Archivio del Tag ‘Unicredit’
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In saldo il made in Italy: maxi-svendite, grazie allo spread
Le multinazionali straniere fanno shopping a prezzi di saldo nella struttura industriale italiana. Prima le privatizzazioni, adesso la recessione: stanno vendendo il nostro paese a pezzi. I governi che si sono succeduti dal 1992 in poi hanno smantellato l’economia rendendo l’Italia un paese in vendita, sostiene il newsmagazine “Contropiano”. “Selling England by the pound”, cantavano i Genesis, guidati dalla calda voce di Peter Gabriel. Ma tutto questo sta accadendo qui, sotto i nostri occhi e sulle nostre spalle. Se n’è accorto anche il “Corriere della Sera”: «Qualche mese fa i sostenitori della destrutturazione lamentavano la scarsità di investimenti esteri nel nostro paese». Invece, ora sta accadendo il contrario, e «con un dettaglio micidiale: non si tratta di nuovi investimenti o impianti, ma solo di acquisizioni». E a volte, «di chiusure, ai fini della conquista esclusiva di marchi e quote di mercato in Italia».
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Tav, corridoio fantasma: e Torino resterebbe senz’acqua
La Torino-Lione? Pura follia inutile. Quel che resta di un vecchio disegno europeo completamente tramontato: perché mancano soldi, perché non serve a nessuno, e perché – in concreto, tecnicamente – non è neppure realizzabile. Il chiasso della propaganda ha finora nascosto un tabù colossale, un problema grande come Torino: l’acqua potabile e i rubinetti dei torinesi. Alle porte della metropoli, spiega un ingegnere della Regione Piemonte, il progetto prevede un tunnel profondo 40 metri, che «si infila né più né meno che nella falda idropotabile della città». Attenzione: non in quella irrigua, ma «proprio nell’acqua che va nelle case dei torinesi». L’ingegnere non ha dubbi: operazione «impensabile e illegale». Un milione di abitanti all’asciutto, senza più acqua bevibile: «Progetto impossibile, a meno che non si pensi a un golpe», dice lo scrittore Luca Rastello, autore del dirompente reportage “Corridoio 5, binario morto”, pubblicato il 20 maggio da “Repubblica”.
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Crimini e misfatti: tutti gli orrori del governo Monti
“Micromega” li chiama “errori”, ma quella che Marco Travaglio riassume – sulle pagine dell’“Espresso” – è una spaventosa galleria di orrori. Davanti ai quali si potrebbe dire, con una battuta, che ci vorrebbero dei tecnici per ripararne tutti i guasti: «Ma se questi guasti li fa il governo tecnico, chi li ripara?». In pochi mesi, il “governo dei banchieri” creato da Napolitano ha totalizzato un record micidiale di disastri, grazie alla ferrea guida dal super-lobbysta Monti, già advisor di Goldman Sachs e stratega della Trilateral Commission per l’Europa, membro dell’élite finanziaria mondiale incarnata dal Gruppo Bilderberg e già “ministro” della Commissione Europea, massima espressione dell’oligarchia tecnocratica contro cui l’Europa – per via elettorale – sta cominciando finalmente a ribellarsi, mentre affonda nella spirale della recessione con l’euro che trasforma in un incubo la voragine dei debiti sovrani.
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Green economy? No, grazie: Torino incenerisce il futuro
Per favore, fermare quel mostro: servirà solo a seppellirci di debiti e probabilmente anche di tumori. Il “mostro” è l’inceneritore torinese del Gerbido, in via di costruzione alla periferia di Mirafiori, affidato “in house” alla società pubblica Trm, trattamento rifiuti metropolitani. Costo iniziale: quasi mezzo miliardo di euro. Soldi prestati dalle banche, scrive il battagliero comitato No-Inc, che dovranno essere restituiti (con fior di interessi) nei prossimi vent’anni: questo condannerà la Provincia di Torino per almeno quattro lustri a distruggere i suoi rifiuti, anziché riciclarli con intelligenza, restando «completamente tagliata fuori da tutti gli sviluppi futuri delle tecnologie alternative e sicure». Se la risposta ai No-Inc è la stessa riservata ai No-Tav, nessuna speranza: nonostante la crisi, anziché l’occupazione della green economy Torino preferisce l’antico sistema dei maxi-affari per grandi opere anti-ecologiche e nate già vecchie.
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Rossi: la Bce finanzi un’Europa finalmente democratica
Tutto inutile, se il nostro futuro resta sequestrato dalla finanza speculativa che impone le sue regole stracciando i diritti. L’Europa deve finalmente dotarsi di una Costituzione democratica. E la sua banca centrale, la Bce, deve decidersi a finanziare l’economia reale, e non solo le banche, trasformandosi in “prestatore di ultima istanza” come la Fed americana. Senza queste due condizioni essenziali, nessuna ricetta “tecnica” potrà mai battere la crisi. E nel frattempo, alla recessione si aggiungerà la disperazione degli ex cittadini, trasformati in sudditi di un potere lontano, invisibile e incontrollabile, che attraverso la globalizzazione selvaggia e il dominio assoluto dei capitali ha di fatto cancellato lo Stato di diritto e le sue garanzie sociali duramente conquistate dal lungo cammino dei popoli verso la democrazia.
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Barnard: noi come l’Africa, venduti agli Avvoltoi finanziari
«Voi persone per bene non capite cosa significhi trovarsi debitori di un Vulture Fund, di un avvoltoio. Siete abituati al volto del vostro cassiere all’Unicredit, al Monte dei Paschi. Anche tu, imprenditore, non sai come prende allo stomaco il fiato di un Ss finanziario quando lo devi ricevere nel tuo ufficio». E sarà inutile, dall’interno del “Lager economico Italia”, volgere lo sguardo al governo, ai sindacati, alle Regioni: il debito sovrano dell’Italia del default sarà stato trasferito, con decisione del Consiglio Europeo, sotto la giurisdizione britannica o dello Stato di New York. Per cui a Roma sarà la Notte dei Lunghi Coltelli: «Il resto delle “Ss finanziarie” del Fmi, della Ue dei tecnocrati alla Rompuy e Draghi, saranno impegnate a ripulire i palazzi governativi per sempre. Inutile neppure pensarci, a loro».
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Wells: attenti, sarà il Pd a finire il lavoro di Berlusconi
C’è una crescente opposizione popolare in Italia alle politiche di austerità in corso di attuazione da parte del primo ministro Silvio Berlusconi. La recente manovra da 54 miliardi di euro è parte di un programma pluriennale di tagli alla spesa sociale e aumento di tasse regressive. L’attacco contro la classe lavoratrice è stato implementato sia dall’attuale governo di centrodestra di Berlusconi, così come dal precedente governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Nemmeno approvato il provvedimento, che l’élite finanziaria ed industriale ha subito iniziato a fare progetti per il prossimo attacco. Il “Wall Street Journal” ha subito sottolineato che la misura era insufficiente. «Gli economisti temono che la proporzione del debito pubblico resterà elevata», ha scritto.
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Grillo: attenti, un operaio incazzato vi entrerà in salotto
«Per 54 secondi», giovedì 23 settembre in prima serata su RaiDue, «la realtà ha fatto irruzione ad Annozero». Dal suo blog, Beppe Grillo commenta così il clamoroso sfogo, sullo schermo, di un operaio di Pomigliano che sta per perdere il posto di lavoro: secondo Grillo, quel giovane lavoratore dal microfono di Sandro Ruotolo «ha fotografato il Paese», scattando «un’istantanea di disperazione». Urla, esasperato: «E’ ora di finirla, state mangiando coi nostri soldi da quarant’anni. Qui si perde il posto di lavoro, e voi passate il tempo a discutere della casa di Montecarlo? Ma quale cazzo di casa! Ho 36 anni, ci avete già rimesso 100 miliardi di debiti. I miei figli hanno i vostri debiti».
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L’eterno derby ad personam fa naufragare l’Italia
Michele Santoro che attacca in prima serata la Rai che vorrebbe impedirgli di condurre con serenità “Annozero”, programma di successo con bilancio in attivo (4 milioni di euro l’anno), i giornali della famiglia Berlusconi che agitano dossier su Fini per la storia della casa a Montecarlo finita al cognato, i finiani che giurano si tratti di carta straccia di cui accusano direttamente i servizi segreti, mentre salta il vertice Unicredit e frana tra mille crisi occupazionali l’Italia ad personam ancora senza un ministro per lo sviluppo economico e col Parlamento occupato da incresciose “compravendite” di deputati per scongiurare la nascita di un “governo tecnico” e blindare il premier pericolante da possibili rischi processuali. Uno spettacolo desolante, accusa Piero Ostellino dal “Corriere della Sera”.
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Banche esplosive: le cluster bombs e il credito italiano
Banche armate, per continuare a finanziare la produzione di bombe a grappolo, ormai bandite dalle convenzioni internazionali. Bnp Paribas, gruppo di cui fa parte l’italiana Bnl, è tra i maggiori finanziatori di aziende che producono “cluster bombs”. Nel nostro paese la banca è al secondo posto della graduatoria, preceduta solo da Unicredit e seguita a ruota da Intesa Sanpaolo. Non si tratta però di investimenti diretti: Bnp opera sul mercato delle micidiali bombe a frammentazione tramite fondi d’investimento e Sicav, Società di investimento a capitale variabile.
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Spesa militare record, le banche e le bombe proibite
All’ottavo posto al mondo per spese militari, nel 2010 l’Italia si prepara a spendere oltre 23,5 miliardi di euro per la difesa. Sono i costi del nuovo esercito professionale, delle missioni all’estero e dei moderni armamenti come il caccia “stealth” F-35. E mentre l’Italia è divenuta il secondo produttore mondiale di armi, piazzando il proprio export militare alle spalle di quello degli Stati Uniti, un rapporto internazionale svela che il sistema bancario nazionale è coinvolto nel finanziamento della produzione di “cluster bombs”, malgrado l’Italia abbia sottoscritto l’accordo per la messa al bando delle micidiali bombe a grappolo, responsabili delle più efferate stragi di civili.
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Ilisu, no alla diga-mostro: la Turchia rispetti i Curdi
Nessuna tutela per i 60.000 abitanti, tutti curdi, che sarebbero stati sommersi dalle acque del Tigri: per questo, l’Europa rinuncia alle dighe di Ilisu e lascia la Turchia senza i mezzi necessari per realizzare il gigantesco sistema di bacini artificiali (22 sbarramenti e 19 centrali idroelettriche), il cui costo è stimato sugli 80 miliardi di dollari. Gli istituti finanziari europei si ritirano quindi dal progetto, accusando il governo turco di non aver rispettato i diritti delle popolazioni coinvolte. Per la prima volta, osserva il network “PeaceReporter”, le autorità europee adottano un rigido profilo etico nell’approccio verso una grande opera pubblica.