Archivio del Tag ‘super-ricchi’
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Affari d’oro sulla nostra pelle: la dittatura dei super-ricchi
Il modello è morto, lunga vita al modello. I programmi d’austerità stanno prolungando la crisi che dovevano risolvere, tuttavia i governi si rifiutano di abbandonarli. La Gran Bretagna offre un esempio efficace. I tagli, prometteva la coalizione, sarebbero stati dolorosi ma avrebbero funzionato. Sono dolorosi, altroché, e ci hanno spinto in una doppia recessione. Il risultato era stato ampiamente previsto. Se si taglia la spesa governativa e il reddito dei poveri durante una crisi economica, è probabile che la si renda peggiore. Ma la settimana scorsa David Cameron ha insistito a dire che «andremo avanti e completeremo il lavoro», mentre il cancelliere ha sostenuto che il governo ha «un piano credibile e ci stiamo attenendo ad esso».
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No alla dittatura dell’austerity: anche i tedeschi si ribellano
Lo stolido Monti sfida l’intelligenza dell’opinione pubblica e ripete come un disco rotto che il “rigore” è l’unica medicina possibile, incappando persino nell’incresciosa gaffe delle responsabilità politiche per i sucidi a catena degli imprenditori esasperati dalla crisi. Ma la storia europea potrebbe all’improvviso cambiare segno, proprio a partire dalla capitale del “rigor montis”: Berlino. La notizia è clamorosa: resuscitata dall’entusiasmo per la vittoria di Hollande, sull’onda dei toni anti-Bruxelles della campagna elettorale francese, la sinistra tedesca ora tenta di fermare Angela Merkel, rimasta indifferente persino alla drammatica rivolta elettorale della Grecia. Peggio: di fronte alla minaccia di stracciare gli accordi-capestro, il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble è pronto all’espulsione di Atene dall’Eurozona, senza il minimo accenno all’inaudito “massacro sociale” creato proprio dall’élite finanziaria che ha speculato sull’imposizione della moneta unica, imponendo ad Atene i suoi virus mortali, titoli tossici e bilanci truccati.
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Pietà per l’orso: una nuova religione che salvi noi cannibali
Quando Berlusconi è caduto, sotto il Quirinale suonava l’orchestra della Resistenza Musicale Permanente, uno dei tanti movimenti antiberlusconiani, il cui coro ha cantato l’Alleluia di Händel. Poi Monti è stato accolto col consenso quasi generale della popolazione, senza che si conoscesse il suo programma: lui, del resto, era il salvatore. «L’accoglienza che gli è stata fatta – scrive il poeta Carlo Bordini – mi ha fatto pensare all’accoglienza che fece Roma a Hitler nel 1938», riservando «un entusiasmo delirante» al messia del nazismo. Ammettiamolo: il mondo è a pezzi. La soluzione? Semplice: abolire la proprietà privata. Mission impossibile, naturalmente, per colpa del socialismo storico: l’orrore scatenato dal totalitarismo sovietico ha frenato ogni possibile evoluzione libertaria, lasciando campo libero alla ferocia schiavistica del capitalismo.
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Ferrero: tagliamo la Tav e avremo 500.000 posti di lavoro
Un reddito sociale garantito per i giovani senza lavoro attingendo ai super-patrimoni dei ricchissimi e un piano strategico ecologico, per il riassetto idrogeologico e la riconversione energetica, tagliando grandi opere inutili come la Torino-Lione e l’acquisto dei 130 cacciabombardieri F-35. Lo propone il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: «Si parla molto di dare una opportunità ai giovani e il tutto si risolve nella proposta di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori». Meglio fare proposte alternative, destinate a creare economia reale. Come? Tagliando sprechi e imponendo una mini-patrimoniale. Obiettivo: mezzo milione di posti di lavoro, in attività realmente utili per tutti.
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I banchieri e la decrescita infelice che oggi ci impongono
Dovremo subire una nuova rivoluzione passiva, dopo quella che ha colpito il termine federalismo? Sentiremo parlare di decrescita da parte dei nuovi poteri? Magari, una decrescita ridotta alla miseria condivisa da quasi tutti e all’arricchimento folgorante di pochissimi? Nel suo significato originario, osserva Mario Pezzella, decrescita non significava pauperismo, austerità e regressione, ma una diversa qualità della produzione e dei consumi, capace di rispettare le risorse naturali e di impedirne la distruzione. Ma oggi il termine sta subendo una vera e propria “rivoluzione passiva”, ed è diventato un sinonimo della depressione che le manovre finanziarie stanno imponendo ai paesi deboli dell’Europa del Sud.
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Banca Etica: ora basta, la crisi la paghi chi l’ha creata
Dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 gli Stati sono intervenuti per salvare le banche trasferendo l’eccesso di debiti dai grandi soggetti finanziari al pubblico. Ora come cittadini siamo chiamati a “stringere la cinghia” e accettare misure di austerità e tagli alla spesa sociale, al welfare, ai diritti mentre stiamo ancora aspettando regole condivise per limitare lo strapotere della finanza. La speculazione è ripartita a pieno ritmo e le lobby finanziarie lavorano per diluire o bloccare qualsiasi tentativo di riforma o regolamentazione. La politica sembra totalmente succube dei mercati finanziari. In Italia la finanza detta i tempi della manovra di bilancio e ne fissa i contenuti.
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O la borsa o la vita: anche i ricchi ora devono pagare
Si attribuisce a Paul Valéry, saggista e poeta francese, il detto: «Un autore scrive sempre lo stesso libro». In fondo, anche gli editoriali di Nigrizia degli ultimi decenni incarnano spesso la stessa denuncia: l’intollerabilità delle diseguaglianze sociali; lo sfruttamento sociale diventato sistema; un impianto capitalistico che impoverisce sempre di più i già poveri e che arricchisce i già ricchi (persone o paesi); l’ossessione patologica della crescita e del profitto; una cultura che ha assunto il denaro come unico valore di relazione e di organizzazione sociale; l’egoismo che prevale sulla solidarietà e l’io sul noi.
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Tassare i ricchi, per disarmare il regime dei padroni
Mentre Berlusconi è invischiato nei suoi scandali finanziari e sessuali, Marchionne sta conducendo un attacco che è anche più brutale di quello di Berlusconi ai diritti sociali e ai diritti dei lavoratori. Diciamo che c’è una specie di passaggio di testimone: Berlusconi può essere nei guai ma Marchionne continua una politica che è anche più aggressiva che portò qualche anno fa all’attacco articolo 18 dello statuto dei lavoratori. In fondo Marchionne che cosa dice? O mangiate questa minestra o saltate dalla finestra. O rinunciate al contratto nazionale, al diritto di sciopero, alle libertà sindacali, al diritto di scegliere il sindacato che volete – quindi, o rinunciate a tutto, oppure io vado da un’altra parte.
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Dragosei: l’Occidente deve temere la nuova Russia?
Dal comunismo al consumismo (degli oligarchi), passando attraverso l’ex Kgb e i suoi “silòviki”, gli uomini forti che hanno sorretto Vladimir Putin nella campagna intrapresa per riprendere il controllo del paese dopo l’ambigua e caotica stagione inaugurata da Boris Eltsin sulle ceneri dell’Urss, impero ereditato dalla generosa perestrojka di Mikhail Gorbaciov e poi minacciato dall’intraprendenza della Nato alle sue frontiere. Ora tutto è cambiato, ancora una volta: l’Occidente deve quindi temere la nuova Russia? E’ la domanda a cui tenta di rispondere Fabrizio Dragosei, corrispondente del “Corriere della Sera” da Mosca, autore del volume “Le stelle del Cremlino”.