Archivio del Tag ‘Udc’
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Non in mio nome: ora basta, straccio la tessera del Pd
La politica non è un mero esercizio di ragionamenti asettici e razionali. Prende più giù della testa e anche del cuore. Ma quando arriva alla pancia son dolori e crampi ingovernabili. È quello che mi succede proprio in questi giorni, in queste ore. Io sono sempre stato nel Partito (come si chiamava di volta in volta) o lì attorno come le falene con le lampadine. Ma quello che mi succede ora è ancora inedito per me. Non avendo più il cemento ideologico di un mondo migliore promesso dalla rivoluzione pacifica, all’italiana, democratica, ecc., un partito vale per quello che fa e gli uomini che lo rappresentano valgono per quello che fanno vedere di sé. Ma le azioni e gli scopi ora mi sfuggono. Gli ultimi avvenimenti riguardanti le indagini sugli accordi Stato-mafia di 20 anni fa e, in particolare, il suo aspetto laterale come quello del coinvolgimento di Napolitano mi hanno sorpreso e anche indignato parecchio.
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Come in Grecia: la criminalità economica è al governo
La truffa più grande che stiamo subendo è quella che ci vuol far credere che le misure che il governo Monti ha preso, prende e prenderà, hanno lo scopo di evitare di finire come la Grecia. E’ vero esattamente il contrario. Le misure sono come quelle che hanno portato la Grecia alla catastrofe economica e al disastro sociale. Magari vengono scaglionate nel tempo, in modo da evitare un impatto complessivo ed immediato che forse avrebbe costretto i sindacati più tremebondi d’Europa – Cgil, Cisl e Uil – a lottare. Ma le misure sono le stesse. Prima il massacro sulle pensioni, aggravato dalla manifesta incompetenza del ministro Fornero, a cui Bersani, Berlusconi e Casini non han fatto mancare la fiducia, alla faccia degli esodati. Poi la controriforma del lavoro, che ha liberalizzato precarietà e licenziamenti mentre la crisi economica avanza. Ed ora la manovra correttiva di tagli sociali, ipocritamente coperta dal solito trucco dell’uso dell’inglese. Ma quale spending review del cavolo!
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Il lavoro non è un diritto? Fornero delira, gli altri tacciono
Il ministro Fornero, in una intervista rilasciata al “Wall Street Journal”, ha dichiarato che il lavoro non è un diritto. «We’re trying to protect individuals not their jobs. People’s attitudes have to change. Work isn’t a right; it has to be earned, including through sacrifice». Traduzione: «L’atteggiamento delle persone deve cambiare: il lavoro non è un diritto ma va guadagnato, anche con il sacrificio». Ergo: il lavoro non è un diritto. Vorrei ricordare alla professoressa Fornero che la Repubblica Italiana è una Repubblica fondata sul lavoro. Lo dice la Costituzione sulla quale lei ha giurato. Lo dice la Costituzione che tutto il mondo ci invidia. Lo dice la Costituzione italiana già all’articolo 1, e lo ribadisce in maniera ancora più chiara ed inequivocabile all’articolo 4.
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Avigliana Città Aperta: un passaporto per l’Italia che verrà
«L’unico requisito necessario affinché il male si diffonda, è che le persone per bene non facciano nulla». Fiorenza Arisio, psicologa clinica specializzata in ergonomia, fa un lavoro sperimentale: grazie all’interfaccia l’uomo-macchina, cerca di far “parlare” gli esseri umani coi computer, per sconfiggere le disabilità motorie. Ora però a “parlare” sono state le urne elettorali: che il 7 maggio 2012 hanno premiato “Avigliana Città Aperta”, di cui Fiorenza è uno dei volti. Cittadini mobilitati per il bene comune: la loro lista No-Tav ha clamorosamente respinto l’attacco delle potenti nomenklature del Pd, del Pdl e dell’Udc, coalizzate contro gli eredi di “Piazza Pulita”, il gruppo di “eretici” che da 19 anni resiste alla guida del più importante centro della valle di Susa. Fiorenza Arisio cita Gaber: «Libertà è partecipazione». E da oggi, Avigliana è laboratorio politico nazionale.
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Val Susa, Avigliana respinge l’assalto Pd-Pdl targato Fassino
La marea dei fischi che il Primo Maggio a Torino ha letteralmente sommerso Piero Fassino si prolunga idealmente fino alla sua città natale, Avigliana, capoluogo produttivo della valle di Susa: l’inedita lista promossa personalmente dal sindaco torinese, una “macchina da guerra” sostenuta da Pd, Pdl e Udc e costruita appositamente per conquistare il più importante caposaldo No-Tav in valle di Susa, s’è fermata al 34% dei suffragi. Battezzata “Grande Avigliana”, nulla ha potuto contro gli “eretici” dell’amministrazione uscente, vicini alla maggioranza assoluta. Terza forza, determinante sul piano aritmetico, la lista di area leghista, rimasta fuori dalla “santa alleanza” organizzata per rovesciare la bandiera civica che da vent’anni sventola libera sul maggiore Comune valsusino. Un test di valore addirittura nazionale: respingendo l’assalto dei partiti, dice Giulietto Chiesa, il risultato valsusino «rincuora tutti coloro che lavorano per una drastica svolta politica in Italia».
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Da cabaret i moniti della casta: ma Grillo l’han creato loro
Le accaldate dichiarazioni dei politici su Beppe Grillo sono uno spettacolo impagabile, da scompisciarsi. Tutti contro uno, come contro la Lega delle origini. Sono talmente terrorizzati da non notare la ridicolaggine di un’intera classe politica, seduta su 2,5 miliardi di soldi pubblici camuffati da rimborsi, padrona del governo e del Parlamento nonché di tutti gli enti locali, ben protetta da Rai, Mediaset e giornaloni, infiltrata in banche, assicurazioni, aziende pubbliche e private, Tav, Cl, P2, P3, P4, ospedali, università, sindacati, coop bianche e rosse, confindustrie, confquesto e confquello che strilla come un ossesso contro un comico e un gruppo di ragazzi squattrinati, magari ingenui, ma armati solo delle proprie idee e speranze.
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Ladri, traditori e golpisti tecnici: morte all’Italia, per legge
Il pareggio di bilancio? «E’ un altro tassello del colpo di Stato strisciante, anticostituzionale, che è in corso in Italia dallo scorso autunno, cioè con l’arrivo al governo della coppia Napolitano-Monti». Giulietto Chiesa non ricorre a perifrasi: parla di “abuso di potere”, firmato da «un Parlamento di zombie, a legittimazione zero», dato che non rappresenta più il popolo italiano. Pareggio di bilancio significa, in pratica, la fine dello Stato: niente più investimenti, non un soldo destinato agli italiani. Per ogni tipo di sviluppo economico e sociale non resterà che una strada: la privatizzazione generale dell’Italia, per cessione diretta di beni e servizi o per via indiretta, cioè attraverso il ricorso ai famigerati “mercati” finanziari internazionali. Un suicidio scientifico, per mano “tecnica”, proprio mentre la politica affonda – non casualmente – nel fango degli scandali, suggerendo la peggiore delle conclusioni: perché andare ancora a votare, visto che ormai la democrazia non serve più?
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L’antipolitica è al governo: i partiti ricattano gli italiani
Nella manifestazione che ha visto migliaia di lavoratori bresciani farsi alcuni chilometri di corteo per poi giungere a presidiare l’autostrada, era comune il sentimento di rabbia e indignazione contro i principali partiti. Ma come, gridavano i lavoratori, questi ci hanno portato via le pensioni, il contratto nazionale, ora vogliono cancellare l’articolo 18, ci riempiono di tasse, tagliano i servizi e poi ci chiedono i soldi per sostenerli? Trovo ridicole le affermazioni del segretario del Partito democratico, che con il suo solito tono televisivo dice “attenzione o cadiamo tutti”. Forse non ha capito che in mezzo alla gente che soffre e che lotta questa non è una minaccia ma una speranza, un augurio.
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Riforma? No, truffa. Ma la legge siamo noi: cacciamoli
Oggi voglio parlarvi di una truffa e di una aggressione di cui sono vittime milioni di italiani, in queste ore. Chi sono i truffatori? Si chiamano: Bersani, Alfano, Casini. Chi sono gli aggressori? Monti e Fornero – come simboli, diciamo; tanto per non far nomi. Che cos’è questa truffa? E’ la cosiddetta riforma del lavoro. Riforma? Questo è un classico esempio della neo-lingua di Orwell. Una volta, “riforma” significava: cambiamento in positivo. Adesso, “riforma” significa: aggressione. Questa riforma è un’aggressione, ma la chiamano riforma. La cosa che colpisce più di tutte è la pantomima alla quale stiamo assistendo, con la complicità naturalmente di gran parte dei media – ma questo ormai è scontato, e chi mi segue sa che io considero il “mainstream” la cloaca nella quale è stata gettata la democrazia italiana.
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Lega, scandalo ipocrita: guai a chi si allontana dal potere
Come dicono gli oratori prolissi: sarò breve. Questa faccenda della Lega Nord mi fa venire in mente due o tre cose (tra le tante). La prima è che là dentro, nel Palazzo, il più sano ha la rogna. Voglio dire che l’intreccio delle complicità e dei ricatti reciproci fa sì che ci sia un dossier per ognuno. E che, all’occorrenza (se qualcuno rompe l’omertà) questo fascicolo vedrà la luce. Nel caso specifico la Lega, espulsa dal potere, rompeva le scatole al nuovo potere della troika. Così adesso sappiamo di quale tempra fosse forgiato quel cosiddetto “partito”. Lo sapevano tutti, lassù, nel Palazzo. Adesso è uscito il dossier. Ed è cominciata la caccia a quel serbatoio di voti che se ne va in libera uscita.
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Legge elettorale: la nuova “porcata” della Banda dei Tre
Il diavolo sta nei dettagli: non è detto che una nuova legge elettorale veda la luce in tempo per le prossime politiche, ma intanto si sono già messi d’accordo sulle linee fondamentali e chiamarlo “inciucio” è perfino riduttivo. Bersani, Casini e Alfano esibiscono l’aria soddisfatta del gatto col sorcio in bocca, scrive Paolo Flores D’Arcais: peccato che la loro preda siamo noi elettori, cornuti e mazziati. Dopo la “porcata” di Calderoli, sembrava impossibile fare ancora peggio, e invece la nostra “banda dei tre” sembra intenzionata a riuscirci: il modello elettorale delineato da Pd, Pdl e Udc «riesce a mettere insieme, in fatto di scippo ed espropriazione della volontà dei cittadini, il meglio (cioè il peggio) dei diversi sistemi esistenti». Possibile che in Italia sia proibito votare per il meglio? Verrà mai il giorno in cui in Parlamento siedano intellettuali come Camilleri?
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Senza un’alternativa, alle urne soltanto un italiano su due
Governo Monti? Ma mi faccia il piacere! A dispetto delle “entusiastiche” notizie sul consenso degli italiani nei confronti del premier “tecnico”, tutti i sondaggi d’inizio 2012 dimostrano che il livello di sfiducia nei partiti è totale, tanto che solo un elettore su due andrebbe a votare in caso di elezioni: quasi il 50% resterebbe a casa. Una drammatica conferma: se ormai la politica viene dettata a Bruxelles e solo ratificata a Roma, a partire della spesa pubblica, addio sovranità nazionale. Elezioni e partiti? Riti e fantasmi di un passato lontanissimo. Se il Pd di Bersani sfiora il 30% dei votanti, non raggiunge il 15% degli aventi diritto: il nuovo “primo partito” non sarebbe votato che da 1,5 italiani su dieci. Gli altri, in attesa di nuove forze politiche capaci di inventare una via d’uscita democratica alla crisi, restebbero a casa.