Archivio del Tag ‘Urss’
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Sdoganare Al Qaeda: Obama-Osama, convergenza postuma
Obama e Osama d’accordo nel sostenere le rivoluzioni arabe. Il discorso pronunciato dal presidente degli Stati Uniti e il messaggio postumo di Bin Laden, diffuso poche ore prima dalla solita agenzia privata d’intelligence legata al governo Usa (il Site), contengono lo stesso elogio della “primavera araba”. A parte i riferimenti di circostanza ai tradizionali nemici di al Qaeda (gli ebrei e l’Occidente), le parole del defunto sceicco del terrore potrebbero benissimo essere sottoscritte dal presidente Usa. Come si spiega questa inattesa convergenza politica?
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Chi era davvero il Frankenstein creato e allevato dalla Cia
Figlio di un magnate delle costruzioni di origine yemenita (Mohammed Awad Bin Laden) e di una donna di origine siriana, Osama nasce il 10 marzo 1957 a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita. All’età di 13 anni perde il padre. A 17 si sposa con la prima delle tre mogli, una ragazza siriana, sua parente. Il matrimonio a una così giovane età fa parte – per il suo carattere di protezione dalla corruzione e dall’immoralità – della rigida educazione religiosa che gli viene impartita. Compie tutti i suoi studi nelle scuole della città di Gedda, fino a conseguire la laurea in Management ed Economia all’università Re Abdul Aziz.
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Libia, rischiamo una guerra mondiale con Cina e Russia
Attenti: stiamo giocando col fuoco. Che ci fa la Nato in Africa? Qualcuno crede davvero che l’Occidente spenda tutti quei soldi in bombe e portaerei perché è interessato alla libertà dei popoli oppressi, come quello libico? E perché allora non interviene anche in Bahrein o in Arabia Saudita, dove dominano regimi altrettanto dispotici? La posta in gioco è il petrolio? Non solo. L’aspetto più pericoloso è un altro: attaccando Libia e Siria, gli Usa in declino, che tra cinque anni saranno sorpassati dall’economia cinese, stanno cercando di sfrattare dal Mediterraneo la Cina e la Russia. Rischiamo seriamente un’escalation anche nucleare, che può portare alla Terza Guerra Mondiale. A dirlo non è Wikileaks, ma il professor Paul Craig Roberts, già braccio destro di Ronald Reagan.
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11 Settembre, la strage era prevista da un’esercitazione
Alla vigilia dell’11 Settembre, il Pentagono stava progettando un’esercitazione basata su uno scenario allora inedito: un aereo che si schianta sulle Torri Gemelle. Lo rivela il generale Peter Chiarelli, allora responsabile dell’area “operazioni, reattività e mobilitazione” di fronte a eventi straordinari, con possibili stragi di massa. L’alto ufficiale, racconta “Shoestring 9/11”, fu trasferito in quel reparto un mese prima della catastrofe. E i preparativi per l’esercitazione furono messi a punto esattamente una settimana prima dell’attentato del secolo, per il quale fu poi accusato Bin Laden e furono scatenate due guerre, in Afghanistan e in Iraq. La notizia si aggiunge all’impressionante casistica sull’11 Settembre, che il grande pubblico continua ad ignorare o trascurare.
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La battaglia del Nilo assedia le dittature filo-occidentali
Decine di morti, centinaia di feriti e migliaia di arresti, i palazzi del potere assediati e presi d’assalto, i carri armati per le vie del Cairo sotto il coprifuoco, il presidente Mubarak che nella notte destituisce il governo provando così a restare in sella, nonostante la marea popolare che il 28 gennaio ha scosso dalle fondamenta il suo regime, da cui ormai prende le distanze anche Barack Obama. «Se cade Mubarak cade il Nord Africa»: questo lo spirito con cui l’Occidente assiste sgomento all’inatteso spettacolo rivoluzionario di decine di migliaia di egiziani, coordinati da Internet e social network, scesi in piazza per reclamare pane e libertà contro il regime che da trent’anni governa con pugno di ferro il paese dei Faraoni schiacciando i diritti democratici del popolo.
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Pollock e gli altri: finanziati dalla Cia, a loro insaputa
Quanti best seller, quanta parte del mercato delle idee, quante fortune artistiche sono innescate dalle leve e i guinzagli lunghi del potere, disposto per perpetuarsi a farsi perfino occasionalmente contestare? Pollock, Rothko e Motherwell non lo sapevano, ma la loro corrente fu sostenuta dall’intelligence americana negli anni ‘50 e ‘60. Lo rivela l’ex funzionario dell’agenzia Donald Jameson, che spiega anche il perché: bisognava rilanciare l’immagine degli Usa dopo il maccartismo. Un articolo comparso su “Repubblica” racconta in modo esemplare come funziona il “soft power” di un impero, ossia come si esercita l’egemonia attraverso l’uso di leve culturali lunghissime.
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Maggiani: l’Italia marcisce, archiviata ogni dignità
Ho appena visto che è stato accantonato il protocollo tra il ministro della Difesa e quello dell’Istruzione per l’introduzione nelle scuole lombarde dei corsi di formazione paramilitare. I miei amici che ancora una volta hanno lamentato i chiari segni del progressivo instaurarsi in questo paese di un regime autoritario fascistico, devono ricredersi: la vigilanza democratica è stata pronta ed efficace. Sempre che inserire nei corsi di Diritto e Costituzione l’addestramento all’uso delle armi leggere e l’allenamento ai percorsi di guerra, possa essere considerato come una svolta fascistica dell’educazione scolastica.
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Governi, 007 e boss: l’impero del mercante di morte
L’estradizione negli Stati Uniti chiude la carriera di quello che è ritenuto il principale trafficante d’armi al mondo. Ma è davvero l’ultimo atto? Nella sua biografia, la sentenza con cui venerdì 20 agosto una Corte d’Appello thailandese ne ha deciso l’estradizione negli Stati Uniti potrebbe essere il capitolo finale. Ma non c’è da giurarci, perché quando si parla di Viktor Bout, il trafficante per eccellenza, nulla è sicuro e tutto è avvolto da un alone di mistero e leggenda. E allora, forse, conviene partire proprio da quella che al momento è la fine. L’ultimo capitolo si apre con il suo arresto, nel marzo 2008, in un albergo di lusso di Bangkok, dove – secondo l’accusa – stava negoziando la vendita di una partita di armi a rappresentanti delle Farc colombiane.
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Gli eroi libertari di Kronstadt, traditi dai sovietici
Mercoledì 16 marzo 1921 cadeva Kronstadt. L’armata bolscevica comandata da Lev Trockij, superando il tratto di mare ghiacciato, entrava nella base navale facendo strage dei marinai e degli operai che erano insorti contro l’oppressione dei comunisti. Buffo. Nella marina venivano arruolati operai specializzati, tutti bolscevichi. I marinai di Kronstadt avevano dato il via alla rivoluzione di ottobre; dall’incrociatore Aurora era partito il primo colpo di cannone contro il Palazzo d’Inverno facendo cadere il governo Kerenckj.
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Massimo Fini: la vergogna di dirsi berlusconiani
Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare Dc. Ma il partito del “Biancofiore, simbol d’amore” prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava. Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po’ di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi.
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Nicolai Lilin tatuatore in prima serata da Barbareschi su La7
Dopo la spigolosa performance alla “Chiambretti Night” il 26 gennaio, nella quale se l’è dovuta vedere col Pierino nazionale e il giornalista Paolo Bianchi del “Giornale”, che lo ha accusato apertamente di essersi inventato le storie di “Educazione siberiana” spacciandole per vere, Nicolai Lilin torna in televisione, stavolta in prima serata su La7, venerdì 5 febbraio, ospite di Luca Barbareschi e del suo nuovo programma “crossmediale”, che propone un approccio diretto e informale con ospiti decisamente straordinari, anche del calibro di Mike Tyson
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Maledizione siberiana: Lilin attaccato al Chiambretti show
Maledizione siberiana. Ovvero: il prezzo (tutto italiano) del successo. Protagonista: Nicolai Lilin, 29 anni, narratore per vocazione e scrittore per l’Einaudi, che ha rapidamente sfondato il tetto delle 50.000 copie vendute con l’opera prima, “Educazione siberiana”, romanzo autobiografico sulla pericolosa adolescenza vissuta nel ghetto criminale di Bender, in Transnistria, al crepuscolo dell’Urss, tra carcere minorile, baby-gang e sbirri del Kgb. Successo fulminante, anche grazie alla generosa presentazione di Roberto Saviano su “Repubblica”, tanto benevola da irritare i detrattori di Saviano