Archivio del Tag ‘strage’
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Piazza Fontana: fermare l’Italia con bombe americane?
L’esplosivo della strage di piazza Fontana veniva dagli Usa e fu collocato nella sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura dai neofascisti di Ordine Nuovo, protetti dai servizi segreti italiani. In seguito, carabinieri di Padova (infiltrati dalla Loggia P2 di Licio Gelli?) “ripulirono” il deposito segreto di Venezia dove era stato custodito l’esplosivo americano, giunto in Italia attraverso la Germania, forse impiegato anche per la strage di piazza della Loggia a Brescia. E’ la possibile ricostruzione alla quale ha contribuito il generale Gianadelio Maletti, allora capo del Sid, l’intelligence militare italiana, ripercorrendo il drammatico scenario di quegli anni.
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Elicottero-killer: chi passa quei video a Wikileaks
La strage indiscriminata compiuta dal cielo sopra Baghdad non sembra perdersi nel grande e indistinto bagno di sangue mesopotamico. Stavolta si nota subito che quel che vediamo è insolito. Incontriamo da vicino il punto di vista sbrigativo e crudele degli occupanti statunitensi, sentiamo le loro parole irridenti mentre demoliscono ogni ipocrisia sulle “regole d’ingaggio”. Merito di Wikileaks, un sito che fa trapelare molte verità scomode, con una cadenza ormai così fitta da spingere il Pentagono a brigare per chiuderlo: il web è un fronte primario della lotta fra guerra e verità.
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Dopo l’Iraq, i burattinai di Blair faranno guerra all’Iran
Lezioni non ne ha imparata nessuna. E se è apparso così tracotante e sicuro è perché si sente coperto dai poteri forti del mondo che hanno promosso la Guerra Finale (stavo per dire Infinita). Se Obama ha dato un’occhiata al Tony Blair sotto inchiesta a Londra, deve avere provato qualche brivido alla schiena. A meno che anche lui sia parte integrante del gioco, il Blair che afferma con sicurezza che la guerra irachena fu giusta (nonostante tutti sappiano che fu inventata da Bush e da lui) deve avergli fatto sentire più forti gli spifferi che, dal Pentagono, arrivano fin sotto il suo letto.
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Israele ammette: fosforo bianco contro la Striscia di Gaza
L’esercito israeliano ha preso misure disciplinari nei confronti dei comandi militari che ordinarono l’utilizzo delle bombe al fosforo bianco sulla popolazione civile a Gaza. Lo ha rivelato il quotidiano israeliano “Haaretz”, citando la relazione consegnata da Israele nel week-end all’Onu in risposta al rapporto della Commissione Goldstone. Nel documento, Israele in parte ammette le denunce fatte dalle organizzazioni umanitarie internazionali: il colonnello Ilan Malka e il generale di brigata Eyal Eisenberg andarono oltre la propria autorità «nel consentire l’utilizzo delle bombe al fosforo che misero in pericolo vite umane».
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L’uomo che verrà: diario-capolavoro della strage nazista
Inondati da rievocazioni scolastiche o ricostruzioni troppo schematiche della Seconda guerra mondiale e dei suoi episodi, dove il cinema viene piegato alle ambizioni propagandistiche di questo o di quello, la visione di “L’uomo che verrà” offre lo stesso sollievo di una boccata di aria fresca a chi si sente soffocare. Rigoroso, emozionante, onesto, appassionato, il film di Diritti sa coniugare lucidità morale e lettura storica con uno stile insolito per il cinema italiano, di elegante e non ostentata classicità. Da vero (e grande) regista.
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Haiti, se il terremoto scuote l’inferno creato dal potere
Le proporzioni apocalittiche dell’immane tragedia che ha percosso senza pietà l’isola di Haiti e la sua gente lasciano senza fiato, sgomenti. Una rabbia impotente ci assale di fronte alla terribile ingiustizia di una natura che colpisce con il vertice della sua brutalità l’indifesa sofferenza dei più poveri, dei vinti. Dalle nostre fibre più intime sorge una ribellione all’idea che qualcuno possa avere la tentazione di appellarsi alle ineffabili ragioni del trascendente. Un terremoto di tale intensità probabilmente travolgerebbe anche le precauzioni antisimiche del più ricco dei Paesi, ma per i poveri che consumano la vita nella tragedia di un esistenza senza dignità e giustizia
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Caccia al nero, il nostro futuro: un inferno di menzogne
Il futuro in cui siamo già immersi comincia nella piana di Gioia Tauro: a Rosarno in provincia di Reggio Calabria (un’autentica guerriglia urbana è ancora in corso), come a Castel Volturno e a Reggio stessa, dove la ’ndrangheta ha voluto intimidire i magistrati con un attentato alla procura generale. Il futuro comincia a Rosarno perché i principali problemi della nostra civiltà si addensano qui: le fughe di intere popolazioni dalla povertà e dalle guerre (guerre spesso scatenate dagli occidentali, generatrici non di ordine ma di caos); le vaste paure che s’insediano come nebbie, intossicando la vita
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Piazza Fontana, la strage che doveva arrestare la sinistra
Quarant’anni e nessun colpevole. Malgrado 17 morti, 88 feriti, 7 processi. I numeri della strage di piazza Fontana sono cristallizzati nella memoria, scolpiti nel marmo delle lapidi e nelle cerimonie di chi non vuol dimenticare il boato che alle 16.37 di venerdì 12 dicembre 1969 sprofondò Milano e l’Italia nel terrorismo delle stragi. Sette chili di esplosivo militare ad alto potenziale devastarono la Banca Nazionale dell’Agricoltura a due passi dal Duomo. I primi a finire nel mirino, gli anarchici. Pietro Valpreda attenderà anni prima di essere assolto mentre Giuseppe Pinelli, volato dal quarto piano della questura, è morto innocente e senza processo.
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Reduce da Gaza: sparare a tutto non è guerra, è stupro
«Ma perché non è questione di ordini. Nessuno mi ha mai detto: spara a qualsiasi cosa si muove, se è questo che intendi: spara indipendentemente da tutto. Ma neppure mi è stato detto di sparare solo davanti a una minaccia reale, nel senso – una minaccia che hai verificato, un terrorista che esiste davvero. E alla fine, è tutto qui, nel senso: questo equivoco, no?, questo Goldstone, e tutta la storia, nel senso – il diritto di guerra. Non spari se sei minacciato, ma se ti senti minacciato. Cioè, non il pericolo reale: il pericolo percepito. Spari se hai paura. Tutto qui.
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Assassinati per venderne il grasso all’industria cosmetica
Dalla temuta leggenda, all’agghiacciante realtà. Da circa trent’anni, in Perù una banda di killer seriali avrebbe ucciso almeno 60 contadini delle regioni di Huanuco e Pasco, a 450 chilometri al nord est di Lima, per estrarre dai loro corpi grasso da vendere, a 15.000 dollari al litro, ad aziende europee che lo utilizzavano per fabbricare prodotti cosmetici. Lo hanno sostenuto, nella loro confessione, quattro arrestati. Due, si è appreso solo ora, erano stati bloccati il 3 novembre scorso mentre si apprestavano a ritirare alla Posta un involucro di plastica con dentro il grasso di un contadino assassinato lo scorso settembre.
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Milano, la strage e il poliziotto che voleva sventarla
Non voglio fare qui la recensione di un libro che pure lo meriterebbe – ci sono altri spazi e altri momenti – però mi piacerebbe ricordare assieme ad Antonella Beccaria e Simona Mammano, autrici di “Attentato Imminente”, edizioni Stampa Alternativa, una delle figure più belle e ancora poco note della brutta storia dei misteri italiani. Si chiamava Pasquale Juliano ed era un comissario di Polizia, il capo della Squadra Mobile di Padova. È l’uomo che quasi un anno prima che avvenisse la strage di Piazza Fontana aveva scoperto la pericolosità della cellula veneta di Ordine Nuovo.
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Pio La Torre spiato dai servizi fino alla vigilia dell’agguato
Pio La Torre, l’eroe siciliano della lotta contro la mafia trucidato in un agguato a Palermo il 30 aprile 1982, fu spiato a lungo dai servizi segreti: l’uomo che lottava contro i clan imponendo l’istituzione del reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni degli affiliati a Cosa Nostra, fu tenuto sotto sorveglianza per molti anni da apparati di sicurezza dello Stato, fino alla vigilia dell’imboscata che gli costò la vita. Coincidenza inquietante? Lo ha ribadito l’8 novembre Giovanni Minoli, presentando su “Rai Storia” uno speciale su La Torre, nel quale numerosi testimoni rievocano le clamorose battaglie del leader comunista siciliano