Archivio del Tag ‘welfare’
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Golpe d’agosto: respingiamolo, o scoppieranno rivolte
Quella presentata da Berlusconi e dalla sua cricca al governo non è una manovra economica per consentire all’Italia di rimettere in sesto i suoi disastrati conti: è un golpe e nulla ha che vedere con le tante precedenti manovre a cui siamo stati abituati, finalizzate a spostare crescenti risorse dai salari e dalle pensioni ai profitti e alle rendite. Con quegli strumenti il 10 per cento della ricchezza era già stato dirottato dal lavoro al capitale, ma oggi sta avvenendo qualcosa di molto più grave. Con un colpo di teatro il potere che viene concentrato nelle mani di pochi, strappando per decreto alle vittime dell’esproprio proprietario i diritti fondamentali, persino quello alla difesa.
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Addio diritti, se anche la Cgil cede al ricatto franco-tedesco
La Bce ha deciso di procedere all’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e spagnolo. Questa decisione, che sarebbe stata impossibile fino a qualche mese fa, è stata resa realizzabile tramite l’introduzione di nuove regole nella governance europea, approvate recentemente dai Paesi dell’Euro. La discussione politica che si sviluppò nel periodo immediatamente precedente l’introduzione delle nuove norme, vide una divisione fra la Francia e Germania da una parte, e il resto d’Europa dall’altra. I due paesi con economia più forte cercarono di introdurre regole molto rigide, al fine di dare alla Ue gli strumenti per determinare le politiche economiche degli stati membri. Gli Stati più deboli opposero una timida resistenza, e strapparono un compromesso che fu poi approvato da tutti.
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Rapina storica: con la scusa del debito, si prendono l’Italia
Si stanno preparando, gonfiando il loro debito artificiale a orologeria: si prenderanno tutto, dall’Enel alle Poste Italiane, fino al patrimonio immobiliare e persino alla nostra acqua, con buona pace del referendum appena celebrato. Italia «stile Grecia, in nome di un debito che non si risana mai», nonostante «le tante manovre da lacrimogeni e sangue degli ultimi vent’anni». Insomma, il debito “eterno” «come strumento di controllo e dipendenza», sull’esempio dell’Africa. Che fare? Semplice: non riconoscere più il debito italiano verso la Bce, uscire dall’Unione Europea, nazionalizzare la Banca d’Italia, tornare a stampare la Lira, moneta che tornerà di proprietà della nazione: obiettivi di un «movimento sovranista e indipendentista italiano, che nascerà dalla brutalità dei fatti».
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Facciamo come l’Islanda: niente tagli, banchieri in galera
Non sono un economista e faccio fatica a districarmi in questa marea di informazioni e dati che tutto dicono e nulla spiegano. Quando gli economisti e i mass media parlano della crisi sembrano parlare in codice per non farci capire. I mass media hanno il dovere di informarci, ma non lo fanno. So tutto dell’omicidio di Avetrana, della casa di Cogne, del delitto di via Poma, della strage di Erba, eccetera, e non so i nomi degli speculatori, chi comanda il Fondo Monetario Internazionale, cosa sono le agenzie di rating e soprattutto cosa guadagnano le banche centrali e da chi sono governate. Voglio i nomi e voglio conoscere i meccanismi, e voglio che siate voi economisti a spiegarcelo.
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Israele in rivolta: vogliamo futuro, non guerra e crisi
«Siamo sempre in guerra con qualcuno, ma ora scopriamo che non arriviamo alla fine del mese, non possiamo pagarci gli studi, né comprare casa: è assurdo». Dilaga in Israele la protesta degli “indignados”, partita da Tel Aviv ed estesasi in tutte le maggiori città, compresa Gerusalemme: «Qui, alloggi e affitti hanno prezzi inavvicinabili: il nostro paese non ha più welfare». Una donna: «L’unico posto con assistenza e facilitazioni sono i nuovi insediamenti», le colonie abusive sorte nei territori palestinesi: «Non è giusto». E un ragazzo, reduce dal servizio di leva: «Ho servito nell’esercito per anni, e una volta tornato a casa ho scoperto di non avere abbastanza soldi per iscrivermi all’università».
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Massacro sociale: meno democrazia, larghe intese col Pd
Il Senato ha da poco approvato l’ennesima mozione di fiducia posta dal governo Berlusconi. La maggioranza assoluta degli inquilini di Palazzo Madama ha certificato, ancora una volta, la tenuta della compagine che sostiene l’esecutivo in carica. Tuttavia la realtà è diversa dall’apparenza: tra le forze parlamentari, e anche all’interno dello stesso Pdl, è sempre più accreditata l’ipotesi che Berlusconi cada, per essere sostituito da un esecutivo di larghe intese. La finanziaria di Tremonti non è sufficiente a tenere a freno mercati e speculatori. E con l’imperversare della crisi, per garantire la difesa degli interessi dei ceti dominanti, il governo dovrà essere in grado di imporre scelte sempre più dure, in termini di tagli, imposte e privatizzazioni.
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Spaventiamo l’Europa delle banche, il nostro nemico
L’accordo europeo che le borse e la stampa hanno accolto con grande entusiasmo, prepara un nuovo drammatico attacco ai diritti sociali e alle stesse libertà dei lavoratori e dei popoli europei. Non c’è niente da gioire per il fatto che il governo europeo delle banche ha trovato un’intesa per pilotare il fallimento della Grecia, senza far rimettere troppi soldi alla speculazione. La cambiale di questo accordo la pagheranno tutta, come già stanno facendo, i lavoratori e i cittadini greci, che hanno visto in pochi mesi regredire di trent’anni le loro condizioni sociali.
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Pericolo: l’Europa taglia democrazia, e la politica tace
Le drastiche misure di austerità che i governi europei, incluso il nostro, stanno infliggendo ai loro cittadini non riguardano soltanto l’economia. Pongono questioni cruciali per il futuro della democrazia nella Ue. Prima questione: le organizzazioni cui i governi mostrano di avere ceduto la sovranità economica, quali il Fmi, la Bce, la Commissione europea e le agenzie di valutazione, non godono di alcuna legittimazione politica. Inoltre si sono mostrate incapaci sia di capire le cause reali della crisi, sia di predisporre interventi efficaci per rimediarvi. Come si spiega allora l’atteggiamento di supina deferenza che verso di loro mostrano i governi?
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Lacrime e sangue, ma non per i padroni d’Europa
No, signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non è il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi. Giustizia, perché nessuna misura è credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c’è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.
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Grazie val Susa, che ci insegni a lottare per un futuro vero
Diciamo grazie alla val di Susa perché ci sta insegnando una cosa importante: si può lottare, ci si può opporre a un progetto che devasta il territorio e la vita di chi ci vive. Ci si può opporre con una lotta bellissima, civile, democratica popolare. Una lotta che coinvolge tutto il popolo. Ma il motivo più importante, per dire grazie, è un altro: la val di Susa sta difendendo gli interessi del Paese, di tutti noi. Quelli che vogliono la Tav ci dicono che queste grandi opere servono alla crescita, che porta benessere ed è l’unico modo per risolvere i problemi. Non è più vero: la crescita oggi è una strada bloccata, un vicolo cieco che non porta più da nessuna parte.
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Rivoluzione: basta soldi a quest’Europa che ci rapina
Perché i lavoratori, i cittadini, il popolo greco dovrebbero impiccarsi alla corda degli strozzini di tutta Europa? Perché la Grecia dovrebbe rinunciare a stato sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all’incanto i propri beni comuni, a partire proprio dall’acqua, per far quadrare i conti delle grandi banche europee e americane? Questa è la domanda di fondo che si pone oggi in quel paese e, a breve, in tutta Europa. Si dice che i debiti devono essere sempre pagati, e così quello pubblico della Grecia. Tuttavia quando due anni e mezzo fa le principali banche occidentali rischiavano il fallimento, i governi stanziarono da 3.000 a 5.000 miliardi di euro, secondo le diverse stime, per salvare le banche private ed i loro profitti.
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Scure europea sull’Italia: saremo più poveri e indifesi
Attenti, l’Italia potrebbe non reggere alla scure dell’Europa: con tagli da 40 miliardi sulla spesa sociale rischiamo di precipitare a livelli da terzo mondo. A lanciare l’allarme sono Marino Badiale e Fabrizio Tringali: se l’Italia – come prevede la Corte dei Conti – non riuscirà a rientrare dal maxi-debito nei tempi previsti da Bruxelles, «una delle conseguenze dell’impoverimento materiale e culturale che ne risulterà, sarà che non saremo più in grado di competere sui segmenti del mercato ad alta specializzazione», avvertono i due analisti. Quale potrà essere il ruolo di un’Italia impoverita e depressa? Forniremo «forza lavoro dequalificata e sottopagata» o, peggio, fungeremo «da discarica per i rifiuti della parte più forte dell’Europa, e da fornitrice di servizi finanziari occulti tramite le nostre mafie».