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Linee di sangue: dominano da 2000 anni, sempre loro
Finì nelle mani dell’“odinico” Ataulfo, cognato di Alarico e sposato con una donna di origine giudaica, il tesoro che il romanizzato capo dei Visigoti aveva sottratto ai forzieri di Roma? E in quell’immane bottino (tonnellate di oro di argento, ufficialmente sparite nel nulla) c’era anche il tesoro del Tempio di Gerusalemme, che l’ebreo Giuseppe Flavio aveva ceduto a Vespasiano? E in cambio di cosa? Di un ruolo di leadership nell’impero che, più tardi, sarebbe diventato cristiano per volere di Costantino e di Teodosio, a loro volta imparentati con le “famiglie farisee” che avevano fondato a tavolino la nuova religione basata sul peccato originale, quindi sul senso di colpa, a scopo di sottomissione. Quello che pochi raccontano – rivela Nicola Bizzi – è la comune origine delle dinastie reali europee: normanni e scandinavi, inglesi e russi, casati come gli Asburgo e i Lorena, e prima ancora Merovingi e Carolingi. «Hanno retto il potere per secoli, vantando la loro discendenza (vera o presunta) con la famiglia di Cristo. E questi signori sono al timone ancora oggi».«Cosa lega tanti personaggi che tuttora reggono le redini del pianeta? Sono poche famiglie, sempre le stesse, da secoli. Sono unite da legami di sangue, ed esercitano il potere sostenendo di discendere direttamente da Gesù Cristo, o comunque dalla stirpe davidica. Ne emerge una realtà insospettabile, imbarazzante. Ne hanno trattato autori come Diego Marin e Riccardo Tristano Tuis, cogliendo alcuni aspetti essenziali. E ne ha parlato anche Paolo Rumor nel libro “L’altra Europa”, scritto con Giorgio Galli e Loris Bagnara. Secondo un dossier rimasto segreto per decenni, un’unica entità di potere – la Struttura – reggerebbe il mondo da qualcosa come 12.000 anni, attraverso imperi, Stati e religioni. La data non è casuale: corrisponde alle recenti acquisizioni della geofisica, secondo cui la Terra sarebbe stata sconvolta da una “pioggia cometaria” attorno al 10800 avanti Cristo; la seconda ondata, nel 9600, avrebbe provocato immani cataclismi e l’innalzamento degli oceani di 150 metri, fino a ridisegnare la geografia terrestre.L’importanza delle civiltà preesistenti viene regolarmente omessa, nella storiografia ufficiale, ormai messa in crisi da scoperte archeologiche come quella di Göbekli Tepe, in Turchia: un enorme complesso cerimoniale, prediliviano, interrato in prossimità della catastrofe, il Grande Diluvio. E’ lecito supporre che fu proprio l’immane calamità a spingere i pochissimi sopravvissuti a riunirsi: e i primi a farlo devono esser stati i Re-Sacerdoti, depositari della vera conoscenza, ereditata dal sistema precedente. Da loro sono convinto che derivi il ruolo delle fratellanze esoteriche, comprese quelle giunte fino ai giorni nostri, tutte riconducibili alle antiche confraternite prediluviane. Un sapere da mettere in cassaforte, all’ombra del potere che poi sarebbe stato esercitato da certe grandi famiglie? Sempre le medesime, peraltro: e tutte convinte delle loro origini giudaiche (vere o presunte). Ma quelle famiglie sono sempre state segretamente contrastate, lungo i millenni, da altre famiglie, a loro volta provenienti da un’ascendenza altrettanto antica: per esempio quella eleusina, cioè titanico-atlantidea.Si tratta di famiglie rivali, rispetto a quelle al potere. Famiglie di cui nessuno parla mai. Sono convinte di discendere dalle 8 tribù sacerdotali di Eleusi, che la tradizione descrive come investite direttamente dalla dea Demetra, di origine titanica, comparsa a Eleusi (alle porte di Atene) nel 1216 avanti Cristo. Da lì sarebbero nate le origini di molte nobili famiglie dell’aristocrazia europea, che hanno conteso il potere (e continuano a farlo tutt’oggi) alle linee di sangue dominanti. Intendiamoci: non si capisce una cosa se non si conosce l’altra, visto che si tratta di due aspetti complementari. Certo, gli antagonisti vengono regolarmente oscurati: perché considerati molto scomodi. Ma, tralasciando per il momento Eleusi e quindi la filiera antagonista, rispetto alle famiglie al potere negli ultimi due millenni, è proprio di quelle che parla Diego Marin in libri come “Il segreto degli illuminati” e “Il sangue degli illuminati”. Sintetizzando molto, il ricercatore cita le famiglie Odiniche, Olvunghe, Pseudo-Despósine, Farisaiche, Machiriche e Chionite. In altre parole: tutti i regnanti europei saliti al trono dalla fine dell’Impero Romano a oggi, più le famiglie di potere collaterali che hanno nominato Papi e cardinali, tenendo le redini economico-politiche di tutte le nazioni europee.Le Famiglie Farisaiche, in particolare, sarebbero originarie dell’area siro-palestinese (Giudea, Galilea): un ceppo arrivò a Roma al tempo delle guerre giudaiche, sotto Nerone. Le Famiglie Odiniche – in parte, secondo una loro diramazione – sarebbero riconducibili al sacerdozio del dio nordico Odino; una linea parallela le collegherebbe anche al Vicino Oriente: sta lì, infatti, la chiave di comprensione della maggior parte del problema. Erano “odinici” i Visigoti, e anche gli anglosassoni (di cui non c’è bisogno di sottolineare l’importanza). In maniera un po’ mitologica, gli alberi genealogici “odinici” vengono fatti convergere su un certo Rohes, che alcuni testi identificano come un Re-Sacerdote di Odino che sarebbe vissuto in Danimarca nel IV secolo dopo Cristo. All’epoca l’Impero Romano era in crisi terminale, tra le feroci persecuzioni che i cristiani infliggevano ai seguaci degli altri culti. Rohes era il padre di Cattarico, a sua volta padre del condottiero Marcomero.Attenzione al ramo femminile: la compagna di Marcomero sarebbe stata Frothmund, figlia di Fridholin. E soprattutto: Frothmund sarebbe stata discendente di quel pesonaggio passato alla storia come Giacomo il Giusto, fratello di Gesù Cristo. Vero o no? Questo è relativo: perché, proprio fregiandosi di questa genealogia (vera o presunta), queste famiglie – poi convertitesi formalmente al cristianesimo – hanno esercitato il loro dominio. Della storicità di Cristo parlano alcune pagine di Giuseppe Flavio, ma probabilmente sono interpolazioni, semplici aggiunte operate da monaci cristiani nel V-VI secolo per tentare di dimostrare la consistenza storica di una figura che, se è esistita, era probabilmente molto diversa da come è poi stata presentata dalla religione costruita a tavolino da personaggi come San Paolo, Giuseppe Flavio e il filosofo Seneca. Quello che conta è che quelle famiglie dominanti hanno costruito il loro potere sulla presunta discendenza dalla famiglia del Cristo o dalla Stirpe di Davide.C’è poi un altro ramo: Diego Marin le chiama Famiglie Olvunghe (a cui avrebbe appartenuto, per esempio, Guglielmo il Conquistatore). Sarebbero una diramazione delle Famiglie Odiniche, fiorita quando si proclamò Re dei Visigoti il celebre Ataulfo (letteralmente “Nobile Lupo”: proveniva da un clan totemico). Ataulfo originario delle steppe degli Unni. Era cognato di quel criminale di Alarico, autore del sacco di Roma e dalla distruzione di Eleusi. Proprio in Alarico sta la chiave del potere di certe famiglie, assimilate agli Olvunghi di Ataulfo. Di nuovo, attenzione al ramo femminile: la moglie di Ataulfo, Maria degli Elkasaiti, vantava una discendenza diretta dalla casa reale di David (Giudea). Secondo l’umanista Giusto Giuseppe Scaligero (visstito nel 5-600), gli Elkasaiti non sarebbero altro che i discendenti diretti di Cristo e della Maddalena.Su questo mito della discendenza di Cristo e della Maddalena (non vedo come altrimenti classificarlo) si è fondata buona parte della storia medievale europea. Da lì nacquero importantissimi ordini religiosi. In parte vi affondava anche l’ideologia dei Catari. Su quel mito nacquero gli stessi Templari. E nasce il cristianesimo “giovannita”, a lungo contrapposto al cristianesimo “paolino” (romano, vaticano). Sempre su questo mito sono state combattute le peggiori guerre, sia visibili – fra eserciti – sia sotterranee, clandestine, fra ordini iniziatici, che non hanno certo fatto meno vittime delle prime. Ora, gli Elkasaiti vengono chiamati anche Despósini: a farlo è lo stesso storico Sesto Giulio Africano. Per intenderci: sono i personaggi della storia narrataci da Dan Brown nei suoi romanzi.Cristo e la Maddalena? Lo sbarco in Provenza è solo leggendario, senza nessuna prova a supporto. Ma il mito interseca anche la figura della dea Iside: le tante Madonne nere presenti in Francia sono riconducibili a un antico culto isiaco, anche se ufficialmente vengono ricondotte alla Maddalena. Maria di Magdala, peraltro, doveva essere una sacerdotessa di alto rango, appartenente a una nobile famiglia, forse di sangue addirittura regale. In ogni caso, per secoli, in Europa il potere politico, militare ed economico è stato fondato proprio sulla presunta discendenza dalla linea di sangue del Cristo, che sarebbe sbarcata in Europa attraverso il sud della Francia. Nella realtà, invece, il cristianesimo divenne addirittura obbligatorio nel 380, con l’Editto di Tessalonica firmato da Teodosio: la più grande aberrazione giudirica che la storia ricordi, visto che l’85% della popolazione non era cristiana e, da un giorno all’altro, di vide privare di ogni diritto civile, se non si fosse forzatamentre convertita.Teodosio – ancora oggi incredibilmente celebrato come “il Grande” – fece uccidere decine di migliaia di persone. Il suo editto fu emanato proprio a Salonicco (Tessalonica), città che non lo amava affatto. L’imperatore offrì alla popolazione giochi circensi, poi fece circondare l’area dai soldati e fece e sterminare tutti gli spettatori. L’altro spietato devastatore dell’epoca, Alarico, era in combutta coi vescovi e al soldo di Teodosio. Compì il famoso sacco di Roma: dai forzieri dell’impero fece sparire tonnellate d’oro e centinaia di tonnellate d’argento (incluso probabilmente il tesoro del Tempio di Gerusalemme, quello che era stato sottratto da Vespasiano). Secondo la leggenda Alarico poi puntò verso il Nordafrica, ma in Calabria (nei pressi di Cosenza) fu colpito da febbri, forse malariche, e morì. Ufficialmente, quell’immenso tesoro non è mai più stato trovato. Ebbene: proprio questa storia poi si interseca con quella dei Templari. O meglio: con la storia di alcuni monaci calabresi (di un monastero nei pressi della presunta sepoltura di Alarico) che sarebbero stati all’origine della vera fondazione dei Templari.Le tracce di quelle strane presenze (i Visigoti e le donne di origine palestinese) non si esaurisce certo in Calabria, e neppure con la moglie di Ataulfo, di nascita giudaica. Nel VI secolo, con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’ascendenza davidica viene utilizzata – sempre per legittimare il potere dalla principessa danese Burghilde e dal sovrano burgundo Sigismondo, trisnipote di Ataulfo. Da quel matrimonio scaturisce una geneaologia sbalorditiva, nell’arco di appena 5 secoli, che include tutte le famiglie reali dei maggiori paesi europei: Danimarca, Norvegia, Svezia, Russia, Inghilterra, Normandia e Italia meridionale. Tutte famiglie di origine normanna, che si glorificano della diretta discendenza da questa stirpe, la quale – a sua volta – si fregiava di una sua ipotetica discendenza dalla presunta linea di sangue del Cristo.I Normanni regnarono su Sicilia, Campania e Calabria. In Scandinavia le dinastie reali sono ancora lì: sempre gli stessi. In Russia il potere della famiglia imperiale è stato interrotto dalla Rivoluzione d’Ottobre, ma in realtà prosegue sotto altre forme, con i suoi eredi. Poi c’è quella che, per secoli, è stata la stirpe regnante sul trono inglese. E oltre alle Famiglie Olvunghe (o Despósine), emerge un sottogruppo altrettanto importante: le famiglie che vengono definite pseudo-Despósine: cioè i Merovingi, a lungo regnanti in Francia (poi sostituiti dai Carolingi, loro maggiordomi di palazzo), nonché potentati di rango continentale come quelli degli Asburgo e dei Lorena, e i loro rami colletareli, alcuni dei quali divenuti potentissimi nel Rinascimento.Tutte famiglie, quelle, ricondotte alla figura di Meroveo, terzo re dei Franchi (popolo di ceppo germanico), poi inglobati e federati all’ecumene di Roma. I Merovingi avevano sempre vantato la loro discendenza diretta da Cristo, quindi dalla casa reale di Davide: si consideravano della stessa stirpe di sangue. Il capostipite Meroveo aveva sangue romano, perché suo padre era il senatore noto come Quintus Tarus. Ma pare che Quintus Tarus fosse un giudeo: vantava una vera e propria discendenza da Giuda di Gamala, che secondo le Scritture era il prozio del Cristo, nonché fratello di Giacobbe (il padre di Giuseppe il carpentiere, quello che la tradizione indica come il padre putativo di Gesù). Nel 6-7 dopo Cristo, proprio Giuda di Gamala aveva organizzato a più riprese imponenti rivolte anti-romane. Lo stesso Giuseppe non era “falegname”: se è esistito era probabilmente un costruttore, detentore di segrete conoscenze costruttorie, muratorie: e su questa presunta discendenza alcune fratellanze iniziatiche hanno fondato il loro potere.La stessa famiglia di Giuseppe, quindi, a sua volta viene fatta discendere dalla casa reale di Giudea. E tutte le famiglie, anche quelle poi chiamate Olvunghe-Despósine (più le pseudo-Despósine, più quella di Guisa) si sono sempre richiamate, nella loro mitologia familiare, alla Stirpe di David, linea di sangue che riconduce al mitico Re David. E’ vero, tutto questo? Non è vero? Poco importa: quel che conta è che ci credono. E in nome di questa convinzione hanno sempre dominato il mondo allora conosciuto, cioè l’Europa, e continuano tuttora a farlo. Poi ci sono altri ceppi, ad esse intersecati: per esempio le Famiglie Farisaiche. Il loro arrivo in Europa risale a Giuseppe Flavio, nato Josef Ben Matityahu. Era un sacerdote ebraico di altissimo rango, nomché comandante militare nelle guerre giudaiche scatenate da Nerone per tentare di sedare le continue sommosse in Palestina. Nerone si illudeva di risolvere la cosa in pochi anni, coi soldati: invece venne ucciso nell’ambito di congiure relative a quelle guerre, poi vinte da un generale, Tito Flavio Vespasiano, futuro imperatore (appartenente alla Gens Flavia).Alla fine, Vespasiano riuscì a conquistare Gerusalemme, distruggendo il Tempio e portandone il tesoro a Roma. In una delle ultime roccaforti ebraiche resisteva Josef Ben Matityahu (non ancora ribattezzato Giuseppe Flavio), che chiese di conferire a porte chiuse con il generale Tito-Vespasiano. Giuseppe Flavio si arrese a Roma e venne inspiegabilmente adottato dalla Gens Flavia: venne adottato da Vespasiano come un figlio. In cambio di cosa? Di un enorme quantitativo di oro, probabolmente una parte del tesoro di Gerusalemme (messa in salvo da alcuni sacerdoti prima dell’irruzione dei romani). A Vespasiano, l’oro interessava per comprarsi l’elezione a imperatore: si trattava di ottenere non solo i favori delle legioni, ma anche quello del Senato, che avrebbe legittimato il suo avvento al soglio imperiale. Così, insieme a Giuseppe Flavio arrivarono a Roma altre famiglie sacerdotali, sempre provenienti dalla Giudea.Questi leader ebraici facevano parte dell’accordo: non solo si garantirono la salvezza (dal carcere, dalla crocifissione), ma si guadagnarono anche la fiducia della casa imperiale, l’adozione da parte del casato dei Flavii e la concessione di grandi ricchezze (ville, enormi poderi). Ebbero anche una discendenza: assunsero nomi romani, da cui poi discesero personaggi come Costantino e Teodosio. Si erano fatti adottare con una precisa missione politica: mettere le mani sull’Impero Romano. E lo hanno fatto. Come? Creando a tavolino la nuova religione. Lo fecero con la complicità di una rete molto estesa, che poi si riconduce alla Struttura citata da Paolo Rumor. Diego Marin riporta per esteso la lista completa dei documenti di Rumor. E dimostra che il personaggio che i testi storici identificano come il padre di Paolo di Tarso è indicato come appartenente alla Struttura.Cittadino romano di religione ebraica, proveniente da Tarsus in Cilicia (Anatolia), poi convertitosi ufficialmente al cristianesimo, Paolo creò quello che poi divenne il cristianesimo politico. Era molto diverso dal cristianesimo delle origini, giovannita, che si riconduce al Catari, ai Templari, a quelle linee di sangue. Ebbene, le Famiglie Farisaiche svilupparono proprio il cristianesimo “paolino”. Si badi: Paolo agiva in sintonia con Giuseppe Flavio. Quando Paolo (vero nome, Saulo) venne arrestato dai romani, chiese di essere processato a Roma: gli spettava di diritto, essendo cittadino imperiale. Così, chiese udienza all’imperatore. Giuseppe Flavio (che era già stato adottato, ma in quel momento si trovava in Palestina) tornò immediatamente a Roma per perorare la causa dell’amico Paolo di Tarso. E ruscì a farlo liberare, prosciolto da ogni accusa.Paolo era anche in combutta con il filosofo Seneca: tra i due esiste un carteggio, che incredibilmente gli storici considerano apocrifo. Dimostra come Seneca e Paolo fossero in piena sintonia, da anni, per pianificare una religione finalizzata al dominio delle masse, quindi fondata sul peccato originale (dunque sull’asservimento, sul senso di colpa). Di fatto, la nuova religione ha decretato la fine dell’Impero Romano d’Occidente e il controllo, per un altro millennio, del Medio Oriente. E’ il vettore che ha portato all’affermazione diretta delle linee di sangue che discendono dai Flavii. Gli stessi Carolingi, regnanti dopo la morte di Dagoberto II, ultimo dei Merovingi, vengono ricondotti alle Famiglie Farisaiche, discendenti di quel ramo della Gens Flavia originato da Giuseppe Flavio. Infine, si segnalano le Famiglie Machiriche e Chionite, da cui discendono direttamente i Rockefeller e i Rothschild. In sostanza: tutto il potere al comando in Europa, dall’Impero Romano fino ad oggi, è basato su un esiguo ceppo di famiglie che hanno sempre vantato una discendenza diretta dalla ipotetica linea di sangue del Cristo o comunque dalla stirpe reale di Davide.(Nicola Bizzi, estratti dalla trasmissione “Il Sentiero di Atlantide”, dal 5 settembre 2021 disponibile sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti).Finì nelle mani dell’“odinico” Ataulfo, cognato di Alarico e sposato con una donna di origine giudaica, il tesoro che il romanizzato capo dei Visigoti aveva sottratto ai forzieri di Roma? E in quell’immane bottino (tonnellate di oro di argento, ufficialmente sparite nel nulla) c’era anche il tesoro del Tempio di Gerusalemme, che l’ebreo Giuseppe Flavio aveva ceduto a Vespasiano? E in cambio di cosa? Di un ruolo di leadership nell’impero che, più tardi, sarebbe diventato cristiano per volere di Costantino e di Teodosio, a loro volta imparentati con le “famiglie farisee” che avevano fondato a tavolino la nuova religione basata sul peccato originale, quindi sul senso di colpa, a scopo di sottomissione. Quello che pochi raccontano – rivela Nicola Bizzi – è la comune origine delle dinastie reali europee: normanni e scandinavi, inglesi e russi, casati come gli Asburgo e i Lorena, e prima ancora Merovingi e Carolingi. «Hanno retto il potere per secoli, vantando la loro discendenza (vera o presunta) con la famiglia di Cristo. E questi signori sono al timone ancora oggi».
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La nostra paura è il loro cibo, ma sanno che perderanno
Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).E tutto questo, ovviamente, allo scopo di poter somministrare “il cocktail servito nei peggiori bar di Caracas”, come lo chiama Giovagnoli, che precisa: non crediate che quel siero (che hanno il coraggio di chiamare “vaccino”, calpestando la storia della scienza) fosse il vero obiettivo, economico, di tutta la faccenda. Macché: quella è gente che, i soldi, li stampa. Il vero scopo, di tutto questo orrore? Sempre lo stesso: spaventarci per annichilirci, depotenziarci come essere umani, toglierci il sorriso (con le mascherine) e isolarci, ormai diffidenti l’uno dell’altro. E quindi: “spegnerci” il cuore. Perché l’organo al centro del nostro torace dispone di una tecnologia più sofisticata di quella del cervello, capace di emettere la frequenza che, per i “rettili” al potere, è la più temibile. Parla così, il Santone dell’Amore: e non scherza per niente. Il concetto lo va ripetendo da un anno e mezzo, ogni settimana, a colpi di dirette Facebook. Già a marzo 2020 avvertiva: state fermi, non reagite, non lasciatevi schiantare dalla rabbia per i lockdown. E’ quello che vogliono: mortificare la vostra frequenza del cuore. E dunque: sorridete, restate uniti e immergetevi nella natura.Da un mese insiste su una data: 9 ottobre. Sarà il termine entro il quale sarà ancora possibile “caricare forza”, in vista dell’azione: da parte loro, e da parte nostra. Vedrete, ribadisce: entro l’11 settembre intanto “abbaieranno” ancora, magari evocando l’obbligo (già esteso in modo ricattatorio, nei fatti, attraverso il Green Pass). E poi, a ottobre, passeranno alle vie di fatto. Cosa propone, il Santone dell’Amore? Semplice: resistere ancora, non cedere. Osserva: mentono sempre, sono quasi patetici. Si vantano dei successi della campagna “vaccinale”? Figurarsi: va così bene, la campagna, che ora farneticano di “obbligo”. Riassume Michele: prima hanno puntato sugli anziani, spaventandoli e mandando in giro un commissario vestito da generale. Poi hanno provato con i meno anziani, ma non ha funzionato. E dato che il tempo stringe, ora allungano gli occhi (e le mani) sui minori, sui bambini. I ragazzi li hanno intrappolati sfruttando la loro naturale esuberanza: la doppia dose per riconquistare la pizzeria, la discoteca, la palestra. I loro idoli, cantori della libertà? Tutti improvvisamente muti: non un cantante che abbia osato aprir bocca per denunciare il sopruso.Ora siamo al capolinea: la scuola “mascherata”, oppure “vaccinata”. I bambini? Per noi sono il futuro, per i “rettili” invece sono soltanto numeri: quelli oggi preziosi per rendere finalmente meno incresciosi i numeri della profilassi zootecnica a base di pozioni geniche sperimentali. Di qui l’appello alle madri: resistete, proteggeteli, e un giorno vi ringrazieranno. E’ gente pericolosa? Certo, risponde Giovagnoli. Ma li avete visti, in faccia? Non hanno emozioni. Sono come i rettili, quelli veri: per sopravvivere devono macinare carne. Loro non sono come noi, vivono in una frequenza fredda. Hanno bisogno della nostra paura: se ne nutrono. La nostra sofferenza è il loro cibo, da sempre. Il peggior torto che si può fare loro? Sorridere, mostrarsi felici. Indifferenti alle loro malefatte, e sempre più uniti e solidali, cioè amorevoli, cioè forti. Altra ricetta non esiste: ed è quella che i “rettili” temono davvero, come dimostra la loro ostinazione nel tentare di atterrirci.Resistenza? Sì: anche se ha un costo. Il treno col Pass? Non lo prendi. I locali che lo pretendono? Li boicotti. La scuola? La abbandoni. Notizie: c’è un’Italia (bannata dai media) che sta letteralmente insorgendo. Non in piazza, in silenzio: costruendo alternative. Genitori che si attrezzano con l’home schooling, insegnanti disponibili a trasferirvisi, medici disposti a cure “clandestine”, di fronte all’aut-aut ospedaliero o alla radiazione. Già il Piemonte avverte: non riusciremo a “inocularli” tutti, dunque rischiamo di chiudere pezzi di sanità per mancanza di personale. Le parole di Michele Giovagnoli sono pacifiche, ma non innocue: sono rivoluzionarie. Ricordano quelle del Sessantotto? Allora s’era in anticipo sui tempi, che oggi invece sarebbero maturi: perché i “rettili” hanno definitivamente gettato la maschera, non fanno nemmeno più finta di stare dalla nostra parte. Un italiano su tre sta facendo resistenza civile, uno su due non bada più alle vomitevoli menzogne dei media e alle ciance degli straccivendoli della politica.Solo un pazzo (o un cieco) potrebbe non vedere quello che sta accadendo: si ventila il ricorso alla coercizione, alla sopraffazione totalitaria. Che motivo ci sarebbere, per arrivare a questo – si domanda Giovagnoli – se il potere stesse davvero vincendo? La verità è l’esatto opposto: stanno perdendo, e hanno una paura matta di dover rinunciare a dominarci. Sanno che, per loro, il grande pericolo è il nostro risveglio: che sta avvenendo, anche grazie all’inaudita e velocissima progressione delle loro violenze. E’ grande, l’Italia che resiste: è fatta anche i poliziotti e pompieri che si fanno fotografare mentre pranzano all’aperto, fuori dalla mensa, insieme ai colleghi che ne sarebbero stati esclusi perché privi di Green Pass. Giovagnoli emoziona, e si emoziona: come nessun politico e nessun leader di nessun movimento, da millenni. Come se la politica stessa – tutta – fosse finita nella spazzatura, tra i rifiuti della storia e dell’evoluzione umana.Ci siamo, ripete: è la nostra grande occasione. Il momento è arrivato: stavolta saremo noi a tirarlo, il calcio di rigore. Costruendo un altro mondo, alimentato dall’amore: cioè l’energia solare che ci chiama dal cosmo. Per essere liberi e finalmente vivi, sapendo che – se sei arrivato fin qui – indietro non potrai tornare. Mai. Perché ora l’hai capito, con chi hai davvero a che fare. Hai capito che l’arcaico “rettile protozoico” ha paura di te, del bene che hai già iniziato a fare. Vede che non riesce più neppure a ricattarti con la miseria mensile dello stipendio. Gli serve altro: il tuo terrore. E vede che non funziona più, nemmeno quello. Gli scossoni saranno forti: Michele Giovagnoli non se lo nasconde. Se la politica meno peggiore punta ancora a recuperare i dormienti, lui è oltre: tempo perso. Se questa umanità continuerà a svegliarsi, è il sottinteso, riscriverà le regole. Ne ha bisogno, il mondo, di nuove regole? Eccome. Le si invoca inutilmente da secoli, da quando è comparsa la democrazia formale. Tutta preistoria, anche quella: se le persone si riconoscono e si abbracciano, dice Michele, il sistema trema e minaccia. Ed è esattamente quello che sta accadendo. L’ultimo latrato, prima del crollo e del cambio di paradigma.Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).
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Bibbia, Uap e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino
Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato. Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civilità evolutissime. Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica, in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza.
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Bizzi: aiuti Usa, ma solo se l’Italia torna alla democrazia?
Riuscirà Matteo Salvini a inceppare il programma sempre più spaventosamente repressivo del governo Draghi, magari costringendo Mattarella a mettere in piedi un Draghi-bis, dal respiro cortissimo in attesa delle elezioni anticipate e necessariamente limitato alla sola materia economica, quindi senza più l’autorità per imporre restrizioni legate alla campagna vaccinale? Se lo domanda Nicola Bizzi nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi” (di seguito, gli estratti testuali) interrogandosi sull’improvviso irrigidimento dell’ex capo della Bce: sembrava dovesse accingersi ad allentare la stretta, e invece ha evocato addirittura l’introduzione dell’obbligo vaccinale. Alludendo a fonti di intelligence, Bizzi (che vede nell’azione di Draghi l’ombra del Vaticano) riferisce di uno scontro che sarebbe avvenuto tra Palazzo Chigi e potenti entità finanziarie Usa, legate al Quantum Financial System, di cui si sa ancora pochissimo: il nuovo sistema di credito, vincolato al valore dell’oro, taglierebbe le unghie alla finanza speculativa. Ebbene: l’Italia avrebbe (per ora) rifiutato cospicui aiuti, visto che gli americani – secondo Bizzi – avrebbero preteso, in cambio, il ritorno alla democrazia e allo Stato di diritto, smantellando cioè l’intera narrativa Covid e i relativi decreti autoritari.
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Patuelli: Draghi farà la storia, epocale taglio delle tasse
Se un uomo attento e prudente come Antonio Patuelli, imprenditore e banchiere ravennate con master in usi, costumi e virtù della società e dell’economia nostrana alza il telefono per soffiare sulle vele dell’ottimismo, significa che la nave Italia sta tappando le sue falle. Lo scrive Pietro Senaldi su “Libero”, intervistando il presidente dell’Abi. Segnali di ripresa, dopo la rivoluzione copernicana che il Covid ha imposto all’Europa? «La situazione è a un bivio, siamo molto scottati dall’esperienza dell’autunno scorso, quindi prudenti. Le prossime settimane saranno decisive sotto il profilo economico e sotto quello sanitario», annuncia Patuelli, secondo cui «Draghi farà molto, in questi mesi». Insiste: «Stiamo vivendo un momento simile a un immediato dopoguerra; forse per questo sono tornati di moda i valori del grande economista Federico Caffè, maestro di Draghi, e di Luigi Einaudi. Siamo alla vigilia di una fase decisiva», che per Patuelli (lo si indovina tra le righe) si avvarrà della grande competenza dell’ex capo della Bce.
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Giovagnoli: io non ho nessuna intenzione di suicidarmi
«Non ho nessuna intenzione di suicidarmi. Ripeto: non ho proprio nessuna intenzione di lasciare questo mondo». Suona particolarmente inquietante, il messaggio che Michele Giovagnoli ha consegnato al pubblico, il 29 agosto, attraverso un video su Facebook. Ogni volta, in poche ore, le sue dirette web-streaming ormai raggiungono anche 50-60.000 persone, da quando ha intrapreso il tour “Agorà d’Amore”: una maratona nelle piazze delle principali città italiane, in cui lui – alchimista e saggista, promotore di straordinari corsi nei boschi – invita le persone in mondo gandhiano a non avere paura, a non lasciarsi spaventare dalle intimidazioni psico-sanitarie dell’establishment e a resistere alle crescenti restrizioni disposte col pretesto del Covid. La sua ricetta è la seguente: «Restare immobili, in un momento come questo: ognuno di noi deve rimanere saldo nelle sue certezze e “fermo come un larice”, la conifera alpina che sa sfidare i venti più forti». Perché evocare l’ombra del suicidio? Forse perché Michele Giovagnoli non crede affatto al suicidio della persona cui ha dedicato il suo tour: il dottor Giuseppe De Donno.
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Spassosa, l’ultima barzelletta sul conto di Mario Draghi
Una delle più gustose barzellette circolate sul conto di Mario Draghi è la seguente: l’ex banchiere centrale, poverino, non avrebbe nessuna competenza, in materia di sanità. In altre parole: di Covid, non ci capirebbe un tubo. E certo, benedetto figliolo: dopo tutti quegli anni spesi a studiare solo diavolerie finanziarie per fare la felicità dei popoli, come pretendere anche che studiasse, un minimo, il caso della Famosa Emergenza Pandemica? Quella semmai è roba da professoroni, da Premi Nobel, da menti eccelse come quella di Roberto Speranza. Credibile, no? Il problema numero uno – dal 2020 – è esattamente il Covid. O meglio: l’impazzimento generale (normativo, politico, sociale) causato dal Covid. E quindi chi piazzare, a Palazzo Chigi? Ovvio: uno che, con tutto il rispetto, di Covid non capisce una mazza. Non fa una grinza, in effetti. E’ proprio un ragionamento impeccabile, da offrire a quegli italiani che, in questi mesi, hanno seguito con crescente apprensione l’inesorabile avvitarsi degli eventi.Lockdown, coprifuoco, zone rosse. Poi, per fortuna, arriva Draghi. E cosa s’inventa? Il Green Pass. Se ce l’hai, sei libero. Se non ce l’hai, pensi di somigliare agli africani di pelle scura, nel paese di Nelson Mandela, all’epoca in cui la libertà era appannaggio dei soli bianchi. Ma non basta: visto che solo 6 italiani su 10 hanno finora accettato il grazioso ricatto, ora i giornali alzano il volume. E certo, che diamine: bisognarà pure imporlo, l’obbligo, se almeno l’80% del parco zootecnico, tra un mese, non avrà accettato di subire il fatidico inoculo. Che poi la sostanza introdotta nel corpo sia inutile (come parrebbe dimostrare Israele, con gli ospedali pieni di cittadini “vaccinati”) è irrilevante. Così come è irrilevante che gli “inoculati” restino tranquillamente contagiabili, e addirittura contagiosi a loro volta. Questo non ha impedito al Signor Mario di imporre ai medici e agli insegnanti di subire obbligatoriamente l’inoculo. Ma è vero, come dimenticarlo? Il povero Mario, di Covid, non capisce niente. Va scusato: non ha avuto tempo, per prepararsi sulla materia.Non ha avuto tempo, neppure distrattamente, di leggere i nomi dei medici – anche italiani: decine, centinaia – che il mitico Covid lo curano da casa, in pochi giorni. Avrà avuto almeno un minuto per accorgersi della strana morte del dottor Giuseppe De Donno? E’ stata sua l’intuizione – confermata addirittura dal sublime Burioni – della validità della profilassi anticorpale: e infatti si basa proprio sugli anticorpi la nuovissima terapia validata dall’Unione Europea (che notoriamente, proprio come un tempo si diceva del Duce, “ha sempre ragione”). Ora, se tutto questo non è altro che una riedizione del Truman Show, in versione comica, passi. Purché nessuno venga davvero inseguito, braccato dagli “inoculatori”, e magari minacciato – in caso di diniego – di dover rinunciare magari al passaporto, alla patente di guida. Quanto manca, davvero, alla mezzanotte? Resta un’ultima speranza: che almeno, i burloni la smettano di parlare di politica, ostinandosi a distinguere tra progressivi e regressivi. Se non altro, per una questione di estetica: di stomaco.Una delle più gustose barzellette circolate sul conto di Mario Draghi è la seguente: l’ex banchiere centrale, poverino, non avrebbe nessuna competenza, in materia di sanità. In altre parole: di Covid, non ci capirebbe un tubo. E certo, benedetto figliolo: dopo tutti quegli anni spesi a mettere a punto diavolerie finanziarie per fare la felicità dei popoli, come pretendere anche che studiasse, un minimo, il caso della Famosa Emergenza Pandemica? Quella semmai è roba da professoroni, da Premi Nobel, da menti eccelse come quella di Roberto Speranza. Credibile, no? Il problema numero uno – dal 2020 – è esattamente il Covid. O meglio: l’impazzimento generale (normativo, politico, sociale) causato dal Covid. E quindi chi piazzare, a Palazzo Chigi? Ovvio: uno che, con tutto il rispetto, di Covid non capisce una mazza. Non fa una grinza, in effetti. E’ proprio un ragionamento impeccabile, da offrire a quegli italiani che, in questi mesi, hanno seguito con crescente apprensione l’inesorabile avvitarsi degli eventi.
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I pro-vax e il complotto di oggi, annunciato 100 anni fa
Lo ammetto. Essendo un complottista, appena annunciarono il primo lockdown, la prima cosa che pensai è che volevano distruggere l’economia, e che il virus era una scusa. Ma essendo un complottista positivo, mi dicevo che non sarebbero arrivati ad imporre un vaccino a tutta l’umanità, come prevedeva Steiner 100 anni fa, né a imporre lockdown e misure restrittive a vita, come aveva previsto David Icke, il re dei complottisti. Come avrebbero fatto, mi dicevo a marzo dell’anno scorso, ad imporre un vaccino di cui sarebbero stati sconosciuti gli effetti a lungo termine? La gente non ci sarebbe cascata. E invece si sono avverate le peggiori previsioni. Il vaccino lo stanno imponendo a tutti; incuranti dello sfascio economico provocato da queste misure, i vari governi del mondo si preparano a nuovi lockdown, e nuove restrizioni che dureranno ancora anni, a colpi di varianti e di accuse ai non vaccinati di essere i nuovi untori di questa epoca.Insomma, per me la presa per il culo globale in cui stiamo vivendo è un’ovvietà. Non a caso le persone che stimo da anni, quelle con cui condivido idee, esperienze, percorsi, la pensano tutti come me. Una prima osservazione che io trovo decisiva, e addirittura dirimente, nel senso che basterebbe questo per far capire che siamo di fronte ad un immenso complotto globale, è il fatto che la cura per il Covid ci sarebbe, eccome. Attualmente, alcuni scienziati inascoltati, dicono che è sufficiente vitamina D3, vitamina C, vitamina K2, lattoferrina, quercetina, ma anche farmaci come Ivermectina e Idrossiclorochina, per curare senza problemi questo virus, a casa, senza affollare gli ospedali. Queste cure, a bassissimo costo e di efficacia dimostrata, se diffuse, renderebbero questo virus più innocuo di una normale influenza. Non è sufficiente questo dato, per concludere che i vari governi non hanno nessuna intenzione di combattere davvero il virus? Questo a me non sembra un discorso complottista, ma proprio un discorso medico. Scientifico.Le risposte sono varie. Alcuni ammettono candidamente che non ne ne avevano mai sentito parlare. Altri ti dicono che la scienza ufficiale (che dipende dalle case farmaceutiche, che finanziano le ricerche) non ha ancora accettato l’Ivermectina (ma è falso). E se gli fai notare che i 200 medici di Ippocrateorg.org (è solo una delle associazioni che hanno proposto le cure domiciliari) sono, appunto medici, e quindi scienziati (Fabio Burigana, presidente dell’associazione, si adopera per la diffusione di questa terapia, è uno scienziato molto apprezzato anche all’estero per i suoi studi) ti rispondono che queste terapie non sono validate dalla “scienza” (in realtà è falso, perché in altri paesi tali cure sono riconosciute come valide; l’India, ad esempio, vende in farmacia un Covid Kit a base di Zinco, Doxycilina, Ivermectina). Inoltre, è ovvio che nessuno abba testato a livello ufficiale la validità della vitamina C e D3, dato che sono prodotti che esistono da sempre; ma decine di migliaia di casi curati in Italia con questo metodo saranno pur un risultato scientifico. O no? No. Per il pro vax questo discorso non attacca.A questo punto cerco di capire cosa si intende per “scienziato”. Siccome si sono pronunciati contro l’utilità di questo vaccino diversi Premi Nobel e ricercatori di fama internazionale (Rault, Tarro, Montagnier, Massimo Citro, ecc.) la risposta è abbastanza sorprendente. Montagnier si è rincoglionito per l’età; Citro non ha vinto manco un Premio Nobel; Tarro ha ricevuto non so quali denunce, e via discorrendo con attacchi alla persona, non alle teorie che divulgano. Senza contare che anche Burigana, ad esempio, è un ricercatore di fama internazionale, noto nel suo ambiente per gli studi che ha portato avanti. Ma quando cito Fabio Burigana, la risposta è «Chi cazzo è Fabio Burigana?». Ora, quali sono questi scienziati di fama internazionale che promuovono il vaccino, francamente non sono riuscito a capirlo, a meno di non considerare tali Burioni, Fauci e persone famose solo per le comparse in televisione. E devo dire la verità, non sono proprio riuscito a capire il concetto di “scienza” cui fa riferimento il pro vax.Per quale motivo imporre il vaccino a tutti, e perché questo accanimento verso chi non vuole vaccinarsi? Perché solo se si vaccinano tutti, il virus sarà sconfitto, è la risposta. A quel punto fai notare che in Israele (dove erano tutti vaccinati) e in Islanda (dove la percentuale dei vaccinati era il 100 per cento) ci sono stati altri focolai, il che è la prova che il vaccino non funziona come metodo di prevenzione. Qui le risposte sono molto sofisticate, e sono di due tipi: 1) In realtà il problema è che la copertura del vaccino va da 4 ai 6 mesi e i governi dovrebbero imporre la cosiddetta terza dose dopo 4 mesi. Il fallimento della politica vaccinale quindi dipende dal fatto che le dosi dovrebbero essere somministrate con minor intervallo temporale. 2) Ad ogni modo, anche se il virus circola lo stesso, la gente si ammala meno e, se si muore, i morti sono molti meno. E gli effetti collaterali del vaccino? Soprattutto quelli a lungo termine, di cui non sappiamo nulla. Perché, se quelli a breve termine sono già evidenti, e in alcuni casi gravi molto gravi, figuriamoci quelli sul lungo periodo.In questa situazione internazionale, i principali governi del mondo sono allineati sul fronte vaccinista e pro lockdown; ora, considerato che non mi risulta che i singoli governi abbiamo mai pensato veramente al bene della popolazione, non trovate sospetto che per la prima volta nella storia dell’umanità tutti i governanti siano d’accordo per imporre le stesse misure? E che alcuni di quelli non allineati siano morti (come il presidente di Haiti, ucciso addirittura da un commando nella sua abitazione, insieme alla moglie?). Alla mia amica Solange (un tempo straordinaria studiosa di poteri occulti, ma oggi perfettamente allineata al pensiero mainstream) si scalda addirittura il cuore a sentire i discorsi di Mattarella, che invita alla vaccinazione come dovere civico e morale. Ma al centro di tutto il dibattito, al di là delle statistiche con cui si può dimostrare tutto e il contrario di tutto, c’è la scienza. E’ la scienza che ci dice che il vaccino funziona. Ed è la scienza che dice che i metodi restrittivi, come il lockdown, servono a prevenire il contagio. E chi siamo noi per contraddire la scienza?Inutile ricordare, a chi osanna la scienza, che la scienza ai tempi del nazismo spiegava con teorie di illustri scienziati la superiorità della razza ariana, ed è grazie alla scienza che si è perpetrato lo sterminio degli ebrei; che ai tempi dello schiavismo, molti scienziati dimostravano, teorie alla mano, che i neri erano inferiori ai bianchi ed erano nati per lavorare sodo, ed è grazie alla scienza che abbiamo massacrato milioni di africani che morivano durante i viaggi, ammassati nelle stive delle navi, e quelli che sopravvivevano venivano venduti, frustati, umiliati. Inutile ricordare che spesso la scienza ha dichiarato innocui farmaci rivelatisi dannosi se non addirittura mortali (ricordate il caso del Talidomide, tanto per citarne uno? Farmaco dichiarato sicuro, ma che poi, si riuscì a dimostrare, provocava aborti o la nascita di bambini malformati).Anche personaggi noti, nonostante la loro cultura, sostengono che il problema al centro del dibattito è la scienza. Il virus è il problema, e il vaccino la soluzione, scrive Beppe Servegnini in un recente articolo sulla logica del no vax. Mentre Samantha Cristoforetti dichiara beatamente che lei e la sua famiglia si sono vaccinate non perché ha acquisito informazioni che tutt’ora non ha, ma perché si fida delle istituzioni. Il reale problema, secondo lei, è «recuperare la fiducia nelle istituzioni». Mica si è informata su quello che le iniettano in corpo. Lei si fida. La situazione mi ricorda quella ai tempi di Nostradamus e Paracelso; imperversava spesso la peste, a quei tempi, ed entrambi sostenevano un cosa assai banale, ma derisa dal mondo scientifico di allora: che per non ammalarsi di peste bastava lavarsi di più e curare la propria igiene personale e quella del luogo in cui si viveva. Ma siccome la scienza non l’aveva ancora accertato ufficialmente, le loro teorie rivoluzionarie (cioè curare l’igiene) rimasero nel vuoto ancora per molto tempo.In conclusione: la logica del no vax è che il virus non sarebbe un problema (perchè le cure ci sono) e il vaccino non è la soluzione. Anche a me sembra logico affidarmi alla scienza. E infatti, non avendo elementi per capire efficacia e componenti di un vaccino, mi affido a scienziati di cui mi fido, oltre che al mio spirito di osservazione. Quello che trovo senza logica è il ragionamento di molti pro vax; non capisco di quale scienza parlano. Non capisco perché hanno paura di un virus e preferiscano veder distruggere l’economia e rischiare gli effetti collaterali di un vaccino sconosciuto, piuttosto che prendere in considerazione altre cure. Non ho proprio capito il criterio alla base dei loro ragionamenti e non credo che lo capirò mai (dò la mia spiegazione nell’articolo dedicato alle eggregore, le entità e la pandemia).E la mia amica Solange Manfredi, esperta di guerre psicologiche, che sostiene che siamo di fronte alla più grande operazione di guerra psicologica di tutti i tempi? Come si concilia questo con il suo postare continuamente i discorsi di Mattarella sul dovere civico e morale di vaccinarsi? Nulla. Impossibile – almeno per me – capire il suo pensiero, al di fuori dei suoi appelli a vaccinarsi e a rispettare il lockdown. Perché lei è un’esperta, insegna al master di intelligence, e – come consiglia un professore americano da lei citato – non parla con le menti deboli come la mia. Insomma, è la scienza a consigliarle di non parlare con gli idioti come me. E se lo dice la scienza, chi sono io per contraddirla?(Paolo Franceschetti, estratti da “La logica dei pro vax”, post pubblicato sul blog “Petali di Loto” il 22 agosto 2021).Lo ammetto. Essendo un complottista, appena annunciarono il primo lockdown, la prima cosa che pensai è che volevano distruggere l’economia, e che il virus era una scusa. Ma essendo un complottista positivo, mi dicevo che non sarebbero arrivati ad imporre un vaccino a tutta l’umanità, come prevedeva Steiner 100 anni fa, né a imporre lockdown e misure restrittive a vita, come aveva previsto David Icke, il re dei complottisti. Come avrebbero fatto, mi dicevo a marzo dell’anno scorso, ad imporre un vaccino di cui sarebbero stati sconosciuti gli effetti a lungo termine? La gente non ci sarebbe cascata. E invece si sono avverate le peggiori previsioni. Il vaccino lo stanno imponendo a tutti; incuranti dello sfascio economico provocato da queste misure, i vari governi del mondo si preparano a nuovi lockdown, e nuove restrizioni che dureranno ancora anni, a colpi di varianti e di accuse ai non vaccinati di essere i nuovi untori di questa epoca.
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Bizzi: no al regime, appello massonico di Sceusa ai giudici
Il comunicato del 6 agosto con cui l’Aifa autorizza i farmaci a base di anticorpi monoclonali? Di fatto non cambia niente: rappresenta una prima apertura, ma non è sufficiente a far decadere la campagna Covid attualmente in corso. La legge europea parla chiaro: occorre che una delle nazioni Ue adotti questa cosiddetta cura in maniera generalizzata, cioè non limitata a singole fasce della popolazione. Va adottata in modo ufficiale e con un procedimento legislativo, e l’unico paese che si sta apprestando a farlo è la Germania (c’è anche la Svizzera, che però non è nell’Unione Europea). Da Berlino mi è giunta voce che Angela Merkel – che è arrivata a fine corsa, e che mira a poltrone importanti a Bruxelles o all’Onu – starebbe portando avanti una “exit strategy” europea, seguita anche dalla Spagna. La Merkel infatti ha convocato una commissione governativa, che probabilmente terminerà i propri lavori verso metà settembre, per ufficializzare – in Germania – la terapia dei monoclonali. Sarebbe il colpo di grazia, per questa campagna di inoculazioni “eugenetiche”.In Italia quindi per ora non cambia niente, anzi: siamo alla demenza totale, con i bagnanti che, sulle spiagge, portano la “museruola” per compiere il tragitto dall’ombrellone al mare. Moltissimi italiani hanno ormai accettato questa “pseudo-nuova-normalità”. Non molti, purtroppo, hanno il coraggio di opporre una sana resistenza civile: se l’avessero fatta tutti, dall’inizio, i gestori dell’emergenza sarebbero già caduti da un pezzo. La gente vuole tornare alla normalità? Non manca molto: tra poco riavrà la “normalità” degli attentati, quelli del terrorismo cosiddetto islamico. Ve ne sarete accorti: c’è un cambio di narrazione, in corso. Quando certi giochi di potere si fanno difficili, è sempre necessario un cambio di narrativa: per tenere la gente impegnata. Il cambio di narrazione lo stanno servendo su un piatto d’argento, con l’Afghanistan: i possibili nuovi attentati (magari in Germania) serviranno a mantenere lo stato di paura, visto che ormai l’emergenza sanitaria non basta più. Evidentemente si sono accordati per soprassedere, per ora, e allentare la presa.Faranno questa “exit strategy”, che dovrebbe partire da ottobre, e la narrazione verrà semplicemente sostituita con una narrazione terroristica: vedrete che il Green Pass decadrà, perché non verranno convertiti in legge quegli aberranti decreti liberticidi, ma tenteranno di reintrodurlo per questioni di sicurezza. Dal Green Pass sanitario al Green Pass sociale, di sicurezza? Si inventeranno di tutto, pur di tenerci legati, incatenati. Ci tengo però a ricordare l’evento secondo me più significativo degli ultimi giorni. Pensate all’Afghanistan? No: di quello voglio parlare il meno possibile, perché la questione mi fa un po’ ridere. Sono tutti pronti a seguire la nuova narrazione. Gli stessi coglioni che sul loro profilo social avevano messo l’arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”, sono i medesimi che qualche anno fa avevano esibito lo slogan “Je suis Charlie”. Sono quelli sempre pronti a dire “siamo tutti questo, siamo tutti quello”. E adesso, guardacaso, stanno tutti parlando delle donne afghane.Gli italiani, parliamoci chiaro, non sanno nemmeno dov’è, l’Afghanistan: 8 italiani su 10 non hanno la minima cognizione geografica di quel paese. Gli americani anche il peggio: il 98% degli statunitensi non sa dove si trovi, esattamente, l’Afghanistan, cioè il paese del papavero da oppio. Parlando di cose serie: negli ultimi giorni c’è stato un cambio di rotta, sul fronte dei media. Merito dell’intervento di Paolo Sceusa, che è un grandissimo giurista, docente e direttore della Scuola Superiore di Diritto e Protezione dei Minori. E’ stato anche presidente del Tribunale dei Minori di Trieste, e prima ancora, di quello di Trento. Ed è un avvocato, un professore di diritto, nonché consigliere giuridico della Regione Friuli Venezia Giulia. In un video dirompente, che pochi hanno compreso fino in fondo, ha lanciato un affondo mortale alla narrazione Covid, dal punto di vista giuridico. Ha detto che il patto sociale si è spezzato, e ha invitato la magistratura a rientrare nei ranghi.Non so quanto potere abbia, effettivamente, Paolo Sceusa. Mi auguro che abbia una certa influenza, perché il suo è stato un discorso squisitamente massonico (per chi l’ha saputo leggere tra le righe). Ha dato una stoccata molto dura a certi poteri massonici italiani, in primis il Grande Oriente d’Italia, che si sono piegati a questo delirio totalitario snaturando i loro stessi ideali, che praticano ormai solo sulla carta. Sceusa si è definito un sincero libertario, nel senso pieno della parola, e ha detto che è venuto il momento di cambiare strategia. Badate: Sceusa si intende molto, di bambini, e ha capito sicuramente dove vogliono andare a parare certi criminali che già parlano di vaccinare i bambini sotto i 12 anni, e addirittura i neonati. Ebbene: il video di Sceusa ha iniziato a sortire i primi effetti. E infatti Paolo Mieli, personaggio di grande peso mediatico, in televisione ha iniziato subito a “sputtanare” i colleghi giornalisti, accusandoli di non ammettere – in pubblico – i timori e le perplessità che invece condividono, in privato, sulla campagna vaccinale.Anche Marco Travaglio, a modo suo, ha iniziato a tirare bordate contro il governo: ben venga pure Travaglio (che non mi piace) se serve a dare uno scossone. C’è dunque in atto un’incrinatura, sul fronte mediatico: una spaccatura sempre maggiore. Persino la “Repubblica” contribuisce a questa spaccatura: ben venga pure lei. E’ bene che qui cambi radicalmente la situazione, perché siamo a una dittatura conclamata. Vogliamo forse fare la fine dell’Australia? Ha fatto notizia la raccapricciante “convocazione” di 24.000 bambini in un grande centro vaccinale, completamente sottratti al controllo tutelare dei loro genitori. Clover Moore, prima cittadina di Sydney, in un tweet (che poi le hanno subito fatto ritirare) aveva scritto: «Benvenuti del Terzo Reich». E in effetti, oggi in Australia c’è una situazione veramente dittatoriale, che può far impallidire il ricordo della Germania nazista.Rammento una dichiarazione della regina Elisabetta d’Inghilterra, che fra l’altro è a capo del Commonwealth, cui l’Australia appartiene. Cinque anni fa, la sovrana disse: «La Brexit è assolutamente necessaria, perché altrimenti succederà qualcosa, al cui confronto la Seconda Guerra Mondiale vi sembrerà una passeggiata in bicicletta». Credo fosse perfettamente consapevole di quello che stava per arrivare, perché la situazione di oggi deve esser stata pianificata molto tempo fa. E la Brexit, dunque, sarebbe servita all’Inghilterra per potersi smarcare, da tutto questo (come infatti è avvenuto). Immaginate invece i paesi che sono totalmente succubi di certe politiche: quindi, datevi una svegliata e aprite gli occhi. Ora o mai più, perché – veramente – questa è l’ultima battaglia. Gettiamo più sabbia possibile negli ingranaggi di questa deriva dittatoriale. Devono soccombere, devono crollare: dobbiamo dargli la spallata definitiva. Resistenza e disobbedienza civile: informatevi, ragionate. E non fatevi distrarre dalle narrazioni afghane: concentratevi sulla lotta contro questo regime.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 19 agosto 2021 nella trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”, condotta su YouTube con Tom Bosco e Matt Martini).Il comunicato del 6 agosto con cui l’Aifa autorizza i farmaci a base di anticorpi monoclonali? Di fatto non cambia niente: rappresenta una prima apertura, ma non è sufficiente a far decadere la campagna Covid attualmente in corso. La legge europea parla chiaro: occorre che una delle nazioni Ue adotti questa cosiddetta cura in maniera generalizzata, cioè non limitata a singole fasce della popolazione. Va adottata in modo ufficiale e con un procedimento legislativo, e l’unico paese che si sta apprestando a farlo è la Germania (c’è anche la Svizzera, che però non è nell’Unione Europea). Da Berlino mi è giunta voce che Angela Merkel – che è arrivata a fine corsa, e che mira a poltrone importanti a Bruxelles o all’Onu – starebbe portando avanti una “exit strategy” europea, seguita anche dalla Spagna. La Merkel infatti ha convocato una commissione governativa, che probabilmente terminerà i propri lavori verso metà settembre, per ufficializzare – in Germania – la terapia dei monoclonali. Sarebbe il colpo di grazia, per questa campagna di inoculazioni “eugenetiche”.
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Giovagnoli: madri, tocca a voi. Vogliono i vostri bambini
Stare in mezzo agli alberi mi ha educato ad ascoltare l’aria: significa estendere la punta del cuore fino alla punta delle mani, che è quello che fanno gli alberi. L’albero non ha un cuore, e non ha neanche una mente: è una mente e un cuore fusi insieme, ha la capacità di raccogliere informazioni e, allo stesso tempo, provare emozioni. Non vi nascondo che, questa mattina, l’aria non era delle migliori: per niente. Sentivo una sorta di rilassamento: come se questo fuoco che si sta propagando (la Terra ce lo fa vedere: brucia tutto, e bruciate anche voi, dentro) si fosse assopito, si fosse dimenticato. E’ quello che vogliono: giocano al logoramento. Pian piano, qualcuno cede. Ci sono mamme che cedono, perché i loro ragazzi non possono più uscire, vivere. E allora cedono, per garantire ai ragazzi la possibilità di avere una vita. Ci sono lavoratori che cedono, dicono: non posso mangiare sempre fuori, mi sento troppo diverso. Vogliono questo: portarci al logoramento. E per un attimo, ho detto: tira una brutta aria.
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Sangue sul Chianti: anatomia di un’Italia in emergenza
“Scarabeo”, “La loggia degli innocenti”, “Le rose nere di Firenze”: quello che non ha potuto dire apertamente, come investigatore, il commissario Michele Giuttari lo ha scritto – usando nomi di fantasia – nei suoi fortunatissimi romanzi polizieschi. Lo afferma l’avvocato Paolo Franceschetti, indagatore dell’ombra: quella da cui nascono alcuni fra i più atroci incubi italiani, tra cui i cosiddetti omicidi rituali. Spaventosi gialli in parte ancora irrisolti, come quelli attribuiti alla banda chiamata Mostro di Firenze. A un passo dalla svolta definitiva arrivò proprio lui, Giuttari, insieme al procuratore perugino Giuliano Mignini, quando i Compagni di Merende allusero al “dottore di Perugia” come possibile mandante: le acque del Lago Trasimeno restituirono un corpo, frettolosamente attribuito a quel giovane medico. Non annegato, si seppe poi, ma strangolato. Una volta riesumato e messo a confronto con le foto del cadavere ripescato, si scoprì che si trattava di due persone diverse. Il morto del lago (mai scoperto chi fosse) doveva solo servire a convincere tutti che il povero medico fosse davvero caduto in acqua, trovandovi la morte.Il colpo di genio? Far rilevare le impronte digitali alla salma, nel dubbio che fosse stato proprio lui – il dottore – a sfidare il pool di Firenze, spedendo ai magistrati alcuni macabri frammenti dei cadaveri straziati delle coppiette uccise. Bingo: quando il super-detective corse a frugare nell’archivio super-blindato dei reperti, scoprì che era stato appena saccheggiato. Le lettere-chiave, sparite. Altro avvertimento: nel cortile della questura, le gomme dell’auto del commissario erano state tagliate. Poco dopo, Michele Giuttari lasciò la polizia. E insieme al magistrato di Perugia, fu perseguitato con accuse giudiziarie pretestuose (poi sgonfiatesi, ma solo dopo aver allontanato lui e il giudice dal vero Mostro di Firenze). Oggi, Michele Giuttari è un autore di bestseller tradotti e venduti in tutto il mondo, in oltre cento paesi diversi. Un prodigioso macinatore di trame mozzafiato e di parole asciutte, esatte, precise come le indagini che ne avevano fatto un campione della polizia italiana.Un implacabile cacciatore di mafiosi, Giuttari. Criminali di primo livello, come i killer di Cosa Nostra che avevano fatto scoppiare le bombe stragistiche di Milano, Firenze e Roma, all’inzio degli anni ‘90, quando l’Italia – caduto il Muro di Berlino – “doveva” finire in pasto ai poteri finanziari che controllano l’Ue, e andare incontro alla buia morsa dell’austerity. Poteri che utilizzarono largamente tutto il marcio su cui aveva galleggiato la mitica Prima Repubblica, prospera e corrotta. Analisti e politologi, negli ultimi anni, hanno ricostruito il quadro: la demolizione dei vecchi partiti, ormai inutili e spesso impresentabili, non sarebbe mai potuta avvenire se la magistratura di Milano non si fosse “accorta”, di colpo, del dilagare del pubblico malaffare. Gli inafferrabili mafiosi? I capi storici sarebbero stati arrestati, anche quelli, ma solo dopo aver “sistemato” Falcone e Borsellino, che si erano spinti oltre, seguendo la pista dei soldi che probabilmente collegava Brooklyn e Bruxelles, magari passando anche per il vecchio Ior e gli affari di Calvi e Sindona, altri due personaggi (di taglia ben diversa) messi a tacere a tempo debito.Oggi è di moda parlare di Deep State: il punto di saldatura tra super-tecnocrati “collaborazionisti”, colletti bianchi della nuova mafia e mercenari dell’establishment al soldo di un potere apolide, quello del denaro, insieme a precisi segmenti dell’apparato statale, le “barbe finte”, gli 007 senza bandiera incaricati delle operazioni più inconfessabili. Un sottobosco che, pian piano, emerge anche dalle pagine di “Sangue sul Chianti”, ultima fatica letteraria di Michele Giuttari, che opera sul campo attraverso il suo alter ego cartaceo, il commissario Ferrara. Non un giallo politico, beninteso: trattasi di noir puro, composto – con un’orchestrazione perfetta, cronometrica e implacabile – per la gioia degli amanti di questo genere narrativo che, secondo la francese Fred Vargas, viene ormai utilizzato sempre più spesso, dagli scrittori, per “rifugiarsi” nel pretesto di una trama poliziesca. Un luogo protetto, da cui dire la loro su come va il mondo, per davvero, anche portando allo scoperto i fili invisibili che legano un assassino ai suoi insospettabili, illustri mandanti.E così, anche “Sangue sul Chianti” – un libro che letteralmente si lascia divorare, alla velocità della luce – mette in scena un teatro d’ombre in cui finiscono per muoversi affaristi di provincia e piccoli drogati, brutali spacciatori stranieri ma anche clan mafiosi con libero accesso a paradisi fiscali. Tutti retroscena perfettamente noti ai soliti apparati, quelli d’intelligence, che – lungi dall’intervenire – sfruttano la situazione: e se proprio si mette male, se cioè spunta qualche “sbirro” troppo sveglio, sono anche pronti a far scorrere il sangue, sul Chianti e non solo, magari per occultare tracce che renderebbero evidente la reale natura del gioco, non presentabile al cittadino comune che si ciba di cronaca, magari nera. Ed è quella, infatti, a dominare il libro, che sa offrire benissimo la percezione della crescente insicurezza sociale, nella Firenze del 2005, mentre l’Italia sta scivolando giorno per giorno verso l’inesorabile crisi economica che, di lì a non molto, la porterà a genuflettersi davanti alle nuove, o forse antiche divinità bancarie dell’Unione Europea.Nel fondamentale memoir “Confesso che ho indagato”, titolo che rifà il verso alla strepitosa autobiografia di Pablo Neruda, Giuttari insiste su un punto cardine: guai a delegare alla sola tecnologia il compito di risolvere le indagini, perché niente potrà mai sostituire il lampo dell’intelligenza (non artificiale) che nasce dalla sensibilità – umanissima – del poliziotto che scava nel buio, nel dolore dei parenti delle vittime e tra le pieghe della scena del crimine, attingendo anche al talento naturale da cui nascono le migliori intuizioni. Certo, occorre essere maestri nell’arte dell’interrogatorio, prima che intervenga – in modo magari maldestro e ingombrante – il protagonismo della magistratura inquirente (non altrettanto dotata, nella specialità in cui eccellono gli “sbirri” purosangue, che sanno fiutare la preda). Così, anche stavolta, gli appassionati del legal thriller e del poliziesco classico troveranno pane per i loro denti, osservando in azione gli uomini del commissario Ferrara: riconosceranno il piglio inconfondibile di indagini condotte a misura d’uomo, inclusi gli inevitabili errori, lontanissimo dagli effetti speciali di tante, recenti polizie televisive.Puntare l’uomo, marcarlo stretto, indovinargli l’anima: sapendo che la possibile cantonata è sempre dietro l’angolo, e che l’assassino potrebbe anche essere la persona di cui, da sempre, ti fidi di più. “Sangue sul Chianti” mostra, in modo esemplare, di che pasta erano fatti gli investigatori italiani della vecchia guardia, come i segugi che – in Sicilia – finirono spesso nel tragico cimitero dell’antimafia, durissima trincea dalla quale proveniva lo stesso Giuttari, messinese d’origine. Il suo ultimo noir punta in alto: lo sporco si annida proprio lassù, nel vertice della piramide, in tutte le sue declinazioni (pubbliche e private). Brillano diamanti e sfavilla il lusso, nel paradiso dorato del “Chiantishire”, che d’un tratto può colorarsi di rosso come il Sangiovese. Ma il male ha sempre bisogno di collaborazione, anche da parte della gente minuta: le debolezze umane sono in agguato ovunque, a poco prezzo. E fanno parte, anche loro, di una trama formidabile, che tiene insieme cacciatori e lepri, vivi e morti, guardie e ladri. Il piccolo delinquente, l’uomo comune che cede alla tentazione solo per una volta, nella vita. E il più pericoloso criminale tuttora a piede libero: il potere.Sbaglierebbe, chi vedesse nell’autore Michele Giuttari una specie di anarchico travestito da ex poliziotto: la severità del suo sguardo politico è la stessa di chi ha creduto, in modo incrollabile, nelle istituzioni di un’Italia risorta dalle macerie dell’ultima guerra mondiale. In tutt’altra maniera, ne dà prova anche uno scrittore come Giuseppe Genna nel thriller “Nel nome di Ishmael”, che lambisce il dramma della sparizione dei bambini: lo fa in una pagina memorabile, dedicata al “sacrificio” di Enrico Mattei come eroico edificatore civile dell’Italia democratica del dopoguerra. Se oggi – 2021, anno secondo dell’Era Covid – il paese è diventato letteralmente irriconoscibile, in fondo anche le pagine di “Sangue sul Chianti” sembrano suggerire che forse non tutto è perduto, se a far tardi la notte (anche rischiando la pelle) ci sono uomini come quelli della Squadra Mobile del commissario Ferrara.(Il libro: Michele Giuttari, “Sangue sul Chianti”, Fratelli Frilli Editore, 467 pagine, euro 18,90).“Scarabeo”, “La loggia degli innocenti”, “Le rose nere di Firenze”: quello che non ha potuto dire apertamente, come investigatore, il commissario Michele Giuttari lo ha scritto – usando nomi di fantasia – nei suoi fortunatissimi romanzi polizieschi. Lo afferma l’avvocato Paolo Franceschetti, indagatore dell’ombra: quella da cui nascono alcuni fra i più atroci incubi italiani, tra cui i cosiddetti omicidi rituali. Spaventosi gialli in parte ancora irrisolti, come quelli attribuiti alla banda chiamata Mostro di Firenze. A un passo dalla svolta definitiva arrivò proprio lui, Giuttari, insieme al procuratore perugino Giuliano Mignini, quando i Compagni di Merende allusero al “dottore di Perugia” come possibile mandante: le acque del Lago Trasimeno restituirono un corpo, frettolosamente attribuito a quel giovane medico. Non annegato, si seppe poi, ma strangolato. Una volta riesumato e messo a confronto con le foto del cadavere ripescato, si scoprì che si trattava di due persone diverse. Il morto del lago (mai scoperto chi fosse) doveva solo servire a convincere tutti che il povero medico fosse davvero caduto in acqua, trovandovi la morte.
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Covid, guarirete da casa: la tardiva verità dei mascalzoni
Giuseppe Conte lavorava col favore delle tenebre? Mario Draghi, in compenso, approfitta del solleone estivo: risale al 16 agosto la firma dell’accordo Stato-Regioni, con il quale l’indecente ministro della sanità (non a caso sempre lo stesso, dal 2019) prende finalmente atto della sensazionale notizia: di Covid si può anche morire, ma solo se si viene abbandonati a se stessi, a casa, senza cure, per giorni e settimane (Tachipirina e vigile attesa, lo storico protocollo della vergogna). Dopo un anno mezzo – e 130.000 morti, stando ai dati ufficiali – la scoperta dell’acqua calda diventa legge: se curati subito, i pazienti colpiti dalla sindrome Covid difficilmente finiranno all’ospedale. Lo avevano gridato decine di medici, per un anno, mentre i pazienti – non curati, e ormai gravi – finivano al pronto soccorso, spesso fuori tempo massimo, a ingrossare il bollettino di guerra e il tragico show inaugurato a Bergamo con la sfilata notturna dei camion militari carichi di bare. Qualcuno pagherà mai, per tutto questo?Non è finita: si scopre che i famosi farmaci monoclonali (basati sull’intuizione di Giuseppe De Donno, quella del plasma iperimmune) sono già disponibili dal 7 agosto. E non solo: il direttore dell’Aifa, Giuseppe Magrini, in un’intervista al “Corriere della Sera” (l’8 agosto) ha annunciato che il 30 settembre avrà termine la Grande Campagna Vaccinale di Massa, incentivata dalla “macelleria democratica” introdotta con il Green Pass e il Tso obbligatorio imposto brutalmente a medici, infermieri, insegnanti e studenti, da parte di un governo che ora preme anche sui bambini e, in ogni caso, vieta ai “renitenti” l’accesso a bar e ristoranti, cinema e teatri, mostre e musei, palestre, discoteche, stadi sportivi, concerti e mezzi di trasporto pubblici (per ora, i treni a lunga percorrenza). Misure che sfidano la Costituzione e irritano una parte del sistema giudiziario (Magistratura Democratica), dato il carattere pericolosamente discriminatorio, che ha spinto più d’uno a parlare di “apartheid”.A insorgere (come in Piemonte) sono gli stessi operatori preposti ai controlli, che annunciano che si rifiuteranno di effettuare le verifiche per scoprire chi è davvero in possesso del lasciapassare: l’avvertimento – pubblico – arriva da Protezione Civile, Croce Rossa, Anpas e Associazione Nazionale Carabinieri, mentre la stessa Regione Piemonte scrive al Garante della Privacy per spiegare perché gli esercenti piemontesi non intendono trasformarsi in gendarmi, rendendo grottesco un provvedimento adottato (in questi termini) solo dalla Francia di Macron, oltre che dall’Italia di Draghi e Mattarella. Sullo sfondo, i segnali in arrivo parlano chiaro: cure domiciliari, farmaci monoclonali e fine del tour de force del generale Figliuolo, che ormai intuisce prossima la soglia che vedrà il 70% degli italiani disposti a subire l’inoculo genico, impropriamente chiamato “vaccino”. Tutti indizi che lasciano presagire l’avvicinarsi della fine dell’incubo psico-sanitario inaugurato dal folle lockdown nazionale del 2020 e proseguito con zone rosse e coprifuoco.Scontata la responsabilità dei medici ospedalieri, incolpevoli, che nel marzo 2020 si calcola abbiano contribuito alla morte di moltissimi pazienti, cui fu somministrato ossigeno anziché eparina: i sanitari scambiarono per polmoniti le tante trombo-flebiti improvvisamente c comparse. Resta però il nodo – tutto politico – della questione: i corpi furono inceneriti senza esequie, e soprattutto senza effettuare autopsie, come richiesto dal ministero della sanità. Proprio la violazione di questa pazzesca disposizione permise poi, ai sanitari, di cominciare a “leggere” correttamente la patologia, trovando infine le contromisure cliniche. Con però un enorme limite oggettivo: all’ospedale finivano persone (quasi sempre anziane e già molto malate) ormai alle prese con difficoltà respiratorie acute e la compromissione grave degli organi vitali. Ai medici ospedalieri – rianimatori, in primis – fu quindi chiesto qualcosa di mostruoso: dover necessariamente scegliere chi salvare e chi no, data la marea dei ricoveri simultanei.E tutto questo, dopo che il governo Conte aveva “dimenticato” di aggiornare e comunque attuare il piano dell’Oms per l’emergenza pandemica, che avrebbe verosimilmente limitato i danni, attraverso misure tempestive e selettive. Ma peggio: nonostante la catastrofe della primavera 2020, le negligenze criminose e i reiterati avvertimenti di moltissimi medici (come quelli che ad aprile segnalarono a Speranza l’efficacia di farmaci come il cortisone, senza ricevere uno straccio di risposta dal ministro), si è continuato stolidamente – nell’ultimo semestre di Conte e nel primo di Draghi – a ignorare la scoperta dell’acqua calda, che poi sarebbe questa: se si viene curati in modo ordinario ma tempestivo, a casa, e con farmaci normalissimi, è quasi impossibile finire all’ospedale, anche se si è molto anziani. Lo dimostra il bilancio esibito dai medici-eroi dell’associazione Ippocrate: 60.000 guarigioni domiciliari su 60.000 pazienti, senza neppure un ricovero.Una verità semplicemente insopportabile – ha spiegato Massimo Mazzucco, nel reportage “Covid, le cure proibite” (nel frattempo rimosso da YouTube) – per chi aveva già deciso, da chissà quanto tempo, che dall’incubo di dovesse uscire in un solo modo: con l’inoculo del materiale genico abusivamente chiamato “vaccino”. Spiega Mazzucco: se fosse stata ammessa per tempo, in via ufficiale, l’esistenza di efficaci terapie (quella che viene ammessa oggi, con oltre un anno di ritardo), sarebbe stato impossibile ottenere dall’Ema, e quindi dall’Aifa, l’autorizzazione per i “vaccini genici”, che per legge hanno lo status di farmaci “sperimentali” fino al 31 dicembre 2023. Chiaro, no? Convalidando le cure precoci, sarebbe stato impossibile somministrare quei farmaci, non ancora testati per anni, come invece i vaccini veri e propri. Domanda Mazzucco: quante persone sono morte, nel frattempo, perché lasciate senza cure per troppi giorni e quindi ricoverate ormai tardi? Quante vittime è costato, questo scherzetto che intanto ha fruttato decine di miliardi?E a proposito di business: quello dei tamponi, finora usati come bocca della verità per quantificare i contagi, vale almeno dieci volte tanto, rispetto a quello dei “non-vaccini”. Kery Mullis, Premio Nobel per la Chimica, è l’inventore del test Pcr: ha dichiarato che, se si vuole, si scopre qualsiasi virus in chiunque. Affermazione clamorosa, che i debunker del mainstream (quelli che fanno sparire i video da YouTube) si sono affrettati a smentire in ogni modo: Mullis non avrebbe mai sconsigliato di utilizzare il tampone come cartina di tornasole per il coronavirus. Peccato che a confermarlo siano fior di medici: se si aumentano le “amplificazioni” del campione, portandole a 40-45 (contro le 20-25 consigliate) dal prelievo biologico può emergere di tutto, anche tracce di vecchie influenze, che è facilissimo protocollare come “Covid”. Il dottor Mariano Amici – 2.000 pazienti Covid curati e guariti nelle loro case, a Roma, nel giro di un anno – è diventato famoso, in televisione (fino a essere “cacciato” da Bruno Vespa) facendo risultare “positivo al Covid” un frutto come il kiwi, sottoposto a tampone.I grandi media – tutti asserviti al potere della narrazione dominante (salvo rarissime eccezioni) – hanno partecipato all’operazione psico-terroristica, incoraggiata da Conte anche con moneta sonante: per un anno e mezzo, non hanno fatto altro che amplificare il panico e silenziare chiunque annunciasse soluzioni. Negli ultimi mesi, non potendo più esibire tenebrose processioni di feretri, hanno finto di scambiare i contagi (chiamandoli “casi”) per vere e proprie patologie ospedaliere, sposando in pieno il delirio dei due governi-Covid e dei loro tecnocrati, installati nei posti di comando, a cui hanno fatto eco – ininterrottamente – i virologi televisivi nostrani (tra gli scienziati meno quotati al mondo, stando al ranking ufficiale che si basa sulla reale attività scientifica prodotta). Mai ascoltato un Nobel come Montagnier, e men che meno gli eminenti epidemiologi anti-Ebola che, attraverso la Great Barrington Declaration, già nel 2020 denunciarono la follia delle restrizioni, completamente inutili per il Covid, raccomandando invece l’unica via maestra: le terapie domiciliari sollecite.Così si è arrivati al doppio disastro: la strage sanitaria, divenuta anche umanitaria – con numeri in realtà non controllabili – e la strage politico-democratica, con le proibizioni imposte da Conte (inaudite e terribili, ma temporanee) ora trasformate nella versione di Draghi (meno drastiche ma altrettanto vessatorie, e in più a carattere potenzialmente permanente), di fronte a un ipotetico virus che – lo ha ammesso il Cdc, l’istituto superiore di sanità Usa – non è mai stato neppure “isolato” con certezza, ma solo “sequenziato”. Non a caso, infatti, il “rivoluzionario” preparato genico spacciato per vaccino, celebrato da Big Pharma come vanto della Scienza, non contiene l’agente patogeno, come invece i normali vaccini antinfluenzali: non lo contiene perché, tecnicamente, non esiste? Domanda non peregrina: il professor Stefano Scoglio, candidato al Nobel per la Medicina nel 2018, ha ricordato che lo stesso virus Hiv potrebbe non essere mai esistito, come tale.Non si tratterebbe di una frode scientifica, ha chiarito un chimico farmaceutico come Matt Martini, ma di un possibile, colossale abbaglio: le particelle molecolari oggi chiamate ancora “virus Rna”, un giorno, potrebbero rivelarsi una chimera? Ossia: impronte di materia mai davvero isolate, e “lette” come tali solo in base ad algoritmi digitali, cioè senza ordinari riscontri biologici da laboratorio? Se questa ipotesi fosse confermata, come suggeriscono alcuni scienziati di livello mondiale – aggiunge Martini – la stessa scienza potrebbe trovarsi di fronte alla storica necessità di rivedere i propri paradigmi. Ma intendiamoci: si tratta di riflessioni che in Italia hanno spazio solo su media indipendenti e minuscoli, di nicchia, subito bollati come “complottisti” da chi riesce a non vomitare di fronte allo spettacolo della menzogna offerto dall’establishment, salvo accanirsi verso chi tenta di trovare risposte, in un habitat dove la verità è diventata reato, dove i medici-coraggio come De Donno vengono trovati impiccati, e dove le cure precoci – la scoperta dell’acqua calda – arrivano solo dopo i “vaccini genici” (che non immunizzano nessuno dalla possibilità di contrarre il contagio, e di contagiare il prossimo) imposti con il disgustoso ricatto del Green Pass.Giuseppe Conte lavorava col favore delle tenebre? Mario Draghi, in compenso, approfitta del solleone estivo: risale al 16 agosto la firma dell’accordo Stato-Regioni, con il quale l’indecente ministro della sanità (non a caso sempre lo stesso, dal 2019) prende finalmente atto della sensazionale notizia: di Covid si può anche morire, ma – in pratica – solo se si viene abbandonati a se stessi, a casa, senza cure, per giorni e settimane (Tachipirina e vigile attesa, lo storico protocollo della vergogna). Dopo un anno e mezzo – e più di 130.000 morti, stando ai dati ufficiali – la scoperta dell’acqua calda diventa legge: se curati subito, i pazienti colpiti dalla sindrome Covid difficilmente finiranno all’ospedale. Lo avevano gridato decine di medici, per un anno, mentre i pazienti (non curati, e ormai gravi) finivano al pronto soccorso, spesso fuori tempo massimo, a ingrossare il bollettino di guerra e il tragico show inaugurato a Bergamo con la sfilata notturna dei camion militari carichi di bare. Qualcuno pagherà mai, per tutto questo?