Archivio del Tag ‘welfare’
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E se a riscrivere la Finanziaria fosse la valle di Susa?
Ho appena letto il messaggio di Claudio Giorno a proposito della battaglia che in India sta mobilitando decine di migliaia di persone contro la corruzione diffusa in tutte le pubbliche istituzioni e nei partiti politici di quel paese. Anche io tendo ad osservare attentamente gli eventi internazionali degli ultimi mesi e a considerarli come sintomi di un malcontento ormai mondiale contro questo modello economico (finanz-capitalista e ultramonopolista) globalizzato che sta distruggendo le basi stesse della convivenza civile, della democrazia e addirittura del capitalismo e che i partiti politici (tutti, per lo meno in Italia) si sono rivelati incapaci di governare e regolamentare.
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Macché debito: usciamo dall’euro e dal dogma tedesco
«Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani». Lo afferma l’economista Alberto Bagnai, secondo il quale l’uscita dalla moneta unica europea è l’unica soluzione per superare la crisi del debito addossata allo Stato, che non può più utilizzare la leva della svalutazione. A guadagnarci è solo Berlino: «La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca: e la Germania non rinuncerà a un’asimmetria sulla quale si sta ingrassando». Se il cambio è fisso, il peso dell’aggiustamento si scarica sui prezzi, che possono diminuire solo tagliando i salari e spremendo i lavoratori: «Precarietà e riduzioni dei salari sono dietro l’angolo, la sinistra che vuole l’euro ma non vuole Marchionne mi fa un po’ pena», dice Bagnai.
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Anziché i piccoli Comuni, chiudete la buvette: costa uguale
«Avevamo chiesto i tagli della politica: i tagli però, non i ragli». Dalla sua rubrica quotidiana su “La Stampa”, il 22 agosto Massimo Gramellini attacca la demenziale cancellazione dei piccoli Comuni, preziosi sportelli a disposizione del territorio, spesso l’ultimo presidio di democrazia partecipativa controllato direttamente dai cittadini-elettori senza l’ingombrante mediazione dei partiti e dei loro onnipresenti carrieristi. «Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni», che per Gramellini rappresentano «il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi, il suo apparato cellulare, l’unica istituzione in cui l’italiano medio si riconosca».
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Annullare il debito e affidare all’Onu il futuro delle risorse
Un’intesa mondiale capace di svalutare il debito, per mettere fine alla Terza Guerra Mondiale, già cominciata: quella finanziaria. Se oggi la politica ha le mani legate dai dominus di Wall Street, interessati solo a moltiplicare i loro colossali profitti anche a costo di inaudite sofferenze sociali, bisogna uscire dal tunnel prima che sia troppo tardi. Come? Restituendo sovranità agli Stati, e quindi ai cittadini, attraverso un’epocale riforma della governace planetaria, affidata alle Nazioni Unite. Anche il premio Nobel per l’economia, Joseph Stiglitz, non ha dubbi: occorre realizzare innanzitutto una riforma radicale del sistema bancario, per rimettere il credito al servizio della cittadinanza e ridurre così il crescente divario tra ricchi e poveri, speculatori e produttori reali.
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Futuro a chilometri zero: scendiamo dal treno del disastro
Siamo milioni, abbiamo le idee chiarissime su come uscirne dalla crisi: tornare al territorio, accorciare le filiere. Ma manca ancora uno strumento essenziale: la politica. Qualcuno che organizzi l’oceano critico dei cittadini messi in pericolo dalle “manovre” europee taglia-diritti, figlie di un impianto ideologico oblsoleto e una prassi grottesca, quando non criminale: tassi d’usura per le speculazioni sul debito, popoli interi che pagano per gli errori e le razzie dell’élite finanziaria, e poi politici, giornali e imprenditori che, anche di fronte allo scenario di rovine che la globalizzazione selvaggia sta spalancando davanti agli occhi di tutti, ripetono le liturgie fanatiche del loro fallimento: crescita, grandi opere, trasporti mondiali di merci, “sviluppo”. E’ finita, per sempre: prima lo ammettono, e prima ci salveremo.
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Gad Lerner: pagare le tasse a chi, a una banda di ladri?
La stangata di ferragosto promulgata con il “cuore che gronda sangue” dal commediante che ci governa, non era inevitabile. Provvedere a una gestione risoluta dei conti pubblici nel precedente triennio della crisi mondiale, anziché inscenare la recita compiaciuta di una nostra falsa buona salute, ci avrebbe risparmiato questo tardivo e disperato ricovero in pronto soccorso. Ora pagheremo, e salato. Per di più con l’odiosa sensazione di pagare a dei ladri, visto che nel frattempo continuano a uscire le notizie dei bonifici da milioni di euro in ballo fra compari d’affari e politica: da Berlusconi a Dell’Utri; da Angelucci a Verdini; e compagnia bella.
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Airaudo: guerra ai deboli? E noi assediamo il Parlamento
La Fiom adotta il modello dei No-Tav valsusini e lancia l’“assedio” popolare del Parlamento: «Vogliono usare la crisi per introdurre – di contrabbando, ma nemmeno troppo – la possibilità di licenziare». Risultato: «Sarà la guerra ai più deboli», senza più neppure le protezioni di prima: aggirando l’articolo 18, ogni dipendente potrà finire sulla strada da un giorno all’altro. Di qui l’appello che Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto del sindacato metalmeccanico della Cgil, lancia agli “indignados” d’Italia: «Facciamo sentire la nostra voce e occupiamo l’agorà in modo permanente». Obiettivo: affollare le piazze attorno ai palazzi del potere, “assediare” pacificamente il Parlamento e mettere sotto pressione la “casta”: chi firma decreti “lacrime e sangue” avrà sul collo la voce dei cittadini.
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Attenti a quei due: Sarkò e Merkel commissariano l’Europa
Adesso basta: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel dettano la nuova strategia della politica economica del Vecchio Continente: no agli “eurobond” cari a Tremonti, sì alla tassa sulle transazioni finanziarie; pareggio di bilancio da inserire nelle Costituzioni e, ancora una volta, «promozione della crescita». Il messaggio di fondo è ormai chiaro, scrive Matteo Cavallito sul “Fatto Quotidiano”: Parigi e Berlino prendono ufficialmente la guida della carovana europea lanciando una nuova politica di gestione dell’economia continentale. Obiettivo: difendere il sistema europeo vacillante, dopo l’ondata speculativa che ha messo in crisi anche le “locomotive virtuose”. Prezzo da pagare: fine delle sovranità nazionali e taglio del welfare per abbattere i costi della spesa sociale.
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Difendersi dalla tempesta: la lezione della valle di Susa
Da Maurizio Tropeano della “Stampa” a Marco Imarisio del “Corriere della Sera”, sono stati molti i giornalisti italiani che, in questi mesi, hanno battuto i ripidi sentieri di Chiomonte e respirato lacrimogeni, insieme ai No-Tav, cercando di raccontare quello che vedevano – la protesta popolare, la repressione – sforzandosi di decifrare cause e ragioni, senza enfatizzare l’inevitabile contabilità dell’ordine pubblico, tra lanci di pietre e manifestanti feriti da proiettili fumogeni sparati anche ad altezza uomo. “Isolare i violenti”, è stato il mantra recitato dai politici che contano, nelle agitate settimane di luglio: come se il seme della violenza fosse un’erba cattiva che cresce spontanea. «La violenza è inevitabile, se la politica “dialoga” solo coi manganelli», risponde a distanza lo scrittore Erri De Luca.
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Rapinare l’Italia: la truffa del “risanamento” Bce-Draghi
Quando l’Italia si sbarazzò dell’Iri, che era stata la più grande azienda del mondo al di fuori degli Usa, ottenne solo una riduzione dell’8% del debito: se oggi la Bce impone la manovra “lacrime e sangue”, è perché spera di costringere l’Italia a privatizzare quel che le resta, a cominciare da Eni, Poste e Finmeccanica. Questi i veri obiettivi della drastica politica di “risanamento” imposta dalle lobby finanziarie al riparo della Commissione Europea: lo afferma Daniele Scalea, segretario scientifico dell’Isag, Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, nonché redattore della rivista “Eurasia”. Tesi: il debito è l’alibi di chi vuol mettere le mani sui beni pubblici. Le privatizzazioni? Non hanno mai risolto il problema. Al contrario, paesi come l’Argentina sono “risorti” battendo la strada opposta: rifiutando di pagare.
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Lerner: il Pd molli la finanza e si schieri con gli italiani
«Delude e fa pensare che neanche fra i sette punti della contromanovra illustrata da Pierluigi Bersani a nome del Partito democratico, compaia una vera tassa patrimoniale». Firmato: Gad Lerner, da sempre vicino ai prodiani del Pd e attento osservatore dei riflessi italiani della crisi globale. Di fronte alla quale il conduttore dell’“Infedele” non ha più dubbi: la sinistra, da molti ritenuta una sorta di estremo baluardo politico contro le prepotenze del mercato, ora deve guardare in faccia la realtà e decidersi a fare i conti con la “dittatura” della finanza: che ha piegato persino Barack Obama, mentre in Italia – neppure di fronte al disastro-Berlusconi – l’opposizione ha trovato la forza di una vera inversione di rotta.
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Paolo Barnard: il vero potere mondiale ci vuole schiavi
Chi decide il nostro futuro? Quegli «ometti in doppiopetto blu» che in teoria possiamo promuovere o bocciare col voto? No, purtroppo: quelle sono solo «le marionette del vero potere», che risiede lontano, protetto da palazzi inaccessibili, da cui dirama ordini attraverso il più micidiale degli strumenti: la finanza. Il mondo ci sta franando addosso? Non è un caso: era tutto perfettamente previsto. Anzi: organizzato. Da chi è al lavoro da decenni per compiere “il più grande crimine”: lo smantellamento della democrazia, la fine della sovranità, la privatizzazione degli Stati, l’eutanasia della politica. Una piovra elusiva, senza volto, ma pressoché onnipotente e dalle mille sigle: Bilderberg, Wto, Unione Europea e Bce, Fmi, con tanto di lobby e think-tanks, banche centrali, mafie.