Archivio del Tag ‘welfare’
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Italiani, questa è una rapina: dietro al ricatto dello Spread
A mo’ di riepilogo, e di informazione per chi non lo sapesse ancora, ecco cosa chiedono per lasciarci in pace. Chiedono “chi”? Mah, la Ue, la Bce, i mercati, le banche, chiamateli come volete. Le letterine partono un po’ da tutti i mittenti, e riportano sempre le stesse 5 richieste. Ad esempio, ecco uno “studio” della Barclays Bank di due giorni fa, dal titolo “Can Italy save itself?”, ossia “L’Italia potrà salvare se stessa?” (thanks to “Valigia Blu”). Nello studio un sacco di blabla sul come e il perché, ma alla fine gli stessi 5 punti che si ripetono ormai come un mantra: 1.mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell’impresa; 2.pensioni: innalzare l’età pensionabile e parificarla per uomini e donne; 3.pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità; 4.ordini professionali: liberalizzare; 5.beni dello Stato: privatizzare.
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Golpe contro l’Italia: il vero potere ha gettato la maschera
Il vero potere ha gettato la maschera e le ultime vestigia della semi-sovranità italiana sono state demolite, nell’annus horribilis della nostra Repubblica, dopo che anche la guerra di Libia aveva svelato la disfatta di ogni autonomia nazionale. Nessuna urgenza economica al mondo può giustificare un peggioramento così repentino degli interessi del debito – oltre la soglia del non ritorno, oltre le convenzioni del default tecnico – come quello del 9 novembre 2011. Solo un concorso di volontà decise a imprimere una svolta rivoluzionaria poteva scatenare un attacco di questa portata, micidiale quanto un colpo di stato.
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La Bce sfratta Berlusconi: via libera alla macelleria sociale
Questa crisi di governo segna un passaggio cruciale, di enorme portata. Dobbiamo tutti averne chiaro il significato. Berlusconi non cade per colpa delle nefandezze delle quali si è macchiato in questi decenni, né per il profilarsi di una seria alternativa alle pratiche di governo meschine, spartitorie, semi-criminali tipiche della della classe politica italiana. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un governo viene dimissionato dalle Borse. Il Parlamento si limita a ratificare le indicazione fornite dalla finanza internazionale, la cui esigenza è consegnare il Paese ad un governo che sia più capace dell’attuale nel compiere la macelleria sociale richiesta dall’Europa delle banche.
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Debito, verità-choc: l’Italia è più virtuosa della Germania
L’Italia non è fondamentalmente insolvente. Lo Stato italiano è uno dei pochi al mondo ad avere un avanzo primario, ovvero a incassare più di quello che spende, al netto degli interessi che paga sul debito pubblico. È in questi pasticci perché non ha un prestatore di ultima istanza, una banca centrale sovrana o una moneta sovrana. La struttura dell’euro ha trasformato uno Stato solvente in uno insolvente. Ha invertito l’alchimia. La posizione debitoria italiana è solida, perché non esiste solo il rapporto debito pubblico/Pil stabilito dal Trattato di Maastricht. Se tra i criteri di sostenibilità di un’economia si considera anche il debito privato, l’Italia risulta uno dei Paesi più stabili d’Europa.
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Barnard: Montezemolo, ultima maschera del vero potere
Fumo negli occhi: precisamente, «il linguaggio che il Vero Potere usa per dominarci con l’inganno». Mentre ce la prendiamo con la casta politica, che ad ogni famiglia costa 350 euro l’anno, l’élite finanziaria ci sfila di tasca 20.000 euro. Paolo Barnard torna all’attacco contro gli strateghi della crisi, “smascherando” l’ultimo apprendista stregone: Luca Cordero di Montezemolo, autore di una lettera al premier. Attenzione, meglio leggere tra le righe: «L’unica persona a cui di certo non si rivolge è Silvio Berlusconi». Ben altri i veri destinatari: l’alta finanza europea e internazionale. E’ una candidatura, quella di Montezemolo, che secondo Barnard suona così: “Io sono l’uomo dei mercati, al vostro servizio; leggete la mia retorica e apprezzate il modo in cui so elencare le vostre esigenze socialmente criminose, bilanciandole col necessario fumo negli occhi ai cittadini”.
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Referendum, Grecia-choc: l’Europa teme la democrazia
Pochi giorni fa le borse festeggiavano, euforiche, la notizia che il governo italiano assumeva ufficialmente l’impegno di realizzare le richieste della Bce e dell’Unione Europea: licenziamenti facili, tagli al bilancio statale, vendite di beni e servizi pubblici, attacco alle pensioni, sconvolgimento della Costituzione, distruzione del principio della divisione dei poteri. Annunciare una tremenda limitazione della democrazia determina immediatamente un’impennata degli indici di borsa: ed è logico, perché meno democrazia significa meno opposizione alle barbare esigenze della finanza internazionale. Oggi invece le borse crollano miseramente perché la Grecia ha annunciato un referendum sui piani di salvataggio
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Addio stipendio, grazie ai paladini dei diritti cancellati
Le dichiarazioni del ministro Maurizio Sacconi circa la possibilità che creare tensioni sulla riforma del lavoro possa portare a nuove stagioni di attentati sono a dir poco avventate. Non vorremmo pensare che sia un modo per mettere a tacere qualsiasi critica. Ma è quanto meno un modo per evitare che si parli della inettitudine del governo, di cui è parte, nel fare fronte con adeguate politiche dell’economia e del lavoro ai drammi sociali della crisi. Ciò che infatti lascia stupefatti, nei propositi governativi di accrescere la libertà di licenziamento, è che vi siano un ministro del Lavoro, un certo numero di accademici, quattro quinti dei media e molti politici, anche di centrosinistra, capaci di sostenere con tutta serietà che ciò è necessario perché i lavoratori godono di garanzie eccessive
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Grandi opere, la mafia del debito: a loro i miliardi, a noi i tagli
Si discute, ormai quotidianamente, del debito pubblico, del suo peso enorme sull’economia italiana. Una valanga che rotola a valle e travolge pensioni, diritti acquisiti, posti di lavoro e sta cancellando il futuro di una o due generazioni. Non si è ancora discusso però di come questo debito è stato generato e a cosa sono stati destinati i 1.900 miliardi accumulati dai vari governi, da Craxi a Berlusconi. E soprattutto chi ha preso questi soldi. Il giudice Imposimato ha spiegato che i soldi pubblici stanziati per l’alta velocità hanno finanziato le mafie, le lobby politiche e i soliti grandi gruppi con le pezze al culo.
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Barnard: perderemo tutto, la Bce vuole il nostro sangue
La lettera che il governo Berlusconi ha consegnato all’Unione Europea significa una sola cosa: «Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati». Dopo un lungo silenzio, Paolo Barnard torna a farsi sentire attraverso il suo dirompente sito web, dal quale lanciò “Il più grande crimine”, saggio sulfureo sulle vere cause dell’attuale crisi: la resa della politica ai predoni della finanza mondiale, attraverso un’inesorabile processo di privatizzazione perfezionato negli anni ’80 da Reagan e dalla Thatcher con la complicità di Kohl e Mitterrand e sviluppato in Italia da uomini come Ciampi e Prodi, fino al capolavoro assoluto: un’Unione Europea non democratica, retta da una Commissione di non-eletti e incentrata sull’euro, moneta comune ma privata, che la Bce “presta” agli Stati membri ad elevato tasso d’interesse.
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Debora Billi: la crescita non ha futuro, finirà già nel 2012
Tutti si flagellano per via che abbiamo fatto una figuraccia con la Ue, che ci aveva chiesto misure e riforme strutturali “per la crescita” ottenendo invece soltanto una letterina in stile Totò e Peppino. D’altronde, non si può negare che sia in corso una grande morìa delle vacche. Nessuno però, neppure tra i più critici, si sofferma a pensare quanto sia opportuno continuare ancora con questo magico mantra della crescita. Mantra, perché sembra proprio che occorra evocarla almeno dieci volte al giorno per fare sì che resti tra noi e non ci abbandoni proprio adesso. Invece, sembra che malgrado le continue orazioni e i buoni propositi, la crescita sia fisiologicamente destinata ad lasciarci molto presto, forse nel 2012.
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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste
Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
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Revelli: non crediate di piegare il popolo della val Susa
La gente della Val di Susa, domenica, ha fatto davvero un miracolo, nel senso etimologico del termine (dal latino mirari, come si dice di “cosa grande che meraviglia” o anche di “cosa grande e insperata”). Deludendo l’intero universo politico-mediatico che aveva spasmodicamente atteso l’incidente (e in buona misura l’aveva anche preparato) per mettere, una volta per tutte, una pietra sopra la Valle e la sua resistenza. Hanno costruito un capolavoro: un corteo di migliaia e migliaia di persone di ogni età e condizione, che si snoda per sentieri di montagna (credo che sia l’unica esperienza al mondo), tra castagneti e blocchi di polizia, aggirando barriere e tagliando reticolati in un ordine assoluto, senza un gesto o una parola fuori posto, senza l’aggressività e la volgarità che invadono il mondo politico, senza neanche un petardo acceso o una pietra lanciata.