Archivio del Tag ‘strage’
-
La guerra mondiale dei Quattro (farabutti) dell’Apocalisse
La minaccia di bombardare la Siria anche senza mandato delle NU ha almeno due scopi: 1) saggiare la capacità/volontà di reazione di Russia e Cina; 2) presentarsi alla conferenza di pace sulla Siria col colpo in canna. La messa in scena degli attacchi col gas è successiva e strumentale a un piano più ampio preparato sin da luglio rivelato da Foreign Policy. Siamo alle manovre preliminari alla battaglia, quando il condottiero cerca di conquistare una posizione più favorevole sul campo, dalla quale sparare più agevolmente sul nemico allo scoperto e, in questo caso, arrivare da una posizione di forza alla conferenza di pace – se si farà – per la Siria. Dopo aver cercato inutilmente una risoluzione favorevole nelle NU, vista l’opposizione russa e cinese, dicono che si possa fare a meno della benedizione onusiana e, per questo scopo, si sarebbero accontentati anche solo del cuore della pubblica opinione, come avvenne per bombardare Belgrado, infettando le coscienze degli europei con una massa di false notizie.
-
Lavrov: chi teme la pace non esita a uccidere i bambini
Perché proprio adesso la strage con le armi chimiche, che secondo le Ong avrebbe fatto almeno 350 morti – tra cui molti bambini – alla periferia di Damasco? Forse, per sabotare la conferenza di Ginevra in programma tra gli Usa e il principale protettore della Siria, la Russia: conferenza che, ammette il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, si sarebbe tenuta a settembre, ma ormai sembra destinata ad essere cancellata dal rumore delle armi, dopo che Obama ha dichiarato che il regime di Assad avrebbe “oltrepassato la linea rossa” rappresentata dall’uso di armi di distruzione di massa. Vero? «Non esistono prove». E, mentre Damasco smentisce facendo leva sulla ragione («Non siamo pazzi, abbiamo addosso gli occhi del mondo: come potremmo commettere un autogol simile?»), lo stesso Lavrov precisa un dettaglio che i media occidentali trascurano: anche se Obama sostiene di poter attaccare la Siria senza l’ok delle Nazioni Unite, gli osservatori Onu a Damasco non hanno neppure il mandato per scoprire chi sia stato, davvero, a compiere la strage.
-
L’inferno neoliberale: la peggior colpa del genocida Videla
Jorge Rafael Videla, il dittatore argentino dei 30.000 desaparecidos, muore in carcere da sconfitto, da ergastolano, da genocida. Come ha detto Estela Carlotto, la leader delle nonne di Plaza de Mayo, «era un uomo disumanizzato» ed è fin troppo semplice applicare a lui la categoria arendtiana di “banalità del male” di chi mise metodicamente in atto un sistematico piano genocidiario, tendente al sequestro di persona di massa, al furto di ogni bene mobile e immobile delle sue vittime, all’assassinio e alla sparizione di persone. Lasciò i figli senza genitori e i genitori senza figli. Ciò succede in molte guerre di sterminio, ma a Videla e ai suoi non bastava. Perciò, peculiarità creola dell’orrore, volle che i morti restassero senza nome, i desaparecidos, e i vivi – i figli di questi, spesso appena neonati – restassero senza identità. Le puerpere venivano lasciate in vita solo fino al parto e centinaia di bambini furono smistati a caso «per salvare la società occidentale e cristiana».
-
La voce del padrone, da Bava Beccaris a Bini Smaghi
Galileo? Un cretino: in effetti non è la Terra a orbitare nello spazio, ma il Sole. Ergo, «l’austerità non è una scelta dettata dalla Banca Centrale Europea». Del resto, lo sanno tutti: Bruxelles e Francoforte sono istituzioni umanitarie. Se ora si è passati alla frusta, la responsabilità è tutta dei governi e della loro incapacità di «introdurre le riforme strutturali capaci di aumentare il potenziale di crescita delle loro economie». A sostenenerlo non è un umorista, ma il fiorentino Lorenzo Bini Smaghi, banchiere centrale europeo fino al 2011 e ora “visiting scholar” ad Harvard e presidente di Snam Rete Gas, nel libro “Morire d’austerità. Democrazie europee con le spalle al muro”. Come dire: Tolomeo rivisitato nel 2013 e doppiato dalla voce del mitico generale Fiorenzo Bava Beccaris, l’uomo che a Milano nel 1898 non esitò a sparare sulla folla degli affamati, facendo a pezzi più di 500 persone. Colpa loro, probabilmente, anche in quel caso.
-
Boston, cronaca di una strage annunciata: prove generali?
Bombe assassine, ma in apparenza senza uno straccio di movente. E due attentatori-fantasma venuti dal nulla, non credibili e comunque messi subito a tacere: uno ucciso, l’altro impossibilitato a parlare. Tutto attorno, il caos: per ora, non regge nessuna ricostruzione dei fatti. Nettissimo invece il risultato politico: una grande città terrorizzata e messa in stato d’assedio per una decina di giorni. Gli attentati di Boston sono la “prova generale” di qualcosa che si va preparando da tempo? Lo suggerisce il programma dei 30.000 droni destinati a pattugliare il cielo degli Stati Uniti, dice Giulietto Chiesa. Obiettivo: non solo abbattere i terroristi in ogni parte del mondo, ma anche sorvegliare l’America in nome della sicurezza dei cittadini. L’aspetto più inquietante? L’immediata cortina fumogena del mainstream: è quella delle grandi occasioni, dall’attentato a Kennedy fino all’11 Settembre. A proposito: il terrore di Boston ha sovrastato l’altra notizia-bomba del giorno. Obama, rivela il “New York Times”, ha formalmente seppellito la verità sulle Twin Towers.
-
Siamo già in guerra, ma speriamo tocchi prima a loro
C’è una guerra in atto. Terroristi in giacca e cravatta fanno annunci, programmano azioni di carta e mietono vittime. Barclays, Deutsche Bank e Jp Morgan hanno investito massicciamente nel settore delle commodities agricole, negli ultimi anni, per sfidare Goldamn Sachs e Morgan Stanley: queste cinque banche controllano il 70% degli scambi sui prodotti agricoli in tutto il mondo. Dall’oggi al domani, questi terroristi da 800.000 dollari l’anno possono decidere di mandare a puttane 40 milioni di persone in un botto solo, e l’hanno già fatto alltre volte. Milioni di persone, nei paesi poveri, vedono il prezzo dei prodotti alimentari salire alle stelle, e si trovano in crisi senza neanche sapere perché. E la loro crisi non è come la nostra – dove devi rinunciare all’iphone-8 e accontentarti dell’iphone-7 per mandare sms con scritto “viva la mona” – no, la loro crisi è diversa: è che, da un giorno all’altro, non sai se mangerai oppure no.
-
Benvenuti all’inferno: oggi Bangladesh, domani Italia
Chi produce gli indumenti che indossiamo lavora per due dollari l’ora. Anzi, lavorava: perché ormai quei due dollari sono “troppi” persino in Cina, dove si fatica senza contributi, senza sanità e senza protezioni ambientali. Così, annuncia Paolo Barnard, le maggiori multinazionali mondiali del manifatturiero se ne stanno andando, dalla Cina: «Vanno in Vietnam, o altrove, dove il costo del lavoro è la metà», perché il margine di profitto delle grandi catene americane ed europee si è ridotto all’1-2%. «Pagando all’origine 2 dollari all’ora per i cinesi, non ci stanno più dentro. Dopo il Vietnam andranno in Sudan, poi faranno lavorare i bambini africani a 50 centesimi al giorno, poi i prigionieri di guerra e i carcerati gratis, poi le anime dell’inferno, e poi dovranno inventarsene un’altra». E’ un fronte spaventoso, le cui ultime notizie arrivano dal Bangladesh: almeno 300 operai sono morti nel crollo di Rana Plaza, una fabbrica fatiscente del sobborgo Dhaka di Savar, dove si confezionavano abiti per Benetton e per catene come Wal-Mart.
-
Barnard: altro che Liberazione, ci vogliono sterminare
Siamo in guerra, ma ufficialmente nessuno ce l’ha detto. Al processo di Norimberga contro la gerarchia nazista, il procuratore generale Benjamin Ferencz sancì che la guerra d’aggressione contro una nazione sovrana sarebbe stato da quel momento considerato «il crimine supremo». Bene, ci risiamo: quello che ci sta accadendo, dice Paolo Barnard, non è altro che «la pianificazione e l’esecuzione di una guerra d’aggressione guidata da Germania e Francia per distruggere nazioni, popoli, economie, e per depredare risorse, esattamente come fu la Seconda Guerra Mondiale». Amaro 25 Aprile: dov’è finita la libertà conquistata col sangue dei partigiani? Se il fiore della Resistenza fu la Costituzione democratica, ora quel documento sta diventando carta straccia. Il nemico si chiama Eurozona: è micidiale, perché priva la repubblica del potere vitale di spesa pubblica a favore dei cittadini. Norme brutali, quelle di Bruxelles, figlie dell’ideologia neoclassica: lo Stato non serve, anzi ostacola il business perché tutela il popolo. Va neutralizzato, svuotato, paralizzato. E amputato del suo potere sovrano fondamentale: la libera creazione di denaro.
-
Boston, messaggio agli Usa: guai se fate la pace in Siria
L’unico punto debole del “dispositivo” è la sopravvivenza di Dzhokhar Tsarnaev: un ragazzo di 19 anni è incontrollabile. Tutto il resto, sostiene il giornalista internazionale Thierry Meyssan, è ampiamente sotto controllo. Primo: la questione della Cecenia inibisce i russi in Siria. Secondo: lo strano attacco terroristico di Boston «è una messa in scena, mirante a posizionare il terrorismo ceceno in prima linea». Terzo: «Il mondo in cui questo caso sarà presentato determinerà la sequenza degli eventi in Siria», dove l’Occidente ha sostanzialmente organizzato – con l’imponente supporto di uomini, logistica, denaro, armamenti e intelligence – la caduta del regime di Assad per mano di una milizia multinazionale incaricata di scatenare una rivolta destinata a trasformarsi in sanguinosa guerra civile, salvo poi tentare di uscirne lasciando senza guida le truppe mercenarie rimaste sul terreno.
-
Barnard: Harvard, stragisti falsari da impiccare in piazza
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff sono due economisti Neoclassici di Harvard (Usa) che qualche tempo fa scrissero uno studio che dimostrava come le nazioni gravate dal alto debito pubblico (+ del 90% del Pil soffrono inevitabilmente un crollo economico (meno crescita). Il loro lavoro, intitolato “Growth in a Time of Debt.”, datato 2010, è stato preso a modello da tutta la tecnocrazia europea che ha imposto a Italia, Irlanda, Spagna, Grecia, Portogallo, ma anche alla Francia e alla Germania, la più devastante disciplina delle Austerità economiche nella storia dell’Europa, con risultati ormai talmente agghiaccianti da non necessitare neppure più di commenti. Alla testa dei tecnodistruttori e primo ammiratore di “Growth in a Time of Debt” sta il Torquemada delle Austerità, l’ignobile Olli Rehn, responsabile finanziario della Commissione Europea.
-
Suicidi, il cimitero-Italia creato dai criminali del rigore
Romeo, Annamaria e Giuseppe si sono uccisi uno dopo l’altro a Civitanova Marche. Come per i morti sul lavoro, non c è alcuna tragica fatalità nella strage che ha visto autodistruggersi una intera famiglia di sessantenni. Fanno bene i dirigenti della Cgil Marche a rompere il solito velo di ipocrisia che copre questa e le altre tragedie che si susseguono. Questi tre poveri morti sono vittime delle controriforma Fornero delle pensioni. Si può dire tutto quello che si vuole, ma se il lavoratore non avesse subito quella terribile condizione di non avere né lavoro né pensione a 62 anni, una età per cui se perdi il lavoro per il mercato sei già morto. Se a questa sua condizione non si fosse sommata quella della pensione di fame della moglie, e se tutto questo non si collocasse nel massacro dell’austerità, non ci sarebbe stata la terribile catena di suicidi che oggi ci lascia una rabbia tanto profonda quanto impotente.
-
La regina dell’odio che esordì rubando il latte ai bambini
Margaret Thatcher è stata una rivoluzionaria. Una rivoluzionaria che ha segnato la storia del suo paese, dell’Europa, del mondo. È stata la “Pasionaria del privilegio”, come la definì il primo ministro laburista Harold Wilson; ha smantellato pezzo per pezzo i fondamenti della democrazia, consegnandola nelle mani della parte più perversa dell’economia capitalistica, quella finanza deregolata sulla quale si è illusa di costruire le fortune di un paese che ha voluto post-industriale. Ha trionfato, ha spezzato le reni a una classe operaia che non si è più risollevata e, nonostante nell’ultimo decennio sia stato chiaro a chiunque fosse intellettualmente onesto quanto fossero d’argilla i piedi della sua rivoluzione conservatrice, muore nel suo letto come il suo amico Augusto Pinochet. Se siete precari, se vi è stata negata una scuola pubblica adeguata, se siete malati e non avete diritto a un’assistenza sanitaria pubblica degna e non vi potete permettere quella privata, se pensate che la pensione non sarà mai affar vostro, allora potete ringraziare la Baronessa.