Archivio del Tag ‘stranieri’
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Macché sinistra, anche Hollande e Miliband vanno a destra
Addio sinistra: cade il velo rassicurante che sin qui ha protetto, anche in Italia, l’elettorato di centrosinistra, nonostante tutto fedele al Pd, inteso come “meno peggio”, magari sotto forma di “voto utile”. Ma utile a chi? Ai poteri forti: grande industria, finanza internazionale. Quelli che all’inizio degli anni ’70 incaricarono l’avvocato Lewis Powell di spazzare via la sinistra dalla faccia della terra, per azzerare i diritti del lavoro. E’ stato come cancellare di colpo 200 anni di storia progressista, dice Paolo Barnard: volevano demolire la democrazia e ci sono riusciti, cominciando dalla disabilitazione dei sindacati e dei partiti di sinistra. La Trilaterale, il Wto, il Bilderberg. Fino alla Fornero e all’agenda Monti. Ed eccoci al capolinea: «Le socialdemocrazie europee, abbandonato ogni residuo pudore, imboccano la strada del liberal-liberismo senza voltarsi indietro», sostiene Carlo Formenti, saggista e docente universitario.
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Web, spionaggio di massa: siamo tutti sorvegliati dagli Usa
La Cia ci spia, cantava tanti anni fa Eugenio Finardi, pensando agli 007 di allora, impegnati nella guerra fredda. Archiviato il grande nemico, l’Unione Sovietica, gli “spioni” sono più che mai al lavoro, grazie ai nuovi ferri del mestiere: i servizi “cloud” offerti da Google, Microsoft e Facebook. Obiettivo: «Sorveglianza di massa, di calibro pesante, mirata alla nuvola informatica», nientemeno. «Un tipo di linguaggio che non può essere spazzato e nascosto a lungo sotto il tappeto», afferma il giornalista Ryan Gallagher, che da Londra tiene d’occhio manipolazioni digitali e violazioni della privacy effettuate via web. Una su tutte: la nuova legge che di fatto autorizza gli Stati Uniti a controllarci: «Europei, prendete nota: il governo Usa si è auto-attribuito il diritto di spiarvi segretamente». Lo rivela una relazione fornita al Parlamento Europeo, che avverte: l’America ha legalizzato «una sorveglianza meramente politica sui dati relativi a stranieri».
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Affari e Finmeccanica: ecco perché l’India trattiene i marò
Non è possibile che un incidente come quello di cui sono stati protagonisti i due marò del San Marco, colpevoli o innocenti che siano, possa portare a una crisi così clamorosa nei rapporti fra Italia e India. Lo sostiene Davide Giacalone, editorialista di “Libero”, secondo cui i due militari sarebbero soltanto due sfortunate pedine di un gioco molto più grande, fatto di affari legati alle commesse di un’azienda strategica, Finmeccanica. Mazzette promesse e poi non versate? Al di là delle clamorose “tifoserie” che il caso ha letteralmente scatenato, secondo Giacalone «si dimostra che le autorità indiane non ce l’hanno con i due militari, ma con l’Italia», e che la contesa «non è esclusivamente su una competenza e una procedura penale, ma sugli interessi dei due Paesi». I due soldati sono accusati d’omicidio: «E noi dovremmo credere che si concede la licenza a due presunti omicidi, dopo il pagamento di una cauzione (826 mila euro) non destinata a garantire la libertà fino al processo, ma il ritorno a casa per le feste natalizie?».
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Atene, la barbarie del rigore: in Parlamento con la pistola
Massacra un popolo, affamalo, gettalo nella disperazione e poi goditi lo spettacolo: come minimo salterà fuori un fanatico neonazista, pronto a ricorrere al terrorismo di massa. E’ quello che sta accadendo in Grecia, l’area-test degli esperimenti su esseri umani condotti dall’Europa di Angela Merkel e Mario Draghi. Le cavie sono i greci, costretti a frugare nella spazzatura per via di un debito esploso dietro incoraggiamento delle stesse oligarchie finanziarie che ora salgono in cattedra a impartire lezioni di economia. Dettaglio atroce: il popolo-cavia è quello che, 2500 anni fa, fondò la democrazia nutrita di filosofia da cui ebbe origine la stessa civiltà occidentale, quella che oggi in Europa precipita nella barbarie miserabile dei debiti sovrani, scambiando la moneta per il tesoro privato di qualcuno. Risultato: “Alba Dorata” spaventa la Grecia, minaccia gli immigrati, spedisce in Parlamento deputati armati di pistola.
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Arriva una guerra mondiale: lo dicono i guru della finanza
Mentre Israele bombarda Gaza per colpire Hamas, alleato di ferro dell’Iran, all’indomani dello scandalo Petraeus che ha azzoppato la Cia e con essa il generale più prestigioso del Pentagono, i guru della finanza mondiale vedono ormai la guerra come destino imminente dell’umanità, o almeno dell’Occidente stritolato dai debiti: «Crediamo che la guerra sia un’inevitabile conseguenza della attuale situazione economica mondiale», avverte Kyle Bass, super-manager di hedge funds americani e fondatore di “Hayman Capital”. «Trilioni di dollari di debiti saranno ristrutturati – scrive Bass sul “Washington’s Blog” – e milioni di risparmiatori finanziariamente prudenti perderanno una percentuale rilevante del loro potere d’acquisto reale, esattamente al momento sbagliato nella loro vita: ancora una volta, il mondo non finirà, ma il tessuto sociale delle nazioni dilapidatrici sarà sfilacciato e in alcuni casi strappato. Purtroppo, guardando indietro nella storia economica, troppo spesso la guerra è la manifestazione di una semplice entropia economica sostenuta fino alla sua logica conclusione».
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Euro-studenti al verde: addio Erasmus, giovane illusione
Qualche illuminato, ogni tanto, ha provato a dire che dovrebbe essere obbligatorio: almeno un semestre via da qui, fuori dalle beghe di casa, lontano dalle abitudini nostrane, via, a farti le ossa in Europa. Invece non ci sono i soldi e l’Erasmus, annunciano, forse non ci sarà più. Aveva appena festeggiato i 25 anni: un quarto di secolo in cui tre milioni di studenti universitari hanno fatto la valigia e sono andati a studiare in un altro paese dell’Unione. Studiare. Diciamo la verità, lo studio – inteso come libri, scrivanie, esami e professori da temere – forse è l’ultima cosa che uno ricorda di quei sei mesi di squilibrio. Squilibrato, se lo ricordano così, quel viaggio che di solito comincia a settembre o a febbraio, si interrompe a luglio, ma nella testa di chi l’ha fatto non è finito mai. Se non altro perché ancora oggi, magari a dieci anni di distanza, ha un amico a Londra, uno a Granada, un altro a Nantes e un altro ancora a Coimbra.
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Scandalo via satellite: l’Europa oscura le tivù dell’Iran
Eutelsat, che una volta era una compagnia pubblica europea e adesso invece è diventata privata, ha spento nei giorni scorsi – spento è la parola giusta – 19 canali radio e televisivi iraniani, tutti in un colpo solo. Li ha cancellati: cioè, ha cancellato l’informazione internazionale dell’Iran. Dal punto di vista tecnico, equivale a una dichiarazione di guerra. La decisione è stata presa in base a una precisa richiesta del Consiglio Superiore Audiovisivo della Francia, che non è l’Europa ma evidentemente ha molti poteri in merito, per quanto riguarda i satelliti che circolano intorno alla Terra e trasmettono i segnali su cui le televisioni iraniane avevano pagato gli abbonamenti. Se non sbaglio, nessuno fino ad ora ha dato la notizia – nessuno del mainstream, nessuno dei grandi giornali, nessuna delle catene televisive. Un ottimo esempio di come si realizza il pluralismo informativo in Occidente. E cioè: eliminando l’altra versione dei fatti.
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La Bolivia mette al bando la Coca-Cola, simbolo del Male
C’è chi sostiene che finirà il mondo, chi annuncia l’invasione degli alieni, chi predice sciagure e cataclismi. Per adesso, l’unico effetto concreto della fine del calendario Maya è stato tutt’altro che pernicioso. Almeno per i boliviani. Il presidente indigeno Evo Morales ha infatti annunciato che a partire dal 21 dicembre 2012 la Coca-Cola sarà bandita dal paese. La multinazionale statunitense segue così a ruota le sorti toccate al connazionale McDonald’s, costretto a chiudere i battenti in Bolivia lo scorso gennaio a causa dello scarso successo dei suoi prodotti. In Sud America – come d’altronde in gran parte del mondo – la Coca-Cola ha una lunga storia di sfruttamento, inquinamento, condizionamenti politici. Emblematico è il caso della Colombia. Qui l’azienda, per mano della sua filiale Panamco S.A., sfrutta da oltre vent’anni la corruzione del governo nazionale e la tensione sociale del paese per imporre condizioni inumane ai propri lavoratori e attuare strategie di repressione verso le organizzazioni sindacali.
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Ma l’Europa siamo noi, non la larva che ci impone sacrifici
Che cos’è, insomma, l’Europa? Lontano da qui, disseminata tra Bruxelles e Strasburgo, c’è una selva di edifici in acciaio e cristallo, di uffici lussuosi, di sale da riunione e da conferenza; una pletora di dirigenti, di parlamentari, di funzionari, d’interpreti e di consulenti ben pagati, qualcuno strapagato; una Commissione Europea, un Consiglio d’Europa, un Parlamento Europeo, ma nessun leader nel quale la gente possa identificarsi o col quale possa prendersela se e quando le cose vanno male. C’è una Banca Centrale Europea che non è pubblica, quindi è in mano ai suoi anonimi o semianonimi azionisti: stampa euri e detta legge sui nostri bilanci e sulle nostre tasche.
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Boia al lavoro: mattanza mondiale, 5000 morti nel 2011
Cina, Iran e Arabia Saudita sono i primi tre “paesi-boia” nel mondo, anche se nel 2011 hanno giustiziato “solo” 5.000 persone, contro le quasi 6.000 dell’anno precedente, grazie al relativo ammorbidimento giudiziario del regime cinese. Lo rivela il rapporto 2012 di “Nessuno tocchi Caino” sulla pena capitale nel mondo: la ricerca, edita da “Reality Book”, conferma una tendenza ormai irreversibile verso l’abolizione definitiva dell’omicidio di Stato. Il boia lavora ancora in 43 paesi, uno in più del 2011 perché il neonato Sud Sudan ha scelto di mantenere la possibilità di uccidere detenuti. Tuttavia, i paesi che l’anno scorso hanno fatto ricorso alle esecuzioni si sono ridotti a 19, a fronte dei 22 del 2010 e dei 26 del 2008, mentre sale a 155 la quota di nazioni che hanno scelto di rinunciare alla pena capitale.
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In saldo il made in Italy: maxi-svendite, grazie allo spread
Le multinazionali straniere fanno shopping a prezzi di saldo nella struttura industriale italiana. Prima le privatizzazioni, adesso la recessione: stanno vendendo il nostro paese a pezzi. I governi che si sono succeduti dal 1992 in poi hanno smantellato l’economia rendendo l’Italia un paese in vendita, sostiene il newsmagazine “Contropiano”. “Selling England by the pound”, cantavano i Genesis, guidati dalla calda voce di Peter Gabriel. Ma tutto questo sta accadendo qui, sotto i nostri occhi e sulle nostre spalle. Se n’è accorto anche il “Corriere della Sera”: «Qualche mese fa i sostenitori della destrutturazione lamentavano la scarsità di investimenti esteri nel nostro paese». Invece, ora sta accadendo il contrario, e «con un dettaglio micidiale: non si tratta di nuovi investimenti o impianti, ma solo di acquisizioni». E a volte, «di chiusure, ai fini della conquista esclusiva di marchi e quote di mercato in Italia».
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Zuckerberg ammette: Facebook, falso un profilo su dieci
Parcheggio mondiale di solitudini? Network inefficiente ma comodissimo per gli 007 in caccia di report a costo zero sulle relazioni tra persone? Facebook stavolta rischia: il suo fondatore, Mark Zuckerberg, è costretto ad ammettere che almeno 10 “profili” su 100 sono falsi, gestiti da utenti-fantasma. L’inventore del social network più amato del pianeta rivela l’esito di una stima dettagliata degli account, quasi un miliardo di utenti. Degli oltre 955 milioni di utilizzatori attualmente iscritti a Facebook, più di 83 milioni sono “fake user”, cui si aggiungono i profili “duplicati” e quelli scorrettamente classificati. Motivo dell’imbarazzante “outing”: le regole tassative di controllo scattate dopo la quotazione in Borsa, avvenuta il 19 maggio scorso.