Archivio del Tag ‘strage’
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Mini: le nostre truppe senza strategia dal 2002
L’attentato di Kabul «aggiunge altra nebbia al ruolo italiano». Lo afferma il generale Fabio Mini, intervistato da Alfonso Desiderio per “Limes”. «In termini più crudi – aggiunge Mini – sorge la prima domanda: che ci stiamo a fare? Oppure, come qualcuno già si chiede, quanti morti vale l’Afghanistan?». E’ duro il giudizio del generale, già comandante delle forze Nato in Kosovo, secondo cui dal 2002 non è più chiara la funzione della presenza italiana a Kabul, dopo che la Nato ha assunto la guida della missione. Rivelatasi disastrosa (e sanguinosa) la strategia di Bush, ora si attende l’unica soluzione possibile: che dovrà essere indicata da Barack Obama.
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Gli italiani: perché restare ancora in Afghanistan?
Non sono solo Bossi e Ferrero a chiedere il ritiro del contingente italiano da Kabul. Se il leader leghista auspica una rapida via d’uscita e il segretario di Rifondazione comunista ribadisce che occorre lasciare l’Afghanistan perché l’invasione è figlia della politica di Bush e non ha saputo garantire neppure elezioni libere da brogli, sono gli italiani – secondo i sondaggi – a pretendere che i soldati tornino a casa. Prima ancora dell’ultima strage di Kabul, il 17 settembre, costata la vita a 6 paracadustiti della Folgore, la maggioranza chiedeva il ritiro delle truppe: percentuale, ora, destinata a salire. Lo rivela il “Corriere della Sera”, che cita alcuni tra i maggiori istituti demoscopici.
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Morire a Kabul, tra i signori dell’oppio e dell’uranio
Via le truppe dall’Afghanistan? Lo chiedono Umberto Bossi (Lega Nord) e Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) dopo l’attentato a Kabul che il 17 settembre ha ucciso 6 parà della Folgore, ferendone altri 4 e infliggendo all’Italia il più grave lutto, dopo la strage irachena di Nassiriya. Mentre Bossi auspica che «i nostri ragazzi» tornino a casa «per Natale», Ferrero chiede il ritiro immediato: «La presenza del contingente italiano in Afghanistan è figlia di una politica assurda e sbagliata. Non è bastata neppure a garantire elezioni regolari, visti i colossali brogli da parte del governo-fantoccio di Hamid Karzai, denunciati dagli osservatori internazionali».
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Strage a Kunduz, 7500 finora le vittime civili afghane
«Tutto quello che sappiamo al momento è che un gran numero di insorti è stato ucciso nel bombardamento aereo condotto la notte scorsa da velivoli Isaf a Kunduz. Abbiamo ricevuto informazioni su possibili vittime civili sulle quali ora stiamo investigando assieme alle autorità afgane». C’è chi parla di 200 morti. Al telefono con PeaceReporter, la soldatessa statunitense dell’ufficio stampa della Nato a Kabul non si sbilancia nemmeno sulla nazionalità degli aerei che la notte scorsa hanno bombardato due autocisterne di gasolio sequestrate dai talebani uccidendo 95 persone, di cui solo 45 guerriglieri
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Strage di naufraghi, violata la legge del mare
Sono arrivati in cinque. Erano ischeletriti, cotti dal sole che martella, in agosto, sul canale di Sicilia. Ma il barcone, era grande: ce ne stipano ottanta, i trafficanti in Libia, di migranti, su barche così. Affastellati uno sull’altro come bidoni, schiena a schiena, gli ultimi seduti sui bordi, i piedi che penzolano sull’acqua. E dunque quel barcone vuoto, con cinque naufraghi appena, è stato il segno della tragedia. Laggiù a 12 miglia da Lampedusa, ai margini estremi dell’Europa, un relitto di fantasmi. Cinque vivi e forse più di settanta morti, in venti giorni di peregrinazione cieca nel Mediterraneo.
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L’Egitto ordina la pace tra le fazioni palestinesi
Il generale Omar Suleiman, braccio destro del presidente egiziano Mubarak e uomo forte dell’Egitto nello scacchiere mediorientale, ha imposto ai palestinesi un ultimatum: entro il 7 luglio, l’Anp di Abu Mazen (Cisgiordania) e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, dovranno raggiungere un accordo che ponga fine alla lotta fratricida tra palestinesi. La mossa dell’Egitto fa seguito al gelido incontro tra il presidente Usa, Barack Obama, e il premier israeliano Netanyahu. Come l’America, l’Egitto vuole uno Stato palestinese nei territori illegalmente occupati da Israele. Primo passo necessario, la fine della faida che oppone i laici eredi di Arafat e gli islamici di Hamas.
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Thyssen, una strage per risparmiare 20.000 euro?
Ventimila euro: il prezzo di un’ auto. O, a scelta, di sette vite umane. E’ il costo dell’impianto antincendio fisso e automatico per la linea 5 (quella della strage del 6 dicembre 2007) che venne raccomandato alle acciaierie Thyssen Krupp di Torino da un consulente delle assicurazioni Axa, l’ingegnere chiamato a ispezionare la fabbrica pochi mesi prima dell’incidente e a dare indicazioni sulle migliorie tecniche e organizzative da apportare, come ricorda Lorenza Pleuteri su “Repubblica”.
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Spiumate vive: l’invisibile sterminio delle oche
Morbido, caldo, soffice. Il piumone d’oca, per rivestire il letto o imbottire una giacca a vento, suggerisce un’idea piacevole, di pace e serenità. Niente di più falso, però: la spiumatura delle oche (vive) è un autentico sterminio, condotto lontano dagli occhi di chi acquisterà piumini e piumoni. Ne parla, aprendo un insospettabile album di orrori, il newsmagazine “Terranauta”: la spiumatura delle oche, pratica barbara ormai proibita in alcuni Paesi, rappresenta una crudele forma di tortura, ripetuta peirodicamente, fino all’uccisione dell’animale.
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Greenpeace: mettete fine alla strage delle balene
E’ ora di chiudere la Commissione Baleniera Internazionale e creare una commissione mondiale per la protezione dei cetacei. Lo ha chiesto Greenpeace all’ultima riunione a Roma del forum dei balenieri, organismo creato nel 1946 per tentare di regolare la caccia ai mammiferi marini mettendo un freno alla strage che li ha portati sull’orlo dell’estinzione: la popolazione di balenottera azzurra, il più grande animale mai apparso sul pianeta (fino a 200 tonnellate per oltre 30 metri di lunghezza) è oggi ridotta a circa 5.000 esemplari
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Santoro e lo scandalo dell’informazione italiana
Ha suscitato scandalo la conduzione di Michele Santoro nella trasmissione “Annozero” andata in onda su Rai2 il 15 gennaio.
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Rampoldi: le bombe sui bambini cementano l’odio contro Israele
Per capire perché sia cambiato l’umore di Rafah val la pena di seguire le tracce di un gruppo di poliziotti palestinesi
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Obiettori militari di Israele, sale a 628 il numero dei Refusnik
Sale a 628 il numero dei “refusnik”, gli obiettori militari di Israele che si rifiutano di partecipare a operazioni contro la popolazione palestinese.