Archivio del Tag ‘vittime’
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Maoz: non c’è perdono, la guerra ci trasforma in assassini
In una situazione tra la vita e la morte, in cui la seconda è tangibile quanto la prima, non si può avere un codice etico. In guerra ogni morale sparisce. Se fai questioni morali, i tuoi soldati muoiono. Le persone normali non uccidono, ma la guerra crea una formula perché questo possa accadere. E’ facile: metti un soldato in una situazione di pericolo di vita e lui inizierà ad ammazzare, perché l’istinto di sopravvivenza è più forte di tutto. Al mondo ci sono buoni e cattivi, in guerra ci sono solo cattivi. Ma tutti sono vittime.
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Dossier choc: così Israele ha macellato bambini a Gaza
Come sterminare intere famiglie inermi, bambini compresi, massacrati a freddo. E’ il 7 gennaio 2009, il villaggio di Izbat Abd Rabbo viene circondato dai tank israeliani, nell’ambito dell’operazione Piombo Fuso contro la Striscia di Gaza. Dalle abitazioni, i palestinesi odono la voce di un megafono, che intima loro di abbandonare le case. Da una di queste, venti minuti dopo, escono in fila indiana un uomo, sua moglie, le loro tre figlie e la nonna. La famigliola sventola bandiere bianche. Le bambine non lo sanno, ma stanno per morire. Saranno macellate senza pietà dai soldati israeliani.
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Inventori di malattie: per vendere farmaci a persone sane
«Il nostro sogno è inventare farmaci per gente sana»: la frase, attribuita ad Henry Gadsen, direttore generale della multinazionale farmaceutica Merck, riassume la filosofia del “Disease mongering”, ovvero: la scienza (mostruosa) degli “inventori di malattie” che creano patologie a tavolino per poi vendere più farmaci. L’argomento, delicatissimo, è stato affrontato il 9 ottobre a Genova, a poche settimane dalla storica sentenza di patteggiamento siglata dalla multinazionale farmaceutica Pfitzer. L’azienda sborserà 2,3 miliardi di dollari: la sanzione punisce la spregiudicatezza degli informatori scientifici e la corruzione dei medici al fine di aumentare le prescrizioni.
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Mazzette ai Taliban? Roma: falso, denunciamo il Times
L’Italia avrebbe pagato i Talebani per scongiurare attacchi contro le proprie truppe in Afghanistan: questa “prassi”, per la quale avrebbe protestato l’ambasciatore Usa a Roma, sarebbe costata la vita a soldati francesi, che si credevano al sicuro. L’accusa, clamorosa, proviene dal Times di Londra, che il 15 ottobre ha firmato un durissimo attacco contro il governo italiano. Che smentisce e replica: «Tutto falso, è solo spazzatura. Reagiremo querelando il giornale londinese».
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Italia boom, è il secondo produttore mondiale di armi
Non solo moda e cibo. Anche fucili, pistole, bombe, velivoli, mezzi blindati e corazzati. E’ la nuova frontiera del made in Italy, il record dell’export nazionale: l’Italia ha superato la Russia ed è ora il secondo produttore mondiale di armi, dopo gli Usa. Nel 2008, l’industria italiana ha infatti venduto armamenti per 3,7 miliardi di dollari. Cifre da capogiro, per un mercato di cui si parla pochissimo, rappresentato da prodotti-emblema, ad alta tecnologia, come l’elicottero d’attacco A-129 Mangusta, il primo progettato in Europa, e l’ormai celebre veicolo blindato Lince, che protegge le pattuglie dalle mine in agguato tra le insidiose piste afghane.
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Maggiani: Messina, vittime consenzienti coi loro carnefici
Pioggia, smottamento, frana, distruzione, morte, tragedia. Più precisamente: un po’ di pioggia in più dell’augurabile – un nubifragio che è la normalità nell’anomalo andamento del clima – per i soliti smottamenti, la solita distruzione, i soliti morti, la solita tragedia. Nei soliti posti, nelle solite città, nelle solite regioni, perché, come da tempo immemore constatiamo, piove sempre sul bagnato. E poi ascoltare, leggere, vedere, che, come è la norma in quei posti, in quelle città, in quelle regioni, la tragedia era annunciata e ritenuta inevitabile. Che non poteva che andare così, premesso che se la pioggia cade su Messina, ad abbattere le case e le vite, è lo sfregio, l’illecito, l’abuso
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Lerner: date a Messina quel che le serve davvero
«Nella città dello Stretto il numero dei dispersi nel fango è ancora talmente elevato che si temono cinquanta morti. Persone che vivevano nel pericolo senza che alcuna autorità pubblica muovesse un dito». La cronaca ci mette impietosamente davanti agli occhi il terrore, le sofferenze e le devastazioni inflitte alla popolazione delle periferie montane di Messina: «Stiamo parlando di una delle regioni, la Sicilia, e di una delle città, Messina, peggio amministrate d’Italia», scrive Gad Lerner sul suo blog, facendo eco all’allarme lanciato dal capo della protezione civile, Guido Bertolaso: edilizia scriteriata e abusiva, abitazioni costruite su versanti franosi e sul letto dei torrenti.
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Maggiani: non fu Mike a insegnarci l’italiano
Ieri mattina alle dieci in punto il Paese si è fermato, raccolto in un afflato unisono di commozione e rispetto, come solo accade quando è chiamato a considerare la perdita di un grande bene comune, la tragedia di se stesso riflessa nella tragedia di un lutto. Ieri mattina alle dieci, il Paese ha dato il suo addio a Mike Bongiorno, l’immortale genio della televisione a scopo di lucro, creatore del quiz a premi in lingua italiana, antesignano della formula dello show musicale con ospiti, maestro e mentore di tre generazioni di concorrenti alla Ruota della Fortuna.
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I morti e la pietà, ogni guerra è una guerra civile
Ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso. Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vedere, a riempircene gli occhi.
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Mini: le nostre truppe senza strategia dal 2002
L’attentato di Kabul «aggiunge altra nebbia al ruolo italiano». Lo afferma il generale Fabio Mini, intervistato da Alfonso Desiderio per “Limes”. «In termini più crudi – aggiunge Mini – sorge la prima domanda: che ci stiamo a fare? Oppure, come qualcuno già si chiede, quanti morti vale l’Afghanistan?». E’ duro il giudizio del generale, già comandante delle forze Nato in Kosovo, secondo cui dal 2002 non è più chiara la funzione della presenza italiana a Kabul, dopo che la Nato ha assunto la guida della missione. Rivelatasi disastrosa (e sanguinosa) la strategia di Bush, ora si attende l’unica soluzione possibile: che dovrà essere indicata da Barack Obama.
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Morire a Kabul, tra i signori dell’oppio e dell’uranio
Via le truppe dall’Afghanistan? Lo chiedono Umberto Bossi (Lega Nord) e Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) dopo l’attentato a Kabul che il 17 settembre ha ucciso 6 parà della Folgore, ferendone altri 4 e infliggendo all’Italia il più grave lutto, dopo la strage irachena di Nassiriya. Mentre Bossi auspica che «i nostri ragazzi» tornino a casa «per Natale», Ferrero chiede il ritiro immediato: «La presenza del contingente italiano in Afghanistan è figlia di una politica assurda e sbagliata. Non è bastata neppure a garantire elezioni regolari, visti i colossali brogli da parte del governo-fantoccio di Hamid Karzai, denunciati dagli osservatori internazionali».
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Addio a Teresa Strada, presidente di Emergency
«La serenità consapevole con la quale è andata incontro alla conclusione del suo tempo ha espresso la determinazione e il coraggio che rappresentano la verità della nostra azione in un’attività che ha dato senso alla sua e alla nostra esistenza». Emergency ha annunciato così la morte della sua presidente, Teresa Sarti Strada, che si è spenta a 63 anni nella sua casa di Milano. Ad assisterla il marito Gino, con il quale nel ‘94 aveva fondato l’organizzazione che cura le vittime civili delle guerre, e la figlia Cecilia. Qualche ora prima era stata trasferita dalla struttura sanitaria torinese che l’aveva in cura per una malattia che l’affliggeva da due anni.