Archivio del Tag ‘sovranità’
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No ai diktat della Bce, serve un referendum sull’Europa
La lettera della Bce pubblicata dal Corriere della Sera è davvero illuminante perché, oltre ai contenuti economici e sociali, pone un grande problema di democrazia. Va sgombrato innanzitutto il campo da una tentazione: siccome la lettera “commissaria” un governo impresentabile, come quello Berlusconi – il peggior governo della storia repubblicana – allora vuol dire che hanno ragione i tecnocrati europei, in questo caso Trichet e Draghi, che non si limitano più a dare lezioni all’Italia ma impartiscono veri e propri diktat. La lettera, invece, è paradossalmente peggiore della manovra economica, pure durissima, approvata ad agosto dal governo. Il quale, ovviamente, ha fatto di tutto per obbedire alla Bce ma ha pure dovuto tenere conto del proprio elettorato.
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Ribelliamoci, o ci faranno fare la stessa fine della Grecia
L’Italia è già avviata verso lo stesso fallimento della Grecia e le misure “lacrime e sangue” prescritte dalla Bce non potranno certo salvarla, né peraltro hanno questo obiettivo: come per la Grecia, Draghi e Trichet mirano solo a tutelare i creditori bancari, preparandosi alla confisca dei beni comuni che gli italiani – col referendum di giugno – hanno dichiarato di voler invece difendere, perché sono l’ultimo baluardo della loro sovranità pubblica. Lo afferma senza mezzi termini il sociologo Guido Viale: non è vero che l’Italia è senza governo, un governo c’è eccome – solo che è straniero. E a salvare il paese non sarà certo il prossimo esecutivo, «quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria», la stessa «che ha coccolato per 17 anni Berlusconi dimostrando – tra l’altro – di essere un allenatore da strapazzo».
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Siamo in crisi, e questi politici non servono più a niente
Stefano Fassina prova a contestare la lettera con cui la Bce impone all’Italia l’euro-gogna del debito, ma Enrico Letta lo corregge spiegando che non si può essere «europeisti a intermittenza», proprio mentre Arturo Parisi mette in croce Bersani per non aver mosso un dito sulla raccolta firme per il referendum che restituirebbe agli italiani almeno una legge elettorale decente. Foto di famiglia con rovine: e questa sarebbe l’opposizione destinata a mandare a casa il Cavaliere, sostituendolo al governo di non si sa più bene cosa – sicuramente un paese precarizzato e impoverito, spaventato, commissariato dai banchieri mondiali nonché ostaggio di miliardari-filosofi travestiti da salvatori della patria, oracoli della “crescita” e tagliatori di teste come Marchionne.
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Debito, Giulietto Chiesa: non deciderete contro di noi
Il 15 ottobre ci sarà a Roma una grande manifestazione contro il debito che strozza l’Europa e il mondo intero. La parola d’ordine è “non paghiamo il debito”. Io ci sarò, spero che siate in tanti. Sarà una manifestazione europea. Ci faremo compagnia in tutto il continente. La mia proposta di parola d’ordine – che spero sia condivisa da tanti – è: “Non deciderete contro di noi”. Perché il 15 ottobre è una dichiarazione d’intenti per il futuro. Cominciamo e non smetteremo fino a che non avremo ottenuto quello che chiediamo. Se saremo in tanti e saremo decisi, potremo vincere.
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Miracolo: nuova legge elettorale, oltre un milione di firme
Dopo acqua pubblica, nucleare e giustizia, gli italiani tornano a condizionare direttamente l’agenda politica: oltre un milione e duecentomila firme, consegnate il 30 settembre alla Corte di Cassazione, apriranno le porte al nuovo referendum per cancellare la “legge-porcata”, quella che ha imbottito il Parlamento di uomini “nominati” dalle segreterie di partito. Il via libera della Cassazione arriverà entro il 10 dicembre, poi ci sarà il passaggio alla Corte costituzionale, che valuterà l’ammissibilità formale dei quesiti. Unica possibilità per evitare il referendum, a quel punto: una riforma elettorale che cancelli il “Porcellum” e restituisca sovranità piena agli elettori. Per Antonio Di Pietro, promotore del referendum, «ancora una volta i cittadini hanno anticipato la politica».
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Congelare il debito: soldi non spesi per il bene comune
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre lacrime e sangue che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti. Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione. Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato! Esiste un’altra via d’uscita dal debito. È la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale. Il problema del debito va risolto alla radice riducendone la portata. Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l’obbligo di restituire solo quella parte che è stata utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo.
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Autunno caldo, siamo sotto attacco: difendiamoci
Questo agosto ci ha riservato una serie di sorprese – relative, ma sorprese – la più importante delle quali è la conquista di Tripoli e il crollo della Libia. Noi occidentali, quasi tutti insieme, abbiamo realizzato una delle più invereconde operazioni militari, politiche e psicologiche mai tentate, paragonabile soltanto all’Iraq. Adesso la Libia diventerà un protettorato, l’Occidente sta digerendo questo nuovo pasto. Manca soltanto il ruttino finale dell’assassinio di Gheddafi, poi verrà il turno della Siria: perché gli Stati Uniti hanno problemi importanti da risolvere, una crisi che arriva e sarà molto grande, quindi un’altra guerra farà comodo e servirà a stabilire chi ha il potere nel mondo in una situazione così critica.
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Barnard: prima dell’Euro, il debito era la nostra ricchezza
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo “Il più grande crimine” dimostrerò che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle élites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito. Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero.
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Fmi: all’Italia il bacio della morte, rifiutato dall’Islanda
Quando ieri ho letto un po’ ovunque i piagnistei per l’avvento cinese, perché «finiremo nelle mani della Cina», perché «arriva il pericolo giallo», non sono riuscita a spaventarmi. Proprio per nulla. Avevo il sentore che il nostro debito in mano ai cinesi non fosse messo peggio che in mano ai francesi, ai tedeschi, o a chiunque altro, e che ci sono sicuramenti sorti più tristi. E infatti. Per la prima volta nella storia, l’esercito del Principe delle Tenebre si sta per avventare su un Paese del G8, ovvero il Fondo Monetario Internazionale si candida a correre a salvamento dell’Italia. Peggio di così è impossibile. Il prestito del Fmi, chiamato da molti analisti internazionali “il Bacio della Morte”, è quello che ha segnato le sorti di tantissimi Paesi in via di sviluppo.
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Ribellarsi al sudiciume: che ne dite, onesti militanti del Pd?
Da un bel po’ di tempo ci ho alcune domandine che mi ronzano fastidiosamente per la testa ma ieri, mentre sul “Fatto Quotidiano” leggevo la replica di Luigi Zanda alle affermazioni, decisamente tranchant, di Giorgio Bocca sulla corruzione all’interno del Partito Democratico, il ronzio è diventato un frastuono tremendo. La lettera di Zanda era casualmente (forse) piazzata proprio sotto un articolo che rievocava alcuni personaggi di prim’ordine della cultura italiana (fra gli altri, Cesare Pavese e Piero Calamandrei) i quali patirono sì sotto il fascismo, ma in silenzio, desolati ma inerti.
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Né manovra, né Tav: se i valsusini rubano la scena alla Cgil
Uno spintone alla crisi: «Ormai le recinzioni ci hanno stufato: così, quando abbiamo visto quelle transenne, le abbiamo superate di slancio». Torino, 6 settembre 2011: il giorno in cui i No-Tav, respinti dalla Cgil, si presero il palco senza troppi complimenti, dopo qualche spallata in piazza San Carlo, prima col servizio d’ordine del sindacato e poi con gli agenti antisommossa. Lieto fine: «Sappiate che gran parte del sindacato è con voi», dice al microfono un esponente torinese della Cgil, tra le bandiere No-Tav e la bancarella con i “prodotti tipici della val Susa”, una cesta ricolma di lacrimogeni. «Non si può contestare la manovra di Tremonti e poi approvare la Tav: non è una questione valsusina, ma un banco di prova per l’Italia». Ovazione popolare per la valle ribelle, tributata da migliaia di torinesi in piazza.