Archivio del Tag ‘web-radio’
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Pietro Ratto a Border Nights, nel nome di Julian Assange
«L’8 ottobre 1599, 420 anni fa, Giordano Bruno riceveva l’ultimatum definitivo dell’Inquisizione». Entro quaranta giorni gli si intimava di abiurare. «Un ultimatum che cadeva nel nulla: Bruno, infatti, non ritrattò. E il 17 novembre, alla scadenza del tempo concessogli, i suoi giudici dovettero ufficialmente prendere atto dell’irremovibilità del filosofo rispetto alle sue stesse idee». Esattamente tre mesi dopo, il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno veniva quindi bruciato sul rogo, a Roma. «Ho scelto quella data così simbolica, l’8 ottobre, per far sentire la mia, la nostra solidarietà, a Julian Assange. Per fargli sapere che non è solo. Che siamo contrari alle torture psicologiche e ai soprusi a cui, da troppo tempo, è sottoposto». Così parla lo storico Pietro Ratto, autore di saggi di grande successo come quelli sulle dinastie finanziarie Rothschild, Warburg e Rockefeller. Tra gli interessi di Ratto, anche la storia antica: da quella (negata dalla storiografia vaticana) della Papessa Giovanna, unico pontefice donna, all’atroce fine di Jan Hus, il teologo boemo bruciato sul rogo a tradimento, a Costanza, nel 1415.Una pagina vergognosa, che Ratto ha ricordato nella “copertina” che da quest’anno conduce a “Border Nights”, la trasmissione web-radio condotta da Fabio Frabetti il martedì sera. La storia è nota soprattutto ai praghesi, che al coraggioso predicatore “francescano” hanno dedicato un monumento nella stupenda piazza nel cuore del centro storico della città. Hus fu condotto a Costanza col pretesto di discutere le sue tesi, nella riununione conciliare che finì per assolvere «un Papa criminale come il primo Giovanni XXIII, poi declassato al rango di antipapa». Il cardinale Baldassarre Cossa era infatti accusato di orribili reati, tra cui la pedofilia e l’omicidio, ma fu condannato solo per simonia. Al contrario, Hus fu bruciato vivo. «I testimoni si commossero – ricorda Ratto – perché la vittima, finché ebbe vita, non cessò di cantare lodi al Signore». Da quella data fatidica – l’8 ottobre – Ratto prende spunto per sostenere Julian Assange, il giornalista australiano fondatore di Wikileaks arrestato a Londra lo scorso 11 aprile, dopo la revoca dello status di rifugiato politico inizialmente concessagli dall’Ecuador, nella cui ambasciata londinese era rimasto rinchiuso per quasi otto anni. Quello che non si perdona ad Assange è l’aver rivelato corruzione, stragi e abusi di potere, a ogni livello, pubblicando documenti riservati di intelligence che imbarazzano gli Usa e i loro alleati.Pietro Ratto lancia anche un logo, in segno di solidarietà per Assange: «Chiedo dunque a tutti, d’ora in poi, di diffondere questa idea. Chiedo a persone, enti, associazioni, giornali, editori, di aderire a questa iniziativa: l’8 ottobre, sulla mia pagina Facebook, sulle vostre e ovunque ci sarà permesso, inseriremo scritti, video, lettere, riflessioni, documenti, per farci sentire. Tutti insieme». Ratto si impegna a inserire contenuti sul tema anche suo canale YouTube: «Cercherò, nel mio piccolo, di diffondere voglia di giustizia e di libertà», sottolinea. «Da adesso in poi, la strada è aperta. Se ce la sbarrano – annuncia – ce la riapriremo da soli». Sicuramente, uno spazio particolare è quello offerto da “Border Nights”, originale proposta di informazione indipendente che ora si arricchisce anche della voce di Ratto, tra quelle che popolano il palinsesto settimanale. Per esempio il giornalista Tom Bosco, esperto in X-Files e verità sottaciute anche in materia di Ufo. O una colonna come l’avvocato Paolo Franceschetti, indagatore dei peggiori misteri italiani come quello del Mostro di Firenze, rileggendoli analizzando il loro profilo simbolico-esoterico.Voce ostinatamente libera, “Border Nights” ospita interlocutori sempre interessanti, nel campo dei “saperi di confine” (l’8 ottobre 2019 è atteso Corrado Malanga, studioso del fenomeno delle “abductions”). In più, l’offerta – a partire dall’appuntamento settimanale del martedì sera – si è progressivamente ampliata, con i web-streaming su YouTube a cadenza fissa, sempre aperti alle domande poste in diretta dagli ascoltatori. Si tratta di una platea di non meno di 25.000 persone, che ormai considerano irrinunciabile l’ascolto degli esperti proposti da Frabetti, a partire da Massimo Mazzucco il sabato mattina e da Gianfranco Carpeoro la domenica. Attualità politica e retroscena, 11 Settembre, sbarco sulla Luna. Da mesi, il carnet si è arricchito con Gioele Magaldi, che il lunedì mattina fornisce informazioni esclusive sul potere italiano e mondiale. New entry, l’appuntamento del venerdì con Franceschetti dedicato a un’originale reinterpretazione della “scienza astrologica”. Una scuderia nella quale ora entra a far parte anche Ratto, che insiste sull’8 ottobre con un’idea precisa: la suggestiva analogia tra due grandi eretici del loro tempo, Giordano Bruno e Julian Assange, entrambi ingiustamente perseguitati.«L’8 ottobre 1599, 420 anni fa, Giordano Bruno riceveva l’ultimatum definitivo dell’Inquisizione». Entro quaranta giorni gli si intimava di abiurare. «Un ultimatum che cadeva nel nulla: Bruno, infatti, non ritrattò. E il 17 novembre, alla scadenza del tempo concessogli, i suoi giudici dovettero ufficialmente prendere atto dell’irremovibilità del filosofo rispetto alle sue stesse idee». Esattamente tre mesi dopo, il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno veniva quindi bruciato sul rogo, a Roma. «Ho scelto quella data così simbolica, l’8 ottobre, per far sentire la mia, la nostra solidarietà, a Julian Assange. Per fargli sapere che non è solo. Che siamo contrari alle torture psicologiche e ai soprusi a cui, da troppo tempo, è sottoposto». Così parla lo storico Pietro Ratto, autore di saggi di grande successo come quelli sulle dinastie finanziarie Rothschild, Warburg e Rockefeller. Tra gli interessi di Ratto, anche la storia antica: da quella (negata dalla storiografia vaticana) della Papessa Giovanna, unico pontefice donna, all’atroce fine di Jan Hus, il teologo boemo bruciato sul rogo a tradimento, a Costanza, nel 1415.
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Militari Usa: tecnologie aliene dal 1947. Nexus: grazie, Ufo
La Us Navy avrebbe scoperto solo oggi, nel 2019, che gli Ufo esistono? «Ma mi faccia il piacere!», avrebbe detto Totò. «Benvenuti tra noi», si limita a commentare sarcasticamente il saggista Gianfranco Carpeoro, che invita a fare una piccola ricerca: «Date un’occhiata a quanti brevetti sono stati improvvisamente depositati, negli Usa, all’indomani dell’evento di Roswell». Era la notte del 3 luglio 1947: testimoni oculari dichiararono di aver avvistato un disco volante. L’astronave era in fiamme e stava precipitando nel deserto del New Mexico. Un contadino mostrò allo sceriffo alcuni rottami, probabilmente volati via dopo l’impatto. Poco dopo, intervennero le autorità per negare tutto: era solo un pallone sonda in avaria. Trent’anni dopo, il maggiore Jesse Marcel (l’inventore della storia del pallone sonda) ammise: la nostra era una bugia, per insabbiare la verità. Oggi, all’indomani del “coming out” del Pentagono a reti unificate, la rivista “Nexus” rilancia: poco prima del duemila, l’allora numero due dell’intelligence militare Usa ammise che gli alti comandi seguono da decenni gli Ufo e studiano i rottami dei dischi volanti caduti a terra. Punto di svolta, il libro “Il giorno dopo Roswell” pubblicato nel 1997 dal colonnello Philip Corso: moltissime delle nostre attuali tecnologie – dice Corso – sono di derivazione aliena, nate dal contatto con extraterrestri.
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Vittima del caso Epstein anche Andrea, lo chef di Cipriani?
E’ collegato al caso Epstein lo strano omicidio dello chef italiano di Cipriani Dolci a New York? Conosceva verità imbarazzanti il giovane Andrea Zamperoni, ritrovato (o fatto ritrovare) privo di vita in un ostello malfamato, frequentato da prostitute e spacciatori, cinque giorni dopo la sua scomparsa? Il cadavere era al primo piano del Kamway Lodge, un ostello del Queens, scrive il “Corriere della Sera” il 23 agosto. Lo stesso quartiere dove Zamperoni, 33 anni, abitava. Era il capo chef del ristorante Cipriani della Grand Central. Enorme lo stupore per la tragedia: la vittima è descritta come un ragazzo serio, corretto, straordinariamente mite e cordiale. Qualcuno temeva che potesse rivelare dettagli esplositivi agli investigatori che stanno ricostruendo i retroscena dell’impero criminale del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, trovato morto il 10 agosto nella sua cella del carcere di Manhattan? L’accostamento tra Epstein e il marchio Cipriani, ricorda la ricercatrice italiana Lara Pavanetto, emerge dall’agenda dello stesso Epstein. Ma c’è di più: Ghislaine Maxwell, la factotum del finanziere amico dei potenti, ha lanciato uno strano messaggio: esibendo il volume “Il libro dell’onore, vite e morti segrete degli agenti della Cia”, lascia capire che Epstein, ricattando uomini di Stato per le loro “debolezze”, probabilmente svolgeva un ruolo cruciale per l’intelligence.Inseguita inutilmente in tutta l’America, la Maxwell s’è fatta fotografare in un fast food di Los Angeles con un libro aperto sul tavolo: si tratta di “The book of The Book of Honor”, sottotitolo “The Secret Lives and Deaths of Cia Operatives”, scritto da Ted Gup e pubblicato da Paperback nel 2001. Sulla pagina Amazon, compare una recensione postata il 15 agosto a firma G.Maxwell: «Un mio caro amico – si legge – è morto di recente in circostanze molto tragiche». A parlare è Ghislaine Maxwell? «Ho acquistato questo libro su consiglio di un amico e non sono più riuscita a smettere di leggerlo», continua il messaggio: «Lo leggo anche mentre porto a spasso il cane e mentre mangio al fast food». Ad avvalorare l’identità della commentatrice sembra essere la Maxwell stessa, che si è fatta ritrarre – in posa, dal “New York Post” – proprio ai tavoli di un ristorante di quel genere. «Questo libro – continua il testo su Amazon – mi ha aiutata a capire che il mio amico credeva davvero in qualcosa, e che dare la vita per la Cia, l’Nsa, l’Fbi, il Mossad o altre agenzie di intelligence è davvero una vocazione più elevata, e non qualcosa per cui piangere».La 57enne, figlia minore del magnate dell’editoria Robert Maxwell, era la “migliore amica” di Epstein. Protagonista dei salotti newyorkesi, era conoscente di Trump, dei Clinton e del principe Andrea. Laureata a Oxford, era stata fotografata con l’ex sindaco di New York,Michael Bloomberg e con Elon Musk. Tre sono state le ragazze che l’hanno accusata di aver fatto da tramite con Epstein per gli abusi, offrendo loro un lavoro come assistente personale per poi trasformarle in schiave sessuali. «Nell’agenda di Epstein sono venuti fuori anche nomi di imprenditori italiani: il solito Briatore, poi il magnate della ristorazione Cipriani, il fondatore e presidente della Investindustrial Andrea Bonomi», dice Lara Pavanetto nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”. La stessa Pavanetto però precisa: «La cosa è indicativa fino a un certo punto, perché nell’agenda del finanziere ci sono moltissimi nomi: era in tutti gli ambienti, Epstein, e forse frequentando certi ambienti era impossibile non incontrarlo, a quanto pare, malgrado fosse segnalato dal 2007 e condannato per abusi sessuali su minori».Certo, colpisce che in quell’agenda compaia anche il nome di Cipriani, e che proprio lo chef di Cipriani a New York possa aver fatto una fine così tragica e così strana, a pochi giorni dalla “comoda” scomparsa di Epstein (ufficialmente archiviata come suicidio) alla vigilia di un processo che si sarebbe trasformato in una bomba per politici di mezzo mondo. Non si è dunque suicidato, Epstein? Si è “sacrificato” per «dare la vita per la Cia, l’Nsa, l’Fbi, il Mossad o altre agenzie di intelligence», come scrive “G.Maxwell”? Strano poi che Ghislaine si sia fatta fotografare in un ristorante, proprio mentre a New York non si parlava che della scomparsa di un personaggio legato anch’esso alla ristorazione. Pare che il corpo di Andrea Zamperoni fosse avvolto in una coperta, scrive il “Corriere”. «La polizia è stata avvisata da una telefonata di un informatore. Secondo le prime ricostruzioni, gli agenti al loro arrivo sarebbero stati accolti da una donna nuda che gridava indicando il corpo: “È lì”». Alcuni ospiti dell’ostello, secondo la “Cbs” era un luogo noto nel giro della droga e della prostituzione, hanno raccontato alla polizia di una lite scoppiata al primo piano.Testimonianze, rileva sempre il “Corriere della Sera”, che fanno a pugni con quello che tutti raccontano di Andrea: «Era un ragazzo dolcissimo». La polizia sta indagando sulle cause della morte e sul perché il giovane si trovasse lì, ed è stata disposta l’autopsia. Parlando con il “New York Post”, il general manager di Cipriani, Fernando Dallorso, aveva definito Zamperoni uno “sweetheart”, un cuore d’oro, ben diverso da tanti chef «rinomati per il brutto carattere». Al ristorante Cipriani della stazione newyorkese lo descrivono così: «Non lo si è mai sentito alzare la voce: non era fuori di testa, era un uomo semplice. Un capo in cucina, ma un amico fuori». Ha avuto la disgrazia di inciampare, incidentalmente, in qualche segreto connesso al caso Epstein? Lara Pavanetto ricorda che Ghislaine Maxwell, accusata dalle vittime di essere procacciatrice di minorenni per Jeffrey Epstein, aveva il controllo dei conti dell’ingombrante miliardario, e finanziò personalmente la campagna di Hillary Clinton per le presidenziali di tre anni fa.Suo padre, Ian Robert Maxwell, era un personaggio famosissimo ma pieno di ombre. Misteriosa la sua morte, nel novembre del ‘91. Fu ritrovato morto in mare, al largo delle Canarie: si disse era annegato incidentalmente, dopo essere caduto di acqua mentre era a bordo del suo yacht. Già a capo dell’impero editoriale del Mirror, in stretto contatto con Lehman Brothers e Goldman Sachs, Robert Maxwell – di origine cecoslovacca – era sospettato dal Foreign Office di essere un agente del Kgb, oltre che del Mossad. Parlamentare laburista negli anni Sessanta, aveva ottime relazioni coi regimi comunisti dell’Est Europa, e fece anche un’intervista estremamente benevola, agiografica, con il dittatore rumeno Nicolae Ceaucescu. Fu accusato di aver sviluppato contatti col Mossad già dal 1948, quando la Cecoslovacchia armò Israele sottobanco in occasione della prima guerra arabo-israeliana. Già nel ‘48, infatti, Maxwell avrebbe contrabbandato aerei sovietici, tramite Praga, per dotare Israele di un’aviazione militare. Al suo funerale, a Gerusalemme, l’allora premier Yitzhak Shamir disse di lui: «Per Israele, Robert Maxwell ha fatto più di quanto oggi si possa dire».E’ collegata al caso Epstein la strana morte dello chef italiano di Cipriani Dolci a New York? Conosceva verità imbarazzanti il giovane Andrea Zamperoni, ritrovato (o fatto ritrovare) privo di vita in un ostello malfamato, frequentato da prostitute e spacciatori, cinque giorni dopo la sua scomparsa? Il cadavere era al primo piano del Kamway Lodge, un ostello del Queens, scrive il “Corriere della Sera” il 23 agosto. Lo stesso quartiere dove Zamperoni, 33 anni, abitava. Era il capo chef del ristorante Cipriani della Grand Central. Enorme lo stupore per la tragedia: la vittima è descritta come un ragazzo serio, corretto, straordinariamente mite e cordiale. Qualcuno temeva che potesse rivelare dettagli esplositivi agli investigatori che stanno ricostruendo i retroscena dell’impero criminale del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, trovato morto il 10 agosto nella sua cella del carcere di Manhattan? L’accostamento tra Epstein e il marchio Cipriani, ricorda la ricercatrice italiana Lara Pavanetto, emerge dall’agenda dello stesso Epstein. Ma c’è di più: Ghislaine Maxwell, la factotum del finanziere amico dei potenti, ha lanciato uno strano messaggio: esibendo il volume “Il libro dell’onore, vite e morti segrete degli agenti della Cia”, lascia capire che Epstein, ricattando uomini di Stato per le loro “debolezze”, probabilmente svolgeva un ruolo cruciale per l’intelligence.
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Carpeoro: la nostra vera religione è il potere, una prigione
La religione vera dell’uomo è il potere. Tutte le altre religioni discendono dal potere. L’errore che fanno tutti è di pensare che la religione sia potere. Invece la struttura religiosa di quel tipo è una conseguenza del potere. Non bisogna confondere tra la religione e la religiosità. La religiosità in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue commisurazioni è come la descrive Paolo Franceschetti; poi ci sono le strutture che noi chiamiamo religioni ma in realtà sono strutture: anzi, direi – alla marxista – sono sovrastrutture, e queste sono una conseguenza del potere. Le strutture prescindono dalle dottrine di origine, si muovono autonomamente da ciò a cui si richiamano. La massoneria attuale non è che si muova in base alla dottrina massonica, si muove in base alle esigenze politiche che si ripercuotono in termini di servaggio sulla struttura. La struttura è serva del potere, non è titolare del potere. Io mal sopporto che la religiosità possa essere contenuta in una struttura, lo escludo. La religiosità è qualcosa di troppo grande per essere contenuta in una struttura. Le figure profetiche come Gesù e Maometto avevano un senso all’interno dell’uomo, e fuori dell’uomo sono diventate simulacri, totem.Il mondo della religiosità deve essere un mondo di libertà totale, non può essere un mondo racchiuso, cingolato. Credere è un’esigenza che fa parte, per certi aspetti, di questa dimensione; io credo che chi trova, segue ed è consapevole dell’Essere, la necessità di credere la perde, perché l’Essere è qualcosa di talmente grande che il credere ne è uno spicchio veramente piccolissimo. Il problema è porsi il problema dell’Essere. Dobbiamo chiederci cosa siamo. Ho pubblicato una bellissima poesia di Saba Sardi che all’inizio hanno seguito in pochi. Saba Sardi, che è un grande maestro, in quella poesia ha descritto tutto. A lui hanno dato dell’ateo, ma non era ateo; aveva trovato la ragione dell’Essere, non si poneva più il problema del credere (che è un gradino sotto, nella strada della consapevolezza). Ma se uno si studia seriamente le religioni e cerca di capire tra le righe, questa cosa la trova, nei grandi profeti delle religioni. Nel Buddismo, nel Cristianesimo delle origini, nell’Islamismo, la trova questa cosa, perché questi soggetti hanno indicato la strada dell’Essere, non la strada del credere – e non sono la stessa cosa.Noi ci rifugiamo nel credere, e il credere diventa un rifugio che poi diventa prigione; è predestinato a diventare prigione, se lo poni nei termini del credere. Se invece lo poni nei termini dell’Essere è tutt’altra cosa. I profeti citati sopra hanno indicato la strada dell’Essere, non quella del credere. Quando Matteo nel discorso della montagna chiede a Gesù come pregare, lui non gli suggerisce una preghiera di fede, ma una preghiera di essenza, di provenienza, di origine. Queste sono domande che non ci poniamo più: siamo così coinvolti, così prigionieri della nostra dimensione… E non si può confondere il credere con l’Essere. E il giorno che torneremo a cercare la nostra dimensione e il senso della nostra vita, e il senso dell’oltre la vita… Quando ho pubblicato quella poesia di Saba Sardi c’erano 4 commenti dopo 4 giorni… Le persone non hanno detto nulla su una poesia così grande. Quella poesia è un libro, ma quest’epoca è così – o forse tutte le epoche sono state così. Noi siamo ancora prigionieri, e non so se e quando ci libereremo di questa prigione.(Gianfranco Carproro, dichiarazioni rilasciate nel corso della trasmissione web-radio “Border Nights” del 18 aprile 2017, riprese dal blog di Carpeoro. La poesia di Saba Sardi, citata, si intitola “Absit”. Eccone i versi: “E quando sarò morto / rimettetemi gli occhiali / lasciate che la mosca / ronzi nella mia grotta / aperta a venti e vermi / dietro la rosta del baffo ancora vivo. / Le lenti nel riflesso / il mondo coglieranno / il nome vi diranno / di pieni vuoti ombre. / Ricordate che vissi / tanto che ne morii”).La religione vera dell’uomo è il potere. Tutte le altre religioni discendono dal potere. L’errore che fanno tutti è di pensare che la religione sia potere. Invece la struttura religiosa di quel tipo è una conseguenza del potere. Non bisogna confondere tra la religione e la religiosità. La religiosità in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue commisurazioni è come la descrive Paolo Franceschetti; poi ci sono le strutture che noi chiamiamo religioni ma in realtà sono strutture: anzi, direi – alla marxista – sono sovrastrutture, e queste sono una conseguenza del potere. Le strutture prescindono dalle dottrine di origine, si muovono autonomamente da ciò a cui si richiamano. La massoneria attuale non è che si muova in base alla dottrina massonica, si muove in base alle esigenze politiche che si ripercuotono in termini di servaggio sulla struttura. La struttura è serva del potere, non è titolare del potere. Io mal sopporto che la religiosità possa essere contenuta in una struttura, lo escludo. La religiosità è qualcosa di troppo grande per essere contenuta in una struttura. Le figure profetiche come Gesù e Maometto avevano un senso all’interno dell’uomo, e fuori dell’uomo sono diventate simulacri, totem.
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Feltrinelli espelle Altaforte: la vergogna di Torino continua
Che spiegazione dare dell’incidente del Salone del Libro di Torino, dove la casa editrice Altaforte è stata esclusa perché ritenuta vicina a CasaPound, movimento peraltro considerato perfettamente legale? Io sono un militante di CasaPound, e non l’ho mai nascosto. Altaforte invece è indipendente da CasaPound. E’ talmente indipendente da pubblicare un libro-intervista del ministro dell’interno Salvini, che di fatto è uno dei principali competitor del movimento. Per questo ho vissuto un conflitto personale. Poi mi sono arreso, perché comunque una casa editrice deve provare a fare anche delle provocazioni culturali. Questa poi non è nemmeno una provocazione, è solo un’intervista all’uomo più in vista del momento. E dato che la casa editrice si definisce sovranista, è chiaro che ha cercato di coinvolgere l’uomo che in questo momento sta portando in auge proprio questo tema. Le spiegazioni che mi sono dato, purtroppo, sono legate anche ai numeri del Salone del Libro: nel 2015 la rassegna torinese contata 300.000 ingressi. Poi c’è stato un lento decadimento: fino ad arrivare al 2019, quando ha perso più della metà dei visitatori (in soli quattro anni). Questo perché? Bastava andare a vedere gli stand del democraticissimo Salone del Libro per rendersi conto che era diventato una specie di centro sociale. Erano evidenziate in ogni modo bandiere antifasciste, scritte “qui c’è un editore antifascista”.Il che significa, secondo me, che esiste una sorta di lobby del pensiero, di lobby della cultura, che si sta stringendo in un proprio giardinetto, che alla fine non darà più né fiori né frutti. Lo dico tenendo conto di alcune persone che hanno influenzato la vicenda di Altaforte a Torino, in particolare Christian Raimo, consulente editoriale del Salone: in un post su Facebook ha scritto che la politica è una questione occupazione di spazi, e quindi Altaforte non aveva diritto a quello spazio. Ebbene, questo gli si è ritorto contro. Perché, rispetto all’anno precedente, il Salone ha perso altri 20.000 visitatori (sono scesi a 160.000). Chiara Giannini, l’autrice di “Io sono Matteo Salvini”, sostiene che è stato un attacco al capo della Lega. Sicuramente è stato un attacco a tutto tondo, anche a Salvini, perché è il personaggio più scomodo e più inviso alla sinistra italiana. Senza fargli pubblicità, devo dire però che sta mantenendo le promesse che aveva fatto in campagna elettorale (a differenza, forse, di quello che fanno a sinistra). Però secondo me sono molto scomode anche altre tematiche, che noi trattiamo. Per esempio l’immigrazione, con il libro di Francesca Totolo “Inferno SpA”. Abbiamo trattato il tema del colonialismo francese in Africa con il libro “I coloni dell’austerity”, di Ilaria Bifarini, che parla del franco Cfa (e di fatto mi permetto anche di dire che, secondo me, siamo stati noi a riportarlo in auge circa quattro mesi fa, all’epoca della mini-crisi diplomatica fra Italia e Francia).Poi abbiamo trattato il tema del neo-femminismo, quindi la lobby che sta dietro al mondo Lgbt, con un bellissimo libro di Francesco Borgonovo, “L’era delle streghe”. Sicuramente abbiamo trattato il tema dell’Unione Europea e dell’euro con un libro di Marco Mori, “La morte della Repubblica”. E abbiamo altri testi interessanti, come “La nazione fatidica” di Adriano Scianca. Noi siamo nati appena 8 mesi fa. E’ chiaro che tutto questo rumore non ce l’aspettavamo, sono sincero. Però, ecco: c’è un attacco a tutto tondo. Io stesso indagato? A quanto pare è stato fatto un esposto – per apologia di fascismo – da parte del sindaco di Torino, Chiara Appendino, e del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Quello che mi si contesta è un reato d’opinione, riferendosi a mie dichiarazioni. Premetto: non mi pento di nulla di ciò che ho detto, ma sono cose che tenderei a non ripetere, qui, anche perché devo chiarire la mia posizione di fronte alle autorità giudiziarie, che avranno il compito di appurare se quelle mie dichiarazioni sono un reato o meno. Io intanto le anticipo, dicendo che il reato non c’è. Comunque è assurdo, secondo me, il fatto che oggi il reato d’opinione esista ancora.Ho subito un blitz – anche simpatico – da parte di Filippo Roma de “Le Iene”, che mi è venuto a fare un po’ di provocazioni (anche scherzose, per una volta) e insieme abbiamo scherzato sul discorso della libertà di espressione. La nostra Costituzione viene sbandierata moltissimo, dalla sinistra, che forse non la legge più da tanto tempo: altrimenti si ricorderebbe che esiste un articolo, il 21, che consente la libertà di parola. A Filippo Roma ho fatto questa battuta: è mai possibile che io venga accusato in questo modo, mentre durante il fascismo, il 1° maggio 1925, Benedetto Croce potè firmare il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti senza ricevere nessun tipo di censura da parte del regime? Nel 2019, invece, Francesco Polacchi (che per carità, non si permette neanche lontanamente di paragonarsi a Croce) non può presentare un libro-intervista su un uomo che verrà votato da un italiano su tre. E’ un po’ bizzarra, la situazione. Ci ha giovato, l’inatteso clamore del Salone di Torino? C’è chi rispolvera il vecchio adagio: bene o male, purchè se ne parli. In realtà io sono scettico: secondo me, questo libro aveva già di per sé un potenziale incredibile di vendita.Comunque, Matteo Salvini verrà votato, verosimilmente, da otto milioni di persone. E il fatto che in questo momento il libro sia in cima alla classifica di Amazon non dipende solo dalla polemica torinese. Salvini è comunque l’uomo del momento, che ha trasformato un partito del 4% portandolo probabilmente al 30-35% nell’arco di tre-quattro anni. Ha sicuramente un consenso incredibile. Quindi, secondo me, tutta la vicenda di Torino ci ha comunque danneggiato. Sono convinto che, al Salone del Libro, senza la rescissione del contratto avremmo venduto qualche migliaio di libri. Dunque a mio parere ci è stato inflitto un danno gravissimo, anche perché poi la Feltrinelli – e non solo lei – ha chiuso il canale distributivo per Altaforte: hanno quindi creato un danno anche commerciale, per la distribuzione. Immagino abbiano ricevuto pressioni, sia esterne che interne, per non far espandere la nostra casa editrice. E questo è gravissimo, perché ne va della reperibilità dei libri – non solo quello di Salvini, ma proprio tutti i titoli di Altaforte. Per carità, loro possono fare le loro scelte. E noi inviteremo i clienti ad acquistare i nostri libri da altre parti.(Francesco Polacchi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti in apertura della puntata di “Border Nights” del 14 maggio 2019. Polacchi, esponente di CasaPound, è il referente della casa editrice Altaforte, clamorosamente espulsa dal Salone del Libro di Torino per la polemica scoppiata in relazione a passate dichiarazioni dello stesso Polacchi, che ebbe a definirsi “fascista”. «Quando si arriva a escludere dei libri e una casa editrice da un evento importante, mi chiedo se siamo nel 2019 o in un’altra epoca», commenta Frabetti, che annuncia che la sua web-radio, libertaria e ultra-democratica, nelle prossime settimane si impegnerà a ospitare gli autori di Altaforte, per presentare i loro libri. «I reati d’opinione sarebbero da abolire», aggiunge Frabetti, pensando alla sinistra europeista che ha cacciato l’editrice dal Salone di Torino: «Ai benpensanti piace tanto, questa Unione Europea. Peccato che poi vengano applicati raramente i principi che la Corte Europea sancisce spesso, legati anche alle opinioni e alla libertà di stampa. Belle parole, che tali rimangono».Che spiegazione dare dell’incidente del Salone del Libro di Torino, dove la casa editrice Altaforte è stata esclusa perché ritenuta vicina a CasaPound, movimento peraltro considerato perfettamente legale? Io sono un militante di CasaPound, e non l’ho mai nascosto. Altaforte invece è indipendente da CasaPound. E’ talmente indipendente da pubblicare un libro-intervista del ministro dell’interno Salvini, che di fatto è uno dei principali competitor del movimento. Per questo ho vissuto un conflitto personale. Poi mi sono arreso, perché comunque una casa editrice deve provare a fare anche delle provocazioni culturali. Questa poi non è nemmeno una provocazione, è solo un’intervista all’uomo più in vista del momento. E dato che la casa editrice si definisce sovranista, è chiaro che ha cercato di coinvolgere l’uomo che in questo momento sta portando in auge proprio questo tema. Le spiegazioni che mi sono dato, purtroppo, sono legate anche ai numeri del Salone del Libro: nel 2015 la rassegna torinese contava 300.000 ingressi. Poi c’è stato un lento decadimento: fino ad arrivare al 2019, quando ha perso più della metà dei visitatori (in soli quattro anni). Questo perché? Bastava andare a vedere gli stand del democraticissimo Salone del Libro per rendersi conto che era diventato una specie di centro sociale. Erano evidenziate in ogni modo bandiere antifasciste, scritte “qui c’è un editore antifascista”.
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Torino, il Salone della Censura anticipa il governo Pd-M5S?
Torino, la città più inquinata d’Italia – aria irrespirabile – ha una sinistra caratteristica: da decenni tende a sottrarre, anziché aggiungere. Comicamente, Juventus City cadde ai piedi di Sergio Marchionne: bagno di folla per il lancio della nuova Cinquecento, gioiellino-simbolo del manager che avrebbe trasferito a Detroit e nel resto del mondo quel che rimaneva della Fiat, svuotando Mirafiori. L’ex sindaco Sergio Chiamparino, poi presidente della potentissima Compagnia di San Paolo e ora governatore del Piemonte, ha riempito le piazze del capoluogo con le gloriose “madamine”, che invocano posti di lavoro fingendo di credere alla panzana siderale della linea Tav Torino-Lione. La città che in trent’anni – successi della Juve a parte – ha fatto sorridere il paese solo per la pronuncia televisiva di Luciana Littizzetto (e di Piero Chiambretti, per fortuna) generalmente riesce a fare notizia così, con i manifestanti NoTav aggrediti e malmenati al corteo del Primo Maggio. E con vicende fantozziane e imbarazzanti come la censura “antifascista” imposta all’editrice Altaforte al Salone del Libro, stanca kermesse editoriale che celebra la finta rinascita, mai davvero avvenuta, dell’ex capitale industriale e sindacale.Torino è sempre tristemente bella, misteriosamente inerte, lievemente depressiva. Ha inanellato un piccolo record italiano di sciagure altamente evocative, dalla tragedia del Grande Torino al rogo del cinema Statuto, fino alla carneficina in piazza San Carlo scatenata dal panico tra la folla che assisteva, dal maxischermo, a una partita della squadra bianconera (ancora lei). A due passi dall’ex cinema, nell’omonima piazza, torreggia il lugubre monumento che commemora i lavoratori caduti nell’800 al cantiere del Traforo del Fréjus voluto da Cavour. Il Fréjus esiste ancora, ci passa il velocissimo Tgv francese sulla linea valsusina Torino-Modane, ma forse i torinesi se ne dimenticano. Non sanno che esiste già, una Torino-Lione, e che l’Italia ha appena speso quasi mezzo miliardo di euro per ammodernare quel traforo, rendendolo perfettamente adatto al transito dei treni con a bordo i Tir e i grandi container navali? Dove hanno la testa, i torinesi, quando si lasciano trasformare in docile gregge (sotto la guida carismatica delle “madamine” di Chiamparino) da chi ha tutta l’aria di volersi aggrappare, come un parassita senza speranza, al miraggio miliardario dell’inutile ferrovia-doppione in valle di Susa? E’ lontanamente immaginabile che qualcosa del genere possa accadere nella vicinissima Milano, che dopo l’Expo è balzata al secondo posto (dietro a Roma) tra le mete turistiche italiane?A illuminare indirettamente il male oscuro di Torino ha provveduto, di recente, un giornalista di razza come Gigi Moncalvo, autore di saggi esplosivi (“Agnelli segreti” e “I lupi e gli agnelli”) subito spariti, misteriosamente, dalle librerie. In due diverse puntate della trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, una sugli Agnelli e l’altra sui Caracciolo, Moncalvo si domanda come sia possibile che la grande stampa italiana ignori completamente le notizie-bomba che provengono dalla collina torinese, dove gli eredi dell’Avvocato si lacerano in guerre all’ultimo sangue per contendersi il tesoro dell’ex patron della Fiat: miliardi di euro “riparati” all’estero, lontano dal fisco italiano (nonostante i fiumi di denaro statale concessi per la cassa integrazione). C’è anche il forziere – 9 miliardi in lingotti d’oro – custodito nel blindatissimo Freeport di Ginevra, insieme ai “risparmi” – dice sempre Moncalvo – dei migliori galantuomini del pianeta, narcos sudamericani e oligarchi russi. Possibile che nessuno ne parli? Ebbene sì: solo in Italia il kolossal tratto dal romanzo “The silence of the lambs” uscì col titolo taroccato (il silenzio degli innocenti, anziché degli agnelli) per un riflesso di autocensura preventiva, nel timore che la parola proibita – agnelli – potesse turbare la quiete sabauda della real casa.E se ora Torino fa notizia come sempre, cioè con qualcosa di sgradevole (il conformismo da parata, in salsa “antifascista”, per mettere al bando un editore che lo Stato considera perfettamente legale), c’è chi si mette addirittura in sospetto: vuoi vedere che dietro la manfrina anti-Salvini, inscenata da Chiamparino in tandem con la sindachessa pentastellata Chiara Appendino, si nascondono i prodromi della prossima, possibile manovra di palazzo per “sposare” i 5 Stelle con l’incolore Pd di Zingaretti? Non che ne manchino le premesse, dopo le entrate a gamba tesa di Roberto Fico sui migranti, l’allineamento di Giulia Grillo sul decreto Lorenzin (obbligo vaccinale), quindi la genuflessione di Di Maio alla Merkel e, soprattutto, la clamorosa cacciata di Armando Siri dal governo Conte. In compenso, Salvini – nel mirino – risponde da par suo, aprendo la più tragicomica caccia alle streghe della storia, quella contro i negozi di cannabis “light”. Con buona pace delle speranze dell’Italia gialloverde, morte e sepolte dopo la resa a Bruxelles. Nel 2008, Veltroni scelse proprio Torino per lanciare il formidabile Pd, il partito che avrebbe sorretto il governo Monti e varato la legge Fornero e il pareggio di bilancio in Costituzione. Sarà ancora l’ambigua e depressa Torino, capitale della censura, a inaugurare l’ennesima non-svolta concepita per consegnare il paese all’orizzonte dell’austerity eterna?(Giorgio Cattaneo, “Fatale Torino, capitale della censura: il bavaglio a CasaPound (contro Salvini) prepara un’intesa di governo tra Pd e 5 Stelle?”, dal blog del Movimento Roosevelt del 12 maggio 2019).Torino, la città più inquinata d’Italia – aria irrespirabile – ha una sinistra caratteristica: da decenni tende a sottrarre, anziché aggiungere. Comicamente, Juventus City cadde ai piedi di Sergio Marchionne: bagno di folla per il lancio della nuova Cinquecento, gioiellino-simbolo del manager che avrebbe trasferito a Detroit e nel resto del mondo quel che rimaneva della Fiat, svuotando Mirafiori. L’ex sindaco Sergio Chiamparino, poi presidente della potentissima Compagnia di San Paolo e ora governatore del Piemonte, ha riempito le piazze del capoluogo con le gloriose “madamine”, che invocano posti di lavoro fingendo di credere alla panzana siderale della linea Tav Torino-Lione. La città che in trent’anni – successi della Juve a parte – ha fatto sorridere il paese solo per la pronuncia televisiva di Luciana Littizzetto (e di Piero Chiambretti, per fortuna) generalmente riesce a fare notizia così, con i manifestanti NoTav aggrediti e malmenati al corteo del Primo Maggio. E con vicende fantozziane e imbarazzanti come la censura “antifascista” imposta all’editrice Altaforte al Salone del Libro, stanca kermesse editoriale che celebra la finta rinascita, mai davvero avvenuta, dell’ex capitale industriale e sindacale.
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Ogni volta che la verità fa notizia, ma solo su Border Nights
Mentre ancora bruciava Notre-Dame, ci ha pensato l’avvocato Paolo Franceschetti a spiegare cosa significhi, davvero, dare alle fiamme la cattedrale francese: una chiesa-simbolo, cara ai Templari e consacrata segretamente al “divino femminile”, da parte dei monaci-guerrieri che per primi, nel medioevo, sognavano di unire l’Europa abbattendo frontiere e monarchie dispotiche, complici dell’oscurantismo vaticano, all’indomani del feroce sterminio dei Catari. Proprio a Parigi, nel 1314, fu arso vivo Jacques de Molay, ultimo gran maestro dei Cavalieri del Tempio. Alcuni superstiti ripararono in Scozia, da cui – si racconta – avrebbero impresso il loro marchio nella futura massoneria moderna. Ha provveduto il massone progressista Gioele Magaldi a confermare la chiave “anti-templarista” del rogo nella capitale francese: non un incidente, ma un attentato incendiario per colpire un simbolo della concordia europea per la quale lavorò (e lavora tuttora) il circuito massonico internazionale di segno democratico, oggi ostile ai massoni “contro-iniziati” come Angela Merkel, Mario Draghi ed Emmanuel Macron. Analizi, notizie, suggestioni e spiegazioni. Dove riceverle? Non tra le pagine del “Corriere della Sera” o del “Fatto Quotidiano”, e men che meno dai telegiornali.La fonte si chiama “Border Nights”, trasmissione web-radio in onda il martedì sera, con appendici in streaming su YouTube attorno al weekend. Una comunità di almeno 30.000 persone, in continua crescita e sempre in ascolto. Motivo: quello è il canale che spiega, in modo tempestivo, cosa ci sta succedendo. L’anima di “Border Nights” è il giovane conduttore Fabio Frabetti, giornalista di “Cronaca Vera”, grande appassionato di radiofonia. Accanto ai temi che esplorano tendenze, ricerche e curiosità culturali, scienze di confine e conoscenze non ufficiali – testimonianze affidate a medici coraggiosi e giornalisti indipendenti, saggisti, sociologi, esperti delle materie più disparate che ormai aggregano migliaia di persone, sul web e non solo – sta acquisendo grande rilevanza l’appuntamento web-radiofonico settimanale con ospiti fissi, a partire dalla trasmissione notturna: le segnalazioni di Tom Bosco sulla geopolitica e la storia “proibita”, le analisi politologiche in versione spiritualistica di Fausto Carotenuto e l’imperdibile “a ruota libera” con lo stesso Franceschetti. Un fenomeno in ascesa, quello delle voci settimanalmente chiamate a esprimersi sull’attualità, che esplode letteralmente nelle video-chat su YouTube: Massimo Mazzucco il sabato, Gianfranco Carpeoro la domenica e Gioele Magaldi il lunedì.Polifonia di accenti e vasto assortimento di sensibilità diversissime: vaccini, politica, giustizia, misteri italiani e crisi internazionali. Cosa offre, “Border Nights”? La possibilità di leggere quel che si muove dietro le quinte. E a innescare le rivelazioni più interessanti è proprio l’interazione col pubblico: domande a bruciapelo, a cui gli ospiti non si sottraggono. Così fa notizia, la piattaforma di Frabetti. Memorabile, l’estate scorsa, la “bomba” sparata dal saggista e simbologo Carpeoro sulla crisi in Rai, con l’improvviso veto di Berlusconi sulla presidenza Foa. Lo scoop: da Parigi, Jacques Attali (padrino di Macron) avrebbe telefonato addirittura a Napolitano, quindi a Tajani e a Berlusconi, per cercare di stoppare il candidato di Salvini, giornalista scomodo e autore del saggio “Gli stregoni della notizia”, che denuncia l’omertà dei media mainstream. Se poi Marcello Foa ce l’ha fatta, a diventare presidente della Rai, probabilmente lo si deve anche alla clamorosa esternazione di “Border Nights”, che ha messo allo scoperto il complotto e i suoi presunti autori. Sempre Carpeoro ha “sparato” contro la Francia anche di recente, accusando Parigi di aver protetto l’esilio brasiliano di Cesare Battisti, dopo averlo infiltrato in Italia – negli anni di piombo – per contribuire a manipolare il terrorismo italiano, indebolendo il nostro paese.Notizie esplosive, che avrebbero dovuto scatenare i media – rimasti invece silenziosi, come sempre. Rarissimi i casi in cui “Border Nights” riesce a perforare il muro di gomma: è successo di recente, quando Magaldi ha svelato l’identità massonica di Gianroberto Casaleggio. Immediata la replica del figlio, Davide: «Mio padre non era massone». A strettissimo giro la contro-replica di Magaldi: «Accetti un pubblico confronto con me, e gli spiegherò perché suo padre non voleva si sapesse che fosse massone». E’ importante, il dettaglio? Eccome: è lo stesso Luigi Di Maio (che poi in segreto bussa alla porta della massoneria internazionale, secondo Magaldi) a pretendere che gli aderenti alle logge non possano accostarsi ai 5 Stelle: bell’ipocrisia, visto che il divieto colpisce solo i massoni manifesti (non gli iniziati occulti). Ma il “rumor” su Casaleggio – da “Border Nights” ai grandi media – è davvero un’eccezione. Silenzio di tomba, per esempio, quando Mazzucco ha chiesto alla Procura di Genova di rendere pubblico il video del crollo del viadotto Morandi, visionato a quanto pare soltanto dai giornalisti del “New York Times” e non dai colleghi italiani, poco propensi a maltrattare la famiglia Benetton: nessuno di loro ha fiatato, neppure dopo la denuncia di Mazzucco.Siamo ammorbati da un mainstream di regime, reticente, distratto, pronto all’autocensura. Un caso clamoroso? Lo racconta il giornalista Gigi Moncalvo, autore dei saggi “Agnelli segreti” e “I lupi e gli Agnelli”, misteriosamente spariti dalle librerie. Quando uscì il film-capolavoro “The silence of the lambs”, solo in Italia alla traduzione letterale – il silenzio degli agnelli – si preferì il meno rischioso “Il silenzio degli innocenti”, giusto per non correre il pericolo di turbare la corte torinese dell’Avvocato. Nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, quasi gemella di “Border Nights” (condotta da Rudy Seery e Stefania Nicoletti) lo stesso Moncalvo si sfoga: Margherita Agnelli, figlia dello storico patron della Fiat, ha sottratto due bambini a una delle sue figlie, ridotta in miseria, e la stampa italiana preferisce tacere. Non solo: la figlia dell’Avvocato ha appena riaperto la devastante guerra per l’eredità, facendo emergere – dalle carte giudiziarie – un autentico giacimento di denaro trafugato dall’Italia e nascosto all’estero. Un tesoro che era rimasto nascosto, alla morte dell’Avvocato: cinque miliardi di euro in Svizzera più altri cinque a Panama, saltati fuori dallo scandalo “Panama Papers”, senza contare i 9 miliardi di euro – in lingotti d’oro – stipati dalla famiglia Agnelli al Freeport, il bunker super-sorvegliato allo scalo aeroportuale di Ginevra, che custodisce il denaro sporco dei narcotrafficanti colombiani e degli oligarchi russi.Tuona Moncalvo: sono tutti soldi sottratti al fisco italiano, nonostante il fiume di denaro statale elargito alla Fiat. Ma i media – giornali e televisioni – non se ne occupano minimanente: scelgono invece di rintronare il pubblico con il gossip più frivolo, come quello sulle finte nozze della starlette Pamela Prati. Perché “Chi l’ha visto” non parla della stranissima sparizione (e morte) di Edoardo Agnelli, il figlio “eretico” dell’Avvocato che si era permesso di contestare la designazione di John Elkann? Viviamo in una bolla mediatica, dice Magaldi a “Border Nights”: persino una fonte brillante come “Dagospia”, in fondo, non va oltre il chiacchiericcio e lo scandalismo innocuo. Mai che si sbilanci, il newsmagazine di Roberto D’Agostino, nel denunciare i micidiali complotti dell’unica, vera massoneria di potere. Un caso esemplare? Quello di Pino Cabras, deputato 5 Stelle: in un convegno promosso a Londra dal Movimento Roosevelt, ha detto chiaro e tondo che leghisti e grillini sono divisi su tutto, ma tengono duro per resistere al Deep State che condiziona il governo gialloverde fin dall’inizio, quando Sergio Mattarella si oppose alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Cabras è un parlamentare autorevole, vicino a Di Maio. Vista la fonte, la notizia era più che solida. Ma nessuno l’ha raccolta.Vietato scandalizzarsi, naturalmente, anche se ce ne sarebbe motivo. Altro capitolo, l’obbligo vaccinale (i media: latitanti). Primo atto: a fine 2017, la commissione parlamentare difesa parla di 5.000 militari italiani, di cui 1.000 già morti, colpiti da gravissime malattie (al 50% causate, secondo i medici, da vaccinazioni somministrate in modo incauto). Poi: la Regione Puglia – l’unica a istituire la farmacovigilanza attiva – rivela che, su 10 bambini pugliesi vaccinati, ben 4 hanno sofferto reazioni avverse. Terza notizia: l’ordine dei biologi scopre vaccini “sporchi”, con tracce di diserbanti tossici nelle dosi, nonché vaccini privi degli agenti immunizzanti. Qualche eco di queste notizie affiora, in sordina, sul “Fatto”, su “Libero” e su “La Verità”, mentre è solo “Il Tempo” di Franco Bechis a sparare con decisione sullo scandalo dei vaccini inquinati. Silenzio assoluto, dalle grandi testate cartacee e radiotelevisive. Per questo ormai conquista audience la super-nicchia del web informativo: un video di “ByoBlu” può far registrare anche 200.000 visualizzazioni, mentre molte testate considerate autorevoli – i cui direttori bivaccano nei talkshow – spesso non superano le decina di migliaia di copie vendute. Non è un caso che l’Ue abbia imposto un bavaglio di sapore medievale, al web, con la scusa del copyright. Né è casuale il successo crescente di “Border Nights”, dove a innescare le rivelazioni più clamorose, molto spesso, sono proprio le domande del pubblico, direttamente in chat. Voglia di esserci, di partecipare, di sapere: c’è un’Italia in movimento, che non ne può più di omissioni e bugie.Mentre ancora bruciava Notre-Dame, ci ha pensato l’avvocato Paolo Franceschetti a spiegare cosa significhi, davvero, dare alle fiamme la cattedrale francese: una chiesa-simbolo, cara ai Templari e consacrata segretamente al “divino femminile”, da parte dei monaci-guerrieri che per primi, nel medioevo, sognavano di unire l’Europa abbattendo frontiere e monarchie dispotiche, complici dell’oscurantismo vaticano, all’indomani del feroce sterminio dei Catari. Proprio a Parigi, nel 1314, fu arso vivo Jacques de Molay, ultimo gran maestro dei Cavalieri del Tempio. Alcuni superstiti ripararono in Scozia, da cui – si racconta – avrebbero impresso il loro marchio sulla futura massoneria moderna. Ha provveduto il massone progressista Gioele Magaldi a confermare la chiave “anti-templarista” del rogo nella capitale francese: non un incidente, ma un attentato incendiario per colpire un simbolo della concordia europea per la quale lavorò (e lavora tuttora) il circuito massonico internazionale di segno democratico, oggi ostile ai massoni “contro-iniziati” come Angela Merkel, Mario Draghi ed Emmanuel Macron. Analizi, notizie, suggestioni e spiegazioni. Dove riceverle? Non dalle pagine del “Corriere della Sera” o del “Fatto Quotidiano”, e men che meno dai telegiornali.
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Nostra Signora del Templari: sapete cos’è bruciato a Parigi?
Quanti sanno che la cattedrale di Notre-Dame de Paris è un progetto templare dedicato in apparenza alla Maddalena, ma in realtà alla Dea Madre, la Terra? Lo efferma il simbologo Paolo Franceschetti, avvocato, a lungo impegnato a far luce su misteri italiani e delitti rituali. In un intervento a “Border Nights” all’indomani del rogo nella capitale francese, Franceschetti rivela che Notre-Dame, dopo Chartres, doveva servire a «riportare sulla Terra l’energia femminile, oscurata per secoli dal Vaticano». Il web complottista è a caccia di possibili retroscena sull’eventuale origine dolosa del disastro. L’unica certezza, per ora, è la sicurezza ostentata dalle autorità, convinte di poter escludere la pista terroristica. L’ombra del templarismo, però, negli ultimi anni ha scosso Parigi: richiamavano direttamente la simbologia templare gli attentati affidati alla manovalanza dell’Isis. Una strana “firma”, per siglare fatti di sangue particolarmente efferati, come se si trattasse di una vendetta: proprio a Parigi fu bruciato sul rogo Jacques de Molay, l’ultimo gran maestro dell’Ordine del Tempio, i cui superstiti poi confluirono in parte nella futura massoneria (di seguito, le rifessioni testuali di Franceschetti).Cosa potrebbe voler dire, oggi, colpire Notre-Dame? In teoria, dovrebbe servire a portare ancora più squilibrio in un’epoca in cui lo squilibrio è voluto e preventivato. “Deve” esserci: anche astrologicamente, siamo in un periodo di squilibrio. L’attuale congiunzione di Plutone con Saturno è terribile, e quindi stiamo subendo anni terribili (chi conosce l’astrologia sa che, da quel punto di vista, “deve” andare così). E probabilmente ci sono forze del bene che sono “troppo forti”, quindi qualcuno potrebbe aver voluto ripristinare – in negativo – l’equilibrio. Notre-Dame è una delle chiese templari più importanti del mondo, insieme a quella di Chartres. Chratres è la prima, e anche la più bella. I Templari, poi, resisi conto che il simbolismo di quella cattedrale era un po’ troppo evidente, insieme ad altre cose che avrebbero voluto celare, nelle cattedrali successive quei simboli li hanno resi più criptici, più difficili da decifrare. Quindi Notre-Dame è un gradino sotto Chartres, come bellezza e anche come simbologia, però è il simbolo della divinità femminile: per questo non l’hanno chiamata “Maria, madre di Gesù”, o Madonna. No, è Notre-Dame: nostra signora, cioè un titolo generico dato a una divinità femminile.In Notre-Dame, i Templari vedevano più la Maddalena, che la Madonna. Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia – dicono gli esperti – cita la “madonna” diverse decine di volte, ma la verità è che Dante (tranne che in un passo, in cui cita davvero la madre di Gesù) non cita mai Maria di Nazareth: è sempre un’altra figura, mai ben identificata – la Maddalena, o altro: non c’è comunque mai un riferimento esplicito alla Madonna. E Dante era un templare: sappiamo che scrisse la Divina Commedia proprio quando i Templari andavano a processo e temevano di essere distrutti. Per evitare che fosse disperso il patrimonio di conoscenze templari e rosacrociane Dante scrisse quell’opera, che è la sintesi della sapienza templare. Senza mai alludere a Maria, madre di Gesù, i Templari hanno dedicato alla “madonna” tutte le loro chiese. San Bernardo è il vero creatore dei Templari, anche se non quello ufficiale: all’inizio, più della metà dei Templari erano suoi parenti, o conoscenti intimi. Quindi, dietro ai Templari c’erano San Bernardo e il movimento cistercense. San Bernardo era un devoto della “madonna” e diffuse quel culto. Attenzione: non il culto della Madonna, ma il culto del femminile. Voleva ripristinare il culto dell’energia del femminile, violata dalla Chiesa cattolica, che era prettamente maschilista e aveva distrutto tutto ciò che era energia femminile.Fu questo che i Templari ripristinarono. Come? Costruendo una serie di cattedrali, che non a caso – se unite idealmente da trattini di penna, sulla carta geografica – formano la costellazione della Vergine. Era un modo per riportare in Terra l’energia della Vergine, cioè l’energia femminile. Le cattedrali gotiche, infatti, sono immense centrali energetiche: da una parte servivano energeticamente a elevare l’aura di chi vi entrava, anche a loro insaputa, e dall’altra quelle “centrali energetiche” dovevano riportare sulla Terra l’energia femminile oscurata e messa in disparte dalla Chiesa cattolica. Quindi, Notre-Dame è il simbolo dell’energia femminile. I Templari sapevano che, nei tarocchi, il Mondo – la ventunesima carta, quella che termina il ciclo degli arcani maggiori – è rappresentato da una donna. La donna è al centro di un ovale, con ai lati i quattro evangelisti. Chiaro il messaggio: la Terra è un essere vivente, ed è femminile, dotato di energia femminile. I Templari erano convinti del fatto che uno degli squilibri che determinavano l’assetto del mondo – allora come oggi gravato da guerre, carestie – fosse proprio l’eccesso di energia maschile. In quel modo, con quelle cattedrali, intendevano restaurare il femminile nel mondo. E Notre-Dame è la più importante, di quelle cattedrali-simbolo del femminile come equilibrio, e anche della Terra come essere vivente.I Templari pensavano che siamo tutti figli, parti infinitesimali di questo essere, la Terra, che è molto più grande di noi, al punto da sfuggire alla nostra comprensione. Gli stessi antichi, del resto, la pensavano come un essere vivente (non a caso la si chiama Madre Terra, spesso ritenendola una dea, esattamente come gli altri pianeti: esseri viventi superiori a noi). Noi pensiamo di essere l’unica forma di vita importante nell’universo, e usiamo anche su Marte i nostri parametri vitali, perché abbiamo stabilito che solo la nostra è vita. Ma questa è una follia. I Templari invece erano degli iniziati che conoscevano perfettamente queste realtà. Infatti hanno costruito quei capolavori, le cattedrali, su cui ci sarebbe molto da dire: i loro sistemi simbolici sono tuttora sconosciuti a molti ricercatori, che si domandano come mai avessero costruito determinate cose, e non riescono a capire come siano state erette quelle guglie altissime con dei mezzi che oggi faremmo fatica a utilizzare, per arrivare allo stesso risultato. Ecco i maestri costruttori: la scienza del costruttore era la scienza del vero sapiente, da cui poi nacque la massoneria. Liberi muratori, appunto: la loro era la scienza dei costruttori, impegnati a “riportare il divino in Terra”.Agli scettici vale la pena ricordare alcuni numeri, che riportano il templarismo nella storia recente. Per esempio, il “processo” che le Brigate Rosse fecero ad Aldo Moro inizia 666 anni dopo il processo ai Templari. Qual era il simbolo delle Br? La stella a cinque punte. E qual era, invece, il simbolo della Dc? La croce rossa su sfondo bianco: la stessa dei Templari. Quindi, secondo un’interpretazione simbologico-esoterica (fondata sul ribaltamento speculare, ndr), erano “i Templari” che vendicavano se stessi, dopo 666 anni. Essendo stati distrutti ai primi del 1300, e avendo il loro ultimo maestro Jacques de Molay giurato vendetta contro il sovrano e contro il Papa, i Templari hanno continuato a lavorare in segreto. Si sono ricostituiti e hanno portato a compimento quello che era il loro progetto: l’Europa unita, verso un mondo unito. Il Nuovo Ordine Mondiale, sostanzialmente, è un progetto templare. E dato che con la morte di Moro partiva una nuova era finanziaria – perché lo Sme, il nuovo sistema monetario europeo, partì subito dopo la morte di Moro – quel delitto politico può essere considerato, esotericamente, come un immenso sacrificio rituale, di portata internazionale, per sancire e formalizzare l’inizio dell’Unione Europea. Lì nacque il progetto della moneta unica, che ha comportato l’attuale devastazione socio-economica.“La Repubblica” scrive che l’incendio della cattedrale di Notre-Dame è «la Waterloo dell’idea di nazione». E aggiunge: «Il fuoco è cieco, è vero; ma nell’Europa che diventa sovranista, con Notre-Dame sta bruciando l’idea di nazione», visto che quello andato in fiamme «è il tetto che ci copriva tutti». Dunque le nazioni danno sempre più fastidio, al progetto mondialista? Si utilizza un simbolo per fare un discorso politico? Probabilmente, dietro a questi articoli, c’è un messaggio in codice. Cosa volevano fare, i Templari? Volevano fondare un unico Stato internazionale, e infatti crearono i loro centri, chiamati “commende”, dal Portogallo alla Terrasanta. Erano monaci e guerrieri; riunivano regalità (la saggezza del sovrano) e spiritualità. L’unione tra regalità e spiritualità era andata distrutta. Anticamente, il Re era anche sacerdote, e spesso era saggio. Prima di Carlo Magno, in Francia, regnavano i Re Merovingi, che erano saggi Re-sacerdoti. La loro memoria è stata distrutta, ma era stata un’epoca straordinaria: ai tempi dei Merovingi non c’erano analfabeti, perché era il Re che insegnava alla popolazione. Si racconta che guarissero i malati con il tocco delle mani, perché avevano compiuto profondi percorsi spirituali (tutte cose di cui, oggi, gli storici riderebbero).I Templari, dunque, volevano instaurare un sistema di Re-sacerdoti, di monaci guerrieri ma saggi, e che fosse transnazionale, oltre gli Stati nazionali. Ci stavano riuscendo, infatti, e in modo geniale: con il denaro. Il loro unico obbligo era la protezione dei pellegrini in Terrasanta (non potevano impugnare le armi per altri motivi). Cominciarono allora a prestare denaro a tutti gli Stati. Formalmente dipendevano dalla Chiesa, ma in realtà erano una specie entità indipendente, di Stato all’interno dei vari Stati. Alla fine, divenuti troppo potenti, vennero scoperti e distrutti. Poi però hanno rifatto lo stesso progetto: il Nuovo Ordine Mondiale è un sistema ideale, retto da iniziati assai più saggi del popolo, idonei a governare la massa. La democrazia? E’ solo teorica: per l’autogoverno del popolo servirebbero le informazioni essenziali, che invece la massa non ha. “Loro” sanno benissimo che la democrazia è una burla, e infatti l’hanno instaurata proprio per poter governare in segreto, in silenzio, per poi instaurare questo Nuovo Ordine, il cui ruolino di marcia sta avanzando perfettamente. Uno degli strumenti che i Templari usarono per ottenere il potere era il denaro: loro, infatti, hanno creato il sistema finanziario attuale. Erano il banconmat dell’epoca: potevi depositare il denaro in una loro “commenda” ottenendo in cambio un certificato; andavi in giro con quello e non con le monete, così non rischiavi di essere derubato, e poi potevi ritirare il capitale in qualunque parte del mondo sotto il loro controllo.Di fatto, i Templari hanno fondato il sistema bancario attuale. Hanno creato poi la Svizzera, provvedendo a renderla indipendente da ogni altro Stato. Non a caso la bandiera della Svizzera è il simbolo templare, sia pure leggermente modificato nel colore. E avendo giurato di distruggere la Chiesa e gli Stati nazionali, stanno tuttora perseguendo quell’obiettivo. Come lo distruggono, uno Stato? Sempre nello stesso modo, col denaro: le crisi economiche. Usano quello stesso strumento che i primi Templari avevano creato per il benessere di tutti, e che non era stato capito. Le forze oscure all’epoca distrussero i Templari, e oggi i loro “eredi” si vendicano, metaforicamente, distruggendo tutto a loro volta, sempre con quel denaro che si voleva utilizzare per il bene del popolo. La verità è che nei secoli questi Templari, poi confluiti anche nella massoneria, hanno sì limitato il potere degli Stati nazionali e abbattuto il potere temporale della Chiesa cattolica, ma sono stati infiltrati dalle correnti peggiori, quelle più nere. Così abbiamo il perseguimento di questa agenda, che va verso un Nuovo Ordine Mondiale. Teoricamente sarebbe un obiettivo condivisibile, ma non con questi mezzi – cioè la distruzione sistematica di intere popolazioni, disagi sociali, guerre a ripetitizione nei paesi del terzo mondo per farne emigrare gli abitanti e preparare qui una immensa mescolanza, facilmente centralizzabile quando – fra qualche decennio – le nazioni non esisteranno più.(Paolo Franceschetti, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti nella trasmissione web-radio “Border Nights” del 16 aprile 2019).Quanti sanno che la cattedrale di Notre-Dame de Paris è un progetto templare dedicato in apparenza alla Maddalena, ma in realtà alla Dea Madre, la Terra? Lo afferma il simbologo Paolo Franceschetti, avvocato, a lungo impegnato a far luce su misteri italiani e delitti rituali. In un intervento a “Border Nights” all’indomani del rogo nella capitale francese, Franceschetti rivela che Notre-Dame, dopo Chartres, doveva servire a «riportare sulla Terra l’energia femminile, oscurata per secoli dal Vaticano». Il web complottista è a caccia di possibili retroscena sull’eventuale origine dolosa del disastro. L’unica certezza, per ora, è la sicurezza ostentata dalle autorità, convinte di poter escludere la pista terroristica. L’ombra del templarismo, però, negli ultimi anni ha scosso Parigi: richiamavano direttamente la simbologia templare gli attentati affidati alla manovalanza dell’Isis. Una strana “firma”, per siglare fatti di sangue particolarmente efferati, come se si trattasse di una vendetta: proprio a Parigi fu bruciato sul rogo Jacques de Molay, l’ultimo gran maestro dell’Ordine del Tempio, i cui superstiti poi confluirono in parte nella futura massoneria (di seguito, le riflessioni testuali di Franceschetti).
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Cade ogni politico, se non serve più al potere che ci domina
un po’ di vertigine, il saggio “Psyops” di Solange Manfredi, che illumina settant’anni di “guerra psicologica”, condotta in Italia. Indovinato: siamo il paese-cavia per eccellenza, dove sono state testate le peggiori tecniche di manipolazione, anche le più sanguinose (Gladio). Nessun’altra nazione, in Europa – ricorda l’autrice, in un’intervista alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda” – ha subito altrettante atrocità, a causa del terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, che ha utilizzato servizi segreti e pedine dell’estremismo per mettere in piedi gli agguati degli anni di piombo e le stragi impunite nelle piazze. Pensiamo a una sigla come la Falange Armata: ha firmato 500 rivendicazioni, tra il ‘92 il ‘94, quando Tangentopoli abbatteva la Prima Repubblica e le bombe affidate alla manolavanza mafiosa condizionavano il sanguinoso esordio della Seconda, nata per sacrificare l’Italia del benessere e portarla a soccombere di fronte all’oligarchia finanziaria di Maastricht e del Trattato di Lisbona. L’Isis? E’ l’ultimo capolavoro della strategia della tensione a livello internazionale, riprodotta fedelmente secondo il modello sperimentato in Italia. C’è il referendum per la secessione della Scozia dal Regno Unito? Benissimo, e chi decapita, l’Isis, il giorno prima? Ovvio: uno scozzese. Negli Usa si vota per limitare ulteriormente le libertà del cittadino, con la scusa della sicurezza? E quindi è proprio un ostaggio americano, alla vigilia, a offrire la gola alla mannaia dello Stato Islamico.La regia è scandalosamente evidente, dice Solange Manfredi, così come il movente – per nulla connesso con Allah – dello stesso fondamentalismo religioso mediorientale, creato a tavolino per evitare che il Medio Oriente svoltasse verso il socialismo. Negli anni ‘50, ricorda l’autrice del saggio, i paesi arabi erano largamente laici. «Prima del golpe occidentale che portò al potere Saddam, l’Iraq aveva un ministro donna e si preparava a dare l’indipendenza ai curdi». Così, il governo di Baghdad è stato “suicidato”. Tutto ciò è orrendo? Certamente, ma dobbiamo sapere che è la regola. La storia non lo ammette? Lo si può capire: spesso è il sistema stesso a scriverla, imponendo la sua versione alla scuola. Storia, cioè guerre: nessuno dei conflitti che ricordiamo – dice Solange Manfredi – è stato innescato dai motivi ufficialmente noti. Dietro ogni guerra c’è una causa segreta, e il casus belli è sempre un’invenzione o comunque una manipolazione: da Pearl Harbor, dove il bombardamento giapponese era perfettamente atteso, al Golfo del Tonchino, in cui nessuna artiglieria vietnamita sparò mai contro la flotta Usa. Fino ovviamente all’11 Settembre, servito come alibi per invadere l’Iraq e l’Afghanistan, per poi terremotare tutto il Medio Oriente.Cronologia recente: primavere arabe, caduta di Mubarak in Egitto, morte di Gheddafi in Libia, guerra in Siria contro Assad, devastazione dello Yemen. Emergenze umanitarie e crisi dei migranti? Appunto. C’è sempre un’attenta regia che predispone gli scenari, pur scontando anche l’imprevedibilità relativa delle variabili. Certo, i colpi principali vanno spesso a segno: Mattei viene ucciso quando fa diventare l’Italia troppo ingombrante a livello geopolitico, e Moro è assassinato per gambizzare l’economia mista, pubblico-privata, che dovrà cedere il passo al neoliberismo. A sua volta, lo svedese Palme soccombe prima che possa diventare segretario generale dell’Onu, impedendo – fra le altre cose – la nascita dell’Ue nella sua attuale configurazione antidemocratica e antipopolare. Ma se gli eroi restano mosche bianche (Moro fu minacciato da Kissinger in modo brutalmente mafioso), la regola è invece un’altra: il politico di turno – Renzi, Formigoni – viene fatto uscire di scena quando non serve più, al potere che ne aveva assistito l’ascesa.Un meccanismo del quale il soggetto (premier, capo-partito, ministro) non è neppure pienamente consapevole, il più delle volte, salvo che per un aspetto: appena raggiunge la vetta, dice Fausto Carotenuto a “Border Nights”, la sua vita di trasforma in un inferno. Motivo: «Il suo primo pensiero, la mattina, diventa questo: chi ce l’ha con me? Chi vorrebbe farmi fuori?». Di manipolazione, Carotenuto se ne intende: per anni ha orientato il lavoro dei servizi segreti Nato. Oggi è approdato a una scelta drastica: la rinuncia sostanziale alla politica, giudicata impraticabile perché interamente manipolata. Un grande inganno, un gioco di specchi in cui nessuno è davvero quel che dice di essere. Dal canto suo, analizzando a fondo la storia italiana contemporanea sulla base di migliaia di documenti desecretati, a cominciare da quelli che comprovano l’arruolamento della mafia e di molti uomini-chiave del nazifascismo, da parte degli Usa, per controllare l’Italia post-bellica in senso anti-Urss, Solange Manfredi insiste su un punto: non è detto che i politici su cui il potere investe siano per forza mediocri, ma è essenziale che abbiano almeno un punto debole (da usare al momento oppurtuno, per liquidarli).In altre parole: un cavaliere senza macchia non diventerà neppure assessore. E se qualcuno sfugge al controllo – come Sankara – durerà al massimo una manciata di mesi, prima di venir tolto di mezzo. Il connotato etico dell’analisi si basa sulla distanza tra la verità ufficiale e quella sottostante, tra la democrazia ideale e sostanziale (espressa “in purezza”) e la post-democrazia attuale, completamente svuotata, ormai dominata in modo sempre più evidente dall’invadenza di gruppi di potere privatistici, economici e finanziari. Peraltro, sottolinea Gioele Magaldi nel suo saggio “Massoni” uscito a fine 2014, non è certo piovuta dal cielo neppure la sacrosanta democrazia cui fa giustamente riferimento Solange Manfredi: la prassi dell’uguaglianza – pari opportunità, diritto di voto, Stato laico, legge sovrana emanata dal Parlamento eletto dai cittadini – è il frutto storico dell’impegno settecentesco della massoneria, che ha “fabbricato” la Rivoluzione Francese e poi creato gli Usa. Viviamo dunque in una specie di colossale laboratorio zootecnico, come sostiene Marco Della Luna? Siamo prigioneri di uno smisurato allevamento planetario, popolato da masse interamente manipolate?Probabilmente è così da sempre, suggerisce Paolo Rumor nel saggio “L’altra Europa” basato sulle rivelazioni dell’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori dell’europeismo novecentesco già durante la Seconda Guerra Mondiale. La tesi: un organismo-fantasma, denominato “la Struttura”, reggerebbe le sorti del pianeta in modo ininterrotto, da qualcosa come 12.000 anni. Le 36 Ur-Lodges supermassoniche presentate da Magaldi potrebbero esserne l’estrema propaggine contemporanea? Dilaga il cosiddetto complottismo, anche perché il potere – sempre reticente – si è fatto aggressivo e sfacciato, nella sua alluvione quotidiana di “fake news”, cioè menzogne ufficiali truccate da notizie. Per un osservatore coraggioso e indipendente come Massimo Mazzucco, non manca il risvolto positivo: è vero che l’intrasfruttura web è comuque sempre controllata dai soliti poteri fortissimi, ma milioni di persone – proprio sulla Rete – oggi possono condividere informazioni preziose, non ortodosse, non convalidate dall’ufficialità. Informazioni di cui fino a ieri sarebbe stato impensabile disporre, e che tuttora – non a caso – sono irrintracciabili sui media mainstream, giornali e televisioni.Sta letteralmente esplodendo anche il fenomeno della nuova archeologia, che probabilmente costringerà gli storici a rivedere le narrazioni correnti sulla stessa origine dell’umanità sulla Terra. Narrazioni secolari cadono in pezzi: le ultime scoperte inducono a retrodatare (di parecchi millenni) monumenti fortemente simbolici come le piramidi, mentre affiorano un po’ ovunque i reperti che spingono gli studiosi della paleo-astronautica a ritenere che i nostri antenati siano venuti in contatto, nella notte dei tempi, con esseri sbarcati dallo spazio (probabilmente, i nostri “fabbricatori genetici”). Di qualcosa del genere parla il biblista Mauro Biglino, per anni traduttore dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo: il suo Yahvè – alla lettera – non ha nulla di “divino”. Non è eterno, né onnisciente, né onnipotente. E il suo rapporto col cielo è mediato dal Kavod, un velivolo rombante e pericoloso. Sono ancora gli Elohim come Yahvè a dominarci, attraverso i loro fiduciari terrestri? «Se un giorno si scoprisse che è così non me ne stupirei», dice Biglino, che però aggiunge: «Immagino che l’attuale esplosione demografica non fosse prevista: siamo oltre 7 miliardi, cioè tantissimi. Troppi, per qualsiasi potere dominante». Come dire: la partita è aperta, forse ce la possiamo giocare. Davvero?Il fatalismo complottistico è ben rappresentanto da celebrità come Davide Icke: i suoi invincibili Rettiliani finiscono per ricordare un po’ gli alieni molesti evocati da Corrado Malanga attraverso le sue ricerche, interamente fondate sull’ipnosi regressiva: ipotetici nemici troppo superiori per poter essere contrastati? La convinzione dell’esistenza di uno strapotere insormontabile (almeno, per via ordinaria) induce lo stesso Carotenuto a consigliare di lasciar perdere la politica: è tempo perso, dice. Meglio dedicarsi amorevolmente al prossimo: non è solo etico, ma anche funzionale. Ed è l’atteggiamento che il sistema di dominio più teme, perché è virtualmente contagioso. I politici? Ometti, per lo più. Scelti, dice Solange Manfredi, in base alle loro debolezze. Non sempre, certo: non tutti. Ma la lezione è utile per chi oggi assiste con delusione al declino del governo gialloverde, che ha ceduto su tutta la linea per sottomettersi ai poteri che usano Bruxelles per dominare i paesi come l’Italia. Guai, però, a sottovalutare il popolo: è vero che è sempre condizionato da precise élite, ammette Magaldi; ma da sole – aggiunge – quelle élite non le potrebbero fare, le rivoluzioni. Quella di cui si sente il bisogno oggi ha un nome preciso, si chiama democrazia. Rappresenta un’eresia della storia, un prodotto recentissimo. Di fabbricazione massonica? Certo. Ma alzi la mano chi vorrebbe tornare al potere del dittatore, all’arbitrio del monarca o del Papa-Re. Forse, come dice Mazzucco, la buona notizia è che oggi, nonostante tutto, se ne può parlare: in fondo gli orizzonti sono aperti, come non era mai successo.Sembra il nostro paladino, finalmente: l’amico del popolo. E invece è il loro uomo, l’ennesimo. Scelto per durare il necessario, capace di cavalcare l’onda grazie alle sue qualità, al suo appeal mediatico. Ma il “casting” iniziale ha individuato anche il punto debole, già in partenza. Esempio: corruzione, sete di potere e denaro. Oppure ambizione smodata, passione per le donne, o magari abuso di droghe e altre debolezze private. Saranno i tasti da pigiare al momento opportuno, quando l’ometto non servirà più e andrà bruciato. Di colpo, il suo dossier – compilato fin dall’inizio e pronto da anni – finirà ai magistrati (e alla stampa). Risultato: morte civile. Succede sempre, di continuo, secondo uno schema cinico e quasi noioso, nella sua monotonia. Formigoni e Renzi? Sembrano solo gli ultimi nomi della lista. Poi ci sono altri personaggi, di ben maggior peso. Magari finiscono in esilio ad Hammamet, o peggio: assassinati come Moro, fatti esplodere in aria come Mattei. Via loro, avanti un altro. Il gioco continua, perché serve a non cambiare mai le regole. E i padroni di quelle regole non siamo noi, salvo rarissime eccezioni, destinate a durare poco – come Olof Palme, premier svedese freddato da un killer nell’86, o Thomas Sankara, rivoluzionario leader del Burkina Faso massacrato nell’87 dopo soli quattro anni di governo, in cui aveva creduto di poter mettere fine, per davvero, alla schiavitù finanziaria dell’Africa.
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Chiesa, Mazzucco, Messora, Fusaro: quante verità oscurate
«È la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente». Lo dice uno straordinario Humphrey Bogart alla fine del film “Deadline” di Richard Brooks (in italiano, “L’ultima minaccia”). Era il 1952: una profezia. Ancora oggi, ufficialmente, le Torri Gemelle sono crollate per colpa dell’impatto con aerei dirottati. La “demolizione programmata” è stata ormai dimostrata da oltre duemila architetti e ingegneri, eppure per l’11 Settembre la “verità” resta quella palesemente falsa. Grazie a chi? Ai media mainstream, che spacciano “fake news” governative. Il primo a denunciarlo, riguardo al caso delle Twin Towers, in Italia fu Giulietto Chiesa, con il libro “La guerra infinita”, uscito nel 2003 per Feltrinelli (e vendutissimo, nonostante il silenzio di giornali e televisioni). Ebbe più fortuna mediatica qualche anno dopo Massimo Mazzucco, con il suo esplosivo documentario “Inganno globale”, trasmesso da Mentana in prima serata a “Matrix”, su Canale 5. Un’eccezione, mai più ripetuta. «Arrivato a La7 – dice Mazzucco – Mentana poteva essere “il primo degli ultimi”, dando voce agli esclusi, e invece ha scelto di restare “l’ultimo dei primi”, accodandosi all’ufficialità». In compenso, ormai l’opinione pubblica più disincantata è letteralmente esplosa: milioni di persone, anche in Italia, la verità ufficiale non se la bevono più.Fino a ieri, ad esempio, sarebbe stato impensabile organizzare un evento come quello in programma il 13 gennaio a Treviso: con Mazzucco e Chiesa, insieme a personaggi come Claudio Messora di “ByoBlu”, Diego Fusaro, Enrica Perucchietti. A promuovere l’operazione-verità è l’associazione SalusBellatrix, coordinata da Francesca Salvador: una delle voci della nuova cultura italiana, indipendente dai circuiti mainstream. Verità “altre”, in tutti i campi: dalla sconcertante Bibbia tradotta (alla lettera) da Mauro Biglino, al potere occulto delle 36 superlogge che dominano il mondo, svelato da Gioele Magaldi in “Massoni”, altro bestseller-fantasma (gettonatissimo dai lettori e oscurato da giornali e televisioni). Quanto conta, questa Italia? Abbastanza, se è vero che il Movimento 5 Stelle nato dal web ora è al governo, e che Marcello Foa (autore de “Gli stregoni della notizia”, che mette alla berlina i media e le loro menzogne) oggi è presidente della Rai. Conta parecchio, la nuova società in subbuglio, non solo nel nostro paese: se l’oligarca tedesco Günther Oettinger (Commissione Ue) ottiene una legge-bavaglio per frenare il web limitando i link e obbligando le piattaforme a filtrare i contenuti dei blog, un altro oligarca (Emmanuel Macron, prodotto massonico di casa Rothschild) è costretto a vedersela con i Gilet Gialli che paralizzano la Francia.Vuoi vedere che i pionieri come Francesca Salvador avevano visto giusto, anni fa, quando cominciarono ad aggregare platee attorno ai primi narratori eretici? Sono tante, in Italia, le entità culturali come la trevigiana SalusBellatrix: attraverso YouTube, sono riuscite a fare opinione diffondendo informazioni e idee. C’è un’Italia che il mainstream l’ha semplicemente aggirato, prendendolo alle spalle. Un dirigente del Cnr si lascia scappare, da Bruno Vespa, che è in un corso un esperimento di controllo climatico mondiale? A completare l’informazione provvede Mazzucco, nell’appendice YouTube della web-radio “Border Nights”: spiega che, già durante l’alluvione di Firenze, lo stesso Cnr emise un rapporto sui test, allora in corso, di “inseminazione” delle nubi per aumentare le precipitazioni. Forse così risulta meno oscura la possibile origine di fenomeni disastrosi, come i nubifragi che hanno raso al suolo le foreste delle Dolomiti. Il cielo è sempre meno blu, rigato fin dal mattino dalle scie stranamente persistenti rilasciate dagli aerei? Mentre il mainstream tenta di deridere chi “crede alle scie chimiche” (neanche fossero un dogma di fede, anziché un fenomeno visibile), sempre su “Border Nights” il generale Fabio Mini, già dirigente della Nato, avverte: i cittadini hanno il diritto di pretendere spiegazioni esaurienti, finora mai fornite, su questo fenomeno.«Remare contro la corrente della menzogna e dell’inganno – ammette Giulietto Chiesa – è faccenda che richiede pazienza quasi infinita, e anche rischio: può costare la vita». Costa sicuramente «la rinuncia a onori e prebende». E comporta «la disponibilità di non avere, in vita, alcun riconoscimento pubblico delle verità che sono state scoperte». Perché i “padroni universali” e i loro “gate keepers” hanno i mezzi per impedire che le vere notizie arrivino agli occhi e alle orecchie delle grandi masse popolari, spesso così condizionate – ormai da decenni – da non riuscire neppure ad accettarle, certe verità imbarazzanti. Lo sanno benissimo anche gli altri relatori della conferenza di Treviso: non poteva sperare, Mazzucco, che facesse il giro dei telegiornali la rivelazione dell’ultimo suo documentario “American Moon”, che dimostra – grazie al contributo dei più famosi fotografi del mondo – che le immagini del presunto “allunaggio” diffuse in mondovisione nel 1969 erano state realizzate in studio. Dalla trincea di “ByoBlu”, lo stesso Messora – cui Google ha rimosso di colpo la possibilità di finanziarsi con la pubblicità – sa benissimo quanto cosa lottare per informare i concittadini.Per dirla con Diego Fusaro, si tratta di dribblare «i padroni del discorso e la manipolazione di massa». Ne sa qualcosa Enrica Perucchietti, che ha spiegato – in brillanti saggi – come le “fake news” spacciate dai media servano anche a coprire il terrorismo “false flag”, quello che in Europa non colpisce mai nessun centro di potere, ma solo e sempre innocui passanti. “Fake news” sono anche quelle che proteggono, molto spesso, il business di Big Pharma, specie nel caso dei vaccini: ben poco spazio è stato concesso, mesi fa, alla notizia dei 7.000 militari italiani ammalatisi dopo frettolose somministrazioni. Quasi-silenzio anche sulla Puglia, dove la Regione – l’unica ad aver istituito un servizio di “farmacovigilanza atttiva” – ha scoperto che, tra i bambini appena vaccinati, 4 su 10 subiscono reazioni avverse. Là dove invece non si può tacere, perché la fonte è il presidente dell’ordine dei biologi, si cerca di far passare per pazzo il “disturbatore”, peraltro intervistato da un unico giornale, “Il Tempo”, diretto da Franco Bechis. Eppure, la notizia veicolata dal rappresentante dei biologi italiani, Vincenzo D’Anna, è clamorosa: sono stati scoperti vaccini contaminati (con antibiotici, feti abortiti e persino diserbanti agricoli) e vaccini inefficaci, perché privi nei necessari agenti immunizzanti.Di verità scientiche occultate è esperto Giorgio Iacuzzo, un altro degli esperti attesi a Treviso: ha lavorato nel cinema scientifico e tecnologico, scrive per periodici italiani e stranieri ed è pronto a rivelare alcuni dei “segreti di Stato in pillole” di cui è a conoscenza. Verità indicibili attorno al mondo scientifico, come quella sull’espianto degli organi: si intitola “Morte cerebrale, verità o finzione”, la relazione a cura del professor Rocco Maruotti, primario di chirurgia. Ulteriori informazioni, al pubblico di Treviso, saranno fornite da Sonia Saterini Burighel, della Lega Antipredazione Veneto. Tema: “La confusione in atto, in ordine alla donazione di organi, imposta nelle anagrafi quando il cittadino va a rinnovare la carta d’identità”. Primo passo: evitare gli equivoci. Che sono quotidiani (e spesso voluti, nel mondo dell’informazione) specie se c’è di mezzo una traduzione: lo conferma Paola Iacobini, laureata a Londra in mediazione linguistica. E’ un oceano, ormai, l’ambito di quella che un tempo si sarebbe chiamata controinformazione, all’epoca in cui il giornalismo aveva ancora una sua dignità: magari era reticente in qualche caso per compiacere l’editore, ma non aveva ancora abdicato alla sua funzione. Per il Premio Pulitzer americano Seymour Hersh, oggi non piangeremmo milioni di morti, se solo la stampa avesse smesso di fare il suo dovere: avremmo avuto meno stragi, meno guerre, meno terrorismo “sotto falsa bandiera”.Secondo Giulietto Chiesa, sempre assai pessimista sul destino che ci attende, c’è però uno spiraglio di luce, che si è aperto soltanto in quest’ultimo decennio: «La perdita del controllo da parte di coloro che erano certi di esserselo già definitivamente assicurato, per i secoli dei secoli». Sempre per Chiesa, la fibrillazione dei “gate keepers” sta assumendo vertici così acuti «da lasciarci supporre che temano di essere travolti dagli stessi strumenti di controllo e dominio che ritenevano le loro creazioni più perfette». Aggiunge: «Sono ora impegnati allo spasimo per costruire dighe atte a frenare il fiume e i canali per deviarne le correnti». Certo, siamo ancora molto lontani dall’ora della verità. «Ma a noi resta la sottile soddisfazione di osservare il terrore che pervade i dominatori e la loro affannosa ricerca di una via d’uscita». Fausto Carotenuto, già analista geopolitico dell’intelligence Nato (ora passato a una visione spiritualistica dell’esistenza), insiste su una tesi: almeno un terzo dell’umanità starebbe letteralmente uscendo dal letargo. «Se il mondo sta diventando così feroce – dice – è proprio perché i decisori lo sanno, e temono questo risveglio che ormai è in corso, e che sarà inarrestabile». Il sistema di dominio affina strumenti di manipolazione sempre più sofisticati? Vero, ma c’è anche il rovescio della medaglia: «Ci controllano perché ci temono. Facciamo paura, perché siamo tanti. Il nostro problema? Non ce ne rendiamo conto. Crediamo che i dominatori siano invincibili. Ma non lo sono, e lo sanno».(Sul sito dell’associazione SalusBellatrix sono rintracciabili tutte indicazioni per partecipare alla conferenza “E’ la stampa, bellezza”, domenica 13 gennaio 2019 a Treviso).«È la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente». Lo dice uno straordinario Humphrey Bogart alla fine del film “Deadline” di Richard Brooks (in italiano, “L’ultima minaccia”). Era il 1952: una profezia. Ancora oggi, ufficialmente, le Torri Gemelle sono crollate per colpa dell’impatto con aerei dirottati. La “demolizione programmata” è stata ormai dimostrata da oltre duemila architetti e ingegneri, eppure per l’11 Settembre la “verità” resta quella palesemente falsa. Grazie a chi? Ai media mainstream, che spacciano “fake news” governative. Il primo a denunciarlo, riguardo al caso delle Twin Towers, in Italia fu Giulietto Chiesa, con il libro “La guerra infinita”, uscito nel 2003 per Feltrinelli (e vendutissimo, nonostante il silenzio di giornali e televisioni). Ebbe più fortuna mediatica qualche anno dopo Massimo Mazzucco, con il suo esplosivo documentario “Inganno globale”, trasmesso da Mentana in prima serata a “Matrix”, su Canale 5. Un’eccezione, mai più ripetuta. «Arrivato a La7 – dice Mazzucco – Mentana poteva essere “il primo degli ultimi”, dando voce agli esclusi, e invece ha scelto di restare “l’ultimo dei primi”, accodandosi all’ufficialità». In compenso, ormai l’opinione pubblica più disincantata è letteralmente esplosa: milioni di persone, anche in Italia, la verità ufficiale non se la bevono più.
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Carpeoro: fatevi un regalo, ricordatevi che dovrete morire
Quello della presenza del male nella nostra vita, nel mondo, è un vecchio problema: se ne sono occupati in tanti, anche Agostino di Ippona. Il concetto di male bisogna distinguerlo, perché noi a volte possiamo confondere un po’ le carte, scambiando una cosa per un’altra. Bisogna stare attenti a definirlo, il male. Certo, la nostra è un’epoca di grandissima confusione. Ma non è definibile come male assoluto, soprattutto in senso etico assoluto. Noi abbiamo fatto un po’ di pasticci, e questi pasticci derivano da scelte, alcune fatte nel Novecento ma altre anche prima, che poi hanno prodotto le loro “belle” conseguenze: scegliendo l’energia che deriva dagli idrocarburi abbiamo mandato a ramengo la natura. Ma abbiamo mandato a ramengo anche i rapporti, perché poi le cose che succedono in Siria e in Libia succedono proprio per la presenza dei giacimenti di idrocarburi. Diciamo che il protagonista negativo degli ultimi 20-30 anni è la Francia. Lo so che tutti si aspetterebbero che parlassi degli Stati Uniti d’America, ma in realtà non è così. Quello che è successo in Siria e in Libia è colpa della Francia. E al 50-60%, gli attentati commessi in Europa sono colpa della Francia.
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Moncalvo: Agnelli segreti, il potere Usa dietro a Marchionne
Chiedetevi chi mise Sergio Marchionne alla guida della Fiat, e capirete anche perché – alla morte di Gianni Agnelli, nel 2003 – la figlia Margherita fu clamorosamente estromessa dal futuro della famiglia, cioè dal controllo della impalpabile ma potentissima società “Dicembre”, vera e propria cassaforte e cabina di regia dell’Avvocato. E’ la tesi che propone Gigi Moncalvo, autore del dirompente saggio “Agnelli segreti”, misteriosamente sparito dalle librerie ma acquistabile online attraverso il sito dello stesso Moncalvo, giornalista di lungo corso. In un intervento-fiume alla trasmissione web-radio “Forme d’onda”, Moncalvo sintetizza: il potere finanziario globalizzatore si è sostanzialmente “ripreso” la holding torinese, imponendo le sue decisioni (Marchionne, John Elkann) dopo che i nomi più celebri della finanza planetaria – Rothschild, Rockefeller – avevano “soccorso” l’allora giovane Agnelli, erede del complesso industriale torinese che si era immensamente arricchito soprattutto con la guerra fascista. Armi e mezzi, treni e camion, motori: forniture pagate in lingotti d’oro. Poi, i bombardamenti alleati e la ricostruzione degli stabilimenti, con il Piano Marshall. Da allora, “l’amico americano” non mollò più la Fiat. E alla morte del carismatico Avvocato fece emergere in modo evidente le sue scelte: Marchionne e la Chrysler, al culmine di una internazionalizzazione già avanzatissima, con la sede fiscale in Gran Bretagna e il lavoro sostanzialmente portato via dall’Italia.Autore di una minuziosa ricostruzione, basata essenzialmente sulle carte processuali prodotte dalla clamosa “guerra familiare” aperta da Margherita Agnelli per difendersi da quello che lei considera “il golpe del 2003”, Moncalvo ha riempito di voluminosi dossier un intero appartamento. Un lavoro di scavo giornalistico, il suo, magistralmente riproposto – a puntate – anche nelle trasmissioni “Reteconomy”, diffuse su YouTube. Focus: la controversia giudiziaria (non ancora esaurita, ma silenziata dai media) sulla vastissima eredità di Gianni Agnelli, in gran parte costituita da beni collocati all’estero: «Dal testamento emerse un ammontare che si aggirava sui 300 milioni di euro, inferiore a quelli di Pavarotti e Lucio Dalla, mentre oggi la vedova dell’Avvocato, Marella Caracciolo, è accreditata di una fortuna pari ad almeno 20 miliardi di euro, forse in parte custoditi in un bunker super-blindato all’aeroporto di Ginevra». Singolare, rileva Moncalvo, che tanto denaro sia stato parcheggiato all’estero, da un uomo a capo di un’azienda così pesantemente foraggiata dallo Stato italiano: straniera, oggi, anche la domiciliazione fiscale dell’ex Fiat, senza calcolare i conti (personali) nei vari paradisi fiscali del pianeta.Proprio la ricostruzione della reale entità patrimoniale del padre, ricorda Moncalvo, è stata il punto di partenza della clamorosa azione legale condotta da Margherita Agnelli, ex moglie di Alain Elkann e madre di Lapo e John, vistasi improvvisamente isolata: all’apertura del testamento, Margherita Agnelli scoprì che sua madre Marella e suo figlio John si erano accordati con i due plenipotenziari dell’anziano “monarca”, vale a dire Gianluigi Gabetti (amministratore dei beni di famiglia) e Franzo Grande Stevens, divenuto l’avvocato più importante, nella vita di Gianni Agnelli, dopo la perdita dello storico legale Vittorio Chiusano. L’intento di Margherita, spiega Moncalvo, era quello di riunire la famiglia – lei, la madre e il figlio – nella piena condivisione paritetica della “Dicembre”, vero e proprio forziere dell’impero Fiat, pur essendo una “società semplice” (senza neppure l’obbligo di presentare bilanci). Ma nello stesso giorno della lettura testamentaria, continua Moncalvo, Margherita Agnelli ebbe la più amara delle sorprese: sua madre Marella cedette gran parte delle sue quote della “Dicembre” all’allora giovanissimo nipote John, che a quel punto divenne formalmente l’unico vero padrone dei destini della “royal family”, senza però che vi fosse traccia di un’investitura (scritta) da parte del nonno. Come se, appunto, l’operazione fosse stata il frutto di una occhiuta regia esterna, affidata all’abilissima “manovalanza” di Gabetti e Grande Stevens.Il primo a protestare per lo strano ingresso nel board Fiat dell’imberbe John Elkann era stato Edoardo Agnelli, che nella “Dicembre” non aveva mai neppure voluto mettere piede. Poco prima di essere ritrovato senza vita ai piedi di un viadotto dell’autostrada Torino-Savona, il figlio “ribelle” dell’Avvocato confidò al “Manifesto” che trovava inappropriata la nomina del 21enne John nel Cda della Fiat, a pochi giorni dalla morte del cugino “Giovannino” (Giovanni Alberto) Agnelli, figlio di Umberto, lanciatissimo nella carriera aziendale ma stroncato da un tumore a soli 33 anni. John Elkann, ricorda Moncalvo, in fondo deve la sua attuale posizione a una serie terribile di decessi: il nonno Gianni, lo zio Umberto, il cugino Giovannino e, ovviamente, lo stesso Edoardo, sulla cui fine – l’ipotetico volo dal viadotto di Fossano – le prime ombre furono sollevate dal regime iraniano, secondo cui il figlio dell’Avvocato sarebbe stato “suicidato dai sionisti”. Evidente l’allusione (velenosa) ad Alain Elkann, il padre di John, ebreo osservante. Secondo lo studioso italiano Gianfranco Carpeoro, Alain Elkann sarebbe un autorevole esponente nel B’nai B’rith, esclusiva massoneria ebraica strettamente controllata dal Mossad, mentre lo sfortunato Edoardo Agnelli, fratello di Margherita, aveva aderito all’Islam e addirittura al Sufismo. Una celebre foto lo ritrare in preghiera a Teheran, di fronte all’ayatollah Alì Khamenei.Nella visione di Moncalvo (autore non solo di “Agnelli segreti”, ma anche de “I lupi e gli agnelli”) la tragica fine di Edoardo è ben presente, ma il giornalista evita accuratamente qualsiasi tentazione complottistica. Moncalvo preferisce stare ai fatti: e le carte (specie quelle prodotte da Margherita Agnelli) raccontano di una sostanziale svolta, nel management e nella proprietà dell’impero ex-Fiat, che appare imposta da lontano, come se i veri dominus del destino del gruppo non risiederesso più a Torino. Un “trasloco” reso lampante dall’avvento di Marchionne, ma in realtà risalente – nelle intenzioni – a un passato assai meno recente. Ai microfoni di “Forme d’onda”, Moncalvo parla addirittura del primissimo dopoguerra, quando l’allora giovane “vitellone” Gianni Agnelli, rinomato playboy, «viveva in una sfarzosa villa in Costa Azzurra, disertata però dal bel mondo dell’epoca, che non perdonava al rampollo torinese la fortuna del nonno, costruita con le commesse militari del fascismo». Tutto cambiò, dice Moncalvo, quando Gianni Agnelli incontrò «la donna più importante della sua vita: Pamela Churchill Harriman», nuora dello statista britannico. «Da quel momento, la nuova fidanzata gli aprì porte prima impensabili: le grandi banche d’affari americane, i Rothschild, i Rockefeller. Potenze finanziarie, coinvolte nel Piano Marshall che poi avviò la “resurrezione” della Fiat devastata dalle bombe alleate».Del resto, è noto che lo stesso Gianni Agnelli scrisse la prefazione (nell’edizione italiana) dello storico saggio “La crisi della democrazia”, vero e proprio manifesto del pensiero unico neoliberista, commissionato da quella Commissione Trilaterale di cui lo stesso Avvocato era membro, accanto a personaggi come Henry Kissinger e David Rockefeller. Moncalvo invita a far luce sull’insieme, collegando i fili su cui il giornalismo nostrano sorvola regolarmente. Per poi scoprire, magari, che alla morte dell’Avvocato quel super-potere si è semplicemente ripreso il pieno controllo dell’impero torinese, a lungo affidato alla sapiente guida politica del principe degli industriali italiani. Un monarca intoccabile, ricorda Moncalvo: avvicinandosi la tempesta di Tangentopoli, Gianni Agnelli ottenne l’immunità parlamentare da Francesco Cossiga, che lo nominò senatore a vita, mentre l’avvocato Chiusano “blindò” la Fiat dall’insidioso attacco di Mani Pulite, che aveva già portato all’arresto del numero tre del gruppo, Francesco Paolo Mattioli, la mente finanziaria della holding torinese.Riuscirono a fare della Fiat un’eccezione, dice Moncalvo: grazie al magistrale Chiusano, si stabilì che il tribunale competente non sarebbe stato quello dell’area dove erano stati contestati i reati (Milano) ma quello di Torino, sede dell’azienda. «Un po’ come se la Juventus giocasse sempre e solo in casa». E a proposito di Juve: «Mai, con l’Avvocato in vita, si sarebbe potuta contestare legalmente la gestione Moggi, togliendo scudetti alla squadra fino a retrocederla in Serie B». Moncalvo spiega così sua la passione per il giallo-Agnelli: «La dirompente azione legale di Margherita ha permesso di svolgere finalmente un’attività giornalistica, attorno alla famiglia più potente d’Italia, sempre protetta dalla micidiale autocensura degli stessi giornalisti, e non solo». Pensate, aggiunge, che il film-capolavoro “Il silenzio degli innocenti”, con Anthony Hopkins e Jodie Foster, uscì in tutto il mondo con il titolo originale, “The silence of the lambs”, cioè quello del romanzo di Thomas Harris, da cui era tratto. Solo in Italia, «senza alcun riguardo per l’opera di Harris», al “silenzio degli agnelli” si preferì quello, molto meno rischioso, degli “innocenti”.(Sono due i saggi di Moncalvo sulla famiglia Agnelli, stranamente irreperibili in libreria ma comodamente acquistabili sul sito dell’autore. Il primo: Gigi Moncalvo, “Agnelli segreti”, sottotitolo “Peccati, passioni e verità nascoste dell’ultima ‘famiglia reale’ italiana”, 522 pagine, 20 euro. Contenuto: “Processi di cui nessuno parla, testamenti ’segreti’, amori clandestini, morti sospette, eredità contese, prestanome all’estero, evasioni fiscali: a undici anni dalla morte dell’Avvocato, finalmente senza censure la saga familiare più avvincente d’Italia”. Il secondo: Gigi Moncalvo, “I lupi e gli agnelli”, sottotitolo “Ombre e misteri della famiglia più potente d’Italia”, 476 pagine, 20 euro. Contenuto: “Mi hanno rubato i figli per farne degli eredi Agnelli”. Il racconto delle verità, dei retroscena, delle ‘trappole’, dei documenti inediti che hanno fatto da contorno alla guerra dichiarata da Margherita alla sua famiglia. E viceversa…).Chiedetevi chi mise Sergio Marchionne alla guida della Fiat, e capirete anche perché – alla morte di Gianni Agnelli, nel 2003 – la figlia Margherita fu clamorosamente estromessa dal futuro della famiglia, cioè dal controllo della impalpabile ma potentissima società “Dicembre”, vera e propria cassaforte e cabina di regia dell’Avvocato. E’ la tesi che propone Gigi Moncalvo, autore del dirompente saggio “Agnelli segreti”, misteriosamente sparito dalle librerie ma acquistabile online attraverso il sito dello stesso Moncalvo, giornalista di lungo corso. In un intervento-fiume alla trasmissione web-radio “Forme d’onda”, Moncalvo sintetizza: il potere finanziario globalizzatore si è sostanzialmente “ripreso” la holding torinese, imponendo le sue decisioni (Marchionne, John Elkann) dopo che i nomi più celebri della finanza planetaria – Rothschild, Rockefeller – avevano “soccorso” l’allora giovane Agnelli, erede del complesso industriale torinese che si era immensamente arricchito soprattutto con la guerra fascista. Armi e mezzi, treni e camion, motori: forniture pagate in lingotti d’oro. Poi, i bombardamenti alleati e la ricostruzione degli stabilimenti, con il Piano Marshall. Da allora, “l’amico americano” non mollò più la Fiat. E alla morte del carismatico Avvocato fece emergere in modo evidente le sue scelte: Marchionne e la Chrysler, al culmine di una internazionalizzazione già avanzatissima, con la sede fiscale in Gran Bretagna e il lavoro sostanzialmente portato via dall’Italia.