Archivio del Tag ‘valle di Susa’
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Comunità Montana nella zona rossa, sfida alla Torino-Lione
Una riunione speciale della giunta della Comunità Montana, nel cuore della “zona rossa” protetta dalla polizia schierata per sigillare l’area di Chiomonte destinata all’avvio della Torino-Lione. «Non ci sembra molto regolare la procedura con cui l’area è stata occupata, e inoltre chiederemo il risarcimento per i danni subiti dai viticoltori dei vini Valsusa Doc, che non possono operare liberamente nei vigneti», annuncia il presidente Sandro Plano, che il 9 agosto terrà un “consiglio di guerra”, in rappresentanza dei sindaci, al di là delle recinzioni. E’ l’ennesima prova della resistenza civile della valle di Susa, dopo la clamorosa protesta solitaria di Turi Vaccaro, pacifista rimasto per tre giorni e due notti in cima a un albero e poi convinto a scendere soltanto da don Luigi Ciotti, accorso per risolvere la situazione.
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Italia lenta? Braun: fate correre il web, non la Tav
I sostenitori della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione non hanno dubbi: se l’Italia dovesse sciaguratamente decidere di rinunciare al progetto rischierebbe di perdere il treno della modernità, condannandosi a un ruolo sempre più marginale all’interno dell’Europa. Inutile dire che i rischi di una perdita di importanza dell’Italia in Europa ci sono tutti. Ed è inutile dire che la qualità delle infrastrutture pesa sulla competitività del paese. Che dire, per esempio, di una capitale come Roma che può contare su una rete metropolitana – in questo caso la parola “rete” è un gentile eufemismo – formata da appena due linee? Che dire dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, eterno cantiere che rende ogni viaggio verso il sud un supplizio? Che dire del fatto che l’Italia è arretrata anche per quanto riguarda le connessioni veloci a internet?
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Vigne off limits, rischio-Tav per i vini Valsusa Doc
Giù le mani dalla val Susa, o meglio: dai suoi vigneti. L’appello di Gérard Depardieu, lanciato in tempi non sospetti, molto prima della militarizzazione dell’area di Chiomonte («No alla Torino-Lione se distrugge i filari alpini») sembra tornato più che mai attuale. Le 11 aziende vinicole del consorzio Valsusa Doc ora protestano per la quasi-inaccessibilità dei filari chiomontini, con i viticoltori fermati ai checkpoint: vendemmia a rischio, aziende sull’orlo del fallimento, cantine off limits per i clienti. Alla faccia della Provincia di Torino e del suo “paniere” di prodotti tipici, che include i vini valsusini, sui quali pure l’ente ha investito molto: che ne dice il presidente, Antonino Saitta, Pd, in campo per la Tav e contro i valsusini?
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Tav e cemento: anche le coop rosse tra i “ladri di territorio”
Potrebbe essere la Cmc, «potentissima cooperativa rossa», ad azzannare con le sue ruspe anche il sottosuolo di Chiomonte per il “cunicolo esplorativo” destinato ad avviare i cantieri per la Torino-Lione: proprio loro, gli imprenditori amici dello “smacchiatore” Bersani, sono già stati coinvolti nel disastro ambientale del Mugello rimasto a secco per i lavori della Bologna-Firenze. Ma non solo: sempre la Cmc, scrive Fabio Balocco sul “Fatto Quotidiano”, è oggi impegnata in un’opera altrettanto contestata, l’ampliamento della base Nato Dal Molin di Vicenza. E dopo aver partecipato all’ingrandimento della base siciliana di Sigonella, la Cmc sarebbe coinvolta anche per il ponte sullo Stretto di Messina.
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Fiori, non sassi: la marea No-Tav beffa Maroni
«Maroni? Dovrebbe fare il sassofonista, non il ministro», scherza dal microfono un alpino in congedo, con in testa il cappello con la penna nera, in mezzo ai 15.000 dimostranti pacifici dell’ultima marcia No-Tav, da Giaglione a Chiomonte, il 30 luglio. Doveva essere «la giornata clou», secondo il titolare del Viminale, il “ministro della paura”: la decisiva battaglia campale in cui «fermare i violenti». Che però non si sono visti: niente sassi, ma fiori agli agenti antisommossa. «Siamo noi a decidere il da farsi, non la polizia», avverte il movimento valsusino, che incassa l’ennesimo trionfo popolare: la partecipazione era stata scoraggiata da inauditi appelli al boicottaggio da parte di media e politici, completamente ignorati. In valle di Susa hanno sfilato in massa cittadini, sindaci e anche una delegazione dall’Aquila.
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L’università a Napolitano: fermi l’inutile Torino-Lione
“Presidente Napolitano, la Tav Torino-Lione non serve a niente”. Firmato: l’università italiana. E’ un’autentica valanga, quella degli accademici di tutta la Penisola, a firmare l’appello destinato al Quirinale per invitare il Capo dello Stato a prendere nota: i più autorevoli studi dimostrano che la maxi-infrastruttura ferroviaria imposta alla valle di Susa con l’uso della forza, fino a creare problemi di ordine pubblico e senza mai fornire spiegazioni esaurienti ai sindaci e alla popolazione, è un’opera faraonica, devastante per il territorio, costosissima per l’Italia ma soprattutto inutile. Testualmente: non necessaria. Mentre i No-Tav fronteggiano il “fortino” della polizia a Chiomonte, docenti universitari di tutta Italia – di fronte al silenzio assordante della politica – ora si appellano a Napolitano.
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Travaglio: date la caccia ai politici ladri, non ai No-Tav
Ci siamo arrivati come ci siamo detti per anni, e cioè al tracollo ormai visibile anche della Seconda Repubblica, che muore dello stesso virus che si era portato via la prima: l’illegalità, la corruzione e le collusioni con il malaffare finanziario e mafioso. E’ curioso che quelle forze dell’ordine che dovrebbero essere mandate a rastrellare il Parlamento, colmo di inquisiti e di condannati, vengano mandate invece a picchiare la gente che si oppone alla costruzione di una di delle grandi opere che forse è l’ultimo cascame degli anni ‘80, della stagione delle opere faraoniche dello sperpero di denaro pubblico e della corruzione sottostante che è il Tav Torino-Lione.
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I No-Tav: attenti alle belve dello Zoo di Chiomonte
Continua la campagna mediatica contro i No-Tav, accusati persino di aver rimosso il tricolore dal monumento ai marinai di Susa per “sostituirlo” col vessillo del movimento valsusino: «Siamo al ridicolo», protestano i militanti, che annunciano una causa civile contro “Repubblica”, anche per i ripetuti accostamenti tra gli “anni di piombo” e la rivolta popolare contro la Torino-Lione. «A Susa abbiamo solo aggiunto la bandiera No-Tav al tricolore. E se non basta, sfileranno con noi anche gli ex marinai, dopo gli alpini». La stampa ha anche definito “blitz” il civile, pacato volantinaggio col quale i No-Tav hanno informato gli operai della Italcoge, l’azienda coinvolta nel “non-cantiere” di Chiomonte. Che da un po’, tra un lacrimogeno e l’altro, gli attivisti valsusini hanno ribattezzato beffardamente “lo zoo”.
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Anch’io alpino No-Tav a Chiomonte, con la meglio gioventù
Premesso che quanto dirò sono esclusivamente mie riflessioni, in quanto sono un ex alpino non iscritto all’Ana, per formazione culturale e caratteriale da sempre antitetico a qualsiasi forma di struttura militare. Purtuttavia domenica ho messo anch’io con molti altri il cappello con la penna nera davanti al “fortino” della Maddalena. L’ho messo innanzitutto perché il cappello l’ho portato (con la divisa) quasi quarant’anni fa per tredici mesi sulle nostre montagne, condividendo quei momenti non solo con tanti altri ragazzi come me, ma soprattutto con la gente di montagna, che come sempre ci vedeva e ci accoglieva come amici fraterni.
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Un’altra domenica surreale, tra alpini e lacrimogeni
Domenica pomeriggio surreale. Ritrovo di alpini notav, di fronte al cantiere militarizzato della Maddalena, anzi super militarizzato. Sono stati contati 60 (sessanta blindati) ma ce n’erano molti di più molti, nascosti: carabinieri, polizia e finanza. Elicottero che controllava. «Più ci gasano e più ci sentiamo gasati», è il commento che gira fra le persone che continuano ad essere presenti. Domenica 24 luglio, all’appuntamento hanno risposto un migliaio di persone, forse di più – è sempre difficile quantificare – ma direttamente proporzionati ai mezzi che hanno impiegato. Una folla di gente, che andava, veniva, dal campeggio alla centrale dov’è stato montato il Check-point per impedire il passaggio.
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No-Tav sfigurato da un lacrimogeno sparato al volto
Eravamo al campeggio – una giornata quasi di festa, c’erano anche gli alpini in congedo, famiglie coi bambini – e dovevamo preparare una serata con la proiezione di un film sull’omicidio di Falcone e Borsellino, per commemorare le vittime della mafia, compresi gli uomini della scorta e tutti gli agenti di polizia e i carabinieri uccisi per mano della mafia. Quando all’improvviso abbiamo visto le scie dei lacrimogeni che arrivavano sia al campeggio, sia al sentiero che va verso la montagna, allora ho preso la macchina fotografica: volevo documentare quanto stava accadendo. Dal campeggio sono corso sul ponte e lì mi son fermato: c’era l’ennesima scena di guerra. Lacrimogeni ovunque, lanci di acqua urticante con gli idranti verso la gente. Si vede che qualcuno m’ha visto con la macchina fotografica e gli deve aver dato fastidio, sicuramente. E m’hanno sparato.
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Carlo Giuliani No-Tav, in memoria di “Sole e Baleno”
«Ci vogliono morti perché siamo i loro nemici, e non sanno che farsene di noi perché non siamo i loro schiavi». Parola di Soledad Rosas, giovane anarchica argentina trovata morta in stato di detenzione l’11 luglio 1998, poco dopo il decesso del suo compagno Edoardo Massari, rinvenuto a sua volta impiccato nel carcere torinese delle Vallette. E’ la tragica fine della storia di “Sole e Baleno”, per molti aspetti ancora oscura, come quella dei 12 attentati dinamitardi e incendiari che nei mesi precedenti avevano scosso la valle di Susa. Di quegli attentati, affrettatamente definiti “eco-terroristici”, i due giovani erano stati erroneamente accusati, per poi essere scagionati fuori tempo massimo, post mortem. Tredici anni dopo, quella tragedia pesa ancora. Aggravata dallo strazio per l’anniversario della morte di una terza vittima, anch’essa legata ai primordi della causa No-Tav: Carlo Giuliani.