Archivio del Tag ‘tradimento’
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Della Luna: temo il peggio, ora massacreranno chi protesta
«Tutto ciò che fa il Parlamento è democratico», rassicura Stefano Rodotà, dall’alto delle sue rendite pubbliche. «Soprattutto se quel Parlamento è un Parlamento di nominati, nominati da non più di venti persone delle segreterie / cda dei partiti», ha dimenticato di aggiungere. Napolitano, già sottoscrittore, con Prodi, della privatizzazione di Bankitalia nel 2006 e corresponsabile politico del governo Monti, si conferma garante, all’interno, della coesione della partitocrazia necessaria alla tutela degli interessi della partitocrazia stessa; e all’esterno, garante della obbedienza dell’Italia a una politica economico-finanziaria che avvantaggia il capitalismo bancario straniero a danno degli italiani. E’ a questo che deve il suo successo e la sua rielezione, a questa capacità di duplice e congiunta garanzia, che gli assicura il sostegno delle “cancellerie che contano”. Ci manca solo che ora anche Bersani faccia il sacrificio di rimanere in carica e che Berlusconi accetti un Amato a Palazzo Chigi.
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Rita Pani: ci riteniamo merda, ecco perché ci calpestano
E quando l’atto sarà compiuto, Napolitano si dimetterà per raggiunti limiti di età: «E a noi non resterà nulla, nemmeno un orto di guerra». Grido di dolore firmato da Rita Pani, “scrittrice comunista” con alle spalle diversi romanzi, all’indomani della rielezione del presidente uscente. «Non è un delirio di onnipotenza, è il mio schifo che detta», premette l’autrice, perché il 20 aprile 2013 «è stata scritta la pagina più patetica della non-politica italiana», vergata a più mani da molti autori. «Io vorrei tenere per me le ultime righe, quelle che nessuno ha voluto leggere se non pochi sconclusionati come me». Sono le righe «che narrano dell’ultima labile occasione che il tempo ci consegna, e che temo non riusciremo a cogliere nemmeno questa volta». Ovvero: «Il bisogno di sinistra, e la possibilità di averla, anche per coloro i quali nemmeno sanno di avere a cuore questa speranza, continuando a confonderla con qualcosa che a sinistra non ci sarà mai».
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Rottamato il Pd, da D’Alema a Renzi: fine dell’equivoco
Di Bersani, Prodi e Marini non è neppure il caso di dire. Ne esce male tutto il Pd che ormai è solo la sigla di Psico Dramma. Non esiste più come soggetto politico, probabilmente si scinderà e forse neppure in due soli pezzi, ha dissipato un consenso che non rivedrà mai più neppure con il cannocchiale, ha la base in rivolta ed ha perso ogni contatto con il paese. Ma quello che è più singolare è che perdono tutte le sue correnti (o meglio, le sue tribù). Ovviamente ne esce disintegrato il gruppo bersaniano che perde il suo punto di riferimento e che non sa a che santo votarsi. Ma perde anche Dalema: è riuscito ad ammazzare la candidatura di Prodi, ma si è suicidato, perché questa è la premessa del suo vero pensionamento (finalmente!). Non è riuscito ad andare al colle, non è più parlamentare, il suo gruppo è individuato come quello dei “traditori” ed è odiatissimo da tutti.
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Il Palazzo dei morti si è arreso al diktat contro l’Italia
«Vilipendio al popolo italiano», tuona Giulietto Chiesa: l’inaudita rielezione di Napolitano al Quirinale, maturata con la resa del Pd ormai “suicidato” da Bersani, è un oltraggio per i milioni di italiani che invocavano, con Grillo, il nome di Stefano Rodotà come garante di una Costituzione calpestata dalla casta dei partiti e demolita giorno per giorno dall’oligarchia tecnocratica europea, che mira a cancellare lo Stato e il suo sistema di protezioni sociali, sotto il ricatto finanziario dell’euro-rigore. «Come avrete capito – protesta “Megachip” – riavremo un governo molto peggiore del terribile governo Monti. E si va allo scontro, politico e sociale». Drammatici gli appelli alla mobilitazione popolare: dal leader del “Movimento 5 Stelle”, che parla di “golpe”, a Paolo Flores d’Arcais che su “Micromega” esorta gli italiani che hanno assediato Montecitorio a restare in piazza, «contro la vergogna di un presidente dell’inciucio, e del salvacondotto per il Caimano».
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Temono Rodotà perché si rifiuterebbe di tradire l’Italia
Gesù ebbe dei guai quando fu tradito da appena un discepolo su dodici. Prodi e Bersani sono stati traditi da uno su quattro. Nei guai di Prodi e Bersani, un gorgo di guai, c’è tutta la sinistra degli ultimi vent’anni, ormai giunta al capolinea, definitivamente, senza rimedio. Si apre uno squarcio enorme nel sistema, un cataclisma che proietterà i suoi effetti per lungo tempo a venire. La crisi italiana è composta da tanti strati esplosivi: lo strato dell’economia, della politica, della giustizia, e altri ancora. Oggi è esploso definitivamente lo strato della crisi politica. Il Partito Democratico è decapitato nel modo peggiore. Andrea Scanzi, uno dei testimoni più lucidi in questi giorni convulsi, sintetizza così: «Si è dimesso il sicario del Pd. Sbagliando persino i tempi delle dimissioni. Lo ricorderemo come l’uomo che ha sbagliato tutto. Politicamente non ci mancherà. Come non ci mancherà la Bindi. Come non ci mancherebbero le Finocchiaro. Avete fallito. Andate via e non tornate.» Eppure una soluzione istituzionale era lì sotto gli occhi: Rodotà. Non l’hanno voluta, fino a immolarsi. Perché?
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Assalto alle banche, vogliono un altro governo Bilderberg
Per imporre in Italia un governo compiacente alla linea che molti oggi chiamerebbero “Linea Bilderberg”, o “Linea Monti-Merkel-Goldman Sachs”, nonostante l’esito elettorale dell’ultimo voto politico, potrebbe essere a breve orchestrata una crisi bancaria italiana che terrorizzi la popolazione e crei il consenso per un governo di quel tipo in cambio di soccorsi monetari di Bce, Fed e altri. I recenti spostamenti di capitali dello Ior da banche italiane a banche tedesche (compresa parte del nostro 8 per mille) corrobora questa congettura, assieme alla nomina di un tedesco alla presidenza dello Ior. Il voto politico del 25 febbraio esprime disinganno e rifiuto della maggioranza degli italiani verso la dittatura dei mercati, l’egemonia della Germania, il modello economico mercatista e neoliberista snaturato in Europa col socialismo tributario dei cosiddetti Illuminati, le ricette rigoriste e fiscaliste di tecnici e accademici balordi o traditori
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La Nato verso la guerra in Siria, scenario discusso a Roma
Grandi manovre per accelerare la fine del regime siriano: «Con ogni probabilità toccherà al prossimo ministro degli esteri il compito di portare in guerra anche l’Italia in questa ultima avventura “democratizzatrice”», avverte Giulietto Chiesa, che segnala la creazione di un vero ponte aereo della Nato per rifornire di armi i Contras siriani incaricati di prendere il potere a Damasco. Progetto illustrato recentemente a Roma, in una conferenza per specialisti intitolata “United States, Europe, and the case of Syria”. Presidente del “panel” convocato al Centro di Studi Americani, nientemeno che Giuliano Amato. Oratore principale: Frederic Hof, ambasciatore statunitense e fino a pochi mesi fa capo del team del Dipartimento di Stato impegnato sul “caso siriano”. Se Assad dovesse resistere, ha spiegato Hof, la Nato interverrà militarmente per difendere il “legittimo governo siriano”, composto di fuoriusciti attualmente dislocati in Turchia.
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Della Luna: traditori al potere, stanno demolendo l’Italia
Il nostro paese è ormai sotto attacco: vogliono semplicemente eliminarci come concorrente economico. Il governo Monti ha reso evidente una realtà rimasta sottotraccia per anni. Obiettivo: distruggere completamente il sistema-Italia, che era fatto anche di imprese strategiche a partecipazione statale. Colonizzare definitivamente la penisola: a questo serve la demolizione del welfare, delle tutele del mondo del lavoro, della previdenza pubblica, della sanità, della scuola. “Traditori al governo: artefici, complici e strategie della nostra rovina”. E’ il titolo di un saggio dell’avvocato Marco Della Luna, autore di libri come “Euroschiavi” e il recente “Cimit€uro”, edito da Arianna. Nel mirino: i sistemi e gli strumenti di dominazione sociale, psicologici e monetari, che ci hanno messo in ginocchio, a partire dalla privatizzazione di Bankitalia avviata da Ciampi e Andreatta negli anni ’80.
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Marò, gaffe mondiale: l’ultima infamia del governo tecnico
Mezza Italia si scandalizza per la vicenda dei marò. Invece non dovremmo stupircene, proprio per nulla. Il governo che sarà in piedi ancora per poco (salvo prorogatio per la quotidiana amministrazione), era un governo tecnico. Il che non significava, come hanno cercato di farci credere, “governo di persone specializzate e competenti ai posti giusti, invece di politici ignoranti”, ma ben altro: significava “governo incaricato esclusivamente di ottemperare alle richieste economico-finanziarie di organismi sovranazionali”. Questo, e basta. Non era un governo che doveva governare: e infatti ha trascurato gli affari interni, le questioni sociali, la sorte di terremotati e suicidi, e per finire non ha avuto alcuna attività in politica estera.
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Cacciari: alle Camere, il Pd doveva votare per i 5 Stelle
Terremoto sui senatori grillini che hanno “tradito” le direttive e scelto di votare Grasso al Senato per bloccare la rielezione di Schifani? «Il nostro resta un voto libero», protesta il capogruppo, Vito Crimi, mentre Grillo evoca dimissioni punitive e Bersani definisce «leninista» il movimento che ha trionfato alle elezioni, lasciando Berlusconi al palo e bloccando l’accordo Monti-Bersani-Napolitano per un nuovo governo ligio a Bruxelles e al rigore “indiscutibile” del Fiscal Compact. Fuori dal coro, come sempre, Massimo Cacciari. Intervistato all’Auditorium di Roma da Irene Buscemi per il “Fatto Quotidiano”, il filosofo ed ex sindaco di Venezia, tra i fondatori del Pd, accusa il partito: se davvero voleva un accordo coi grillini «poteva e doveva» votare, almeno per la presidenza di una delle due Camere, un candidato “5 Stelle”.
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Far fuori Berlusconi solo per annullare Grillo: ecco come
Prove di “golpe”: eliminare Berlusconi per poi “sgonfiare” Grillo, con un governo tecnico ancora agli ordini di Bruxelles, sostenuto anche da una ventina di senatori del Pdl, pronti a tradire il Cavaliere se fosse costretto all’esilio dalla nuova offensiva giudiziaria in corso. E’ la tesi che Marcello Foa sostiene dalle pagine del “Giornale”, mentre Berlusconi – ricoverato in ospedale – deve sottoporsi a una visita fiscale che lo conferma malato, ma non gli vale il “legittimo impedimento”. Un ragionamento che «ricade negli interessi del centrodestra e propone un’idea sbagliata del funzionamento della magistratura», osserva “Megachip”, che invita però a prendere in considerazione Foa, «un giornalista capace di uscire dagli schemi, rintracciare notizie vere e proporre intuizioni interessanti». Il grave stallo post-elettorale potrebbe indebolire il Pdl favorendo una cooptazione di una parte dei suoi parlamentari? Scenario plausibile, tenuto conto delle caratteristiche dei principali dirigenti del Pd, «non nuovi anch’essi a confezionare nuove maggioranze con parlamentari in migrazione».
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Fiscal Compact, Guarino: il pareggio di bilancio è illegale
Il pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact? Da gettare nella spazzatura della storia. Azzerare il debito pubblico non è solo insostenibile, è anche illegale: perché viola il Trattato di Lisbona, che il debito pubblico lo ammette eccome, anche se limitato al 3% del Pil secondo una teoria “cabalistica” che si vuole risalente a una semplice boutade dell’allora presidente francese Mitterrand: «Il numero 3 suonava bene, ed era perfetto per togliermi di torno i ministri che mi assediavano con le loro continue richieste di soldi». Fondato sul contenimento ossessivo della spesa pubblica, il regime finanziario europeo non deriva da alcuna scienza economica, ma solo dall’ideologia dominante che prescrive di colpire lo Stato per favorire i grandi monopoli economici privati. E persino nella sua applicazione formale le autorità europee stanno violando la legge. Lo sostiene un giurista di peso internazionale come il professor Giuseppe Guarino, già docente di Cossiga ed esaminatore di Napolitano e Draghi, nonché ministro democristiano (finanze e industria) dall’87 al ’93. “Il teorico dell’euro-caos”, lo ribattezza la versione tedesca del “Financial Times”.