Archivio del Tag ‘tagli’
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Banca Etica: ora basta, la crisi la paghi chi l’ha creata
Dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 gli Stati sono intervenuti per salvare le banche trasferendo l’eccesso di debiti dai grandi soggetti finanziari al pubblico. Ora come cittadini siamo chiamati a “stringere la cinghia” e accettare misure di austerità e tagli alla spesa sociale, al welfare, ai diritti mentre stiamo ancora aspettando regole condivise per limitare lo strapotere della finanza. La speculazione è ripartita a pieno ritmo e le lobby finanziarie lavorano per diluire o bloccare qualsiasi tentativo di riforma o regolamentazione. La politica sembra totalmente succube dei mercati finanziari. In Italia la finanza detta i tempi della manovra di bilancio e ne fissa i contenuti.
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Default sicuro: fallito il piano di salvataggio della Grecia
La Grecia è fallita. A dirlo non è l’ennesimo studio di banche d’investimento o centri di ricerca, ma direttamente i funzionari della troika che hanno appena terminato la loro revisione sulla finanza pubblica ellenica. “Linkiesta” è entrata in possesso dell’intero rapporto della troika, composta dai funzionari di Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione europea. “Strictly confidential” è scritto su ogni pagina. E ce ne sono tutte le ragioni. Il quadro che emerge dalla Dsa (Debt sustainability analysis) sulla Grecia non è roseo. Le dieci pagine che siamo in grado di mostrarvi parlano chiaro.
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Val Susa, messaggio all’Italia: no al debito, tagliamo la Tav
La Torino-Lione sarebbe la grande opera dei record: la più costosa della storia italiana e, secondo i No-Tav, anche la più inutile: «Almeno 40 miliardi di euro buttati, per una linea ferroviaria che non servirà mai a nessuno». Qualche cifra: la ferrovia che la valle di Susa non vuole costerebbe 5.000 euro al centimetro. Per capirci: 4 centimetri di Tav sono un anno di pensione, 3 metri di binario una scuola materna, 500 metri un ospedale. Il 23 ottobre, nel giorno in cui Sarkozy e la Merkel ridono di Berlusconi in mondovisione mentre Van Rompuy annuncia che l’Italia avrà tre giorni di tempo per decidere di privatizzare i beni comuni e tagliare il welfare, dalla valle di Susa arriva un’indicazione opposta: l’unico taglio ammissibile è quello delle reti della “zona rossa”, l’area off limits destinata al futuro cantiere, gigantesco monumento allo spreco decretato dalla lobby finanziaria che sta piegando l’Europa, in spregio a tutti i suoi popoli.
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Crescita e debito-truffa, Viale: liberiamoci dalla schiavitù
È sempre più chiaro che non solo la Grecia e l’Italia, ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero, stanno marciando verso una recrudescenza irreversibile della crisi in corso. La questione del debito – dei debiti: quelli delle “famiglie”, delle imprese, delle banche, dei “fondi”, degli Stati – ha offuscato quasi completamente la questione ambientale, a partire dai cambiamenti climatici e, a seguire, dell’acqua, della biodiversità, della deforestazione, dell’esaurimento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. Il pianeta Terra viene messo al tappeto da una “crescita” di prelievi e di emissioni che non è in grado di sostenere.
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La verità, a testa alta: perché la val Susa fa così paura
«Noi siamo convinti che domenica succede qualcosa di brutto», dice il portavoce No-Tav Alberto Perino a Niccolò Zancan de “La Stampa”. «I poliziotti faranno delle azioni incredibili per non lasciarci neanche avvicinare alle reti». E voi? «Prenderemo il cantiere». Ed ecco che Perino diventa una sorta di proto-terrorista, citato addirittura dal ministro Maroni nella sua relazione: misure speciali dopo il disastro romano del 15 ottobre e “timori” per un possibile replay il 23 ottobre in valle di Susa in vista dell’ennesimo “assedio” indetto dai No-Tav. Peccato che Alberto Perino quella frase non l’abbia mai pronunciata. Non ha mai detto «prenderemo il cantiere», come ha scritto “La Stampa” il 17 ottobre, ma – al contrario – alla domanda “voi che farete?”, ha risposto, con amara ironia: «Le prenderemo, come abbiamo sempre fatto».
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Il poliziotto: Roma in fiamme? Colpa dei politici incapaci
Dopo la difficile giornata di ieri e una notte che avrebbe dovuto portare consiglio al risveglio mi trovo con le stesse convinzioni di ieri: in piazza San Giovanni è stata sconfitta la democrazia. La rete mette a disposizione materiale su quello che è accaduto ieri, c’è l’imbarazzo della scelta: ci sono i violenti che devastano (minoranza) e le persone pacifiche (la maggioranza) che manifestavano e che cercavano addirittura di fermare i violenti. La condanna delle forme di violenza è alla base della civiltà e della convivenza e questo è il primo punto fermo; il secondo è la libertà di espressione e di manifestare nel rispetto della leggi, questo purtroppo non è avvenuto e la responsabilità va attribuita allo Stato che attraverso le sue Istituzioni non è riuscito a garantire lo svolgimento di una manifestazione.
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Entriamo nel futuro: disobbedienza, nuove forme di lotta
E Di Pietro pensa di risolvere tutto con le leggi speciali? Patetico! Quando le condizioni di vita di un popolo peggiorano e non c’è in vista nessuna via pacifica per migliorare la situazione, succede che alcuni decidono che l’unica è menare le mani. E’ legittimo indignarsi per le violenze dei Black Bloc, ma è vergognoso che lo faccia chi ha costruito il disastro italiano, che di queste violenze è causa. Chi ha portato la benzina e ha distribuito i fiammiferi non può scagliarsi contro una banda di ragazzini infiltrati da provocatori che ha dato fuoco alla benzina. Che Berlusconi ammetta che è sua la colpa delle violenze di piazza mi par difficile. E altrettanto difficile mi sembra che la sinistra ufficiale ammetta che l’incapacità di aprire in Italia una fase di lotte pacifiche ed efficaci sia concausa di queste violenze.
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Stato sociale sovrano, o vinceranno violenti e finanza
Rilevo nei “demolitori” di piazza san Giovanni una qualità superficiale e un limite di fondo. La qualità sta nella rapidità. L’onda di una rivolta distruttiva cresce in Europa ogni giorno, con accelerazioni improvvise. E’ interessante notare che, sul piano strettamente visivo, questi “riots”, queste azioni rivoltose, sembrano le uniche in grado di colpire alla stessa velocità dei famigerati mercati finanziari. In termini puramente simbolici, le fulminee azioni della guerriglia urbana danno cioè l’illusione di essere le uniche capaci di tener testa al ritmo forsennato della speculazione finanziaria, che abbatte i prezzi dei titoli, aumenta i tassi d’interesse e offre un alibi ai governi che colpiscono il welfare e il lavoro. Potremmo dire, insomma, che a un primo sguardo i “demolitori” sembrano i soli in grado di “colpire veloci” come gli speculatori.
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Grazie ai black bloc, niente cortei e nuove leggi repressive
Niente cortei a Roma per almeno un mese, proprio mentre si stava accendendo la protesta nazionale contro i tagli al welfare: è il primo tangibile successo degli eroi in nero che il 15 ottobre hanno sequestrato piazza San Giovanni, sottraendola alle centinaia di migliaia di manifestanti accorsi da tutta Italia per manifestare contro il debito. Volevano partecipazione, democrazia, dialogo, parole: e sono stati fermati dal muro invalicabile della violenza, dei lacrimogeni e delle devastazioni. Secondo svariati sondaggi, 8 italiani su 10 bocciano la politica di rigore imposta dalla Bce. Ma dopo gli incidenti nella capitale, proprio grazie ai “black bloc”, protestare sarà più difficile: l’ex pm Antonio Di Pietro invoca nuove leggi per controllare la protesta, e il ministro Maroni fa sapere che lo accontenterà.
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Non siamo scudi umani: via i teppisti, o la protesta muore
Sabato 15 ottobre le centinaia di migliaia di persone che hanno sfilato per le vie di Roma hanno compiuto una svolta politica rilevantissima. Di fronte ai gruppi di teppisti mascherati i manifestanti hanno gridato il loro netto rifiuto di quella violenza stupida e insensata, e hanno tentato di fermare i violenti. È emerso con chiarezza che non esistono due gruppi di manifestanti, uno pacifico (maggioritario) ed uno violento (minoritario): i teppisti non sono parte del movimento. Sono esterni ed esso, e ne impediscono la legittima espressione democratica. La loro violenza insulsa, priva di ogni prospettiva, del tutto disinteressata alla possibilità di una politica di protesta popolare, impedisce al movimento di raggiungere il primo fondamentale obiettivo che si è dato
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Se i soliti violenti oscurano la protesta degli Indignati
Ancora una volta, poche centinaia di violenti alla fine ce l’hanno fatta: hanno completamente oscurato la protesta di duecentomila “indignados”, trasformando Roma in un campo di battaglia: 70 feriti, una ventina di fermi e 12 arresti è il bilancio della manifestazione del 15 ottobre, l’I-Day contro la “dittatura mondiale della finanza” che stritola il welfare col ricatto del debito. Una catastrofe, a cui migliaia di manifestanti pacifici hanno cercato a lungo di opporsi, facendo scudo alla polizia e intimando ai “black bloc” di allontanarsi; i manifestanti hanno anche attaccato i teppisti, arrivando a consegnarne tre alle forze dell’ordine. Il tutto, in una vigilia “aperta” dall’irridente dichiarazione di Mario Draghi: il futuro presidente della Bce, che impone all’Italia di tagliare il proprio avvenire, sostiene che i ragazzi che protestano hanno ragione.
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Contro il nazismo finanziario un nuovo software: l’umanità
Ottobre 2011. La lotta contro la dittatura finanziaria sta esplodendo. I cosiddetti mercati finanziari e i loro cinici servitori stanno distruggendo i fondamenti stessi della civiltà sociale. L’eredità del compromesso postmoderno tra classe operaia e borghesia progressista è stracciata. Le politiche neoliberiste stanno tagliando educazione e sistema pubblico della sanità e cancellando il diritto al salario e alla pensione. Il risultato sarà impoverimento di vasti settori della popolazione, crescente precarietà delle condizioni di lavoro e quotidiana umiliazione dei lavoratori. L’effetto successivo sarà la violenza, perché la gente cercherà capri espiatori per la sua rabbia impotente. Pulizia etnica, guerra civile, cancellazione della democrazia. Questo sistema è nazismo finanziario: Finazismo.