Archivio del Tag ‘valle di Susa’
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Mercalli: provate a dimostrare l’utilità della Tav, se ci riuscite
Nervosetti, vero? È bastato un minuto di considerazioni contro la grande opera voluta da Dio, il collegamento Tav Torino-Lione, che i sacerdoti del Pd e del Pdl sono esplosi nella loro condanna inquisitoria. Io sarei un istigatore dell’illegalità, parlo di un argomento del quale non è permesso parlare, userei i lauti guadagni che mi corrisponderebbe la televisione pubblica per fare propaganda No Tav. I feroci comunicati emessi da questi personaggi, che non vale la pena di nominare, sovrastano di svariati ordini di grandezza il mio minuto di “propaganda”. Ma io ho esordito che mi esprimevo come cittadino e giornalista. Quindi non c’è propaganda allorché si porta a conoscenza della collettività il fondato dubbio che questa grande opera sia inutile per la gestione dei trasporti, dannosa per l’ambiente alpino e temibile per le pubbliche disastrate finanze. Non è propaganda, bensì è l’essenza stessa del giornalismo e della democrazia.
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Grillo a Caselli: nell’Italia dei ladri tenete in galera i No-Tav?
Spettabile Gian Carlo Caselli, lei è considerato un eroe nazionale da una parte dell’opinione pubblica nazionale, e io credo assolutamente a ragione, per il coraggio con cui ha combattuto in prima persona la mafia negli anni novanta in qualità di Procuratore della Repubblica a Palermo. La mia stima nei suoi confronti è stata espressa più volte in questo blog. E’ per questo che non capisco la decisione della Procura di Torino di incarcerare due donne incensurate per aver manifestato contro un’opera inutile come la Tav. Nell’udienza di ieri lei, insieme al Pm titolare dell’inchiesta, Nicoletta Quaglino, ha chiesto la conferma della custodia cautelare di Elena Garberi in carcere insieme a Marianna Valenti dal 9 settembre per resistenza e violenza a pubblico ufficiale nel cantiere di Chiomonte.
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Fazio e Mercalli: si tocca la Tav e il Pd scatena il finimondo
Si fa tanto parlare di censura televisiva, di spazi democratici che si riducono sempre più sul piccolo schermo, di conduttori cacciati perché “di sinistra”. Fabio Fazio, col suo “Che tempo che fa” pare sopravvivere a tutte le bufere, continuando a rappresentare bene l’elettorato piddino e i suoi leader. Ma anche il programma del weekend ha la sua variabile impazzita, imprevedibile, nei panni del meteorologo Luca Mercalli. Il quale, domenica sera, non ha avuto paura di sedersi su quella poltrona e pronunciare un’appassionata arringa contro la Tav (comprensibile: Luca è valsusino) e in difesa delle due attiviste ancora agli arresti (ne avevamo parlato qui).
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Né manovra, né Tav: se i valsusini rubano la scena alla Cgil
Uno spintone alla crisi: «Ormai le recinzioni ci hanno stufato: così, quando abbiamo visto quelle transenne, le abbiamo superate di slancio». Torino, 6 settembre 2011: il giorno in cui i No-Tav, respinti dalla Cgil, si presero il palco senza troppi complimenti, dopo qualche spallata in piazza San Carlo, prima col servizio d’ordine del sindacato e poi con gli agenti antisommossa. Lieto fine: «Sappiate che gran parte del sindacato è con voi», dice al microfono un esponente torinese della Cgil, tra le bandiere No-Tav e la bancarella con i “prodotti tipici della val Susa”, una cesta ricolma di lacrimogeni. «Non si può contestare la manovra di Tremonti e poi approvare la Tav: non è una questione valsusina, ma un banco di prova per l’Italia». Ovazione popolare per la valle ribelle, tributata da migliaia di torinesi in piazza.
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Airaudo: assediamo le piazze, vogliono rubarci il futuro
«Indignarsi non basta ma cominciamo a farlo». Parola di Giorgio Airaudo, che annuncia l’avvio della “campagna d’autunno” firmata Fiom per valorizzare il protagonismo degli “indignados” italiani: l’attivismo del “popolo dei referendum” sui beni comuni, cresciuto abche durante l’estate tra mille dibattiti, «può e deve farsi pratica sociale e soggettività politica, supplire alla fragilità dell’opposizione, ridare linfa all’esausta nostra democrazia». Obiettivo, fermare la manovra “lacrime e sangue”: che è «inutile, ingiusta e vendicativa» perché non contempla investimenti per rilanciare l’economia, fa pagare il conto della crisi soltanto ai soliti noti e inoltre prende di mira i giovani, negando loro una speranza di futuro.
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Basta soldi a banche e politici, i parassiti del falso debito
Ma davvero dobbiamo tenerceli questi banchieri? A cosa servono le banche? Cos’è la finanza? Perché siamo tutti indebitati? Chi è responsabile di questo debito? E’ tutto normale in quello che sta accadendo, o c’è qualcosa che non quadra? Non si finirebbe più di fare domande quando si assiste alla commedia quotidiana delle borse che crollano, dei politici che si danno la colpa l’un l’altro, dei fantomatici “speculatori” che non si sa chi siano, salvo che sono certamente dei balordi miliardari che ci portano via i soldi dalle tasche. Eppure tutto è chiaro come il sole. Chi comanda il mondo occidentale (non il mondo, ma solo l’Occidente) sono le grandi banche.
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Grandi opere inutili: Tav, gli estremisti della maxi-truffa
«Se crolla il tetto del tuo garage, non ti compri una Ferrari: ti sistemi il tetto e ti tieni la Punto». Domenico Finiguerra, sindaco “virtuoso” di Cassinetta di Lugagnano (Milano) e fondatore del movimento “Stop al consumo del territorio”, sintetizza così il suo pensiero al forum “Grandi Opere Inutili” allestito tra Bussoleno e Venaus, ennesima sfida culturale della valle di Susa – contrastare la Torino-Lione con cifre e analisi – a cui la politica nazionale e piemontese è solita rispondere con slogan ideologici del secolo scorso, conditi con disinformazione e lacrimogeni. I dati? Parlano da soli: il traffico Italia-Francia è crollato di oltre il 70% e l’emergenza è a nord, non a ovest: senza una rete ferroviaria adeguata, i Tir in arrivo dal Gottardo continueranno a lasciare i treni intasando le autostrade.
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E se a riscrivere la Finanziaria fosse la valle di Susa?
Ho appena letto il messaggio di Claudio Giorno a proposito della battaglia che in India sta mobilitando decine di migliaia di persone contro la corruzione diffusa in tutte le pubbliche istituzioni e nei partiti politici di quel paese. Anche io tendo ad osservare attentamente gli eventi internazionali degli ultimi mesi e a considerarli come sintomi di un malcontento ormai mondiale contro questo modello economico (finanz-capitalista e ultramonopolista) globalizzato che sta distruggendo le basi stesse della convivenza civile, della democrazia e addirittura del capitalismo e che i partiti politici (tutti, per lo meno in Italia) si sono rivelati incapaci di governare e regolamentare.
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Grandi opere, peggio per tutti: quando lo capiremo?
In epoca non sospetta, circa a metà degli anni Ottanta, sostenevo – peraltro senza che fosse una grande intuizione – che uno dei peggiori disastri che affliggevano il patrio suolo erano le grandi opere, ovviamente pubbliche. Forse ad ispirarmi erano state le letture di “Piccolo è bello” o quelle relative alla bioregione, ma soprattutto la terribile esperienza che avevo maturato di cosa avessero significato le grandi dighe per la produzione di energia elettrica sull’arco alpino e, meno, sull’arco appenninico. E qui rivolgo la mente certo al disastro del Vajont, ma anche a tutti quei paesi che vennero sommersi in nome dello sviluppo (progresso è un’altra cosa), talvolta senza neppure portar via i morti dai cimiteri. Ma di questo parlerò un’altra volta.
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Difendersi dalla tempesta: la lezione della valle di Susa
Da Maurizio Tropeano della “Stampa” a Marco Imarisio del “Corriere della Sera”, sono stati molti i giornalisti italiani che, in questi mesi, hanno battuto i ripidi sentieri di Chiomonte e respirato lacrimogeni, insieme ai No-Tav, cercando di raccontare quello che vedevano – la protesta popolare, la repressione – sforzandosi di decifrare cause e ragioni, senza enfatizzare l’inevitabile contabilità dell’ordine pubblico, tra lanci di pietre e manifestanti feriti da proiettili fumogeni sparati anche ad altezza uomo. “Isolare i violenti”, è stato il mantra recitato dai politici che contano, nelle agitate settimane di luglio: come se il seme della violenza fosse un’erba cattiva che cresce spontanea. «La violenza è inevitabile, se la politica “dialoga” solo coi manganelli», risponde a distanza lo scrittore Erri De Luca.
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Siamo in guerra: la finanza criminale vuole annientarci
Questo progetto di risanamento è una dichiarazione di guerra dei governi e del Governo europeo nei confronti dei popoli europei: questa è l’unica definizione possibile. Stanno pensando e progettando di far pagare alla gente europea, a tutti i popoli europei, in primo luogo ai greci, a noi, agli spagnoli, ai portoghesi, il disastro che la finanza mondiale ha compiuto. Non ci sono più dubbi in merito. La finanza mondiale ha letteralmente spolpato la ricchezza del pianeta a cominciare da quella americana, seguita naturalmente e fedelmente dalle posizioni assunte dalla Banca Centrale Europea, la quale ha, insieme alla Federal Reserve americana, praticamente salvato tutte le banche che erano andate in fallimento nel 2007/2008, indebitando tutti gli Stati oltre ogni limite.