Archivio del Tag ‘Torino’
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Sams’K a Torino: libertà per l’Africa, nel segno di Sankara
Musica dal cuore dell’Africa per rinnovare un sogno: quello di Thomas Sankara, presidente e martire del Burkina Faso, la “terra degli uomini integri”, assassinato nel 1987 dopo aver osato chiedere la cancellazione del debito del terzo mondo, al termine di quattro anni di rivoluzione nei quali l’ex Alto Volta era uscito a testa alta dalla schiavitù post-coloniale. Ora arriva in concerto a Torino la voce più autentica della rivoluzione sankarista, il cantante reggae Sams’k LeJah, tuttora “anima” della rivolta che sta scuotendo il paese, caduto sotto il dominio del dittatore Blaise Compaoré. Una serata speciale, quella di Torino il 28 giugno, per risvegliare l’orgoglio della comunità africana. Sankara resta un simbolo di libertà e riscatto: con visionaria preveggenza, ha insegnato che l’Africa ha tutto per vivere bene, purché l’Occidente smetta di sfruttarla.
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Val Susa, l’Italia di domani e i manganelli del centrosinistra
Arrivano notizie splendide dalla Val di Susa, dove a migliaia stanno presidiando la valle per impedire l’inizio dei lavori dell’Alta Velocità. Splendide perché ci dicono che l’Italia è viva, intellettualmente e moralmente. Arrivano notizie orribili da Torino. Dove il nuovo sindaco, Piero Fassino, del Pd, ha sostanzialmente invitato alla repressione, dichiarando a più riprese che “l’alta velocità s’ha da fare”. A quanto pare, a tutti i costi. Al Pd non è bastato fare la guerra in Libia, bombardando anche i civili. Adesso il centrosinistra lancia la caccia all’uomo in Val di Susa. Poiché è evidente che, per cominciare i lavori, occorrerà l’intervento della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, che bastoneranno, lanceranno gas lacrimogeni, e poi arresteranno i “facinorosi” che vogliono difendere la loro valle (ma anche tutti noi) e il semplice buon senso.
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Vendola e Grillo, il nuovo che avanza in ordine sparso
Fateci caso: col suo exploit clamoroso, Beppe Grillo sfiora il 10% proprio a Bologna, dove il Pd mantiene la posizione per il rotto della cuffia. E proprio Bologna è la città di Fini e Casini, ovvero l’aspirante Terzo Polo, non certo premiato dagli elettori il 16 maggio. E quindi: è Grillo l’unica vera novità sul mercato elettorale italiano, grazie allo sfascio berlusconiano del centrodestra arrivato a terrorizzare i moderati, alla lunga crisi irrisolta del centrosinistra e al velleitarismo debole dei centristi. Nuovo che avanza? Macché. Secondo gli analisti più critici, non si va oltre l’esito agonistico del derby che Berlusconi ha voluto e disastrosamente perso, imboccando il viale del tramonto. Ma nel campo opposto regna il caos, senza ancora un’alterativa – né elettorale, né tantomeno politica – per uscire dalla grande crisi.
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Sorpresa, Milano mette alla porta il Cavaliere estremista
Temendo la fragilità della Moratti, Berlusconi aveva concentrato sulla “capitale del Nord” tutta la sua forza d’urto, trasformando la campagna elettorale in un rodeo violento. Ma stavolta, contro il Muro di Milano s’é schiantato: in confronto al rabbioso Cavaliere estremista, il mite Giuliano Pisapia, ex comunista, è apparso un campione di riformismo moderato, nel solco della tradizione meneghina dei sindaci più apprezzati, da Aniasi ad Albertini. E solo per un soffio l’avvocato Pisapia ha mancato l’apoteosi della vittoria secca, al primo turno: ipotesi impensabile anche solo alla vigilia, quando il semplice ballottaggio poteva già sembrare un trionfo. «La favola è finita», scrive Massimo Giannini su “Repubblica”: «Il berlusconismo come narrazione epica e proiezione carismatica cade sotto i colpi della nuda verità».
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Se Milano licenzia finalmente gli impresari della paura
Circa un anno fa i riflettori mediatici si accesero sui fatti di via Padova, a Milano. Vi ricordate? Un ragazzo di 20 anni, egiziano e clandestino, morto accoltellato per strada. Non mi soffermo sulla tragedia infinita di un ragazzo morto – non un egiziano: un ragazzo morto, un ragazzo di Milano – perché sulle tragedie non si specula. Si sta zitti, si rispettano i morti e, soprattutto, si deve avere la consapevolezza che drammatici fatti di cronaca possono avvenire ovunque. Mi soffermo invece sulle reazioni della politica meneghina: «Fuori i clandestini», gridò l’indomito leghista Salvini. «Basta con il buonismo della sinistra», affermò il Vicesindaco della Paura De Corato, dimenticandosi che a Milano sono circa 20 anni che la sinistra non tocca boccino.
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Fassino ai Subsonica: tranquilli, non spegneremo Torino
C’era una volta la grigia tecnocity dell’Avvocato, la città industriale delle periferie operaie cresciute attorno ai mausolei risorgimentali del centro storico sabaudo. “Tutto era Fiat”, conferma Mimmo Calopresti in un documentario d’epoca, mentre Gianni Amelio, chiamato a dirigere il Torino Film Festival, in “Così ridevano” ricorda i tempi non gloriosi in cui la borghesia subalpina avvertiva: “Non si affitta ai meridionali”. Sembra un milione di anni fa. Prima di andarsene, l’Avvocato – sempre lui – patrocinò l’ultimo atto del suo regno: le Olimpiadi. Torino stava uscendo dal grigiore grazie al nuovo sindaco della società civile, Valentino Castellani, inaugurando una trasformazione spettacolare: da capitale dell’auto a “ville lumière” della cultura. Col successore Chiamparino, “il sindaco più amato dagli italiani”, dieci anni di trionfi. E ora, se vincesse Fassino? «Per favore, non spegnete Torino», raccomanda Max Casacci, facendosi portavoce del “popolo della movida”.
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Tiziana, la nazione del jazz e il mondo impazzito
“Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”. Guerra, paura, disperazione: il pianeta fin qui visto dal 2011 fa letteralmente spavento, più di sempre. Crollano certezze, cadono vittime, naufragano speranze. La politica balbetta, le verità esplodono in un oceano in tempesta: è il tumulto della globalizzazione, che sveglia gli schiavi e li getta in mare aperto. Il futuro scioglie nuove lingue, che non abbiamo ancora imparato a riconoscere. A volte, più che la parola degli strateghi, conta quella degli artisti. Meglio ancora se vengono da un’arte antica, figlia del canto struggente dei primi deportati: c’è sempre un riverbero umano irriducibile, sotto le stelle del jazz. Dal primitivo spiritual alla rivoluzione dei bopper, fino ai nuovi talenti che continuano a fiorire.
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Ilda Curti: se Torino alleva la generazione Balotelli
In questa domenica delle Palme a Torino succedevano molte cose, ovunque. Una di queste è stata Tutta Dritta – Turin Marathon: migliaia di persone di tutte le età, generi e colori affrontavano un percorso che solo a raccontarlo sento male alle gambe. Mentre osservavo la partenza mi è venuta in mente una storia. Perché la politica è fatta di storie, che danno volto e senso alle cose che succedono e a quelle che si fanno. Marincho entra in quarta elementare a novembre inoltrato. Si siede accanto a bambini che si conoscono da una vita. La loro vita: dalla prima elementare.
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Thyssen, condanna storica: fermerà le stragi sul lavoro?
La sentenza a carico dei dirigenti della ThyssenKrupp è molto dura. Su un punto fondamentale, quello di giudicare gli investimenti in tema di sicurezza consapevolmente non effettuati come prova di omicidio volontario da parte dell’amministratore delegato, la Corte ha accolto in pieno le richieste dell’accusa. Come si aspettavano familiari e compagni delle vittime. Condannando la massima autorità dell’impresa al massimo della pena proposta dai Pm, sedici anni, e cinque dirigenti a pene che vanno da dieci anni – un anno in più rispetto alla richiesta – a tredici e mezzo, la sentenza riafferma con estrema forza un principio cruciale: di lavoro non si può, non si deve morire.
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Impresari della paura: la Lega contro la moschea di Torino
Mentre Gheddafi bombarda gli insorti, Obama valuta un intervento militare della Nato e alle frontiere premono decine di migliaia di profughi, la Lega Nord approfitta dell’ultimo minuto utile per tentare di bloccare la costruzione della moschea di Torino, città dove – grazie al welfare praticato da anni – non si sono mai segnalate significative tensioni sull’immigrazione. Sono «impresari della paura», accusa il sociologo Stefano Allievi criticando il Carroccio, autore di un’iniziativa particolarmente stridente in un momento come questo, in cui anche i media – dopo l’iniziale allarme – hanno smesso di evocare il fantasma del fondamentalismo nel Mediterraneo dove, ormai tutti lo ammettono, è in rivolta la gioventù araba, stanca dei dittatori per decenni al servizio dell’Occidente.
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La Fiat verso Detroit: più vicino l’addio all’Italia?
La Fiat verso Detroit: il gruppo industriale potrebbe presto diventare un’entità unica, con sede negli Stati Uniti. Lo ha detto l’ad Sergio Marchionne parlando da San Francisco: è la prima volta che ipotizza apertamente di trasferire oltreoceano la “testa” della casa automobilistica italiana. «Ormai gli annunci importanti Marchionne li fa quando si trova in America, e anche questo è un segnale», commenta Giorgio Airaudo della Fiom, addossando alla politica – nazionale e torinese – la responsabilità di «non aver saputo trattenere la Fiat in Italia». Preoccupato il sindaco torinese Sergio Chiamparino: «Chiederò subito un incontro urgente con i vertici della Fiat per chiarire il significato delle parole espresse dell’amministratore delegato e capire quali siano le prospettive».
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Futuro e dignità: Torino merita un sindaco targato Fiom
La ribellione della dignità. Così viene letta, da ampi strati dell’opinione pubblica, l’orgogliosa e temeraria reazione degli operai di Mirafiori che nonostante l’aperto ricatto di Marchionne (o si lavora alle mie condizioni, o si chiude) hanno osato dire no al nuovo modello imposto dall’azienda: meno diritti per chi è alla catena di montaggio, vietato protestare. Come minimo, vista l’inattesa risposta degli operai – la Fiat e i fautori del “sì” si aspettavano un plebiscito, almeno l’80% dei consensi – ora sarebbe interessante valutare il peso elettorale, per il Comune di Torino, di un leader della Fiom. Cosa accadrebbe se alle primarie scendesse in campo un sindacalista del peso di Giorgio Airaudo?