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Magaldi: e dopo Bergoglio, ora Mike Pompeo striglierà Conte
Non che si diverta, Gioele Magaldi, a fare il profeta. E comunque sarebbe bello se, una volta tanto, le sue anticipazioni (previsioni, non profezie) ottenessero l’onore della cronaca, nel silente mainstream italico. Avrebbero tutto da guadagnare, i giornali, a dare – in anticipo – certe notizie. Per esempio: il clamoroso passaggio del “fratello” Mario Draghi al fronte progressista, da cui il rivoluzionario intervento keynesiano, sul “Financial Times”, con le sue istruzioni “rooseveltiane” su come uscire dall’emergenza economica scatenata dal coronavirus. Oppure: l’annuncio dell’intervento decisivo a favore all’Italia, in termini finanziari (acquisto di titoli di Stato, da parte della Bce) garantito dalla “sorella” Christine Lagarde, altro pezzo da novanta – fino all’altro ieri – dell’élite reazionaria, ora in forza (come Draghi e altri) allo schieramento massonico-democratico, di cui fanno parte anche Bob Dylan e Robert Kennedy Junior. Una galassia che appoggia Trump e contesta la gestione oligarchica della crisi, nonché la pericolosa manipolazione psico-terroristica del Covid, innescata utilizzando una Oms ormai finanziata soprattutto da Pechino e da Bill Gates.Ed è proprio la Cina l’argomento della terza, recente “profezia” di Magaldi, ignorata dai media e puntualmente confermata dai fatti: Mike Pompeo verrà a Roma per strigliare Bergoglio e Conte, considerati esponenti del partito “cinese” che starebbe sovragestendo il governo italiano, con fortissimi agganci anche in Vaticano. «Nella stampa italiana ho qualche nemico», ammette Magaldi, polemico con molte redazioni per l’ostinato silenzio con cui nel 2014 è stato accolto il suo besteller “Massoni”, un saggio scomodissimo che mette in piazza le malefatte occulte delle superlogge “neoaristocratiche”, coi loro terminali anche italiani. In questi anni, non si contano le previsioni azzecate da Magaldi, dall’improvviso declino di Renzi all’inattesa vittoria di Trump. Il giornalismo italiano sembra non aver ancora voluto fare i conti con le rivelazioni contenute nel libro “Massoni”, seguitando anche a ignorarne molto spesso l’autore. Così, non fanno esattamente un figurone i media che oggi – a reti unificate – sono costretti a dire, in ritardo, quello che Magaldi aveva anticipato la scorsa settimana.Impossibile continuare a tacere, di fronte al tweet con cui il segretario di Stato americano strattona ruvidamente nientemeno che il Papa, colpevole di contiguità col governo cinese. «Come avevo annunciato, nella sua imminente visita a Roma, Mike Pompeo non farà sconti a nessuno: apprezzo la franchezza con cui ha richiamato Papa Bergoglio, senza complimenti, sull’impegno verso il rispetto dei diritti umani». All’establishment politico, aveva anticipato Magaldi, Pompeo chiederà di ridimensionare il peso del partito trasversale “cinese”, funzionale agli interessi di Pechino, che tanto condiziona l’Italia. Idem il discorso rivolto al Vaticano, che due anni fa concesse al regime di Pechino la facoltà di designare i vescovi cattolici in Cina. «Squisitamente massonico, da parte di Pompeo – dice Magaldi – l’appello al Papa, laddove il “fratello” Pompeo avverte la Chiesa che, cedendo al partito comunista cinese, rischia di compromettere la sua autorità morale in materia di diritti umani». Diritti che «un tempo la Chiesa stessa calpestava, ma che oggi dichiara di difendere». E dunque, «come si concilia, questo, con l’amicizia con una brutale dittatura come quella di Pechino?».E dopo il Vaticano, toccherà al governo: «Giuseppe Conte si prepari a ricevere una robustra strigliata», avverte Magaldi: «Per gli Usa, è inammissibile lo stato comatoso dell’economia italiana, ridotta in ginocchio dal lockdon “cinese”, modello Wuhan, imposto al paese». Anche secondo il presidente del Movimento Roosevelt, sono catastroficamente inefficaci le misure finora adottate dall’esecutivo durante l’emergenza: «E’ stato speso un fiume di miliardi, ma senza risultati. E in una situazione come questa – aggiunge Magaldi – i cialtroni della classe politica italiana non hanno esitato a farci perdere altro tempo e denaro per un referendum demenziale, che propone l’ennesimo taglio (quello del Parlamento, cioè della democrazia), quando invece avrebbero dovuto preoccuparsi di ben altre riforme della Costituzione, cominciando dall’eliminazione dell’obbligo del pareggio di bilancio, misura sciagurata introdotta per compiacere Mario Monti e anche Giorgio Napolitano, altro personaggio veramente oscuro».Monti e Napolitano? Due supermassoni reazionari, per chi ha letto “Massoni”. «Avevo chiarito che, di fronte a chiunque si fosse sentito diffamato dal mio libro, avrei esibito pubblicamente e prove delle mie affermazioni, contenute in migliaia di dossier riservati. Ma nessuno si è fatto avanti, per contestarmi». Pochissimo spazio, nel mainstream, anche alle analisi alternative a quelle correnti, che danno per inevitabile la gestione “panica” del Covid, condotta in Italia a spese delle libertà individuali, insieme alle misure draconiane (e probabilmente tardive) per arginare il contagio, la scorsa primavera. Magaldi è tra quanti ritengono che la pandemia sia stata impugnata come un’arma politica dall’élite neoliberista che per prima sdoganò la Cina, come possibile modello per un futuro Occidente con meno democrazia e meno diritti. Ancora più drastico un grande cantautore come Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura, che in piena emergenza, attraverso il brano “Murder Most Foul”, ha lanciato una potente suggestione: i “falsi profeti” del Covid (e del vaccino universale) sono gli eredi politici del clan che assassinò John Kennedy a Dallas.Tornando al Belpaese: per Magaldi, la visita di Pompeo segnerà un punto di svolta nei rapporti politici fra Casa Bianca e Palazzo Chigi, e in generale tra gli Usa e larghi strati dell’establishment italiano, finora assai arrendevole rispetto all’espansione cinese. Sempre secondo Magaldi, Pompeo tratterà da posizioni di forza, visto che sembra scontata la rielezione di Donald Trump alle presidenziali di novembre. «Si confermerà un buon presidente anche nel prossimo quadriennio: l’America ha ancora bisogno di Trump», che è sostenuto dai circuiti massonici progressisti. «Poi, dalle elezioni successive – profetizza Magaldi – si potrà finalmente pensare a un candidato progressista “doc” come Robert Kennedy Junior, che nel suo recente discorso a Berlino ha riaperto un orizzonte che mette al centro la libertà: esattamente il contrario della sottomissione al “terrorismo psicologico” dell’Oms, di marca cinese, al quale si è finora allineato lo stesso governo Conte. Tutte cose che a Trump non sono piaciute, e che ora Mike Pompeo – in pubblico, e soprattutto in privato, a muso duro – non mancherà di ribadire all’attuale presidente del Consiglio, l’increscioso Conte».Non che si diverta, Gioele Magaldi, a fare il profeta. E comunque sarebbe bello se, una volta tanto, le sue anticipazioni (previsioni, non profezie) ottenessero l’onore della cronaca, nel silente mainstream italico. Avrebbero tutto da guadagnare, i giornali, a dare – in anticipo – certe notizie. Per esempio: il clamoroso passaggio del “fratello” Mario Draghi al fronte progressista, da cui il rivoluzionario editoriale keynesiano, sul “Financial Times”, con le sue istruzioni “rooseveltiane” su come uscire dall’emergenza economica scatenata dal coronavirus. Oppure: l’annuncio dell’intervento decisivo a favore all’Italia, in termini finanziari (acquisto di titoli di Stato, da parte della Bce) garantito dalla “sorella” Christine Lagarde, altro pezzo da novanta – fino all’altro ieri – dell’élite reazionaria, ora in forza (come Draghi e altri) allo schieramento massonico-democratico, di cui fanno parte anche Bob Dylan e Robert Kennedy Junior. Una galassia che appoggia Trump e contesta la gestione oligarchica della crisi, nonché la pericolosa manipolazione psico-terroristica del Covid, innescata utilizzando una Oms ormai finanziata soprattutto da Pechino e da Bill Gates.
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Bizzi: la farsa Covid è finita, ora licenziano il golpista Conte
«La “pandemia” è finita, andate in pace». Lo annuncia lo storico Nicola Bizzi, editore di “Aurora Boreale”. «Dopo settimane di terrorismo psicologico alimentato ad arte dal governo Conte e dalla sua torbida corte di nani e ballerine, anche e soprattutto attraverso la grancassa di risonanza dei media compiacenti e le sparate televisive di personaggi di squallore come i sedicenti “virologi” Andrea Crisanti e Walter Ricciardi, pare proprio che il vento sia cambiato», scrive Bizzi su “Database Italia“. In altre parole: “qualcuno” ha deciso che dovesse cambiare, il vento. Basta leggere quello che scrive «il potentissimo gruppo “Espresso-Repubblica”, che rappresenta da oltre trent’anni un vero e proprio partito occulto, capace di manipolare l’opinione pubblica». E’ evidente che ha dichiarato guerra al governo Conte: nelle ultime settimane, «l’esecutivo golpista giallorosso è stato infatti bersaglio, da parte di questo “partito occulto”, di un intenso bombardamento mediatico che, in maniera chirurgica, si è accanito su tutti i suoi nervi scoperti». La netta presa di posizione di “Repubblica” per la campagna del No al referendum sul taglio dei parlamentari – osserva Bizzi – è stata inoltre interpretata come una vera e propria dichiarazione di guerra a Conte e ai suoi accoliti. «Non facciamoci facili illusioni: Barbapapà Scalfari, Carlo De Benedetti e i loro “nipotini” non sono certo rinsaviti di colpo».
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Draghi, l’Innominato: rifondare il futuro, vincendo la paura
Nei “Promessi Sposi”, l’Innominato è un potente masnadiero al quale i malvagi si rivolgono per il loro piano, che infatti va in porto, fino a quando è lo stesso Innominato – convertitosi al bene – a farlo saltare per aria, aprendo la strada alla felicità di Renzo e Lucia. In attesa di capire quanto possa esservi di realmente manzoniano, in Mario Draghi, risuonano le parole che ha pronunciato il 18 agosto 2020 – data storica, probabilmente – nel santuario cattolico militante del Meeting di Rimini, di fronte al silenzio urlante di una politica italiana azzerata da decenni di grigiore e ora letteralmente annichilita dal coronavirus, o meglio dalla gestione della paura – nazionale e mondiale – come unica bussola per il futuro. E qui si erge, di colpo, il gigante Mario Draghi: la prudenza sanitaria è obbligatoria, ma la sola paura non è accettabile. Urge un futuro degno di questo nome, e si chiama gioventù. Possiamo chiudere bottega, se “suicidiamo” un’intera generazione condannandola al panico perpetuo, sembra dire l’ex banchiere centrale, nei giorni in cui i media – a reti unificate, e in modo ridicolo – trasformano in untori i giovani della movida, scambiando i contagi per malattie.
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Agamben: rassegnati alla peste, la speranza è dei disperati
Le riflessioni che seguono non riguardano l’epidemia, ma ciò che possiamo capire dalle reazioni degli uomini ad essa. Si tratta, cioè, di riflettere sulla facilità con cui un’intera società ha accettato di sentirsi appestata, di isolarsi in casa e di sospendere le sue normali condizioni di vita, i suoi rapporti di lavoro, di amicizia, di amore e perfino le sue convinzioni religiose e politiche. Perché non ci sono state, come pure era possibile immaginare e come di solito avviene in questi casi, proteste e opposizioni? L’ipotesi che vorrei suggerire è che in qualche modo, sia pure inconsapevolmente, la peste c’era già, che, evidentemente, le condizioni di vita della gente erano diventate tali, che è bastato un segno improvviso perché esse apparissero per quello che erano – cioè intollerabili, come una peste appunto. E questo, in un certo senso, è il solo dato positivo che si possa trarre dalla situazione presente: è possibile che, più tardi, la gente cominci a chiedersi se il modo in cui viveva era giusto.E ciò su cui occorre non meno riflettere è il bisogno di religione che la situazione fa apparire. Ne è indizio, nel discorso martellante dei media, la terminologia presa in prestito dal vocabolario escatologico che, per descrivere il fenomeno, ricorre ossessivamente, soprattutto sulla stampa americana, alla parola «apocalisse» e evoca, spesso esplicitamente, la fine del mondo. È come se il bisogno religioso, che la Chiesa non è più in grado di soddisfare, cercasse a tastoni un altro luogo in cui consistere e lo trovasse in quella che è ormai di fatto diventata la religione del nostro tempo: la scienza. Questa, come ogni religione, può produrre superstizione e paura o, comunque, essere usata per diffonderle. Mai come oggi si è assistito allo spettacolo, tipico delle religioni nei momenti di crisi, di pareri e prescrizioni diversi e contraddittori, che vanno dalla posizione eretica minoritaria (pure rappresentata da scienziati prestigiosi) di chi nega la gravità del fenomeno al discorso ortodosso dominante che l’afferma e, tuttavia, diverge spesso radicalmente quanto alle modalità di affrontarlo.E, come sempre in questi casi, alcuni esperti o sedicenti tali riescono ad assicurarsi il favore del monarca, che, come ai tempi delle dispute religiose che dividevano la cristianità, prende partito secondo i propri interessi per una corrente o per l’altra e impone le sue misure. Un’altra cosa che dà da pensare è l’evidente crollo di ogni convinzione e fede comune. Si direbbe che gli uomini non credono più a nulla – tranne che alla nuda esistenza biologica che occorre a qualunque costo salvare. Ma sulla paura di perdere la vita si può fondare solo una tirannia, solo il mostruoso Leviatano con la sua spada sguainata. Per questo – una volta che l’emergenza, la peste, sarà dichiarata finita, se lo sarà – non credo che, almeno per chi ha conservato un minimo di lucidità, sarà possibile tornare a vivere come prima. E questa è forse oggi la cosa più disperante – anche se, com’è stato detto, «solo per chi non ha più speranza è stata data la speranza».(Giorgio Agamben, “Riflessioni sulla peste”, da “Quodlibet” del 27 marzo 2020)Le riflessioni che seguono non riguardano l’epidemia, ma ciò che possiamo capire dalle reazioni degli uomini ad essa. Si tratta, cioè, di riflettere sulla facilità con cui un’intera società ha accettato di sentirsi appestata, di isolarsi in casa e di sospendere le sue normali condizioni di vita, i suoi rapporti di lavoro, di amicizia, di amore e perfino le sue convinzioni religiose e politiche. Perché non ci sono state, come pure era possibile immaginare e come di solito avviene in questi casi, proteste e opposizioni? L’ipotesi che vorrei suggerire è che in qualche modo, sia pure inconsapevolmente, la peste c’era già, che, evidentemente, le condizioni di vita della gente erano diventate tali, che è bastato un segno improvviso perché esse apparissero per quello che erano – cioè intollerabili, come una peste appunto. E questo, in un certo senso, è il solo dato positivo che si possa trarre dalla situazione presente: è possibile che, più tardi, la gente cominci a chiedersi se il modo in cui viveva era giusto.
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“Science”: liberi di tornare a scuola, più benefici che rischi
E se la chiusura delle scuole facesse più male che bene? Se lo chiedono pediatri ed educatori del Regno Unito che, in una lettera aperta firmata da più di 1.500 membri del Royal College of Paediatrics and Child Health, scrivono: «Continuare a tenere chiuse le scuole lascerebbe segni indelebili a un’intera generazione». Certo c’è l’educazione virtuale, ma è ben lontana da quella vera – dicono – e costringe molti genitori a lasciare il lavoro per prendersi cura dei bambini. Così in 20 paesi le scuole le hanno riaperte ai primi di giugno: altri, invece (Taiwan, Nicaragua e Svezia) non le hanno chiuse mai: bambini liberi di giocare, con le mascherine o senza. “Science” ha voluto vederci chiaro, studiando le riaperture di Sudafrica, Finlandia e Israele. «È venuto fuori che i bambini più piccoli raramente contraggono l’infezione e si contagiano l’un l’altro, ed è ancora più raro che si portino il virus a casa al punto da infettare i familiari», scrive Giuseppe Remuzzi sul “Corriere della Sera“. Assicura Otto Helve, infettivologo e pediatra finlandese: «Tutti quelli che hanno riaperto hanno potuto constatare che i benefici sono molto maggiori dei rischi».
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Partitini antisistema: tanti galli nel pollaio, ma poche galline
Pochi giorni fa, alla trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, il giornalista e parlamentare ex M5S Gianluigi Paragone fa un annuncio che la stampa ha preso troppo sotto gamba, come successe analogamente per il Movimento di Grillo e Casaleggio. L’ex conduttore di “La Gabbia” comunica la nascita di un nuovo partito antieuropeista e antisistema: la copia all’italiana del Brexit party di Nigel Farage con il quale ha già preso contatti, insieme ad altri think-thank. Paragone fissa l’obiettivo del partito nel primo articolo di un ipotetico statuto o manifesto: l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e conseguentemente dall’Eurozona. «Non troppo ambizioso!», direbbe un Plutoniano (di Plutone) appena sbarcato sul pianeta Terra. Intendiamoci, un Vero Partito che avesse finalità chiare su questi temi cruciali sarebbe quanto mai necessario e urgente. Quindi, prendiamo positivamente questo annuncio fatto a “Fuori dal Coro”, ma esprimiamo anche una grossa riserva: nella patria della moda, da troppo tempo, creiamo ciclicamente movimenti o partiti che però non sembrano sapersi distaccare dal modus operandi della vecchia politica; imbarcare da subito e in maniera trasversale un sacco di gente, indipendentemente dalla loro provenienza politica, basta riempire. Peraltro, colmando contenitori politici sempre più improvvisati e, quindi, provvisori.Il panorama politico attuale è già pieno zeppo di movimenti e partiti sovranisti o pseudosovranisti. Prendiamo la realtà più recente e concreta: i rossobruni Vox Italia di Toscano, Sottile e Fusaro. Alle comunali di Gioia Tauro, con il loro precedente movimento, Risorgimento Meridionale per l’Italia, non raggiunsero nemmeno il 3% delle preferenze (281 voti su 10.208 totali), un vero flop elettorale. Sempre in Vox ritroviamo l’avvocato Marco Mori che precedentemente aveva militato in CasaPound, con cui aveva collezionato una serie di débacle alle politiche nazionali non riuscendo mai a superare il 2% delle preferenze. Poi abbiamo il Fronte Sovranista Italiano (Fsi) che alle regionali umbre del 2019 non arriva nemmeno al 0,2%, così come i Gilet Arancioni del “personaggio” Pappalardo: un misero 0,13%. Alle politiche del 2018 la Lista del Popolo per la Costituzione non supera lo 0,03%, i Forconi nemmeno lo 0,1%. Inoltre, in rampa di lancio per la prova del voto, abbiamo anche i nuovi movimenti come quello della deputata Sara Cunial (ex 5 Stelle) con R2020 e il Movimento 3V.Insomma, il panorama politico italiano anti-sistema è molto variegato e troppo spesso capeggiato da persone o personaggi di discutibile credibilità, che potrebbero anche ritrovarsi in qualche contenitore politico nuovo di zecca, magari proprio quello annunciato dall’ex M5S Gianluigi Paragone, vista la tendenza italica alle ammucchiate, al sorbire continuamente all’elettorato la zuppa stagionale: patate, porri, qualche zucchina e, soprattutto, cetrioli. Tanti cetrioli. Il giornalista varesino dovrà stare molto attento, perché non è più il tempo di scherzare o pensare a racimolare voti ovunque per dire “poi vedremo”, “poi sistemeremo”, “poi ci penseremo”. E’ il momento dei fatti, e per farli bisogna farsi rappresentare da persone credibili, pulite e sincere. L’Italia sforna direttivi, movimenti e partiti-pollaio da una vita: tanti galli da combattimento, senza galline. Ecco perché niente di politicamente fecondo è giunto fino ad oggi. Il nostro paese, come sa bene Gianluigi Paragone, non se lo può più permettere.(Andrea Leone, “Partito Italexit: Paragone, attento al contenitore”, da “Come Don Chisciotte” del 25 giugno 2020).Pochi giorni fa, alla trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, il giornalista e parlamentare ex M5S Gianluigi Paragone fa un annuncio che la stampa ha preso troppo sotto gamba, come successe analogamente per il Movimento di Grillo e Casaleggio. L’ex conduttore di “La Gabbia” comunica la nascita di un nuovo partito antieuropeista e antisistema: la copia all’italiana del Brexit party di Nigel Farage con il quale ha già preso contatti, insieme ad altri think-thank. Paragone fissa l’obiettivo del partito nel primo articolo di un ipotetico statuto o manifesto: l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e conseguentemente dall’Eurozona. «Non troppo ambizioso!», direbbe un Plutoniano (di Plutone) appena sbarcato sul pianeta Terra. Intendiamoci, un Vero Partito che avesse finalità chiare su questi temi cruciali sarebbe quanto mai necessario e urgente. Quindi, prendiamo positivamente questo annuncio fatto a “Fuori dal Coro”, ma esprimiamo anche una grossa riserva: nella patria della moda, da troppo tempo, creiamo ciclicamente movimenti o partiti che però non sembrano sapersi distaccare dal modus operandi della vecchia politica; imbarcare da subito e in maniera trasversale un sacco di gente, indipendentemente dalla loro provenienza politica, basta riempire. Peraltro, colmando contenitori politici sempre più improvvisati e, quindi, provvisori.
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Gli Usa fuori dall’Oms: Trump sfida la mafia del coronavirus
Se qualcuno non l’avesse ancora capito, siamo in guerra: lo chiarisce nel modo più drastico Donald Trump, che ha ritirato formalmente gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In primavera, il gelo era sceso con il primo annuncio statunitense: stop alla contribuzione annuale da parte degli Usa, mezzo miliardo di dollari nel 2019. Poi le critiche sempre più accese alla gestione dell’organismo Onu, accusato di colpevole negligenza durante lo scoppio dell’epidemia di coronavirus in Cina. Infine, il 6 luglio, la decisione ufficiale comunicata al Congresso e alle Nazioni Unite: gli Usa sono ufficialmente fuori dall’Oms. La mossa di Donald Trump accende inevitabilmente i riflettori su quelli che ora sono i primi finanziatori dell’organizzazione: la Cina, poco trasparente al momento dell’esplosione pandemica, e un privato come il miliardario Bill Gates, patron della Microsoft e oggi trasformatosi nel maggior propagandista mondiale dell’obbligo vaccinale. Il figlio di Bob Kennedy, l’avvocato Robert Kennedy Jr., gli rivolge accuse terribili: Bill Gates foraggia l’Oms ma in cambio intasca molto più denaro, grazie ai vaccini che fanno capo alla sua holding, prescritti in vari paesi dai programmi vaccinali raccomandati dalla stessa Oms (recentemente esplusa dall’India con l’accusa di aver rovinato quasi mezzo milione di bambini, attraverso vaccini pericolosi per la salute).Ombre cinesi si allungano da tempo sullo stesso direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, che deve a Pechino buona parte della sua carriera politica in un paese come l’Etiopia, strategica porta d’ingresso della Cina verso il continente africano. «Nel mese di maggio – ricorda il “Giornale” – l’Oms era stata accusata dalla stampa Usa e da testate come il “Wall Street Journal” di essere asservita all’influenza di Pechino, che fece sentire il proprio peso geopolitico nell’elezione dello stesso Ghebreyesus nel maggio 2017». Secondo il “Financial Times”, l’Oms è «un’istituzione compromessa», proprio perché «manca di indipendenza dai suoi paesi membri, e “non solo dalla Cina». Le sfide per la salute globale, infatti, «richiedono che l’Oms superi tali interessi parrocchiali», perché «un’istituzione internazionale indipendente e obiettiva» può servire al meglio «anche gli interessi nazionali». Il problema non sono solo i ritardi e la malagestione del Covid-19 ma anche, per esempio, nel 2009, la sua gestione “opaca” dell’epidemia di H1N1, comunemente nota come influenza suina. Il vero problema è che, attualmente, l’80% del bilancio dell’Oms proviene da contributi volontari.Come lo stesso Trump ha più volte sottolineato nelle scorse settimane, l’organizzazione ha sbagliato «ripetutamente» difendendo Pechino dalle accuse di scarsa trasparenza all’inizio della diffusione del Covid. «Quegli errori reiterati – sottolinea Trump – sono stati estremamente gravosi per il mondo». Secondo il presidente Usa, «molte vite avrebbero potuto essere salvate» se l’attuale direttore «avesse seguito l’esempio» di uno dei suoi predecessori alla guida dell’Oms, la norvegese Harlem Brundtland, che nel 2003 riuscì a bloccare la diffusione della Sars. Quello che Trump non può dire apertamente, ma che invece da più parti si sospetta, è che l’attuale gestione dell’Oms – di concerto con la Cina – abbia deliberamente lasciato esplodere il problema Covid, per paralizzare l’Occidente e mettere Trump in difficoltà alla vigilia delle presidenziali americane. Una sorta di rappresaglia, dopo la decisione di Trump di frenare l’egemonia economica cinese, imponendo dazi sulle esportazioni di Pechino. Quello che l’Italia ha già pagato, sulla sua pelle, è intanto l’imposizione del “modello Wuhan” raccomandato proprio dall’Oms: un blocco severissimo ma tardivo, che ha provocato un vero e proprio disastro economico. Ad aggravare la situazione, la decisione italiana di attenersi alle erronee disposizioni – sempre dell’Oms – per contenere il contagio e curare i pazienti.Ora gli italiani fanno i conti con il lockdown “cinese” consigliato dall’Oms: il 50% della popolazione, secondo Bankitalia, è alle prese con difficoltà economiche. Nel frattempo, medici e magistrati denunciano il governo per aver ignorato cure salva-vita, insistendo nell’imporre terapie addirittura deleterie, come l’ossigenazione forzata: quelle, e non il virus, avrebbero provocato migliaia di vittime. Sullo sfondo, si delinea uno scontro geopolitico paragonabile a una nuova guerra fredda. La sfida di Trump ha per bersaglio un’organizzazione, l’Oms, che è stata usata come “arma letale” dall’oligarchia internazionale, anche occidentale e statunitense, che ha permesso alla Cina di realizzare il suo boom economico (con regole truccate) per far trionfare un modello da esportare poi in un Occidente non più democratico. In altre parole: colpendo l’Oms, Trump si scaglia contro il potere apolide, neoliberista, che ha permesso alla Cina di fare concorrenza sleale ai lavoratori e alle imprese occidentali, con prodotti a basso costo grazie a condizioni di lavoro prive di tutele, in un sistema senza democrazia e senza leggi a salvaguardia dell’ambiente. Ecco perché oggi Trump si sfila dall’Oms “cinese”, che probabilmente ha manipolato la stessa pandemia, trasformando il coronavirus in un’arma contro la libertà e la democrazia.Se qualcuno non l’avesse ancora capito, siamo in guerra: lo chiarisce nel modo più drastico Donald Trump, che ha ritirato formalmente gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In primavera, il gelo era sceso con il primo annuncio statunitense: stop alla contribuzione annuale da parte degli Usa, mezzo miliardo di dollari nel 2019. Poi le critiche sempre più accese alla gestione dell’organismo Onu, accusato di colpevole negligenza durante lo scoppio dell’epidemia di coronavirus in Cina. Infine, il 6 luglio, la decisione ufficiale comunicata al Congresso e alle Nazioni Unite: gli Usa sono ufficialmente fuori dall’Oms. La mossa di Donald Trump accende inevitabilmente i riflettori su quelli che ora sono i primi finanziatori dell’organizzazione: la Cina, poco trasparente al momento dell’esplosione pandemica, e un privato come il miliardario Bill Gates, patron della Microsoft e oggi trasformatosi nel maggior propagandista mondiale dell’obbligo vaccinale. Il figlio di Bob Kennedy, l’avvocato Robert Kennedy Jr., gli rivolge accuse terribili: Bill Gates foraggia l’Oms ma in cambio intasca molto più denaro, grazie ai vaccini che fanno capo alla sua holding, prescritti in vari paesi dai programmi vaccinali raccomandati dalla stessa Oms (recentemente espulsa dall’India con l’accusa di aver rovinato quasi mezzo milione di bambini, attraverso vaccini pericolosi per la salute).
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Il complotto dei bugiardi e la Nuova Frontiera che ci attende
Tutti a tifare viva Conte, abbasso Conte, forza Meloni, morte a Salvini. Ma chi se ne accorge, quando certe cose accadono e il mondo finisce per cambiare passo? Lì, per lì, in pochi: per decenni – dice un’autorità culturale come lo storico Alessandro Barbero – abbiamo creduto alla bufala del medioevo, un tunnel di secoli oscuri, quando invece non s’era mai vista, tutta insieme, una tale esplosione di progressi, conquiste, signorie illuminate e benessere socialmente percepito. Mille anni, di cui sappiamo ancora pochissimo. Una sola, grande certezza: tutto quello che credevamo di sapere, dice Barbero, era inesatto, se non falso. Indicatori esemplari: la leggenda barbarica dello jus primae noctis e, meglio ancora, quella del terrore millenaristico; a pochi mesi dal fatidico Anno Mille, si firmavano regolarmente carte e contratti pluriennali, come se il mondo non dovesse finire mai. E se questo vale per l’epoca medievale, oltre che per tanti altri periodi storici (di cui non esistono fonti dirette, ma solo storiografiche e quindi fatalmente soggettive), non potrebbe valere anche per oggi?Lo scorso 26 aprile l’Italia ha perso uno dei suoi osservatori più scomodi, Giulietto Chiesa: emarginato come complottista, quasi che i complotti non esistessero. Davvero? La Guerra del Vietnam esplose dopo l’incidente del Golfo del Tonchino; nel 1964, gli Usa accusarono la marina nordvietnamita di aver attaccato l’incrociatore statunitense Uss Maddox. Ci ha messo quarant’anni, la verità, a emergere: nel 2005, tramite la Nsa, l’intelligence di Washington ha finalmente ammesso che quello scontro navale non era mai avvenuto: era solo una fake news, per inscenare il casus belli. Molto più recentemente, siamo stati capaci di invadere l’Iraq, disastrando un’area che poi sarebbe diventata il brodo di coltura del cosiddetto terrorismo “islamico”, grazie alla maxi-bufala mondiale delle inesistenti armi di distruzione di massa in dotazione a Saddam Hussein. Era anche quella un’invenzione, rilanciata in mondovisione dalla “fialetta di antrace” agitata all’Onu da Colin Powell.La preparazione della realtà virtuale da somministrare al pubblico era stata accuratissima, come sempre. Il britannico Tony Blair, in primis, si era dato da fare per accreditare la bufala, in collaborazione con l’intelligence (anche italiana) che fabbricò la falsa pista del Nigergate, in base alla quale il regime di Baghdad – già armato dagli Usa contro l’Iran, anni prima – avrebbe cercato di approvvigionarsi di uranio in quel paese africano. Non che qualcuno possa rimpiangere (a parte molti iracheni, forse) un regime dispotico come quello di Saddam. Ma possibile che loro, i “padroni del discorso”, debbano ricorrere in modo sistematico alla manipolazione, fondata su clamorose menzogne, per ottenere il consenso necessario a supportare grandi cambiamenti? Non potrebbero autorizzare i nostri governanti a dire semplicemente la verità, ancorché sgradevole? Gliene manca il coraggio?Retropensiero: se tanto impegno viene profuso per raccontare il contrario del vero, non viene il sospetto che la nostra opinione in fondo conti parecchio, nonostante si cerchi di declassarla a fenomeno irrilevante? Certo, votiamo inutilmente: i partiti – tutti – poi si piegano sempre a direttive sovrastanti. Parla da sola la vicenda incresciosa dei 5 Stelle, che hanno tradito per intero le loro promesse elettorali. Idem, la storia tutta italiana dei recenti referendum: regolarmente celebrati, ma poi ignorati; il risultato quasi mai applicato, spesso annacquato se non aggirato e sostanzialmente azzerato. Eppure: se il cosiddetto potere ormai scavalca impunemente la democrazia, mortificandola e sterilizzandola nei suoi effetti, perché si affanna così tanto a imporci la sua narrazione disonesta? Non sarà che teme, nonostante tutto, che prima o poi possa insorgere una reazione, da parte del pubblico?Negli anni Ottanta, agli italiani è stato raccontato che era meglio che Bankitalia smettesse di finanziare direttamente lo Stato, a costo zero: era più trendy avvalersi della finanza privata speculativa, pagandole i salatissimi interessi che fecero esplodere di colpo il famoso debito pubblico. Negli anni Novanta, i medesimi narratori hanno cantato le magnifiche sorti e progressive della sottospecie deforme di Unione Europea fabbricata a Maastricht, quella che oggi impedisce all’Italia – devastata dalle conseguenze del lockdown – di rimettere in piedi le aziende che non riescono a riaprire o che chiuderanno tra poco, quelle che licenzieranno i dipendenti in autunno, quelle che scapperanno all’estero o, meglio ancora, si svenderanno agli attuali committenti esteri, specie tedeschi, prima di cedere il timone al capitale cinese o alla mafia nostrana, che già pregusta il banchetto.Tutti a ridere, nel 2020, quando Giulietto Chiesa scrisse – per primo – che non era possibile credere alla versione ufficiale dell’11 Settembre. Ora la voglia di ridere è passata, dopo che i pompieri di New York hanno cercato di far riaprire le indagini, in base alle loro testimonianze personali e alle evidenze scientifiche schiaccianti fornite dai tremila ingegneri e architetti americani del comitato “Verità sull’11 Settembre”: le torri di Manhattan non potevano crollare in quel modo, su se stesse e in pochi secondi, se non fossero state “minate” ben prima dell’impatto degli aerei. Una cosa però è la verità, e un’altra il suo sdoganamento. Tanto per cominciare, certe verità sono troppo indigeste: se anche venissimo scoperti, dicevano i nazisti, nessuno crederà mai che siamo stati capaci di inventarci una cosa come Auschwitz. E’ un fatto che la mente umana, semplicemente, non accetta. La prima risposta è invariabile: non può essere vero, mi rifiuto di crederlo.Il tempo è galantuomo, si dice; solo che se la prende comoda. Caso classico: John Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963. Tuttora, le fonti manistream – da Wikipedia in giù – seguitano a incolpare Lee Harvey Oswald, presentato come una specie di squilibrato solitario, confinando nelle “ipotesi cospirazionistiche” la nuda verità dei fatti, fiutata da subito ma emersa solo quando l’allora numero due della Cia, Howard Hunt, scomparso nel 2007, ha confessato in punto di morte che quello di Dallas fu un complotto del Deep State, attuato attraverso varie complicità: la Cia, l’Fbi, la manovalanza della mafia di Chicago e ben tre futuri presidenti degli Stati Uniti (Lyndon Johnson, Richard Nixon e George Bush). A sparare a Kennedy non fu Oswald, ma il mafioso Chuck Nicoletti. Ma a far saltare il cervello al presidente della New Frontier fu il killer di riserva, James Files: reo confesso, tuttora detenuto per altri reati e mai interrogato, su quei fatti, da nessun magistrato.Di Kennedy ha riparlato due mesi fa il grande Bob Dylan, con l’epico brano “Murder Most Foul”. L’omicidio di Dallas messo in relazione addirittura con il coronavirus: come se la pandemia che ha paralizzato il mondo nascesse da una regia occulta, direttamente ispirata dagli eredi dei criminali al potere che organizzarono il complotto costato la vita a Jfk. Il 19 giugno è finalmente uscito “Rough and Rowdy Ways”, il disco che contiene la denuncia kennedyana: non si contano gli elogi che la grande stampa profonde per quest’opera musicale del 79enne Premio Nobel per la Letteratura, ma nessun giornalista s’è peritato di scavare tra le righe per decifrare il codice esoterico attraverso cui Dylan lancia un’accusa esplicita, accennando al 33esimo grado che contrassegnava i massoni oligarchici e reazionari che vollero spegnere il sogno di un mondo libero, giusto mezzo secolo fa.Quanto ci vorrà, ancora, prima che un nuovo Howard Hunt confessi il suo ruolo nella strage dell’11 Settembre? Meno di quanto si pensi, forse, calcolando la velocità della crisi in corso e il prestigio dei personaggi che, in vario modo – da Dylan a Mario Draghi, fino a Christine Lagarde e Joseph Stiglitz – si stanno mettendo di traverso, rispetto al copione (emergenza, dunque crisi) messo in scena a livello planetario con la presunta pandemia frettolosamente dichiarata da una strana Oms, supportata dalla Cina. Proprio l’Oms ha provato a imporre ovunque il modello Wuhan, lockdown e coprifuoco, anche a paesi come l’Italia: non avendo più sovrantià finanziaria, a differenza di Pechino, noi non ce lo possiamo proprio permettere, un blocco di tre mesi che già quest’anno costerà 15 punti di Pil e chissà quanti milioni di disoccupati. Questo, almeno, è quello che sta finalmente emergendo, giorno per giorno, agli occhi di tutti: non è stato un affare, rinunciare a Bankitalia. E non era d’oro, la promessa europea che i super-privatizzatori come Prodi avevano fatto luccicare.Unire i puntini? Non è mai facilissimo, specie in mezzo al frastuono assordante di un mainstream che tace l’essenziale e ridonda di gossip politico irrilevante. In primo e piano, ora e sempre, la superficie epidermica della realtà: viene esibita la rozzezza retorica e spesso inaccettabile di Donald Trump, mettendo in ombra il cuore del fenomeno. Un vero e proprio incidente della storia, che ha proiettato alla Casa Bianca un outsider incontrollabile, capace di imporre uno stop alla super-globalizzazione che ha schiantato i lavoratori americani. Istrionico, ambiguo, già aggregato ai democratici, nel 2016 Trump s’è travestito da repubblicano sui generis, riuscendo a fermare il pericolo pubblico numero uno, Hillary Clinton, grande sponsor della nuova guerra fredda contro la Russia. Poi Trump – teoricamente, “di destra” – ha fatto cose che la sinistra (americana ed europea) si poteva solo sognare, negli ultimi decenni: ha dimezzato le tasse e raddoppiato il deficit. Risultato: disoccupazione azzerata. Infine, ha imposto uno storico stop – con i dazi – alla creatura preferita dei globalizzatori atlantici più reazionari e guerrafondai: la Cina.Manco a dirlo, l’emergenza Covid è esplosa a Wuhan un minuto dopo il “niet” inflitto da Trump a Xi Jinping, facendo dilagare la crisi giusto alla vigilia delle presidenziali americane. Come dire: è in gioco qualcosa di enorme, due versioni del mondo. La prima ce l’hanno fatta intravedere anche i prestanome italiani del governo Conte, peraltro non ostacolati minimamente dall’altrettanto farsesca opposizione: lockdown e niente aiuti, repressione orwelliana, distanziamento, mascherine, panico amplificato (bare sui camion militari) e cure efficaci contro il Covid regolarmente oscurate, emarginando i medici che per primi erano riusciti a sconfiggere il nuovo morbo, trasformandolo in malattia normalmente curabile. La seconda ipotesi di mondo – quella per la quale morì Kennedy – è tutta da difendere e da ricostruire, dopo il “golpe” mondiale della finanza neoliberista che s’è inventata persino l’eurocrazia stracciona che impoverisce i popoli e oggi li avvelena, mettendoli l’uno contro l’altro. Di Nuova Frontiera, probabilmente, si può riparlare solo se rivince Trump: se invece perde, prepariamoci a farci spiegare da Bill Gates come sarà la nostra vita domani.(Giorgio Cattaneo, “Il complotto dei bugiardi e la Nuova Frontiera che ci attende”, dal blog del Movimento Roosevelt del 24 giugno 2020).Tutti a tifare viva Conte, abbasso Conte, forza Meloni, morte a Salvini. Ma chi se ne accorge, quando certe cose accadono e il mondo finisce per cambiare passo? Lì, per lì, in pochi: per decenni – dice un’autorità culturale come lo storico Alessandro Barbero – abbiamo creduto alla bufala del medioevo, un tunnel di secoli oscuri, quando invece non s’era mai vista, tutta insieme, una tale esplosione di progressi, conquiste, signorie illuminate e benessere socialmente percepito. Mille anni, di cui sappiamo ancora pochissimo. Una sola, grande certezza: tutto quello che credevamo di sapere, dice Barbero, era inesatto, se non falso. Indicatori esemplari: la leggenda barbarica dello jus primae noctis e, meglio ancora, quella del terrore millenaristico; a pochi mesi dal fatidico Anno Mille, si firmavano regolarmente carte e contratti pluriennali, come se il mondo non dovesse finire mai. E se questo vale per l’epoca medievale, oltre che per tanti altri periodi storici (di cui non esistono fonti dirette, ma solo storiografiche e quindi fatalmente soggettive), non potrebbe valere anche per oggi?
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Bizzi: regime Covid, ma Conte ora cadrà per via giudiziaria
Siamo ben oltre la fantascienza, sta succedendo l’incredibile. Orwell fa pensare, è stato veramente profetico. Ma la situazione a cui stiamo andando incontro, ammesso che non cambino gli scenari, va ben oltre quella paventata da Orwell: si va verso una società totalitaria, fondata sulla psico-polizia, sull’eliminazione di ogni dissenso. Una società in cui sarà proibito pensare: sarà vietato. E’ qualcosa di spaventoso. E il distanziamento sociale, che ormai da un punto di vista di sanitario non ha nessun fondamento, fa parte di questa operazione: non vogliono che le persone stiano in contatto tra loro. Sono regole raccapriccianti, che troviamo solo in Italia: è questa, la follia. In Germania, dove hanno avuto un lockdown molto più lieve del nostro, non hanno mai chiuso gli asili nido. Nel resto d’Europa, le scuole sono state riaperte. E mentre tutti i bambini d’Europa stanno andando a scuola in maniera normale, in Italia continuano ancora a parlare di plexiglass fra i banchi: questa è follia criminale, vogliono devastare le menti dei bambini. Io sono padre di una bambina piccola: sono estremamente preoccupato, per il suo futuro. E’ una situazione davvero pericolosa, per la libertà e la democrazia.La deriva che sta prendendo il governo Conte è spaventosa: si sta andando verso un totalitarismo scientista. E il Covid è servito per accelerare certi piani, che ormai sono venuti allo scoperto. Melinda Gates, nelle sue dichiarazioni, ormai non nasconde più i piani di sterminio che questa gente ha in mente: questi mirano al depopolamento, a una riduzione della popolazione mondiale. Ci proveranno, quindi vanno ostacolati. Ma il problema è che la gente non se ne rende conto. La motivazione? E’ questa: il sistema capitalistico è arrivato a uno stadio tale, per cui anche i popoli sono divenuti superflui. Terribile a dirsi, ma certe élite di potere – dopo aver conquistato tutte le banche mondiali e gli istituti di emissione, e dopo essersi arricchite smisuratamente col signoraggio e l’indebitamento degli Stati – vigliono arrivare a depopolare il mondo per governare su una minoranza, totalmente asservita e schiavizzata, sul modello cinese.Ci troviamo nel bel mezzo di una vera e propria guerra mondiale asimmetrica, è bene che le persone se ne rendano conto. Sapevo che sarebbe stata scatenata quest’anno: questa è una Psy-Op, finalizzata a progetti molto pericolosi. E’ una guerra combattuta a colpi di armi batteriologiche, a colpi di informazione e di operazioni d’intelligence. Negli Usa, l’avvento di Donald Trump ha messo i bastoni fra le ruote a determinati progetti, che di conseguenza sono stati accelerati. C’è stata un’accelerazione finalizzata a far cadere Trump, e far giocare da certi poteri il tutto per tutto. E l’Italia è nell’occhio di ciclone, di questa grande Psy-Op: in nessun’altra parte del mondo ci sono state analoghe misure repressive, fino alla deriva totalitaria che stiamo vivendo. Al governo ci sono solo personaggi eterodiretti, che in realtà prendono ordini dall’alto. Hanno giocato veramente sporco, e lo sanno. Concordo con Giulio Occhionero: è in Italia, che c’è stata la vera cabina di regia del tentativo di destabilizzare la presidenza Trump (con la fabbricazione di false prove sul Russiagate). E ora, questo che sta avvenendo negli Usa – le inchieste, l’Obamagate e molto altro – è inevitabile che comporti ripercussioni sull’esecutivo italiano.E’ molto probabile, quindi, che si stia per scatenare un’enorme tempesta giudiziaria, probabilmente eterodiretta dai servizi americani, ma con un effetto diametralmente inverso a quello che ebbe Mani Pulite: Tangentopoli era pilotata dal Deep State, che si servì dell’ex Pci, e la sinistra italiana si prostituì totalmente alla grande finanza internazionale, sposando la causa delle élite che manipolano la poltica, determinando la situazione della quale ci troviamo adesso. Io sto seguendo da tempo l’operazione mediatica di Q-Anon; molti, ingenuamente, si aspettano che i marines arrivino ad arrestare Conte, il Papa o chicchessia – cose ovviamente impensabili. E’ chiaro però che questo esecutivo filo-cinese, filo-5G e pilotato dal Bilderberg non è più funzionale alla politica americana: quindi lo stanno cuocendo a fuoco lento. Lo faranno cadere, secondo me, con l’innesco di alcune tempeste giudiziarie, che a mio parere sono imminenti. Secondo la mia interpretazione, l’80-90% della classe politica italiana verrà spazzata via da una tempesta giudiziaria potenzialmente devastante.Lo stesso scandalo Palamara, che imbarazza una magistratura gravemente compromessa con la politica, è funzionale ad arrivare a una seconda Tangentopoli. E sta tutto procedendo per gradi, secondo un piano stabilito. Evidentemente l’Italia gioca un ruolo-chiave, che sfugge al comune cittadino. Non è solo una questione geopolitica, mediterranea: qui sono in gioco delle forze che stanno al di sopra della politica. Da vent’anni, l’Italia non ha più una politica: tutto quello che avviene nel nostro paese viene deciso a tavolino in altri contesti; poi, semplicemente, quelle decisioni vengono ratificate e attuate (da parlamentari largamente ricattabili). Molti si chiedono perché l’opposizione non contrasti i disegni folli di questo governo. Semplice: non c’è più nessuna opposizione. Lo stipendio dei parlamentari è una goccia nel mare di quello che, effettivamente, buona parte dei parlamentari percepiscono mensilmente, da multinazionali farmaceutiche e organizzazioni internazionali come la Open Society di Soros. Ci troviamo in una situazione veramente folle. Io ho fatto l’addetto parlamentare, e certe cose le ho viste dall’interno. E’ una realtà raccapricciante, che la gente nemmeno s’immagina.L’Italia si trova al centro di questa guerra, anche perché c’è stata una serie di scellerate decisioni prese dai nostri governanti – Renzi e Gentiloni, e prima ancora Berlusconi – che hanno spianato la strada affinché l’Italia fosse una sorta di laboratorio sperimentale: per le vaccinazioni, per certe strategie economiche. Purtroppo, ci troviamo quindi ad affrontare una situazione estremamente grave. L’unica via per uscirne potrebbe essere quella giudiziaria. Marco Della Luna, di cui sono editore, nel libro “Le chiavi del potere” (la cui prima edizione venne fatta ritirare dal commercio da Prodi, che lo considerò un libro pericoloso) spiega molto bene quale sia il livello di corruzione della magistratura italiana – e lo dice da avvocato cassazionista. La mia sensazione, anche sulla base di informazioni che ricevo dall’estero, è che stiano preparando l’attivazione di una Procura: una Procura minore (non certo Roma o Milano, che sono estremamente compromesse), che di fatto imbastirà una sorta di nuovo pool Mani Pulite, e le cose prenderanno forma in modo molto rapido. Negli anni Novanta l’accelerazione fu incredibile: quando arrestarono Mario Chiesa, nessuno si immaginava che di lì a pochi mesi i partiti italiani sarebbero stati decapitati. Se sono vere le informazioni che sto ricevendo, è plausibile che possa ripetersi una vicenda analoga.Quello dell’emergenza Covid, comunque, è uno scenario internazionale che è stato pianificato molto tempo fa, e con una precisione incredibile: persino gli striscioni con la scritta “Andrà tutto bene” erano stati preparati mesi prima, in tutte le lingue del mondo. E’ stata una Psy-Op abilmente pianificata, con il rilascio di un’arma batteriologica: lo dimostrano le intercettazioni divulgate da “Anonymous”, ci sono le prove del fatto che si è trattato di un virus ingegnerizzato in laboratorio, che ha avuto un impatto considerevole, ma che autorevoli esperti hanno dimostrato avere una durata temporale di appena 70 giorni. Però i nostri governanti stanno facendo di tutto per mantenere questa cappa di paura. E la paura è la migliore arma, per certi poteri: quando vai a giocare con la paura della morte, con un nemico invisibile che può essere ovunque (sui vestiti, sul vicino di casa, nell’aria che respiri) si crea uno scenario di terrore. Per non parlare poi degli abusi inauditi e dell’illegittimità del lockdown. L’italiano medio, purtroppo, si è fatto condizionare dalla paura: a partire dall’accettazione dell’esperimento sociale delle mascherine, che sono un simbolo di sottomissione, per vedere fino a che punto gli italiani possono piegarsi senza protestare.Il 90% dei politici italiani, che sono dei gran cialtroni, non ha capito niente, di quello che è successo. I più si sono semplicemente adeguati, per mantenere la poltrona. Ma in Italia ci sono alcuni personaggi che sapevano tutto fin dall’inizio: già a dicembre, informative dei servizi segreti mettevano in guardia il governo, informandolo del contagio in corso. E il governo non ha fatto niente: l’ultima preoccupazione dell’esecutivo è stata la tutela della salute dei cittadini. Hanno invece potenziato le forze dell’ordine, a partire dal novembre 2019: automezzi, droni, elicotteri, assunzioni di agenti e vigili urbani. Tutte cose che non servivano a tutelare la salute degli italiani, ma solo a rendere efficace il lockdown. L’opposizione? Ripeto: se c’era, dormiva; non è stata fatta nessuna interrogazione parlamentare. A marzo, contattai una senatrice dei 5 Stelle, chiedendo come mai non ci fossero interrogazioni sull’abnorme, improvviso e costosissimo potenziamento delle forze dell’ordine. «E’ un argomento di cui non si può parlare», mi disse.Ora, i segnali importanti non mancano. Su Twitter, un italoamericano residente negli Usa, che probabilmente fa parte dello staff di Trump, ha scritto che il presidente ha ordinato agli invitati americani di non partecipare agli Stati Generali convocati da Conte. Questa è anche una guerra di propaganda: stanno usando molto i social network. Sono segnali, per dire chiaramente che Conte è arrivato al capolinea. Il 15 giugno, negli Usa, c’è stato un black-out del web: può esser stata una manovra dell’intelligence militare americana, per lanciare un avvertimento ai gestori della telefonia mobile. E’ collassato anche un gestore telefonico collegato a Colao, altro personaggio che sulla scena politica italiana sembra arrivato a fine corsa. Attriti fra Conte e Colao sono stati messi in grande evidenza. Attenzione: mesi fa, era stato annunciato che la riunione del Bilderberg in programma a Torino sarebbe stata rimandata. Da fonti attendibili ho invece saputo che la riunione si è regolarmente tenuta, dribblando la stampa. Poi semplicemente si sono trasferiti a Villa Pamphili a Roma, l’11 giugno. E se è vero quanto mi hanno riferito, gli unici italiani presenti e formalmente invitati erano John Elkann e Colao (Renzi non c’era).Le inchieste in corso negli Usa per l’Obamagate devasteranno inevitabilmente la politica italiana, perché l’epicentro del problema è stato qui. Personaggi come Renzi e Gentiloni ora hanno paura. Io sono ottimista: l’ex ambasciatore americano a Roma, socio in affari con Renzi, verrà chiamato nei prossimi giorni a testimoniare alla commissione giustizia del Senato, quindi la questione è partita. A mio parere, l’amministrazione Trump sta cuocendo questo governo a fuoco lento. Questo esecutivo è stato sul punto di cadere ad aprile, ed è probabile che cada adesso, a luglio. Secondo me sarà un’estate molto calda, ci saranno colpi di scena. A livello mondiale, poi, è in atto una vera e propria presa di coscienza della situazione. Si stanno svegliando parecchie forze. Io faccio parte di determinati contesti iniziatici, così riesco a decifrare i simbolismi dietro a certe frasi. Lo stesso intervento di Zangrillo è un messaggio chiaro, anche in ambito massonico: certe fazioni della massoneria italiana stanno cominciando a dire basta, perché questa situazione non è sostenibile. Sono a rischio la libertà e la democrazia, ed è bene che ci sia un cambio di rotta.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti il 15 giugno 2020 nella diretta web-radio “Border Nights”. Storico indipendente, Bizzi è l’editore di Aurora Boreale. Tra le sue opere più recenti, il volume “Da Eleusi a Firenze” ripercorre le ascendenze iniziatiche “eleusine” del Rinascimento italiano, a partire dalla signoria medicea).Siamo ben oltre la fantascienza, sta succedendo l’incredibile. Orwell fa pensare, è stato veramente profetico. Ma la situazione a cui stiamo andando incontro, ammesso che non cambino gli scenari, va ben oltre quella paventata da Orwell: si va verso una società totalitaria, fondata sulla psico-polizia, sull’eliminazione di ogni dissenso. Una società in cui sarà proibito pensare: sarà vietato. E’ qualcosa di spaventoso. E il distanziamento sociale, che ormai da un punto di vista di sanitario non ha nessun fondamento, fa parte di questa operazione: non vogliono che le persone stiano in contatto tra loro. Sono regole raccapriccianti, che troviamo solo in Italia: è questa, la follia. In Germania, dove hanno avuto un lockdown molto più lieve del nostro, non hanno mai chiuso gli asili nido. Nel resto d’Europa, le scuole sono state riaperte. E mentre tutti i bambini d’Europa stanno andando a scuola in maniera normale, in Italia continuano ancora a parlare di plexiglass fra i banchi: questa è follia criminale, vogliono devastare le menti dei bambini. Io sono padre di una bambina piccola: sono estremamente preoccupato, per il suo futuro. E’ una situazione davvero pericolosa, per la libertà e la democrazia.
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“Contro il Covid vaccinatevi voi, che a me viene da ridere”
Come era facile immaginare, qualcuno, dopo aver terrorizzato tre miliardi di persone sulla presunta pandemia del Covid-19, ora vuole imporre il vaccino a tutti. È un affare da qualche trilione di dollari che certamente i globocrati cercheranno di non farsi scappare. Il piano, finora, sembra essere riuscito: generare un virus non letale ma pericoloso per la società in quanto contagiosissimo e in grado di paralizzare uno Stato se non addirittura uno o più continenti; spaventare a morte la gente per il pericolo di contagio; lanciare l’allarme per il crollo dell’economia nazionale invitando tutti a tirare la cinghia per il bene comune; chiedere a tutti, per lo stato di necessità, di farsi spiare dai servizi segreti con la App “Immuni”; obbligare la popolazione a farsi vaccinare; rendere tutti docili e sottomessi come neppure fu nel Medioevo. I fatti si sono susseguiti secondo copione sotto i nostri occhi. Così siamo diventati facili prede della psicosi alimentata ad arte dai mass media, a loro volta finanziati da “filantropi” esperti in terrorismo globale, perché la paura è l’arma più potente per annichilire le masse.L’Italia è la più colpita (dopo la Cina e la Corea del Sud) in quanto priva di indipendenza a qualsiasi livello nonché la più debole in senso politico dell’intero Occidente, a causa di governanti – spesso analfabeti – palesemente eterodiretti e telecomandati dall’estero. Ma quando tutto sembrava riuscito alla perfezione, molti medici e virologi hanno detto che si trattava della più grande bufala della storia dell’umanità, che si trattava di un virus influenzale ancora sconosciuto ma per il quale, finalmente, le cure ci sono e il vaccino non serve. Alcuni di loro sono Zangrillo, Tarro, Montanari, De Donno, insieme a Paolo Ascierto che col Tocilizumab – un farmaco utilizzato per curare l’artrite reumatoide – ha sconfitto il Covid-19 rendendo Napoli l’unica metropoli italiana sanificata (da quando c’è l’epidemia, in tutta la Campania ci sono stati circa 5.000 casi e un migliaio di morti; a Napoli ci sono stati tanti morti quanti ve ne sono stati a Tortona).Il dubbio resta, poiché in tutta questa storia qualcosa non torna. Anche perché si parla di vaccino pur sapendo che il coronavirus è mutevole, e un vaccino finirebbe per non avere altro effetto se non quello di renderne dipendente chi lo fa, con grande piacere di chi, coi richiami, glielo venderà a vita. Che il vaccino possa essere inutile, tra i tanti, lo dice anche Mike Ryan, responsabile delle emergenze dell’Oms, il quale in questi giorni ha dichiarato ufficialmente: «Speriamo di trovare un vaccino efficace, ma non è garantito che questo accada». Eppure la quasi totalità della stampa nazionale continua imperterrita a terrorizzare gli italiani sul pericolo Covid-19, sulla inevitabile ricaduta d’autunno, sulla necessità improrogabile di vaccinarsi. C’è addirittura un piano europeo per finanziare il vaccino anti-Covid in forza d’un accordo tra i ministri della salute europei, mentre l’alleanza a quattro, Italia, Germania, Francia e Olanda, ha già in tasca il contratto con la multinazionale britannica AstraZeneca, che entro l’anno permetterà di vaccinare tutti gli over 65, più sanitari e forze dell’ordine.Ebbene, che il vaccino l’avrebbe venduto AstraZeneca, noi di “Alessandria Oggi” l’abbiamo pubblicato esattamente tre mesi fa. Profeti? Chissà. Gli è che qualcosa puzza, perché tutto potrebbe far parte di un piano molto ben congegnato che sta funzionando alla perfezione. E avrebbe potuto chiudersi con successo se non ci fosse stato chi gridava: “Il Re è nudo!”, mentre ci sarà certamente chi, come chi scrive, rifiuterà di farsi vaccinare. Il vaccino sarà reso obbligatorio? E io me ne frego. Vaccinatevi pure voi, che a me vien da ridere.(Andrea Guenna, “Vaccinatevi voi, che a me vien da ridere”, da “Alessandria Oggi” del 13 giugno 2020).Come era facile immaginare, qualcuno, dopo aver terrorizzato tre miliardi di persone sulla presunta pandemia del Covid-19, ora vuole imporre il vaccino a tutti. È un affare da qualche trilione di dollari che certamente i globocrati cercheranno di non farsi scappare. Il piano, finora, sembra essere riuscito: generare un virus non letale ma pericoloso per la società in quanto contagiosissimo e in grado di paralizzare uno Stato se non addirittura uno o più continenti; spaventare a morte la gente per il pericolo di contagio; lanciare l’allarme per il crollo dell’economia nazionale invitando tutti a tirare la cinghia per il bene comune; chiedere a tutti, per lo stato di necessità, di farsi spiare dai servizi segreti con la App “Immuni”; obbligare la popolazione a farsi vaccinare; rendere tutti docili e sottomessi come neppure fu nel Medioevo. I fatti si sono susseguiti secondo copione sotto i nostri occhi. Così siamo diventati facili prede della psicosi alimentata ad arte dai mass media, a loro volta finanziati da “filantropi” esperti in terrorismo globale, perché la paura è l’arma più potente per annichilire le masse.
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Il Corriere: gli Stati Generali di Francheschiello, il Re Sòla
«Tornassi indietro, rifarei tutto uguale». Il primo segnale che qualcosa non andava avremmo forse dovuto coglierlo il giorno che Conte andò per la prima volta in Lombardia, il 27 aprile, un paio di mesi dopo il primo caso di Codogno. Insomma, dal premier di un paese che piange 35 mila morti e conta 235 mila casi di Covid-19 ci si sarebbe potuto aspettare qualche dubbio in più sulla propria performance. Ma gli indizi, da allora, si sono succeduti e moltiplicati: un tratto sovrano, non sovranista ma proprio sovrano, una leggera megalomania, una folie de grandeur sembra essersi impadronita dell’ex avvocato del popolo, trasformando la narrazione dell’umile figlio della patria strappato alla sua amata professione, in quella del padre della patria vocato a una missione salvifica. «Rifarei tutto uguale» l’aveva detto solo Trump. E anche «tutto il mondo ci copia». «Renderò edotto il Parlamento», invece, l’avrebbe potuto dire Trump perché lui è presidente, non del Consiglio ma degli Stati Uniti. Invece neanche Trump l’ha detto. Conte sì, quando ha annunciato, con grazia, che dal sistema emergenziale dei Dpcm sarebbe passato a informare le Camere a scadenze fisse. Ma le frasi non dicono tutto. E poi ci vuole un orecchio allenato per coglierne la progressiva enfasi monarchica.Le immagini contano di più. Il cortile di Palazzo Chigi addobbato con guida rossa e standing portavoce per una conferenza stampa aveva una innegabile assonanza presidenziale con la coreografia dell’Eliseo. E il concedersi a microfoni e telecamere del press pack in Piazza Colonna, beh, quello sembra preso pari pari dai meeting informali con la stampa e le tv del premier inglese davanti a Downing Street. Manca il giardino della Casa Bianca, ma forse a Villa Pamphilj si potrà riparare. Naturalmente è bastato dire «Stati Generali» per evocare un sospetto di sovranità, anche se in realtà molto sfortunata, perché l’esito della manovra politica di Luigi XVI per risolvere la grande emergenza del suo regno fu così orribile da restare proverbiale. Ma siamo certi che Conte non avesse di certo in mente quel Borbone quando ha usato la fatidica immagine. Secondo alcuni dei suoi critici si immaginava piuttosto come un predecessore del decapitato, il Re Sole. Secondo altri, più cattivi, il Borbone cui rischia di assomigliare è di un altro ramo: Franceschiello, l’ultimo re delle Due Sicilie.C’è chi dice che Conte lo fa perché si è messo in testa di dotarsi di un suo partito, che i sondaggi danno tra il 12 e il 15, un po’ meno di quanto davano al partito di Monti mentre questi era a Palazzo Chigi, giusto per memoria di quanto transit gloria mundi. C’è chi invece insinua che nella sua testa siano state piantate ambizioni più grandi, visto che nel 2022 si elegge il Capo dello Stato, e se il Parlamento tiene fino ad allora ad eleggerlo dovrebbe essere l’attuale maggioranza. Confesso che non credo a queste maldicenze. La minaccia di farsi un partito, fatta circolare in queste settimane, sembra più che altro un’assicurazione per tenersi i partiti che ha: come minaccia verso i Cinquestelle per esempio funziona, attenti che se andiamo alle urne vi rubo un po’ di voti. E la storia del Capo dello Stato, beh, se uno vuole fare il Capo dello Stato la prima attività cui si applica è quella di conquistarsi qualche amico nell’opposizione, perché la maggioranza politica del momento non è mai bastata per salire al Quirinale, e questa volta meno che mai, visto che dovrebbe contare sulla lealtà di Renzi.Forse le cose sono più semplici, e più casuali. Forse non è estraneo un elemento di improvvisazione che nella cultura politica di Conte è quasi inevitabile, viste le origini. Non si vuol qui dire che possa essere paragonato al personaggio di un dramma romantico di Victor Hugo, Ruy Blas, valletto di un altro conte che si ritrova a fare il primo ministro di Spagna per una somiglianza. Ma certo il nostro Conte è un premier per caso, asceso a Palazzo Chigi per mancanza di un leader vincente alle elezioni, e rimastoci grazie a un ribaltamento di maggioranza. Il fatto è che l’uomo ha un eloquio indubbiamente fluente, forse retaggio di oratoria da avvocato, è intelligente e ha una certa simpatia fisica, e certe volte ci si affida un po’ troppo. Si dovrà dunque essere comprensivi per qualche stonatura istituzionale. Come quando, l’altro giorno, ha risposto al centrodestra che chiedeva di essere consultato nelle sedi istituzionali, che Villa Pamphilj lo è, visto che è sede di rappresentanza, mentre quelli intendevano la sede dei rappresentanti, il Parlamento.Se di qualcosa Conte aveva bisogno per dare forza istituzionale ai suoi Stati Generali quella era proprio la partecipazione delle opposizioni; darne l’annuncio senza averli prima conquistati all’idea è stata dunque più ingenuità e fregola mediatica che arroganza. Né, se il mestiere politico fosse stato più radicato, il premier si sarebbe mai fatto scappare, per descrivere il programma dei lavori, che la prima serata avrebbe visto la partecipazione di «grandi ospiti internazionali», mutuando alla perfezione il lessico di Amadeus. Ma queste sono nuances. Più pericoloso per un aspirante sovrano, soprattutto quando incontra vis-à-vis il popolo come ha fatto l’altra sera parlando con un contestatore in piazza, è mostrare di non sapere che il reddito di cittadinanza non è di 800 euro per tutti, ma molto, molto meno per tanti. Perché ricorda troppo da vicino la storia delle brioche di un’altra personalità coinvolta nella storia degli Stati Generali: Maria Antonietta.(Antonio Polito, “Conte, frasi e scenografie solenni: l’enfasi da Re Sole dell’avvocato del popolo”, dal “Corriere della Sera” del 12 giugno 2020).«Tornassi indietro, rifarei tutto uguale». Il primo segnale che qualcosa non andava avremmo forse dovuto coglierlo il giorno che Conte andò per la prima volta in Lombardia, il 27 aprile, un paio di mesi dopo il primo caso di Codogno. Insomma, dal premier di un paese che piange 35 mila morti e conta 235 mila casi di Covid-19 ci si sarebbe potuto aspettare qualche dubbio in più sulla propria performance. Ma gli indizi, da allora, si sono succeduti e moltiplicati: un tratto sovrano, non sovranista ma proprio sovrano, una leggera megalomania, una folie de grandeur sembra essersi impadronita dell’ex avvocato del popolo, trasformando la narrazione dell’umile figlio della patria strappato alla sua amata professione, in quella del padre della patria vocato a una missione salvifica. «Rifarei tutto uguale» l’aveva detto solo Trump. E anche «tutto il mondo ci copia». «Renderò edotto il Parlamento», invece, l’avrebbe potuto dire Trump perché lui è presidente, non del Consiglio ma degli Stati Uniti. Invece neanche Trump l’ha detto. Conte sì, quando ha annunciato, con grazia, che dal sistema emergenziale dei Dpcm sarebbe passato a informare le Camere a scadenze fisse. Ma le frasi non dicono tutto. E poi ci vuole un orecchio allenato per coglierne la progressiva enfasi monarchica.
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Bizzi: ci schiavizzano mentendo, come previsto da Orwell
Ripubblicare oggi, nel giugno del 2020, un’opera come “1984″ di George Orwell «non rappresenta soltanto un preciso dovere culturale ed editoriale». Rappresenta, anche e soprattutto, «un chiaro messaggio politico e di denuncia sociale». Mai prima d’ora, infatti, dal 1949 – l’anno in cui Eric Arthur Blair (il vero nome di Orwell) pubblicò a Londra la sua ultima e più nota opera letteraria, “Nineteen Eighty-Four” – il mondo in cui viviamo ha rischiato realmente di precipitare nei cupi e allucinanti scenari, così mirabilmente descritti da questo scrittore singolare e visionario. Lo scrive lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, nel presentare (insieme a Marco Della Luna) una riedizione dell’incubo del Grande Fratello in piena era Covid. «Molto probabilmente – scrivi Bizzi, nella prefazione – la drammatica situazione che stiamo ancora vivendo a livello globale sarà un giorno menzionata nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti come il più grande inganno degli ultimi secoli». Un grande inganno «perpetrato, ai danni dei popoli, da una certa élite di potere che, con il pretesto di una falsa pandemia e servendosi di un “virus” abilmente ingegnerizzato in laboratorio, ha tentato di accelerare (per tutta una serie di ragioni che andremo a spiegare) il progetto di instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale».Un Nuovo Ordine Mondiale «già da molto tempo pianificato ed annunciato, fondato sul forzato depopolamento e sul controllo tecnocratico totale dei cittadini di un mondo sempre più globalizzato». Gli strumenti: progressiva accentrazione di tutte le risorse e le ricchezze, e distruzione delle identità etniche, nazionali, culturali e religiose. E graduale restringimento, fino ad arrivare alla totale eliminazione, dei diritti civili e delle libertà democratiche sanciti dalle vigenti costituzioni nazionali. «Diritti civili e libertà democratiche conquistati dai popoli con il sangue, attraverso secoli di incessanti lotte e battaglie». Come ricorda lo stesso Della Luna, avvocato e scrittore di successo nonché autore (insieme a Bizzi) dei testi inediti che concorrono alla prefazione a questa riedizione del capolavoro di Orwell, oggi i popoli della Terra «sono divenuti superflui», perché i metodi di produzione del potere e della ricchezza «si sono accentrati nel controllo di poche grandi famiglie dinastiche». Un’oligarchia che «decide a porte chiuse, sopra quanto rimane delle istituzioni delle democrazie formali nazionali». Oligarchie che «non necessitano più delle masse di lavoratori, consumatori, combattenti di cui necessitava fino a non molto tempo fa il capitalismo industriale produttivo».Di conseguenza, «cittadini e lavoratori hanno perso quella capacità di negoziare che fino all’altroieri ha rappresetato forse la sua unica e ultima risorsa». Cittadini che quindi «stanno inesorabilmente perdendo reddito, diritti, sicurezze, voglia di far figli». In sintesi, scrive Bizzi, stanno perdendo il loro stesso futuro, «condannati a una prospettiva di vita forse ancora peggiore di quella decrittaci da Orwell nel suo romanzo». Ciò che sta accadendo dall’autunno del 2019, «con il rilascio (intenzionale) il 19 di ottobre a Wuhan, in Cina, di un virus ingegnerizzato in laboratorio e con la sua propagazione palesemente “anomala”», cioè saltando letteralmente (a parte la Corea) tutte le nazioni confinanti con la Cina e diffondendosi direttamente in paesi come l’Iran, l’Italia, gli Stati Uniti e il Brasile. Su Facebook, già il 29 aprile, Bizzi le aveva chiamate “Prove tecniche di dittatura”, evidenziavo le inquietanti analogie tra gli strumenti e i metodi repressivi in uso nei paesi dell’Est Europa al tempo della Guerra Fredda e le misure «antidemocratiche e anticostituzionali» adottate in Italia dal governo Conte «con il pieno avvallo del Capo dello Stato, senza alcun voto parlamentare e con la totale connivenza e complicità delle cosiddette “opposizioni”».Impietoso, il parallelo tra il 2020 e la vita nei paesi del cosiddetto “socialismo reale” prima della caduta del Muro di Berlino. Primo punto: controllo totale dei cittadini, dei loro spostamenti e delle loro telefonate. «All’epoca non esistevano certe “applicazioni”, ma lo Stato non si faceva sfuggire niente, con l’impiego massiccio e sistematico di semplici ma efficienti metodi “tradizionali”, quali intercettazioni, pedinamenti, posti di blocco, e ricorrendo ad una estesa rete di delatori», ricorda Bizzi. «Ognuno era pronto, per paura e per evitare a sua volta di essere additato come un “nemico dello Stato”, a denunciare il proprio vicino, perfino i propri amici e familiari». Ci ricorda qualcosa di vicinissimo a noi? «Con il pretesto dell’instaurazione dapprima di “zone rosse” e poi di un lockdown esteso all’intero territorio nazionale, in spregio ai più elementari diritti sanciti dalla Costituzione, sessanta milioni di cittadini italiani sono stati di fatto costretti agli arresti domiciliari, con la simultanea forzata chiusura di oltre il 90% delle attività produttive e degli esercizi commerciali e con il divieto di spostamento e di libera circolazione».Agli italiani non è stato impedito solo di lavorare, e quindi di mantenere la propria famiglia, ma è stato loro “consentito” di uscire di casa «solo per ragioni di stretta necessità, uno solo per nucleo familiare, e con il divieto di allontanarsi a più di duecento metri dal proprio domicilio!». E ovunque, posti di blocco e pattuglie «a vigilare su una simile follia». Forze dell’ordine «incredibilmente potenziate per l’occasione, con l’acquisto di migliaia di nuovi automezzi, camionette blindate, elicotteri, droni e un notevole incremento di organico». Un’operazione dispendiosissima, sostiene Bizzi, «che poteva essere pianificata solo con diversi mesi di anticipo», e riguardo alla quale «nessun parlamentare di “opposizione” si è degnato di indagare o di avanzare un’interrogazione». Ciliegina sulla torta, «il ricorso alla sistematica delazione, da parte di vicini di casa improvvisatisi ignominiosamente spie da balcone, per l’individuazione e il sanzionamento dei “trasgressori”». Un controllo ferreo, agevolato dal punto 2 dell’operazione: totale censura e piena omologazione della stampa e delle televisioni al pensiero unico, proprio come avveniva nei regimi dell’Est Europa.«Esattamente quello che è successo e che sta ancora (mentre scrivo) succedendo in Italia: sistematica censura delle notizie “scomode” e arbitraria cancellazione o rimozione – da siti Internet, social network come Facebook e Twitter e da piattaforme come Youtube – di articoli, interviste, testimonianze e video che osavano mettere in discussione il pensiero unico imposto dal regime». Sconcertante, il “ministero della verità” istituito a Palazzo Chigi da Andrea Martella (Pd) per “bonificare” il web dalle notizie scomode. A questo si sono aggiunte «azioni di censura e di delegittimazione (fino al vero e proprio linciaggio mediatico) di politici, intellettuali, giornalisti, medici e scienziati che non si allineano con la narrazione imposta dal governo». E’ la legge della “società fondata sulla menzogna” (terzo caposaldo, per Bizzi, dei regimi coministi). La prassi: «Falsificazione totale dei dati economici e delle statistiche». Ovvero: «A dispetto di ogni evidenza, ciò che lo Stato affermava e comunicava ai cittadini diveniva verità assoluta e doveva essere accettato alla stregua di un dogma di fede». Anche in questo caso, in Italia «continua ad esserci una spudorata falsificazione dei dati e delle statistiche, sia da un punto clinico che economico».Bizzi denuncia la «palese falsificazione per eccesso del numero dei decessi», con l’inclusione forzata (nei numeri comunicati dai teatrali bollettini televisivi della Protezione Civile) dei morti «per qualsiasi patologia, anche per infarto o incidente stradale». In parallelo, la deformazione dei dati economici, «con la promessa, da parte del governo, di aiuti alle imprese e alle famiglie mai effettivamente erogati». E anche in questo caso, «con la demonizzazione e il discredito di chiunque si permettesse di criticare o di contestare le “verità” imposte dal regime». Parlava da sola (e lo fa ancora) il quarto punto indicato da Bizzi, nell’inquietante parallelo con l’Est Europa: lunghe code fuori da negozi e supermercati. «Altra situazione da incubo, creata ad arte dal regime per incrementare il senso di paura e di emergenza». Mentre nei paesi comunisti le code erano dovute all’effettiva penuria di generi di prima necessità, «le immense code fuori da supermercati e uffici postali che sono diventate una regola in Italia fin dall’inizio del lockdown sono state attentamente studiate e pianificate», per creare disagio, allarme e paura.In parallelo (punto 5) gli assembramenti rigorosamente vietati, che Bizzi preferisce chiamare “assemblamenti”: «I “puristi” della lingua Italiana qui mi criticheranno, ma io preferisco usare la parola “assemblamento” (che è effettivamente da sempre in uso nella lingua parlata), piuttosto che “assembramento”, una parola ruvida e stonata che gli Italiani hanno imparato a conoscere solo con gli incostituzionali decreti contiani». Attenzione: con questo pretesto sono stati negati anche il diritto di sciopero e quello di manifestazione. Già a febbraio, un intellettuale come Alessandro Benati annotava: «Le parole, la liturgia, i segni e i gesti di questa pandemia illustrano quanto chi sta orchestrando la nostra presunta salvezza fisica abbia profondamente in odio l’Essere Umano». Esempio, il “distanziamento sociale”: «In queste due innocue paroline è racchiuso il massimo disprezzo che certe potenze hanno per il massimo che può esprimere appunto l’uomo: l’amore e la libertà. L’algido e asettico neo linguaggio tecno-scientocratico tenta di far passare con ciò il messaggio che la tua salvezza (fisica, e solo fisica) debba passare dall’abdicazione a tutto ciò che Tu sei realmente, e che ti distingue da tutti gli altri Esseri del Cosmo: un essere d’amore e libero, capace di esprimere questi due valori Universali anzitutto nei confronti degli altri Esseri Umani, cioè nel sociale».Libertà, continua Benati, che va vista «come manifestazione dello Spirito attraverso i talenti nell’arte, nella cultura, nel lavoro manuale o intellettuale». Amore, «declinato ad esempio come solidarietà, in campo economico». Distanziamento sociale: «Due paroline innocue che nascondono invece un potenziale anti-umano inimmaginabile». Questa «sottrazione di umanità», aggiungeva Benati, è alimentata da personaggi «che non hanno per niente a cuore la vostra libertà e il vostro amore: anzi, si nutrono proprio del vostro dolore, della vostra volontà inespressa (vedi i talenti di cui sopra), della vostra sofferenza, e soprattutto della vostra adesione a queste forme-pensiero, siano esse parole, rituali, gesti, immagini». Bizzi concorda sulla pericolosità dei termini: sarebbe stato meglio evocare un distanziamento “fisico”, provvisorio. L’aggettivo “sociale”, invece, sottolinea «quanto l’obiettivo del governo e dei suoi manovratori internazionali sia proprio quello di spezzare i legami sociali tra le persone, di annientare ogni forma di aggregazione e di socialità», mortificando «l’indole e l’essenza stessa dell’essere umano, che è un animale sociale per definizione».Nel suo parallelo coi paesi del “socialismo reale”, Bizzi inserisce (punto 6) anche l’assenza di qualsiasi opposizione politica. Non che non in quel mondo non esistesse, un’opposizione formale: ma era appunto solo cosmetica, serviva a legittimare la finzione di una democrazia esclusivamente nominale, assorbendo il dissenso in modo che non potesse disturbare la macchina statale. «Nell’Italia di oggi il quadro non solo non è molto dissimile, ma è addirittura peggiore», accusa Bizzi. «I partiti di “opposizione” hanno del tutto tolto la maschera, dimostrando di essere totalmente funzionali e asserviti al pensiero unico del regime e ai suoi disegni totalitari, tecnocratici e antidemocratici». Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia «si sono piegati agli aberranti decreti anticostituzionali del governo, legittimando in questo modo la sospensione dei più elementari diritti democratici dei cittadini». Non solo: esponenti di spicco di quei partiti «hanno deliberatamente incrementato il clima di paura e di repressione, dimostrandosi più filogovernativi degli stessi partiti che sostengono l’esecutivo». Per non parlare «di quegli amministratori e sindaci di centrodestra che, degni emuli di Goebbels e di Mengele, non hanno esitato a ricorrere alla barbara pratica dei trattamenti sanitari obbligatori per silenziare i dissidenti».«Sarà senz’altro la Storia a giudicarli – scrive Bizzi – anche se mi auguro che possano venire un giorno non molto lontano giudicati e condannati nelle aule dei tribunali». I sedicenti partiti di “opposizione” «sono ormai del tutto delegittimati agli occhi del popolo Italiano». La loro unica funzione, ormai, «è quella di catalizzare e inertizzare ogni forma di dissenso». Altro dramma (punto 7), i diritti civili: garantiti solo sulla carta. «Nella dittatura orwelliana in cui è stata precipitata l’Italia, dissentire è diventato estremamente pericoloso», scrive Bizzi. «E gli abusi esercitati dalle “forze dell’ordine”, in spregio ai più elementari diritti costituzionali, sono ormai divenuti una costante pratica intimidatoria», mentre in televisione esponenti del Pd e dei 5 Stelle «esaltano senza alcun ritegno le misure liberticide del loro governo e proclamano la sospensione della Costituzione, al pari dell’orwelliano Ministero della Verità». Così, le task force di tecnici e di “esperti” «dettano la linea politica all’esecutivo, perseguendo un’agenda che è stata imposta dall’alto». Un’azione di annientamento: «Continuano inesorabilmente a distruggere ogni diritto civile e ogni conquista sociale».Ottavo capitolo dell’infame parallelo tra l’Italia e gli ex satelliti dell’Urss, la scure sulle funzioni religiose. «Mai, nella storia, neppure durante le spaventose epidemie di peste nera del XIV° e del XVII° secolo, la libertà di culto e il diritto dei cittadini di esercitare funzioni religiose e di prendervi parte erano stati messi in discussione». E’ invece avvenuto nell’Italia del 2020. Nei paesi del blocco orientale, nonostante l’ateismo di Stato, la religione non è mai stata vietata, e le pratiche di culto venivano comunque tollerate, sia pure sotto stretta sorveglianza politica. «Nell’Italia del 2020, invece, in nome di una falsa pandemia e adducendo come pretesto il divieto di assemblamenti e il mantra del “distanziamento sociale”, le funzioni religiose (e addirittura anche i funerali!) sono state veramente cancellate e proibite con un tratto di penna, cosa che neanche Stalin in persona osò fare». E la cosa più incredibile, aggiunge Bizzi, è che questo sia potuto avvenire con il pieno assenso del Vaticano e della Cei. Bizzi non è cristiano, né indulgente nei confronti del Vaticano. «Ma la mia posizione – ribadisce – è di assoluta difesa del diritto e della libertà di culto». Accusa: «Appare ormai evidente che l’obiettivo del governo Conte e delle forze oscure che lo eterodirigono sia quello di eradicare dalla popolazione qualsiasi sentimento religioso, in nome di un dogmatismo scientista totalitario che va ben oltre i cupi scenari narratici da Orwell in “1984″».Nona e ultima verogna: l’obbligo di speciali documenti e autorizzazioni (altro che “autocertificazioni”!) per potersi spostare da una città all’altra o da una regione all’altra. «La forzata introduzione di una simile modulistica è servita a impedire la libera circolazione dei cittadini, ad alimentare il clima di paura e la cappa repressiva, e schedare tutti coloro che si sono piegati a compilare simili assurdità e a consegnarle alle autorità». Il paragone con l’Europa dell’Est al tempo del Socialismo reale è però anche in questo caso calzante: in Unione Sovietica esistevano passaporti interni, indispensabili per spostarsi da una regione all’altra. «Passaporti che le autorità spesso revocavano ai dissidenti, proprio per limitare i loro movimenti». Quei lasciapassare li descrive anche Orwell nel suo romanzo distopico. Bizzi ha lavorato per anni in Bulgaria: «Io queste cose le ho vissute, le ho toccate con mano, le ho provate davvero sulla mia pelle. So cosa significa essere costantemente sorvegliato e fermato dalla polizia». Ma c’è una differenza fondamentale: «Nei regimi comunisti il cittadino serviva, rappresentava una forza lavoro, era considerato una indispensabile ruota dell’ingranaggio statale, e veniva in un certo qual modo tutelato dal regime proprio perché “utile”».Oggi, invece, come insegna Marco Della Luna, i popoli (e, di conseguenza, i semplici cittadini) per certe élite di potere sono ormai divenuti “superflui”. «Oggi, queste élite di potere non sono semplicemente interessate a mantenere e consolidare il proprio potere: intendono dare la spinta finale verso una società dittatoriale e tecnocratica decisamente peggiore di quella immaginata da Orwell nel suo romanzo». Una società da incubo, «dominata da un ottenebrante pensiero unico scientista, in cui non esistano più diritti, democrazia e libertà civili». E per fare questo – continua Bizzi – intendono «eliminare fisicamente una consistente parte della popolazione globale, come è stato esplicitamente scritto in otto lingue diverse (inglese, spagnolo, swahili, hindi, ebraico, arabo, cinese e russo) su quell’inquietante monumento noto come Georgia Guidestones, inaugurato su committenza privata il 22 marzo 1980 su una radura della contea di Elbert, in Georgia (Stati Uniti)». Bizzi ricorda le parole di un grande massone libertario, Benjamin Franklin, tra i padri fondatori degli Stati Uniti: «Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di momentanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza».Eppure, osserva sempre Bizzi, proprio in nome in una presunta “sicurezza”, la stragrande maggioranza degli italiani, «condizionati dalla paura e da un allarmismo televisivo platealmente confezionato ad arte dal governo», ha clamorosamente dimostrato di essere «pronta a rinunciare alle proprie libertà fondamentali», per le quali le precedenti generazioni «hanno lottato, combattuto e spesso dato la vita». Secondo Bizzi, «siamo di fronte alla più grande psy-op mai messa in atto nel mondo in tempi moderni». Si tratta di «un’operazione ben pianificata e congegnata, in quanto ha saputo fare leva proprio sulla paura, sulla più recondita paura dell’essere umano: la paura della morte, per giunta per mano – in questo caso – di un nemico invisibile». Un nemico elusivo e infido, «nell’immaginario confezionato ad arte dai “controllori della matrix”: il virus «poteva assumere il volto dei nostri vicini, dei nostri amici, dei nostri familiari, dei nostri affetti più cari; poteva insinuarsi ovunque, nell’aria che respiriamo, sugli oggetti che tocchiamo, sui nostri vestiti, nel vento, nella pioggia, sulla terra, nella sabbia». Un nemico «onnipotente e onnipresente, che poteva raggiungerci e colpirci ovunque, al pari del Grande Fratello di Orwell».Ricordate il celebre assioma di Noam Chomsky, “problema-reazione-soluzione”? Il problema, in questo caso, è il “virus”. La reazione è proprio la paura. «La soluzione? Una dittatura. Medica, mediatica, sociale, tecnocratica, finanziaria, politica, culturale». Chiamatela come volete, «ma la sostanza non cambia: una dittatura è una dittatura, punto». Come osserva Marcello Pamio, con la scusa di un misterioso virus arrivato dall’Oriente «il Grande Fratello affina le armi e stringe sempre il cappio attorno alle già risicate libertà». E i nostri governanti «ci impongono così l’isolamento sociale (che fa crescere non solo la paura ma anche la rabbia e il rancore)». Vogliono il tracciamento digitale, «incrociando tabulati, carte di credito e satellitare dei cellulari, per sapere in ogni momento dove siamo e cosa stiamo acquistando». Approntano «telecamere, sensori biometrici e termici per vedere in ogni istante cosa facciamo, nell’attesa del microchip e della sparizione del contante».«Nel biochip – prosegue Bizzi – saranno registrati tutti i dati individuali, sanitari, fiscali, compreso l’Id, l’Identificativo Digitale che tutti avranno». Il denaro cartaceo, «nelle intenzioni dei grandi burattinai», dovrà sparire: lascerà il posto a una moneta virtuale, elettronica, e quindi «facilmente manipolabile, gestibile, controllabile». Attenzione: «Tutto come da copione, tutto già predisposto e pianificato, secondo i piani dell’Agenda ID2020». Niente di inatteso, peraltro – almeno per Bizzi, che appartiene alla tradizione iniziatica dei Misteri Eleusini (è autore del saggio “Da Eleusi a Firenze”, che rivela l’ascendenza “eleusina”, ad esempio della signoria medicea rinascimentale). «La mia appartenenza a elitari contesti iniziatici, della quale non ho mai fatto mistero, e l’aver operato nel settore dell’intelligence – scrive Bizzi – mi hanno da tempo fatto capire quanto profonda e ramificata sia la tana del Bianconiglio: sapevo, in sintesi, che era tutto previsto, tutto già da tempo pianificato da menti che definire criminali sarebbe un eufemismo».Menti che, ci crediate o no, «conoscono molto bene non solo la psicologia umana, ma anche i più reconditi significati dei simboli e le leggi dell’astrologia», non certo quella degli oroscopi televisivi. «Mi sto riferendo a quella particolare forma elevata di astrologia che permette di calcolare, con assoluta precisione matematica, i giorni più propizi per insediare (o destituire) un governo, per scatenare una guerra, un attentato o un’operazione di “false flag”, o addirittura per rilasciare un virus ingegnerizzato in laboratorio o qualsiasi tipo di arma biologica». Ci crediate o meno – insiste Bizzi – una qualsiasi operazione avviata dall’uomo (che si tratti di un matrimonio, di un contratto d’affari, di una dichiarazione di guerra o di un attentato terroristico) in un giorno astrologicamente non propizio è destinata a fallire, mentre avrà invece un buon esito se il giorno sarà stato attentamente scelto sulla base di tutta una serie di requisiti. «Questo lo sapevano bene gli antichi etruschi e i sovrani babilonesi, come lo sapevano bene coloro che hanno pianificato la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, l’abbattimento delle Twin Towers a New York o l’incendio di Notre Dame a Parigi».Certe élite di potere «pianificano tutto, e lo fanno da molto, molto tempo». Niente di ciò che fanno è affidato al caso, «come non lo sono i giorni in cui lo fanno». Tutto, assicura Bizzi, «viene minuziosamente calcolato», e tutte le loro operazioni recano (celata, ma non più di tanto – in determinati simboli e in determinate date) la loro “firma”, sempre riconoscibile. Si pensi, ad esempio, «all’inquietante scenografia messa in atto nella cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012», con la pantomima dell’emergenza sanitaria e il ricovero di un sosia di Boris Johnson, che allora era lontanissimo dal diventare premier. Oppure, «alla satanica rappresentazione svoltasi il 1° giugno del 2016 per l’inaugurazione del tunnel del San Gottardo», con una scenografia che esibiva sudditi nell’atto di prostrarsi di fronte a un dio-caprome, «fino ad arrivare all’aberrante imposizione agli italiani, nel mese di aprile del 2020, di mascherine, non solo nei luoghi di lavoro o in spazi chiusi, ma addirittura all’aperto».Mascherine? Secondo molti medici, del tutto inutili contro il virus e dannose per la salute. Ma, «al di là della vergognosa speculazione economica che attorno ad esse c’è stata», rivestono anche un profondo e recondito significato simbolico: «In passato, simili “dispositivi” erano riservati agli schiavi, alle persone private della loro libertà». E anche oggi, sostiene Bizzi, il loro vero scopo «è quello di applicare ai cittadini un palese marchio di sottomissione, di asservimento alla paura e di riduzione al silenzio». Obiettivo: creare un esercito silenzioso di zombie mascherati e impauriti, «talmente condizionati da arrivare ad aggredire, temere e insultare chi a tale paura non si conforma, chi osa non indossare la “museruola”». Per uno psicanalista come il professor Massimo Recalcati, infatti, «l’odio è non sopportare la libertà dell’altro». Proprio quella libertà alla quale molti, troppi, hanno scelto di rinunciare in cambio di briciole di momentanea “sicurezza”, o semplicemente per paura, l’atavica paura della morte.Come la paura e la mancanza di ragione uccidono la libertà e la democrazia: lo spiega Riccardo Manzotti, psicologo e filosofo: «Come nel romanzo di Orwell, le persone sono state isolate le une dalle altre e soggette a una continua imposizione di notizie da parte di schermi installati nelle loro abitazioni». E ancora: «Il runner solitario non mette a rischio la salute fisica dei cittadini, ma mette in discussione il valore salvifico della loro presunta moralità: “Se io sto in casa a soffrire, perché non lo fa anche lui?”. E così si deve stare in casa non per evitare il virus, ma per non mettere in discussione l’autorità del governo cui la società ha demandato la propria libertà. Perché il sacrificio della libertà di tutti sia efficace, deve essere condiviso». Così, secondo Manzotti, si rivela il lato oscuro della irrazionalità: paura e ignoranza. «L’ignoranza gonfia la paura, che cerca nel sacrificio della libertà e nella sottomissione all’autorità una salvezza che viene applicata con la stupidità irrazionale propria della superstizione». Nel citare Manzotti, lo stesso Bizzi ne sottoscrive le tesi: «L’aspetto peggiore si è manifestato in tutte quelle forme di intolleranza e di miseria umana che trovano amplificazione nel razzismo da balcone. Si spiano le persone perché gli altri non sono più percepiti in quanto esseri umani, ma come un potenziale pericolo».L’applicazione rigida della legge – aggiunge Manzotti – diventa il pretesto per sfogare invidie, rivalità e complessi di inferiorità, fino al patetico astio campanilistico che ad esempio ha ispirato il governatore della Campania nella sua ridicola polemica contro la Lombardia, sottoscritta dagli hooligan che vedono nel sistema-Milano la patria dell’odiato leghismo salviniano. «Quando la libertà individuale è sospettata di egoismo, quando si avalla il principio etico-politico che la sola vera libertà è quella che esprime il bene universale – scrive sempre Manzotti – la persona è in pericolo, perché la persona è la sua libertà individuale, insindacabile, indomabile, ingiudicabile». E’ un fatto: «La paura del virus ha spinto molti a rinunciare ai propri diritti individuali». La salvezza del corpo in cambio dell’anima appare un baratto ragionevole. «Accettare il diktat dello stare a casa senza ragione non è solo un rischio sanitario (il danno che tanti avranno da questa inutile clausura domestica) ma soprattutto il fallimento del patto di ragione tra Stato e cittadino». Ovvero: «Allo Stato non si chiede di spiegare le motivazioni razionali delle regole. Ai cittadini non si chiede di comportarsi responsabilmente. Ognuno viene meno ai suoi obblighi e ci si tratta con l’indulgenza tipica di persone immature».Il patto, conclude Manzotti, non è più basato sulla ragione e sul rispetto reciproco tra persona e istituzione, ma sull’interesse e sulla paura: «E la superstizione ne è il naturale collante». Lo sciagurato slogan #iorestoacasa, infatti, «esprime il fallimento della libertà e della democrazia». Nella sua introduzione alla nuova edizione di “1984″, Bizzi cita anche un giornalista scomodo come Gianmarco Landi, che definisce la App Immuni un aberrante strumento di controllo dei cittadini, dalle connotazioni veramente orwelliane: «Ho definio idioti quelli che la installano, e ho preteso da loro un distanziamento on-line cancellando l’amicizia su Facebook». Precisa Landi: «Non volevo offendere, ma scuotere in maniera vibrante chiunque pensasse di fare questa gigantesca idiozia». L’epiteto idioti non piace? Meglio «grandissime teste del piffero»? L’appello: «La app del telefonino è una finzione astratta inutile, perché non è che uno si faccia il tampone ogni giorno, quindi a cosa servirebbe? È una roba politica, non sanitaria». Alcuni protestano: tanto, siamo già on-line e spiati da Facebook. «Immuni non è Facebook, è roba dello Stato. Come fate a non capire la differenza? Avete chat di WhatsApp con gruppi vari? Integrate vostra moglie/marito in tutte, e vedrete cosa succederà nei prossimi giorni alla vostra vita».Immuni, aggiunge Landi, esprime lo stesso concetto della metafora chat WhatsApp, moltiplicato in gravità per 10.000. «Facebook vi può illecitamente prevaricare censurandovi, ma non è lo Stato e non ha polizie e pubblici ministeri che vi possono accusare, né procedure che vi possono spedire in carcere». A Facebook – continua il giornalista – non paghiamo le tasse o le multe, «Facebook non vi pignorerà somme o beni, né vi farà fallire con una procedura concorsuale». Ancora: «Nessuno farà una legge per non farvi entrare in un locale con amici per mangiare una pizza se non avete Facebook sul telefono o potrà cacciarvi via come cani pulciosi dalla vita sociale a patto che non facciate come una qualche Autorità stabilirà per voi». Di fatto, Immuni «può hackerare il vostro telefonino ed estendere ingerenze e controlli a tutti i vostri dispositivi, anche con telefono da voi spento». E tutto questo «è la premessa per una tirannide, lo capite?». Di questo passo, si potrebbe arrivare a essere distrutti, in qualsiasi momento. «C’è anche la possibilità che magistrati o funzionari corrotti e malvagi possano agire da Grande Fratello e usare vostre info personali per godimento proprio, e magari ricattarvi o devastare le vostre vite».«Se pensate di installare questo cavallo di Troia, un “bellissimo” regalo del governo filo-cinese e filo-coronavirus, non siete solo idioti secondo me: siete dei pazzi, degli incoscienti, dei criminali, e sareste responsabili della diffusione della cultura Big Brother di “1984″». Raccomanda Landi: «Leggetevi questo libro, e magari anche altri, prima di cliccare o aprire bocca, e poi traetene le conclusioni, su quanto o meno è stato corretto definire un tale vostro comportamento tipico degli idioti». Che il pericolo sia reale, secondo Bizzi, lo si constata anche rileggendo una storica conferenza di Rudolf Steiner, grande e indiscusso maestro. Era il 27 ottobre 1917. «Parole incredibilmente profetiche, che costituiscono un vero e proprio monito per il nostro presente». Disse Steiner: «Gli spiriti delle tenebre sono in mezzo a noi, sono qua. Dobbiamo restare in guardia in modo da accorgerci quando li incontriamo, in modo da comprendere dove si trovano. Perché la cosa più pericolosa nel prossimo futuro sarà abbandonarsi inconsciamente a tali influssi, che realmente esistono intorno a noi. Infatti, che l’uomo li riconosca o meno, non fa alcuna differenza per la loro reale esistenza. Ma soprattutto, per questi spiriti delle tenebre sarà importante portare confusione, dare false direzioni in ciò che si sta ora diffondendo in tutto il mondo e per cui gli spiriti della luce continueranno a operare nella direzione giusta».Secondo Steiner, il pensiero materialista avrebbe ostacolato in ogni modo lo sviluppo di una certa spiritualità. «Gli spiriti delle tenebre ispireranno le vittime di cui si nutrono, gli uomini che abiteranno, persino ad inventare un vaccino per deviare verso la fisicità, fin dalla prossima infanzia, la tendenza delle anime verso la spiritualità». Così parlava, Steiner, esattamente cent’anni fa. «Come oggi si vaccinano i corpi contro questo e quello, così in futuro si vaccineranno i bambini con una sostanza preparata in modo che attraverso la vaccinazione, queste persone saranno immuni dallo sviluppare in sé la “follia” della vita spirituale – follia, ovviamente, dal punto di vista materialistico». Tutto questo, aggiungeva il padre dell’antroposofia, tende a mettere a punto «il metodo con cui si potranno vaccinare i loro corpi, in modo che essi non potranno sviluppare inclinazioni verso idee spirituali, ma crederanno per tutta la loro esistenza solo alla materia fisica». Steiner, già allora, accusava una certa «inclinazione all’inganno» da parte della medicina: «Oggi si vaccina contro la tubercolosi, così domani si vaccinerà contro la disposizione verso la spiritualità». Steiner vedeva quindi «qualcosa di particolarmente paradossale», in arrivo «in un futuro prossimo e anche più remoto». Un caos così brutale – secondo Steiner – da propiziare, infine, «la vittoria degli spiriti della luce».«È pur vero che molti italiani si stanno svegliando, stanno uscendo dalla “caverna” e prendono gradualmente coscienza del grande inganno che è stato pianificato e attuato ai loro danni», ammette Bizzi, «ma pochi di questi risvegliati – aggiunge – comprendono realmente la vastità, la portata e le finalità di questo grande inganno che stanno vivendo». E purtroppo è anche vero che la maggioranza dei nostri concittadini «non intende minimamente svegliarsi e uscire dalla matrix». Infatti «si sta inesorabilmente incamminando di proposito verso un futuro di schiavitù, caratterizzato dal controllo totale delle persone mediante il riconoscimento facciale, la tecnologia 5G e il monitoraggio di ogni spostamento». Un mondo segnato «dalle vaccinazioni di massa, dall’impianto di microchip sottocutanei e dall’abolizione del denaro contante». Un futuro in cui «sarà abolita ogni forma di socialità e di affettività», e in cui l’infame “distanziamento sociale” diventerà «una regola permanente, anche all’interno dei nuclei familiari». Un futuro, insomma, in cui «non ci sarà spazio per il dissenso, in cui sarà vietato anche solo pensare». Un mondo in cui «chiunque potrà essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori ed essere “rieducato” e “riprogrammato”, come nei peggiori gulag sovietici e laogai cinesi». La democrazia? «Sarà solo un vago e incerto ricordo, cancellato con un tratto di penna dai libri di storia». Saremo davvero solo numeri, cancellabili dalla memoria di un computer a piacimento dei nostri governanti? «È questo il futuro che volete per voi e per i vostri figli?». Conclude Bizzi: «Italiani, svegliatevi, finché siete in tempo, perché di tempo non ne è rimasto molto. Il 1984 di Orwell è adesso, è drammaticamente adesso!».(Il libro: George Orwell, “1984″, edizioni Aurola Boreale, 250 pagine, 20 euro. Contiene un saggio introduttivo di Nicola Bizzi e una prefazione di Marco Della Luna).Ripubblicare oggi, nel giugno del 2020, un’opera come “1984″ di George Orwell «non rappresenta soltanto un preciso dovere culturale ed editoriale». Rappresenta, anche e soprattutto, «un chiaro messaggio politico e di denuncia sociale». Mai prima d’ora, infatti, dal 1949 – l’anno in cui Eric Arthur Blair (il vero nome di Orwell) pubblicò a Londra la sua ultima e più nota opera letteraria, “Nineteen Eighty-Four” – il mondo in cui viviamo ha rischiato realmente di precipitare nei cupi e allucinanti scenari, così mirabilmente descritti da questo scrittore singolare e visionario. Lo scrive lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, nel presentare (insieme a Marco Della Luna) una riedizione dell’incubo del Grande Fratello in piena era Covid. «Molto probabilmente – scrivi Bizzi, nella prefazione – la drammatica situazione che stiamo ancora vivendo a livello globale sarà un giorno menzionata nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti come il più grande inganno degli ultimi secoli». Un grande inganno «perpetrato, ai danni dei popoli, da una certa élite di potere che, con il pretesto di una falsa pandemia e servendosi di un “virus” abilmente ingegnerizzato in laboratorio, ha tentato di accelerare (per tutta una serie di ragioni che andremo a spiegare) il progetto di instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale».