Archivio del Tag ‘Usa’
-
Magaldi: Renzi bussa alla superloggia Maat, quella di Obama
Secondo Giulio Occhionero, indagato per hacking nel 2018 durante la legislatura Renzi-Gentiloni, i servizi segreti avrebbero forgiato false prove per il Russiagate. Sempre secondo Occhionero, Renzi potrebbe essere accolto nella superloggia Maat, dove si trova anche Obama. Occhionero, accusato di aver hackerato i computer di Renzi e Draghi, sembra il capro espiatorio di un gioco più complesso: lui e la sorella Francesca Maria, arrestati e condannati per accesso abusivo a sistemi informatici, stanno pagando per qualcosa di più grande di loro. L’ammissione di Renzi nella Ur-Lodge “Maat”? E’ uno dei luoghi in cui Renzi, che ora è passato per il Bilderberg, sta iniziando a bussare. La “Maat” fu un incontro di conservatori di stampo non terroristico, massoni neoaristocratici vecchio stile – non quelli della filiera “Hathor Pentalpha” (che hanno dato origine all’Isis e, prima ancora, ad Al-Qaeda). La “Maat” fu immaginata da Ted Kennedy e da Zbigniew Brzezisnki come la loggia che doveva supportare l’arrivo del “fratello” Obama alla Casa Bianca per mettere fine agli anni bui dei Bush, col predominio terroristico globale di “Hathor Pentalpha”, “Geburah”, “Der Ring” e altre superlogge interessate a creare terrore globale, a fare guerre, a distruggere per poi ricostruire.Nel frattempo la funzione storica della “Maat” si è un po’ appannata, e oggi quella superloggia è meno prestigiosa di altre, pur restando importante. Renzi? Sta cercando in tutti i modi di entrare da qualche porta, magari anche da qualche entrata di servizio, come il Bilderberg. Io però continuo a ritenere che oggi più che mai non ci sia alcun interesse, da parte di nessun gruppo massonico, ad ammettere Renzi, la cui stella è chiaramente in declino, benché qualcuno possa ancora ritenerlo una pedina, certo subalterna. Di questo e altro – per esempio, dei retroscena del Russiagate – si parlerà nel mio libro “Globalizzazione, esoterismo e massoneria”, di prossima uscita. Ammetiamolo: ci sono delle filiere di contatto tra Putin e Trump, così come nel corso del ‘900 ci sono sempre stati contatti tra ambienti russi e americani. Basta vedere il caso dell’imprenditore Armand Hammer, massone, esponente dell’ultra-destra repubblicana aspramente antisovietica e contemporaneamente vicinissimo ad alti esponenti del Cremlino. Uno strano uomo d’affari, un massone molto potente che si trovava a contatto, in modo plateale, con quelli che formalmente demonizzavano l’Unione Sovietica, e allo stesso tempo era in contatto coi dirigenti sovietici che, nell’era Breznev, avevano dato una sterzata in senso autoritario, dopo le storiche aperture di Nikita Khrushev.Riguardo al Russiagate, sul piano delle indagini non sarà facile arrivare al dunque, perché quello che si cerca è sbagliato. Non è che Trump sia stato eletto grazie ai servizi segreti russi: questa è una stupidaggine. E non è che vi sia, quindi, la possibilità di trovare la prova di questo ipotetico “tradimento”, di questa operazione per la quale Trump sarebbe una sorta di avamposto del “nemico russo”, al quale sarebbe legato da chissà quali patti. Non è così. Però esistono evidentemente dei network massonici, la cui attività non viene spiegata in modo leale, dai media: quando avviene l’elezione del presidente di un paese importante, le filiere sovranazionali massoniche si muovono, in modo trasversale. Sembra paradossale, rispetto a quello che uno si immaginerebbe. Ma non si tratta di russi che intervengono negli Usa, o viceversa: in queste filiere sovranazionali siedono, l’una accanto all’altra, persone di paesi che magari formalmente sono in guerra o in stato di tensione diplomatica. E’ la cosiddetta sovragestione.Meglio voltare pagina: il Russiagate è una costruzione piuttosto insipiente, sia a livello mediatico che sul piano giuridico. Ma è evidente che Putin (e alcuni massoni della filiera di cui Putin è parte) preferissero Trump alla Casa Bianca, e hanno operato per favorire questo – così come, per altri versi, è intervenuta la massoneria progressista, in modo pesantissimo, per fare con Trump un’operazione di rottura rispetto a un certo quadro della globalizzazione. Tuttavia la massoneria progressista non vede certo in Trump il campione di una riscossa definitiva: serve un altro Roosevelt (che ancora non c’è, sulla scena). Non poteva esserlo Bernie Sanders, né l’inglese Jeremy Corbin o il francese Jean-Luc Mélenchon. Si tratta di personaggi vecchi, nella loro impostazione politica: non sono questi i campioni del progressismo che verrà. Ci vuole qualcos’altro.Trump? E’ “un dito nel sedere”, per dirla in francese, per i tanti che a livello globale erano preparati alla solita manfrina di politici che, indifferentemente di destra o di sinistra, sarebbero stati addomesticabili dal sistema, per come lo abbiamo conosciuto in questi decenni. Trump è una variante impazzita, un Maverick utile a fare un po’ di casino, al netto dei suoi molti difetti. Questo non giustifica sul piano giuridico le accuse del Russiagate, ma certamente Putin e Trump possono avere obiettivi comuni, anche quando vi siano frizioni tra Usa e Russia (ed è è normale: in tutti gli ambienti di potere, privato e pubblico, ci sono ragioni per divergere e ragioni per convergere). In ogni caso state tranquilli: non c’è stata la longa manus del Cremlino sulle elezioni alla Casa Bianca, nel senso banale in cui lo si è detto.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate il 24 giugno 2019 nella diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”).Secondo Giulio Occhionero, indagato per hacking nel 2018 durante la legislatura Renzi-Gentiloni, i servizi segreti avrebbero forgiato false prove per il Russiagate. Sempre secondo Occhionero, Renzi potrebbe essere accolto nella superloggia “Maat”, dove si trova anche Obama. Occhionero, accusato di aver hackerato i computer di Renzi e Draghi, sembra il capro espiatorio di un gioco più complesso: lui e la sorella Francesca Maria, arrestati e condannati per accesso abusivo a sistemi informatici, stanno pagando per qualcosa di più grande di loro. L’ammissione di Renzi nella Ur-Lodge “Maat”? E’ uno dei luoghi in cui Renzi, che ora è passato per il Bilderberg, sta iniziando a bussare. La “Maat” fu un incontro di conservatori di stampo non terroristico, massoni neoaristocratici vecchio stile – non quelli della filiera “Hathor Pentalpha” (che hanno dato origine all’Isis e, prima ancora, ad Al-Qaeda). La “Maat” fu immaginata da Ted Kennedy e da Zbigniew Brzezisnki come la loggia che doveva supportare l’arrivo del “fratello” Obama alla Casa Bianca per mettere fine agli anni bui dei Bush, col predominio terroristico globale di “Hathor Pentalpha”, “Geburah”, “Der Ring” e altre superlogge interessate a creare terrore globale, a fare guerre, a distruggere per poi ricostruire.
-
Ecatombe di alberi in ogni città: intralciano il wireless 5G
Altro che potature programmate fuori stagione. Un abbattimento di alberi per le strade di mezzo mondo. Una vera e propria strage di verde pubblico è in corso in Occidente. Roba mai vista prima d’ora, se non altro per l’anomala sincronicità nell’esecuzione dei tagli: Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Olanda, America e pure Italia. Decine di migliaia di alberi (anche secolari e rigogliosi) tagliati con disinvoltura alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, tra gli interrogativi dell’opinione pubblica e le proteste di chi, sgomento per l’anomala coincidenza, s’interroga sui risvolti meno evidenti spingendosi alla ricerca di verità occulte. Dietrologia? A placare gli animi non bastano le relazioni tecniche di agronomi che (legittimamente) certificano malattia e morte naturale di arbusti, fogliame e rami. Perché il problema non è tanto (e solo) saperne di più sullo stato delle piantumazioni abbattute, ma capire se esiste un motivo più subdolo e soprattutto se in tutto questo ci sia una regia nell’esecuzione: perché decine di migliaia di alberi sono stati abbattuti tutti insieme, proprio adesso? Anche in città distanti decine di migliaia di chilometri l’una dall’altra? In Europa come in America?Nella “smart city” Prato sono scesi in strada gli attivisti del comitato locale “Stop 5G”, cartelli in mano hanno accompagnato la chirurgica esecuzione mostrando slogan su un’ipotetica correlazione col wireless di quinta generazione: “Più alberi, meno antenne”, l’equazione sfilata in corteo pure nel “Friday For Future”. E’ successo così anche alle porte di Roma, dove il “Comitato Stop 5G Cerveteri” ha diffuso una nota in cui veniva chiesto al sindaco ceretano di chiarire sulla contestata demolizione. Alessio Pascucci, primo cittadino nella città della necropoli etrusca ma pure coordinatore nazionale di “Italia in Comune” (il cosiddetto partito dei sindaci fondato dal parmense Pizzarotti dove è iscritta anche una consigliera della Regione Veneto firmataria di una mozione Stop 5G), è uscito allo scoperto accusando di teorie complottiste, rettiliane e terrapiattiste i difensori dell’ecosistema che nell’“Internet delle cose” ipotizzano il mandante del sincronico abbattimento di alberi, annunciato persino in 60.000 unità a Roma dalla giunta Raggi. Mentre in Abruzzo, nell’intento di scongiurare il de profundis, le “Mamme Stop 5G” portano i loro figli nei prati per farli abbracciare agli alberi, manco fossero scudi umani nell’avanzata dell’intelligenza artificiale.Puntando su studi e consulenze d’esperti, l’inchiesta di “Oasi Sana” prova a gettare un po’ di luce, tra le ombre di una polemica che promette strascichi non solo in sedi amministrative locali. Interviste e documenti alla mano, ecco cosa ne viene fuori su alberi e 5G. Alla faccia dei negazionisti. Il nesso esiste eccome: tra natura e intelligenza artificiale, tra albero e 5G la convivenza è critica… uno dei due è di troppo! «L’acqua, di cui in genere sono ricchi gli alberi e le piante, assorbe molto efficacemente le onde elettromagnetiche nella banda millimetrica», sostiene Andrea Grieco, docente di fisica a Milano ed esperto dei problemi legati all’inquinamento elettromagnetico. «Per questo motivo costituiscono un ostacolo alla propagazione del segnale 5G. In particolare le foglie, con la loro superficie complessiva elevata, attenuano fortemente i segnali nella banda Uhf ed Ehf, quella della telefonia mobile. Gli effetti biologici sono ancora poco studiati, però alcune ricerche rilevano danni agli alberi e alle piante sottoposte a irraggiamento da parte delle Stazioni Radio Base (le antenne spesso sui tetti dei palazzi, Ndr)».Quindi il sillogismo è presto fatto: alberi = clorofilla = acqua. E le inesplorate microonde millimetriche dalle mini-antenne 5G (senza studio preliminare sugli effetti per l’uomo, nonostante le radiofrequenze siano possibili cancerogeni per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) trovano nell’acqua e negli alberi un ostacolo nel trasporto dati, non avendo il segnale del wireless di quinta generazione lo stesso campo elettrico né la stessa penetrazione a lungo raggio dei precedenti standard 2G, 3G e 4G. In pratica, l’albero funge da barriera. Le foglie dell’albero assorbono lo spettro di banda del 5G, impedendone l’ottimale ricezione del segnale emesso dalle mini-antenne!Un documento di 46 pagine dell’autorevole Ordance Survey (si tratta dell’ente pubblico del Regno Unito incaricato di redigere la cartografia statale) sulle pianificazioni geo-spaziali del 5G stilato come manuale d’uso per pianificatori e autorità locali dal Dipartimento per la digitalizzazione, cultura, media e sport, afferma che nelle strade urbane si deve prima di tutto «valutare se l’area ha un flusso di traffico significativo e in particolare autobus e camion», per poi considerare come il segnale del 5G possa essere impattato, cioè ostacolato, «identificando tutti gli oggetti significativi in genere», con altezza «oltre i 4 metri», quali (ad esempio) «pareti alte, statue e monumenti più piccoli, cartelloni pubblicitari» e (guarda caso) «alberi di grandi dimensioni e siepi alte», poiché arbusti, foglie e rami «devono essere considerati come bloccanti del segnale» del 5G al pari di materia solida (pietra e cemento).Se durante i test di valutazione ingegneristica sulla velocità di trasmissione del 5G condotti in particolari condizioni atmosferiche (neve, pioggia intensa) il colosso americano Verizon ha individuato nelle foglie sugli alberi un problema, sempre d’oltre Manica un altro documento (già pubblicato in esclusiva su “Oasi Sana”) conferma il nesso alberi e 5G. E’ dell’Istituto per i sistemi di comunicazione dell’Università britannica di Surrey a Guildford (Est Inghilterra) e dice come i «nuovi modi con cui le autorità di pianificazione locali possono lavorare con gli operatori di reti mobili per offrire enormi opportunità future per le comunità locali (…) è ridurre le altezze dei montanti mobili in modo che siano schermati visivamente da edifici e/o alberi, visto che gli alberi rappresentano l’ostruzione più alta e più probabile. Tuttavia, ciò scherma anche i segnali a radiofrequenza e ha sconfitto l’obiettivo di una copertura affidabile» del 5G. «Le curve tracciate nel diagramma – continua il testo redatto dai cattedratici – mostrano come all’aumentare dell’altezza dell’albero, sopra la linea di irradiazione della stazione radio base, aumenta anche quella che è noto come la ‘zona di Fresnel’ o perdita di ombre».Giungendo al dunque, infine, dall’Inghilterra vengono smascherati i conflitti tra alberi e 5G, ovvero cono d’ombra e segnale wireless sui lampioni della luce: «Per evitare questa perdita di ombreggiamento ed essere al di fuori della zona di Fresnel, è necessario che l’altezza dell’albero sia almeno 3 metri inferiore rispetto all’altezza della stazione di base». In definitiva, sia gli studiosi del 5G dell’Ordance Survey che quelli di Surrey a Guildford, convergono sullo stesso punto dicendo apertamente la stessa cosa: gli alberi con altezza ricompresa tra i 4 e i 3 metri sono un intralcio, un vero e proprio ingombro per la diffusione del segnale elettromagnetico del 5G che, irradiato dai lampioni della luce, non verrebbe recepito a terra dai nuovi Smartphone! Come anticipato dal fisico Andrea Grieco, che foglie e piante assorbano l’elettrosmog è risaputo. Lo certifica anche uno studio dell’americana Katie Haggerty che, sul giornale internazionale per le ricerche forestali, ha pubblicato gli esiti sull’influenza nociva delle radiofrequenze sulle piante. «Numerosi episodi si sono stati registrati in Nord America», deduce la ricercatrice, condotti esperimenti su piante schermate e non, irradiate da campi elettromagnetici.«La morfologia e il comportamento dei due gruppi esposti a radiofrequenza erano molto simili. Piantine non schermate e finte schermate avevano tessuto fogliare che variava di colore dal giallo al verde e un’alta percentuale di tessuto fogliare in entrambi i gruppi esposti mostrava lesioni necrotiche. Le foglie nel gruppo schermato erano sostanzialmente prive di lesioni del tessuto fogliare, ma le foglie non schermate e finte schermate erano tutte influenzate in qualche misura dalla necrosi del tessuto fogliare». In conclusione, oltre che per l’umanità, l’elettrosmog è pericoloso per ecosistema e piante. E gli alberi sono un intralcio al grande business del 5G. Certo, da qui a dire che tra Europa e America decine di migliaia di alberi siano stati sicuramente abbattuti per installare nuove antenne a microonde millimetriche ce ne passa, ma è un dubbio fondato e tutt’altro che azzardato su cui le istituzioni sono chiamate a chiarire. Responsabilmente. Senza inutili giri di parole. Anche perché la verità sarà nella prova dei fatti. Su quelle stesse strade senza più verde, spunteranno come funghi antenne 5G dai lampioni della luce?(Maurizio Martucci, “Ecatombe di alberi. Intralciano il wireless del 5G”, da “Oasi Sana” del 15 aprile 2019).Altro che potature programmate fuori stagione. Un abbattimento di alberi per le strade di mezzo mondo. Una vera e propria strage di verde pubblico è in corso in Occidente. Roba mai vista prima d’ora, se non altro per l’anomala sincronicità nell’esecuzione dei tagli: Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Olanda, America e pure Italia. Decine di migliaia di alberi (anche secolari e rigogliosi) tagliati con disinvoltura alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, tra gli interrogativi dell’opinione pubblica e le proteste di chi, sgomento per l’anomala coincidenza, s’interroga sui risvolti meno evidenti spingendosi alla ricerca di verità occulte. Dietrologia? A placare gli animi non bastano le relazioni tecniche di agronomi che (legittimamente) certificano malattia e morte naturale di arbusti, fogliame e rami. Perché il problema non è tanto (e solo) saperne di più sullo stato delle piantumazioni abbattute, ma capire se esiste un motivo più subdolo e soprattutto se in tutto questo ci sia una regia nell’esecuzione: perché decine di migliaia di alberi sono stati abbattuti tutti insieme, proprio adesso? Anche in città distanti decine di migliaia di chilometri l’una dall’altra? In Europa come in America?
-
Crypto-Libra, allarme: deleghiamo il futuro a Zuckerberg?
La Libra – cryptocurrency di Facebook – potrebbe rappresentare un ulteriore attacco alla democrazia e alla sovranità del popolo e dei governi. La Libra potrebbe infatti diventare la prima risorsa monetaria davvero limitata e la sua erogazione sarebbe in mano a privati, senza alcuna responsabilità verso la collettività. Il 17 giugno abbiamo avuto la notizia del lancio della criptovaluta di Facebook: la Libra. Il giorno dopo c’è stata la tanto attesa conferenza stampa in cui Facebook ha presentato il suo progetto al mondo. La Libra si propone di diventare una nuova moneta globale, stabile e sicura. Eppure, in un clima in cui la società vive una involuzione antidemocratica perpetuata a colpi di finanza speculativa, la Libra sembra un ulteriore attacco alla democrazia. Per capire perché la Libra può rappresentare un pericolo dobbiamo fare un paio di salti indietro nel tempo fino al 1929 e alla Grande Depressione negli Stati Uniti, forse peccando di qualche semplificazione. Nel 1929, dopo anni di prosperità, crolla lo stock market americano ed ha inizio la più grande crisi economica del secolo. Nonostante gli “avvertimenti” del mondo della finanza, che metteva in guardia dal fare spesa pubblica a debito, in quanto lo avrebbero dovuto pagare le future generazioni (sic!), nel 1932 viene eletto presidente Usa Franklin Delano Roosevelt.Nel 1933, dichiarando che «l’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa» e sfidando il mondo della finanza americano, Roosevelt lancia un grande piano di investimenti pubblici (quindi generando “debito pubblico”) volto a creare occupazione: il New Deal. Il piano funziona e l’economia americana riparte grazie ad un modello di sviluppo che verrà anche ripreso e migliorato, con il Piano Marshall, per il rilancio delle economie europee alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Grazie a questo intervento economico di tipo espansivo, l’economia americana si riprese, tanto da riuscire a sanare il debito iniziale. Nell 1944 ha luogo Bretton Woods. Viene negoziato un nuovo sistema monetario internazionale: 44 nazioni decidono di legare (“pegging”) il valore delle loro valute a quello del dollaro, il quale a sua volta viene legato al prezzo dell’oro. Nel 1971, il presidente americano Nixon, preoccupato dell’ammontare dei dollari in circolazione, slega il dollaro dal valore dell’oro (fine del “gold standard”). Le nazioni diventano così libere di lasciare che i mercati (e non le riserve d’oro nazionali) determinino il valore delle loro valute, e la quantità di moneta erogabile diventa virtualmente illimitata.Dopo il boom economico dei ’50 e dei ’60, negli anni ‘70 in Italia, ad un’alta spinta inflattiva si accompagnano anche un significativo aumento della qualità della vita e una crescente domanda di diritti sociali, civili ed economici. Tra gli anni ’80 e i ’90 inizia la globalizzazione: viene presentata come una grande opportunità per diffondere su scala globale benessere e democrazia, Stato sociale e Stato di diritto. Di fatto, la globalizzazione diviene un processo nel quale vengono deregolamentati i mercati, i flussi di capitali e il mondo della finanza, senza accompagnare alla globalizzazione economico-finanziaria istituzioni giuridiche capaci di regolamentarne le attività, nell’interesse della collettività. In questi anni comincia anche a realizzarsi il cosiddetto modello economico neoliberista. Questo modello diffonde una serie di dogmi, utili a tutelare gli interessi del mondo della finanza. Per evitare la svalutazione dei capitali accumulati, il neoliberismo considera l’inflazione come una cosa negativa; tratta la moneta come risorsa scarsa (se non limitata); ritiene che le banche centrali non debbano essere controllate da poteri politici in quanto questi potrebbero eccedere nell’erogazione della moneta, minandone il valore; ritiene che gli Stati debbano finanziarsi sui mercati, con tassi d’interesse determinati dai mercati stessi; che la moneta debba essere erogata dalla banche centrali con un tasso d’interesse; e relega la politica ad un ruolo subordinato rispetto alla finanza ed all’economia, le quali determinano cosa sia possibile o impossibile fare in base ai capitali disponibili ai governi (capitali finanziati dai mercati).In questo contesto arrivano le criptovalute. Monete private, la cui erogazione viene gestita autonomamente e non certo nell’interesse degli Stati e dei popoli. Finora, queste valute non hanno comportato un grande rischio: piuttosto una opportunità di investimento. La Libra è un’altra cosa. La Libra di Facebook nasce con la forza di una rete che conta 2.4 miliardi di persone in tutto il mondo e l’appoggio di colossi finanziari ed economici privati come Visa, Mastercard, Paypal, Coinbase, Spotify, eBay, Vodafone, Farfetch, Uber, Lyft e molti altri. La Libra ha la forza di cambiare la faccia sia del commercio che della finanza, diventando la vera valuta globale. Che problema c’è? Facebook ha prodotto un bel video che dimostra come questa valuta renderà le transazioni facili e sicure in tutto il mondo. Ma che vuol dire sicure? Sicure per chi? Al momento, Facebook ci tiene a rassicurare mercati, governi e persone, dicendo che il valore della monetà sarà “pegged” (legato) ad un paniere di valute nazionali. Ma cosa succederà se la Libra dovesse diventare, magari proprio grazie alla sua scarsità e globalità, una risorsa più appetibile delle valute legate alle banche centrali?La Libra sembra avere nella sua ‘raison d’etre’la lotta alla volatilità. Vuol dire forse che, in caso di contraccolpi o debolezza delle valute del paniere di riferimento, la Libra potrebbe staccarsi da queste? E nello scenario non troppo distopico in cui la Libra, nel tempo, diventasse una valuta più voluta e accettata delle valute legate alle banche centrali, potrebbe diventare persino una riserva internazionale, nelle mani di un privato? Stiamo per delegare l’economia dei governi, il finanziamento degli Stati e il Welfare State mondiale (lo Stato sociale mondiale) al buon cuore di Zuckerberg? Sono molte le domande e le preoccupazioni che sorgono di fronte alla nascita della Libra. Infatti, se è vero che negli ultimi anni la Dis-Unione Europea ha mostrato di favorire gli interessi di poteri economico-finanziari, rispetto a quelli della collettività, la Libra potrebbe portare il livello di conflitto economico ad un nuovo, imprevedibile livello. Noi del Movimento Roosevelt staremo bene attenti allo sviluppo di questo progetto. Certo, fa ridere come lo Stato italiano non possa fare i minibot, ma un ragazzo di New York di 35 anni abbia la fiducia per lanciare una nuova moneta, privata e globale. C’è molto da fare.(Marco Moiso, “Libra, attacco alla democrazia”, dal blog del Movimento Roosevelt del 21 giugno 2019).La Libra – cryptocurrency di Facebook – potrebbe rappresentare un ulteriore attacco alla democrazia e alla sovranità del popolo e dei governi. La Libra potrebbe infatti diventare la prima risorsa monetaria davvero limitata e la sua erogazione sarebbe in mano a privati, senza alcuna responsabilità verso la collettività. Il 17 giugno abbiamo avuto la notizia del lancio della criptovaluta di Facebook: la Libra. Il giorno dopo c’è stata la tanto attesa conferenza stampa in cui Facebook ha presentato il suo progetto al mondo. La Libra si propone di diventare una nuova moneta globale, stabile e sicura. Eppure, in un clima in cui la società vive una involuzione antidemocratica perpetuata a colpi di finanza speculativa, la Libra sembra un ulteriore attacco alla democrazia. Per capire perché la Libra può rappresentare un pericolo dobbiamo fare un paio di salti indietro nel tempo fino al 1929 e alla Grande Depressione negli Stati Uniti, forse peccando di qualche semplificazione. Nel 1929, dopo anni di prosperità, crolla lo stock market americano ed ha inizio la più grande crisi economica del secolo. Nonostante gli “avvertimenti” del mondo della finanza, che metteva in guardia dal fare spesa pubblica a debito, in quanto lo avrebbero dovuto pagare le future generazioni (sic!), nel 1932 viene eletto presidente Usa Franklin Delano Roosevelt.
-
Se l’Ue ci vuole morti, meglio trattare con Parigi e Berlino
Oggi Draghi ha annunciato che l’abbassamento dei tassi di interesse (alcuni sono già negativi!) ed il quantitative easing continueranno. Senza di essi, vale a dire con tassi di interesse e acquisti di titoli pubblici in linea con quanto fa la Fed (a discapito di Trump), sarebbe prevedibile un accumulo di liquidità disponibile solo sulle obbligazioni, e quindi in grado di mettere in grande crisi le Borse, fino ad un loro crollo. Ma la missione di Matteo Salvini a Washington – se coronata da pieno successo, vale a dire un riavvicinamento Russia-Usa in chiave anticinese e antieuropea – apre ad uno scenario di rafforzamento della posizione internazionale dell’Italia. Posizione debole, per ragioni che risalgono agli omicidi di Mattei e Moro, alla soppressione di Craxi, alle politiche economiche scelte in Italia dopo il 1981. Di contro, l’Ue non è così intelligente da giocarsela bene con la Cina stessa: ben altro c’è da attendersi da Francia e Germania, in grande difficoltà e sempre con la carta da giocare di uno svincolamento dall’Eurozona per avvicinarsi a superpotenze alternative alla stessa imbelle Ue (vedi Africa, per esempio). D’altra parte, la Russia di oggi è una superpotenza solo militare; non fa paura agli Usa come una superpotenza economica.A casa nostra si delineano scenari chiari purchè non si finisca a dare con una mano e prendere con l’altra: è importantissimo che al promesso e ineludibile calo (della pressione) delle tasse non faccia da controbilanciamento un pari taglio della spesa pubblica (quella fu la causa prima del crollo della classe media negli Usa dei Bush); così – ma questo pare più che altro, almeno si spera, un mero problema di comunicazione – il salario minimo garantito deve significare un livello minimo della paga oraria (non la definizione di un “reddito minimo” che, nelle esperienze passate, ha creato più problemi che altro). Quindi, il taglio delle tasse (necessario, prioritario, sacrosanto e promesso) o si accompagna ad una rottura totale con la Commissione per via del deficit – finchè non si dimostrasse, ma ci vuole almeno un annetto contabile – che alla minore pressione corrisponde un maggiore gettito, o si accompagna alla introduzione di qualche moneta non a debito (ad esempio i minibot, a determinate condizioni).La linea moderata – verso la Commissione – non considera che l’obiettivo della Ue consiste nella sottomissione dell’Italia (resa totale e incondizionata, quindi le “trattative” sono inutili: o si china la testa completamente o tanto vale alzare il tiro e prepararsi allo scontro). Paradossalmente, sarebbe meglio trattare con Francia e Germania direttamente, dopo aver portato la comunità sull’orlo di una crisi monetaria e di nervi. Infatti, il comparto metalmeccanico (delizia e croce della Germania) sta entrando in crisi, e le tensioni sociali – soprattutto in Francia – stanno aumentando.(Nino Galloni, “Se Draghi non stacca la spina, se Salvini…”, da “Scenari Economici” del 19 giugno 2019).Oggi Draghi ha annunciato che l’abbassamento dei tassi di interesse (alcuni sono già negativi!) ed il quantitative easing continueranno. Senza di essi, vale a dire con tassi di interesse e acquisti di titoli pubblici in linea con quanto fa la Fed (a discapito di Trump), sarebbe prevedibile un accumulo di liquidità disponibile solo sulle obbligazioni, e quindi in grado di mettere in grande crisi le Borse, fino ad un loro crollo. Ma la missione di Matteo Salvini a Washington – se coronata da pieno successo, vale a dire un riavvicinamento Russia-Usa in chiave anticinese e antieuropea – apre ad uno scenario di rafforzamento della posizione internazionale dell’Italia. Posizione debole, per ragioni che risalgono agli omicidi di Mattei e Moro, alla soppressione di Craxi, alle politiche economiche scelte in Italia dopo il 1981. Di contro, l’Ue non è così intelligente da giocarsela bene con la Cina stessa: ben altro c’è da attendersi da Francia e Germania, in grande difficoltà e sempre con la carta da giocare di uno svincolamento dall’Eurozona per avvicinarsi a superpotenze alternative alla stessa imbelle Ue (vedi Africa, per esempio). D’altra parte, la Russia di oggi è una superpotenza solo militare; non fa paura agli Usa come una superpotenza economica.
-
Armi russe in Turchia, rischio-finanza per la vendetta Usa
Mentre l’Italia viene bullizzata dalla cosca della Commissione Europea (con zelo particolare dal simpatico ricercatore di bosoni baltici Valdis Dombrovskis) per un preteso minimale scostamento dell’insignificante rapporto debito/pil, un fantasma s’aggira per l’Europa. E’ il fantasma del debito turco. Facciamo un passo indietro. Un anno fa circa Erdogan decide di acquistare il sistema missilistico antiaereo russo S-400 al posto del Patriot americano. La scelta non è di poco conto, il sistema d’arma russo è ovviamente incompatibile con il dispositivo di difesa Nato nel quale sono integrate le forze armate turche. Di fatto dunque si tratta di una scelta che pone la Turchia (paese strategico e secondo esercito della Nato) fuori dalla Nato dal punto di vista militare se non da quello politico e diplomatico. Le reazioni occidentali e americane non tardano ad arrivare: viene bloccata la vendita degli aerei americani di V generazione F-35. Non solo, immediatamente la lira turca intra in fibrillazione. Questo aspetto monetario e finanziario non è di irrilevante portata.La Turchia è un paese che all’epoca viveva un boom economico grazie all’irrorazione di capitali provenienti dall’estero. La fuga di questi capitali – non esattamente estranea alle questioni diplomatiche e militari sopra accennate – impose una manovra di aggiustamento strutturale con la finalità di migliorare il proprio saldo delle partite correnti. Dunque in definitiva fu imposta un’austerità tendente a rendere il paese meno dipendente dai capitali esteri (sulla via di fuga) e a bloccare la svalutazione della valuta locale. Ad un anno circa da questi eventi ci risiamo: la Turchia non desiste dal suo intendimento di acquistare il sistema d’arma russo e rilancia anzi con l’intenzione di acquistare aerei di V generazione o cinesi o russi. Di fatto instaurando una situazione di No Fly Zone per le aereonautiche formalmente alleate della Nato. L’arrivo dei sistemi d’arma in suolo turco è ormai previsto per la fine del prossimo mese. Siamo agli sgoccioli.Non ci vuole l’acume di Metternich per comprendere che di fronte ad una simile decisione di Erdogan c’è da aspettarsi una decisa rappresaglia della Nato e degli Stati Uniti in particolare. Ovviamente nelle dottrine strategiche contemporanee non si agisce più con una dichiarazione di guerra formale. Molto più semplice l’utilizzo di armi non convenzionali, così come prevede la dottrina della Full Spectrum Dominance di Washington. Ovviamente nell’arsenale non convenzionale americano hanno un ruolo preminente le armi finanziarie. Non credo sia esattamente un caso che proprio ieri l’agenzia di rating americana Moody’s abbia declassato a livello B1 (siamo in pieno territorio junk) il debito turco: peraltro si rileva anche il mantenimento dell’outlook negativo. Dunque a breve non possono essere esclusi ulteriori downgrading che porterebbero il debito turco addirittura alla categoria C e dunque ad altissimo rischio default.Non rimane che far notare che le banche europee (ed in particolari quelle spagnole) sono esposte complessivamente per oltre 100 miliardi di euro e dunque sono a rischio di perdite sanguinose che potrebbero innescare una crisi finanziaria in Europa. Certamente alla Casa Bianca questo non è visto con preoccupazione. In Europa invece si cerca disperatamente un capro espiatorio individuato nel solito Calimero italiano al quale si chiede una risibile manovra da pochi miliardi nella malcelata speranza che Roma non accetti e così poterla incolpare dell’eventuale crisi finanziaria che invece – se arriverà – proverrà dall’Anatolia. Ma questo le opinioni pubbliche europee non saranno in grado di vederlo, ipnotizzate dal canto delle sirene dei mass media che in mala fede daranno la colpa ai soliti italiani.(Giuseppe Masala, “Contagio turco e Calimero italiano”, da “Megachip” del 15 giugno 2019).Mentre l’Italia viene bullizzata dalla cosca della Commissione Europea (con zelo particolare dal simpatico ricercatore di bosoni baltici Valdis Dombrovskis) per un preteso minimale scostamento dell’insignificante rapporto debito/pil, un fantasma s’aggira per l’Europa. E’ il fantasma del debito turco. Facciamo un passo indietro. Un anno fa circa Erdogan decide di acquistare il sistema missilistico antiaereo russo S-400 al posto del Patriot americano. La scelta non è di poco conto, il sistema d’arma russo è ovviamente incompatibile con il dispositivo di difesa Nato nel quale sono integrate le forze armate turche. Di fatto dunque si tratta di una scelta che pone la Turchia (paese strategico e secondo esercito della Nato) fuori dalla Nato dal punto di vista militare se non da quello politico e diplomatico. Le reazioni occidentali e americane non tardano ad arrivare: viene bloccata la vendita degli aerei americani di V generazione F-35. Non solo, immediatamente la lira turca intra in fibrillazione. Questo aspetto monetario e finanziario non è di irrilevante portata.
-
Magaldi: l’Italia perde perché la paura paralizza i gialloverdi
Il nemico spara sulla folla, ma i difensori si limitano a lanciare innocui petardi dalla torre su cui si sono rifugiati. E fissano l’orizzonte, nella speranza che arrivi qualcuno a salvarli dall’assedio. Ma sbagliano tutto, se sperano che quel qualcuno si chiami Donald Trump: «Il presidente americano non è generoso con l’Italia come lo fu Roosevelt: è stato eletto solo per smascherare l’equivoco della finta sinistra, rompendo gli schemi del pensiero unico. Ma resta un isolazionista, campione di un’America non così propensa a proiettarsi verso di noi, prigionieri dell’austeriy europea». Gioele Magaldi biasima Salvini e Di Maio, che ora sembrano invocare l’aiuto americano contro i censori di Bruxelles: possibile che l’Italia non abbia il coraggio di ribellarsi da sola, e aspetti sempre che siano altri a cavarle le castagne dal fuoco? Psicologia: «Il vero guaio dei gialloverdi è che hanno paura, e su quella paura campano, alla grande, i loro avversari. Se solo i nostri smettessero di farsela sotto, scoprirebbero che il nemico è assai meno forte di quello che pensano. Ma servirebbe innanzitutto un atto di coraggio. Per esempio: mandare a casa ministri inadeguati, come Tria a Moavero, e spedire a Bruxelles – come commissario Ue – qualcuno che incarni davvero la rottura, non l’ennesimo compromesso».C’era una volta il governo del cambiamento. Poi, del cambiamento è rimasta solo la speranza tenuta accesa dalla Lega, «l’unica ad aver resuscitato l’eresia post-keynesiana candidando economisti come Bagnai e Rinaldi, pronti a smontare il dogma neoliberista del rigore di bilancio che provoca ad arte la crisi eterna». Ma, dopo il fallito assalto a Bruxelles – senza neppure il fegato di sfondare il tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil, imposto da Maastricht per imbrigliare l’economia e minare il benessere diffuso – ora i gialloverdi galleggiano in un mare grigio, quello delle promesse mancate. Una su tutte: il magro sussidio che i 5 Stelle hanno chiamato reddito di cittadinanza, e che invece è solo «una tessera annonaria della povertà, che gli stessi beneficiari – pochissimi – si vergognano a esibire». Risultato: voti dimezzati. Elementare: in tanti hanno smesso di votarli, i grillini, se appaiono la copia scolorita della Lega o addirittura un possibile alleato del Pd-fantasma, come avevano lasciato credere alla vigilia delle europee. Chi sono, i 5 Stelle? Cosa sono diventati? Chi è davvero il Re Travicello piovuto a Palazzo Chigi quasi solo per “troncare e sopire”, andreottinanamente, le istanze salviniane?Ma a parte Giuseppe Conte, «Grillo Parlante non richiesto», nella lista dei deludenti c’è anche Marco Bussetti, ministro dell’istruzione. Per non parlare di Giulia Grillo, che al dicastero della sanità non ha fatto nulla per chiarire il caos-vaccini scatenato da Beatrice Lorenzin, su pressione di Big Pharma, sotto il governo Gentiloni. In web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, il presidente del Movimento Roosevelt ne ha per tutti: e il primo della lista è Giovanni Tria, già “diffidato” (massonicamente, in termini di richiamo alla lealtà) la scorsa settimana. «Il “fratello” Tria aveva promesso di attenersi a una linea progressista, opposta a quella dei circuiti massonici neoaristocratici che dominano l’Ue». Di fatto, al netto di qualche sterzata in extremis, il ministro dell’economia si limita – insieme a Conte – a giocare in difesa. Obiettivo: tentare di portare a casa, evitando la procedura d’infrazione, il ridicolo 2% di deficit contrattato a Bruxelles. Per l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, sarebbe stato necessario almeno un 4% per vederne gli effetti già in primavera, sotto forma di crescita, in virtù del “moltiplicatore della spesa pubblica”, in base al quale un investimento mirato, messo a bilancio come deficit, può fruttare anche il 300% in termini di Pil. Ma nulla di tutto ciò è accaduto, essendo mancato il coraggio di rivendicare l’autonomia finanziaria italiana.«Badate, non è solo una questione di deficit», sostiene Magaldi: «Basterebbe stralciare dal computo del deficit gli investimenti produttivi: infrastruttre strategiche e sostegno al sistema economico nazionale, famiglie e aziende, insieme a un robusto alleggerimento fiscale». Facile a dirsi, ma il Deep State è in agguato. Lo ha ricordato il pentastellato Pino Cabras al convegno “rooseveltiano” di Londra, sul New Deal di cui avrebbe bisogno l’Europa: «Non siamo soli, al governo», ha ricordato Cabras: «Insieme ai 5 Stelle e alla Lega c’è anche lo “Stato profondo”, che ha in mano l’alta burocrazia e rema contro il cambiamento». Per capirci: appena ti muovi, sale lo spread. «Ecco, appunto: se si cambiassero le regole della Bce – dice Magaldi – si potrebbero emettere finalmente gli eurobond, cioè titoli di Stato europei garantiti dalla banca centrale di Francoforte, e così lo spread sparirebbe automaticamente». Di nuovo: facile, in teoria. In pratica, invece, proprio il supermassone reazionario Mario Draghi – l’uomo che non vuole saperne, di eurobond – si è già premurato di bocciare persino i minibot, con cui il governo vorrebbe saldare i debiti pregressi della pubblica amministrazione, per evitare che le aziende creditrici falliscano. Non a caso: i soliti poteri forti stanno manovrando per portare proprio Draghi a Palazzo Chigi, per commissariare l’Italia dopo l’effimera sbornia di speranze gialloverdi.E che fanno, Salvini e Di Maio, mentre il paese sta scivolando verso una crisi catastrofica? «Vanno negli Usa, nella vana speranza che Trump possa aiutare l’Italia, stritolata dai veri sovranismi nazionalistici – quelli di Germania e Francia, protagonisti della Disunione Europea». Diciamola tutta, insiste Magaldi: «L’Europa non esiste proprio: è tutta da costruire, dalle fondamenta». Viceversa, vogliamo fare da soli? «Benissimo, ma il compito che avremmo di fronte sarebbe lo stesso, anche fuori dall’Ue e dall’Eurozona: l’Italia ha infrastrutture fatiscenti, trasporti insufficienti, aziende in crisi, salari bassi, lavoro scarso». Finora, l’Ue ha raccontato la fiaba del “pilota automatico” che governerebbe l’economia. «Una truffa, con cui il noeliberismo si è affermato come religione. E i risultati sono sotto i nostri occhi: gli italiani sono più poveri e precari». Unico possibile Piano-B: un New Deal rooseveltiano. «Massicci investimenti pubblici, oculati e strategici». Non si scappa: «Lo Stato deve poter spendere. L’Ue non vuole? Pazienza: dovrà rassegnarsi». Il problema è politico, ma si continua a girarcisi attorno facendo finta di niente: «I politici italiani devono capire di dover affrontare finalmente uno scontro, con Bruxelles. Senza questo, i governi – compreso quello gialloverde – naufragheranno, di fronte all’inevitabile fallimento: senza soldi, non è possibile varare nessuna politica salva-Italia».Siamo a un punto di svolta decisamente storico, secondo Magaldi: se non altro, Lega e 5 Stelle hanno sdoganato la dottrina sociale keynesiana, rompendo il tabù del marmoreo pensiero unico ancora presidiato dal Deep State italico, Bankitalia e Quirinale in primis. Guai a disobbedire ai mercati, disse Mattarella bocciando Paolo Savona come ministro dell’economia. Un anno fa, l’allora battagliero Di Maio insorse, gridando l’esatto contrario: peggio per noi, se continuiamo a farci dettare la politica economica dall’oligarchia finanziaria che impone le sue regole ai governi, vanificando le elezioni e mortificando la democrazia. Dov’è finito, oggi, il coraggio dei gialloverdi? Sbiadiscono, i grillini, declinando verso la palude dove agonizza il Pd di Zingaretti, ancora impantanato a recitare la mortale ortodossia neoliberista: «Come pure Forza Italia, lo stesso Pd ripete che quest’Europa andrebbe cambiata, ma si guarda bene dal dire come, cioè in senso progressista: spesa pubblica strategica, senza più vincoli di bilancio».L’ultimo guardiano del cambiamento, almeno a parole, è Salvini. Seguiranno i fatti? Per ora, i segnali non sono rassicuranti. Armando Siri, architetto della Flat Tax, è stato silurato dal giustizialismo elettoralistico dei 5 Stelle, senza che il capo della Lega sia insorto per lasciarlo al suo posto, nel governo. «E peggio: ora si fa il nome di Enzo Movero Milanesi come possibile commissario europeo, quando invece il massone neoconservatore Moavero – già “montiano”, anche se poi convertitosi teoricamente all’impostazione progressista – sarebbe da licenziare: graditissimo ai potenti neoaristocratici che comandano in Ue, come ministro degli esteri non ha fatto assolutamente niente. E vogliamo mandare lui, a Bruxelles, come rappresentante del governo del cambiamento?». Per Magaldi, la chiave sta nella dicotomia che oppone paura e coraggio. «Con che faccia c’è ancora chi propone l’uscita dall’euro e dall’Ue, quando il governo non ha osato neppure infrangere il totem del 3% del deficit?». Se solo trovasse la forza di agire, chiosa Magaldi, l’esecutivo avrebbe grandi sorprese: «Mettendo da parte la paura, scoprirebbe che il nemico non è affatto invincibile. E i nostri avversari lo sanno benissimo: per questo continuano a spaventarci». Gli unici a non capire come stanno le cose sembrano proprio i nostri ipotetici difensori: se non faranno sul serio, finiranno presto nel museo delle cere in compagnia di Renzi e di tutti gli altri rottamatori all’italiana, bravi solo a chiacchiere.Il nemico spara sulla folla, ma i difensori si limitano a lanciare innocui petardi dalla torre su cui si sono rifugiati. E fissano l’orizzonte, nella speranza che arrivi qualcuno a salvarli dall’assedio. Ma sbagliano tutto, se si illudono che quel qualcuno si chiami Donald Trump: «Il presidente americano non è generoso con l’Italia come lo fu Roosevelt: è stato eletto solo per smascherare l’equivoco della finta sinistra, rompendo gli schemi del pensiero unico. Ma resta un isolazionista, campione di un’America non così propensa a proiettarsi verso di noi, prigionieri dell’austeriy europea». Gioele Magaldi biasima Salvini e Di Maio, che ora sembrano invocare l’aiuto americano contro i censori di Bruxelles: possibile che l’Italia non abbia il coraggio di ribellarsi da sola, e aspetti sempre che siano altri a cavarle le castagne dal fuoco? Psicologia: «Il vero guaio dei gialloverdi è che hanno paura, e su quella paura campano, alla grande, i loro avversari. Se solo i nostri smettessero di farsela sotto, scoprirebbero che il nemico è assai meno forte di quello che pensano. Ma servirebbe innanzitutto un atto di coraggio. Per esempio: mandare a casa i ministri inadeguati, come Tria a Moavero, e spedire a Bruxelles – come commissario Ue – qualcuno che incarni davvero la rottura, non l’ennesimo compromesso».
-
Cazzaromachia: la politica italiana è una guerra tra buffoni
Borghi contro Draghi, Vampiri contro Lycan, Salvini contro lo Spread, Alien contro Predator. Strutturalmente incompatibile con una vera democrazia, il regime capitalista ha soltanto due modalità: fascismo “presentabile“, e fascismo impresentabile. Il primo è rappresentato oggi in Europa dai cosiddetti Europeisti, responsabili fra l’altro dell’austerity, che ha causato l’aumento della mortalità infantile in Grecia, e della dottrina Minniti che finanzia i lager libici. Il fascismo impresentabile è invece rappresentato dai cosiddetti Sovranisti, che condiscono quella stessa dottrina con truci slogan razzisti da stadio, e tentano di forzare un po’ i vincoli dell’austerity soltanto per foraggiare gli intrallazzi dei loro sponsor. E pagare i debiti della pubblica amministrazione con le banconote di Paperopoli. Dalla stessa parte della barricata c’è il Movimento 5 Stelle, che però non è sovranista, è survivalista, cioè disposto a tutto pur di sopravvivere e salvare le poltrone.Principale caratteristica comune di tutti gli schieramenti è l’essere un branco di cazzari. Persino i loro nomi sono una menzogna: Macron, il frontman degli Europeisti, è in realtà più nazionalista e protezionista di Trump, mentre i presunti patrioti Sovranisti della Lega sono gli stessi che incitavano a pulirsi il culo con la bandiera tricolore. Se le alternative sono queste, perché in tanti si ostinano ancora a votare? Ecco alcune ipotesi. Per scaramanzia. Un rituale ossessivo compulsivo, perlopiù innescato dallo stress, come certe piccole superstizioni quotidiane. Questo spiegherebbe perché d’estate l’affluenza alle urne cali in modo significativo: la luce solare svolge notoriamente un’azione antidepressiva, contrastando le sindromi Ocd. Per sfregio. Per ripicca, per vendetta. Cercare di punire i partiti e/o i leader che ti hanno fregato la volta precedente, votando i loro peggiori nemici dichiarati. Coi quali però di solito dopo le elezioni andranno insieme al governo.Per il Lol. Il candidato del Pd più votato alle europee è stato Carlo Calenda. Questa è la prova che parte dell’elettorato considera il voto un’occasione per compiere una burla collettiva, uno scherzo, una beffa nello stile delle teste di pietra attribuite a Modigliani. La testa di Calenda però non è di pietra. E neanche di Modigliani. Per sbaglio. È ipotizzabile che una rilevante percentuale degli elettori si ritrovi nella cabina elettorale avendola scambiata per un bagno pubblico. Questo spiegherebbe l’abbondante risultato della Lega.(Alessandra Daniele, “Cazzaromachia”, da “Carmilla” de 9 giugno 2019).Borghi contro Draghi, Vampiri contro Lycan, Salvini contro lo Spread, Alien contro Predator. Strutturalmente incompatibile con una vera democrazia, il regime capitalista ha soltanto due modalità: fascismo “presentabile“, e fascismo impresentabile. Il primo è rappresentato oggi in Europa dai cosiddetti Europeisti, responsabili fra l’altro dell’austerity, che ha causato l’aumento della mortalità infantile in Grecia, e della dottrina Minniti che finanzia i lager libici. Il fascismo impresentabile è invece rappresentato dai cosiddetti Sovranisti, che condiscono quella stessa dottrina con truci slogan razzisti da stadio, e tentano di forzare un po’ i vincoli dell’austerity soltanto per foraggiare gli intrallazzi dei loro sponsor. E pagare i debiti della pubblica amministrazione con le banconote di Paperopoli. Dalla stessa parte della barricata c’è il Movimento 5 Stelle, che però non è sovranista, è survivalista, cioè disposto a tutto pur di sopravvivere e salvare le poltrone.
-
Microchip e asilo transgender: la Svezia si sta suicidando
Fermamente convinto di essere il rappresentante della “superpotenza morale” del mondo, il popolo svedese continua i suoi pericolosi flirt con tutti i possibili nuovi esperimenti culturali. Questa politica è veramente ‘progressista’, o è la strada per la rovina nazionale? In Svezia, tutto sembra possibile, tranne il dissenso; dissenso dall’onnipresente messaggio sociale che dice ai suoi cittadini che devono essere tolleranti verso ogni nuova moda culturale, dal farsi impiantare un microchip sotto la pelle al permettere che i bambini di quattro anni vengano indottrinati alla scuola materna con le ultime teorie sul transgenderismo. Migliaia di svedesi si sono già fatti inserire un minuscolo microchip sotto la pelle, di solito nella mano sinistra, che offre il “vantaggio” di non dover più armeggiare [nelle tasche o nella borsetta] per carte di credito, documenti di identità e chiavi. Molte delle informazioni personali sono memorizzate sul chip, che ha le dimensioni di un chicco di riso. Sorprendentemente, nonostante la possibilità per il governo, per le multinazionali o per altri pericolosi soggetti di hackerare questi dispositivi, questa eventualità non sembra essere presente nella mentalità svedese.
-
La moneta è in poche mani. Comandano loro, non i politici
L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».Non solo: indebitando indissolubilmente persone, imprese e Stato verso di sé, il potere monetario li sottomette. «E se qualcuno o qualcosa (governo? block chain? criptovalute?) minaccia questa sua posizione di monopolio, lo elimina o lo sabota, o lo compera: il sistema è blindato; il mondo si trova all’interno questo grande meccanismo finanziario», scrive Della Luna nel suo blog. «Sostanzialmente – aggiunge – il monopolista monetario è un punto di passaggio obbligato per ogni singola transazione, e ogni transazione deve pagar pedaggio in una moneta che deve prendere a prestito da lui, con interesse». Attualmente, continua l’analista, vediamo che una grande quantità di transazioni, vendite di beni e di servizi (e una grande quantità di produzioni) «non possono avvenire, solo perché manca la moneta», mentre la domanda e l’offerta (e la capacità produttiva) sono interamente presenti. «Il monopolista, che non produce alcun valore, blocca la produzione del valore e crea povertà, recessione». Sintetizza Della Luna: «L’economia politica, in essenza, è tutta qua. E non si uscirà da questo meccanismo finché si resterà in una società basata sugli scambi economici». Da lì derivano «crescite e recessioni, bolle e crolli, debito pubblico, pressione fiscale, rating, insolvenze generali, liquefazione degli Stati, mondialismo, impotenza della politica».Certo, in economia e in politica operano anche altri fattori, ma secondo Della Luna sono ampiamente subalterni. Ovviamente non tutto è pianificato, controllato e determinato centralmente. Tuttavia, «il monopolio monetario dà l’impostazione generale e agisce dove e quando e come occorre». La forza, insiste l’analista, sta nel monopolio di una risorsa – la moneta – che è indispensabile, e non ha un costo né limiti di produzione. La moneta «indebita progressivamente la società che la usa verso il monopolista che la distribuisce, e che a quest’ultimo permette di comperare tutto e tutti, anche la censura, il gatekeeping, in modo che del monopolio monetario non si parli proprio, né dei suoi effetti». In altre parole, si passa «da monopolio a monarchia occulta». Aggiunge Della Luna: «Questa forza monopolista, e il suo esercizio come strumento di dominazione e sfruttamento dei corpi sociali, sono espressione delle costanti sociopolitiche empiricamente confermate dalla storia». Per esempio la “costante oligarchica”. Ovvero: «Ogni società organizzata è comandata da un’oligarchia che detiene il grosso del potere politico, economico, militare, tecnologico, culturale». Di conseguenza, «democrazia, eguaglianza, “rule of law” e certezza del diritto sono solo storytelling».C’è anche una “costante strumentale”, sostiene Della Luna: «Per l’oligarchia dominante, il corpo sociale è uno strumento, non un fine – come il gregge per il pastore, non come i figli per i genitori». E il principio costituzionale francese “gouvernment du peuple, pour le peuple, par le peuple”, finisce per essere anch’esso “storytelling”. «Per capire come si va evolvendo il sistema, queste due costanti – oligarchica e strumentale – vanno considerate assieme alla “variabile tecnologica”. Ossia: ciò che varia nel tempo e nei contesti politici sono gli strumenti – dalle armi alla religione, dalla finanza all’informatica fino alla genetica – a disposizione dell’oligarchia per controllare, dominare, usare il corpo sociale. «Coloro che credono nelle rivoluzioni, nelle riforme radicali e sistemiche, nella lotta di classe, nella giustizia sociale (compresi i miei amici che pensano di riuscirci attraverso una rivelazione-rivoluzione monetaria), rimangono sempre frustrati – scrive Della Luna – proprio perché ciò in cui credono è che quelle costanti si possano togliere, ossia che possa esistere una società organizzata non sull’oligarchismo, sul privilegio, sulla diseguaglianza, sull’oppressione».D’altronde, continua l’analista, «anche questa diffusa fede illusoria nella possibilità della giustizia sociale è una “costante”, nel senso che sopravvive ai suoi sempre nuovi fallimenti, e come tale viene anch’essa sfruttata per il consenso». E cioè: «Promettendo di correggere la struttura oligarchico-strumentale della società, che causa malessere popolare, per instaurare la giustizia, l’eguaglianza e la solidarietà, si può sempre raccogliere consenso e sostegno politici, e usarli per prendere la poltrona a chi ci sta seduto oggi: “Yes, we can!”». Barack Obama, insuperato campione mondiale di manipolazione politica. «Per raccogliere seguito popolare – conclude Della Luna – viene usata anche un’illusione che è complementare a quella suddetta, ossia la fede nella possibilità di realizzare un ordine sociale razionale e permanente o definitivo: la repubblica di Platone, gli ordinamenti teocratici, il socialismo reale, il Reich millenario, il mercato perfetto come fine liberale della storia». Ma anche questa «è un’illusione, dato che nella storia tutti gli ordinamenti politici sono instabili, passando per continue trasformazioni politiche, costituzionali, economiche, sociali, culturali, etniche, religiose». Un’illusione, certo. «Però funziona».L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».
-
Magaldi: vogliono comprare Tria e Conte per il dopo-Salvini
«E bravo Matteo Renzi, finalmente promosso “cameriere” del Bilderberg». Dall’alto del suo nuovo ossevatorio, l’ex leader Pd dice che il governo gialloverde non ha finora toccato palla su nessuno dei temi dell’agenda-Italia? «Se è per questo neppure il suo governo toccò palla, esattamente come i governi Letta e Gentiloni». Solo ciance, dietro alla rigida obbedienza all’ordoliberismo Ue. Però Renzi ha ragione, ammette Gioele Magaldi: dopo un anno, Lega e 5 Stelle hanno totalizzato lo stesso punteggio del fanfarone fiorentino, cioè zero. La differenza? Al Giglio Magico è subentrato «il Cerchio Tragico, targato Di Maio». E se Salvini non ha ancora trovato il coraggio di mandare a stendere Bruxelles, il pericolo maggiore viene dall’interno. Il primo “imputato” è il ministro Giovanni Tria, che sembra passato armi e bagagli al “partito di Mattarella”, intenzionato a bloccare qualsiasi cambiamento. E il peggio è che ad alzare la diga ora ci si mette pure Giuseppe Conte, con la sua prudenza esasperante. Attenti: è come se Conte e Tria fossero già “in vendita”, disposti a far naufragare l’esecutivo in cambio della promessa di future poltrone. Magaldi si rivolge a Salvini: «Se ora gli impediscono di fare la Flat Tax e di varare i minibot, stacchi la spina al governo: a quel punto saranno gli italiani, alle elezioni, a dire come la pensano».
-
Proclamato: sappiamo tutto da sempre. Ditelo, alla scienza
Giorni fa una mia amica mi faceva notare un articolo, proveniente dal mondo scientifico, “Navigare tra i pensieri come nello spazio”. Così esordiva, testualmente: «Proposto un modello del pensiero umano secondo cui la nostra mente organizza le caratteristiche delle esperienze in dimensioni simili a quelle spaziali. Questa nuova teoria è basata sulla scoperta che nei test di memoria viene attivata la corteccia entorinale, la stessa che permette di orientarci nell’ambiente». E ancora: «Sulla rivista “Science”, una review firmata da ricercatori del Max-Planck-Institut per le scienze cognitive e le neuroscienze umane di Leipzig, in Germania, e del Kavli Institute for Systems Neuroscience di Trondheim, in Norvegia, definisce un modello del nostro sistema di navigazione che ha un ruolo importante in molte facoltà cognitive, e spiega perché la nostra conoscenza sembra essere organizzata secondo una modalità spaziale». In sintesi: «Nel cervello alcuni neuroni specializzati possono mappare l’ambiente costruendo una griglia esagonale che aiuta un animale a localizzarsi nello spazio. Ma le esperienze possono distorcere la griglia per dare maggiori dettagli alle aree di interesse» (cortesia Lucy Reading-Ikkanda, “Quanta Magazine”).Un tipo di scoperta che sinceramente non mi lascia indifferente, soprattutto oggi, in un momento in cui i miei studi, probabilmente, sono approdati a qualche tipo di risposta che presumo – lo ammetto: presumo – possa essere utile non solo a me, ma a tutti (e lasciatemelo dire, anche alla scienza). In pratica, sembra che l’ufficialità – molto timidamente – stia entrando in un campo, quello mentale, dove i pensieri (e vorrei dire non solo quelli animali, chiaramente) sembrano creare o aggirarsi in “mappe “ o “griglie” dove la geometria assume un certo tipo di valenza. Detto ciò, voi adesso mi dovrete scusare, oltre che armarvi di un minimo di pazienza, perché partendo da questo “suggerimento” vorrei mettere a vostra disposizione la sintesi del mio percorso conoscitivo, affinchè in molti possano rendersi conto del divario esistente fra ciò che il mio mondo conosce e ciò che la scienza arriverà a conoscere fra molti decenni, credo. Ma lo dico senza nessun tipo di alterigia, di sfida o senso di rivalsa verso nulla e nessuno. Scrivo semplicemente ciò che seguirà perché un profondo senso di responsabilità vorrebbe fosse a disposizione di tutti ciò che credo di sapere utile.Inoltre, e questo permettetemelo, quello che leggerete sarà trattato molto, ma molto più diffusamente nel mio prossimo libro, autoprodotto come quello in uscita su Salvador Dalì, che vedrà la luce questo autunno 2019, col titolo “Ottava e fisica emozionale”. Bene, fatta questa premessa, chi mi conosce si dovrà armare (come sopra) di un minimo di pazienza, che andrà riconosciuta anche a chi non mi conosce, affinché ciò che sto per descrivere possa avere un minimo di chiarezza e coerenza. Dovrò infatti incominciare… dall’inizio, quando “erano solo numeri”. Tredici anni fa, per primo, codificai un rosone nella mia città, l’Aquila, fra l’indifferenza di tutti e il mio stesso stupore. Si trattava del rosone centrale di Collemaggio. Allora, semplicemente, vidi al suo interno qualcosa di incredibile, un sistema numerico riassumibile attraverso le sue 36 braccia e 72 parti binarie, tutte nascenti da otto petali. Iniziava una vera e propria avventura verso quel sapere che mi avrebbe dato una nuova vita. Ricordo perfettamente una sensazione estremamente intima nel momento in cui capii come, utilizzando quelle informazioni, era possibile ottenere la Precessione degli Equinozi (36 x 72) e non solo.Quell’emozione sarebbe diventata fonte della mia continua ricerca. Non potevo sapere che quei numeri mi stavano risvegliando – in quel caso, attraverso il dolore. Dolore a me rinnovato da una persona che, a distanza di anni, anche oggi mi sta spingendo a scrivere, capire e condividere. Ma questa è la vita, e quando qualcuno ci fa morire, perché in vita si muore spesso, allora bisogna trovare il modo di rinascere (e questo è il mio). Tornando a noi, la ricerca di quei numeri – che non sapevo essere presenti ovunque in tutto il mondo, in mille modi a tutte le latitudini, da sempre e in qualsiasi testo sacro o misterico – era destinata a trovare rifugio in una serie illimitata di esempi o simboli. Non sapevo ancora di occuparmi dell’Ottava, e nulla sapevo del suo linguaggio simbolico. Io cercavo solo e assolutamente quei riferimenti, ovunque essi fossero. E viaggiavo, viaggiavo nel tempo. Trovavo nello Zodiaco di Dendera un magnifico rifugio.Nei avrei parlato per migliaia di volte nei miei libri, come nei miei seminari, che mai pensavo sarebbero stati seguiti. Ma era indubbio che, in questo caso, l’informazione aquilana fosse stata anticipata di migliaia di anni da quello zodiaco egizio, antropomorfizzandosi. Quei 12 esseri (con 24 braccia) abbracciano 72 corpi celesti, esattamente come nel mio rosone. Soprattutto – e qui vorrei la vostra attenzione – manifestano dinamiche comportamentali diverse: il Fuori e il Dentro dell’informazione. Tempo, spazio, movimento e materia sono appannaggio solo del Dentro e non del Fuori, dove quei 12 esseri mantengono un certo tipo di immobilità ottuplice. Ma a colpirmi non era tanto questo, quanto il fatto che all’esterno, fra gli esseri responsabili numericamente di quella visione celeste (che tanto dovrebbe insegnare a chi si ostina a occuparsi di astrologia in modo periferico e condominiale), si nascondesse un intervallo: un intervallo essenziale, per capire la mia legge (concedetemi il “mia”). Infatti, le direzioni sottolineano dei raggruppamenti sulle diagonali di 4 donne, sulla verticale di 4 Neter e sull’orizzontale di altri 4 Neter. Nasceva per me il famoso intervallo d’Ottava di “tre volte quattro” (o tre quarti), meglio conosciuto come Settenario, se sommato nella sua composizione numerica.Oggi, dopo anni, ho raggiunto la chiarezza di potervi dire che quell’intervallo è legge – in natura, come dentro di noi. Oggi posso dirvi con certezza che noi, esseri vibranti, parte integrante di un universo vibrante, siamo Settenario. Quello stesso Settenario che si avvale di sette note o sette colori per fare il famoso salto d’ottava, nello specifico il Do successivo e il bianco per lo spettro solare. Non sapevo che da millenni, in tutti i mondi spirituali come in quelli iniziatici, quello stesso salto veniva e viene provocato attraverso 7 virtù o 7 Chakra (ma questo è relativo). L’importante adesso è che voi capiate che dire “tre volte quattro” – o quattro stagioni di tre mesi – equivale a dire, numericamente, Rosone o Dendera o Settenario. E vi prego, risparmiatemi tutti gli shock addizionali del caso, esistenti all’interno di questa dinamica. E credetemi se vi dico che, anche in questo, il mondo cattolico sa immensamente più di quanto io abbia mai potuto leggere in merito. Mondo cattolico che stimo e studio con molta attenzione, cercando di distinguere il messaggio dai suoi portatori, non sempre consoni. Grandissimo stupore provavo poi nel rintracciare i miei numeri, sempre quelli, nella Lista Reale Sumerica. Stupore dettato dal fatto che questa volta apparivano in un contesto estremamente più antico dello zodiaco egizio.Otto Re in 5 città regnavano per 241200 anni. Di nuovo, i 12 esseri con le loro 24 braccia: e questa volta diventavano anni. Tanti anni: per gli esperti, decisamente troppi per essere presi sul serio. Perché tutte le civiltà della Terra sarebbero “nate” all’interno di pacchetti di tempo enormi? Eppure, quegli stessi anni mesopotamici erano e sono figli di una meccanica numerica che doveva far pensare, me per primo. Infatti, prima di ricomparire sotto il profilo decimale in Egitto millenni dopo, in Mesopotamia la stessa Lista veniva riassunta da 66 Sars e 6 Ners (Sar = 3600 anni; Ner = 600 anni); così almeno adesso sapete cos’è il 666. Soprattutto, quella civiltà aveva scelto un computo sessagesimale, per essere a sua volta evinto, sia a livello temporale che spaziale, dalla 216millesima parte di 12 milioni e 960.000 anni, pari appunto a 60 anni. Ma non è questo il punto, quanto il fatto che allora non sapevo cosa si celasse dietro quel “216” e tantomeno dietro… al Tempo.Poi, pochi anni fa, una telefonata amica mi informava che forse avrei fatto bene ad occuparmi delle Anatomie Sottili orientali, soprattutto di quella presente nell’Agopuntura. Lo feci. E improvvisamente il rosone divenne Agopuntura: 8 “meridiani curiosi” sono la matrice dei 12 organi principali come dei 12 meridiani secondari, a cui si aggiungono i 48 terminali. Su tutto si interagisce attraverso 360 agopunti. Io sommavo organi e meridiani e ottenevo 72 unità, che con i 360 agopunti andavano a costituire la matrice numerica di Collemaggio o Dendera o della stessa Lista sumera. Ma questa volta vi era una grandissima novità: scoprii che meridiani e organi rappresentano quell’anatomia sottile dalla quale sia il nostro corpo, come tutto il creato, prende forma. Soprattutto, nel mondo cinese si interagisce su di essi pensando che ospitino le nostre emozioni – che, se negative, possono sfociare in malattie. Cominciavo a rendermi conto che sulla Terra esisteva un medicina che presupponeva una realtà posta alla base di queata nostra realtà, simile a quella presente all’esterno del cerchio di Dendera. Oggi direi che di medicine multidimensionali sulla Terra ce ne sono moltissime, da millenni.Procedendo, mi occupavo dei simbolismi orientali. E scoprivo che tutto è collegato all’Ottagono, o all’Ottava – a questa legge che scoprivo ovunque, come nel Pak Ua. Oltre ad essere matrice del Feng Shui lo è dello Scintoismo come dell’I-Ching. E cosa scoprivo, dell’I-Ching, che avrebbe il compito di leggere il futuro? Si avvale di 8 trigrammi, quel “tre volte otto” presente nel labirinto di Collemaggio. Soprattutto, quei trigrammi sono composti da 12 linee unite e 24 spezzate, quindi 36 unità. Ma siccome l’I-Ching, se consultato, ha bisogno di 64 esagrammi, gli stessi vanno quindi raddoppiati, per cui da 36 passano a 72 unità consultabili. Così, mi accorsi che i numeri aquilani non solo erano utili a definire una dinamica spaziale come quella di Dendera, e non solo erano usati come anatomia umana e “creante”, ma esordivano nella visione del Futuro. Lo so, forse state pensando che io abbia fatto una partenza troppo lunga, ma vedrete che alle griglie mentali arriveremo.Andiamo avanti con la storia. Gli anni passavano e la mia ricerca mi portava ad occuparmi di sempre nuovi personaggi, che sapevo appartenere al mondo iniziatico proprio perché utilizzavano i “miei” numeri . Ormai non dubitavo più del fatto che tutto quel mondo, ovunque fosse rappresentato, utilizzasse immancabilmente quei parametri, da sempre. Arrivando a scrivere di architettura sacra, nello studio di Vitruvio (altro grande iniziato), attraverso il suo “De Architectura” ho intuito che i 3 stili principali di cui si occupa nell’opera – Corinzio, Dorico e Ionico – se suddivisi in parti o in componenti costruttivi, esprimono un ammontare di 216 unità. Non solo: se li si divide, avranno al loro attivo 72 parti (fra colonne, capitelli, fusto, trabeazione, e così via). E attenzione: per la prima volta ritrovavo quel riferimento come frazione del 216. Quello studio mi consentiva di capire come quegli stessi numeri fossero quindi essenziali, dal tempo delle Ziggurat fino ad arrivare al grattacelo di Renzo Piano a Londra, per ispirare qualsiasi tipo di costruzione civile o religiosa, in tutto il mondo.Vitruvio poi mi permetteva di fare un ulteriore passo avanti con un brano che vorrei riportare integralmente: «Del resto anche Pitagora e i suoi seguaci vollero esporre i loro precetti in volume secondo un sistema cubico e costruirono un cubo di 216 versi stabilendo che un trattato non dovesse essere composto da più di tre cubi. Il cubo è un solido composto da superfici piane uguali e quadrate; quando viene gettato rimane fermo, poggiando su una delle due facce, finché qualcuno non lo sposti, come avviene nel gioco dei dadi quando i giocatori li gettano sul tavolo. E pare appunto che i pitagorici si siano ispirati a questa similitudine, perché quel dato numero di versi rimanga impresso e fisso nella memoria, proprio come il cubo, qualunque sia la mente in cui è riversato. Anche i comici greci interruppero la lunghezza di un atto inframmezzandovi le parti corali. Quindi, dividendo l’azione secondo una proporzione cubica, alleggeriscono grazie alle interruzioni la recitazione degli attori». Già questo fa capire a che livello si trovasse il mondo iniziatico, millenni or sono, per quanto riguarda la modalità con cui questi pensatori supponevano che gli uomini facessero più “salda memoria”. Altro che griglie mentali! Da millenni, nel mio mondo si pensa che le griglie siano… cubiche.Tornando a noi, da quel momento – un momento non molto lontano dall’oggi – potei collegare i numeri aquilani ad una forma geometrica ben precisa (il Cubo) al numero 72, e 3 cubi al 216. E adesso posso fermarmi per riassumere alcuni passaggi e aggiungerne altri, in modo da avere una visione d’insieme più ampia:1) Il mondo mesopotamico riassumeva il suo sapere temporale e spaziale con il “3 volte 6” , che moltiplicato per se stesso è chiaramente pari al 216.2) Da ciò si può evincere che il 60 altro non è che un piccolo cubo nell’immensità temporale descritta.3) Dunque il Tempo, e quindi lo spazio descritto con questi numeri, è fatto di piccoli cubi (o anni) che si ripetono.4 ) La Precessione degli Equinozi, a livello numerico, è divisibile da “mesi cubici” pari a 2160 anni.5) Dendera altro non è che l’espressione spaziale, temporale e materiale proveniente da un evento numerico cubico.6) Le Anatomie Sottili orientali, come tutte le metodologie curanti, sono sempre impostate su una struttura cubica.7) La mente, o perlomeno la memoria umana, è cubica.Tutte le strutture architettoniche, almeno quelle costruite secondo i canoni numerici esaminati, hanno una matrice cubica.9 Il futuro può essere letto seguendo una dinamica cubica.Così andavo avanti, e sarebbe stato Giordano Bruno a regalarmi una perla di saggezza attraverso i suoi sigilli, come “Venere o Amore”. Brevemente, “Venere o Amore” si può definire il sunto geometrico della Legge dell’Ottava: risulta essere figlia di un triplice inizio, che usa una legge settuplice per approdare in natura con 5 geometrie ben precise, quelle platoniche. Per ora vorrei solo che notaste come su quei 7 cerchi campeggino tutta una serie di triangoli, uniti a originare forme geometriche precisamente determinate. L’Ottavo cerchio comprenderà il tutto. Ora, solo nel caso di questo simbolo, o sigillo, Bruno aggiungerà che le lettere che vedete rappresentano le iniziali corrispondenti agli Dei, mentre le linee che uniscono gli Dei altro non sono che le loro… EMOZIONI! Adesso però vorrei che osservaste meglio l’immagine, così potrete notare la presenza di 3 rombi (a:O:N:S-a:O:P:Q-a:S:R:Q). Fatto ciò, sarà facile evincere un cubo che contiene altri cubi, costituiti da geometrie platoniche a loro volta nascenti da triangoli.Quindi da questo momento abbiamo il diritto di aggiungere alla lista il punto dieci:10) Le emozioni sono cubiche.Da millenni, dunque, tutto il mondo iniziatico sa perfettamente che il corpo umano, la sua memoria e le sue emozioni sono il frutto di una matrice cubica. Sa che la creazione è di tipo cubico, considerando Dendera. Sa che dire cubo vuol dire Tempo, e che quindi noi siamo fatti di… ?DIO E’ UN IPERCUBOChiaramente anche la scienza sa qualcosa dei miei numeri, e non solo l’astronomia. Un giovane matematico indiano dei primi del secolo scorso, Srinivasa Yengar Ramanuyan, ebbe modo di creare le basi equazionali della Teoria delle Stringhe (oggi Teoria delle Membrane) attraverso le sue equazioni, da lui definite “modulari”. Guarda caso, quelle equazioni nascevano tutte da una trina numerica ben precisa: l’8, il 12 e il 24. Quindi la scienza forse non sa che quelle equazioni sono cubiche: e siamo arrivati al punto 11.Sicuramente la scienza è più attenta quando si parla di dimensioni: infatti, già dalla fine dell’Ottocento, ha contezza persino di una quarta dimensione (chiaramente non ne ha un’idea fisica, ma solo teorica). E postula una figura geometrica – fatta da un cubo con dentro un cubo – come modalità geometrica con cui definire una quarta dimensione, all’interno della quale noi siamo compresi, anche se non se siamo consapevoli; è una dimensione in cui spazio e tempo non si comportano come in questa dimensione (anzi, “non si comportano” e basta). Di nuovo, ciò che importa è la struttura geometrico-numerica che costituisce il “Tesseratto” (o “Ipercubo”, come viene comunemente chiamato) E’ costituito da 24 facce bidimensionali e 8 facce tridimensionali, come a dire: è fatto da 24 quadrati e 8 cubi. Numericamente è quindi composto da 48 parti bidimensionali e 24 parti tridimensionali. Totale: 72 parti.Adesso aggiungiamo il punto 12, il quale dice che «i numeri del Rosone di Collemaggio, usati da tutti gli iniziati della Terra, da sempre, per fare qualsiasi cosa in qualsiasi campo dello scibile umano, i numeri dell’Ottava insomma, altro non sono che un modo con cui utilizzare una matrice almeno quadrimensionale (conosco i Polychora e potrei dire altro, ma ne parlerò nel libro) come matrice non solo della nostra realtà ma del nostro essere psicofisico». E dopo una dichiarazione del genere, credetemi, parlare ancora di in termini esclusivamente misterici di Alchimia, di Tarocchi, di I-Ching, di Anatomie Sottili e di Chakra, di presunti Graal, di Tetraedi Stella di Merkaba, è a dir poco riduttivo, veramente. Esiste infatti un unico pseudo-mistero, ed è la Legge dell’Ottava. E siccome qualcosa io credo di averla capita, mi sembra giusto dire che è ora di finirla con questo presunto Esoterismo, come è ora che la scienza la smetta di ostinarsi nel non collaborare con “noi” che di simboli ci occupiamo, perché è con i simboli che si creano le Griglie – e non quelle esagonali, come l’ufficialità presume, ma quelle ipercubiche, come l’uomo è destinato a fare quando intraprende percorsi come i mei.Proseguo perché adesso si arriva al bello, visto che avete avuto la pazienza di arrivare fin qui. Vediamo un po’: io mi son chiesto (come molti, e da millenni) di cosa è fatto il Tempo. Un’idea credo di averla, ed è la seguente: intanto noi possiamo trasformare con molta semplicità un cubo in Tempo. Basta infatti trasformare i suoi dodici lati in 12 mesi di 30 giorni e il gioco è fatto – alla faccia di Nibiru. Così, i suoi 8 apici diventano 8 date ben precise. Allora è possibile trasformare “Venere o Amore” in Tempo, e quindi le emozioni in Tempo. Forse non ce n’eravamo mai accorti, ma il Tempo è vivo. E se è fatto di emozioni, è emozionabile. E allora emozioniamolo, con una bella preghiera – come fanno gli ebrei, attraverso le loro preghiere cubiche o il loro Dio fatto da 72 nomi di tre lettere, oppure come fanno gli arabi girando per 7 volte intorno alla Mecca. O noi cristiani quando entriamo in chiesa.La chiesa è una croce che – chiusa – diventa un Cubo; ma avendo sempre tra navata e transetto un Ottagono, si dimostrerà essere un luogo ipercubico, dove tempo e spazio… non si avvertono. Quindi perché stupirsi dell’Ottuplice Via buddista? Lo stesso Induismo, attraverso i 108 passi del Dio Shiva (36+72) vede creare il cielo e la Terra. E che dire dello Scintoismo, che vede l’essenza della sua spiritualità in 8 milioni di Kami o anime. E allora emozioniamolo, il Tempo. Forse non ci è chiaro, ma le tecniche per emozionarlo le conosciamo da millenni. E a volte funzionano, sapete – eccome, se funzionano.Però adesso aggiungiamo un punto alla nostra personale tabellina, il 13. E diciamolo chiaro: l’Umanità da sempre adora un Ipercubo – e non se n’è accorta, lei che è Tesseratto nel cuore (incredibile). Ma soprattutto, l’Ottava è Dio ed è Tempo… come noi. Non c’è nulla di male a dirlo. Infatti, tutti i mondi religiosi e iniziatici – attraverso 7 virtù ben precise, e vi prego di ricordare cosa vi ho detto sul Sette o Settenario – cercano di cambiare le “nostre” vibrazioni affinchè l’Ottava vibrazione (e cioè la santità) diventi tutt’uno con noi. Peccato però che né la scienza né tantomeno il mondo iniziatico abbiano mai preso carta e penna per dire che quelle Sette Virtù pregate e vissute in modo mantrico altro non sono che vibrazioni corrispondenti a dimensioni ben precise, da cui guardacaso arrivano capacità ben note, che il mondo cristiano poi chiama Doni o Carismi. Ma non fa nulla; io amo l’Ottava e, senza saperlo, ho amato Dio grazie a Collemaggio, per cui forse oggi ho abbastanza fede, speranza e carità per dire che tutti debbono “capire, per essere”.Ma a questo punto posso prendere e dare fiato per dirvi: visto che stiamo parlando di dimensioni e di corrispondenti vibrazioni, non stiamo forse parlando di griglie mentali la cui geometrizzazione spaziale è quadrimensionale? Quindi, cari scienziati, visto e considerato che già tantissimo avete fatto, ora fatevi aiutare come ai tempi della Protoscienza. Così riusciamo a creare una nuova tecnologia, compatibile e pienamente umana, visto che la vera macchina da scoprire siamo noi. Sì, perché nel momento in cui si capiscono certe cosette, l’autocoscienza ci permette di evolverci attraverso quelle nuove griglie. Così possiamo assolvere il mondo massonico da un compito davvero ingrato, quello di trasformare la pietra grezza in pietra d’angolo. Ecco, facciamocela da soli ’sta roba: è meglio.IL MONDO DEI DESIDERIEbbene, giustamente voi direte: e adesso, con tutto ciò che hai scritto che ci faccio? Allora cominciamo col dire che tutti coloro che vogliono il libretto delle istruzioni, il cacciavite, le pinze o la prodigiosa macchina guaritrice di turno non sono invitati. Qui o si diventa Ottava, o non si riesce a fare ciò che l’Ottava meglio sa fare. E cioè: creare nuovi mondi o nuove realtà. Io, nel mio piccolo, ci sono riuscito semplicemente perché ho fede in Dio. E sapete cos’è la fede? Semplicemente un’emozione, capace di eliminare spazio e tempo da questa tridimensionalità: si chiama onnipresenza. Insomma, come sopra: una dimensione al cui interno è presente l’onniscenza del mio rosone e l’immortalità del mio peregrinare, nel tempo come nello spazio. Signori, ma non lo avete capito? Noi siamo Tempo: nel momento in cui siamo coscienti di poterlo fare e scegliamo di farlo, noi siamo esseri capaci di muoverci nel Tempo, di modificarlo e plasmarlo, semplicemente perché il Tempo è l’essenza di ogni dimensione. Per cui non ho deciso (come qualcuno propone) di diventare immortale; no, mi darei una fregatura da solo. Ho deciso di percepire l’immortalità in vita. E quella sensazione è così potente da ridare vita, un domani, a un viaggiatore come me, che ha deciso di essere stato spesso qui. Perché l’Ottava questo può anche decidere di permettere.E così, da un po’, mi muovo nel tempo come ho fatto in questi anni. E quando ho deciso di creare qui il mio nuovo futuro mi sono accorto di non poterlo fare. E sapete perché?Semplicemente perché non ce l’avevo. Il presente, questo meraviglioso presente, pensavo fosse sufficiente, alla mia vita. Ma ho deciso che non è più così: dal futuro da cui vi sto scrivendo vi dico che tutto quello che amo io l’ho avuto. Perché la realtà che sto creando in questo preciso istante è già passato, prima di diventare futuro, e l’ho vissuto. Anche perché il Tempo non è solo trino, ma soprattutto… uno. E adesso immaginiamo qualcuno che sappia usare il tempo moooolto meglio di me: che cosa farebbe, secondo voi? Se avesse un desiderio, sapendo che il Desiderio è una struttura ipercubica da “riempire”, allora lo chiamerebbe 129600000 anni. E al suo interno ci metterebbe una civiltà, che nascerebbe estrapolando tutto il suo sapere cubico esattamente da questa Dimensione, che è fatta da un numero di anni ben preciso. Quindi il Tempo è una variabile dimensionale pensante e modificabile, che spazialmente è capace di rispecchiare, dentro di noi, le geometrie spaziali e dimensionali presenti in natura.Siamo ben oltre le griglie mentali. Siamo perciò emettitori di tempo, e ricettori dello stesso.Immaginate quante cose possiamo fare, quindi – altro che Costellazioni Familiari, Pnl, Reiki e mille altre cose, spesso russe o americane, tanto per non fare nomi… Possiamo per esempio (come ha fatto Gioacchino da Fiore) inventare un Terzo Tempo o Spirito Santo, utile a portare in questa realtà la Gerusalemme Celeste, che chiaramente era cubica, attraverso un protocollo mantrico fatto dalla ripetizione, per nove volte, del numero 7. Oppure possiamo fare un salto da Papà, che non c’è più (come ho fatto), e dirgli di stare tranquillo, perché da grande io ce la farò. Possiamo regalare tempo a una persona attraverso una dimensione come l’amore. Possiamo credere che Dio sia vivo e che ci ascolti, perché lui è Ottava, e possiamo parlargli attraverso le sue dimensioni – che in noi sono virtù.Possiamo darci e dare degli appuntamenti, nel Tempo, pur sapendo che non ci saremo fisicamente, come ho fatto con mio nipote. Possiamo utilizzare pensieri provenienti dal passato, come io ho fatto, e utilizzarne altri che provengono dal futuro, per sapere e capire. Possiamo pensare di essere sempre vissuti e rendere ciò vero, come ho fatto, e muoverci nel futuro come nel passato. Possiamo creare mondi come quelli cinematografici, dove attraverso un Cubo intere epopee di super-personaggi – dai Trasformers agli Avengers – fanno guadagnare alla Walt Disney miliardi di dollari. O creare un videogioco come Fortnite, con centinaia di milioni di giocatori che inseguono una struttura cubica. E qui mi fermo. Oppure, visto che a breve uscirà questo mio lavoro, possiamo immedesimarci con la morte in vita, e percepire attraverso un Ipercubo la sensazione meravigliosa di chi sa che la morte non esiste veramente. Possiamo rifare tutto e meglio, in questo mondo e di questo mondo. Con affetto, Michele Proclamato.(Michele Proclamato, “Le griglie mentali e la fine dell’esoterismo, ovverosia: quando cambiare tutto e cambiare tutti è possibile e necessario”, dal blog di Proclamato dell’8 giugno 2019).Giorni fa una mia amica mi faceva notare un articolo, proveniente dal mondo scientifico, “Navigare tra i pensieri come nello spazio”. Così esordiva, testualmente: «Proposto un modello del pensiero umano secondo cui la nostra mente organizza le caratteristiche delle esperienze in dimensioni simili a quelle spaziali. Questa nuova teoria è basata sulla scoperta che nei test di memoria viene attivata la corteccia entorinale, la stessa che permette di orientarci nell’ambiente». E ancora: «Sulla rivista “Science”, una review firmata da ricercatori del Max-Planck-Institut per le scienze cognitive e le neuroscienze umane di Leipzig, in Germania, e del Kavli Institute for Systems Neuroscience di Trondheim, in Norvegia, definisce un modello del nostro sistema di navigazione che ha un ruolo importante in molte facoltà cognitive, e spiega perché la nostra conoscenza sembra essere organizzata secondo una modalità spaziale». In sintesi: «Nel cervello alcuni neuroni specializzati possono mappare l’ambiente costruendo una griglia esagonale che aiuta un animale a localizzarsi nello spazio. Ma le esperienze possono distorcere la griglia per dare maggiori dettagli alle aree di interesse» (cortesia Lucy Reading-Ikkanda, “Quanta Magazine”).
-
Le guerre stellari di Elon Musk, che lancerà 12.000 satelliti
Mr. Elon Musk, grazie alla sua società SpaceX, il 23 maggio ha immesso in orbita bassa (440 Km di altezza) 60 satelliti per telecomunicazioni… e contemporaneamente i suoi uffici stampa hanno fatto sapere a tutto il mondo che la flotta orbitante potrebbe aumentare fino a raggiungere le 12.000 unità nel giro di pochi anni. Musk non è nuovo alle “sparate” di diverso tipo, finalizzate a gonfiare un’immagine grazie alla quale ottiene finanziamenti e tenta di sostenere il suo titolo a Wall Street. L’ultima è questa… utilizzare la costellazione di Starlink per generare reddito da investire nella colonizzazione di Marte. Per noi italiani, che siamo abituati agli scontri sulla Tav e sui cantieri bloccati, è pura fantascienza. Lui invece vive veramente nel nuovo millennio: negli ultimi tempi il vulcanico imprenditore ha ottenuto il sostegno del direttore della Nasa, Jim Bridenstine, che ha elogiato i successi della collaborazione fra l’agenzia spaziale di Stato americana e la privata SpaceX. Il motivo è il successo del razzo Falcon X, di proprietà di Musk, che è in grado di raggiungere la Stazione Spaziale Orbitante. Il vettore ha viaggiato finora privo di equipaggio ma «il prossimo lancio avverrà con astronauti a bordo», ha detto Bridenstine.«Sarà il primo lancio di un sistema spaziale disegnato per trasportare persone, costruito e gestito da un’azienda che ha scopi commerciali attraverso una partnership tra pubblico e privato. È un passo rivoluzionario sul nostro cammino per portare gli uomini sulla Luna, su Marte e oltre». La partita di Elon Musk si sta dunque di fatto giocando su molti tavoli e appare la più grande partita che sia mai stata giocata da “un uomo solo al comando”. Ovviamente gli ostacoli al progetto sono tanti e i detrattori sono potenti. Ma l’uomo è testardo e va avanti anche se le sue risorse finanziarie non si capisce bene da dove arrivino, in quanto il titolo a Wall Street soffre. Non si possono escludere “sostegni” occulti da parte di pezzi del Pentagono e della National Security Agency. I primi perchè grazie ai satelliti di Starlink potrebbero “osservare” ogni angolo sperduto della Terra inclusi i territori delle nazioni competitor; i secondi perché otterrebbero una quantità di Big Data inimmaginabile che perfezionerebbe il sistema di controllo. Un sistema di controllo “globale”?Quelle che seguono sono le “notizie” rese note. La Fcc, Autorità per le telecomunicazioni degli Stati Uniti, due mesi fa ha approvato con larghe riserve l’operazione Spacelink finalizzata a “coprire” – si precisa – solo gli Usa, con una megacostellazione di 4.425 satelliti a banda larga. Questo è un aspetto geopolitico centrale, poichè la Fcc può solo autorizzare un sistema che «invia e raccoglie dati» in Usa. Resta l’incognita: quando la flotta di satelliti transita su Russia o Cina o Venezuela o Corea del Nord, che fa? Interrompe il funzionamento? E chi la controlla? E’ vero che i piccoli satelliti per telecomunicazioni hanno capacità definite e in questo caso si dovrebbero limitare a ripetere a terra segnali in arrivo da sorgenti Internet. Ma si sa che l’attuale tecnologia è in grado di fare molto di più non appena il traffico dati diventa bidirezionale. Quindi il dubbio che il sistema possa essere usato anche per “controllare” resta. La Fcc ha comunque rifiutato la richiesta della società di estendere la scadenza entro la quale posizionare l’intera costellazione in orbita e ha fatto sapere che l’approvazione a SpaceX è condizionata alla presentazione di un piano aggiornato di “messa fuori orbita” dei satelliti esauriti o malfunzionanti, poiché il numero di satelliti della costellazione Starlink va ben oltre quanto le attuali linee guida considerano gestibile.SpaceX è la quarta società che la Fcc ha autorizzato al lancio di una nuova costellazione di satelliti non geostazionari (Ngso). Le altre società autorizzate sono OneWeb per 720 satelliti in bassa orbita terrestre, Telesat Canada per 117 satelliti in bassa orbita terrestre e Space Norway per due satelliti in orbite altamente ellittiche. Il mese scorso il presidente della Fcc, Mr. Ajit Pai, ha esortato gli altri commissari a sostenere l’applicazione di SpaceX «quale contributo per l’accesso a Internet nelle aree rurali e scarsamente servite degli Stati Uniti». SpaceX dovrà lanciare almeno la metà della sua costellazione di satelliti in banda Ku e Ka entro sei anni da oggi, secondo le regole recentemente riviste dall’Autority, o la sua autorizzazione verrà limitata al numero di satelliti in funzione a quella data. La società di Musk, che da gestore di lanci si è trasformata in operatore satellitare, ha chiesto invece all’Fcc l’autorizzazione a lanciare solo 1.600 satelliti in sei anni – poco più di un terzo dell’intera costellazione. L’Fcc ha rifiutato, ma ha dato a SpaceX il permesso di ripresentare una richiesta di deroga in futuro. SpaceX ha detto che in ottobre prevede di iniziare il servizio con 800-900 satelliti.La costellazione di SpaceX genera preoccupazione circa la sua potenzialità di avvolgere la Terra in una nuvola di detriti spaziali. Gli operatori delle flotte orbitanti OneWeb, Spire, Ses e Space Norway, hanno tutti espresso preoccupazione su come SpaceX proteggerà l’ambiente ed eviterà incidenti. Il dibattito resta aperto. Nonostante gli elogi del direttore, a contrastare il progetto è scesa in campo anche la Nasa: «Una costellazione grande quanto SpaceX ha probabilmente bisogno di soddisfare standard più rigorosi in caso di messa fuori orbita». Lo standard di affidabilità della Nasa prevede che almeno il 90% dei satelliti debba essere messo fuori orbita correttamente al termine della sua missione. La Fcc ha detto di essere d’accordo con la Nasa e quindi ha subordinato l’«approvazione finale a una descrizione aggiornata dei piani di mitigazione dei detriti orbitali». SpaceX ha risposto che metterà fuori orbita i suoi satelliti entro un anno dal completamento della loro missione. Ben prima dunque dei 25 anni suggeriti dalla Nasa e da altre importanti agenzie spaziali. La Fcc ha respinto le richieste degli operatori delle flotte Telesat e Viasat che chiedevano di non autorizzare SpaceX in quanto la costellazione rappresenta una minaccia di interferenza alle radiofrequenze in uso per altri satelliti.SpaceX ha utilizzato il software dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni di Ginevra (Itu) per misurare i limiti di “densità di flusso di potenza equivalente (Epfd)” per la sua costellazione. La Fcc ha detto che rivedrà l’approvazione a SpaceLink a seguito di una valutazione favorevole o “qualificata favorevole” della sua dimostrazione Epfd da parte dell’Itu prima dell’inizio del servizio. SpaceX ha lanciato i suoi primi due prototipi di satellite a febbraio come missione secondaria con il satellite radar Paz per l’operatore spagnolo Hisdesat. Il fondatore e Ceo di SpaceX, venerdi 31 maggio, ha fatto sapere che «i 60 satelliti si sono accesi e hanno contattato le stazioni di terra» che sono incaricate del monitoraggio. Tutti i 60 satelliti hanno schierato i pannelli solari e la maggior parte di essi sono in procinto di spostarsi, dalla loro attuale distanza orbitale di 440 km, fino alla loro orbita definitiva di 550 km. «SpaceX continua a monitorare la costellazione alla ricerca di satelliti che potrebbero aver bisogno di essere disabilitati in sicurezza», ha detto il portavoce della società. «Tutti i satelliti hanno capacità di manovra e sono programmati in modo da evitare collisioni fra loro e gli altri oggetti in orbita».Elon Musk aveva avvertito il 15 maggio che, poiché i satelliti Starlink trasportano una quantità significativa di nuova tecnologia, «è possibile che alcuni non funzionino». «Ma siamo dentro un grande progetto e abbiamo fatto tutto il possibile per massimizzare le probabilità di successo». La “nuova tecnologia” menzionata da Musk include propulsori elettrici che funzionano a krypton al posto del tipico xenon, e antenne “phased array” avanzate per le comunicazioni. La maggior parte dei 60 satelliti hanno già utilizzato queste tecnologie. Un portavoce ha detto che i satelliti Starlink diventeranno meno visibili man mano che raggiungeranno la loro orbita definitiva, un processo che dovrebbe durare da tre a quattro settimane. «L’osservabilità da Terra dei satelliti Starlink sarà a quel punto drasticamente ridotta». La facile visibilità dei primi 60 satelliti Starlink, dopo il lancio, ha suscitato la preoccupazione tra gli astronomi a causa del fatto che quando fossero centinaia e migliaia avrebbero oscurato la volta celeste. La questione resta aperta e non si risolve con una modifica della osservabilità da terra.Musk ha twittato il 27 maggio: «Ci sarà una migliore comprensione della riflettenza dei satelliti una volta che l’innalzamento dell’orbita sarà completato. Ci importa molto della scienza». Siamo in presenza dello sviluppo di uno scenario nel quale compaiono aspetti nuovi e impensabili: 1) la “collaborazione” tra le istituzioni di Stato Usa e un soggetto privato finalizzata alla conquista dello spazio; 2) la gigantesca disponibilità di fondi e capacità tecnologica dimostrata da Elon Musk in pochissimi anni; 3) l’assenza di un complesso di norme internazionali che dovrebbe regolare la presenza di oggetti orbitanti a bassa quota posti nei cieli del pianeta. Nonostante tutti i mugugni e la sorpresa espressa dai diversi soggetti coinvolti, non ultima la società civile, non ci resta che stare a guardare.(Glauco Benigni, “Le guerre stellari di Elon Musk”, da “Megachip” del 5 giugno 2019).Mr. Elon Musk, grazie alla sua società SpaceX, il 23 maggio ha immesso in orbita bassa (440 Km di altezza) 60 satelliti per telecomunicazioni… e contemporaneamente i suoi uffici stampa hanno fatto sapere a tutto il mondo che la flotta orbitante potrebbe aumentare fino a raggiungere le 12.000 unità nel giro di pochi anni. Musk non è nuovo alle “sparate” di diverso tipo, finalizzate a gonfiare un’immagine grazie alla quale ottiene finanziamenti e tenta di sostenere il suo titolo a Wall Street. L’ultima è questa… utilizzare la costellazione di Starlink per generare reddito da investire nella colonizzazione di Marte. Per noi italiani, che siamo abituati agli scontri sulla Tav e sui cantieri bloccati, è pura fantascienza. Lui invece vive veramente nel nuovo millennio: negli ultimi tempi il vulcanico imprenditore ha ottenuto il sostegno del direttore della Nasa, Jim Bridenstine, che ha elogiato i successi della collaborazione fra l’agenzia spaziale di Stato americana e la privata SpaceX. Il motivo è il successo del razzo Falcon X, di proprietà di Musk, che è in grado di raggiungere la Stazione Spaziale Orbitante. Il vettore ha viaggiato finora privo di equipaggio ma «il prossimo lancio avverrà con astronauti a bordo», ha detto Bridenstine.