Archivio del Tag ‘violenze’
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Giovani, poveri e precari: la loro rabbia brucia l’Inghilterra
Londra non è come Parigi, non esistono le banlieue, i quartieri poveri convivono al fianco di quelli ricchi. E qualche volta questi due mondi inconciliabili entrano in conflitto. Mi sono tornati in mente i disordini del 1981, senza precedenti in Inghilterra, che dalla capitale, in particolare dal quartiere di Brixton, si sono estesi a Liverpool, a Manchester e in altre città. Sono rimaste nella storia del Paese: la polizia usò i lacrimogeni, cosa che in Italia è normale, ma in Inghilterra non lo è affatto. Era l’alba dell’era Thatcher, con una pesante crisi economica e drastici tagli alla spesa pubblica, proprio come oggi. E, come oggi, la rivolta non fu organizzata da alcun partito. Cominciò con un’esplosione di rabbia di giovani dell’underclass, il sottoproletariato urbano.
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Fiori, non sassi: la marea No-Tav beffa Maroni
«Maroni? Dovrebbe fare il sassofonista, non il ministro», scherza dal microfono un alpino in congedo, con in testa il cappello con la penna nera, in mezzo ai 15.000 dimostranti pacifici dell’ultima marcia No-Tav, da Giaglione a Chiomonte, il 30 luglio. Doveva essere «la giornata clou», secondo il titolare del Viminale, il “ministro della paura”: la decisiva battaglia campale in cui «fermare i violenti». Che però non si sono visti: niente sassi, ma fiori agli agenti antisommossa. «Siamo noi a decidere il da farsi, non la polizia», avverte il movimento valsusino, che incassa l’ennesimo trionfo popolare: la partecipazione era stata scoraggiata da inauditi appelli al boicottaggio da parte di media e politici, completamente ignorati. In valle di Susa hanno sfilato in massa cittadini, sindaci e anche una delegazione dall’Aquila.
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Carlo Giuliani No-Tav, in memoria di “Sole e Baleno”
«Ci vogliono morti perché siamo i loro nemici, e non sanno che farsene di noi perché non siamo i loro schiavi». Parola di Soledad Rosas, giovane anarchica argentina trovata morta in stato di detenzione l’11 luglio 1998, poco dopo il decesso del suo compagno Edoardo Massari, rinvenuto a sua volta impiccato nel carcere torinese delle Vallette. E’ la tragica fine della storia di “Sole e Baleno”, per molti aspetti ancora oscura, come quella dei 12 attentati dinamitardi e incendiari che nei mesi precedenti avevano scosso la valle di Susa. Di quegli attentati, affrettatamente definiti “eco-terroristici”, i due giovani erano stati erroneamente accusati, per poi essere scagionati fuori tempo massimo, post mortem. Tredici anni dopo, quella tragedia pesa ancora. Aggravata dallo strazio per l’anniversario della morte di una terza vittima, anch’essa legata ai primordi della causa No-Tav: Carlo Giuliani.
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Fuochi e bengala, assediato il “fortino” Tav di Chiomonte
Notte di tensione a Chiomonte, con almeno 600 manifestanti che per quattro ore hanno impegnato la polizia simulando un “assedio” all’area prescelta per il cantiere di avvio della Tav Torino-Lione, trentamila metri quadrati recintati e protetti da agenti e carabinieri, con il supporto di finanzieri, forestali e 150 alpini della Taurinense. I dimostranti hanno attaccato il “fortino” della Maddalena con lancio di bengala e puntatori laser, frastornando i “difensori” con cori, tamburi e bastoni sbattuti ritmicamente sulle recinzioni, intaccate in più punti. «Non daremo tregua alla militarizzazione della valle di Susa, imposta per un’opera devastante e inutile», dicono i No-Tav, cui la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
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«Battaglia in val Susa: cerchiamo prove contro gli agenti»
Percosse, minacce, violenze e lacrimogeni tossici sparati nel mucchio, ad altezza d’uomo. «Stiamo raccogliendo prove su eventuali abusi della polizia a Chiomonte, commessi fra lo sgombero del presidio il 27 giugno e la manifestazione del 3 luglio», avvertono i No-Tav. «Cerchiamo foto, video, referti: tutto il materiale sarà consegnato al team di avvocati del movimento, al fine di verificare se sussistano le condizioni per azioni legali in merito all’operato delle forze dell’ordine». Mentre ha fatto il giro del web il video del pestaggio su uno dei ragazzi catturati, il 5 luglio sono stati fermati quattro “mediattivisti” di Alessandria: «Intanto vi ammazziamo di botte come abbiamo fatto col vostro amico di merda».
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Torino No-Tav: le fiaccole fan più paura dei black bloc
Trentamila per i No-Tav, ma solo seimila per la questura. Oppure, a scelta, almeno diecimila per i quotidiani. O ancora: ventimila per la Fiom, che di conteggi ai cortei se ne intende. RaiTre si limita a parlare di “migliaia” di manifestanti, mentre il sito ufficiale No-Tav parla di 25.000 persone. Tantissime, comunque: troppe, in ogni caso, per chi le teme. E a ragione: l’8 luglio, Torino è stata letteralmente invasa. Non solo dai valsusini in lotta per difendere coi denti il proprio diritto al futuro, ma anche da migliaia di torinesi, per niente convinti dalle chiacchiere dell’establishment sulla sempre più fantomatica Torino-Lione; come osserva “La Stampa”, almeno metà del “popolo delle primarie” non se la sente di schierarsi contro la valle di Susa.
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Lerner: politica ipocrita, val Susa calpestata da 22 anni
Perché i sessantamila abitanti della Val di Susa, in netta maggioranza contrari, e per ottimi motivi, all’enorme cantiere dell’Alta Velocità, si sono ritrovati di fianco gli alleati peggiori, cioè i violenti militarizzati decisi allo scontro con le forze di polizia? Risposta: perché da 22 (ventidue) anni le forze politiche nazionali derubricano a «fastidi limitati» l’impatto che l’ennesima perforazione della montagna comporterà sulla popolazione locale. Non solo per deturpazione ambientale e stravolgimento delle abitudini di vita, ma anche per incremento (già tristemente verificatosi) delle malattie tumorali; in una zona che ha già pagato, con i tunnel ferroviari e autostradali del Frejus, un prezzo altissimo al cosiddetto progresso, senza riceverne contropartite adeguate.
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Tav, Travaglio: questi politici sono peggio dei violenti
Secondo voi quale autorevolezza può avere questa parodia di Bava Beccaris che è il ministrucolo Maroni nel denunciare le violenze contro la polizia quando lui è stato condannato in via definitiva, è un pregiudicato per violenze ai danni della polizia? La Lega Nord aveva organizzato una formazione paramilitare vietata dal codice penale e dalla Costituzione italiana allo scopo di costituirsi un esercito privato, le Camice Verdi, la Guardia Nazionale Padana e c’erano intercettazioni in cui si parlava, da Bossi in giù, di movimenti di armi per dotare questi cialtroni delle Camice Verdi per cercare elementi su questa formazione paramilitare, su questa banda, questa sì eversiva, questa sì organizzata, questa sì simile alle Br anche se ne era una parodia in menopausa.
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«Massacrato dalla polizia: temevo mi uccidessero»
Quando ci siamo avvicinati alla recinzione i No-Tav hanno aperto la rete del presidio, è partito un fitto lancio di lacrimogeni e c’è stata una risposta da parte dei manifestanti con lancio di oggetti e di pietre. Io ero lì nelle vicinanze, ero dietro, e a un certo punto è partita una carica da parte della polizia cha ha travolto tutti i manifestanti, io sono inciampato e sono caduto a terra, inerme, e sono stato preso a manganellate da circa dieci tra poliziotti e carabinieri. Urlavo “Basta, basta!”, fin quando ne ho avuto la forza, poi ho perso la forza anche di urlare “basta”, ma non finivano più. Ho provato a coprirmi il capo dopo aver ricevuto già 7-8 manganellate e hanno continuato fino a spezzarmi il braccio sinistro. Calci in faccia, calci nei testicoli. Poi mi hanno trascinato verso la loro base, un casotto che ospitava i mezzi e un deposito dei lacrimogeni.
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Vendola: la politica impari a rispettare la valle di Susa
Le violenze vanno isolate, assolutamente sì. Oscurano proprio le ragioni della protesta. Però è legittimo manifestare il dissenso, e anche da parte di un partito come Sel, che peraltro ha la nonviolenza nella sua genesi. I violenti mortificano le stesse ragioni del dissenso. Oggi non stiamo discutendo della gente della vallata che manifesta e contesta l’alta velocità, ma parliamo infatti di ferite e lacrimogeni. L’operazione subdola in questo momento è quella di privare di legittimazione il diritto a manifestare. Siamo davanti a una gigantesca frustrazione, inoltre, se non percepiamo quanto profonda sia la crisi di un vecchio paradigma dello sviluppo