dopo hanno cercato di trattare i diversi casi finanziari e politici come se si trattasse di fenomeni separati e non interdipendenti. Gli sviluppi successivi (seconda caduta della crisi nel 2011-12, primavere arabe, guerra di Libia, ritiro americano da Afghanistan e Iraq, ondata “populista” in Europa, crisi del Califfato) sono stati alti lampi che hanno ulteriormente “accecato” i decisori, riducendone molto l’effettiva operatività: di fatto, di fronte alla crisi finanziaria, l’unica decisione che sono stati capaci di assumere sono state le continue iniezioni di liquidità, mentre nessuno dei tentativi di riforma del settore è andata a buon fine.In questa paralisi dell’azione dei decisori pesa grandemente l’incapacità degli intellettuali di reagire sviluppando una critica adeguata al sistema. Ma pesano anche altri fattori, come l’autoinganno ideologico del pensiero neoliberista. La scelta fatta trenta anni fa è stata quella di delegittimare ogni altro pensiero economico, che non fosse quello neoclassico, ed ogni pensiero politico che non fosse quello liberal-conservatore. Nel tritacarne sono finiti non solo i marxisti ma anche i keynesiani, i cattolico-sociali, i socialdemocratici e persino i liberali di sinistra o, comunque, non conservatori. La manovra è a lungo riuscita, ma oggi la cultura politica ed economica dell’Occidente si è enormemente impoverita e non c’è una classe politica di ricambio (come abbiamo detto in un pezzo precedente), come sempre accade quando tace il dibattito politico e culturale. Oggi ne paghiamo tutti il prezzo con una classe di decisori politici e finanziari che non sanno dove andare e restano a guardare immobili con la zampa alzata.(Aldo Giannuli, “Shock da globalizzazione, la sindrome della gallina con la zampa alzata”, dal blog di Giannuli del 1° aprile 2015).Come l’osservazione insegna, le galline, sono fortemente indecise sulla direzione da prendere o sul da farsi, restano immobili, come in ipnosi, con una zampa alzata. E in questa posizione possono restare anche per molti minuti. A volte questa situazione è prodotta da improvvisi lampi che stordiscono l’animale, inducendolo ad una sorta di stato di trance, tanto più prolungato quanto più i lampi si ripetono. Forse questo esempio ci fa capire che sta succedendo ai piani alti del sistema occidentale. I decisori (statisti, finanzieri, militari) sono entrati nella globalizzazione a bandiere spiegate e a passo di carica, convinti che avrebbero facilmente travolto ogni ostacolo e tali sono rimati sino al 2007-2008, quando è iniziata la nuova “grande crisi”. Il 2008 è stato l’anno di svolta, quando la crisi è stata conclamata in contemporanea alle Olimpiadi di Pechino e alla crisi georgiana. Le prime annunciarono al mondo che la Cina era venti anni più avanti sulle previsioni e si avviava a diventare in brevissimo tempo la seconda grande potenza mondiale; la crisi georgiana con il mancato intervento americano ed europeo, su cui Saakasvili contava, ha segnalato un ritorno tacito di zone d’influenza nelle quali gli Usa non entrano.
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Questa economia uccide: Landini la pensa come Bergoglio
Sono contento di sapere che una parte del sindacato, mi riferisco ovviamente a quella che fa capo a Maurizio Landini, non è complice e subalterna rispetto alle élite neoliberiste continentali che da anni violentano i diritti e comprimono i salari. Quando, tra qualche anno, cercheremo di individuare le cause e i responsabili del declino italiano, non potremo esimerci dal puntare il dito anche contro il mondo sindacale, ora rappresentato da uomini e donne che sembrano più interessati a garantirsi un futuro in Parlamento che a difendere gli interessi degli associati. Pensate per un attimo al ruolo svolto da Susanna Camusso nel puntellare un sistema di potere che esprimeva un premier come Mario Monti. Di fronte ad un attacco di rara violenza contro le classi lavoratrici, la Cgil di fatto non fiatava, fiancheggiando acriticamente il Pd di Bersani, a sua volta evidentemente eterodiretto da Giorgio Napolitano, massone oligarchico già affiliato presso la Ur-Lodge “Three Eyes” di Henry Kissinger e David Rockefeller.Tale perverso intreccio contribuì a distruggere la vita di migliaia di esodati e precari, falcidiati dalle politiche promosse da un governo sadico, paradossalmente spalleggiato da chi, come Camusso, avrebbe dovuto difendere in automatico i contraenti più deboli. Landini, a differenza di Camusso e Bersani, sembra un uomo perbene, autenticamente interessato a migliorare la vita di chi lavora anche attraverso la legittima riscoperta della lotta sindacale. Certo, il leader della Fiom non padroneggia le dinamiche e non conosce in profondità i veri protagonisti del progetto neo-oligarchico in atto, guidato con maestria e cattiveria da massoni contro-iniziati del calibro di Mario Draghi e Wolfang Schaeuble. Landini però è in buona fede, e chi è in buona fede può capire domani quello che ancora non gli è chiaro oggi. Per questo, al netto di una serie di divergenze programmatiche non trascurabili, saluto con soddisfazione la nascita della “coalizione sociale” promossa da Landini, nata per strappare la sinistra italiana dal controllo di un manipolo di nazisti tecnocratici bravi ed efficaci nel sostituire il mito della purezza della razza con quello della purezza del bilancio.E’ giusto non esasperare gli animi e non enfatizzare inutilmente i toni, senza però negare o ammorbidire una realtà oggettivamente molto grave. Questo non possiamo né vogliamo farlo. Ho cominciato a sfogliare un libro regalatomi dall’amico GianMario Ferramonti e titolato “Papa Francesco, Questa Economia uccide”, scritto da Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi. Mi ha subito colpito il verbo scelto dal Pontefice per rappresentare gli effetti di un indirizzo politico ora tristemente maggioritario dal Portogallo alla Lettonia: “uccidere”. Papa Francesco non dice questa economia “impoverisce”, questa economia “è ingiusta” o questa economia “aumenta le diseguaglianze”. Il Santo Padre, con apostolica franchezza, sceglie di dire la verità anche a costo di provocare la reazione stizzita dei moderni farisei, posti a protezione di un Tempio malefico che assume al giorno d’oggi le fattezze dell’Eurotower. Per conoscere volti e nomi di chi muove dolosamente i fili di questa economia che intenzionalmente uccide basta leggere il libro “Massoni” scritto da Gioele Magaldi.Strana la vita. Un tempo i seguaci del Vaticano erano prevalentemente bollati, nella migliore delle ipotesi, come sicuri reazionari e nostalgici passatisti. Oggi chi si azzarda a sposare e a ripetere i concetti recentemente espressi da Bergoglio, tra l’altro chiaramente ispirati da una genuina interpretazione del Vangelo, rischia di guadagnarsi la patente di pericoloso sovversivo nonché nemico del giusto ordine costituito. In conclusione, anche grazie all’instancabile lavoro intellettuale compiuto con zelo e passione da tanti cittadini ora uniti sotto le bandiere del Movimento Roosevelt, qualcosa finalmente si muove. Se fino ad un paio di anni fa i Vescovi, per bocca di uomini come Bagnasco e Bertone, benedicevano la mano violenta del professore di Varese, oggi Papa Francesco inverte la rotta; se, fino ad un paio di anni fa, la Cgil di Camusso teneva fermi i lavoratori mentre Monti, Bersani e Fornero sferravano colpi tremendi contro i più deboli, oggi Maurizio Landini apre una breccia. Questo a dimostrazione che non tutto è inutile. Gli uomini di buona volontà possono cambiare il corso della Storia. E noi, nel nostro piccolo, lo stiamo già facendo.(Francesco Maria Toscano, “Anche Landini sa che questa economia uccide”, dal blog “Il Moralista” del 29 marzo 2015).Sono contento di sapere che una parte del sindacato, mi riferisco ovviamente a quella che fa capo a Maurizio Landini, non è complice e subalterna rispetto alle élite neoliberiste continentali che da anni violentano i diritti e comprimono i salari. Quando, tra qualche anno, cercheremo di individuare le cause e i responsabili del declino italiano, non potremo esimerci dal puntare il dito anche contro il mondo sindacale, ora rappresentato da uomini e donne che sembrano più interessati a garantirsi un futuro in Parlamento che a difendere gli interessi degli associati. Pensate per un attimo al ruolo svolto da Susanna Camusso nel puntellare un sistema di potere che esprimeva un premier come Mario Monti. Di fronte ad un attacco di rara violenza contro le classi lavoratrici, la Cgil di fatto non fiatava, fiancheggiando acriticamente il Pd di Bersani, a sua volta evidentemente eterodiretto da Giorgio Napolitano, massone oligarchico già affiliato presso la Ur-Lodge “Three Eyes” di Henry Kissinger e David Rockefeller.
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Afd: liberiamo la Grecia e l’Europa dall’orrore dell’euro
Alternative für Deutschland (“Alternativa per la Germania”) è un partito pro-europeo che sostiene fondamentalmente i principi della competitività, della sussidiarietà e dei buoni rapporti reciproci tra le nazioni europee, convinto che ciascuna nazione dovrebbe avere il controllo del proprio destino economico. A tale scopo, Afd constata con inquietudine che la politica fatta per salvare l’euro a qualsiasi costo (politica sostenuta dal governo tedesco) ha portato ad una forte reazione anti-tedesca in Grecia. Sottolinea che una moneta sopravvalutata ha deteriorato senza speranze di miglioramento la competitività dell’economia greca, ha contribuito a generare disoccupazione di massa e ha chiuso un’intera “generazione perduta” in una situazione senza via d’uscita. Ritiene che il mantenimento dell’unione monetaria nella sua forma attuale è in contrasto con gli interessi della società e dell’economia greca, economia che ha bisogno di una forte svalutazione per ritrovare la strada della ripresa.Afd condanna l’attuale situazione che costringe i contribuenti europei a pagare e a portare sulle proprie spalle il peso di un’unione monetaria fallita, che sta prolungando le sofferenze della popolazione greca. Questa politica non ha alcun genere di giustificazione economica o morale. Sottolinea che non si può aspettare che la Germania riduca il suo livello di competitività per risolvere la crisi dell’Eurozona, mentre la “svalutazione interna” non può riuscire a migliorare la competitività della Grecia. Sostiene con forza che l’Europa nel suo insieme dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività per assicurarsi una posizione di leadership a livello mondiale. Insiste sul fatto che è nell’interesse comune dei contribuenti europei e della popolazione greca che si metta fine all’unione monetaria nella sua forma attuale. Più essa prolunga la sua esistenza, più pesanti saranno le perdite subite sia dai contribuenti europei che dalla popolazione greca, che ha già sofferto gli effetti distruttivi della politica di austerità.Sostiene che qualsiasi piano di ristrutturazione del debito greco deve essere accompagnato da un sistema di uscita concordata della Grecia dall’Eurozona. Ribadisce che tale uscita non deve significare l’uscita dall’Unione Europea, come dimostrano gli esempi di diversi paesi dell’Unione Europea che hanno un’economia fiorente ma non fanno parte dell’Eurozona. Sostiene che, visto il danno permanente che la partecipazione all’unione monetaria ha inflitto alla Grecia, è necessario favorire un ritorno dell’economia greca alla crescita. Invita i leader europei a preparare tutte le misure giuridiche ed economiche per ridurre il costo dell’uscita dall’euro, sia per la Grecia che per tutti i paesi dell’Eurozona. Invita i partiti europei centristi a cooperare per l’attuazione di una procedura di uscita concordata per i paesi che si trovano attualmente in condizioni di grave crisi economica; in mancanza di ciò i partiti estremisti, sia di sinistra che di destra, si affermeranno sempre più sullo scenario europeo.(Alternative für Deutschland, “Manifesto per la ripresa economica della Grecia” pubblicato dalla formazione politica no-euro tedesca e ripresa dal blog “Vox Populi” il 2 aprile 2015).Alternative für Deutschland (“Alternativa per la Germania”) è un partito pro-europeo che sostiene fondamentalmente i principi della competitività, della sussidiarietà e dei buoni rapporti reciproci tra le nazioni europee, convinto che ciascuna nazione dovrebbe avere il controllo del proprio destino economico. A tale scopo, Afd constata con inquietudine che la politica fatta per salvare l’euro a qualsiasi costo (politica sostenuta dal governo tedesco) ha portato ad una forte reazione anti-tedesca in Grecia. Sottolinea che una moneta sopravvalutata ha deteriorato senza speranze di miglioramento la competitività dell’economia greca, ha contribuito a generare disoccupazione di massa e ha chiuso un’intera “generazione perduta” in una situazione senza via d’uscita. Ritiene che il mantenimento dell’unione monetaria nella sua forma attuale è in contrasto con gli interessi della società e dell’economia greca, economia che ha bisogno di una forte svalutazione per ritrovare la strada della ripresa.
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La Bce: non ci sarà più lavoro nemmeno in caso di ripresa
Vedete, parlo semplice. Ci sono i grandi capi, quelli che, come Mario Draghi o Jean-Claude Juncker, appaiono in pubblico e davanti alla stampa. Loro sorridono, e come canta l’immensa canzone di Povia “Chi comanda il mondo” vi dicono che tutto va bene, c’è la ripresa. Voi ragazzi, qui in Italia disoccupati al 44%, in Spagna oltre il 55% ecc, sperate. Poi ci sono i tecnici che lavorano nell’ombra degli uffici dei grandi capi, quegli scienziati economici ragionieri dei numeri VERITA’, che scrivono per i loro grandi capi la VERITA’. Eccola: “March 2015 Ecb Staff Macroeconomics Projections for the Euro Area”. Tradotto è: marzo 2015, proiezioni macroeconomiche del personale della Bce per la zona euro. E cosa ci dicono i tecnici che sanno la VERITA’ nelle ombre della dittatura dell’Eurozona? Che Draghi non risolverà un accidenti di nulla con tutti i suoi trucchi MONETARI (T-Ltro, Abs, Omt, Qe), perché l’ECONOMIA REALE non ne beneficia (lo diceva anche Barnard).E soprattutto che anche alla fine di tutti i trucchi di Draghi e della cosiddetta ripresa di cui parlano i giornalisti puzzoni delle Tv e quotidiani, attenti… La disoccupazione in Eurozona RIMARRA’ QUASI IDENTICA A OGGI, cioè RISOLTO NULLA, ZERO, per noi gente, famiglie, aziende. ZERO, NULLA. Questo ci dice “March 2015 Ecb Staff Macroeconomics Projections for the Euro Area”. Ma peggio. Il documento interno ha portato il “Financial Times” a scrivere: «La crisi dell’Eurozona è stata così devastante che ha PERMANENTEMENTE DISTRUTTO la capacità delle sue economie di creare lavoro, persino quando ci sarà ripresa». Agghiacciante. Questa è la verità del vostro futuro, ragazzi.E poi la beffa finale. Prima della crisi, INTERAMENTE DOVUTA all’avvento dell’euro come moneta non sovrana per nessuno (con moneta sovrana come il dollaro si rimedia, infatti gli Usa della crisi hanno oggi il 5,5% di disoccupazione, non il 12-14% nostro), ci dice il documento della Bce, «le disoccupazioni erano più o meno simili in tutti i maggiori paesi d’Europa». No, ma l’euro è un successone, suvvia. Lo dice Ezio Mauro di La (vomito) Repubblica, non date retta ai tecnici della Bce. De Benedetti ne sa di più. Poveri voi ragazzi. Vi voglio bene.(Paolo Barnard, “Dietro i loro sorrisi si cela il vostro funerale, ragazzi: la ripresa vista dal vero potere”, dal blog di Barnard del 28 marzo 2015).Vedete, parlo semplice. Ci sono i grandi capi, quelli che, come Mario Draghi o Jean-Claude Juncker, appaiono in pubblico e davanti alla stampa. Loro sorridono, e come canta l’immensa canzone di Povia “Chi comanda il mondo” vi dicono che tutto va bene, c’è la ripresa. Voi ragazzi, qui in Italia disoccupati al 44%, in Spagna oltre il 55% ecc, sperate. Poi ci sono i tecnici che lavorano nell’ombra degli uffici dei grandi capi, quegli scienziati economici ragionieri dei numeri verità, che scrivono per i loro grandi capi la verità. Eccola: “March 2015 Ecb Staff Macroeconomics Projections for the Euro Area”. Tradotto è: marzo 2015, proiezioni macroeconomiche del personale della Bce per la zona euro. E cosa ci dicono i tecnici che sanno la verità nelle ombre della dittatura dell’Eurozona? Che Draghi non risolverà un accidenti di nulla con tutti i suoi trucchi monetari (T-Ltro, Abs, Omt, Qe), perché l’economia reale non ne beneficia (lo diceva anche Barnard).
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Non c’è nessuna crisi, gli oligarchi vogliono sacrifici umani
In passato alcuni lettori mi hanno contestato l’utilizzo dell’espressione “nazisti tecnocratici” in riferimento a certi personaggi che condizionano le leve di potere in Europa. Il tempo, sempre galantuomo, si è preso la briga di validare alcune mie passate intuizioni, rendendo sempre più palesi e scoperte le pulsioni omicidiarie che attraversano il Vecchio Continente. Preliminarmente tengo a precisare i contorni della mia analisi, conoscendo perfettamente le differenze che intercorrono tra il modello operativo del Fuhrer originale rispetto a quello abbracciato dal suo tardo-epigono Mario Draghi, vero dominus del progetto di annichilimento della civiltà europea ora in atto. Le scellerate condotte poste in essere dai nazisti originali traevano ispirazione dall’assorbimento di una filosofia occulta che non riconosceva dignità a tutti gli esseri umani. Il popolo germanico, ieri come oggi, si sentiva colpito nella sua ontologica purezza, minacciato da un meticciato composto da popoli inferiori da schiavizzare e polverizzare.L’uccisione e la deportazione di neri, zingari ed ebrei, in questa ottica, risultava essere niente di più e niente di meno che un necessitato effetto collaterale da sostenere al fine di salvaguardare un interesse più alto (la salvaguardia della purezza del popolo germanico per l’appunto). I tedeschi di oggi, sempre manipolati da una èlite perversa, sentono di dover difendere con la stessa ottusa foga di allora un altro mito falso: ovvero la purezza del bilancio, messa in discussione adesso non più da neri ed ebrei, ma da imprecisate “cicale mediterranee” pronte a trascinare nella spirale del vizio i virtuosi discendenti di Ario. La pubblica opinione tedesca è palesemente manipolata da quelle stesse penne che, in Italia, tentano pateticamente di addossare al popolo greco la responsabilità della crisi in atto. L’idea del sacrificio rituale come momento “purificante” è da sempre parte della Storia. Oggi, però, in ossequio alle regole formali tipiche di una società apparentemente laica e tecnologica, anche il sacrificio rituale di massa deve giocoforza sublimarsi in maniera apparentemente neutra e incruenta.Finita la premessa passiamo insieme dalla narrazione astratta al caso concreto. Il neoeletto premier greco Tsipras ha calendarizzato l’approvazione di una legge pensata per affrontare una “emergenza umanitaria”. Il termine “emergenza umanitaria”, utilizzato in termini asettici e non enfatici, testimonia la gravità della situazione. Un numero cospicuo di cittadini ellenici, infatti, rischia di morire di freddo, fame, malattie e stenti a causa delle misure di austerità impartite dalla famigerata Troika. Non c’è nulla di retorico o populista nel sottolineare un dato oggettivo e non contestabile. Molti bambini greci sono effettivamente denutriti; molte famiglie elleniche sono state per davvero gettate in mezzo ad una strada e molti malati sono realmente morti in conseguenza di mali curabili a causa della criminale soppressione del servizio sanitario universale. Cosa fanno i nazisti tecnocratici per impedire che il governo Tsipras spenda pochi spiccioli al fine di salvare la vita di molti suoi concittadini? Minacciano ritorsioni, proprio come i nazisti autentici protagonisti dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. E perché i vari Juncker, Dijsselbloem, Schaeuble, Draghi e Merkel dovrebbero osteggiare l’approvazione di lievi misure umanitarie che appaiono nient’altro che buon senso agli occhi di qualsiasi uomo per bene?Invito quelli pronti a rispondere perché “non bastano i soldi” a non dire, né pensare, fesserie, considerata anche l’immensa liquidità che il nostro banchiere centrale ha appena promesso di iniettare nel circuito finanziario europeo fino a data da destinarsi. E allora, perché? Perché gli odierni padroni credono di acquisire forza e vigore dal sacrifico del cittadino greco (italiano, portoghese o spagnolo poco importa), espressione di una umanità inferiore e molesta, da tenere sotto il calcagno di un potere crudele e imbellettato che non può rinnegare la sua ferocia senza al contempo negare in radice anche se stesso. Riuscite ora a spiegarvi la ratio di tanta malvagia pervicacia? Mettetevelo bene in tesa, non esiste nessuna crisi economica in atto. E quelli che provano a combattere una “stirpe nera” con le armi della sola macroeconomia sono degli sprovveduti (nella migliore delle ipotesi). La partita è un’altra. E la posta in gioco è decisamente più alta di quanto non sembri. Come oramai sanno i tantissimi cittadini che hanno letto e meditato sulle pagine del libro “Massoni”, recentemente pubblicato da Gioele Magaldi per Chiarelettere editore.(Francesco Maria Toscano, “Non basta una lettura economicistica della realtà per combattere il nazismo tecnocratico”, dal blog “Il Moralista” del 29 marzo 2015).In passato alcuni lettori mi hanno contestato l’utilizzo dell’espressione “nazisti tecnocratici” in riferimento a certi personaggi che condizionano le leve di potere in Europa. Il tempo, sempre galantuomo, si è preso la briga di validare alcune mie passate intuizioni, rendendo sempre più palesi e scoperte le pulsioni omicidiarie che attraversano il Vecchio Continente. Preliminarmente tengo a precisare i contorni della mia analisi, conoscendo perfettamente le differenze che intercorrono tra il modello operativo del Fuhrer originale rispetto a quello abbracciato dal suo tardo-epigono Mario Draghi, vero dominus del progetto di annichilimento della civiltà europea ora in atto. Le scellerate condotte poste in essere dai nazisti originali traevano ispirazione dall’assorbimento di una filosofia occulta che non riconosceva dignità a tutti gli esseri umani. Il popolo germanico, ieri come oggi, si sentiva colpito nella sua ontologica purezza, minacciato da un meticciato composto da popoli inferiori da schiavizzare e polverizzare.
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Barnard: la City, che macina il mondo e le sue comparse
Ci sono, in piedi come un moscerino dell’aceto nel mezzo del più potente polo finanziario del mondo, la City di Londra. Si mangia Wall Street, ve lo garantisco. Pioviggina, e mi guardo intorno. Il grattacielo della Lloyds, una meraviglia che ricorda le creazioni dell’immenso Hans Giger del film Alien. Ho vissuto qui per 11 anni. Mi schiacciano peggio che se fossi un moscerino dell’aceto, io, la Mosler Economics… Gesù. Voi non capite. Voi non capite chi sono questi, come si muovono, voi non sapete che hanno vinto. Hanno vinto da 25 anni. La periferia. Suoni tipo scricchiolii di un infisso, come Renzi, Cgil, Italia, Grecia, Tsipras, Rai, giornalismo, gente, gruppi, associazioni… Qui neppure li sente il barista della tavola calda sotto il palazzo della Hsbc. Non esistiamo, sapete? Non so, Bruno Vespa, Unicredit, Grilli, Padoan, la Mogherini… qui sono scricchiolii, forse qualcuno vagamente ci ha fatto caso, pochi sinceramente. Loro macinano il mondo.La produttività della Germania e della Finlandia è sotto le scarpe, ci dice la City. L’Eurozona… che successo. Il Cancelliere britannico George Osborne ridacchia quando sente parlare Hollande di “tagli ai deficit di bilancio”, cioè le ricette Merkel e Draghi (e della puzzetta Renzi). Ridacchia, è sul Financial Times, non me lo sto inventando. La City… Li ammiro, hanno perso le colonie e hanno vinto il mondo. Il Parlamento Europeo ha tentato la riforma dei Mercati Valutari, ne è uscito un pasticcio che finisce sempre, sempre, per penalizzare la gente. La City ride. La City. La Bce stessa, nonostante le giubilanti dichiarazioni di Draghi che tenta di tutto per mentire, ammette che la disoccupazione nell’Eurozona rimarrà oltre le due cifre % anche se ci sarà la millantata “ripresa”. E allora? Ma che cazzo ce ne frega della “ripresa” se ci terremo il 12, 14% di disoccupazione in Italia col 44% per i giovani?Draghi è riuscito nell’immensa… ehm… impresa di portare i mercati monetari in euro a guadagni NEGATIVI, cioè chiunque abbia investito nella nostra orrenda moneta unica non solo non ci guadagnerà nessun interesse, ma finirà per PAGARE alla banca che glieli custodisce un tasso d’interesse. Di sicuro cresceremo, ma certo, ma di sicuro. Il mondo non vede l’ora di investire in un posto dove deve pagare per aver messo soldi… Ma la City… Sta bene. Io no. E qui piove. Io mi bagno, loro no. La City guadagna SEMPRE, sì, sanno chi è Draghi, hanno vagamente sentito il nome Renzi. Ma loro decidono i tuoi tassi, le commodities, il Libor, l’Euribor, cioè la tua vita, stolto; informati imprenditore, informatevi famiglie, e stanno bene perché manco per il cazzo che sono entrati nell’euro. Non sono scemi alla City. Non sono scemi alla City. E io mi bagno, qui, sotto la pioggia. Voi non capite, le associazioni non capiscono. La City ha vinto il mondo. Sono immensi, infiniti, The Machine. Voi non capite chi sono. Notte.(Paolo Barnard, “La City”, dal blog di Barnard del 26 marzo 2015).Ci sono, in piedi come un moscerino dell’aceto nel mezzo del più potente polo finanziario del mondo, la City di Londra. Si mangia Wall Street, ve lo garantisco. Pioviggina, e mi guardo intorno. Il grattacielo della Lloyds, una meraviglia che ricorda le creazioni dell’immenso Hans Giger del film Alien. Ho vissuto qui per 11 anni. Mi schiacciano peggio che se fossi un moscerino dell’aceto, io, la Mosler Economics… Gesù. Voi non capite. Voi non capite chi sono questi, come si muovono, voi non sapete che hanno vinto. Hanno vinto da 25 anni. La periferia. Suoni tipo scricchiolii di un infisso, come Renzi, Cgil, Italia, Grecia, Tsipras, Rai, giornalismo, gente, gruppi, associazioni… Qui neppure li sente il barista della tavola calda sotto il palazzo della Hsbc. Non esistiamo, sapete? Non so, Bruno Vespa, Unicredit, Grilli, Padoan, la Mogherini… qui sono scricchiolii, forse qualcuno vagamente ci ha fatto caso, pochi sinceramente. Loro macinano il mondo.
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Abolire l’Ue, fabbrica di odio, prima che distrugga l’Europa
A chi cedono sovranità gli Stati nazionali? E poi: sono davvero gli Stati nazionali a cedere sovranità? «Come ha detto recentemente Prodi in un articolo pubblicato da “Il Messaggero”, l’Ue è una commissione intergovernativa la cui unica funzione è l’imposizione di un modello ordo-liberista in cui la potenza politica dello Stato viene messa al servizio di una (meticolosissima) regolazione, finalizzata alla riduzione delle risorse destinate alla società, e all’asservimento e precarizzazione integrale del lavoro», sostiene Franco “Bifo” Berardi. «Il ricatto ha costretto il governo greco a recedere parzialmente, ma il pericolo è che il nazionalismo diventi la sola via di uscita per sfuggire a una Unione che appare sempre più una prigione per il semplice fatto che essa è davvero una prigione». L’espressione “dall’euro non si esce”, che un tempo sembrava una rassicurazione nei confronti di chi aveva un debito consistente, oggi suona al contrario: «Potete anche morire di infarto, non smetteremo di affondarvi le unghie nella carne». Sicché, «parlare di cessione di sovranità a questo punto diviene una truffa».Non sono gli Stati nazionali che cedono sovranità all’Unione, scrive Berardi su “Sinistra in Rete”. «Il fatto che la gestione della guerra Euro-Russa venga assunta direttamente dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca significa che di cessione di sovranità non se ne parla neppure». Certo, di tanto in tanto «qualche baggiano racconta che l’Europa deve parlare con una sola voce». Ma lo sappiamo, sono solo «sciocchezze», perché «gli Stati nazionali mantengono intera la loro funzione di governo della popolazione e di decisione sulla guerra». L’Unione Europea, continua Berardi, «stabilisce una cosa soltanto: in che misura gli Stati nazionali rispettano la sola regola che conta: riduzione delle risorse e asservimento del lavoro». Di conseguenza, «non ha più alcun senso attendersi una riforma o una democratizzazione dell’Ue, o anche solo un’attenuazione del rigore finanziario». Non restaurare la sovranità nazionale ma “correggere” l’Unione? Impossibile: «Dato che l’Ue altro non è che una macchina di asservimento ordo-liberista, dietro ogni cessione di sovranità vi è solo cessione di risorse sociali».Berardi teme che un ritorno alla sovranità nazionale monetaria comporti il rischio di «un’involuzione autoritaria», fino alla «guerra civile in molte zone d’Europa». Eppure, ammette, «è quello che succederà, perché è la conseguenza dello strangolamento finanziario progressivo, e ancor di più dell’odio e della sfiducia crescente che i popoli d’Europa provano l’uno per l’altro», dato «il vincolo che li strangola». A questo punto, ragiona Berardi, «o si lascia l’iniziativa di avviare la chiusura dell’esperienza europea alle destre nazionaliste, e il collasso porterà alla guerra civile europea, o un movimento europeo prende l’iniziativa di dichiarare conclusa l’esperienza dell’Unione e inizia il reset dell’unità europea partendo da alcune grandi questioni». Ovvero: una conferenza internazionale sul debito e un’altra sulla migrazione e sull’allargamento dei confini. «Per questo occorrerebbe un’intelligenza e un coraggio politico che non si trova da nessuna parte, a quanto pare. Perciò rassegnamoci alla prima alternativa: la miseria, la violenza, la guerra, il nazismo. Oppure no?».Recentemente, Tsipras ha detto: «Siamo stati lasciati soli». E’ vero, conferma Berardi: «La società europea non ha espresso alcuna solidarietà, se si eccettua l’enorme manifestazione di Madrid». Quanto all’Italia, «la società e la cultura italiana semplicemente non esistono più». La società e la cultura francese? «Sono entrate in un tunnel identitario, da cui il Fronte Nazionale può emergere come forza di governo». In Germania, poi, «nessuno pare rendersi conto dell’odio anti-tedesco che sta montando in ogni città d’Europa: nonostante alcuni flebili distinguo, la società e la cultura tedesca appaiono compatte come accadde nei momenti più tragici». Attenzione: «Il consenso dei tedeschi fa paura, e non si tratta di esprimere “internationale solidaritat”. Si tratta di attaccare l’ordine dello sfruttamento cui i lavoratori tedeschi sono sottoposti». Che fare? Se ci arrenderemo di fronte all’encefalogramma piatto della società europea, dice “Bifo”, sarebbe il collasso sistemico inevitabile a costringerci al brusco risveglio. «Come ha detto Tsipras da qualche parte, non possiamo certo pretendere che i greci, dopo aver fatto da cavia per il “risanamento finanziario”, facciano da cavia per il ritorno alla moneta nazionale. Ma il collasso sistemico arriverà. Più tardi arriva peggio è, per due ragioni facili da capire: più a lungo dura l’Unione Europea, più povera diviene la società. Più a lungo dura l’Unione Europea, più forte e rabbiosa diventa la destra sovranista e nazionalista».A chi cedono sovranità gli Stati nazionali? E poi: sono davvero gli Stati nazionali a cedere sovranità? «Come ha detto recentemente Prodi in un articolo pubblicato da “Il Messaggero”, l’Ue è una commissione intergovernativa la cui unica funzione è l’imposizione di un modello ordo-liberista in cui la potenza politica dello Stato viene messa al servizio di una (meticolosissima) regolazione, finalizzata alla riduzione delle risorse destinate alla società, e all’asservimento e precarizzazione integrale del lavoro», sostiene Franco “Bifo” Berardi. «Il ricatto ha costretto il governo greco a recedere parzialmente, ma il pericolo è che il nazionalismo diventi la sola via di uscita per sfuggire a una Unione che appare sempre più una prigione per il semplice fatto che essa è davvero una prigione». L’espressione “dall’euro non si esce”, che un tempo sembrava una rassicurazione nei confronti di chi aveva un debito consistente, oggi suona al contrario: «Potete anche morire di infarto, non smetteremo di affondarvi le unghie nella carne». Sicché, «parlare di cessione di sovranità a questo punto diviene una truffa».
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L’euro sarà la vostra tomba, parola di Godley (era il 1992)
Molte persone in tutta Europa hanno improvvisamente realizzato di non sapere quasi nulla sul Trattato di Maastricht, mentre giustamente si rendono conto che questo trattato può fare una grande differenza nella loro vita. La loro legittima ansia ha portato Jacques Delors a dare l’indicazione che il punto di vista della gente comune in futuro dovrebbe essere consultato con più attenzione. Avrebbe potuto pensarci prima. Anche se sono favorevole a procedere verso un’integrazione politica in Europa, credo che il progetto di Maastricht presenti gravi carenze, e anche che il dibattito pubblico su di esso sia stato stranamente povero. Con un rifiuto danese, con la Francia che ci è andata vicino, e con l’esistenza stessa dello Sme messa in discussione dopo i saccheggi da parte dei mercati valutari, questo è un buon momento per fare il punto. L’idea centrale del Trattato di Maastricht è che i paesi della Ce dovrebbero muoversi verso una unione economica e monetaria, con una moneta unica gestita da una banca centrale indipendente. Ma come deve essere gestito il resto della politica economica?Dato che il trattato non propone nessuna nuova istituzione oltre alla banca europea, i suoi sponsor devono supporre che non sia necessario nient’altro. Ma questo potrebbe essere corretto solo se le economie moderne fossero dei sistemi che si auto-regolano e che non hanno nessun bisogno di essere gestite. Sono giunto alla conclusione che una tale visione – che le economie siano organismi capaci di auto-regolazione che mai in nessun caso necessitano di una qualche forma di gestione – ha di fatto determinato il modo in cui il Trattato di Maastricht è stato costruito. Si tratta di una versione rozza ed estrema di quel punto di vista che da qualche tempo incarna la saggezza convenzionale dell’Europa (anche se non quella degli Stati Uniti o del Giappone), secondo la quale i governi sono incapaci di perseguire gli obiettivi tradizionali della politica economica, come la crescita e la piena occupazione, e quindi non dovrebbero nemmeno provarci. Tutto ciò che si può legittimamente fare, secondo questo punto di vista, è controllare l’offerta di moneta e tenere il bilancio in pareggio.C’è voluto un gruppo composto in gran parte di banchieri (il Comitato Delors) per giungere alla conclusione che una banca centrale indipendente sia l’unica istituzione sovranazionale necessaria a governare un’Europa integrata e sovranazionale. Ma c’è anche molto di più. Bisogna sottolineare sin dall’inizio che la creazione di una moneta unica nella Ce è veramente destinata a segnare la fine della sovranità delle nazioni che la compongono e del loro potere di agire in modo indipendente sulle grandi questioni. Come ha sostenuto in modo molto convincente Tim Congdon, il potere di emettere la propria moneta, e di intervenire tramite la propria banca centrale, è il fatto principale che definisce l’indipendenza di una nazione. Se un paese rinuncia a questo potere, o lo perde, acquisisce lo status di ente locale o di colonia. Le autorità locali e le regioni ovviamente non possono svalutare. Ma perdono anche il potere di finanziare i deficit con emissione di moneta, e gli altri metodi per ottenere finanziamenti sono soggetti a regolamentazione da parte dell’autorità centrale. Né possono modificare i tassi di interesse.Dato che le autorità locali non possiedono nessuno degli strumenti di politica macroeconomica, la loro scelta politica è limitata alle questioni relativamente minori – un po’ più di istruzione qui, un po’ meno di infrastrutture là. Penso che quando Jacques Delors enfatizza la novità del principio di ‘sussidiarietà’, in realtà ci sta solo dicendo che saremo autorizzati a prendere decisioni su un maggior numero di questioni relativamente poco importanti rispetto a quanto potevamo supporre in precedenza. Forse ci permetterà di avere i cetrioli ricurvi, dopo tutto. Veramente un grande affare! Permettetemi di esprimere un punto di vista diverso. Credo che il governo centrale di qualsiasi Stato sovrano dovrebbe impegnarsi con continuità per determinare il livello generale ottimale di servizi pubblici, l’imposizione fiscale complessiva più corretta, la corretta allocazione delle spese tra obiettivi concorrenti e la equa ripartizione della pressione fiscale. Il governo deve anche determinare in che misura qualsiasi disavanzo tra spesa e tassazione debba esser finanziato da un intervento della banca centrale e quanto debba essere finanziato dal prestito pubblico e a quali condizioni.Il modo in cui i governi decidono tutte queste questioni (e alcune altre), e la qualità della loro leadership, in interazione con le decisioni degli individui, delle imprese e del settore estero, determinerà cose come i tassi di interesse, il tasso di cambio, il tasso di inflazione, il tasso di crescita e il tasso di disoccupazione. Questo influenzerà anche profondamente la distribuzione del reddito e della ricchezza, non solo tra gli individui ma tra intere regioni, fornendo assistenza, si spera, alle persone colpite dai cambiamenti strutturali. Non si può semplificare troppo sull’utilizzo di questi strumenti, con tutte le loro interdipendenze, volti a promuovere il benessere di una nazione e a proteggerla al meglio possibile dagli shock di varia natura a cui inevitabilmente può andare soggetta. Non vuol dire molto, per esempio, dire che i bilanci dovrebbero essere sempre in pareggio, nel momento in cui un bilancio in pareggio con spesa e tassazione entrambe al 40% del Pil avrebbe un impatto completamente diverso (e molto più espansivo) di un bilancio in pareggio al 10%.Per immaginare la complessità e l’importanza delle decisioni macro-economiche di un governo, basta solo chiedersi quale sarebbe la risposta adeguata, in termini di politica di bilancio, monetaria e valutaria, per un paese che produce grandi quantità di petrolio, ad un aumento del prezzo del petrolio di quattro volte. Sarebbe giusto non fare niente? E non si dovrebbe mai dimenticare che in periodi di fortissima crisi, può anche essere appropriato per un governo centrale peccare contro lo Spirito Santo di tutte le banche centrali e invocare la ‘tassa da inflazione’ – appropriandosi deliberatamente delle risorse e riducendo, attraverso l’inflazione, il valore reale della ricchezza di carta di una nazione. Dopo tutto, era proprio mediante la tassa da inflazione proposta da Keynes che avremmo dovuto fare i pagamenti di guerra. Enumero tutti questi argomenti non per suggerire che la sovranità non dovrebbe essere ceduta per la nobile causa dell’integrazione europea, ma che se i singoli governi rinunciano a tutte queste funzioni, semplicemente queste devono essere assunte da qualche altra autorità.La lacuna incredibile nel programma di Maastricht è che, mentre contiene un progetto per l’istituzione e il modus operandi di una banca centrale indipendente, non esiste nessun progetto per l’analogo, in termini comunitari, di un governo centrale. Eppure dovrebbe semplicemente esistere un sistema di istituzioni che svolgano a livello comunitario tutte quelle funzioni che sono attualmente esercitate dai governi dei singoli paesi membri. La contropartita per rinunciare alla sovranità dovrebbe essere che i paesi membri siano costituiti in federazione, a cui sia affidata la loro sovranità. E il sistema federale, o il governo, come sarebbe meglio chiamarlo, dovrebbe esercitare nei confronti dei suoi membri e del mondo esterno tutte quelle funzioni che ho brevemente descritto sopra. Consideriamo due esempi significativi di ciò che un governo federale, che amministra un bilancio federale, dovrebbe fare. I paesi europei sono attualmente bloccati in una grave recessione. Allo stato attuale, dato che anche le economie degli Stati Uniti e del Giappone sono deboli, non è affatto chiaro quando si potrà avere una ripresa significativa.Le implicazioni politiche di questa situazione stanno diventando spaventose. Eppure l’interdipendenza delle economie europee è già così forte che nessun singolo paese, con l’eccezione teorica della Germania, si sente in grado di perseguire politiche espansive per conto suo, perché ogni paese che cercasse di espandersi per proprio conto incontrerebbe presto un vincolo della bilancia dei pagamenti. La situazione attuale richiede con forza una reflazione coordinata, ma non esistono né le istituzioni né un quadro di pensiero condiviso che potranno condurre a questo desiderabile risultato, che sarebbe di per sé ovvio. Si dovrebbe riconoscere con franchezza che se la depressione dovesse volgere seriamente al peggio – per esempio, se il tasso di disoccupazione dovesse attestarsi in modo permanente intorno al 20-25%, come negli anni Trenta – i singoli paesi prima o poi eserciterebbero il loro diritto sovrano di dichiarare che il movimento di integrazione nel suo insieme è stato un disastro e ritornare al controllo dei cambi e al protezionismo – a un’economia da stato d’assedio, se volete. Ciò equivarrebbe a una riedizione del periodo tra le due guerre.In un’unione economica e monetaria in cui il potere di agire in maniera indipendente venisse effettivamente abolito, una reflazione ‘coordinata’ come quella che adesso sarebbe così urgente e necessaria potrebbe essere intrapresa solo da un governo federale europeo. Senza un’istituzione del genere, la Uem impedirebbe azioni efficaci da parte dei singoli paesi, senza sostituirle con alcunché. Un altro ruolo importante che qualsiasi governo centrale deve svolgere è quello di garantire una rete di sicurezza sui livelli di sussistenza delle regioni che ne fanno parte, che siano in crisi per ragioni strutturali – a causa del declino di alcune industrie, per esempio, o a causa di alcuni cambiamenti demografici economicamente sfavorevoli. Attualmente questo accade nel corso naturale degli eventi, senza che nessuno in realtà ne accorga, perché gli standard comuni dei finanziamenti pubblici (ad esempio, la salute, l’istruzione, le pensioni e le indennità di disoccupazione) e un sistema fiscale comune (auspicabilmente, progressivo) sono entrambi istituiti in via generale su tutte le singole regioni.Di conseguenza, se un settore soffre un grado insolito di declino strutturale, il sistema fiscale genera automaticamente i trasferimenti netti in suo favore. In extremis, una regione che non potesse produrre nulla, non morirebbe di fame perché sarebbe titolare di pensioni, indennità di disoccupazione e reddito dei dipendenti pubblici. Che cosa succede se un intero paese – una potenziale ‘regione’ di una comunità completamente integrata – subisce una battuta d’arresto strutturale? Finché si tratta di uno Stato sovrano, può svalutare la sua moneta. Può quindi commerciare con successo al livello di pieno impiego, a patto che il popolo accetti i necessari tagli dei redditi reali. Con l’unione economica e monetaria, questa strada è ovviamente sbarrata, e la sua prospettiva è veramente grave, a meno che un bilancio federale non adempia a una funzione redistributiva. Come è stato chiaramente riconosciuto nella relazione MacDougall, pubblicata nel 1977, per rinunciare all’opzione della svalutazione ci deve essere una contropartita in termini di redistribuzione fiscale.Alcuni autori (come Samuel Brittan e Sir Douglas Hague) hanno seriamente sostenuto che l’Uem, abolendo il problema della bilancia dei dei pagamenti nella sua forma attuale, in realtà abolirebbe il problema, laddove esso esista, di un persistente fallimento nella competizione sui mercati mondiali. Ma, come sottolineato dal professor Martin Feldstein in un suo importante articolo sull’Economist (13 giugno), questo argomento è pericolosamente errato. Se un paese o una regione non ha il potere di svalutare, e se non è beneficiario di un sistema di perequazione fiscale, allora non c’è nulla che possa impedirgli di subire un processo di irrimediabile tracollo che porterà, alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà o alla fame. Sono solidale con la posizione di coloro (come Margaret Thatcher), che, di fronte alla perdita di sovranità, desiderano scendere all’istante dal treno della Uem. Sono solidale anche con coloro che perseguono l’integrazione nel quadro giuridico di una sorta di costituzione federale, che disponga di un bilancio federale molto più grande del bilancio comunitario. Quello che trovo assolutamente sconcertante è la posizione di coloro che stanno puntando all’unione economica e monetaria, senza la creazione di nuove istituzioni politiche (a parte una nuova banca centrale), e che alzano le mani con orrore alle parole ‘federale’ o ‘federalismo’. Questa è la posizione attualmente adottata dal governo e dalla maggior parte di coloro che prendono parte al pubblico dibattito.(Wynne Godley, “Su Maastricht e tutto il resto”, profetico intervento apparso sulla “London Review of Book” nel lontano 1992, l’8 marzo, ora riproposto dal blog “Vox Populi”. Economista e autore di svariati saggi, Godley è stato consulente del Tesoro britannico, poi docente del King’s College e direttore di dipartimento all’Università di Cambridge).Molte persone in tutta Europa hanno improvvisamente realizzato di non sapere quasi nulla sul Trattato di Maastricht, mentre giustamente si rendono conto che questo trattato può fare una grande differenza nella loro vita. La loro legittima ansia ha portato Jacques Delors a dare l’indicazione che il punto di vista della gente comune in futuro dovrebbe essere consultato con più attenzione. Avrebbe potuto pensarci prima. Anche se sono favorevole a procedere verso un’integrazione politica in Europa, credo che il progetto di Maastricht presenti gravi carenze, e anche che il dibattito pubblico su di esso sia stato stranamente povero. Con un rifiuto danese, con la Francia che ci è andata vicino, e con l’esistenza stessa dello Sme messa in discussione dopo i saccheggi da parte dei mercati valutari, questo è un buon momento per fare il punto. L’idea centrale del Trattato di Maastricht è che i paesi della Ce dovrebbero muoversi verso una unione economica e monetaria, con una moneta unica gestita da una banca centrale indipendente. Ma come deve essere gestito il resto della politica economica?
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Toscano: se gli euro-delinquenti temono persino la Grecia
In Europa esistono fondamentalmente due posizioni nei confronti del governo guidato da Tsipras. Da una parte ci sono gli europeisti ordo-liberisti alla Jean-Claude Juncker che cercano di salvaguardare le politiche di austerità insieme all’unità della zona euro; dall’altra ci sono gli ordo-liberisti a trazione più spiccatamente neonazista come Wolfang Schaeuble che spingono la Grecia fuori dall’euro pur di non mettere minimamente in discussione le politiche in voga nel resto d’Europa. Draghi, affiliato presso la Ur-Lodge “Der Ring”, officina massonica che esprime proprio l’attuale ministro delle finanze tedesco nella qualità di “maestro venerabile”, è schierato dalla parte degli “intransigenti”. Domanda: come mai due figuri nefasti del calibro di Schaeuble e Draghi, architetti che sovraintendono la distruzione della civiltà occidentale, stanno facendo di tutto per rompere nei fatti il tabù riguardante la presunta irreversibilità della moneta unica? Forse perché a loro dell’euro, quale momento prodromico per la successiva realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, non gliene frega nulla?Lo volete capire o no che, al di là delle tecnicalità maniacali che albergano nella mente di qualche aspirante intellettuale, è la politica che muove e cesella la realtà usando alla bisogna i diversi strumenti di cui dispone? L’euro è solo uno strumento, usato fino ad oggi come arma contundente per bastonare contemporaneamente e su larga scala. Ma l’euro, proprio perché potenzialmente in grado di coprire un campo vasto, potrebbe in teoria rimediare ai danni compiuti con la stessa rapidità con la quale sono stati creati. Se Draghi, anziché iniettare i soliti miliardi nel corpo putrido di un sistema finanziario autoreferenziale, usasse la liquidità di cui dispone per offrire a tutti i governi dell’area euro la copertura di un programma per la piena occupazione, valido cioè dal Portogallo alla Lettonia, la crisi non finirebbe in un batter di ciglia? E perché Draghi non considera neppure una opzione di questo tipo? Forse perché tale scelta risulterebbe incompatibile con il rispetto dello Statuto o dei Trattati, così per come vanno ripetendo i soliti tromboni?Lo Statuto e i Trattati non si scrivono né si interpretano da soli, limitandosi a cristallizzare giuridicamente le posizioni di potere imposte dai gruppi prevalenti. E quindi, nel caso in cui i rapporti di forza dovessero mutare, finirebbero con il cambiare in automatico anche le leggi, i trattati e i regolamenti firmati e pensati al fine di legittimare ex post decisioni già prese in sede politica e non giuridica. Tutto chiaro fin qui? I neonazisti ora al potere in Europa non possono correre il rischio di dover ripensare a breve le politiche dell’austerità, magari a causa della rapida e diffusa ascesa di partiti desiderosi di offrire a tutti i cittadini del Vecchio Continente un paradigma orientato per davvero al rilancio della crescita, dell’occupazione e della giustizia sociale. Con l’obiettivo evidente di allontanare un simile spauracchio, quindi, i “venerabili maestri” Draghi e Schaeuble scelgono di gettare la maschera, invitando coerentemente e in modo spiccio i non allineati a tornare a battere una moneta nazionale. Voi credete per davvero che i neonazisti tecnocratici che governano ora i processi politici in Europa non sappiano che l’Europa sia sul punto di implodere? Non sappiano cioè che il giochino “taglio della spesa più riforme strutturali” non incanti più nessuno?Dall’impasse i padroni possono uscire in sintesi in due modi: o cambiando le politiche europee in profondità, che vuol dire emissione di eurobond finalizzati al lancio di un grande piano di investimenti, Bce prestatrice di ultima istanza costretta a comprare per legge tutti i titoli emessi da un auspicabile Tesoro europeo, nonché immediata attuazione di un programma finanziato a deficit per realizzare la piena occupazione; o incentivando e cavalcando la tigre di un nazionalismo di ritorno che serve per spostare l’obiettivo e per garantire la prosecuzione di politiche classiste da imporre ora, non più con il consenso carpito con l’inganno, ma con la forza bruta che deriva dall’uso sapiente di manganello e olio di ricino. In Italia, per esempio, la posizioni economiche di chi pensa di risolvere tutto uscendo dall’euro sono chiaramente anti-keynesiane. Salvini insegue il mito di Rebushka, noto discepolo di Friedman, mentre i grillini sembrano ancora suggestionati da pulsioni antisprechi e pro-decrescita. Entrambi, rimanendo su posizioni simili, possono di sicuro contare sul tacito sostegno delle logge più reazionarie e perverse del pianeta.(Francesco Maria Toscano, “Vi siete chiesti perché i nazisti tecnocratici Draghi e Schaeuble spingano la Grecia fuori dall’euro?”, dal blog “Il Moralista” del 13 marzo 2015. Toscano è co-fondatore, con Gioele Magaldi, del “Movimento Roosevelt”).In Europa esistono fondamentalmente due posizioni nei confronti del governo guidato da Tsipras. Da una parte ci sono gli europeisti ordo-liberisti alla Jean-Claude Juncker che cercano di salvaguardare le politiche di austerità insieme all’unità della zona euro; dall’altra ci sono gli ordo-liberisti a trazione più spiccatamente neonazista come Wolfang Schaeuble che spingono la Grecia fuori dall’euro pur di non mettere minimamente in discussione le politiche in voga nel resto d’Europa. Draghi, affiliato presso la Ur-Lodge “Der Ring”, officina massonica che esprime proprio l’attuale ministro delle finanze tedesco nella qualità di “maestro venerabile”, è schierato dalla parte degli “intransigenti”. Domanda: come mai due figuri nefasti del calibro di Schaeuble e Draghi, architetti che sovraintendono la distruzione della civiltà occidentale, stanno facendo di tutto per rompere nei fatti il tabù riguardante la presunta irreversibilità della moneta unica? Forse perché a loro dell’euro, quale momento prodromico per la successiva realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, non gliene frega nulla?
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Perché Renzi fa fortuna col piano che a Gelli costò la galera
Crozza dice, ironicamente, che Renzi sta facendo la sua fortuna con lo stesso programma di attacco alla Costituzione che portò Gelli in galera. Questa iperbole evidenzia la legalità in due differenti stagioni politiche: siamo alle conseguenze estreme del liberismo, cioè del Capitale che, ritirandosi dalla produzione e opponendosi alla vita sociale, si rintana nella rendita (come dimostra Thomas Piketty ne “Il capitale nel XXI secolo”). A questo piano-strutturale globale, si somma in Italia la debolezza endemica della nazione, per la gracilità dello Stato, per la corruzione – intellettuale e morale, ancor prima che penale – delle classi dirigenti. Il quadro gramsciano della “rivoluzione passiva regressiva”, cioè della trasformazione che giova solo alle caste di potere, che si rimette in moto. Infatti la liquidazione della Costituzione come compromesso avanzato tra ceti moderati e classi lavoratrici, la sua ispirazione profonda sostenuta da sinistra con la formula togliattiana della “democrazia progressiva”, è ora possibile per il sopravvenire di un comando più alto, di un compromesso soprannazionale – con la Troika – e per la sparizione della soggettività delle classi subalterne.Dato questo contesto, si può capire il senso “governista” dei vari elementi di questo attacco alla Costituzione: la liquidazione del Senato come segnale di attacco alla centralità del Parlamento, chiaramente sancita dalla Carta; l’attacco alla magistratura come svincolo delle classi alte e delle caste governanti dalla sua giurisdizione; l’impoverimento delle tutele del lavoro, sancite già dall’incipit della Carta e simbolicamente stracciate con il Jobs Act; infine la riforma elettorale iper-maggioritaria e chiaramente anticostituzionale. Segnali, sintomi, attacchi, atti simbolici caratterizzano questa prassi perché nei fatti la democrazia è già conclusa con il distacco della partecipazione popolare mai ripresa – con l’eccezione di un avanguardistico esperimento come quello del Movimento 5 Stelle – dopo la fine dei partiti, con la nascita della Seconda Repubblica. Appunto, siamo ora al simbolico, al tentativo di stabilizzare un processo con la sua istituzionalizzazione.Ciò spiega la massa di fuoco propagandistica mentre il vulnus procedurale della mancata convocazione di un’Assemblea Costituente viene giustificato dalla velocità dei mercati, dall’imperio dell’euro. Il fine è chiarissimo e già descritto da Marx con la categoria del bonapartismo (Luigi Napoleone) come “governo degli affari” e poi da Gramsci impiantato nel trasformismo italiano come Parlamento “subalpino” delle camorre affaristiche liberali e teso ad allontanare la nazione e il popolo dalla politica. Serviva un genio-idiota per “imbonire” la gracilissima “società civile italiana” e distrarre la banale “opinione pubblica” e Renzi è l’attore perfetto. Nonostante questo destino segnerà il fiorentino, credo che il nuovo compromesso oligarchico, “scribacchiato” nei furbi commi di modifica delle regole sarà palliativo di fronte alla potenza di questa crisi che, concludendo, sempre con Gramsci, ha la profondità storica di “crisi organica”, dentro la quale lo sfregio alla Costituzione è soprattutto ammissione di impotenza della res-pubblica, della politica, di fronte alla prepotenza dell’interesse privato.(Roberto Donini, “Il destino della Costituzione Italiana e di Matteo Renzi”, da “L’Interferenza” del 14 marzo 2015).Crozza dice, ironicamente, che Renzi sta facendo la sua fortuna con lo stesso programma di attacco alla Costituzione che portò Gelli in galera. Questa iperbole evidenzia la legalità in due differenti stagioni politiche: siamo alle conseguenze estreme del liberismo, cioè del Capitale che, ritirandosi dalla produzione e opponendosi alla vita sociale, si rintana nella rendita (come dimostra Thomas Piketty ne “Il capitale nel XXI secolo”). A questo piano-strutturale globale, si somma in Italia la debolezza endemica della nazione, per la gracilità dello Stato, per la corruzione – intellettuale e morale, ancor prima che penale – delle classi dirigenti. Il quadro gramsciano della “rivoluzione passiva regressiva”, cioè della trasformazione che giova solo alle caste di potere, che si rimette in moto. Infatti la liquidazione della Costituzione come compromesso avanzato tra ceti moderati e classi lavoratrici, la sua ispirazione profonda sostenuta da sinistra con la formula togliattiana della “democrazia progressiva”, è ora possibile per il sopravvenire di un comando più alto, di un compromesso soprannazionale – con la Troika – e per la sparizione della soggettività delle classi subalterne.
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L’Europa dei nuovi fascismi, il piano dell’élite tecnocratica
«I nazisti tecnocratici ora al potere in Europa hanno dato ufficialmente il via al “piano B”». Ovvero: nuovi fascismi, innescati dall’esasperazione contro l’euro-regime, in apparenza “fallimentare” sul piano economico, ma in realtà perfettamente funzionale al disegno: una inaudita restaurazione del potere reazionario, aristocratico, verticistico, neo-feudale. Secondo Francesco Maria Toscano, co-fondatore con Gioele Magaldi del “Movimento Roosevelt”, la drammatica oppressione del popolo greco usato come cavia e l’inflessibile persistenza delle politiche di rigore mirano a distruggere l’unità sociale europea, facendo esplodere nazionalismi aggressivi e pericolosi. Sul “banco degli imputati” siedono Draghi, Schaeuble, la Merkel. «Qual è l’obiettivo teleologico perseguito in maniera dissimulata e scientifica dai masnadieri testé citati? E’ quello di aumentare a dismisura le diseguaglianze, distruggere il ceto medio e imporre in Europa un modello di tipo cinese in grado di conciliare economia di mercato e autoritarismo politico».Toscano li definisce “contro-iniziati”, alludendo all’interpretazione distorta della loro militanza massonica, denunciata da Magaldi nel libro “Massoni”, edito da “Chiarelettere”: anche la Merkel farebbe parte del circuito esclusivo delle Ur-Lodges, le superlogge internazionali segrete, mentre il suo ministro delle finanze e lo stesso presidente della Bce ne sarebbero “venerabili maestri”. Quale artifizio retorico, si domanda Toscano, hanno finora utilizzato «per incoraggiare lo svuotamento della democrazia sostanziale e diffondere miseria e disperazione?». Ovvio: «Quello concernente la presunta intangibilità dell’unione monetaria, naturalmente prodromica e necessitata in previsione della futuribile costruzione degli Stati Uniti d’Europa». Abbracciando una simile premessa, conclude Toscano, «dobbiamo riconoscere come il primo obiettivo inseguito dai padroni risulti essere fondamentalmente quello di riuscire ad alimentare l’equivoco il più a lungo possibile, brandendo cioè un europeismo di maniera per realizzare in realtà una occulta torsione di tipo oligarchico in grado di riportare i cittadini nella meschina condizione di meri sudditi».Come nel poker, «il bluff funziona solo fino a quando nessuno dei giocatori trovi il coraggio di rischiare la posta pur di guardare le carte», scrive Toscano sul blog “Il Moralista”. A quel punto, la recita non serve più: vince chi ha in mano il punto migliore. Vale anche per la pubblica contesa tra la Grecia di Tsipras e l’Eurogruppo a trazione tedesca: «Da un lato abbiamo un premier democraticamente eletto, dichiaratamente europeista e nemico delle politiche dell’austerity; dall’altro scorgiamo un gruppo di burocrati, selezionati all’interno delle Ur-Lodges più reazionarie del pianeta, che tirano la corda di continuo nella speranza che si spezzi». Contestualmente, «Mario Draghi, ovvero il capo dei nuovi barbari in versione tecnocratica, punta una pistola alla tempia del popolo greco al fine di sfiancarlo sotto la continua minaccia dell’interruzione della liquidità». Domanda: «Secondo voi, chi desidera per davvero l’estromissione della Grecia dal consesso europeo? L’accoppiata Tsipras-Varoufakis o quella composta da Draghi-Schaeuble?». Evidente: mister Bce e il super-falco della Merkel.«E perché mai due finti campioni dell’europeismo pret à porter come Schaeuble e Draghi dovrebbero desiderare così ardentemente la rottura del “sogno europeo”? Forse perché a lor signori del “sogno europeo” non gliene è mai importato un fico secco?». Secondo Toscano, «l’élite europea si trova oggi di fronte a un bivio: o proseguire sul percorso di integrazione politica rivedendo radicalmente le politiche economiche, o gettare nel cestino paesi ormai spremuti come un limone e perciò inservibili». Attenzione: «I nazisti tecnocratici, come era ovvio e scontato, hanno scelto di percorrere la seconda strada». Sul tappeto resta però un problema: come faranno i vari Merkel e Draghi a invitare i greci ad andarsene dopo aver predicato per anni il mito della indissolubilità dell’Eurozona? «Così facendo, i nostri europeisti d’accatto finirebbero per perdere definitivamente la faccia». E allora, «pur di salvare capra e cavoli, al “maestro venerabile” Mario Draghi non resta che alzare il livello dello scontro sperando in un passo falso dell’avversario». Ovvero: se il governo greco decidesse di uscire unilateralmente dall’euro, leverebbe tutti d’ impaccio.Toscano richiama l’attenzione sull’atteggiamento dei media mainstream. Per esempio, l’ultima iintervista di Danilo Taino a Varoufakis sul “Corriere della Sera”. Toscano definisce Taino «menestrello di regime degno dei vari Eugenio Scalfari, Tonia Mastrobuoni, Stefano Feltri e Federico Fubini». L’intervista? «Manipolata al fine di attribuire falsamente a Varoufakis l’idea di indire un referendum sulla permanenza o meno della Grecia nell’euro». Curiosamente, “Der Spiegel” ha appena invitato anche l’Italia ad uscire dall’euro. «Le stesse ragioni – aggiunge Toscano – consigliano ai nostri giornalisti di punta di garantire a Matteo Salvini una continua sovraesposizione mediatica». Il co-fondatore del “Movimento Roosevelt” propone la seguente spiegazione: «I massoni reazionari al potere hanno deciso: sulle ceneri dell’Europa proveranno ad implementare nuovi fascismi. Uomini senza memoria sono pronti a ripercorrere temerariamente una strada già battuta nella prima metà del Novecento, quando un manipolo di apprendisti stregoni progettò in vitro la nascita del fascismo e del nazismo. Tranquilli, finirà esattamente come l’altra volta».«I nazisti tecnocratici ora al potere in Europa hanno dato ufficialmente il via al “piano B”». Ovvero: nuovi fascismi, innescati dall’esasperazione contro l’euro-regime, in apparenza “fallimentare” sul piano economico, ma in realtà perfettamente funzionale al disegno: una inaudita restaurazione del potere reazionario, aristocratico, verticistico, neo-feudale. Secondo Francesco Maria Toscano, co-fondatore con Gioele Magaldi del “Movimento Roosevelt”, la drammatica oppressione del popolo greco usato come cavia e l’inflessibile persistenza delle politiche di rigore mirano a distruggere l’unità sociale europea, facendo esplodere nazionalismi aggressivi e pericolosi. Sul “banco degli imputati” siedono Draghi, Schaeuble, la Merkel. «Qual è l’obiettivo teleologico perseguito in maniera dissimulata e scientifica dai masnadieri testé citati? E’ quello di aumentare a dismisura le diseguaglianze, distruggere il ceto medio e imporre in Europa un modello di tipo cinese in grado di conciliare economia di mercato e autoritarismo politico».
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Io, il greco e la spagnola. Felici al macello, senza saperlo
Quello che le élites neoliberiste sono riuscite a fare é così grande che non riusciamo neanche ad accorgecene. La sinistra é morta. Morta. Sopravvive in piccole nicchie, intellettuali o no. Ma dire una goccia nell’oceano forse è dire troppo. Che cos’é il cosmopolitismo? Ognuno è cittadino del mondo. Che cos’é l’individualismo? L’individuo è al centro del mondo. Questa sera ad Atene ho avuto una discussione con una ragazza spagnola e un ragazzo greco. Lui 36 anni, di Atene. Lei molti meno, credo meno di 25. Entrambi hanno girato parecchio. Lei molto di più. Fra noi ci si parla in inglese. Tre nazioni del sud Europa per capirsi fra di loro devono parlare una lingua del nord Europa. Come fare a cambiare il mondo? Lei e lui dicono all’unisono: «Per cambiare il mondo bisogna che ognuno di noi cerchi di cambiare se stesso e le persone che gli stanno vicino». Poi il mondo cambierà.Io a lei le ho detto, mentre lui era in bagno: «Marx diceva che non è la coscienza degli uomini a creare il loro essere sociale; al contrario, è il loro essere sociale che crea la loro coscienza». Per lei non era giusto. Lui mi dice: «Se il figlio del padrone della Nike fosse un mio amico, io parlando con lui riuscirei a cambiarlo. E poi quano prenderà il posto del padre non sarà una merda come lui». E io gli rispondo: «Ma lui ha interessi diversi dai tuoi, dai miei. Davvero speri di cambiarlo?». Lui mi risponde deciso: «Sì». Lei: «Non credo nei muri e nelle frontiere». Lui: «Il cambiamento deve partire da noi stessi», e poi sparecchia al posto della cameriera. Perché dei valori buoni finiscono ad asservire gli interessi del grande capitale internazionale?Lei ha una fotocamera Canon, lui una macchina giapponese credo, non so la marca. Mi dicono che i soldi non sono niente. Io gli dico: «Allora la birra che ci stiamo bevendo é niente?». Sguardo in un altra direzione. Nel frattempo i manager dell’Hitachi stavano brindando per l’acquisto dell’Ansaldo. I soldi che faranno non saranno redistribuiti fra i lavoratori, verranno investiti in borsa in qualche titolo ad alto rendimento. La discussione é iniziata perché lui nota al mio polso un braccialetto comprato dai giamaicani in piazza Monastiraki. Loro dicono che i giamaicani sono invandenti, non rispettano il volere degli altri e assillano la gene finché non comprano un braccialetto. Io provo a dire loro che per i giamaicani immigrati è questo il lavoro che possono fare, perché la comunità giamaicana qui fa così. Poi si é passati ai pakistani che lapidano le donne. Da lì gli ho detto che dobbiamo lasciare in pace quei popoli e dare loro la possibilità di autodeterminarsi. Da lì i lavoratori sfruttati della Nike, ecc.Persone che viaggiano molto, vedono diverse culture, diverse storie poi non capiscono un cazzo di come funziona la società. Perché l’individuo sta al centro, le genti si mischiano, ecc. Ma in un mondo di genti mischiate, se noi viaggiamo, in realtà sarà come viaggiare sempre nello stesso posto. E gli individui saranno tutti così uguali che parlare diventerà come pensare fra noi stessi. Della politica non gliene frega un cazzo. Non conta, dicono. A lui gli ho detto io l’ultima proposta di legge di Varoufakis. Lei fa video girando il mondo, prendendo due soldi di qua e di là. E li spende tutti viggiando. Lui non so che lavoro fa. Ma a 36 anni se esci la sera a bere è perché non guadagni abbastanza. Quando provo a dirgli che i nostri genitori alla nostra età guadagnavano più di noi il discorso si blocca. La politica, l’economia, non contano un cazzo. Siamo tutti cittadini del mondo. Dobbiamo avere rispetto gli uni degli altri e tutte le cose andranno bene. Il mondo cambierà. Elites neoliberiste brindate. Un esercito di schiavi consapevoli della loro libertà vi sta dinnanzi. La spagnola me la sono giocata. E ci stava. Ma non riesco a fare sì con la testa.(“Il cosmopolitismo individualista”, dal blog “Vox Populi” del 6 marzo 2015).Quello che le élites neoliberiste sono riuscite a fare é così grande che non riusciamo neanche ad accorgecene. La sinistra é morta. Morta. Sopravvive in piccole nicchie, intellettuali o no. Ma dire una goccia nell’oceano forse è dire troppo. Che cos’é il cosmopolitismo? Ognuno è cittadino del mondo. Che cos’é l’individualismo? L’individuo è al centro del mondo. Questa sera ad Atene ho avuto una discussione con una ragazza spagnola e un ragazzo greco. Lui 36 anni, di Atene. Lei molti meno, credo meno di 25. Entrambi hanno girato parecchio. Lei molto di più. Fra noi ci si parla in inglese. Tre nazioni del sud Europa per capirsi fra di loro devono parlare una lingua del nord Europa. Come fare a cambiare il mondo? Lei e lui dicono all’unisono: «Per cambiare il mondo bisogna che ognuno di noi cerchi di cambiare se stesso e le persone che gli stanno vicino». Poi il mondo cambierà.