Archivio del Tag ‘storia’
-
Bob Dylan: l’America è fondata sulla schiena degli schiavi
Quattro anni di saccheggi, sciacallaggio ed omicidi che han costruito lo “stile americano”. È incredibile quello che si legge in quegli articoli di giornale. Tipo la “Gazzetta di Pittsburgh”, dove avvertivano i lavoratori che, se gli Stati del Sud l’avessero avuta vinta, avrebbero preso il potere nelle nostre fabbriche, ripristinato lo schiavismo al posto delle nostra forza lavoro e messo fine al nostro stile di vita. Cose di questo tipo, c’è di tutto. E questo, prima ancora che si sparasse il primo colpo. Non stavano cercando di mandar via gli schiavi. Volevano solo evitare che lo schiavismo si diffondesse. È l’unico diritto che veniva contestato. Lo schiavismo non forniva un salario alla gente. Se quel sistema economico fosse stato autorizzato a diffondersi, la gente del Nord avrebbe preso in mano le armi.
-
Tringali: a chi conviene l’euro, la nostra grande rovina
Debito pubblico, Berlusconi e la casta, la corruzione, la mafia? Aggravanti, ma non certo la causa della crisi, nonostante le chiacchiere di chi ripete che non saremmo “capaci di stare al pari con gli altri paesi dell’Europa migliori di noi”. Ormai, sostiene Fabrizio Tringali, anche l’opinione pubblica l’ha capito: l’origine della crisi, italiana ed europea, sta tutta nell’adozione della moneta unica, l’euro, che «ha unito economie molto diverse tra di loro». Così quelle più forti, Germania in primis, hanno finito per schiacciare quelle più deboli. Verità palese, ancorché negata, anche se «le criticità dell’unione monetaria europea erano assolutamente note già trent’anni fa». Nessun mistero: se la crisi finanziaria americana esplosa nel 2007-2008 era stata ben poco prevista, quella dell’euro era invece chiaramente segnalata sui radar degli economisti. In Italia, già durante il regno di Giulio Andreotti.
-
Regionopoli: se anche il figlio di Ambrosoli getta la spugna
L’avvocato è Umberto Ambrosoli, un cognome che a Milano è molto impegnativo da portare. Umberto è figlio di Giorgio, ed è uno stimato penalista. Giorgio (lo scrivo per i più giovani) era il liquidatore della Banca Privata Italiana, ucciso nel 1979 su ordine del “banchiere cattolico” della mafia italo-americana Michele Sindona. La storia di Giorgio Ambrosoli è stata raccontata in migliaia di articoli di giornale, “speciali” televisivi, diversi libri. L’ultimo (credo) scritto dallo stesso figlio che lo ha definito «un atto d’amore per il Padre, un attestato di incondizionata ammirazione per il professionista che obbedisce solo alla Legge, un tributo all’Uomo e al Cittadino, esempio altissimo di virtù civili», e si intitola significativamente “Qualunque cosa succeda”. Ma il più conosciuto credo che resti quello scritto da Corrado Stajano (anche e molto per l’incisività del titolo): “Un eroe borghese”. Così si chiama infatti anche il film di Michele Placido che ne ha amplificato la popolarità.
-
La casta ruba le briciole: è Bruxelles a portarci via tutto
Cinquanta, sessanta miliardi di euro all’anno – la maxi-tangente imposta dall’Europa – contro le briciole dei costi della politica: partiti, Camera e Senato, Regioni e Province, Comuni italiani. Messe assieme, queste voci scompaiono: sono circa un cinquantesimo, appena il 2-3% del super-bottino dell’Unione Europea, sotto forma di Fiscal Compact, pareggio di bilancio, spending review e Mes. Il fondo salva-Stati in realtà è un forziere affonda-Stati: «I soldi sottratti alle grinfie dei Fiorito sono già destinati: e non certo a noi, ovvero allo Stato», scrive Debora Billi: «Finiranno nell’infinito calderone degli interessi sul debito, quelli con cui ci stanno strappando la pelle di dosso». Il blog “Byoblu” ha pubblicato uno sconvolgente grafico che mostra l’entità della vera “rapina” in corso. «Faccio un appello agli storici del 2100», dice Claudio Messora: «Venite a mettere un fiore sulla mia tomba».
-
Scandalo via satellite: l’Europa oscura le tivù dell’Iran
Eutelsat, che una volta era una compagnia pubblica europea e adesso invece è diventata privata, ha spento nei giorni scorsi – spento è la parola giusta – 19 canali radio e televisivi iraniani, tutti in un colpo solo. Li ha cancellati: cioè, ha cancellato l’informazione internazionale dell’Iran. Dal punto di vista tecnico, equivale a una dichiarazione di guerra. La decisione è stata presa in base a una precisa richiesta del Consiglio Superiore Audiovisivo della Francia, che non è l’Europa ma evidentemente ha molti poteri in merito, per quanto riguarda i satelliti che circolano intorno alla Terra e trasmettono i segnali su cui le televisioni iraniane avevano pagato gli abbonamenti. Se non sbaglio, nessuno fino ad ora ha dato la notizia – nessuno del mainstream, nessuno dei grandi giornali, nessuna delle catene televisive. Un ottimo esempio di come si realizza il pluralismo informativo in Occidente. E cioè: eliminando l’altra versione dei fatti.
-
Pd: le primarie del nulla, al guinzaglio dei diktat europei
Risulta praticamente impossibile prendere sul serio commentatori, alcuni con curriculum prestigioso e buona produzione scientifica, che affermano che «il Pd ha un programma innovativo», oppure che «Bersani ha superato lo scoglio delle regole sulle primarie». Si possono comprendere le dinamiche di posizionamento, sottintese a queste affermazioni, ma si deve evidenziare anche che in certi commentatori è ormai conclamata l’incapacità di capire che è finito un mondo. Quello in cui in cui, assieme al posizionamento entro il più importante partito dello schieramento progressista, si potevano negoziare spazi di autonomia politica e personale. Ricordando che, effetto dei tagli sull’onda dell’antipolitica e del potere reale sull’Italia che passa tra Bruxelles e Berlino, si stanno esaurendo anche i margini concreti per i posizionamenti di carriera tramite la politica istituzionale.
-
Post-crescita, risorse ormai esaurite: c’è vita dopo il Pil?
Se non conoscete Richard Heinberg, vi consiglio di seguire il suo ormai annoso blog “Museletter”. Richard è uno dei migliori divulgatori nel campo ambiente, risorse ed economia. Il suo ultimo post racconta della presa di coscienza del governo australiano per quanto riguarda la situazione delle materie prime. Il ministro delle Risorse ha appena dichiarato alla Tv americana “Abc” che «il boom delle risorse è finito». L’Australia è un Paese minerario, e conta molto sulle esportazioni di materie prime per la propria economia, tanto da aver molto investito in infrastrutture e porti per rifornire il mondo. La crisi globale però si fa sentire: Europa e Usa sono in flessione, di conseguenza la Cina cala la produzione industriale, e ciò si ripercuote sul commercio australiano che esporta meno metalli e carbone.
-
Barnard: padroni del nostro destino, la politica ci ascolti
Nel febbraio 2012, praticamente da solo, Paolo Barnard ha organizzato il primo summit sulla Modern Money Theory (Mmt), a Rimini. Il risultato fu sorprendente: 2.200 persone paganti giunte da tutta Italia. Nulla di simile si era mai verificato in Italia, e forse in Europa. Ora, a distanza di qualche mese, Paolo Barnard, giornalista già co-fondatore di Report ma da qualche anno confinato quasi in un esilio informativo che ne fa un raro esempio di giornalista-attivista, rilancia: a fine ottobre, prima a Rimini (20-21) e poi a Cagliari (27-28) si svolgeranno altre due conferenze. Il titolo è esplicito: “Non eravamo i Piigs. Torneremo Italia”. Relatori, Warren Mosler e Mathew Forstater, statunitensi, e Alain Parguez, francese, economista circuitista ed ex consigliere economico di Mitterrand (e quindi molto addentro alle vicende che portarono all’unificazione monetaria europea).
-
Ricchissimi e senza regole, i banchieri non pagano la crisi
Sono quattro anni che si valuta di introdurre un tetto agli stipendi dei banchieri ma fino a oggi non si è fatto nulla. Ed è molto probabile che le cose non cambieranno. L’ultima proposta in ordine di tempo è arrivata dal report Liikanen, la proposta per una regolamentazione del settore bancario europeo elaborata dal membro finlandese della Bce, Erkki Liikanen, su mandato della Commissione Europea. La bozza di riforma, presentata pochi giorni fa a Bruxelles, suggerisce, fra le altre cose, di pagare i bonus ai banchieri almeno in parte in azioni e obbligazioni della banca stessa, di modo che, in caso di fallimento di quest’ultima, i manager non percepiscano la parte variabile della loro retribuzione.
-
Debiti e default, i fondi-avvoltoio su Grecia e Argentina
La trama è quasi comica. Eppure si tratta di una faccenda tremendamente seria, tanto per le sue implicazioni finanziarie quanto per l’implicito e inquietante monito lanciato a tutti i Paesi sull’orlo di una crisi contabile. La protagonista è una nave dal nome epico ed altisonante, Libertad: misura 100 metri circa di lunghezza, vanta un pregevole design anni ’50 e possiede una valutazione di mercato compresa tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Lo scenario è il porto di Tema, in Ghana, dove l’imbarcazione è tuttora bloccata con il suo equipaggio di 220 persone dopo un’ordinanza di un tribunale locale che ne ha decretato il sequestro di fronte a un possibile pignoramento. Il motivo? Un ammontare indefinito di “tango bond” non pagati ad un creditore molto speciale: il fondo-avvoltoio (vulture fund) Nml, un veicolo d’investimento di proprietà della Elliot Capital Management, società finanziaria registrata nelle paradisiache, in senso fiscale, Isole Cayman.
-
Appello al Piemonte: non chiudete lo sportello del Bio
Si fa presto a dire “biologico”. Filiere corte, chilometri zero. Prodotti locali d’eccellenza, che – per fortuna – inondano le campagne italiane e le mille fiere enogastronomiche promosse e sostenute dagli enti pubblici. Peccato che poi ci si dimentichi che quegli stessi prodotti nascono dal duro lavoro quotidiano di contadini spesso isolati ma sempre più consapevoli del loro ruolo ecologico. Agricoltori-custodi, li chiamano, e ormai sono un network in crescita. Anche grazie all’impegno di centri di eccellenza italiana come il Crab, lo sportello piemontese dell’agricoltura biologica che ora – nell’indifferenza generale – rischia addirittura di chiudere, per mancanza di fondi. Spending review, tagli orizzontali: eppure il Crab fa girare mezzo milione di euro all’anno (economia pulita) e costa solo 280.000 euro. Ma attenzione: i due terzi della spesa sono già ampiamente coperti da progetti speciali, a termine
-
Giulietto Chiesa: come difendersi dal declino che ci aspetta
A sinistra l’ideologia della crescita, con tutti i suoi corollari, è entrata come il burro, trasmigrando dalla crescita socialista dei piani quinquennali alla crescita infinita del capitalismo totale. Non vedono la necessità di fare i conti con i “limiti allo sviluppo”. Cambiare i consumi, senza ridurli, diventerà presto praticamente impossibile. O si dimostra che questa affermazione è errata, oppure si deve affrontare la questione della decrescita. Non è soltanto una economia in crescita geometrica ad essere insostenibile, comunque la si voglia presentare. Anche un’economia stazionaria, a crescita zero, è comunque insostenibile alla lunga. Anch’essa porta, sebbene più lentamente, al confine con i limiti. Puntare a un’economia stazionaria equivale a condannare a morte il capitalismo come lo conosciamo oggi. Infatti non c’è capitalismo che non cresce e un capitalismo a crescita zero è una contraddizione in termini. Eppure nemmeno essa sarà sufficiente a evitare una catastrofe strategica.