Archivio del Tag ‘valle di Susa’
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«Massacrato dalla polizia: temevo mi uccidessero»
Quando ci siamo avvicinati alla recinzione i No-Tav hanno aperto la rete del presidio, è partito un fitto lancio di lacrimogeni e c’è stata una risposta da parte dei manifestanti con lancio di oggetti e di pietre. Io ero lì nelle vicinanze, ero dietro, e a un certo punto è partita una carica da parte della polizia cha ha travolto tutti i manifestanti, io sono inciampato e sono caduto a terra, inerme, e sono stato preso a manganellate da circa dieci tra poliziotti e carabinieri. Urlavo “Basta, basta!”, fin quando ne ho avuto la forza, poi ho perso la forza anche di urlare “basta”, ma non finivano più. Ho provato a coprirmi il capo dopo aver ricevuto già 7-8 manganellate e hanno continuato fino a spezzarmi il braccio sinistro. Calci in faccia, calci nei testicoli. Poi mi hanno trascinato verso la loro base, un casotto che ospitava i mezzi e un deposito dei lacrimogeni.
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Vendola: la politica impari a rispettare la valle di Susa
Le violenze vanno isolate, assolutamente sì. Oscurano proprio le ragioni della protesta. Però è legittimo manifestare il dissenso, e anche da parte di un partito come Sel, che peraltro ha la nonviolenza nella sua genesi. I violenti mortificano le stesse ragioni del dissenso. Oggi non stiamo discutendo della gente della vallata che manifesta e contesta l’alta velocità, ma parliamo infatti di ferite e lacrimogeni. L’operazione subdola in questo momento è quella di privare di legittimazione il diritto a manifestare. Siamo davanti a una gigantesca frustrazione, inoltre, se non percepiamo quanto profonda sia la crisi di un vecchio paradigma dello sviluppo
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Grillo: la disperazione dei falliti che vogliono la Tav
Ieri in Val di Susa c’era la nebbia. Non era solo quella dei fumogeni. Era la nebbia della disinformazione. Oggi sono additato dai media di Stato (se un giornale è pagato con finanziamenti pubblici diretti o indiretti è, per definizione, un giornale di Stato) come fomentatore di violenti. Questo non è assolutamente vero. Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino. La nebbia dei media è calata sulle ragioni della protesta. Sempre ignorate. Non ha speso una parola sui motivi per i quali un’intera valle è contraria alla Tav. Non ha spiegato le ragioni dei valsusini.
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Vent’anni di lacrimogeni, la ricetta del Pd per la val Susa
Vent’anni di lacrimogeni e di arresti, vent’anni di popolazione perennemente ostile. Questo è uno dei prezzi che ormai sembra disposto a pagare chi si ostina a fare la linea Tav in Val Susa. Gli altri prezzi gli osservatori onesti li hanno già squadernati davanti a noi: sono le devastazioni ambientali, sono le decine di miliardi dirottati dalle infrastrutture necessarie e dalla scuola per essere inceneriti nell’affarismo politico delle classi dirigenti italiane. Vent’anni di lacrimogeni sono un prezzo da esercito coloniale, sono cifre da Cisgiordania occupata. In un clima di conflitto così forte giocano la loro parte infiltrati e provocatori, ma il centro del discorso politico non potrà essere quello, sebbene i violenti pesino e svolgano perfettamente il loro ruolo
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Tav, mafia e menzogne: ma i “barbari” valsusini vinceranno
Il centro è cieco, la verità si vede dai margini. Quest’affermazione di metodo, propria degli studi post-coloniali e anche della più recente “antropologia di prossimità”, mi è tornata in mente la mattina del 27 giugno alla Maddalena, frazione di Chiomonte, quando visto da lassù – da quel fazzoletto di terra sulla colletta che divide il paese dall’autostrada del Frejus – il mainstream che ha segnato ossessivamente la vicenda della Tav è apparso di colpo per quello che è: vuota somma di affermazioni prive di senso reale. E si è affermata una realtà totalmente altra rispetto a quella che viene raccontata nei “luoghi che contano”, nei palazzi del potere, nelle redazioni dei giornali, dagli opinion leaders metropolitani.
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No-Tav: la valle di Susa non si arrende, vuole la verità
Nuto Revelli, uno che di Resistenza se ne intendeva, l’ultima volta che passò per la val di Susa – presentando “Il prete giusto”, testimonianza della lotta antifascista di don Raimondo Viale, il parroco montanaro nominato “Giusto d’Israele” per aver salvato centinaia di ebrei – rivolse un accorato appello ai giovani che assiepavano la platea: «Ragazzi, mettetevelo in testa: dovete imparare a dare fastidio». Il mondo vi vuole docili, ripeteva Nuto, ma è un mondo di imbroglioni: e allora, gridare la verità e denunciare l’imbroglio significa esattamente “dare fastidio”. Tanti anni dopo, ecco che suo figlio Marco, sociologo universitario e saggista militante, si ritrova in mezzo ai ragazzi No-Tav al “presidio” della Maddalena di Chiomonte, sotto un assedio di sapore medievale, con barricate e vedette.
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Decrescita: anche noi lotteremo contro la Torino-Lione
I fatti delle ultime ore ci hanno fatto ritenere di ribadire il nostro appoggio alla protesta contro la costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione. Il circolo di Torino, attraverso alcuni dei suoi soci, è rimasto la scorsa notte al presidio della Maddalena fino a che i lacrimogeni lo hanno permesso, ma già nel passato non aveva fatto mancare il suo apporto, nella manifestazione del 23 gennaio 2010 a Susa, in alcune serate trascorse al presidio di Sant’Antonino di Susa e nell’organizzazione di una conferenza dal titolo “DecresciTav” in cui si esponevano i motivi per il “no” alla costruzione di questa infrastruttura in riferimento al pensiero della Decrescita.
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Giulietto Chiesa: i No-Tav ci aiutano a difendere l’Italia
«Si può essere più antichi di coloro che credono nelle botte come un modo per risolvere il problema? Anche il rispetto della volontà popolare fa parte della storia del progresso». Parola di Furio Colombo, che Giulietto Chiesa cita nel suo ultimo video-editoriale all’indomani dell’alba di guerriglia vissuta coi No-Tav nella trincea di Chiomonte. Costretto con un migliaio di profughi a cercare scampo nel bosco, Chiesa non ha dubbi: la Torino-Lione non si farà mai e la ritirata dei valsusini da Chiomonte è stata un successo, perché ora l’Italia si accorgerà che la cricca che vuole devastare la valle di Susa è la stessa a cui gli italiani hanno appena impartito la storica lezione dei referendum per i beni comuni.
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Travaglio: fermeremo questa Tav di ladri e cialtroni
Si è arrivati ai manganelli, al lancio di oggetti tra una popolazione esasperata da una minaccia così catastrofica come quella di un cantiere di 15/20 anni che avvelenerà chiunque abiti nei dintorni e i poliziotti che sono stati purtroppo mandati a presidiare ditte private che hanno vinto appalti tutt’altro che in maniera trasparente, affinché possano iniziare i lavori in tempo per non perdere i preziosi finanziamenti europei, come se i finanziamenti europei li dovessimo prendere per forza, se l’Europa un giorno decidesse di finanziare una fabbrica che spara merda sulla gente noi cosa facciamo, soltanto per prendere i finanziamenti europei spariamo merda sulla gente?
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Caro Serra, apri gli occhi: i No-Tav tifano per tutti noi
Caro Michele Serra, anche se non ti conosco di persona, ti parlo con la confidenza di chi ti legge da decenni. Sono sicurissimo che nella tua casella e-mail, dopo la tua “Amaca” del 28 giugno sulla Tav, si sta riversando un subisso di messaggi, compresi quelli molto sgradevoli e arrabbiati. E ti riferiranno pure che la blogosfera e i social network sbucciano ogni singolo rigo della tua riflessione. In anni di polemiche ti sarai fatto una buccia molto grossa. Mi chiedo fino a che punto questo tegumento protettivo, una mesta corteccia di pantofole, finirà per coincidere con il cinismo conservatore che da tempo ha vampirizzato il cinismo arguto del satiro che fu. Un tempo il tuo cinismo era civismo. Oggi è solo un distacco ammodo e perbene dai rumori di questo mondo fastidioso.
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Trionfo No-Tav: l’Italia scopre la resistenza della val Susa
Lunedì 27 giugno 2011: data che lascerà un segno nella disastrata agenda politica italiana, grazie all’eroica resistenza civile dei No-Tav che hanno costretto il governo all’uso della forza per sequestrare la valle di Susa, facendo esplodere una protesta che sembra aver finalmente aperto gli occhi all’opinione pubblica nazionale rinvigorita dai referendum e sempre più stanca di ladri e cialtroni. I nano-politici che pensavano di schiacciare una volta per tutte il dissenso contro la Torino-Lione ricorrendo ai lacrimogeni hanno commesso il più clamoroso degli autogol: i valsusini, fino a ieri assediati nella trincea della “Libera Repubblica della Maddalena”, ora vedranno ribaltato il loro ruolo e potranno guidare l’assedio democratico, fino alla vittoria finale.
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Veglia No-Tav, fiaccole e preghiere aspettando la polizia
Ci saranno anche Giulietto Chiesa, Paolo Ferrero e Marco Revelli a popolare la “notte più lunga” di Chiomonte, dove i valsusini si apprestano a fare resistenza passiva di fronte al temuto sgombero dell’area occupata per impedire l’avvio dei cantieri della Torino-Lione. Le voci corrono: dopo l’ultimatum di Bruxelles per aprire ad ogni costo il cantiere entro il 30 giugno, il blitz degli agenti antisommossa è ormai atteso lunedì 27 giugno, alle prime luci dell’alba o addirittura prima, col buio. I valsusini si preparano: l’appello alla mobilitazione popolare è già scattato, domenica 26 gli abitanti sfileranno in una lunga fiaccolata da Chiomonte al “presidio” della Maddalena, dove poi i cattolici daranno vita a un’intera notte di veglia collettiva di preghiera, accanto a operai e sindacalisti Fiom schierati coi No-Tav.