Archivio del Tag ‘terrorismo’
-
La Russia gela la riscossa travolgente di Gheddafi
Anche la Russia chiude le porte a Gheddafi: il presidente Medvedev annuncia che il Colonnello e i suoi familiari non potranno mettere più piede a Mosca e neppure condurvi operazioni finanziarie. L’annuncio del presidente russo arriva il 14 marzo, proprio mentre la travolgente controffensiva delle forze del raìs ha colto di sorpresa non solo gli insorti ma anche la diplomazia occidentale, che ancora si attarda a verificare la possibilià di una “no fly zone” che fra pochi giorni potrebbe rivelarsi ormai inutile, se gli insorti dovessero capitolare sul piano militare dopo l’ultima disperata resistenza che si va apprestando fra Brega e Bengasi, ad Adjabiya.
-
Che ipocriti, si svegliano solo adesso per liquidare Gheddafi
Non poteva mancare. Le pressioni erano troppo forti. E così il Tribunale penale internazionale è entrato prepotentemente sulla scena libica. Muammar Gheddafi e i suoi scherani ora sono sotto inchiesta per crimini contro l’umanità. Per l’amor del cielo, lungi da noi contestare le accuse che la Corte dell’Aia muove al Colonnello, solo vorremmo sapere quali siano i crimini commessi e quando. Eh sì, perché fino a poche settimane fa il leader libico appariva come uno stravagante ma rispettato uomo di Stato, mentre oggi è diventato un tiranno genocida.
-
Perché l’Occidente non ferma il Macellaio di Tripoli
Quando il Colonnello era il «cane rabbioso del Medio Oriente» (Ronald Reagan, aprile 1986), in molti sognavano un regime change a Tripoli. La Libia era uno stato canaglia ante litteram. Americani e britannici ci hanno anche provato. Ma adesso che Gheddafi ha (quasi) compiuto il percorso di riabilitazione, l’occidente assiste a malincuore alla sua caduta. E la richiesta della delegazione libica all’Onu di «intervenire per fermare il genocidio» per ora cade nel vuoto. L’Italia è un caso limite. Solo Silvio Berlusconi in questi giorni ha avuto la delicatezza di non «disturbare» il Colonnello.
-
Contro Mubarak e gli altri dittatori che abbiamo allevato
Mubarak lascia sparare la sua polizia sulla folla e l’Onu avvia il ritiro dei suoi funzionari. Non è più tempo di esitare fra le incertezze di Obama e l’«avanti con il popolo egiziano» di Slavoj Zizek. Sto con Zizek. Non siamo di fronte a scelte tranquille e felici. Da un pezzo una cosiddetta laicità nel Maghreb e nel Medio Oriente è garantita soltanto da regimi dittatoriali. Da un pezzo lasciare libertà di voto può condurre a un’affermazione non solo islamica, ma islamista. Una democrazia in senso proprio, che non è soltanto fare le elezioni ma stabilire un’effettiva divisione dei poteri – esecutivo, legislativo e giudiziario – cioè una sicurezza di uguali diritti di fronte alla legge, non è garantita da nessuno.
-
La Cia, il boia Suleiman e la spazzatura della storia
Quattro morti e 1.500 feriti, museo egizio in fiamme, giornalisti picchiati a sangue: a far precipitare nel caos la protesta rivoluzionaria del Cairo, la comparsa di miliziani pro-Mubarak ora condannata da Obama, che si affretta a chiedere una «transizione immediata» fra il regime assediato – che non si rassegna a cedere il potere – e la vasta ondata popolare che ha portato in piazza milioni di persone, in nome della svolta democratica promossa dalle opposizioni coordinate da Mohammed El Baradei. Una situazione esplosiva, che sembra fatta apposta per esasperare la folla e rianimare così il fantasma dell’estremismo islamico, finora assente dalla contesa egiziana. E mentre Washington getta l’ex alleato Mubarak nella spazzatura della storia, la stampa americana riscopre – in ritardo – il “passato nero” di Omar Suleiman, formidabile aguzzino per conto della Cia durante l’era Bush.
-
La legge del più forte: il vuoto di Mirafiori fa paura
Impiegati da una parte, operai dall’altra. Il referendum della Fiat è passato per pochi voti e ha spaccato in due i lavoratori. Ha creato un vuoto pericoloso che sarà in qualche modo riempito. I lavoratori che si sono opposti al piano (misterioso) di Marchionne sono senza rappresentanza politica, senza riferimenti. In questo sabato mattina Torino, con il suo cielo grigio e nuovi spartacus per le strade, persone che hanno messo in gioco la loro dignità e hanno perso, è un inizio di qualcosa che ci è ignoto.
-
«D’Alema poteva convincere Lula a estradare Battisti»
Se solo il governo Berlusconi fosse «uscito dalla sua autoreferenzialità» e avesse chiesto aiuto al centrosinistra, oggi l’estradizione di Cesare Battisti sarebbe assicurata: lo sostiene la giornalista della “Stampa” Antonella Rampino, intervenuta a più riprese sui media in questi giorni. «Massimo D’Alema ha un forte rapporto con Lula, per cui fece anche la campagna elettorale. E Piero Fassino ha ottime relazioni con l’attuale ministro degli esteri, Franco Frattini. Se il governo avesse incaricato il Pd di svolgere una mediazione col Brasile – ha ripetuto Antonella Rampino a “Omnibus”, la trasmissione de “La7” l’8 gennaio facendo eco al commento espresso il giorno prima dal presidente Napolitano («Non ci siamo fatti capire») – oggi il caso Battisti sarebbe certamente risolto».
-
D’Elia-choc: Battisti libero, criminale è il carcere italiano
«Lo Stato italiano è un delinquente abituale. Basta considerare che le nostre carceri sono strumenti di tortura». E «la nostra classe politica sta ragionando secondo la logica parabrigastista del “colpirne uno”, e cioè Cesare Battisti, per assolverne cento». L’ex deputato radicale Sergio D’Elia, leader di “Nessuno tocchi Caino”, grida «onore a Lula». L’intervista che D’Elia consegna a Tommaso Labate del “Riformista” è di quelle destinate a lasciare un segno nel dibattito sulla mancata estradizione del pluriomicida esponente dei Pac, Proletari armati per il comunismo. Già segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera, con alle spalle 12 anni di carcere per terrorismo (Prima Linea), D’Elia difende la scelta del Brasile di non consegnare all’Italia Battisti.
-
Giudice svizzero: dalla Cia l’atomica agli Stati-canaglia
Bomba atomica agli “stati canaglia”? La Cia sapeva tutto: era proprio il servizio segreto americano, nell’era Bush, a gestire le informazioni-chiave per mettere i “terroristi” nelle condizioni di sviluppare armi atomiche. Lo scrive il New York Times, dando rilievo alla clamorosa denuncia di un magistrato svizzero, Andreas Müller: secondo il giudice, le autorità elvetiche hanno distrutto le prove da lui raccolte, a carico di alcuni imprenditori che sarebbero stati incaricati di trasferire a Iran, Libia e Corea del Nord il know-how nucleare proveniente da Abdul Kader Khan, lo scienziato considerato “padre” dell’atomica del Pakistan, alleato problematico degli Stati Uniti, sospettato di aver a lungo controllato l’Afghanistan attraverso i Talebani, arrivando a far uccidere il leader afghano Massoud.
-
Israele brucia: fortezza atomica, non ha i Canadair
La festa ebraica delle Luci, la Hanukkah, ha messo in luce il vero nemico d’Israele: Israele stesso. E’ salito a quarantadue il numero dei morti nel terribile incendio che da ieri sta divorando i boschi del monte Carmelo, nei pressi della città di Haifa. Mentre la stampa critica pesantemente le autorità e gli apparati di soccorso nazionali, il governo ammette di essere stato colto di sorpresa e di non riuscire a domare da solo l’inferno che in 24 ore ha ridotto in cenere quasi quattro mila ettari di terra e ha causato l’evacuazione di ventimila persone. Si attendono in Israele gli arrivi di una ventina di mezzi di soccorso da Europa, Stati Uniti, Egitto, Giordania e perfino dalla Turchia
-
De Magistris: temo una nuova stagione di bombe
Negli ultimi vent’anni circa, quelli seguiti alle bombe di Capaci e Via D’Amelio, abbiamo assistitito a una progressiva penetrazione delle mafie all’interno delle istituzioni, oltre che dell’economia e della finanza. Per istituzioni non mi riferisco soltanto alla politica – anche se il rapporto mafia-politica è quello più evidente – ma ad uffici istituzionali di prim’ordine, a servizi segreti e anche alle forze dell’ordine e alla stessa magistratura. Questo ha provocato una progressiva istituzionalizzazione delle mafie che oggi – grazie anche ai rapporti con i poteri occulti che molto spesso fanno da collante tra tutti questi ambienti (basti vedere l’inchiesta sulla cosiddetta P3) – hanno raggiunto un livello tale da essere in grado di far approvare leggi ad personam e ad personas.
-
Occidente, profitto genocida: siamo peggio di Stalin
Peggio questo materialismo di quello comunista, di gran lunga. Anzi, dal momento che il liberal-liberismo occidentale ha ormai dato luogo a un nuovo tipo di totalitarismo espresso dal “pensiero unico”, ritengo che ormai il paragone tra questo tipo di totalitarismo e, per esempio, lo stalinismo, sia aberrante e obiettivamente offensivo. L’offeso è lo stalinismo, beninteso. La tirannide staliniana nasceva comunque dalla deformazione statalista e centralistica di un desiderio e di un bisogno profondo – e, alla radice, nobile – di giustizia. La tirannide di quello che Jean Ziegler ha definito “l’Impero della Vergogna” nasce dallo sfrenato individualismo e dalla Volontà di Potenza