Archivio del Tag ‘tagli’
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Berlusmonti e il Pd: lacrime gratis, sangue a pagamento
Finalmente conosciamo la terapia, la condanna e il tipo di morte certificata dal governo tecnico del sig. Monti Mario che doveva essere la discontinuità, mentre, al contrario, toglie la maschera di quello che è: il governo “Berlusmonti”. Una sola sintesi: se Berlusconi dice: «Monti ci ascolta» e lo appoggia solo con la fiducia, è segno che questo governo è la protesi meccanica (governo tecnico) di Berlusconi che continua a manovrare da dietro e davanti le quinte. Tutte le misure, all’80% e passa, sono tasse sui redditi (si fa per ridere!) bassi e medio-bassi. Il resto sono pennellate di vasellina per mettere a tacere il genio del Pd che si è impiccato da solo nella casa del boia, portando la corda. Logico, per senso di responsabilità.
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Europa nemica, tagli e diktat: esautorati Stati e cittadini
L’accordo di Bruxelles sancisce la nascita di una nuova Europa basata sull’austerità e sul rigore di bilancio. E’ il trionfo dell’ideologia economica liberista più conservatrice e antisociale, che da scelta politica viene eretta a norma vincolante, come fosse una necessità oggettiva. Gli Stati rinunciano definitivamente al loro ruolo economico di stimolo alla crescita e allo sviluppo attraverso la sostenibilità del debito pubblico, e quindi attraverso la spesa pubblica, per perseguire un unico obiettivo: il raggiungimento del pareggio di bilancio per mezzo di drastici tagli alla spesa pubblica che ricadono, inevitabilmente, sulle fasce più povere della popolazione europea. E’ la sconfitta del sogno di un’Europa sociale e solidale, la vittoria dell’idea di Europa propria delle forze politiche di centrodestra, in particolare del centrodestra tedesco.
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Passera: sì alla Tav, senza uno straccio di spiegazione
Sono vent’anni che la valle di Susa formula inutilmente la stessa domanda: per favore, volete spiegarci a cosa serve la Torino-Lione? Appena insediatosi al governo, il super-banchiere Corrado Passera risponde a modo suo, cioè come tutti gli altri ministri che l’hanno preceduto: la linea Tav si deve fare, punto e basta. L’Italia – persino quella di oggi, con l’acqua alla gola – non ha tempo per rispondere a trascurabili domande del tipo: perché mai gettare al vento 20 miliardi di euro per un’opera inutile? E così, al posto della risposta tanto attesa, ai valsusini viene ancora una volta riservato il solito trattamento: repressione, militarizzazione del territorio e spietata criminalizzazione del movimento popolare No-Tav.
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Falliti e disperati: ecco perché ora vogliono dissanguarci
Chi ci bombarda? Sono i “proprietari universali”. Non hanno patria e sono pochi, ma sono potenti. Nelle attuali circostanze il loro quartier generale è a Wall Street, New York, Stati Uniti d’America. I più importanti tra loro sono cittadini americani, ma la cosa è inessenziale. Essenziale è che il loro portavoce principale è il presidente degli Stati Uniti. Quello di turno. Essenziale è che possano usare le armi dell’America. Ci bombardano perché sono falliti, ma essendo i padroni del pianeta (o ritenendosi ancora tali, anche se non lo sono più) non hanno nessuna intenzione né di ritirarsi né di pagare. Vogliono anzi che paghiamo noi.
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Dovevamo arrenderci: lo decise la Cia già al G8 di Genova
Manovre lacrime e sangue per tutti tranne che per la “casta” mondiale, sovranità limitata o revocata, bavaglio universale all’informazione. Sindacati neutralizzati, banchieri al governo e partiti-fantasma ormai agli ordini dei signori dell’economia. Quello che oggi chiamiamo crisi era stato largamente previsto, dagli stessi super-poteri che, già nel 2001, prima ancora dell’11 Settembre, si preoccuparono di disinnescare sul nascere una potenziale bomba democratica planetaria, quella del movimento no-global. Diritti contro soprusi, cittadinanza contro privatizzazione. In altre parole: anticorpi civili per difendersi dalla globalizzazione selvaggia. Profeticamente, li pretendeva il “popolo di Seattle”. Fu fermato appena in tempo e nel modo più brutale, con il bagno di sangue noto come G8 di Genova.
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La patria è morta, ma stavolta non ci sono patrioti
«Siamo caduti in schiavitù», da quando «il capitale straniero», servendosi dei suoi uomini di fiducia, «dopo aver creato i consumatori italiani, li ha indebitati». Non solo i poveri, ma anche il ceto medio: destinato anch’esso a scivolare nel baratro depressivo dentro al quale Mario Monti riuscirà sicuramente a precipitarci, «prima che sarà chiara anche ai ciechi la necessità di uscire dalla Ue e dall’euro». L’economista Stefano D’Andrea non ha dubbi: quella che stiamo vivendo è la “seconda morte della patria”. Forse definitiva, perché «l’idea di un partito dei patrioti lambisce soltanto le menti di qualche migliaio di internauti, che tuttavia in gran parte non aspirano nemmeno a staccarsi dalla tastiera e ad uscire dalle catacombe del web», ormai una nuova «prigione».
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Cremaschi: e questo massacro chi dovrebbe “salvare”?
La manovra decisa dal governo Monti è un intollerabile concentrato di aggressioni alle condizioni di vita della maggioranza della popolazione italiana. Il 10% più ricco del paese, che detiene la metà della ricchezza nazionale, pagherà si e no l’1% dei costi della manovra. Il restante 90% paga tutto il resto e la stragrande maggioranza dei costi sono su lavoratori dipendenti e pensionati. Si va in pensione a 66 anni gli uomini e a 62-63 le donne, una vergogna sociale che colpisce le condizioni di lavoro di chi fatica davvero, di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, di chi non ha contributi sufficienti.
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Monti, atroce autopsia dell’Italia: ma il killer è l’euro
Senza più moneta sovrana, l’Italia è condannata: non può più onorare qualsiasi deficit semplicemente «facendosi staccare un assegno dalla propria banca centrale», per usare un’espressione di Wynne Godley, che Paolo Barnard cita per chiarire la situazione. Siamo nel tunnel del suicidio economico a orologeria: Monti spreme gli italiani per avvicinarsi al pareggio di bilancio e vincerà il primo round. Ma poi perderà il match: una volta dissanguati, gli italiani si consegneranno al baratro della recessione. «E che farà a quel punto Mario? Ve lo metto per iscritto: farà quello che hanno sempre fatto tutti i robotizzati umanoidi della scuola economica Neoclassica e Neoliberista, cioè prescriverà ancor più dosi del veleno che ci starà ammazzando. Come fa Obama in Usa, come fa il Fmi in Estonia e in Irlanda, in Grecia, in Africa».
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Schiavi dei nostri strozzini: subiremo altre 100 manovre
Mi stupisce la disperazione e lo stracciamento di vesti che si accompagna a questa manovra. “Lacrime e sangue”, viene definita. Ma quando mai? Si tratta di una manovra soft, una robetta da nulla, una cosina irrilevante. A lamentarsi a voce più alta sono spesso gli stessi che finora hanno ripetuto la lezioncina “i debiti si pagano!”, col severo tono moralista. Ebbene, sappiano questi signori che si tratta di una manovra da 20 miliardi in tre anni. Il nostro debito pubblico è pari a 1900 miliardi, e il conto è presto fatto: affinché “i debiti si paghino” occorrono altre 95 manovre come questa. E non si possono distribuire nel corso del prossimo secolo, vorranno mica che i nostri creditori aspettino così tanto: i debiti si pagano e in fretta, altrimenti sai che brutta figura.
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Krugman: il rigore è una follia, la cura ucciderà il malato
L’euro può essere salvato? Non molto tempo fa si diceva che la crisi poteva portare, nel peggiore dei casi, al default della Grecia. Ora si profila l’evenienza di un disastro di proporzioni assai maggiori. È vero che la pressione sui mercati si è un po’ allentata mercoledì. Si è allentata dopo il sensazionale annuncio dell’estensione delle linee di credito da parte delle banche centrali. Ma persino gli ottimisti ormai considerano l’Europa avviata alla recessione, mentre i pessimisti lanciano l’allarme sull’eventualità che l’euro diventi l’epicentro di una nuova crisi globale. Come mai siamo arrivati fin qui?
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Nuovo stile, stesso ombrello: indovinate a chi toccherà?
Si parla di stile quando non si può parlare di sostanza. Quindi fino ad oggi il governo Monti è stato descritto con i toni elegiaci tipici di chi si sveglia da una lunga seduta di ipnosi e torna alla vita reale. Il confronto è impietoso e i grandi giornali fanno a gara per farlo notare: al confronto dell’ Alvaro Vitali che avevamo prima a capo del governo, ora abbiamo Shakespeare. Quello usava l’aereo di Stato per andare dal salotto alla piscina, questo prende il treno. Quello di prima mentiva come un venditore di tappeti, questo parla a stento con le frasi secche di un bancomat: «È possibile effettuare una nuova operazione».
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Le lacrime dei tecnocrati incaricati di farci piangere
La ministra Elsa Fornero piange nell’annunciare i sacrifici agli italiani? Niente facili ironie, per favore, su questo «ceto di tecnocrati pazzi», che «piange per il massacro sociale che impone ai deboli: massacro fatto in nome di una crescita che non arriverà». Marino Badiale, dalla trincea critica di “Alternativa”, sanziona nel modo più netto lo stile d’esordio del governo Monti: «Non si può scherzare su ciò che questa gente dalla lacrima facile sta facendo: stanno distruggendo il nostro paese, le nostre speranze, il nostro futuro, le nostre vite. E lo fanno, nei casi migliori, per una fede irrazionale in quelle stesse teorie economiche che hanno portato alla crisi, e che non faranno che peggiorarla». Oppure, nel caso peggiore, agiscono per conto di super-poteri internazionali che «vogliono rapinare ciò che in questo paese non è stato ancora rapinato».