Archivio del Tag ‘vittime’
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Raid Nato in Libia per stroncare la resistenza di Gheddafi?
La Nato si prepara a intervenire in Libia per dare manforte ai ribelli anti-Gheddafi che stanno liberando il paese. Missione militare umanitaria: questa la formula dell’intervento armato che sembra si stia preparando in tutta fretta. Forse anche un raid aereo sui bunker di Tripoli per liquidare il Colonnello e stroncarne la sanguinosa resistenza a oltranza. La notizia trapela il 25 febbraio, di prima mattina: il segretario generale dell’Alleanza Altantica, Anders Fogh Rasmussen, ha convocato una riunione d’emergenza. In prima linea, inglesi e francesi: il premier britannico Cameron si è detto pronto anche all’impiego di forze speciali: per una possibile missione “chirurgica”?
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Cancro e uranio impoverito: colpo di spugna sulla strage?
Da anni è il primo sospettato della strage silenziosa che colpisce i soldati in missione, ma ora si vorrebbe semplicemente cancellarlo dalle carte, con un colpo di spugna. E’ l’uranio impoverito, il temibile metallo radioattivo usato per proiettili e corazzature: bruciando, sprigiona nell’aria le micidiali nano-particelle che provocano tumori, leucemie e linfomi. E’ la cosiddetta “sindrome dei Balcani”: il bilancio, tra le sole forze armate italiane, ammonta a 45 morti e 500 soldati malati. Le stesse “polveri di guerra” avrebbero contaminato anche Quirra, il poligono sardo dove si sta accertando il proliferare del cancro nelle campagne circostanti. Eppure, il governo si appresta a non riconoscere l’agente-killer. Il cancro tra i soldati? Colpa dei tatuaggi, del fumo e degli zampironi anti-zanzara.
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D’Elia-choc: Battisti libero, criminale è il carcere italiano
«Lo Stato italiano è un delinquente abituale. Basta considerare che le nostre carceri sono strumenti di tortura». E «la nostra classe politica sta ragionando secondo la logica parabrigastista del “colpirne uno”, e cioè Cesare Battisti, per assolverne cento». L’ex deputato radicale Sergio D’Elia, leader di “Nessuno tocchi Caino”, grida «onore a Lula». L’intervista che D’Elia consegna a Tommaso Labate del “Riformista” è di quelle destinate a lasciare un segno nel dibattito sulla mancata estradizione del pluriomicida esponente dei Pac, Proletari armati per il comunismo. Già segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, con alle spalle 12 anni di carcere per terrorismo (Prima Linea), D’Elia difende la scelta del Brasile di non consegnare all’Italia Battisti.
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Afghanistan, guerra infinita: all’Italia costerà 3 miliardi
Altro che fine delle ostilità: la guerra d’occupazione occidentale in Afghanistan durerà almeno altri quattro anni, ma la presenza militare straniera proseguirà senza limiti ben oltre il 2015. Questo è il piano che Barack Obama ha presentato al vertice atlantico di Lisbona: altri 48 mesi di guerra “dura”, alla Petraus, con bombardamenti aerei e raid notturni delle forze speciali, al termine dei quali dovrebbe avvenire il ritiro del grosso dei reparti combattenti, da completare (Talebani permettendo) entro la fine del 2014. Ma sul campo resteranno migliaia di soldati Nato a fianco dell’esercito afghano, impegnato a proseguire la guerra forse per molti anni. Se anche l’Italia resterà a Kabul, si calcola che spenderà altri 3 miliardi di euro.
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L’Espresso svela la guerra segreta degli italiani
«I guerriglieri hanno paura dei “veicoli neri” della Folgore mentre non temono le jeep color sabbia degli americani e delle forze occidentali. Il capo dell’intelligence locale ritiene che questo terrore nasca dalle perdite che la Folgore ha inflitto ai miliziani nelle ultime operazioni». E’ la “guerra segreta” dei soldati italiani in Afghanistan, che ora l’Espresso mette in copertina. «Un segreto di pulcinella: tutti sapevamo, noi ne parliamo da quattro anni», scrive “PeaceReporter”. Ma attraverso “L’Espresso”, la denuncia affronta ora i numeri dei media a grande diffusione: ci raccontano che i nostri soldati lavorano solo per aiutare la popolazione? In realtà, combattono e uccidono, con raid dal cielo e tra le case.
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Un anno di Emergency? La Russa lo spende in due giorni
Restare in Afghanistan, nonostante le ultime perdite – i quattro alpini rimasti uccisi a Farah – e anche se niente va come vorremmo. Secondo l’ex ambasciatore Sergio Romano, ora editorialista del “Corriere della Sera”, è necessario che l’Italia, insieme alle altre forze europee, resti nel paese asiatico al fianco delle truppe statunitensi «per obbligo di lealtà verso un alleato, Barack Obama, che fa del suo meglio per uscire da una situazione di cui non è personalmente responsabile». Con quello che il ministro La Russa spende in due giorni, replica Maso Notarianni, direttore di “PeaceReporter”, «si mantiene per un anno l’intero programma di “Emergency” in Afghanistan: un modo migliore e più economico per “sconfiggere al-Qaeda”».
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Stop alle cluster bomb, ma l’Italia non aderisce
Il segretario generale dell’Onu le chiama «armi ignobili», perché colpiscono soprattutto civili e in particolare bambini. Dal primo agosto è entrata in vigore la Convenzione che le mette al bando. Non hanno aderito Stati uniti, Cina, Israele e Russia, che sono i paesi che detengono più di un miliardo di «bombe a grappolo». Nemmeno l’Italia, paese produttore di cluster bomb, ha ancora ratificato la sua adesione: il motivo? E’ presto detto: in ballo ci sono 160 milioni di euro, ai quali l’Italia, grande produttore di armamenti destinati al mercato internazionale della difesa, non intende rinunciare.
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Sangue italiano: perché siamo in guerra (a 65 milioni l’anno)
Ieri altri due italiani sono morti in Afghanistan. Saltati in aria mentre cercavano di disinnescare un ordigno esplosivo collocato ai bordi di una strada. Due giorni prima Wikileaks ha pubblicato un corposo dossier in cui, tra le altre cose, si dice (fonte Esercito degli Stati Uniti) che gran parte degli ordigni esplosivi usati dai talebani sono costruiti utilizzando delle mine anticarro di produzione italiana riadattate. Nessuno ci dirà mai se questi due ragazzi morti in Afghanistan (e gli altri uccisi negli anni scorsi) siano stati colpiti dal made in Italy. Da quanto si legge, almeno uno dei nostri Lince è stato colpito con mine italiane.
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Macelleria Afghanistan, altro sangue italiano dal fronte
Ancora morte in Afghanistan fra i soldati italiani: il 17 maggio è toccato a due giovani alpini, dilaniati dall’esplosione di un ordigno che ha sventrato il veicolo blindato “Lince” sul quale viaggiavano, alla testa di un convoglio Isaf diretto a Bala Murghab, verso il principale teatro di combattimento settentrionale delle truppe italiane. Alpini, bersaglieri e paracadutisti sono impegnati da un anno in una lenta avanzata verso nord contro le forze talebane che controllano le aride vallate a ridosso del confine turkmeno, in una guerra che ora fa paura anche agli Usa: popolazione, parlamentari e persino militari sono sempre più critici.
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Emergency: l’atroce guerra dei bimbi amputati
Non sorridono più Najib e Naqib, due fratellini di 5 e 7 anni ricoverati all’ospedale di Emergency di Lashkargah. Le infermiere li coccolano e il giovane papà, Abdul Wali, li copre di baci e carezze. Ma a loro sembra non fare effetto. Sono arrivati qui sabato sera dalla base militare britannica di Camp Bastion: il più grande con il piede sinistro maciullato e una brutta ferita al braccio destro, il più piccolo con decine di schegge infilzate ovunque. Tutti e due ancora sotto shock per il dolore, lo spavento e il trauma di aver visto morire, davanti ai loro occhi, i due loro fratelli poco più grandi, Sadiq e Asrat, di 8 e 9 anni. Colpa di un razzo americano
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Afghanistan, la guerra contro i bambini: vergogna
Vergogna. E’ quella che proviamo tutti qui all’ospedale di “Emergency” a Lashkargah, Afghanistan, dopo l’inizio dell’ennesima ‘grande operazione militare’, che ogni volta è la più grande… Un profondo senso di vergogna per quello che la guerra, qualsiasi guerra, fa. Distruzione, morti, feriti. Sangue, pezzi di carne umana. Urla feroci e disperate. Non fa altro. Ma qualcuno ancora pensa che sia un buon modo per esportare ‘pace e democrazia’. In effetti la pace la stavano portando anche a Said Rahman, noto ‘insurgent’ della zona, ma quella eterna però. Si è beccato un proiettile in pieno petto, di mattina presto, mentre era in giardino.
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Dopo l’Iraq, i burattinai di Blair faranno guerra all’Iran
Lezioni non ne ha imparata nessuna. E se è apparso così tracotante e sicuro è perché si sente coperto dai poteri forti del mondo che hanno promosso la Guerra Finale (stavo per dire Infinita). Se Obama ha dato un’occhiata al Tony Blair sotto inchiesta a Londra, deve avere provato qualche brivido alla schiena. A meno che anche lui sia parte integrante del gioco, il Blair che afferma con sicurezza che la guerra irachena fu giusta (nonostante tutti sappiano che fu inventata da Bush e da lui) deve avergli fatto sentire più forti gli spifferi che, dal Pentagono, arrivano fin sotto il suo letto.