Archivio del Tag ‘televisione’
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Ovadia: il ‘900 è finito, infatti con Renzi torniamo all’800
Auspico un autunno caldo e la rinascita di una sinistra, autentica, altro che Pd. Se Renzi ammettesse di essere un uomo di destra, sarebbe un gesto di grande onestà intellettuale. Quando sento parlare di due sinistre, mi vien da sorridere: quale sarebbe la seconda? Il Pd? E allora io sono Papa. Il Pd non ha più nulla di sinistra. Massimo Cacciari, non un pericoloso bolscevico come me, recentemente ha spiegato come quel partito non sia mai veramente nato e che ora è nelle ferree mani di Matteo Renzi, i cui modelli sono la Thatcher e Blair. Li copia nella distruzione dello Stato Sociale e delle sue regole. Lo stesso utilizzo degli anglicismi è indicativo. Perché termini come Local Tax, Spending Review e Jobs Act? Tra l’altro se analizziamo al dettaglio, i termini sono esplicati: Job in inglese non è lavoro bensì impiego in senso lato, e Act sottintende un gesto unilaterale, non un accordo tra due contraenti. Renzi ha scardinato qualsiasi ipotesi di patto sociale.Alle europee prende il 40,8%? E’ un bravissimo comunicatore, si vende bene. Incarna la retorica del nuovismo contro chi è ancora ancorato al Novecento, peccato lui voglia tornare all’Ottocento dove si poteva licenziare arbitrariamente. Forse è più vecchio lui di quella folla che sabato scorso ha invaso Roma in difesa dei propri diritti. Vince perché altrove c’è il nulla. Grillo ha perso il treno. Poteva rappresentare un’interessante proposta ma ha sposato veementemente la retorica dell’urlo. Pur avendo ottimi parlamentari, questo va riconosciuto al M5S, hanno fallito, non sono riusciti a incidere e la novità dopo mesi annoia. Anche la destra è allo sfascio, Berlusconi è un uomo patetico. La sinistra, quella vera, avrebbe un vastissimo popolo e potrebbe arrivare anche al 20%. Ma è più presa a litigare e dal proprio narcisismo ombelicale che a fare politica. Ora è in attesa che l’ex sinistra del Pd le getti un osso. Così – tra paura, opportunismo e crisi – le persone optano per questo giovanotto tronfio, con uno stile dinamico e sbarazzino, il quale dice di voler cambiare e modernizzare il paese.Conosco gente, autenticamente di sinistra, che per mancanza di alternative alle europee l’ha votato. C’è un disperato bisogno di un’aggregazione del popolo di sinistra, lo dovrebbero auspicare anche le persone sinceramente democratiche. In tutta Europa esiste, tranne che in Italia. In Germania abbiamo la Linke, in Francia un fronte variegato intorno al 10, in Grecia l’esperienza trionfante di Syriza, in Spagna l’innovazione di Podemos. E da noi? Abbiamo bisogno di una vera sinistra capace di tutelare il mondo del lavoro, l’ambiente e arrestare razzismo e deriva ultraliberista. Senza, chi osteggerà il trattato europeo del Ttip? Chi si batterà per i beni comuni e contro le privatizzazioni? Non abbiamo l’ambizione di diventare il partito della nazione, ma una forza forte e dialogante con gli altri.Decine di operai di Terni vengono licenziati e con la disperazione nel cuore, con vite perse senza più un’occupazione, e magari con figli senza futuro, si riversano nella capitale per una manifestazione non violenta e che succede? Vengono caricati e manganellati. Ma siamo matti? In un’epoca di dramma sociale e aumento delle diseguaglianze, invece di parlare di solidarietà umana e primaria, si cancellano diritti e dignità dei lavoratori. Dubito che gli agenti l’abbiamo fatto di loro sponte, sarà giunto un comando dall’alto. Come succedeva in Gran Bretagna ai tempi della Thatcher, lì torniamo. I minatori inglesi sanno cosa hanno passato in termini di repressione per aver osato rivendicare salari dignitosi e tutele. Passatemi una battuta: il Papa sembra al momento l’unico leader di sinistra. Landini? Ha un potenziale enorme, un leader già pronto. Quando lo sento parlare in televisione, vedo l’autenticità di un uomo che la sua vita se l’è sudata. La schiettezza di un uomo senza doppi fini, che non vuole fregarti. E’ autenticamente indignato. Le sue sono parole pronunciate col cuore perché da anni vicino alla povera gente e ai deboli. La nostra Italia migliore. Altro che manganellate.(Moni Ovadia, dichiarazioni rilasciate a Giacomo Russo Spena per l’intervista “Se Renzi e il Pd sono di sinistra, io sono il Papa”, pubblicata da “Micromega” il 31 ottobre 2014).Auspico un autunno caldo e la rinascita di una sinistra, autentica, altro che Pd. Se Renzi ammettesse di essere un uomo di destra, sarebbe un gesto di grande onestà intellettuale. Quando sento parlare di due sinistre, mi vien da sorridere: quale sarebbe la seconda? Il Pd? E allora io sono Papa. Il Pd non ha più nulla di sinistra. Massimo Cacciari, non un pericoloso bolscevico come me, recentemente ha spiegato come quel partito non sia mai veramente nato e che ora è nelle ferree mani di Matteo Renzi, i cui modelli sono la Thatcher e Blair. Li copia nella distruzione dello Stato Sociale e delle sue regole. Lo stesso utilizzo degli anglicismi è indicativo. Perché termini come Local Tax, Spending Review e Jobs Act? Tra l’altro se analizziamo al dettaglio, i termini sono esplicati: Job in inglese non è lavoro bensì impiego in senso lato, e Act sottintende un gesto unilaterale, non un accordo tra due contraenti. Renzi ha scardinato qualsiasi ipotesi di patto sociale.
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Uccisi e squartati, in Ucraina un rene vale 200.000 dollari
Quattro anni fa il quotidiano inglese “The Guardian” pubblicò un dossier su una fitta rete di traffico d’organi in Ucraina. Sappiamo bene che, quando si sceglie un titolo di questo tipo per un articolo, lo si mette immediatamente nella categoria del “troppo esagerato per essere vero”: il nostro cuore si rifiuta di crederci. Dopodiché, si inizia a riflettere e a pensare che si tratti dell’ennesima campagna di demonizzazione. Tuttavia, quando abbiamo analizzato la proposta pervenutaci da uno dei nostri collaboratori, abbiamo dovuto ammettere che i fatti e gli argomenti presentati meritavano di essere presi in seria considerazione. Questo dossier proviene da Mark Chapman, l’uomo che tiene uno dei più seri blog sulla Russia. Purtroppo non possiamo dargli il giusto merito della notizia, così come farebbe una grande testata giornalistica, perché non siamo altro che un piccolo gruppo di volontari che fa questo lavoro nel proprio tempo libero. E a questo proposito: dove sono i grandi media?Guardate un po’ che succede: avete dei professionisti ben pagati nelle vostre redazioni, perché non incaricate uno di loro per fare un po’ di giornalismo d’inchiesta su questo argomento e provate ad andare un po’ a fondo della questione? Si tratta di una storia che non finirebbe facilmente nel dimenticatoio. Alcuni cadaveri di soldati ucraini sono stati ritrovati con l’addome inciso e privi di alcuni organi. Si tratta degli “eroi dell’Ucraina”, di cui ci si riempie la bocca a Kiev e in tutta l’Ucraina occidentale (“Slava Ukraina, Geroyim Slava!”, ossia “Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi!”), spogliati del loro cuore, dei loro reni e del loro fegato, destinati ad essere trapiantati nei corpi di chi si può permettere di pagarli. I profitti di un commercio di questo genere sono nell’ordine di dieci volte in più rispetto all’investimento, per esempio nel caso in cui l’acquirente di organi debba sborsare una certa somma a un donatore povero, costretto a vendere un rene per sbarcare il lunario.Dato che la donazione generosa proviene da persone morte da poco, incapaci di esprimere le proprie volontà, si tratta in effetti di un ricco business! Si dice che siano state trovate fosse comuni nella regione, a quanto pare composte da civili trovati con le mani legate dietro la schiena, uccisi con una pallottola in testa, e sui corpi dei quali sono state rinvenute tracce di torture perpetrate prima che arrivasse il colpo di grazia. Alcuni di loro sono stati decapitati. Si dice anche che alcuni siano stati trovati con l’addome aperto, privi di alcuni organi. Credo comunque che, nel caso, bisognerebbe scavare a lungo per trovare informazioni su questo argomento. Già, perché il Dipartimento di Stato Usa, con una decisione scandalosa quanto prevedibile, ha affidato le indagini alle stesse autorità che, con tutta evidenza, stanno dietro a tutta questa storia: il governo ucraino.Le denunce riguardo ai corpi dei soldati usati per alimentare il commercio clandestino di organi sono peraltro apparse fin dall’inizio del conflitto. “StopFake”, un sito specializzato nel discredito delle notizie che potrebbero mettere in cattiva luce il governo ucraino, e che non di rado costruisce false notizie o prestanomi prezzolati per demolirle e accrescere la propria credibilità, ha subito reagito a questa storia. Si da il caso però che l’ipotesi avanzata da “StopFake”, e cioè che tutta la vicenda sia una bufala, dal momento che gli organi dovrebbero essere prelevati subito dopo il decesso, messi a refrigerare in contenitori speciali e quindi portati fuori dalle zone di guerra, è stata messa in dubbio da Tony Cartalucci, giornalista di “New Eastern Outlook”. Tony, che tiene il popolare blog “Land Destroyer”, e le cui analisi sono di regola affidabili, a dispetto dell’accoglienza piuttosto fredda che solitamene gli viene riservata dai governi occidentali, riporta le testimonianze di alcuni impiegati di aeroporti internazionali, come quello di Boryspil. I testimoni riferiscono di aver visto piccoli aerei privati, equipaggiati con speciali refrigeratori usati solitamente per il trasporto di organi umani.Sono inoltre stati notati alcuni veicoli attrezzati e moderne ambulanze, tutti presso gli ospedali militari ucraini. Ovviamente il fatto di trovare delle ambulanze in prossimità di un ospedale non è di per sé un fatto strano, tuttavia è ben noto che Kiev non riesce neanche a fornire uniformi degne o pasti adeguati ai suoi soldati. In questo contesto, l’andirivieni di dispendiosi mezzi attorno agli ospedali ha un che di sospetto. Specialmente se si considera la sordida storia di traffico di organi in Ucraina (vedi articolo del “Guardian”). Nel 2010 quattro chirurghi e quattro altre persone non precisate furono arrestate dal ministero degli interni ucraino per traffico di organi umani, in particolare reni presi da giovani donne in difficoltà economiche. Queste disperate avevano ricevuto circa 10.000 dollari per un rene in buone condizioni, trapiantato poi a un beneficiario che ne aveva spesi almeno 200.000 per l’operazione. Un’ottima operazione, peraltro, ammesso che ve lo possiate permettere! L’inchiesta si era poi allargata a dodici altre persone che operavano all’interno di una rete diretta da un israeliano di origini ucraine.Insieme ad altri validi ragionamenti, Cartalucci presenta un argomento convincente. I resoconti fatti dai social media riguardo a questo traffico illegale di organi sono di norma snobbati dai media occidentali, quali la “Bbc”, che li considerano eccessi “televisivi” o come il prodotto di fervide immaginazioni. Cartalucci dice che «si tratta degli stessi social network che abitualmente i media occidentali citano così frequentemente quando i bersagli sono i governi di Libia o Siria. Ora però che gli interessi occidentali sostengono un regime che cerca di consolidare il proprio potere contro dei combattenti armati, queste storie sono delle bufale e non sono degne di inchieste approfondite». Non c’è bisogno che vi dica che ha assolutamente ragione.(“Rivelazioni inquietanti su una fitta rete di traffico d’organi in Ucraina”, post firmato da “Russia-Insider”, ospitato da “Mondialisation” il 20 ottobre 2014 e tradotto da “Come Don Chisciotte”).Quattro anni fa il quotidiano inglese “The Guardian” pubblicò un dossier su una fitta rete di traffico d’organi in Ucraina. Sappiamo bene che, quando si sceglie un titolo di questo tipo per un articolo, lo si mette immediatamente nella categoria del “troppo esagerato per essere vero”: il nostro cuore si rifiuta di crederci. Dopodiché, si inizia a riflettere e a pensare che si tratti dell’ennesima campagna di demonizzazione. Tuttavia, quando abbiamo analizzato la proposta pervenutaci da uno dei nostri collaboratori, abbiamo dovuto ammettere che i fatti e gli argomenti presentati meritavano di essere presi in seria considerazione. Questo dossier proviene da Mark Chapman, l’uomo che tiene uno dei più seri blog sulla Russia. Purtroppo non possiamo dargli il giusto merito della notizia, così come farebbe una grande testata giornalistica, perché non siamo altro che un piccolo gruppo di volontari che fa questo lavoro nel proprio tempo libero. E a questo proposito: dove sono i grandi media?
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Feltri: nazisti Ue, buttateci fuori così poi ridiamo noi
La lettera minatoria che il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha inviato a Palazzo Chigi è la dimostrazione plastica che Bruxelles considera l’Italia una scolaretta negligente e, pertanto, ritiene lecito tirarle le orecchie e prenderla a bacchettate con disinvoltura. Può darsi che in assoluto noi meritiamo simile trattamento, perché da anni giuriamo di stare in riga e invece, passando da Berlusconi a Monti e da Enrico Letta a Renzi, non abbiamo fatto altro che sbandare, come certificano i dati economici degli ultimi tre anni, andati via via peggiorando rispetto a quelli registrati in epoca di centrodestra. Ammesso e non concesso che siamo asini, non si capisce comunque perché l’Ue si arroghi il diritto di darci la pagella secondo pregiudizi, e non giudizi, che prescindono dalla conoscenza dei fatti. In altri termini, più crudi, se la Germania e i suoi camerieri scodinzolanti non apprezzano la politica romana sono liberi sì di criticarci e, al limite, di buttarci fuori dal club burocratico in cui guazzano, ma non di recapitarci una missiva dai toni ultimativi, sgradevoli, maleducati e arroganti, degni del Quarto Reich, anzi del Terzo.Essi ci hanno invitato perentoriamente a rispondere entro 24 ore al loro diktat in cui si dice che la nostra manovra (legge di stabilità) fa praticamente ribrezzo ed è quindi necessario correggerla, altrimenti… Altrimenti che? Cosa fate, ci cacciate? Provateci, fessacchiotti. Senza Italia nel mucchio selvaggio di 28 paesi, in cerca di una unione fittizia, salterebbe per aria non solo la Ue, ma anche la moneta unica difesa con spocchia dagli affamatori del popolo, cioè banchieri, finanzieri e loro utili idioti, tra cui economisti da talk show. Ecco perché ci auguriamo che Matteo Renzi (costretti ad affidarci a lui, già siamo nelle sue mani, oddio in che mani siamo), attingendo una tantum all’aulico linguaggio di Beppe Grillo, e rivolgendosi a Barroso e complici, pronunci il classico vaffanculo. Quando ci vuole, ci vuole.Non ci vengano a dire lorsignori di Berlino e Bruxelles che se disubbidiamo agli ordini saremo commissariati, come se il nostro paese fosse una colonia dei tognini. Manderanno in trasferta a Roma i commissari? Li accoglieremo nel migliore albergo. Va bene l’Excelsior di via Veneto? Ok. Qui rimpinzeremo gli ospiti di spaghetti all’amatriciana e di pizza e, l’indomani, li caricheremo sulle auto blu invendute rispedendoli a casa, oltre frontiera. Ce la siamo sempre cavata da soli nei momenti più tragici, compresi due dopoguerra mondiali e una tentata rivoluzione dei brigatisti rossi (indimenticabili quanto portentosi coglioni), vi pare che ci possano far tremare le ginocchia quattro contabili avvezzi a misurare la lunghezza degli zucchini e a disporre la distruzione delle arance siciliane? Andate all’inferno.Noi con la politica dei piccoli passi (da gambero) ci eravamo guadagnati una buona posizione, poi siete arrivati voi menagramo con l’euro fasullo e coniato non per aiutare il popolo europeo, che non esiste (esistono tanti popoli europei privi di un denominatore comune), e ci siamo lasciati infinocchiare, affascinati dall’idea di appartenere a una élite che avesse in tasca le stesse banconote. Prodi e Ciampi, nel predisporci a essere presi in giro, ci misero del loro, ma sorvoliamo per rispetto della terza età (cui mi avvicino). Constato che Renzi non usa le buone maniere ma preferisce la pressa delle rottamazioni rapide. Lo preghiamo vivamente di non intimidirsi davanti a un portoghese (vocabolo che da noi ha un significato giustamente sinistro) e di apprestarsi piuttosto a mandarlo a quel paese, il suo, dove troverà altri portoghesi più malleabili di noi. Chiaro il concetto? Caro presidente Renzi, lei che ha fatto fuori le cariatidi del Pd in pochi mesi, non faticherà a far secco anche questo intruso, Barroso, un nome che evoca quello di un calciatore, anzi di vari calciatori, tutti modesti.Ci aspettiamo da lei un atteggiamento dignitoso, un atto di coraggio che riaffermi la nostra sovranità nazionale a costo di sfidare il Quarto Reich che, senza di noi, farebbe la fine del Terzo, sul serio. Un’ultima osservazione prima di chiudere. L’Ue si è risentita perché Padoan, ministro dell’economia, ha pubblicato la lettera minatoria sul sito del proprio ministero. Ma da quando in qua gli atti ufficiali in democrazia rimangono segreti? Ha fatto benissimo Padoan a divulgarla. Chi lancia il sasso e nasconde la mano è un vile; chi ambisce perfino a nascondere il sasso è un pistola. P.S.: Presidente Renzi, le rammento che nel 2011 Berlusconi ricevette una lettera dalla Ue e, non avendola rispedita al mittente con un circostanziato vaffa, fu sfanculato. Politico avvisato, mezzo salvato.(Vittorio Feltri, “Buttateci fuori che poi ridiamo noi”, da “Il Giornale” del 24 ottobre 2014).La lettera minatoria che il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha inviato a Palazzo Chigi è la dimostrazione plastica che Bruxelles considera l’Italia una scolaretta negligente e, pertanto, ritiene lecito tirarle le orecchie e prenderla a bacchettate con disinvoltura. Può darsi che in assoluto noi meritiamo simile trattamento, perché da anni giuriamo di stare in riga e invece, passando da Berlusconi a Monti e da Enrico Letta a Renzi, non abbiamo fatto altro che sbandare, come certificano i dati economici degli ultimi tre anni, andati via via peggiorando rispetto a quelli registrati in epoca di centrodestra. Ammesso e non concesso che siamo asini, non si capisce comunque perché l’Ue si arroghi il diritto di darci la pagella secondo pregiudizi, e non giudizi, che prescindono dalla conoscenza dei fatti. In altri termini, più crudi, se la Germania e i suoi camerieri scodinzolanti non apprezzano la politica romana sono liberi sì di criticarci e, al limite, di buttarci fuori dal club burocratico in cui guazzano, ma non di recapitarci una missiva dai toni ultimativi, sgradevoli, maleducati e arroganti, degni del Quarto Reich, anzi del Terzo.
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Oggi teorie cospirative, domani verità: lo dice la storia
Forse, la prima vera operazione “false flag” dell’epoca moderna fu “l’incidente di Gleiwitz”, provocato dai nazisti nel 1939 vicino alla frontiera orientale: indossate le uniformi dell’esercito polacco, unità delle SS attaccarono una stazione radio tedesca per poi dare la colpa alla Polonia. Durante il blitz, le SS trasmisero un breve messaggio di propaganda in polacco. Poi uccisero dei prigionieri di un campo di concentramento vestiti con uniformi polacche e li lasciarono sulla scena, per far apparire l’incidente come un atto di aggressione progettato da Varsavia. Il giorno successivo, quando la Germania invase il paese confinante dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale, Hitler citò l’episodio come uno dei pretesti. Nove giorni prima dell’incidente, Hitler aveva detto ai suoi generali: «Provvederò a un casus belli per la propaganda. La sua credibilità non ha importanza. Al vincitore non verrà chiesto se ha detto la verità». Anche se il termine “teoria del complotto” è diventato un dispregiativo usato contro chiunque metta in discussione la versione ufficiale degli eventi, innumerevoli esempi in tutta la storia delle cospirazioni hanno confermato i peggiori sospetti.«L’idea che i governi e le agenzie di intelligence svolgano atti di terrorismo sotto falsa bandiera è stata a lungo derisa dai media del sistema come una teoria della cospirazione, nonostante ci sia una pletora di casi storicamente documentati». Paul Joseph Watson e Alex Jones ne citano almeno dieci, famosi o famosissimi. Come l’Operarazione Ajax, che nel 1953 rovesciò il governo di Mohammed Mossadeq in Iran. La Cia ha ammesso il proprio ruolo nel golpe solo dopo mezzo secolo, nel 2013. Bilancio dell’attività terroristica: almeno 300 civili uccisi. Altra clamorosa “false flag”, lo scontro navale dell’estate del 1964 nel Golfo del Tonchino, che fornì il pretesto per la guerra del Vietnam. Peccato che nessuno sparò mai un solo colpo di cannone contro la flotta statunitense. Eppure, il 4 agosto 1964, il presidente Lyndon Johnson andò in televisione e disse al paese che il Vietnam del Nord aveva attaccato delle navi americane: «I ripetuti atti di violenza contro le forze armate degli Stati Uniti devono ricevere una risposta», dichiarò.Il Congresso approvò subito la Risoluzione del Golfo del Tonchino, che fornì a Johnson l’autorità per condurre operazioni militari contro il Vietnam del Nord. Nel 1969, oltre 500.000 soldati stavano già combattendo nel sud-est asiatico. «Johnson e il suo segretario alla difesa, Robert McNamara, avevano ingannato il Congresso e il popolo americano», scrivono Watson e Jones in un post su “Infowars”, tradotto da “Come Don Chisciotte”. «In realtà, il Vietnam del Nord non aveva attaccato la Uss Maddox, come il Pentagono aveva sostenuto, e la “prova inequivocabile” di un “non provocato” secondo attacco contro la nave da guerra degli Stati Uniti era uno stratagemma». Interamente all’insegna della “false flag” fu l’Operazione Gladio, cioè «il terrore sponsorizzato dallo Stato e imputato alla sinistra». In piena guerra fredda, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Cia e la britannica Mi6 collaborarono assieme alla Nato nell’Operazione Gladio per creare un esercito clandestino, o “stay behind”, al fine di combattere il comunismo nel caso di una invasione sovietica dell’Europa occidentale. Ben presto, però, la rete difensiva anti-Urss si trasformò in un esercito terrorista incaricato di intimidire l’opinione pubblica dell’Europa occidentale.«Gladio – precisano Watson e Jones – trascese rapidamente la sua missione originaria e divenne una rete terroristica segreta composta da milizie di destra, elementi della criminalità organizzata, agenti provocatori e unità militari segrete». Le forze armate “stay behind” erano attive in Francia, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Germania, e Svizzera. La “strategia della tensione”, quella che straziò l’Italia per due decenni, «venne progettata per far figurare i gruppi politici di sinistra europei come terroristici e per spaventare la popolazione, inducendola così a votare per governi autoritari». Dalla bomba di piazza Fontana a quella dell’Italicus, dai misteri del sequestro Moro (eseguito dalle Brigate Rosse ma “assistito” da una rete invisibile di protezione, anche all’insaputa degli stessi brigatisti), fino alla strage della stazione di Bologna: un retroterra torbido, popolato da servizi segreti molto opachi, infiltrati da organismi come la P2 di Licio Gelli, potente loggia massonica “deviata”, in collaborazione con gruppi neofascisti (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale), impiegati come manovalanza per le stragi. In ultima analisi, rilevano Watson e Jones, l’Operazione Gladio «ha causato la morte di centinaia di persone in tutta Europa». Secondo Vincenzo Vinciguerra, ex terrorista di Gladio all’ergastolo per l’assassinio di un poliziotto, la ragione di “stay behind” era semplice: l’organizzazione era stata progettata «per costringere la gente, i cittadini italiani, a pretendere dallo Stato maggiore sicurezza. Questa è la logica politica che sta dietro tutte le stragi e gli attentati che restano impuniti, perché lo Stato non può condannare se stesso o dichiararsi responsabile di quanto è accaduto».Alla guerra segreta contro il regime comunista di Fidel Castro a Cuba appartiene invece l’Operazione Northwood: nell’ambito dell’Operazione Mangusta della Cia, «lo stato maggiore Usa propose all’unanimità di realizzare azioni terroristiche sponsorizzate dallo Stato all’interno degli Stati Uniti». Il piano, aggiungono Watson e Jones, «prevedeva l’abbattimento di aerei americani dirottati, l’affondamento di navi americane e l’uccisione di cittadini americani, a colpi di arma da fuoco, per le strade di Washington». Lo scandaloso piano «includeva anche lo scenario di un disastro alla Nasa, che prevedeva la morte dell’astronauta John Glenn». Il presidente John Fitzgerald Kennedy, ancora vacillante dopo l’imbarazzante fallimento della Cia per l’invasione di Cuba alla Baia dei Porci, «respinse il piano nel marzo del 1962». E pochi mesi dopo, lo stesso Kennedy «negò all’autore del piano, il generale Lyman Lemnitzer, un secondo mandato come militare di rango più alto della nazione». Poco dopo, nel novembre del 1963, Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas.Si chiama invece “Fast and Furious” l’operazione in cui «il governo Obama ha fornito armi ai signori messicani della droga con l’apparente scopo di seguirne le tracce al fine di distruggere le gang». Secondo Watson e Jones, «era in realtà parte di un piano cospirativo per demonizzare il secondo emendamento», cioè il diritto del cittadino americano di portare armi. I documenti ottenuti da “Cbs News” nel dicembre 2011 dimostrano che gli agenti speciali dell’Atf avevano discusso su come avrebbero potuto collegare le armi coinvolte nelle violenze in Messico ai negozianti di armi degli Stati Uniti, al fine di far approvare normative più restrittive sul controllo delle armi. Una fonte della polizia ha detto a “Cbs News” che le email indicano che l’Atf ha “montato” il caso, come parte di una manovra politica: «È come se l’Atf avesse creato o incrementato il problema, in modo da poter essere proprio lei a fornire la soluzione». Quanto alla droga, i narcos non sono solo messicani o colombiani: la stessa Cia «è stata implicata in operazioni di traffico di droga in tutto il mondo, anche a livello nazionale, in particolare durante l’affare Iran-Contras».«Con la benedizione della Cia», i miliziani che dall’Honduras contrastavano i guerriglieri di dinistra del Salvador e del Nicaragua «contrabbandarono negli Stati Uniti cocaina che venne poi distribuita come droga di prima qualità a Los Angeles, e i cui profitti furono poi versati ai Contras». Michael Ruppert, allora agente della polizia di Los Angeles, ha anche testimoniato di aveva assistito al traffico di droga della Cia. «I boss della droga messicani, come Jesus Vicente Zambada Niebla, hanno perfino dichiarato pubblicamente di esser stati ingaggiati dal governo Usa per operazioni di traffico di droga». Per Watson e Jones, «c’è un voluminoso corpo di prove che conferma che la Cia e i giganti bancari degli Stati Uniti sono i maggiori players in un commercio mondiale di droga del valore di centinaia di miliardi di dollari l’anno», come confermano anche le informazioni pubblicate da svariati osservatori, tra cui Gary Webb, su autorevoli blog d’inchiesta come “Prison Planet”. Banchieri e droga? Sì, e anche sigarette: secondo la Bbc, le aziende americane del tabacco sono state “prese con le mani nel sacco” nell’ingegnerizzare deliberatamente le “bionde”, additivandole con prodotti chimici che ne incrementano artificialmente la dipendenza. Per Clive Bates, direttore di “Ash” (Action on Smoking and Health), la scoperta ha messo alla luce «uno scandalo in cui le aziende del tabacco deliberatamente utilizzano additivi per rendere i loro dannosi prodotti ancora peggiori».Poi c’è lo sterminato capitolo dello spionaggio, fino alla sorveglianza di massa dell’National Security Agency. «Negli anni ‘90, quando gli attivisti anti-sorveglianza e i personaggi dei media stavano mettendo in guardia sulla vasta operazione di spionaggio della Nsa, vennero trattati come teorici paranoici della cospirazione», riordano Watson e Jones. «Ben più di un decennio prima delle rivelazioni di Snowden», l’agenzia di intelligence «era impegnata a intercettare e registrare tutte le comunicazioni elettroniche di tutto il mondo nel quadro del programma “Echelon”». Sorveglianza globale: “Echelon” era in grado di intercettare «ogni chiamata internazionale via telefono, fa, e-mail o trasmissione radio del pianeta». Nel 1999, il governo australiano ha ammesso di farvi parte, assieme a Stati Uniti e Gran Bretagna. In cabina di regia, già allora, c’era la Nsa. Un dossier del Parlamento Europeo risalente al 2001 afferma: «In Europa, tutte le comunicazioni e-mail, telefono e fax sono regolarmente intercettate», dall’agenzia smascherata da Snowden.Vastissimo, infine, il capitolo delle morti in apparenza accidentali. Non è solo cinema: nell’arsenale degli 007, anche il “dardo invisibile” che provoca l’infarto cardiaco. Ne parlò il Senato degli Usa già nel 1975, durante una testimonianza sulle attività illegali della Cia: «Fu rivelato che l’agenzia aveva sviluppato un’arma a dardi che causa un attacco di cuore». Nella prima udienza televisiva, svolta nella sala Caucus del Senato, intervenne Frank Church, senatore dell’Idaho e presidente della commissione d’inchiesta sul caso Watergate. «Church mostrò una pistola a dardi velenosi della Cia, rivelando così che la commissione era venuta a conoscenza del fatto che l’agenzia aveva violato un ordine presidenziale diretto, conservando uno stock di tossine di molluschi che sarebbe stato sufficiente a uccidere migliaia di persone», come conferma ancora oggi una pagina web del sito ufficiale del Senato statunitense. Il veleno penetra nel sangue e provoca l’arresto cardiaco. Al massimo, la vittima percepisce il fastidio di una puntura di zanzara. Veleno micidiale e invisibile: tutto ciò che resta è un puntino rosso sulla pelle. «Una volta che il danno è fatto, il veleno denatura rapidamente, in modo che nell’autopsia è molto improbabile rilevare che l’infarto è stato provocato da qualcosa di diverso da cause naturali».Forse, la prima vera operazione “false flag” dell’epoca moderna fu “l’incidente di Gleiwitz”, provocato dai nazisti nel 1939 vicino alla frontiera orientale: indossate le uniformi dell’esercito polacco, unità delle SS attaccarono una stazione radio tedesca per poi dare la colpa alla Polonia. Durante il blitz, le SS trasmisero un breve messaggio di propaganda in polacco. Poi uccisero dei prigionieri di un campo di concentramento vestiti con uniformi polacche e li lasciarono sulla scena, per far apparire l’incidente come un atto di aggressione progettato da Varsavia. Il giorno successivo, quando la Germania invase il paese confinante dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale, Hitler citò l’episodio come uno dei pretesti. Nove giorni prima dell’incidente, Hitler aveva detto ai suoi generali: «Provvederò a un casus belli per la propaganda. La sua credibilità non ha importanza. Al vincitore non verrà chiesto se ha detto la verità». Anche se il termine “teoria del complotto” è diventato un dispregiativo usato contro chiunque metta in discussione la versione ufficiale degli eventi, innumerevoli esempi in tutta la storia delle cospirazioni hanno confermato i peggiori sospetti.
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Ieri Silvio e oggi Matteo, stesso film: colpire i lavoratori
Vale la pena di riguardare il video nel quale Matteo Renzi aggredisce il sindacato italiano. Il vero talento del nostro premier è riuscire a tradurre, in maniera brillante, in pseudo-linguaggio televisivo e pubblicitario lo pseudo-pensiero neoliberista e padronale sui diritti dei lavoratori. Lo spartito è sempre il medesimo: se “Marta, 28 anni” (ecco lo pseudo-linguaggio) non trova tutele per la sua maternità, è per colpa delle sue amiche dipendenti pubbliche (ed ecco lo pseudo-pensiero). Chi non ha garanzie e diritti può prendersela con chi ancora ne ha qualcuno, la disoccupazione è responsabilità del sindacato, e così via. È un messaggio volto a rinfocolare l’odio di tutti contro tutti, e che trova terreno fertile nelle menti devastate del grande pubblico televisivo. Sbaglia chi vede qualcosa di nuovo o repentino nell’atteggiamento di Renzi: egli ripete queste cose da quando è salito sul palcoscenico, qualche anno fa. La sua è una aggressività coerente, e per nulla inaspettata.Il sindacato, dopo anni di compromessi, moderazione, ritirate strategiche (cioè fatte di corsa), inchini e salamalecchi, si trova sotto il fuoco del capo del suo partito di riferimento. La tattica della limitazione del danno ha fatto sì che il danno si ingigantisse. Se non ci fossero di mezzo anche i nostri diritti verrebbe da dire “ben vi sta!”. Fioriscono le analogie tra Renzi e Berlusconi, di cui avevamo discusso poco tempo fa. La loro missione era ed è giungere alla totale sottomissione del lavoro italiano alle ragioni della crescita e del capitale. Nel 2011, con il pieno accordo delle istituzioni europee, Berlusconi tentò un attacco in grande stile nei confronti del lavoro italiano (vedi “Lettera della Bce”). Fallì, e fu sostituito (non che lui non fosse d’accordo). Al suo posto venne Monti, e riuscì a sferrare colpi durissimi a quanto rimaneva del “welfare state” di questo paese. Fu una specie di Trojka fatta in casa.Se Renzi fallirà, se le residue forze del lavoro riusciranno a opporsi all’azione distruttrice del suo governo, è bene tenere presente il fiorentino “farà la fine” del suo predecessore: verrà semplicemente sostituito. Chi ha ancora intenzione di lottare dovrà dunque tenere fermo questo punto: quello cui assistiamo è solo il primo assalto. Alle spalle del ceto politico e del capitale italiano si staglia l’ombra del ceto politico e del capitale europeo. Esattamente come nel 2011. Naturalmente ci sono delle differenze. Il Renzi di oggi è molto più forte del Berlusconi del 2011; e il pretesto dell’emergenza-spread in questo momento non sussiste. Ma dal punto di vista dei lavoratori la situazione non è poi molto diversa: il primo assalto del 2014 sarà semplicemente più violento di quello del 2011, e sarà accompagnato da una propaganda ancora più fittizia e evanescente. Ciò che conta è non ripetere gli errori del passato, non concentrarsi troppo, non demonizzare la figura di Renzi come si è fatto con quella di Berlusconi. L’uno come l’altro rappresentano solo il primo assalto. È sulla resistenza al secondo che si decide il nostro futuro.(“Matteo Renzi farà la fine di Berlusconi?”, dal blog “Il-main-stream” del 20 settembre 2014).Vale la pena di riguardare il video nel quale Matteo Renzi aggredisce il sindacato italiano. Il vero talento del nostro premier è riuscire a tradurre, in maniera brillante, in pseudo-linguaggio televisivo e pubblicitario lo pseudo-pensiero neoliberista e padronale sui diritti dei lavoratori. Lo spartito è sempre il medesimo: se “Marta, 28 anni” (ecco lo pseudo-linguaggio) non trova tutele per la sua maternità, è per colpa delle sue amiche dipendenti pubbliche (ed ecco lo pseudo-pensiero). Chi non ha garanzie e diritti può prendersela con chi ancora ne ha qualcuno, la disoccupazione è responsabilità del sindacato, e così via. È un messaggio volto a rinfocolare l’odio di tutti contro tutti, e che trova terreno fertile nelle menti devastate del grande pubblico televisivo. Sbaglia chi vede qualcosa di nuovo o repentino nell’atteggiamento di Renzi: egli ripete queste cose da quando è salito sul palcoscenico, qualche anno fa. La sua è una aggressività coerente, e per nulla inaspettata.
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Strage inventata? Certo, per preparare quella vera
Il set di un film dell’orrore, per colpire l’opinione pubblica e legittimare la deposizione del tiranno. Accadde in Romania nel fatidico 1989, quando a Timisoara furono rastrellati negli obitori i corpi di persone appena decedute. Vennero martoriati e feriti per simulare le torture, in realtà mai subite. Il tutto, a beneficio delle telecamere. Per Rosanna Spadini, quel precedente dimostra un passaggio d’epoca: «La società dello spettacolo diventa schiava di se stessa», e lo spettacolo «viene trasformato in strumento di disperazione e di morte». Si rompe un patto millenario con gli spettatori, fondato sulla promozione culturale della società. Resta solo la scenografia teatrale, ed è «un teatro che rinnega se stesso, un teatro che uccide», ora anche sul palcoscenico della navigazione web, che proietta l’individuo «in un altrove extraterritoriale, slegato dallo spazio fisico del suo corpo e dal tempo della sua coscienza». Notizie sensazionali, immagini devastanti. Ma c’è il trucco: è tutto falso. La Spadini la chiama «arte dalla meraviglia multimediale dei visual network». Da allora, la messinscena servirà a dare legittimità mediatica a tutte le guerre contemporanee.
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New York Times: Obama, nuove atomiche per 335 miliardi
Mille miliardi in nuove bombe atomiche. E’ l’inferno nucleare appena finanziato da Barack Obama, Premio Nobel per la Pace, fino all’altro ieri sostenitore del disarmo. Ora siamo all’inversione di rotta, verso lo spettro dell’apocalisse: il “New York Times” rivela che gli Usa hanno deciso di investire 335 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, che salirebbero a mille nei prossimi trenta, per realizzare ordigni atomici più moderni, 12 nuovi sottomarini nucleari, 100 bombardieri atomici e 400 silos di lancio di Icbm. Nessuno, come è noto, minaccia gli Stati Uniti. Il nuovo arsenale sarebbe quindi un immenso dispositivo intimidatorio nei confronti del resto del mondo, in primo luogo la Cina, massimo creditore degli Usa. In Italia, «la notizia non è stata ripresa da giornali, né emittenti Tv», protesta l’ingegner Roberto Vacca, matematico e saggista. C’è chi ha già proposto che a Obama si revochi il Nobel solo perché sta armando curdi e iracheni contro l’Isis, dopo aver armato sottobanco l’Isis stesso, ma «questa decisione di rimodernare l’arsenale nucleare Usa è motivo molto più forte per revocargli il premio».Di quei mille miliardi, spiega Vacca su “Megachip”, si parlava già a gennaio. Sarebbero stati ripartiti fra missili balistici intercontinentali, sottomarini e bombardieri capaci di trasportare e lanciare armi atomiche ovunque nel mondo. Nella campagna per il suo primo mandato, Obama aveva dichiarato che il suo obiettivo era un pianeta libero dall’incubo delle armi nucleari: «Con il piano attuale, dimostra di aver rinunciato del tutto a quel sogno». Più tardi, aggiunge Vacca, il presidente americano aveva precisato che ci sarebbero voluti molti decenni per un disarmo totale. Sbagliava: l’inferno si è rimesso a correre veoce. «Il piano attuale implica che per i prossimi tre decenni gli Stati Uniti non muoveranno nemmeno un passo per quella lunga strada», visto che saranno impegnati in un’inquietante campagna di riarmo, non motivata da alcuna reale minaccia. Da non sottovalutare, infine, il profilo della sicurezza degli stessi stabilimenti: in mezzo secolo, dal 1950 al 2003, negli Usa ci sono state 121 “frecce spezzate”, cioè gravi incidenti coinvolgenti bombe nucleari. Dal 2003, invece, più nessuna notizia.Oltre 2 incidenti nucleari all’anno per 53 anni e poi nessuno per 10 anni? «C’è da temere – scrive Vacca – che la censura blocchi informazioni che, se fossero note, proverebbero che il rischio sia maggiore di quanto sostenuto». Nel mondo, gli arsenali nucleari contengono ancora 5 miliardi di tonnellate equivalenti di alto esplosivo, pari a 700 chili per ogni essere umano: è un potenziale oltre centomila volte maggiore di quello delle due bombe di Hiroshima e Nagasaki che nel 1945 uccisero circa 300.000 giapponesi. A conti fatti, 300.000 moltiplicato 100.000 fa 30 miliardi, annota Vacca, e oggi al mondo siamo in 7 miliardi. «Non si è fatto un passo verso un mondo senza armi nucleari, e ora Obama aggrava i rischi invece di ridurli». Anche l’Europa è gremita di missili: 180 testate nucleari tattiche sono già dislocate in Belgio, Germania, Olanda, Turchia e anche in Italia. Le testate europee diventeranno 400, secondo alcuni esperti, calcolando lo stanziamento Usa di 80 miliardi di dollari programmato già nel 2010 per ricerche su armi atomiche.In più, il governo americano ha deciso di ridurre del 15% gli stanziamenti mirati a proteggere le armi nucleari da tentativi di impossessarsene da parte di eventuali terroristi. «Quest’altra misura rende ancora più imminente un rischio gravissimo – l’entità del quale è segreta e, forse, nemmeno valutabile», scrive Roberto Vacca. La storia recente è punteggiata da incidenti anche gravissimi: la catastrofe di Chernobyl nel 1986 «fu causata da ingegneri elettrotecnici che in assenza di esperti nucleari tentarono un esperimento temerario e assurdo». Il disastro di Fukushima è invece avvenuto «perchè la centrale era sorta in zona sismica, soggetta notoriamente, più di una volta ogni secolo, a tsunami di decine di metri». Nonostante ciò, la centrale giapponese «era stata protetta da un muro di soli 8 metri». In questi due incidenti, ricorda Vacca, sono morte circa 30.000 persone, un decimo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki. Cifre approssimative, «perché gli effetti delle radiazioni possono essere letali a notevole distanza di tempo». Nonostante ciò, nel mondo si stanno costruendo altre 60 centrali, in aggiunta alle 435 esistenti. Rischio altissimo, poi, in caso di guerra: «Anche se un conflitto si scatenasse per errore, potrebbe estendersi al pianeta e segnare la fine della nostra civiltà». I favorevoli all’energia nucleare considerano che gli eventuali incidenti futuri sarebbero “accettabili”, perchè quelli finora avvenuti non sono stati molto più gravi di quelli di Bhopal (15.000 morti nel 1984) e del Vajont (2.000 morti nel 1963). «Le armi nucleari vanno smantellate tutte», insiste Vacca. Ma evidentemente Barack Obama ha ben altri piani, per tutti noi.Mille miliardi in nuove bombe atomiche. E’ l’inferno nucleare appena finanziato da Barack Obama, Premio Nobel per la Pace, fino all’altro ieri sostenitore del disarmo. Ora siamo all’inversione di rotta, verso lo spettro dell’apocalisse: il “New York Times” rivela che gli Usa hanno deciso di investire 335 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, che salirebbero a mille nei prossimi trenta, per realizzare ordigni atomici più moderni, 12 nuovi sottomarini nucleari, 100 bombardieri atomici e 400 silos di lancio di Icbm. Nessuno, come è noto, minaccia gli Stati Uniti. Il nuovo arsenale sarebbe quindi un immenso dispositivo intimidatorio nei confronti del resto del mondo, in primo luogo la Cina, massimo creditore degli Usa. In Italia, «la notizia non è stata ripresa da giornali, né emittenti Tv», protesta l’ingegner Roberto Vacca, matematico e saggista. C’è chi ha già proposto che a Obama si revochi il Nobel solo perché sta armando curdi e iracheni contro l’Isis, dopo aver armato sottobanco l’Isis stesso, ma «questa decisione di rimodernare l’arsenale nucleare Usa è motivo molto più forte per revocargli il premio».
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Italia affondata dall’euro, ma non per Grillo e Travaglio
«Chi è oggi, cosa dice, cosa fa la sinistra italiana nel momento in cui la destra annaspa e dimostra di non essere la dispensatrice di miracoli che forse molti elettori avevano creduto che fosse? Si decide ad assumere un nome, un volto, un programma, oppure vuol continuare a fare (sia pure, bisogna riconoscerlo, sottovoce e urbanamente) delle prove d’orchestra alla Fellini? Sono domande che non aspettano risposte perché nessuno, purtroppo, ha i titoli per darne, ma che mezza Italia si pone. È vero che forse anche l’altra mezza. Ma non è una consolazione». Così Indro Montanelli, sul “Corriere” del 7 giugno 2001, un mese e mezzo prima di lasciarci, chiudeva quello che sarebbe stato il suo penultimo editoriale. S’intitolava “Il tricheco di sinistra” e, nel momento del massimo consenso berlusconiano, «profetizzava il declino del Caimano inseguito dalle sue bugie», scrive Marco Travaglio, «ma anche l’atavica incapacità della sinistra di proporre un progetto alternativo per le sue divisioni, compromissioni e confusioni». Oggi, «Grillo, Casaleggio e gli eletti M5S farebbero bene a leggerselo e a rifletterci».Il successo dei “5 Stelle”, continua Travaglio sul “Fatto Quotidiano”, «nasce proprio dal tradimento del centrosinistra», gravato da «inciuci e malaffari» e colpevole di aver «abbandonato i temi della legalità, dell’ambiente, dell’equità, della trasparenza e della partecipazione, regalando immense praterie ai “grillini”». Nella visione di Travaglio, tra le imputazioni a carico del centrosinistra, manca però la più importante, l’unica che pesi davvero nella grande crisi: l’analisi della situazione economica, la consegna dello Stato all’élite finanziaria per tramite dell’Unione Europea e del suo braccio armato, l’euro. Mai una denuncia chiara e inequivocabile, né da Travaglio né dai grillini. Alla vigilia delle europee, addirittura, Casaleggio dichiarò proprio a Travaglio: «Non siamo contro l’euro», testualmente. «Dopo sei mesi di campagna elettorale, Renzi è finalmente costretto a fare delle scelte e a misurare le sue slide con la dura realtà dei conti che non tornano e dei soldi che non ci sono», scrive Travaglio il 19 settembre sul suo giornale, ancora una volta senza domandarsi perché “i soldi non ci sono”.Il giornalista preferisce attaccare la propaganda di Renzi: «L’atterraggio dell’empireo dei tweet e dei selfie sulla terraferma dei numeri è tutt’altro che indolore». E aggiunge: «Il 99% degli annunci sono balle, ma soprattutto molte delle poche cose fatte non funzionano perché sono sbagliate. E qualcuno comincia a capire che la ripresa era una leggenda metropolitana e che a fare i sacrifici saranno i soliti noti: i lavoratori, un’altra volta scippati dei loro diritti; i contribuenti onesti, spremuti da un’evasione spaventosa che il governo non vuole neppure solleticare; e i cittadini, sempre più espropriati del diritto di voto (per il Senato e le Province, e pure per la Camera dei nominati)». Vero, in Parlamento i “5 Stelle” si sono battuti. «Ciò che manca però è un progetto complessivo che risulti credibile e autorevole», insiste Travaglio. Un progetto magari un po’ più solido delle sortite goliardiche di Grillo. Visibilità: manca «una figura credibile e autorevole» che ogni sera spieghi in televisione «la posizione della prima e spesso unica forza di opposizione». Quello che conta, però, i grillini non l’hanno ancora detto, né in aula né sui media. E cioè che, con l’euro – costosa moneta “straniera” presa a credito – nessuna uscita dalla crisi è possibile.«Chi è oggi, cosa dice, cosa fa la sinistra italiana nel momento in cui la destra annaspa e dimostra di non essere la dispensatrice di miracoli che forse molti elettori avevano creduto che fosse? Si decide ad assumere un nome, un volto, un programma, oppure vuol continuare a fare (sia pure, bisogna riconoscerlo, sottovoce e urbanamente) delle prove d’orchestra alla Fellini? Sono domande che non aspettano risposte perché nessuno, purtroppo, ha i titoli per darne, ma che mezza Italia si pone. È vero che forse anche l’altra mezza. Ma non è una consolazione». Così Indro Montanelli, sul “Corriere” del 7 giugno 2001, un mese e mezzo prima di lasciarci, chiudeva quello che sarebbe stato il suo penultimo editoriale. S’intitolava “Il tricheco di sinistra” e, nel momento del massimo consenso berlusconiano, «profetizzava il declino del Caimano inseguito dalle sue bugie», scrive Marco Travaglio, «ma anche l’atavica incapacità della sinistra di proporre un progetto alternativo per le sue divisioni, compromissioni e confusioni». Oggi, «Grillo, Casaleggio e gli eletti M5S farebbero bene a leggerselo e a rifletterci».
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Estinto lo Stato, l’unico re di denari è il Calamaro Vampiro
Togli allo Stato la moneta, e avrai questo risultato: i nuovi Stati sono le banche. Loro, e soltanto loro, decidono dove investire denaro: ovviamente, per guadagnarci sopra. E’ la «lezione drammatica» che si ricava dall’ultima spettacolare impresa del “Vampire Squid” planetario, la famigerata Goldman Sachs. Il “calamaro vampiro” di Wall Street, accusa Paolo Barnard, ha infatti battuto ogni record con la sua «ultima, indicibile porcata mondiale», ipotecando le finanze di un intero paese, il Portogallo. Certo, aveva le carte in regola per farlo: la Goldman, che affondato la Grecia, è la piovra che in Europa ha reclutato anche politici e tecnocrati, da Prodi a Monti. «Ha piazzato i suoi tentacoli ovunque nel mondo». Il top lo mise in mostra nella crisi finanziaria del 2007: «Era in combutta con l’Hedge Fund di John Paulson per truffare mezzo pianeta e tre quarti d’America vendendo prodotti finanziari marci, mentre allo stesso tempo scommetteva contro quei prodotti per intascare polizze assicurative».Nulla hanno potuto il senatore Carl Levin e la sua commissione d’indagine del Senato Usa: «Ci hanno provato in tutti i modi a fermare il Calamaro Vampiro, ma quegli occhi spaventosamente furbi di Lloyd Blankfein, il n.1 al Calamaro, hanno disarmato persino un gigante furioso come Levin. E Goldman ha continuato imperterrita». Ora, continua Barnard nel suo blog, si scopre che il “calamaro vampiro” «si è inventato una banca fittizia in Lussemburgo per prestare 835 milioni di dollari fittizi al portoghese Banco Espirito Santo, che era ed è una delle banche più fallite della storia, per poi intascarsi le intermediazioni fittizie che sarebbero apparse come “positivi” sui libri contabili del Vampiro per allettare gli investitori». E non è tutto: «Allo stesso tempo, Goldman si è ricomprata parte del finto prestito a tassi ridicoli per poi rivenderlo, scremandoci sopra, agli investitori gonzi del mondo». E qui, aggiunge Barnard, «il Calamaro fa un’altra porcata: investe una manciata di soldi in azioni del Banco Espirito Santo (che si sta letteralmente decomponendo come un cadavere) così che tutto il mondo dei gonzi avrebbe detto: “Ohi! Se Goldman investe lì allora cavoli! compriamo subito anche noi!”. Compriamo cioè la truffa di cui sopra. Geniali eh?».Il Calamaro Vampiro stavolta «finisce però con una mezza sconfitta», perché il collasso del Banco portoghese a inizio agosto «gli blocca la truffa a metà binario». Ma niente paura: «Goldman non perde mai, e già il Portogallo sta pianificando di rimborsargli il resto». In pratica, «un girotondo fasullo: banca finta, soldi finti, transazioni inesistenti, ma gente vera fottuta nel portafoglio per cifre colossali». Il tutto, sottolinea Barnard, reso possibile dal fatto che «la finanza dei Calamari Vampiri si serve di cervelli che si mangiano un astrofisico in 60 secondi e che lavorano 24 su 24 e inventano cose come questa fatta col Banco portoghese». Cose che hanno anche un bel nome: Spv, cioè “Special Purpose Vehicles”, ma che hanno anche «la bella caratteristica non comparire nei libri contabili delle banche in questione». Sicché, ora che il momento dell’esame europeo della salute delle nostre banche si avvicina (ottobre), quante di queste banche sono zeppe di Spv marci nascosti in ogni anfratto degli istituti? «Voi credete che Draghi li scoprirà? Se poi arrivate al mondo dei Derivati, addio, facciamo ciao ciao con la manina a questi mostri spaziali del Potere e mettiamoci tutti in fila per il tatuaggio sul braccio. Stessa proporzione di potere».Per Barnard, l’amara lezione proprio questa: «Ma vi rendete conto che oggi, con la scomparsa della spesa dello Stato uccisa dalle Austerità Eurozona, le banche sono diventate Stati? Vi rendete conto di cosa fanno questi mostri e che incredibile abilità hanno di aggirare tutto e tutti sul pianeta? E quindi vi rendete conto che la vostra vita economica, che è tutto – dal pane al mutuo, al negozio, ai libri di scuola, alla salute – è totalmente in mano a queste macchinazioni più astruse e potenti della fisica delle particelle? Vi rendete conto che tutto il teatrino nazionale dei grilli renzini cottarellucci e vino non conta nulla? Chi comanda e chi vi rovina la vita sono altri». Barnard è sconsolato: «La gente non capisce niente, la gente va coi buffoni di moda, vota gli 80 euro, e soprattutto – anche mai dovessero aver intuito qualcosa – alla fine non fanno niente, nulla, morti davanti alla Tv o stramorti davanti al pc». Disperazione: «Trasmettere alla gente le notizie che veramente gli cambiano la vita, quelle che gliela devastano, quelle che gli rivelano chi davvero comanda disprezzandoli, indifferenti a qualsiasi loro sofferenza, dirgli il male che gli faranno (tanto), e il futuro da schiavi dei loro figli, be’, raccontargli tutto questo è inutile». Semplificando ferocente: «Boing, boing, boing. Questo è l’audio dei nostri tentativi di far capire agli italiani qualsiasi cosa che veramente conti per la loro vita. Strumentazione: palla da tennis e muro di gomma».Togli allo Stato la moneta, e avrai questo risultato: i nuovi Stati sono le banche. Loro, e soltanto loro, decidono dove investire denaro: ovviamente, per guadagnarci sopra. E’ la «lezione drammatica» che si ricava dall’ultima spettacolare impresa del “Vampire Squid” planetario, la famigerata Goldman Sachs. Il “calamaro vampiro” di Wall Street, accusa Paolo Barnard, ha infatti battuto ogni record con la sua «ultima, indicibile porcata mondiale», ipotecando le finanze di un intero paese, il Portogallo. Certo, aveva le carte in regola per farlo: la Goldman, che affondato la Grecia, è la piovra che in Europa ha reclutato anche politici e tecnocrati, da Prodi a Monti. «Ha piazzato i suoi tentacoli ovunque nel mondo». Il top lo mise in mostra nella crisi finanziaria del 2007: «Era in combutta con l’Hedge Fund di John Paulson per truffare mezzo pianeta e tre quarti d’America vendendo prodotti finanziari marci, mentre allo stesso tempo scommetteva contro quei prodotti per intascare polizze assicurative».
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Soldi solo agli speculatori, così gli Usa ci fregano sempre
Le due maggiori banche centrali del mondo, la Fed e la Bce, Yellen e Draghi, hanno deciso di fare entrambe la più fottuta puttanata che una Bc possa fare in assoluto. Prima la Fed, che adesso dovrebbe smetterla, ora la Bce. Hanno iniettato miliardi su miliardi nelle banche a tassi ridicoli o comprandogli i titoli di Stato che avevano nelle riserve in quantità oceaniche. Risultato: zero per la gente e il lavoro, zero per le aziende, proprio un emerito cazzo, ma soldi a prezzi stracciati per gli speculatori per speculare. L’ho detto a “La Gabbia”, La7, ma lo hanno scritto milioni di analisti nel mondo. Ora che succede? Le Borse si sono gonfiate con acquisti frenetici oltre ogni realtà, stanno gonfiandosi da 64 mesi consecutivamente, e non era solo Hyman Minsky che ce lo diceva anni fa, ma la realtà di oggi ce lo dice: quando un gonfiore così accade, poi fa il botto, SEMPRE, SEMPRE E SEMPRE, perché non riflette, come detto, il mondo reale, ma solo i soldi regalati a prezzi stracciati dalle banche centrali agli speculatori. E tutto esplode in merda (dopo che i soliti noti hanno fatto miliardi e i solidi idioti, voi, ci hanno perso investimenti e lavoro). Ma non solo…Il mercato dei Junk Bonds aziendali si è gonfiato fino alla Luna, poi si è sgonfiato e sono cazzi ora per ’ste aziendine, che non trovano più liquidità e? e?…. LI-CEN-ZIA-NO; il valore dei titoli di Stato dei paesi europei cosiddetti Piigs è schizzato alle stelle con rendimenti sotto le scarpe, ma attenzione che nessuna di queste tre cose riflette il reale valore delle Borse, delle aziende, né dei titoli in oggetto, sempre per lo stesso motivo: sono soldi investiti grazie “ai soldi regalati a prezzi stracciati dalle banche centrali agli speculatori”. Cioè? Una colossale bolla speculativa come quella del 2001-2007 che poi è esplosa frantumando il pianeta. Di nuovo. Non abbiamo imparato un cazzo, NIENTE! Poi quella verruca pustolosa della Camusso, una delle più ignoranti presenze in Italia dal 1861, protesterà per i licenziamenti… Una colossale bolla speculativa su cui s’innestano alcune altre variabili alla dinamite. Ohhhhh! Che belle notizie! (tanto alle scimmie-cani italiani, al 99,99%, frega un cazzo. Scimmie-cani che siano della curva ultras Lazio, quelli che “governo ladro”, o che leggano il “Fatto Quotidiano”).Allora: in ’sto macello pronto a esplodere sotto al sedere di tuo figlio di 5 anni, s’innesta Obama che è senza ombra di dubbio il più bastardo presidente Usa da sempre, quello che ha permesso il più grande trasferimento di ricchezza dal 99% all’1% nella storia dell’umanità (e doveva essere un negro a essere così? Povero M.L. King “I have a dream”…). Obama fa la guerra di sanzioni commerciali con Putin, che significa che fra tutte le economie del mondo quella che va più in merda è proprio… LA NOSTRAAAA! Cioè l’Europa! Geniale. Come ci fottono sempre gli Usa, eh? Magistrali. Ma per chi scrivo io? Per gente che domattina sta con gli occhi da cefalo bollito incollati al “Fatto Quotidiano” o a “Repubblica” sulla Boschi o su Galan. Mentre il Vero Potere gli fotte il tratto rettale-sigmoideo over and over and over again fino alla morte. Giusto, santamente giusto. Siete idioti (ok, meno tu e quell’altro e tuo cugino)… come la Camusso, che dirà…(Paolo Barnard, “Questa finanza te la becchi dove sai. Sorry”, dal blog di Barnard del 13 agosto 2014).Le due maggiori banche centrali del mondo, la Fed e la Bce, Yellen e Draghi, hanno deciso di fare entrambe la più fottuta puttanata che una Bc possa fare in assoluto. Prima la Fed, che adesso dovrebbe smetterla, ora la Bce. Hanno iniettato miliardi su miliardi nelle banche a tassi ridicoli o comprandogli i titoli di Stato che avevano nelle riserve in quantità oceaniche. Risultato: zero per la gente e il lavoro, zero per le aziende, proprio un emerito cazzo, ma soldi a prezzi stracciati per gli speculatori per speculare. L’ho detto a “La Gabbia”, La7, ma lo hanno scritto milioni di analisti nel mondo. Ora che succede? Le Borse si sono gonfiate con acquisti frenetici oltre ogni realtà, stanno gonfiandosi da 64 mesi consecutivamente, e non era solo Hyman Minsky che ce lo diceva anni fa, ma la realtà di oggi ce lo dice: quando un gonfiore così accade, poi fa il botto, sempre, sempre e sempre, perché non riflette, come detto, il mondo reale, ma solo i soldi regalati a prezzi stracciati dalle banche centrali agli speculatori. E tutto esplode in merda (dopo che i soliti noti hanno fatto miliardi e i solidi idioti, voi, ci hanno perso investimenti e lavoro). Ma non solo…
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Pasolini profetizzò gli orrori di oggi: chi l’ha ucciso?
Nell’aprile di quest’anno il Vaticano, che aveva a suo tempo perseguitato Pasolini e ne aveva appoggiato una condanna per blasfemia, ha definito il suo capolavoro, “Il Vangelo secondo San Matteo”, «il miglior film mai realizzato su Gesù Cristo». Questa espressione della fede radicale di Pasolini dipinge Gesù come un rivoluzionario “Messia rosso”, secondo la dottrina francescana della santa povertà, che ha una parziale influenza sull’attuale pontefice Francesco. Ma l’attenzione ossessiva per la sua morte è meno spiegabile: nel 2010 l’ex sindaco di Roma e leader del Partito Democratico di centro-sinistra Walter Veltroni chiese che il caso venisse riaperto sulla base di un insieme di strane circostanze convergenti e politicamente rilevanti. Pasolini venne ucciso il giorno dopo il suo ritorno da Stoccolma, dove aveva incontrato Ingmar Bergman e altri dell’avanguardia cinematografica svedese, e aveva rilasciato un’esplosiva intervista al settimanale “L’Espresso”, in cui aveva esplicitato il suo argomento preferito: «Ritengo che il consumismo sia una forma di fascismo peggiore delle versioni classiche».La visione di Pasolini di un nuovo totalitarismo, in cui l’ipermaterialismo distrugge la cultura italiana, può essere considerata un’acuta previsione di ciò che è avvenuto in tutto il mondo nell’era di Internet. Ma la sua critica era stata, per molti mesi prima dell’assassinio, più specifica. Aveva accusato la televisione di esercitare un’influenza estremamente pericolosa, prevedendo con grande anticipo l’emergere e la presa del potere di un soggetto come il magnate mediatico e primo ministro Silvio Berlusconi. Ancor più nello specifico, aveva scritto una serie di articoli per il “Corriere della Sera” di denuncia della dirigenza del partito al potere, la Democrazia Cristiana, come pervasa dall’influenza della mafia, prefigurando gli scandali della cosiddetta Tangentopoli di 15 anni dopo, quando un’intera classe politica venne messa agli arresti nei primi anni ’90. Nei suoi articoli, Pasolini affermava che la dirigenza democristiana doveva essere processata non solo per corruzione, ma per associazione con il terrorismo neofascista, come le bombe sui treni e i fatti di Milano.Un ulteriore elemento agghiacciante: quelli erano i cosiddetti “anni di piombo” in Italia, culminati nella bomba alla stazione di Bologna cinque anni dopo la morte di Pasolini, per mano di neofascisti in collaborazione coi servizi segreti, che uccise 82 persone. Io ero uno studente nella turbolenta Firenze del 1973, dove ritornai da allora ogni anno, e militante in un’organizzazione radicale chiamata Lotta Continua; e ricordo bene che il giornale “Lotta Continua” riceveva contributi da Pasolini, benché il suo rapporto con i movimenti radicali nati nel 1968 fosse ambiguo. Lui si identificava con i poliziotti contro gli studenti che manifestavano, perché, diceva, loro erano “figli dei poveri” attaccati dai borghesi “figli di papà”. Sta di fatto che al momento dell’omicidio nel 1975, le persone vicine a Pasolini videro la mano del potere dietro al suo assassinio. Non sarebbe stato il primo caso: eminenti personaggi della sinistra furono spesso aggrediti o uccisi; la femminista Franca Rame, che avrebbe sposato l’artista anarchico Dario Fo, venne rapita da neofascisti appoggiati dai carabinieri.Membri della famiglia di Pasolini, il giro dei suoi amici, e gli scrittori Oriana Fallaci e Enzo Siciliano evidenziarono possibili motivi politici per l’assassinio e fornirono prove che contraddicevano la confessione di Pelosi, come un maglione verde ritrovato nella macchina che non apparteneva né a Pasolini né a Pelosi, e un’impronta insanguinata della mano di Pasolini sul tetto (c’era appena qualche macchia di sangue su Pelosi). Dei motociclisti ed un’altra macchina furono visti seguire l’Alfa Romeo. Nel gennaio 2001 uscì un articolo su “La Stampa”, che portava la teoria della cospirazione su un terreno pesante. Si trattava della morte, nel 1962, in un incidente aereo, di Enrico Mattei, presidente del gigante dell’energia Eni, su cui fu girato un famoso film da Francesco Rosi, con cui Pasolini aveva lavorato. L’autore dell’articolo, Filippo Ceccarelli – uno dei più esperti giornalisti politici italiani – citava le inchieste di un giudice, Vincenzo Calia, sugli intrighi politici interni ad Eni, che rivelarono che l’aereo era stato abbattuto. Il giudice Calia coinvolse il successore di Mattei, Eugenio Cefis, in connivenza con leaders politici. Il rapporto citava un giornalista, Mauro di Mauro, che aveva lavorato con Rosi per il film “L’affare Mattei”, che fu rapito e di cui si perse ogni traccia.Molto prima dell’indagine di Calia, pubblicata nel 2003, Pasolini aveva lavorato al volume “Petrolio”, pubblicato postumo, in cui si delineavano le figure, a malapena dissimulate, di Mattei e Cefis, e si mostrava a conoscenza di come lo scandalo Eni e l’assassinio conducessero al cuore del potere e della loggia massonica P2, di cui Cefis era membro fondatore. «Con 25 anni di anticipo», scrisse Ceccarelli, «lo scrittore Pasolini era consapevole dell’esito di una lunga indagine». Poi, nel 2005, si ruppero gli argini. Pelosi, intervistato in televisione, ritrattò la confessione, dichiarando che due fratelli e un altro uomo avevano ucciso Pasolini, chiamandolo “pervertito” e “sporco comunista”, mentre lo colpivano a morte. Disse che essi frequentavano la sede tiburtina del partito neofascista Msi. Tre anni dopo, Pelosi fece altri nomi in un saggio dal titolo “Profondo Nero”, pubblicato dall’editore radicale “Chiarelettere”, in cui rivelava connessioni con cellule fasciste ancor più estreme, legate ai servizi segreti, dicendo che non aveva osato parlare prima, a causa di minacce alla sua famiglia.Uno degli amici più stretti di Pasolini, l’aiuto regista Sergio Citti, uscì allo scoperto dicendo che le sue personali indagini avevano condotto a prove del tutto trascurate: dei pezzi di bastone insanguinati scaricati vicino al campo di calcio, e un testimone, ignorato dall’indagine ufficiale, che aveva visto cinque uomini tirare fuori Pasolini dalla macchina. Citti introdusse un nuovo argomento: il furto delle bobine dell’ultimo film di Pasolini, “Salò”, di cui aveva tentato di negoziare la restituzione. Venne fuori che la banda di ladri frequentava lo stesso bar del biliardo di Pelosi, e aveva contattato Pasolini l’ultimo giorno della sua vita per combinare un incontro. Un’altra ricerca dello scrittore Fulvio Abbate collegava gli assassini alla famosa banda criminale della Magliana, che operava nella periferia del litorale romano. Il caso è ormai chiuso, e c’è chi, nella cerchia di Pasolini come nella classe politica, preferisce così.(Ed Vulliamy, estratto da “Chi ha davvero ucciso Pier Paolo Pasolini?”, articolo pubblicato sul “Guardian” il 24 agosto 2014 e tradotto da “Come Don Chisciotte”, in occasione della presentazione a Venezia del film di Abel Ferrara, che ricostruisce la figura del grande intellettuale partendo dalla sua tragica e misteriosa fine, il 1° novembre 1975, nel corso di un’esecuzione in cui risultò dapprima coinvolto il giovane Giuseppe “Pino” Pelosi).Nell’aprile di quest’anno il Vaticano, che aveva a suo tempo perseguitato Pasolini e ne aveva appoggiato una condanna per blasfemia, ha definito il suo capolavoro, “Il Vangelo secondo San Matteo”, «il miglior film mai realizzato su Gesù Cristo». Questa espressione della fede radicale di Pasolini dipinge Gesù come un rivoluzionario “Messia rosso”, secondo la dottrina francescana della santa povertà, che ha una parziale influenza sull’attuale pontefice Francesco. Ma l’attenzione ossessiva per la sua morte è meno spiegabile: nel 2010 l’ex sindaco di Roma e leader del Partito Democratico di centro-sinistra Walter Veltroni chiese che il caso venisse riaperto sulla base di un insieme di strane circostanze convergenti e politicamente rilevanti. Pasolini venne ucciso il giorno dopo il suo ritorno da Stoccolma, dove aveva incontrato Ingmar Bergman e altri dell’avanguardia cinematografica svedese, e aveva rilasciato un’esplosiva intervista al settimanale “L’Espresso”, in cui aveva esplicitato il suo argomento preferito: «Ritengo che il consumismo sia una forma di fascismo peggiore delle versioni classiche».
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Smith: un nuovo 11 Settembre firmato Isis, cioè Cia
L’Isis è una creatura dell’Occidente al 100%: perché non aspettarsi che siano proprio gli “alleati coperti” del Califfato Islamico a firmare l’eventuale prossimo replay dell’11 Settembre? Se lo domanda Brandon Smith, in una lucida analisi nella quale mette a fuoco la storia recente e recentissima. «Il terrorismo “false flag” architettato dai governi è un fatto storico accertato: per secoli, le élite politiche e finanziarie hanno affondato navi, incendiato edifici, assassinato diplomatici, rimosso leader eletti e fatto saltare la gente per aria, per poi incolpare di questi disastri un conveniente capro espiatorio, così da generare paura nel pubblico e acquisire più potere». Gli scettici potranno discutere se una qualche specifica calamità sia stata o meno un evento terroristico “sotto falsa bandiera”, ma nessuno può negare che queste tattiche, in passato, siano state usate puntualmente, in tutto l’Occidente. «I governi hanno ammesso apertamente di creare tragedie sanguinarie e catalizzatrici con falsi pretesti, come l’Operazione Gladio, un programma false-flag in Europa, supportato dai servizi segreti europei e americani, che durò per decenni, dagli anni ’50 ai ’90».