Archivio del Tag ‘verità’
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Tasse e usura: salvare l’Italia dall’orrore dell’Eurozona
L’Italia uscì dalla seconda guerra mondiale povera, distrutta, semi-analfabeta, ma ricca di tre doti immense: la Costituzione del 1948, lo Stato democratico a Parlamento sovrano, una propria moneta. Nell’arco di meno di trent’anni, questa penisola priva di grandi risorse, senza petrolio, finanziariamente arretrata, diventa la settima potenza economica del mondo, prima fra tutte per risparmio delle famiglie. Fu il ‘miracolo italiano’ scaturito dalle tre immense doti di cui sopra. Oggi quelle doti sono state distrutte, e il paese è sprofondato nella vergogna dei Piigs, i ‘maiali’ d’Europa. I trattati europei, in particolare quelli associati all’Eurozona, ci hanno tolto la sovranità costituzionale, quella parlamentare e quella monetaria. Ci hanno tolto tutto. La crisi che oggi sta distruggendo l’economia e i diritti delle famiglie e delle aziende italiane come mai dal 1945 a oggi, viene da questo.
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No Tav, nemico pubblico: lupi, pecorelle e sciacalli
I valsusini sono abituati a rovinarsi pranzi e cene ascoltando i vari Tg, sicuramente un po’ masochisti; nel tempo hanno verificato una “professionalità” nel costruire servizi menzogneri, vere montature e tutta la gamma delle notizie farlocche. Il “caso pecorella” è davvero emblematico (febbraio 2012, occupazione dell’autostrada): Marco sfotte un poliziotto soprannominandolo “pecorella”. Per giorni e giorni quel video, postato sul sito del “Corriere della Sera” (debitamente tagliato nel punto in cui Marco conclude il suo ragionamento e si spinge a dire: «Comunque vi vogliamo bene lo stesso»), diventa un mantra, l’ossessione dei Tg. Non c’è guerra al mondo, emergenza umanitaria, crisi politica, disastro in grado di superare quella notizia che diventa: La notizia del giorno. E ancora nei giorni successivi. L’intento è chiaro: strappare di dosso al movimento NoTav quella simpatia istintiva che da qualche tempo l’avvolge e fa proseliti di ribellione in tutta Italia.
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Selvaggi, ma pacifici: i nostri antenati odiavano la guerra
Primo tabù infranto: la guerra non è nella natura dell’uomo. Secondo: a scatenarla non è la penuria, ma l’ingiustizia nella distribuzione delle risorse in tempi di abbondanza. Sono due ricercatori della finlandese Åbo Akademi, Douglas Fry e Patrick Söderberg, a fare a pezzi l’assunto cardinale del primo degli antropologi inglesi, Thomas Hobbes, per il quale la vita era «nasty, brutish and short». Il “brutish” era riferito a quell’incessante muovere guerra di tutti contro tutti che contraddistingueva lo “stato di natura”. Ebbene, tutto questo – su cui si basa l’egemonia planetaria anglosassone – è semplicemente falso. Lo affermano i due studiosi, il cui lavoro è apparso nell’ultimo numero di “Science” e su “Internazionale”. Fry e Söderberg hanno esaminato i comportamenti di 21 diverse tribù di cacciatori-raccoglitori tutt’ora nomadi, dislocate in tutti i continenti. Risultato: le aggressioni sono quasi sempre individuali e quasi mai organizzate. La guerra? Una pratica molto tarda, che quindi non può avere a che fare con lo “stato di natura” dell’essere umano.
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Giunti: non chiamatelo Tav, è solo una macchina da guerra
Da tecnico – professionale ma volontario – della Comunità Montana e delle associazioni ambientaliste, studio da anni i progetti della Torino-Lione. In quest’opera la tecnica non c’è più. Anzi, è stata pervertita. Il termine è di origine greca e significa “arte” nel senso di “perizia”, “saper fare”, “saper operare”. E’ l’insieme delle norme applicate e seguite in una attività, sia intellettuale che manuale. Implica l’adozione di un metodo e di una strategia nell’identificazione precisa degli obiettivi e dei mezzi più opportuni per raggiungerli (così Wikipedia). Di tutta questa sapienza non c’è traccia nei documenti che dovrebbero sostenere e realizzare la Torino-Lione. L’ultimo progetto presentato – il Definitivo della Prima Fase del lato italiano della Sezione Transfrontaliera – ammette candidamente di non conoscere com’è fatta la montagna che vorrebbe scavare per 57 km, ignora spensieratamente come raggiungere il tunnel da entrambi i lati, disobbedisce spudoratamente alle Prescrizioni imposte dal Cipe, dichiara tranquillamente ingenti impatti sull’acqua e sulla salute ma vanifica ogni legale valutazione dei danni, annuncia felicemente vantaggi fantastici ottenuti grazie a superlativi incrementi dei traffici continuamente smentiti dal Pil.
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Per chi lavora Napolitano, che rottama la Costituzione?
In base alla legge, il presidente della Repubblica dev’essere il massimo garante della Costituzione. Com’è che, al contrario, oggi è diventato il suo rottamatore? Accade da quando al Quirinale siede Giorgio Napolitano. Qualcuno ha osservato che «Napolitano sta cercando di limitare i danni». Davvero? «Altro che limitare i danni, Napolitano è il danno», protesta Aldo Giannuli: «Per molto meno, l’allora Pds stava per chiedere la messa in stato d’accusa di Cossiga per attentato alla Costituzione». Oggi siamo sull’orlo del baratro, se è vero che a cambiare la Carta non sarà il Parlamento, come prescrive la norma democratica, ma il governo, su diretta “ispirazione” del Colle, che proprio per questo ha “spiegato” che l’esecutivo Letta “deve” durare almeno fino al 2015. «E’ arrivato il momento di dire che siamo ad un passo dalla rottura costituzionale e dal colpo di Stato “bianco”», se Napolitano “impone” un presidenzialismo d’imperio per archiviare la Costituzione antifascista che, secondo Jp Morgan, va ormai cestinata perché col suo sistema di diritti “frena il business”.
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Craig Roberts: colpo di Stato, Obama ha tradito l’America
Gli americani hanno subito un colpo di Stato, anche se esitano ad ammetterlo. Il regime di Washington manca di legittimità costituzionale e giuridica. Gli americani sono attualmente governati da usurpatori secondo i quali l’esecutivo è al di sopra della legge e la Costituzione americana è né più né meno che carta straccia. Un governo non costituzionale è un governo illegittimo. I giuramenti di fedeltà comprendono la difesa della Costituzione “contro ogni nemico, straniero e interno”. Come vollero ben sottolineare i Padri Fondatori, il principale nemico è il governo stesso. Al potere non piacciono vincoli e restrizioni, e fa di tutto, sempre, per liberarsi da questi “lacci”. Alla base del regime di Washington c’è usurpazione di potere. Il Regime Obama, come quello passato Bush-Cheney, non è legittimo. Gli americani sono governati da un potere che comanda non in forza del diritto e della Costituzione, ma con le menzogne e la forza bruta. Quelli che oggi sono al potere considerano la Costituzione solo “una catena che gli tiene le mani legate”.
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Datagate: i falchi della cyber-guerra con Obama dal 2008
Quattro anni e mezzo dopo la sua prima, trionfale elezione, Barack Obama è nella burrasca: i suoi piani di cyber-guerra sono stati smascherati dall’ex analista della Cia e dell’Nsa, Edward Snowden, per catturare il quale la Casa Bianca è giunta a “sequestrare” l’aereo presidenziale di Evo Morales, imponendo ai paesi satelliti – Italia compresa – di negare il diritto di sorvolo al presidente della Bolivia, “atto di guerra” senza precedenti nella storia, in tempo di pace. Rilette oggi, assumono tutt’altro sapore le tempestive cautele che Paolo Barnard espresse già nel novembre del lontano 2008, all’indomani dell’avvento di Obama: «Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è “follow the money”». Cioè: “segui i soldi”, se vuoi capire la vera ragione delle cose. Era già tutto scritto, nell’elenco dei sostenitori del “primo presidente nero”: tra i suoi massimi sponsor, figurava il complesso militare-industriale incaricato di fronteggiare l’ascesa della Cina ricorrendo all’arma decisiva della “guerra informatica”, quella che ora il dissidente Snowden ha messo in piazza così clamorosamente.
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Americani a rischio povertà, ma non vedono il pericolo
Attenzione: l’America è ormai fragilissima ma non se n’è ancora accorta: tre statunitensi su quattro stanno vivendo del solo stipendio, ma la maggior parte di loro «si comporta come se il loro posto di lavoro fosse eterno: la verità è che i licenziamenti di massa possono verificarsi in qualsiasi momento». Non solo. Il 27% non ha un centesimo di risparmi, e il 46% dispone di risparmi inferiori a 800 dollari: «Meno di un americano su quattro ha abbastanza soldi per coprire sei mesi di spese», avverte “Tyler Durden”. Eppure, «sembra che la stragrande maggioranza non veda quello che sta arrivando: non capisce come funziona il nostro sistema finanziario, non capisce quanto sia vulnerabile», e in più «ha una fiducia cieca, come se i nostri leader sapessero esattamente cosa stanno facendo e se fossero in grado di risolvere i nostri problemi». Risultato: «La maggior parte degli americani non sono assolutamente preparati per affrontare la terribile tempesta che ci sta per colpire».
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Grecia, Cipro e Siria messe ko, per rubargli il gas dell’Egeo
Grecia, Cipro, Siria. Tre crisi ben distinte, secondo la narrazione mainstream: il debito pubblico non più tollerato dall’Europa del rigore, la fragilità del sistema bancario dell’isola mediterranea, la rivolta armata contro il regime di Assad. Peccato che nessuno veda cosa c’è sotto: ma proprio in fondo, là in basso, nel fondale marino dell’Egeo. Tecnicamente: uno smisurato giacimento di gas. Un tesoro inestimabile, a cui avrebbero accesso – per diritto internazionale – sia i greci massacrati dalla Troika, sia i ciprioti strapazzati da Bruxelles, sia i siriani assediati dai miliziani Nato travestiti da ribelli. Quel tesoro lo vogliono per intero, e a prezzi stracciati, le Sette Sorelle. E’ questo il vero motivo per cui si sta cercando di radere al suolo la sovranità della Grecia, di Cipro e della Siria. Non si tratta di una tesi, ma di fatti che il mondo diplomatico conosce. Parola di Agostino Chiesa Alciator, già console italiano in Francia. Che avverte: il disastro che ci sta rovinando addosso – crisi economica, catastrofe finanziaria, focolai di guerra permanente in ogni angolo del pianeta – ha una precisa di data d’inizio: 11 settembre. Non quello del 2001, le Torri Gemelle. Si tratta di undici anni prima: la caduta del Muro di Berlino.
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Spinelli: se l’Europa si scrollasse di dosso l’America spiona
Alcuni li chiamano talpe, o peggio spie. Altri evocano le gole profonde che negli anni ’70 permisero ai giornali di scoperchiare il Watergate. Sono i tecnici dei servizi segreti o i soldati o gli impiegati che rivelano, sui giornali, le illegalità commesse dalle proprie strutture di comando, dunque dallo Stato. Oggi tutti questi appellativi sono inappropriati. Non servono a indovinare uomini come Edward Snowden o Bradley Manning: le loro scelte di vita estreme, inaudite. Non spiegano la crepa che per loro tramite si sta aprendo in un rapporto euroamericano fondato sin qui su silenzi, sudditanze, smorte lealtà. Continuare a chiamarli così significa non capire la rivoluzione che il Datagate suscita ovunque nelle democrazie, non solo in America; e il colpo inferto a una superpotenza che si ritrova muta, rimpicciolita, davanti alla cyberguerra cinese.
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Giannuli: Bonino senza pudore, è la colf degli Usa in Italia
«Spiarsi tra alleati non è carino, ma basta leggere qualsiasi spy-story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori. Aspettiamo risposte, ma siamo fiduciosi: fra Stati Uniti ed Europa c’è spirito di collaborazione ed amicizia». Insomma: non lo fate più, che non è educato. Parola del ministro degli esteri Emma Bonino all’indomani dell’esplosione del caso Snowden, con anche l’imbarazzante divieto di sorvolo imposto dall’Italia all’aereo presidenziale di Evo Morales, sospettato di avere a bordo il super-dissidente che ha smascherato le trame americane per spiare (e ricattare) il resto del mondo, “cari alleati” inclusi. «Credevamo che l’ambasciatore Usa in Italia fosse mister David Thorne – commenta sarcastico Aldo Giannuli – ma prendiamo atto che c’è un rappresentante ancora più deciso di Washington». Emma Bonino, ministra-zerbino.
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L’America scopre l’avvento del fascismo diretto da Obama
Nel suo libro “Propaganda”, pubblicato nel 1928, Edward Bernays scriveva: «La cosciente e intelligente manipolazione delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse popolari è un elemento importante nella società democratica. Chi controlla questo meccanismo nascosto della società rappresenta un governo invisibile, che è il vero potere dominante del nostro paese». Nipote americano di Sigmund Freud, Bernays inventò il termine “pubbliche relazioni”, un eufemismo per “propaganda di Stato”. Avvertì che la continua minaccia al “governo invisibile” sarebbero stati chi racconta la verità ed un popolo accorto. Nel 1971, il “whistleblower” Daniel Ellsberg (“whistleblower” è chi, dall’interno di un sistema, segnala irregolarità o ne denuncia le cattive prassi) fece trapelare documenti governativi statunitensi conosciuti col nome di “The Pentagon Papers”, in cui si rivelava come l’invasione del Vietnam fosse sistematicamente basata sulla menzogna.