Archivio del Tag ‘storia’
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Teodori: legge marziale e golpe di Trump contro Biden?
Mentre i sostenitori di Trump temono che elezioni (per le quali è in svantaggio, stando ai sondaggi) gli possano essere “scippate”, magari attraverso il voto per corrispondenza, gli avversari del presidente uscente evocano addirittura la possibilità di una sorta di golpe presidenziale. «Un fantasma si aggira sugli Stati Uniti a tre settimane dal voto del 3 novembre: è l’eventualità che Donald Trump, qualora si prospetti la vittoria di Joe Biden, impedisca il regolare passaggio dei poteri al nuovo presidente eletto, ribaltando così la regola istituzionale del consenso tra avversari politici che ha sempre dominato la democrazia americana». Lo scrive sull’”Huffington Post” il politologo Massimo Teodori, già deputato radicale e appassionato studioso degli Stati Uniti. «Tra i segnali di tale eventualità – afferma Teodori – v’è la dichiarazione del presidente repubblicano di non riconoscere la vittoria del democratico qualora fosse ottenuta con frode: dichiarazione accompagnata dal corollario che il voto postale (ampiamente usato nell’attuale circostanza) appare già oggi come fraudolento».
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Magaldi: violerò i divieti. Delazioni? Denunceremo Speranza
«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzanerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.«Non ho mai capito – premette Magaldi – in nome di quale virtù politica Speranza fosse stato scelto da Bersani per un incarico importante in Parlamento. Ora è addirittura ministro? Evidentemente – aggiunge – per fare il ministro della sanità devi proprio essere un mediocre passacarte: uno che non solo non ha sale in zucca, ma si fa latore delle peggiori stronzate, quando non sono nefandezze». Speranza viene da sinistra, e quindi – per Magaldi – «dovrebbe avere ogni giorno il pudore di dire “non sono comunista”, e invece ora propone l’applicazione di quella che era la peggior consuetudine nella Germania Est, ben rappresentata dal film “Le vite degli altri”, che racconta la delazione quotidiana e il controllo asfissiante sui cittadini». La stessa piaga, aggiunge Magaldi, affliggeva gli italiani anche durante il fascismo: «In ogni condominio c’era chi spifferava alla polizia politica fascista quello che facevano i condomini». Il presidente del Movimento Roosevelt non fa sconti: «Si vergogni, Speranza: l’incitamento alla delazione è una cosa schifosa e vergognosa. Il ministro, oltretutto, è passibile di denuncia: la sua è un’incitazione alla violazione della privacy (che è una cosa pesante, tutelata dalle nostre leggi)».Lungi dal negare l’esistenza dell’epidemia, Magaldi contesta radicalmente la sua narrazione “terroristica” e manipolata, a partire dalle cifre fornite, e senza dimenticare che «purtroppo, la scorsa primavera, ad aggravare il bilancio hanno provveduto anche gli errori iniziali dei medici, nella gestione dei pazienti in terapia intensiva». Oggi, continua il presidente “rooseveltiano”, si gioca ancora sulla paura esibendo la crescita dei contagiati (per lo più asintomatici), fingendo di non sapere che quel numero dipende dall’aumento vertiginoso del volume dei test eseguiti. «Mi domando: per quanto ancora si potrà continuare a raccontare alla gente che siamo insidiati da una sorta di peste nera?». Per Magaldi, la situazione – drammatica per il paese, specie sul lato economico e sociale – ha persino aspetti comici: «Mentre si procura il terrore generale, “giovanotti” non certo di primo pelo (da Briatore a Berlusconi, lo stesso Trump) guariscono dal Covid in pochi giorni, grazie a terapie che ormai esistono. Alla fine, il contrasto tra la narrazione ufficiale e la realtà dei fatti si imporrà di per sé, anche con il nostro aiuto». Certo, a pesare è anche la massa dei cittadini impauriti e rassegnati alla sottomissione: «Ogni dittatura – chiosa Magaldi – si è sempre affermata grazie alla passività dei cittadini e anche alla complicità di molti di essi».«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.
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“Il piano di Conte: 5.000 contagi e lockdown a novembre”
«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano”, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».In breve, secondo “Il Mondo Quotidiano”, Conte afferma che con i Dpcm è più facile intervenire laddove si renda necessario; ma se le strutture sanitarie non sono in affanno, «non ha senso prorogare lo stato di eccezione che il premier, a questo punto, vorrebbe infinito». Anche da questo punto di vista, il discorso di Conte non regge: «Nel caso in cui si rendesse necessario intervenire rapidamente, basterebbe una seduta d’urgenza del Consiglio dei Ministri per ripristinare lo stato d’emergenza». Secondo il blog, il vero fine di Conte è quindi quello di gestire il potere in maniera assoluta, e prepararsi a “spendere” i soldi dell’eventuale Recovery Fund. «Pd e M5S non hanno altra scelta che sostenerlo. Conte lo sa e ne approfitta per ricattarli (”o me o Salvini”)». L’attuale emergenza – sostiene il “Mondo Quotidiano” – non potrebbe esistere «senza il terrorismo mediatico attuato da giornali, Tv e scienziati compiacenti (come Burioni, Crisanti, Ilaria Capua, Lopalco) presentati come autorità nel campo della virologia quando in realtà non lo sono». Il piano di Conte sarebbe dunque quello di attuare in Italia «una dittatura personale», addirittura «come quella di Mussolini». Per ottenere questo risultato, «gli occorre procedere a passi spediti verso il lockdown».Nuovo “coprifuoco” in arrivo? Magari «non proprio come a marzo, ma chiudendo tutte le attività pubbliche, salvo quelle produttive: i cittadini saranno quindi reclusi nelle loro case, da cui potranno uscire solo per andare al lavoro». Il “Mondo Quotidiano” sottoscrive la più inquietante delle previsioni: «Tutte le attività commerciali falliranno e milioni di disoccupati dovranno essere sfamati dal governo». Conte avrebbe pensato anche a loro: «Con la politica dei bonus darà agli italiani come mangiare, proprio come se si fosse in guerra. Ma non si potrà lavorare, se non in fabbrica o negli uffici». Ed ecco il pronostico: «Per raggiungere questo obiettivo, Conte deve arrivare almeno a 5.000 contagiati al giorno». E per fare ciò «il numero dei test dovrà essere portato almeno a 300.000 tamponi al giorno (rispetto agli attuali 120.000)». La volontà di aumentare il tracciamento – che di per sé rappresenta una forma di monitoraggio – è dimostrata dall’allestimento di 24 nuovi laboratori. «Non farà differenza il fatto che il 95% o più dei positivi risulteranno asintomatici», avverte il blog: «Nella propaganda terroristica del coronavirus, anche chi non ha sintomi viene considerato malato e potenzialmente un untore».Sempre secondo “Il Mondo Quotidiano”, la nuova chiusura totale «scatterà verso novembre», e addirittura «sarà mantenuta fino ad aprile», ovvero quando arriverà «il micidiale vaccino di AstraZeneca, multinazionale già al centro di vari scandali». Non c’è da sperare che un’inversione di rotta, «nella grande fiction del coronavirus», possa giungere dal Quirinale: anche Mattarella ha convalidato la preoccupazione governativa per l’aumento dei contagi, senza distinguere tra sintomaci e non. Per il “Mondo Quotidiano”, si evita di ammettere che «la crescita della curva è la diretta conseguenza dell’abnorme aumento del numero dei test, come denunciato dalla dottossa Maria Rita Gismondo», dell’ospedale Sacco di Milano. «A drammatizzare il quadro», inoltre, «è arrivata la notizia dell’intervento dei militari che aiuteranno le forze dell’ordine nei controlli». Secondo il blog «il vaccino non sarà reso obbligatorio, ma verrà presentato come via d’uscita dalla “reclusione de facto” a cui milioni di cittadini saranno stati costretti». Si vivrebbe quindi «in un regime autoritario, controllato e senza più possibilità di tornare alla vita di un tempo». Anche il “Mondo Quotidiano” guarda alle presidenziali americane di novembre: «Se vincerà Trump, il mondo avrà una chance di tornare libero. Se vincerà Biden, il mondo intero precipiterà in una dittatura di stampo cinese».«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. Già dirigente dell’Oms, Ricciardi (consulente di Speranza al ministero della sanità) appare di fatto come uno dei massimi ispiratori della strategia anti-Covid. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano“, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».
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Biglino: la Chiesa non ci imponga le sue idee sull’eutanasia
L’Obolo di San Pietro, al centro dell’ennesimo scandalo vaticano finito sui giornali? Esisteva già al tempo degli Atti degli Apostoli: era una donazione obbligatoria, che poteva costare la vita ai trasgressori. Lo rammenta il biblista Mauro Biglino, citando l’uccisione dei discepoli Anania e Saffira, giustiziati proprio da San Pietro (come ricordato dallo stesso Bergoglio) per aver sottratto ai “gesuani” una parte del ricavato della vendita di un terreno di famiglia. Biglino ne prende spunto per commentare il Bollettino Stampa della Santa Sede, numero 476 del 22 settembre 2020, in cui il Vaticano riprende il tema dell’eutanasia. «Liberissimi di pensarla come vogliono, purché non pretendano di imporre il loro credo allo Stato laico, trasformandolo in legge, contro la libertà e i diritti di non la pensa come loro: non solo atei e agnostici, ma anche valdesi, anglicani, buddisti e induisti». Biglino è autore del saggio “La Bibbia non l’ha mai detto” (Mondadori), scritto con la professoressa Lorena Forni, giurista e docente dell’università Milano Bicocca: molte leggi dello Stato traggono ispirazione proprio dalla Bibbia, o meglio da traduzioni erronee dell’Antico Testamento. Nel suo ultimo intervento (di seguito, proposto testualmente), Biglino cita i tantissimi passaggi veterotestamentari da cui risulta proibitivo ricavare l’idea che, per gli autori biblici, la vita fosse un “dono di Dio”, vista l’enorme quantità di stragi e massacri ordinati dallo stesso Yahwè.Oggi devo iniziare chiedendovi il permesso di apportare una piccola variazione ad un proverbio famosissimo, che è quello che dice “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Ecco, mi viene da dire che talvolta “il lupo non perde né il pelo né il vizio”. E ve lo dico adesso, all’inizio; poi vedremo, in un racconto che vi leggerò dal Nuovo Testamento alla fine di questa chiacchierata, come le cose siano collegate. In questi giorni siamo tutti a conoscenza degli ennesimi scandali che colpiscono, che interessano le finanze del Vaticano, compreso l’Obolo di San Pietro, cioè quella raccolta di denaro che i fedeli conferiscono al Vaticano e che deve (dovrebbe) essere impiegato per aiutare i bisognosi e in parte, al Vaticano che deve essere, dovrebbe essere, impiegato per aiutare i bisognosi. Quello che mi interessa è riprendere ciò che la Chiesa ha pubblicato pochissimi giorni fa nel Bollettino Stampa della Santa Sede, il numero 476 del 22 settembre, dove il Vaticano riprende il tema dell’eutanasia. Il Bollettino è intitolato “Lettera Samaritanus bonus”, e la Chiesa entra nuovamente nel tema dell’assistenza al “fine vita”, ovviamente ivi compresa l’eutanasia.Vi entra però, a mio avviso, a gamba tesa: cioè vi entra con un tono, con una ferocia, con una perentorietà, alle volte mi sembra quasi con un’arroganza che non sono assolutamente giustificabili: non perché la Chiesa non abbia la libertà di esprimere (è un suo diritto) ciò che pensa dell’eutanasia e delle modalità per l’assistenza al “fine vita”, ma per il fatto che il Vaticano si pone come il detentore primo e ultimo di una verità assoluta e non discutibile, arrivando al punto da definire l’eutanasia un crimine: il che significa definire criminali quelli che eventualmente la praticano. Ora, a definire crimine o criminali può essere, in uno Stato laico, la legge – cioè la cosiddetta legge positiva, quella che viene scritta, concordata e accettata, e che da quel momento diventa vigente (e nessun pensiero religioso, nei tempi moderni, può pensare di – o addirittura voler – condizionare la giurisprudenza di uno Stato laico: questo vigeva nei tempi biblici, nel momento in cui non c’era distinzione tra Stato laico e stato religioso; le leggi che sono state pronunciate, i regolamenti che sono stati pronunciati da Yahweh regolamentavano tutta la vita del singolo, quindi non c’era una distinzione tra chi seguiva una corrente religiosa e chi non la seguiva. Quelle erano le leggi e quelle andavano andavano seguite.Ora, io capisco che la Chiesa sia entrata nuovamente in questo tema perché, dopo la vicenda del dj Fabo (accompagnato in Svizzera per avere l’eutanasia), la Corte Costituzionale italiana si è pronunciata e ha sancito la legittimità di quel comportamento, dicendo che tutta una serie di considerazioni possono già essere tratte dalla Costituzione così com’è e dalla giurisprudenza. Ora, è chiaro che questo prelude prima o poi alla formulazione di una legge che lasci quantomeno libertà di scelta, perché non si può accettare che, in uno Stato laico ovviamente, una confessione religiosa imponga la sua morale. E dico una confessione religiosa perché, se la Chiesa cattolica romana si pone contro l’eutanasia, dobbiamo pensare ad esempio che il Sinodo Valdese si è pronunciato a favore della pratica dell’eutanasia. Cosa dobbiamo dire? Che i teologi valdesi che si rifanno allo stesso libro a cui si rifanno i teologi cattolici sono dei religiosi, dei teologi, dei pensatori di seconda categoria? Sono degli amorali o, peggio ancora, sono degli immorali? O, nel momento in cui questo diventasse legge e la praticassero, sarebbero di fatto dei criminali, perché l’eutanasia per la Chiesa cattolica è un crimine? Assolutamente no! Cosa pensiamo delle altre religioni? Per esempio c’è una delle varie pratiche buddiste che accetta il suicidio; così vale per il Giainismo; l’Induismo lascia libertà di coscienza; nella Chiesa anglicana c’è una discussione in atto…Insomma, voglio dire: il pensiero della Chiesa Romana non è il pensiero unico, e non può e non deve essere presentato come pensiero unico; ma soprattutto non deve essere accettato come pensiero unico da uno Stato laico che deve ascoltare tutti, tutti: deve ascoltare gli atei, gli agnostici, e deve ascoltare anche tutte le altre confessioni religiose che, come abbiamo visto per i valdesi, pur partendo dagli stessi libri, pur rifacendosi allo stesso Dio, hanno un pensiero diverso. Quindi, questo è assolutamente importante. E adesso vediamo alcune cose che sono scritte in questo Bollettino: una, per esempio, nel capitolo “Prendersi cura del prossimo”, si dice che non si può praticare l’eutanasia perché «nella sofferenza è contenuta la grandezza di uno specifico mistero che soltanto la rivelazione di Dio può svelare». Bene, questo è il pensiero della Chiesa. Benissimo, direi: nulla da dire, fino a che non si ha la pretesa di farlo diventare il pensiero unico. Perché ad esempio c’erano (ci sono) i pensatori che si rifanno allo stoicismo, che hanno un pensiero completamente diverso: «Bene è ciò che segue il corso della natura e il male consiste nell’andare contro tale corso naturale».Visto che la Chiesa fa appello al diritto naturale, che ovviamente lei fa risalire a Dio (cioè al Dio Padre dell’Antico Testamento) – ma il diritto naturale lo citava anche Aristotele, quando diceva che la schiavitù era un fatto naturale – anche qui ci sarebbe quindi molto da discutere. Cioè: il diritto naturale ha delle interpretazioni che per certi aspetti lo relativizzano. E gli stoici sostengono che il suicidio «non sia in certe circostanze una forzatura del corso degli eventi, quanto piuttosto il contrario». Il suicidio stoico è considerato un atto di estrema libertà individuale, come il compimento di quel cammino di ogni uomo verso il perfezionamento e la completa realizzazione; ciò che la Chiesa invece vede nell’applicazione della sua morale indirizzata da quel suo Dio che – e qui lo dico e lo ripeto – nell’Antico Testamento non c’è. Quindi è una morale che e stata elaborata da teologi: pensiamo a Sant’Agostino, che distingueva tra persecuzione giusta e persecuzione ingiusta. La persecuzione giusta era quella della Chiesa perché era fatta in nome dell’amore (cioè: si poteva uccidere in nome dell’amore). Ma la Chiesa dice che la vita è un dono di Dio. Però la cosa strana è che dice che questo dono è indisponibile all’uomo. Ma allora, che dono è?Se io vi regalo un libro e vi dico: questo libro è vostro – però attenzione: lo dovete leggere, non lo dovete sgualcire, non lo potete prestare, non lo potete regalare, lo dovete mettere in una precisa posizione nella vostra libreria – questo è un dono o una imposizione? Un dono diventa nella disponibilità di chi l’ha ricevuto. Invece il Vaticano dice che la vita è un dono indisponibile. Ora, se i cristiani per fede vogliono accettare questo, sono liberissimi di farlo; ma non possono pretendere di imporre questa loro visione agli altri, perché altri – che non hanno quella fede – devono essere liberi di non ritenere la vita un dono di Dio, e quindi di farne ciò che vogliono. La Chiesa cita, sempre dentro questo Bollettino 476, Matteo 7, 12 che dice: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Ma se noi portiamo alle estreme conseguenze questa affermazione, allora cosa dobbiamo dire? Io ad esempio ho firmato un documento nel quale descrivo tutta una serie di condizioni all’interno delle quali io non voglio continuare a vivere perché non è più vita. Be’, siccome io voglio che gli altri facciano a me questo, stando a quanto c’è scritto in Matteo 7, 12, io dovrei farlo gli altri. Ma non mi sogno di farlo, perché ritengo che gli altri siano liberi di decidere di continuare a vivere qualunque siano le condizioni nelle quali si trovano a continuare a vivere.Sono due cose diverse, due cose assolutamente diverse. E questo vale per molte religioni: l’Induismo per esempio che lascia libertà di coscienza, il Buddismo l’ho detto prima… il Dalai Lama che in un’intervista ha detto che vale (cioè che è necessario) valutare caso per caso. Quindi vuol dire che ci sono scelte diverse, possibilità di scelte diverse: dunque il dono non può essere un’imposizione. Questo principio del fare agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi non può essere esteso: perché, se portato alle estreme conseguenze, crea l’anarchia, ovviamente (perché già una persona credente non vuole l’eutanasia, io la voglio e quindi chi dei due ha ragione? Nessuno dei due. Quindi bisogna lasciare libertà di scelta). La Chiesa dice anche che «l’annuncio della vita dopo la morte non è un’illusione o una consolazione ma una certezza che sta al centro dell’amore». Questo è scritto nel Bollettino che vi ho citato; ma la Chiesa dimentica ciò che scrive la Nuova Enciclopedia Cattolica nella edizione americana, la quale afferma che «parlando della resurrezione di Cristo», che è garanzia della resurrezione della vita dopo la morte per tutti, afferma che «l’ipotesi è di per sé storicamente indimostrabile perché il solo contesto, cioè la crocifissione di Gesù per motivi di sedizione, è oggetto di valutazione storica. I racconti della resurrezione non contengono quindi elementi che possano essere oggetto di una ricerca storica in quanto si tratta di dichiarazioni teologiche».Benissimo, dichiarazioni teologiche che valgono per chi crede in quella teologia, ma che non possono essere imposte a tutti, tanto meno possono essere imposte a tutti in uno Stato laico che deve necessariamente ascoltare tutti e lasciare libertà di scelta, perché una morale può essere diversa da un’altra e non necessariamente superiore. Ricordo che, partendo dallo stesso libro, cattolici romani e valdesi la pensano diversamente: eppure il libro è lo stesso. Vediamo un attimo questo libro perché, quando si dice che la vita è un dono di Dio e in quanto tale non è nella disponibilità dell’uomo, mi pare, anzi sono certo, che il Vaticano dimentica centinaia di passaggi anticotestamentari: ve ne leggo pochissimi. In Giosuè 10, 40 si fa una sorta di verbale delle battaglie che Giosuè, il successore di Mosè, ha combattuto per conquistare la cosiddetta Terra Promessa, che era un dono di Dio. E qui si dice chiaramente, nella sintesi che fa al versetto 40: «Così Giosuè conquistò tutta la regione», e fa l’elenco: «Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni vivente, come aveva ordinato Yahweh l’Elohim di Israele». Cioè: Giosuè stermina tutti per ordine di Dio, quello stesso Dio che sarebbe garante del diritto naturale e che avrebbe donato la vita come dono indisponibile per l’umanità.Ma qui la Bibbia ci dice chiaramente che quel dono è disponibile, tant’è che lo si può azzerare semplicemente per andarsi a conquistare dei territori, non soltanto con l’approvazione (dietro ordine) di Dio. Ma c’è di peggio: vi leggo un paio di altri passi tra le centinaia disponibili. Sempre nel Libro di Giosuè, quando si parla della spartizione dei territori tra le varie tribù d’Israele, si dice che «la porzione dei figli di Dan risultò troppo piccola per loro», e quindi avevano bisogno di un territorio più grande. E allora cosa fanno? Provvede Dio? No! Devono provvedere da soli. E come fanno? Dimenticando che la vita è un dono di Dio e non è disponibile per l’umanità: quindi noi non possiamo fare ciò che vogliamo né della nostra né della vita degli altri. «I Daniti, giunti a Lais, trovarono quel popolo pacifico e che si sentiva sicuro, lo passarono a fil di spada e dietro diedero alle fiamme la città». Cioè, cosa fanno i Daniti? Trovano una città di gente che vive tranquilla, che non fa del male a nessuno, che non ha nessun appoggio perché erano lontani da Sidone, non avevano contatti con Amman (quindi non potevano ricevere aiuto o rinforzi) e i seguaci di quel Dio che fa il dono indisponibile della vita cosa fanno? Li massacrano.Li massacrano, per prendere quel territorio che serviva loro perché, come è scritto sempre nel Libro dei Giudici al capitolo 18, «a quella terra non mancava nulla anzi era molto ricca». Era molto ricca, e quindi i Daniti se la prendono. Ma siccome per sfortuna loro ci vivevano degli altri, loro li uccidono. Ora, come si fa a dire che questo Dio ci ha dato questa vita come dono indisponibile? Sempre nel Bollettino si dice: «L’uomo, in qualunque condizione fisica o psichica si trovi, mantiene la sua dignità originaria di essere creato a immagine di Dio». Nella Bibbia forse se ne sono dimenticati: i seguaci di Yahweh se ne sono sicuramente dimenticati. E Yahweh non glielo ha ricordato, non gli ha mai detto: non uccidete quelli là, perché sono immagine mia. L’uomo, si legge sempre nel Bollettino, «può vivere e crescere nello splendore divino perché è chiamato ad essere “ad immagine e gloria di Dio”», e il testo cita la Prima Lettera ai Corinti, capitolo 11, versetto 7. E andiamo a vedere. Qui San Paolo, sant’uomo, parla di come ci si deve comportare quando si partecipa all’assemblea. E dice che l’uomo non deve coprirsi il capo, mentre la donna sì. E dice: deve coprirsi il capo «a motivo degli angeli», perché – come ho già ricordato – le capigliature lunghe delle ragazze, e soprattutto delle ragazze giovani, eccitavano sessualmente gli angeli: quindi le donne dovevano coprirsi il capo a loro tutela.Ma questo non lo dice soltanto San Paolo; ne parla Tertulliano nei suoi scritti, ne parlano gli scritti di Qumran che dicono appunto: le donne che partecipano all’assemblea abbiano il capo coperto dove sono presenti i Malakim, cioè di angeli: abbiano il capo coperto a loro tutela. Ma torniamo al nostro tema: l’uomo non deve coprirsi il capo essendo “a immagine e gloria di Dio” e quindi, essendo “a gloria di Dio” la Chiesa dice l’uomo non può fare ciò che vuole del suo corpo… La Chiesa si ferma qui, nella citazione del versetto 7, essendo “immagine e gloria di Dio”. Ma il versetto 7 prosegue: «Mentre la donna è gloria dell’uomo». Cioè: la donna non è gloria di Dio. Come la mettiamo? Se portiamo alle estreme conseguenze questo versetto, possiamo dire che l’eutanasia non è praticabile sul maschio, ma la donna può scegliere: perché tanto lei non è gloria di Dio («mentre la donna è gloria dell’uomo poiché non l’uomo deriva dalla donna ma la donna dall’uomo»). Quindi la donna è gloria dell’uomo, non di Dio: e allora come la mettiamo? Perché si cita soltanto una parte del versetto e non l’altra?Insomma, ci sono tutta una serie di cose che ci fanno dire che la Chiesa, come ogni altra confessione religiosa, ha il diritto di esprimersi, e lo Stato laico ha il dovere di ascoltare tutte le forme di pensiero, sia religiose che filosofiche, che quelle della laicità etica o della eticità laica, quella degli agnostici, quella degli atei: deve ascoltare tutti. Invece qui siamo di fronte ad una situazione nella quale qualcuno dice che chi fa quella pratica indipendentemente dalla legge è un criminale. Questo non è accettabile, perché significa entrare prima già in un processo, in un iter legislativo che è comunque difficoltoso, ma che deve essere lasciato al libero pensiero laico di uno Stato laico. Io ho iniziato dicendovi che talvolta il lupo non perde né il pelo né il vizio, e vi ho accennato alle vicende nelle quali è coinvolto anche l’Obolo di San Pietro. Ora, l’Obolo di San Pietro è un qualcosa che è iniziato da subito. Se noi leggiamo gli Atti degli Apostoli, leggiamo che gli appartenenti alla setta dei Gesuani dovevano vendere i loro beni e mettere il denaro i piedi degli apostoli. Di una setta, si trattava: bisogna dirlo con chiarezza. Una setta, cioè un piccolo gruppo di persone che cercavano di diffondere una loro visione di quel Gesù.I Gesuani poi sono ancora un gruppo diverso rispetto ai cristiani, che hanno presentato nel mondo occidentale tutta un’altra visione di Gesù partendo da Paolo (quindi Paolo era in contrasto con i Gesuani). Bene, all’interno dei Gesuani guidati da Pietro, tutti gli appartenenti a quella setta dovevano vendere i loro beni e mettere il denaro ai piedi di Pietro, in particolare; poi gli apostoli avrebbero provveduto alla redistribuzione, ma intanto il discorso era: il denaro lo date a noi, lo gestiamo noi. Ora per fortuna quest’obbligo non c’è più, però comunque la richiesta di avere donazioni per la Chiesa è continua – e donazioni non soltanto delle monetine che si mettono in chiesa alla domenica, ma donazioni e anche elargizioni molto importanti, intere eredità che la Chiesa accumula (e non stiamo a parlare della ricchezza che ha accumulato, perché è nota a tutti). Bene, ma cosa succede? Succede che due persone, marito e moglie, appartenenti a questo gruppo, a questa setta di Gesuani, vendono un loro bene, consegnano quasi tutto il denaro a Pietro e ne trattengono una parte. Tutti noi sappiamo che all’interno delle sette vige – sia in forma strutturata, sia in forma quasi naturale – una sorta di regime poliziesco, per cui c’è chi va a riportare le cose e i capi le vengono sempre a sapere.Pietro, informato del fatto che Anania e Saffira si erano trattenuti una piccola parte del denaro per le loro esigenze personali, convoca Anania e gli dice, in sostanza: ma come mai Satana, cioè l’avversario, ti ha riempito il cuore? Come hai potuto pensare in cuor tuo ad una azione simile? Non hai mentito agli uomini ma a Dio. «All’udire queste parole Anania cadde a terra morto e un grande spavento si impadronì di tutti quelli che ascoltavano. Subito alcuni giovani si mossero per avvolgerlo e portarlo a seppellire». Cosa dobbiamo pensare? Che Anania sia morto di spavento, sia morto d’infarto, sia morto di ictus? la cosa più naturale è che sia stato ucciso da Pietro, anche – leggiamo, andando avanti nel racconto – che «circa tre ore dopo si presentò anche sua moglie ignara dell’accaduto». Pietro, pensate che astuzia – e qui siamo all’interno delle più sofisticate tecniche di indagine poliziesca, che consistono nell’avere informazioni da più parti per trovare conferme facendo in modo che chi ha le informazioni non possa parlarsi, le dice: «Dimmi, è per tal prezzo che avete venduto il campo?». E lei, ignara di ciò che era avvenuto, dice: sì, per tale prezzo. E Pietro le dice: «Ma perché vi siete accordati per tentare lo Spirito? Ecco alla porta i passi di coloro che hanno sepolto tuo marito, porteranno via anche te. Ella gli cade improvvisamente ai piedi morta».«Quei giovani, entrati, la trovarono morta e la portarono a seppellire vicino al marito. Un grande spavento si diffuse per tutta la Chiesa e in quanti ascoltavano queste cose». Cioè, nessuno doveva permettersi di trasgredire alle regole della setta: voi vendete tutto ciò che avete, e il denaro lo portate qui: chi non obbedisce, muore. Ma Pietro non era quello che aveva sentito dire da Gesù “perdonare fino a settanta volte sette”? Se n’erano dimenticati? Pietro si era dimenticato del fatto che la vita è un dono indisponibile di Dio? Uno dirà: va be’, ma questa qui è un’interpretazione di Biglino. Sapete chi ha scritto di questo, dicendo che Pietro li ha uccisi? Ne ha scritto Girolamo, quello che ha tradotto la Bibbia in latino, se non ricordo male nella Lettera 109; poi in una lettera successiva ha cercato di recuperare un po’, dicendo «ma lo ha scritto Porfirio». Bene, possiamo discutere quanto volete. Sentiamo cosa ne dice il Papa, cosa ne ha detto il Papa Francesco. Siamo al 16 ottobre del 2018, nel Bollettino 758 della Santa Sede è riportato l’incontro che Francesco ha avuto con i seminaristi della Lombardia. A un certo punto hanno cominciato a fargli tutta una serie di domande. E un sacerdote gli chiede che cosa pensa degli scandali che stanno travagliando la Chiesa. Eravamo nel 2018: scandali. Ora siamo nell’ ottobre 2020: scandali, per combinazione finanziari, Obolo di San Pietro.Il Papa risponde così: «E’ necessario che ci siano degli scandali, lo dice Gesù stesso: lo scandalo è dall’inizio della Chiesa, pensate ad Anania e Saffira, quei due che volevano truffare la comunità, uno scandalo. Pietro ha risolto in modo chiaro lo scandalo, in quel caso: ha, tra virgolette, tagliato la testa a tutti e due». Lo dice il Papa. Quindi: a partire dall’Obolo di San Pietro, cioè quello che veniva dato a San Pietro allora, fino agli scandali attuali, siamo di fronte a una struttura che ha, lo ripeto, il diritto di esprimere il suo pensiero, anche perché coloro che credono a quella struttura aspettano che quella struttura si esprima, perché spesso purtroppo non hanno voglia di leggere da soli ciò che c’è scritto nella Bibbia, e allora preferiscono farselo raccontare da altri. Benissimo, anche questo è un diritto legittimo, non ci interessa. Quello che però voglio ribadire, sottolineare, è che nessuna struttura può pensare di imporre la sua etica ad uno Stato laico, soprattutto quando quella struttura fa derivare la sua visione etica e morale da dei testi che quella struttura fa derivare da un Dio che quella stessa struttura ha inventato a tavolino: questo è assolutamente inaccettabile.(Mauro Biglino, video-intervento “Vaticano, Bollettino Santa Sede 0476″, pubblicato sul canale YouTube “Il vero Mauro Biglino” il 3 ottobre 2020).L’Obolo di San Pietro, al centro dell’ennesimo scandalo vaticano finito sui giornali? Esisteva già al tempo degli Atti degli Apostoli: era una donazione obbligatoria, che poteva costare la vita ai trasgressori. Lo rammenta il biblista Mauro Biglino, citando l’uccisione dei discepoli Anania e Saffira, giustiziati proprio da San Pietro (come ricordato dallo stesso Bergoglio) per aver sottratto ai “gesuani” una parte del ricavato della vendita di un terreno di famiglia. Biglino ne prende spunto per commentare il Bollettino Stampa della Santa Sede, numero 476 del 22 settembre 2020, in cui il Vaticano riprende il tema dell’eutanasia. «Liberissimi di pensarla come vogliono, purché non pretendano di imporre il loro credo allo Stato laico, trasformandolo in legge, contro la libertà e i diritti di chi non la pensa come loro: non solo atei e agnostici, ma anche valdesi, anglicani, buddisti e induisti». Biglino è autore del saggio “La Bibbia non l’ha mai detto” (Mondadori), scritto con la professoressa Lorena Forni, giurista e docente dell’università Milano Bicocca: molte leggi dello Stato traggono ispirazione proprio dalla Bibbia, o meglio da traduzioni erronee dell’Antico Testamento. Nel suo ultimo intervento (di seguito, proposto testualmente), Biglino cita i tantissimi passaggi veterotestamentari da cui risulta proibitivo ricavare l’idea che, per gli autori biblici, la vita fosse un “dono di Dio”, vista l’enorme quantità di stragi e massacri ordinati dallo stesso Yahwè.
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Covid: il silenzio dello spettacolo e la lezione di Montesano
«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».«Io non ho mai negato che esista il Sars-Cov-2, perché purtroppo c’è», dichiara Montesano all’agenzia “Adn Kronos” il 9 ottobre, alla vigilia della “Marcia della Liberazione” (a cui ha aderito) promossa per il 10 ottobre a Roma da Sara Cunial e associazioni come Alleanza Italiana Stop 5G e Movimento 3V. Montesano esprime la sua posizione in modo netto: «Mi metto la mascherina nei posti al chiuso e mantengo la distanza di sicurezza, ma so anche che ora i medici hanno molti strumenti in più, e che nonostante ciò lo Stato ci sta togliendo assurdamente alcune libertà fondamentali. La mia è disobbedienza civile, pacifica, la stessa che metteva in pratica Martin Luther King». Ecco il punto: a differenza della scorsa primavera, oggi i sanitari sanno come affrontare il virus, ma il governo Conte si comporta come se non lo sapessero. «Non ho mai messo in pericolo la sicurezza dello Stato, né la sicurezza dei cittadini italiani», assicura Montesano, che protesta: «Sono indignato: io non posso abbracciare una persona che conosco, non posso darle la mano, e la gente accetta questo passivamente». Altra verità desolante, infatti, la rassegnazione di milioni di italiani.«Dissentire da tutto questo non è né “di destra” né “di sinistra”, tantomeno “fascista”», insiste Montesano: «Basta, dividere gli italiani: ancora non hanno capito che la divisione non è “destra-sinistra”». La faccenda è serissima, infatti: «La divisione e longitudinale, orizzontale, tra chi sta sopra e chi sotto». Riflessione squisitamente intellettuale, politica, sul vero volto della realtà di oggi: ma perché i colleghi di Montesano continuano a tacere? Possibile che a sciorinare tante verità sia un grande attore di 75 anni, mentre moltissimi altri – giovani e meno giovani – non osano fiatare di fronte allo scempio quotidiano della disinformazione? «Ci sono tanti medici, esperti, da Montagnier alla dottoressa Gatti, a Tarro, a Citro, a Tirelli, che dicono che la mascherina all’aperto è inutile e dannosa», ribadisce Montesano. «E io ho più fiducia in questi professionisti, che non appaiono mai in televisione, piuttosto che nel virologo da Tv». Chiosa Montesano, sarcastico: «Questo posso dirlo, o se lo dico sono “fascio-negazionista”, e ora anche no-mask? Non c’è scampo».Quanto alla “marcia” indetta da Sara Cunial e dalle associazioni civiche (ribattezzate “negazioniste” dai disinformatori), Montesano spiega: «Ho detto che aderivo alla manifestazione perché concordo con molto dei punti per i quali si svolge». Puntualizza: «Aderire non vuol dire partecipare, e infatti non sarò presente». La spiegazione non tarda: «Non parteciperò perché queste manifestazioni di piazza, che nascono bene e con tutte le migliori intenzioni, poi non si sa come vanno a finire e da chi vengono prese in mano, e io non voglio condividere la mia presenza con gruppi che non mi piacciono». Peraltro, aggiunge, «aderisco anche a molti dei punti che ha enunciato Marco Rizzo del Partito Comunista alla manifestazione ai Santi Apostoli», sempre prevista per il 10 ottobre nella capitale. In sintesi, conclude l’attore, «credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione di dissenso su alcune cose». La generosità civile di Montesano è palesemente offerta agli italiani, specie ai “dormienti” che non hanno ancora ben capito cosa stia davvero succedendo, alla loro democrazia.«C’è modo e modo di imporre divieti», ha detto qualche sera fa in televisione il presidente della Regione Friuli, Massimiliano Fedriga, rispondendo al professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano, protagonista di uno scontro polemico con Nicola Porro nella trasmissione “Stasera Italia” condotta da Barbara Palombelli su “Rete 4″. «Anch’io all’inizio dell’emergenza ho firmato ordinanze discutibili», ha ammesso Fedriga, leghista, «ma poi mi sono impegnato affinché lo sforzo di protezione dei cittadini fosse condiviso al massimo, da tutti». Morale: «Se guardate i dati del Friuli, scoprite che siamo tra le Regioni con meno problemi: ma il merito non è mio, è dei fiuliani». Politica, infatti: coinvolgere e spiegare, rinunciando a imporre in modo autoritario. Non si tratta di “negare” nulla, sostiene Fedriga, ma di trattare i cittadini per quello che sono: adulti responsabili, non bambini da spaventare. Verità semplicissima da afferrare (e da applicare), se vivessimo in un paese diverso. Avrebbe un forte impatto, sull’opinione pubblica, se a rilanciarla fossero gli artisti. Tacciono? A maggior ragione si staglia, nella desolazione del silenzio generale, tutto il valore del coraggio civile di Enrico Montesano.«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».
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Il golpe mondiale avanza, ora testano la nostra obbedienza
In questo momento, le élite stanno testando le reazioni delle persone e il loro grado di sottomissione alle loro prevaricazioni. Stanno, in altre parole, preparando la popolazione mondiale al livello di obbedienza assoluta che sarà richiesto per entrare a far parte del Nuovo Ordine Mondiale. Non ci sarà infatti spazio per il dissenso. I dissidenti saranno messi al bando e trattati alla stregua di elementi indesiderati da eliminare. In questo senso, l’imposizione delle mascherine, oltre a verificare il grado di sottomissione del popolo, aiuta il regime a comprendere facilmente chi non si allinea alla dittatura. E’ un modo per poterli individuare rapidamente e vessarli con abusi e sanzioni illegali e incostituzionali. In questo modo, la dittatura cerca di spezzare anche la volontà di chi non vuole allinearsi, avvertendolo del futuro che lo attende se non si adegua. Questa seconda fase, per quanto potrà sembrare difficile da credere, si annuncia persino più autoritaria di quella di marzo. I controlli che stanno per arrivare saranno non molto dissimili da quelli previsti per la legge marziale. Si inizia già a parlare dell’esercito per le strade per far rispettare le imposizioni della dittatura.Occorre che la popolazione venga “educata” e sottomessa completamente per poter procedere spediti verso il governo unico mondiale sognato dai Rockefeller. I governi nel mondo si stanno attenendo fedelmente all’agenda di questo piano. Nuove chiusure sono già state decise. A New York hanno già chiuso nove quartieri. Parigi sembra destinata a seguire la stessa strada. Il governo eversivo Pd-M5S sembra orientato a seguire la stessa strategia, stavolta servendosi delle Regioni per avviare delle chiusure locali che produrranno quasi lo stesso effetto di una chiusura generalizzata a livello nazionale. A quel punto, l’economia italiana e mondiale rischierà davvero di implodere. Solo per quello che riguarda l’Italia, quest’anno si attende un calo del Pil del 13%. A Roma hanno già chiuso 5.000 negozi, e a Venezia è già partito lo shopping delle attività fallite da parte degli albanesi e dei capitali stranieri. Il porto di Taranto è finito in mani cinesi, mentre quello di Trieste è stato comprato da una società tedesca. Il paese è stato messo all’asta e i danni delle precedenti chiusure sono stati già pesantissimi. Se si chiude nuovamente, si rischia di raggiungere crolli del Pil pari a quelli del 1944, dove questo indicatore scese del 18,7%.Il pane mancherà sulla tavola e le rivolte a questo punto si faranno sempre più inevitabili. Non ci sarà da sorprendersi se, una volta giunti a questo scenario di disordini generali, la dittatura ricorrerà alle forze armate contro civili inermi. L’operazione Covid dunque sta per toccare un punto ancora più alto di destabilizzazione che servirà a generare il caos desiderato dal sistema per arrivare verso l’ordine mondiale autoritario voluto dalle élite. A questo punto, l’unico intralcio sui piani del mondialismo è rappresentato solamente dall’America. Solo la superpotenza di questa nazione può mettere un freno all’avanzare del nuovo autoritarismo globale. Senza gli Stati Uniti, è praticamente impossibile arrivare al compimento di un governo unico mondiale. In questo senso, Trump è stato l’elemento imprevisto e non calcolato dal sistema, che il Deep State vuole disperatamente togliere dalla scena. Il giornale di riferimento della sinistra progressista internazionale, il “Washington Post”, pochi giorni fa pubblicava un tweet nel quale scriveva di immaginare come sarebbe il mondo se non si dovesse più pensare a Trump.E’ questo ciò che vuole il sistema. Vuole togliere di mezzo l’ultimo grande ostacolo che separa il mondo dal Nuovo Ordine Mondiale, ovvero Donald Trump. Dopo resterebbe la sola Russia di Putin, che verrebbe attaccata come ha già fatto capire il candidato democratico Joe Biden. In America, il Deep State militare sta suggerendo apertamente di rovesciare il presidente con un colpo di Stato qualora non volesse lasciare spontaneamente la Casa Bianca anche in caso di una sua rielezione. Dipende tutto da questo, dunque. In queste ore si decide se si avrà ancora la possibilità di vivere in un mondo libero o sotto il giogo dell’autoritarismo globale. Quali saranno le sorti dell’umanità, dunque? Molti anni fa, nel 1983, Thomas Zimmer, un prete cattolico mistico, predisse l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, quando ancora questa ipotesi era praticamente impensabile. Padre Zimmer disse che il compito di Trump, una volta eletto presidente, sarebbe stato quello di riportare l’America a Dio. La prima parte di quella previsione si è avverata. Ora resta da capire se sarà così anche per la seconda parte.(Cesare Sacchetti, estratto da “Trump positivo al Covid: la mossa per mettere fine all’operazione terroristica Covid e fermare il Nuovo Ordine Mondiale?”, post pubblicato sul blog “La Cruna dell’Ago” il 5 ottobre 2020).In questo momento, le élite stanno testando le reazioni delle persone e il loro grado di sottomissione alle loro prevaricazioni. Stanno, in altre parole, preparando la popolazione mondiale al livello di obbedienza assoluta che sarà richiesto per entrare a far parte del Nuovo Ordine Mondiale. Non ci sarà infatti spazio per il dissenso. I dissidenti saranno messi al bando e trattati alla stregua di elementi indesiderati da eliminare. In questo senso, l’imposizione delle mascherine, oltre a verificare il grado di sottomissione del popolo, aiuta il regime a comprendere facilmente chi non si allinea alla dittatura. E’ un modo per poterli individuare rapidamente e vessarli con abusi e sanzioni illegali e incostituzionali. In questo modo, la dittatura cerca di spezzare anche la volontà di chi non vuole allinearsi, avvertendolo del futuro che lo attende se non si adegua. Questa seconda fase, per quanto potrà sembrare difficile da credere, si annuncia persino più autoritaria di quella di marzo. I controlli che stanno per arrivare saranno non molto dissimili da quelli previsti per la legge marziale. Si inizia già a parlare dell’esercito per le strade per far rispettare le imposizioni della dittatura.
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L’emergenza-mascherine serve solo ai pieni poteri di Conte
È proprio necessario lo stato d’emergenza per far indossare le mascherine agli italiani? Non è una domanda oziosa: equivale a chiedersi se il governo può esercitare così ampi poteri, continuando ad emarginare il Parlamento, secondo l’impalcatura istituzionale già sperimentata durante la prima fase dell’epidemia, e ora riproposta. La “risalita della curva di contagio” è servita a prorogare lo stato emergenziale fino a gennaio 2021, sintetizza Federico Ferraù sul “Sussidiario” intervistando il professor Giovanni Orsina, politologo, ordinario di storia contemporanea e direttore della School of Government alla Luiss di Roma. «Il paese mi pare molto più preoccupato che ci sia un nuovo lockdown, una nuova stretta, con ricadute gravi sull’economia e sul lavoro, di quello che fa il governo relativamente ai suoi poteri», dice Orsina: «Ma una strategia c’è, è fuor di dubbio». Situazione inquietante: la quiete prima della tempesta? «Trovo una strana calma, da parte dell’opinione pubblica: il che è confortante solo fino a un certo punto, visto che le preoccupazioni “compresse”, col tempo, rischiano di esplodere». Lo stato d’emergenza «serve certamente al governo per legittimarsi, rafforzarsi», dato che «l’emergenza Covid ha stabilizzato una situazione politica molto debole: il governo e la maggioranza che lo sostiene sono fragili ma stabili, e di questo devono ringraziare la pandemia».Il disastro economico causato dal lockdown, continua Orsina, ha permesso all’Ue di intervenire e di predisporre «strumenti che, per quanto ancora in via di definizione, aiutano il governo a rimanere al suo posto». Che dire, dei Dpcm di Conte contestati dai giuristi come strumento inappropriato e poco costituzionale? «Da storico posso dire che siamo di fronte a un accentramento delle decisioni senza precedenti», afferma Orsina. «Aggiungo che il prolungamento dell’emergenza rafforza l’esecutivo ma al contempo certifica la sua debolezza». È una strategia? «Certo. Quella della centralità e della visibilità del presidente del Consiglio, oltre che della sopravvivenza del governo». Scandaloso? Non in politica, sostiene il professore: «La politica sfrutta tutto e tutti, è nella sua natura. Salvini strumentalizzava i migranti, il governo Conte il Covid. È evidente che questo governo ha usato la pandemia per consolidarsi e aumentare la propria visibilità e il proprio consenso. Conte in questo è stato assolutamente abile». Quantro al Parlamento, aggiunge il professore, «penso che sia arrivato forse al punto più basso della sua storia, nell’era repubblicana». Del resto, osserva Orsina, che cosa dobbiamo aspettarci quando il partito oggi più rappresentato in Parlamento, il Movimento 5 Stelle, «non soltanto è nato programmaticamente contro l’idea stessa di rappresentanza, ma è per giunta in via di dissoluzione?».I parlamentari pentastellati si agitano, ma non possono dar vita a una strategia politica: e non è l’unica contraddizione. «Grillo non è in Parlamento, e nemmeno Zingaretti e Conte. È diventato presidente del Consiglio un non-politico, una persona che nessuno fino al giorno prima sapeva chi fosse. Ha guidato due governi politicamente opposti. Ma anche Renzi è stato premier senza essere parlamentare. Tutto questo «significa che le tradizionali logiche politico-istituzionali sono completamente saltate. E la pandemia «ha fatto il resto, centralizzando i poteri dietro il paravento dell’emergenza». Democrazia a rischio? Non con il classico colpo di Stato: «Il paese mi pare talmente slabbrato che nessuno sarebbe in grado di compiere un’operazione del genere. Detto questo – aggiunge Orsina – che la democrazia italiana sia a pezzi mi pare evidente. Quando lo stesso Parlamento genera due maggioranze contrapposte, fatte di partiti che avevano giurato di non allearsi mai l’uno con l’altro, di che cosa stiamo parlando?». In assenza di alternative, conclude il professore, l’unico fattore destabilizzante potrebbe essere “esogeno”. Ovvero: «Se la crisi socioeconomica dovesse essere molto profonda, a quel punto qualcosa potrebbe mettersi in moto».È proprio necessario lo stato d’emergenza per far indossare le mascherine agli italiani? Non è una domanda oziosa: equivale a chiedersi se il governo può esercitare così ampi poteri, continuando ad emarginare il Parlamento, secondo l’impalcatura istituzionale già sperimentata durante la prima fase dell’epidemia, e ora riproposta. La “risalita della curva di contagio” è servita a prorogare lo stato emergenziale fino a gennaio 2021, sintetizza Federico Ferraù sul “Sussidiario” intervistando il professor Giovanni Orsina, politologo, ordinario di storia contemporanea e direttore della School of Government alla Luiss di Roma. «Il paese mi pare molto più preoccupato che ci sia un nuovo lockdown, una nuova stretta, con ricadute gravi sull’economia e sul lavoro, di quello che fa il governo relativamente ai suoi poteri», dice Orsina: «Ma una strategia c’è, è fuor di dubbio». Situazione inquietante: la quiete prima della tempesta? «Trovo una strana calma, da parte dell’opinione pubblica: il che è confortante solo fino a un certo punto, visto che le preoccupazioni “compresse”, col tempo, rischiano di esplodere». Lo stato d’emergenza «serve certamente al governo per legittimarsi, rafforzarsi», dato che «l’emergenza Covid ha stabilizzato una situazione politica molto debole: il governo e la maggioranza che lo sostiene sono fragili ma stabili, e di questo devono ringraziare la pandemia».
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Guerra (mondiale) contro di noi. L’ultimo ostacolo è Trump
Il discorso tenuto da Trump dall’ospedale militare Walter Reed verrà ricordato probabilmente come il più alto e profondo del suo mandato. Il presidente è riuscito a ricompattare le divisioni di un paese profondamente lacerato da mesi di disordini provocati dai gruppi terroristici degli Antifa e di Black Lives Matter, finanziati entrambi da George Soros, che hanno seminato un’ondata di violenza tale da portare l’America sull’orlo della guerra civile. La strategia del Deep State era ed è quella di destabilizzare l’America e l’amministrazione di Trump, ma il presidente annunciando di essersi preso il coronavirus è riuscito a stringere la nazione intorno a sé. Alcuni ambienti della sinistra radicale americana hanno avanzato il sospetto che Trump in qualche modo abbia inscenato un falso contagio per smontare la pericolosità del Covid, e dimostrare a tutti che questo agente patogeno non è il mostro che in realtà i media hanno descritto. A leggere le parole che il presidente ha consegnato a Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e suo consigliere già durante la sua prima campagna elettorale nel 2016, viene quasi da pensare che effettivamente possa essere così. Trump scrive a Giuliani: «Ho dovuto affrontare il virus, così che il popolo americano smettesse di averne paura e per poterlo trattare responsabilmente».
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La più bella battuta sull’Italia? Saremmo un paese “serio”
Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?Lo sa che, a differenza del premier britannico che ha fatto una lunga scalata tra prove di governo ed elettorali, il nostro premier è nato sotto un cavolo, l’ha portato Amazon o la cicogna, già cellofanato con la pochette nel taschino, per governare il paese? Si rende conto Mattarella che lo stesso governo italiano, la stessa maggioranza nel Parlamento italiano che aveva difeso e sostenuto il ministro dell’interno Salvini quando aveva fermato lo sbarco dei migranti sulle coste siciliane, dopo pochi mesi ha votato per processarlo e incriminarlo per lo stesso sbarco? E nessun garante istituzionale ha avuto nulla da dire su tutte queste storture… Si rende conto Mattarella che l’ayatollah della nostra repubblica, ossia il leader del partito più numeroso in Parlamento, Beppe Grillo, è un comico e non per modo di dire ma sul serio? Reputa questo un segno di serietà per un paese? Ed è serio che un paese abbia come ministri, a cominciare dal ministero degli esteri o dalla presidenza della Camera, persone senz’arte né parte, venditori di bibite, studiosi della canzone melodica napoletana, senza curriculum e senza uno straccio di competenza?È serio che il Parlamento di un paese afflitto da problemi gravissimi e lacerato, spaccato in due e poi in mille da mille odi e rancori, proponga, primo firmatario Piero Fassino, una legge per istituire Bella Ciao come canto nazionale dopo l’inno di Mameli, magari per subentrargli? Si rende conto che una canzone delle mondine, peraltro storicamente intrusa e posticcia nella storia della Resistenza, obbligatoria nelle scuole genererà conflitti ovunque e non solo da parte di chi si rifiuta di farlo perché ha un giudizio diverso sul passato ma anche da chi reputa grottesco e anacronistico obbligare la gente a servire la messa antifà a ottant’anni dalla caduta del regime? Ma soprattutto è un paese serio quello che pone al centro del dibattito in Parlamento una questione del genere? È serio uno Stato che affida a disoccupati che non sono stati in grado di trovarsi un lavoro, il compito di cercare il lavoro agli altri disoccupati e battezzandoli comicamente e pomposamente come “navigator” li assume, li paga anche bene per non fare nulla e non portare alcun risultato?È serio uno Stato che dà un reddito parassitario di cittadinanza, che non introduce affatto al lavoro, a “un milione e mezzo di evasori” e “a falsi poveri”, secondo quanto ha denunciato l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri (area Pd), per non dire dell’assegno ai delinquenti? E ha in programma, su esortazione dell’oracolo Grillo, di far diventare reddito universale di cittadinanza, per italiani e migranti, la paga uguale per tutti, senza lavoro, quando l’economia sarà finalmente uccisa? Cassa Integrazione per tutti, per sempre, a prescindere… È un paese serio quello che decide di risolvere tutte le questioni ambientali, sanitarie e di traffico con le rotelle: il monopattino nelle città, le piste ciclabili sul futuro ponte dello Stretto e soprattutto banchi a rotelle per gli alunni per fuggire velocemente dal virus e dalle sue interrogazioni? E cosa dovremmo dire al mondo sulla serietà della nostra magistratura, di certe inchieste a orologeria e ad personam, di certe lobbies mafiose in toga risultate anche dalle intercettazioni telefoniche? Per elencare gli esempi nostrani di serietà dovrei chiedere al direttore Belpietro un numero intero de “La Verità”…A dir la verità, se c’è una cosa che è sempre mancata al nostro paese è proprio la serietà. Fummo la barzelletta del mondo quando a fine guerra, come disse il britannico Winston Churchill, a 45 milioni di italiani fascisti si aggiunsero 45 milioni di antifascisti, “eppure questi novanta milioni d’italiani non risultano dai censimenti”. Ma la serietà ci è mancata per lunghi secoli di asservimento allo straniero, al Papa re, all’invasore. Sarebbe ricco e penoso il campionario. Vorrei infine ricordare che perfino l’Eroe italiano per antonomasia, l’Eroe dei due Mondi, il Mito vivente del Risorgimento, cioè Giuseppe Garibaldi, il giorno in cui andò a Roma in Parlamento il 26 gennaio del 1875, si affacciò al balcone e disse: «Italiani, siate seri!». E per confermare la sua esortazione alla serietà, un secolo e mezzo dopo un ministro si affacciò dal balcone di Palazzo Chigi e annunciò: «Abbiamo abolito la povertà». Il mondo sta ancora ridendo… Pure per il nostro eroe nazionale non eravamo seri. E non aveva visto i grillini al potere… Suvvia, Presidente, è sempre stato serio come un morto e compassato come una mummia, non si dia pure lei alla comicità.(Marcello Veneziani, “La più bella battuta sull’Italia: è un paese serio”, da “La Verità” del 27 settembre 2020).Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?
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Medici contro l’Oms: pandemia inventata e cure censurate
«L’Oms ha creato un coronavirus infodemico per simulare una pandemia». Allarme gonfiato, dati falsificati e terapie oscurate. E’ un’accusa terribilmente esplicita, quella rivolta all’Organizzazione Mondiale della Sanità. La firmano medici e operatori sanitari del Belgio, autori di una lunga lettera alle autorità statali, chiedendo che l’ente sanitario internazionale venga addirittura indagato. La lettera, che ripercorre tutta la gestione dell’emergenza, dall’inizio ad oggi – osserva “ByoBlu” – arriva ad una precisa conclusione: «L’attuale gestione della crisi è diventata del tutto sproporzionata e causa più danni che benefici». Aggiungono i medici belgi «Chiediamo la fine di tutte le misure e un ripristino immediato della nostra normale governance democratica». Rivogliono anche «tutte le nostre libertà civili», confiscate attraverso lockdown e restrizioni. La lettera, scrive ancora “ByoBlu”, ha avuto immediatamente un forte impatto sull’opinione pubblica, non solo del Belgio ma di tutto il mondo. «L’analisi proposta, infatti, potrebbe riferirsi a qualsiasi altro Stato che in questi mesi, e in parte ancora oggi, ha limitato alcune delle libertà fondamentali dei propri cittadini».
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Sette anni di Covid? Carpi: è la “profezia” di Giovanni XXIII
Dovremo convivere con il coronavirus per altri sette anni, tra patimenti epocali? In sintesi: siamo all’anticamera dell’Apocalisse? Se lo domanda Davide Di Santo, rispolverando un libro che è tornato a girare «tra le mani di iniziati, occultisti e illuminati di ogni fratellanza». Questo volume, «oltre a prevedere l’arrivo della pandemia che ha messo in ginocchio mezzo mondo», fornirebbe anche «informazioni su come andrà finire». Spoiler: piuttosto male. Si tratta de “Le profezie di Papa Giovanni”, controverso volume uscito nel 1976 a firma di Pier Carpi, ancora presente nel catalogo delle Edizioni Mediterranee. Di Santo riesumò quel libro lo scorso 12 aprile in un articolo sul quotidiano “Il Tempo”, ora ripreso dal blog “Mitt Dolcino”. Le presunte profezie attribuite ad Angelo Roncalli sarebbero state consegnate a Pier Carpi da un misterioso «grande vecchio». L’incontro sarebbe avvenuto alla rocca di San Leo, fortezza romagnola dove fu rinchiuso l’esoterista Cagliostro. Una anticipazione, dunque, dell’epidemia che avrebbe sconvolto il mondo?«È il tempo dei due imperatori. E la Madre non ha padre, perché molti vogliono esserne padre. E due sono sostenuti dai contendenti», si legge verso la fine del libro. Le “profezie” abbracciano un periodo che va dal 1935 al 2033. Il riferimento ai due imperatori viene letto dall’autore come la contrapposizione di due candidati al Soglio di Pietro, due Papi rivali. «Due fratelli e nessuno sarà Padre vero», si legge. E la Madre (ovvero la Chiesa) «sarà vedova», si legge in un altro passo «in cui è facile, con l’occhio alla storia recente, scorgere una possibile allusione alla convivenza di Benedetto XVI e Francesco», scrive Di Santo. Ebbene, a questo punto della storia «si alzano le grida e le barriere della contesa, già dall’acque esce la Bestia. E la carestia ferma gli eserciti». Ancora: «Gli uomini si contano morire. E dopo la carestia, la pestilenza». Un morbo ferma gli eserciti, come la pandemia del nuovo coronavirus? «Iddio ha scatenato la guerra della natura per impedire la guerra degli uomini», si legge ancora a pagina 158.E i due imperatori? Il primo «muore di fame, chiuso nella torre del suo sogno», mentre il secondo «nel deserto» è «assalito dagli animali della pestilenza, sconosciuti». E qui, nel linguaggio allusivo e allegorico tipico degli scritti profetici – scrive Di Santo – c’è chi vede l’origine animale del virus: pipistrelli e pangolini come possibili vettori del Sars-Cov-2 verso l’uomo. Ancora più oscuro il prosieguo della profezia, prosegue Di Santo, citando i riferimenti biblici all’Apocalisse di Giovanni come la frase «il tempo è vicino», che rimanda a quella di Giovanni sull’avvento del Redentore: «La figlia di Caino è salita a Nord, a predicare. Lussuria nella nuova Babilonia, per sette anni. Il settimo anno cade il settimo velo di Salomè, ma non esiste imperatore, non esiste chi sappia alzare la spada e recidere il collo di Giovanni. Il tempo è vicino». Pier Carpi ci vede i segni della fine dei tempi: sette anni di pestilenza e carestia, seguiti dal caos. Ma anche, scrive nei commenti che accompagnano le profezie, «l’avvento di una superiore civiltà umana, basata sulla fede, la conoscenza, la fratellanza tra gli uomini».Il giornalista del “Tempo” rileva come sia importante sottolineare, innanzitutto, che quanto riportato non sia stato scritto direttamente dal “Papa buono”, Giovanni XXIII. «La genesi del libro è piuttosto oscura – scrive Di Santo – anche se ci si basa soltanto sulla versione dello stesso Pier Carpi». A proposito: chi era, l’autore? Uno scrittore «più che prolifico», scomparso nel 2000, regista e sceneggiatore di fumetti nonché «studioso dell’occulto e del paranormale». Aggiunge Di Santo: «Amico e confidente di Licio Gelli, in un’intervista a Enzo Biagi aveva definito il “venerabile” della loggia massonica P2 “il nuovo Cagliostro”». E proprio seguendo le orme del celeberrimo alchimista, spiega sempre il “Tempo”, Pier Carpi cominciò a scrivere “Le profezie di Papa Giovanni” uno o due anni prima della pubblicazione. L’autore sostenne di aver ricevuto quelle “profezie” da un massone di altissimo grado.Lo stesso Angelo Roncalli era un iniziato alla massoneria, dai tempi in cui il futuro Papa era delegato apostolico in Turchia, intorno al 1935. «Il misterioso gran maestro incontrato alla rocca di San Leo – scrive Di Santo – avrebbe lasciato trascrivere all’autore solo una piccola parte delle segrete carte, autorizzandone la divulgazione». Il libro uscì nel 1976 con l’eloquente sottotitolo “La storia dell’umanità dal 1935 al 2033″, e sarebbe finito nel dimenticatoio – scrive ancora il “Tempo” – se non fosse per alcune profezie dedicate alla storia della Chiesa che sono tornate recentemente di attualità. Prima per l’elezione di un Pontefice «benedetto, benedetto, benedetto». Poi per l’arrivo del Papa povero, «Santo scalzo» come Francesco d’Assisi, e i presunti riferimenti alla convivenza dei due pontefici: «E ci sarà un altro Padre, prima della tua sepoltura, a pregare lontano per te, per le ferite della Madre».Coincidenze? Suggestioni? Domande, che il giornalista del “Tempo” consegna, giustamente, ala naturale curiosità del pubblico. I contenuti del libro che Pier Carpi attribuisce a Roncalli sono dipanati attraverso «parole volutamente criptiche», il cui senso può essere comodamente plasmato sopra un’infinità di accadimenti? Tutto può essere, conclude Di Salvo, in modo prudentemente interlocutorio. «Nel dubbio, mettiamo a referto un altro paio di profezie sugli anni a venire, dato che il libro svelerebbe fatti fino al 2033». La prima riguarda proprio il “Papa scalzo”, che secondo questo racconto troverà la morte quando tornerà nel suo paese natio (sarà certamente un caso, «ma Bergoglio, nonostante i numerosi viaggi apostolici, nella sua Argentina ancora non si è fatto vedere»). La seconda “profezia”, chiosa Di Santo, prevede «la fine violenta di un potente personaggio, dal nome simile a quello di Rasputin. Chi ricorda?».Dovremo convivere con il coronavirus per altri sette anni, tra patimenti epocali? In sintesi: siamo all’anticamera dell’Apocalisse? Se lo domanda Davide Di Santo, rispolverando un libro che è tornato a girare «tra le mani di iniziati, occultisti e illuminati di ogni fratellanza». Questo volume, «oltre a prevedere l’arrivo della pandemia che ha messo in ginocchio mezzo mondo», fornirebbe anche «informazioni su come andrà finire». Spoiler: piuttosto male. Si tratta de “Le profezie di Papa Giovanni”, controverso volume uscito nel 1976 a firma di Pier Carpi, ancora presente nel catalogo delle Edizioni Mediterranee. Di Santo riesumò quel libro lo scorso 12 aprile in un articolo sul quotidiano “Il Tempo“, ora ripreso dal blog “Mitt Dolcino“. Le presunte profezie attribuite ad Angelo Roncalli sarebbero state consegnate a Pier Carpi da un misterioso «grande vecchio». L’incontro sarebbe avvenuto alla rocca di San Leo, fortezza romagnola dove fu rinchiuso l’esoterista Cagliostro. Una anticipazione, dunque, dell’epidemia che avrebbe sconvolto il mondo?
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Pieni poteri, ma per il nostro bene: la dittatura più ipocrita
Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico del carico fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.Dettaglio: il premier rimase lo stesso di prima, quello che collaborava amabilmente col vicepremier Salvini, approvando anche il blocco delle navi cariche di migranti. Non solo: i famosi “pieni poteri” invocati da Salvini sono ora esercitati – e nel modo che vediamo – dall’oscuro Giuseppe Conte, mai eletto e mai votato da nessuno. Agli italiani, nel giro di pochi mesi, “l’avvocato del popolo” è arrivato a infliggere l’impensabile. Serviva un pretesto coi fiocchi, ed è prontamente arrivato: si chiama Covid. Quanto sia grande, la voglia di “pieni poteri”, lo dimostra – in piccolo – l’infimo Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario del partito che tiene in piedi il governo nato unicamente per espellere Salvini. Poche ore dopo aver subito la sentenza del Tar laziale, che gli impedisce di imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza, Zingaretti ha sfoderato un’altra imposizione: l’obbligo di indossare la mascherina ovunque, nel Lazio, anche all’aperto, come già avviene in Campania (centrosinistra) e in Sicilia (centrodestra). Avvertiva Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: queste misure vessatorie pensate a livello regionale – l’inutile Tso vaccinale per l’influenza e l’obbligo di mascherina in strada – sono solo l’antipasto per un ulteriore giro di vite nazionale.Detto fatto: dopo aver terrorizzato i cittadini a mezzo stampa, scambiando i contagi per ricoveri, ora il Governo dei Pieni Poteri – unico in Europa a prorogare lo stato d’emergenza – medita apertamente di imporre la “museruola” a tutti gli italiani, ovunque si trovino: come se il coronavirus fosse ancora una grave minaccia per la quale non esistono cure, e come se la mascherina fosse davvero un efficace strumento di limitazione del contagio. Da più parti, nel mondo, si levano proteste contro il “partito dei pieni poteri”: in Belgio, i medici denunciano la gestione autoritaria dell’emergenza, raccomandata dall’Oms, con prescrizioni giudicate gratuite, inutili, pericolose per la salute, disastrose per l’economia e gravemente incostituzionali, contrarie alle libertà democratiche. Un dialogo tra sordi: i sanitari spiegano che il Covid ormai è curabile, visto che i rimedi sono stati messi a punto e la mortalità del morbo è praticamente irrisoria; ma questo non basta a convincere i decisori, affezionati come sono ai “pieni poteri” che il coronavirus ha loro regalato. L’Italia, poi, vince in solitaria la gara: in nessun altro paese europeo il lockdown è stato così prolungato, così rigido e così privo di contromisure sociali, al punto che l’economia è in ginocchio.L’altra notizia – ferale – è che molti italiani credono ancora alla televisione, cioè ai bollettini di Conte e alle funeree previsioni degli esperti di corte, inutilmente smentiti dai medici a cui il governo impedisce in ogni modo – anche censurando il web – di parlare ai cittadini. A completare la catastrofe politica, si segnala la resa dell’opposizione: Matteo Salvini (insieme alla Meloni) si è arreso ai “pieni poteri”. Lega e Fratelli d’Italia non hanno reagito, alle imposizioni di quella che i detrattori chiamano “dittatura sanitaria”. Non hanno chiamato gli italiani in piazza, non hanno lanciato raccolte di firme, non hanno promosso azioni dimostrative: hanno evitato persino di dar vita a una protesta, a oltranza, nelle aule del Parlamento (appena amputato, via referendum, su invito dei massimi esponenti mondiali del “partito dei pieni poteri”). Salvini e Meloni si sono anzi impegnati – come se fossimo in tempo di pace – nella campagna elettorale per le regionali, nei giorni in cui studenti e insegnanti venivano costretti a vivere una sorta di allucinazione collettiva, quella della scuola ai tempi del Covid.«Salvini sugli sbarchi ha ragione, non ha violato nessuna legge: ma dobbiamo incastrarlo lo stesso». Le scandalose intercettazioni che imbarazzano settori della magistratura sono state portate alla luce dal processo a Luca Palamara, il presidente dell’Anm che ha ammesso di aver svolto, per anni, la funzione di “accomodatore”, per conto delle correnti politiche che “governano” le toghe, condizionando la giustizia. Ma, con un colpo di spugna – il divieto di citare come testimoni ben 126 colleghi magistrati – ecco che anche i “panni sporchi” della magistratura si apprestano ad essere lavati in casa, nel silenzio del Quirinale. Del resto, non sono questioni che possano interessare la maggioranza degli italiani, calamitata da ben altre attrazioni: il campionato di calcio, ma soprattutto i bollettini quotidiani sui contagi. Non stupisce: l’opinione pubblica è manipolata da molto tempo. Agli spettatori, negli ultimi tempi, erano stati proposti efficaci film dell’orrore: prima l’Isis, poi Greta. L’Isis, cioè: una banda di feroci tagliagole (fanatici isolati e pazzi, senza amici nel partito dei “pieni poteri”) che poteva scorrazzare impunemente in tutta Europa, seminando strage. Non un arresto, un interrogatorio, una confessione, una vera indagine. Mai nulla: solo l’uccisione dei killer, muti per sempre.Variante drammaturgica dell’Isis, la piccola Greta: ovvero il mutamento climatico (sempre avvenuto) spacciato come problema di oggi, causato dall’attività umana. Traduzione: la colpa è nostra. Corollario: il vero problema – l’inquinamento – passa in secondo piano. Verità nascosta: i grandi inquinatori, sempre loro, sono gli sponsor occulti della piccola fiammiferaia svedese, e per noi hanno in mente il grandioso business della riconversione “green” della finanza, col pretesto di qualche pennellata “verde” da dare all’economia. Di Green Deal parla anche il Governo dei Pieni Poteri, quello italiano. Le sue indicazioni per il Recovery Fund sono fuori dalla portata di qualunque genio letterario. Per risollevare l’Italia dal disastro causato dal lockdown “cinese”, modello Wuhan, i signori che dettano le parole al ventriloquo Conte hanno escogitato le seguenti trovate: tracciamento universale del cittadino, guerra al denaro contante, invio in orbita di una “costellazione” di satelliti 5G. Il tempo stringe, e assomiglia a un cappio: vaccinazioni obbligatorie, mascherine obbligatorie.I signori cittadini sono invitati (anzi, costretti) a dimenticarsi di tutte le loro vite precedenti, quelle in cui potevano dire la loro. Il Governo dei Pieni Poteri – unico, anche qui – ha persino varato un’istituzione di sapore staliniano come il “Ministero della Verità”, per eliminare dal web le voci più scomode. Se qualcuno pensa che tutto questo sia in qualche modo normale, è fuori strada: deve aver capito male. Non è normale nemmeno che l’inviato della Casa Bianca si scomodi per venire in Italia ad accusare il Papa di aver stretto una sorta di “patto col diavolo”, concedendo al regime cinese qualcosa che la Chiesa non aveva mai accordato a nessun governo: il potere di nomina dei vescovi. Non è normale neppure questo, infatti: non è normale che sia il partito comunista di Xi Jinping a stabilire chi e come amministrerà i cattolici in Cina, cioè la patria mondiale dei Pieni Poteri, il grande paese dove è nato il problema che oggi sta letteralmente devastando e ricattando il pianeta con l’arma della paura. Non c’è niente di normale, in tutto quello che sta succedendo.Anni fa, il grande Primo Levi ricorse a un apologo letterario per descrivere le modalità psicologiche attraverso cui il cittadino si può trasformare gradualmente in prigioniero, dapprima inconsapevole: vede che qualcuno sta costruendo un recinto, ma non sospetta che – un brutto giorno – quel filo spinato diventerà il perimetro, chiuso e invalicabile, della nuova prigione di massa. E’ notorio che proprio gli ebrei, nella Germania nazista, furono gli ultimi ad aprire gli occhi sulla sorte che li attendeva. «Non può essere vero»: è sempre il pensiero ricorrente, al primo impatto con un possibile abominio. E’ naturale, umanissimo. E lo sanno bene gli autori della narrazione pubblica, i cosiddetti “padroni del discorso”. Mai far vedere il recinto, tutto insieme: meglio un tratto di filo spinato, uno soltanto, e naturalmente “per il nostro bene”, per la nostra sicurezza (sanitaria, magari). Non lo vedete? Persino lo scettico Donald Trump, il “mandante” dell’uomo che ha osato rimproverare il Papa, ora è ricoverato per Covid, proprio all’indomani della missione romana di Pompeo. E quindi: oggi, vaccini e mascherine (e domani, chissà). Ma la domanda è sempre la stessa: fino a che punto l’ex cittadino, ora trattato come suddito, accetterà di subire i Pieni Poteri?(Giorgio Cattaneo, “Pieni poteri, per il nostro bene: la dittatura più bella del mondo”, dal blog del Movimento Roosevelt del 3 ottobre 2020).Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico della pressione fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.