Archivio del Tag ‘Usa’
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Post-crescita, risorse ormai esaurite: c’è vita dopo il Pil?
Se non conoscete Richard Heinberg, vi consiglio di seguire il suo ormai annoso blog “Museletter”. Richard è uno dei migliori divulgatori nel campo ambiente, risorse ed economia. Il suo ultimo post racconta della presa di coscienza del governo australiano per quanto riguarda la situazione delle materie prime. Il ministro delle Risorse ha appena dichiarato alla Tv americana “Abc” che «il boom delle risorse è finito». L’Australia è un Paese minerario, e conta molto sulle esportazioni di materie prime per la propria economia, tanto da aver molto investito in infrastrutture e porti per rifornire il mondo. La crisi globale però si fa sentire: Europa e Usa sono in flessione, di conseguenza la Cina cala la produzione industriale, e ciò si ripercuote sul commercio australiano che esporta meno metalli e carbone.
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Barnard: padroni del nostro destino, la politica ci ascolti
Nel febbraio 2012, praticamente da solo, Paolo Barnard ha organizzato il primo summit sulla Modern Money Theory (Mmt), a Rimini. Il risultato fu sorprendente: 2.200 persone paganti giunte da tutta Italia. Nulla di simile si era mai verificato in Italia, e forse in Europa. Ora, a distanza di qualche mese, Paolo Barnard, giornalista già co-fondatore di Report ma da qualche anno confinato quasi in un esilio informativo che ne fa un raro esempio di giornalista-attivista, rilancia: a fine ottobre, prima a Rimini (20-21) e poi a Cagliari (27-28) si svolgeranno altre due conferenze. Il titolo è esplicito: “Non eravamo i Piigs. Torneremo Italia”. Relatori, Warren Mosler e Mathew Forstater, statunitensi, e Alain Parguez, francese, economista circuitista ed ex consigliere economico di Mitterrand (e quindi molto addentro alle vicende che portarono all’unificazione monetaria europea).
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Rischio guerra, i francesi si preparano a lasciare Israele
La Francia si prepara ad evacuare da Israele i propri connazionali in vista di una imminente escalation militare contro l’Iran. La notizia proviene dal giornale transalpino “La Tribune”, che anticipa le possibili mosse del governo Hollande per proteggere i 200.000 francesi che vivono nello Stato ebraico. «La diplomazia francese – scrive Corrado Belli nel blog “MenteReale” – ha da tempo calcolato uno scenario in cui lo Israele potrebbe attaccare l’Iran anche senza il benestare degli Usa». Parigi avrebbe quindi predisposto un piano per l’evacuazione dei francesi, chiedendo al governo israeliano di tenerli informati su quando scatterà “l’ora X”. Una task force ha già preparato lo scenario e individuato i punti strategici da cui allontanare i cittadini francesi nel caso di una risposta missilistica iraniana ad un eventuale attacco delle forze di Tel Aviv.
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Crisi, sempre più a picco i consumi di elettricità e benzina
Sarà forse responsabile anche il crollo della vendita di auto nuove, intorno al 25% in Italia e non molto al disotto in tutta Europa. Non solo gli italiani non cambiano la vecchia auto (il che influisce poco sui consumi), ma evidentemente rinunciano all’acquisto di seconde e terze auto familiari. Qualcuno va al lavoro in tram, e i figli si adattano ai turni. Anche questo è un cambio di paradigma. Tornando a benzina e gasolio, nel mese di agosto i consumi sono scesi rispettivamente del 10,1 e del 9,7% su agosto 2011. Insieme ai carburanti, che mostrano lo stesso trend ormai da diversi mesi, ha molto stupito il drastico calo nei consumi elettrici per il mese di settembre, che ha visto una sbalorditiva flessione del 9,7% (7,3 il dato “aggiustato” in base alle temperature). Qualcuno la chiama apocalisse.
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Agenda-suicidio, da rottamare: anche Fassina boccia Monti
L’agenda Monti? Da rottamare. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Pd. Se il governo tecnico voluto da Napolitano e sostenuto da Bersani ha aiutato l’Italia a uscire dall’imbarazzo internazionale del crepuscolo berlusconiano, dopo quasi un anno di emergenza conviene guardare in faccia alla realtà: nessuna delle soluzioni prospettate da Monti sta funzionando, perché il rigore e i tagli mortificano l’economia senza nessuna speranza. «Come correttamente riflesso dagli spread sui titoli decennali dei Piigs – sostiene Fassina – i rischi di rottura della moneta unica e di disgregazione europea sono sempre più elevati». Perché? «Per scelte politiche inadeguate ad affrontare il problema di fondo dell’euro: le divergenze di competitività tra le sue aree», troppo disomogenee, come sapevano bene, «fin dall’inizio», i padri fondatori dell’euro.
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Debiti e default, i fondi-avvoltoio su Grecia e Argentina
La trama è quasi comica. Eppure si tratta di una faccenda tremendamente seria, tanto per le sue implicazioni finanziarie quanto per l’implicito e inquietante monito lanciato a tutti i Paesi sull’orlo di una crisi contabile. La protagonista è una nave dal nome epico ed altisonante, Libertad: misura 100 metri circa di lunghezza, vanta un pregevole design anni ’50 e possiede una valutazione di mercato compresa tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Lo scenario è il porto di Tema, in Ghana, dove l’imbarcazione è tuttora bloccata con il suo equipaggio di 220 persone dopo un’ordinanza di un tribunale locale che ne ha decretato il sequestro di fronte a un possibile pignoramento. Il motivo? Un ammontare indefinito di “tango bond” non pagati ad un creditore molto speciale: il fondo-avvoltoio (vulture fund) Nml, un veicolo d’investimento di proprietà della Elliot Capital Management, società finanziaria registrata nelle paradisiache, in senso fiscale, Isole Cayman.
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Alle primarie col kalashnikov, per poi subire il Monti-bis
L’equipaggiamento è importante. È quello che fa la differenza tra un elettore che va ai gazebo del centrosinistra e la sera torna a casa e uno che ci va e il giorno dopo lo piangono i suoi cari. Considerato il livello dello scontro, è utile innanzitutto trovarsi un elmetto di quelli fatti bene. I migliori erano in dotazione ai soldati dell’Armata Rossa, con la stella rossa impressa in mezzo: sia per il valore sentimentale, sia per la qualità del materiale sovietico, lavorato con sangue purissimo d’operaio tendenza Nep. Però, onde evitare pericolosi rigurgiti egualitari e botte di nostalgia Pci, meglio virare su quelli a prova di sbarco in Normandia dell’esercito a stelle e strisce – con cui, causa invasione della cultura americana, siamo cresciuti assieme davanti alla tv.
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Regioni in rosso? Ringraziate l’euro, non certo i Fiorito
Nell’Italia dell’euro, cioè nel Paese dove ogni singolo centesimo speso dallo Stato o dalle amministrazioni pubbliche va restituito ai mercati di capitali privati a tassi d’usura, sia la spesa pubblica che, a maggior ragione, la spesa pubblica sprecata/rubata si traducono in crescenti tasse e tagli ai servizi per i cittadini. Per forza: uno Stato come oggi è l’Italia che non può più emettere a costo zero la propria moneta e che deve invece usare una moneta di proprietà di altri (la Bce e i mercati), non ha scelta se non quella di pescare dalla nostre tasche ciò che deve restituire. Ergo: gli spreconi/ladroni alla Fiorito, oggi con l’euro, ci fanno un danno aggiuntivo enorme, oltre a essere laidi. Questo deve farvi capire che il reale problema degli sprechi pubblici oggi non sono gli sprechi di per sé, ma il fatto che tali sprechi sono denominati in una moneta straniera per l’Italia. Infatti…
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Georgia, la disfatta del regime osannato dai philosophes
Quando nel 2004 l’attuale presidente della Georgia vinse le elezioni aveva 34 anni ed era presentato come una stella nell’oscurità di un presente delle ex repubbliche sovietiche che ancora oggi sono in gran parte rette dagli stessi ex leader comunisti che le controllavano allora. Ancora più significativo che la novità si verificasse nel paese che con l’Azerbaijan costituisce il confine della Russia con il Caucaso e che confina direttamente con la Cecenia, che per anni ha alimentato il nazionalismo russo con la sua resistenza a una delle repressioni più brutali del nuovo millennio. Mentre la Cecenia è stata regalata dai russi a un satrapo locale che ne ha fatto una repubblica islamica simile a un porto franco in cambio dell’eliminazione dei “terroristi”, quei ceceni che si erano ribellati Mosca e che sono stati sterminati insieme a una buona parte della popolazione.
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Vaccini inutili e dannosi: il business avvelena i neonati
Effetti indesiderati o appositamente voluti per far soldi sulla pelle di esseri indifesi col pretesto scientifico? «Il nome – denuncia il giornalista Gianni Lannes – è quello di un killer legalmente autorizzato ad avvelenare i bambini e a trasformarli in pazienti cronici, danneggiando irreversibilmente le loro difese immunitarie». Si chiama “Infanrix Hexa”, costa quasi 100 euro ed è il vaccino esavalente, somministrato in un’unica soluzione, prodotto dalla britannica Glaxo, condannata più volte negli Usa per aver provocato la morte di parecchie persone. L’obbligo di legge per i neonati riguarda solo difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. Ma nella dose diffusa ci sono gli antigeni per altre due malattie infettive. Secondo l’Istituto superiore di sanità, la copertura è ottimale e non c’è nessun rischio provato. Anzi, «il vero scandalo è contrarre virus perché si rifiuta il vaccino».
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Petrolio alle stelle: ormai la crescita è bloccata per sempre
Jeff Rubin, celeberrimo economista canadese esperto di cose energetiche, ha qualche giorno fa pubblicato un inquietante articolo su “Bloomberg”, dal titolo “Come l’alto prezzo del petrolio bloccherà permanentemente la crescita economica”. Brutta notizia, ma non così sorprendente per noi che seguiamo il problema delle risorse. Dice Rubin: gli Usa non sono il solo Paese a soffrire. Dall’Europa al Giappone, i governi combattono per far ripartire la crescita. Ma i rimedi usati fanno più danno che altro, perché basati sulla credenza che la crescita possa ritornare alla sua precedente forza. I banchieri centrali e i politici non riescono a comprendere l’impatto soffocante del barile a 100 dollari.
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Rabbia e dolore: Tempest, capolavoro firmato Dylan
Chi è Bob Dylan? Una domanda a cui è difficile rispondere, nonostante quest’uomo sia in giro da più di mezzo secolo. Tra i tanti che ci hanno provato c’è il regista Todd Haynes con il film Io non sono qui. La sua idea (geniale) è stata quella di raccontare Dylan attraverso sei diverse identità. Una di queste è Woody Guthrie, un ragazzino nero vestito come il leggendario folk singer che gira gli Stati Uniti a bordo di un treno sgangherato. Ecco, Dylan nonostante i suoi 71 anni è ancora come quel ragazzino. Un ibrido tra un cantante folk bianco e un bluesman che ha venduto la sua anima al diavolo, proprio come Robert Johnson. E che nonostante tutto fa ancora dischi bellissimi come Tempest. Gira voce che questo sarà il suo ultimo album, il suo canto del cigno. Difficile dirlo, nonostante i riferimenti alla vecchiaia e alla morte siano sparsi un po’ ovunque tra i testi dei pezzi. Ma Dylan è un fuorilegge della canzone. E quindi, come sempre, c’è poco da fidarsi.