Archivio del Tag ‘sovranità’
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Siamo in recessione, Draghi: scordatevi la pace del welfare
L’Europa scivola verso la recessione, e Mario Draghi è contento: vede «buoni segnali», beato lui. E’ impazzito? Tutt’altro: si limita a constatare che l’inaudito piano di sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procede a tappe forzate. Prima mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l’Europa del Sud. Seconda: impedire agli Stati, attraverso il “Fiscal Compact”, di spendere a deficit per i propri cittadini, rilanciando l’occupazione. Obiettivo finale, testualmente: «Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e rendere il mercato del lavoro più flessibile». L’unica soluzione parrebbe dunque la privatizzazione dei beni comuni: quelli che gli italiani hanno tentato di difendere coi referendum del giugno scorso.
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Niente inno di Mameli, Napolitano atterrito dalle proteste
Resterà la visita delle proteste, dei cori ingiuriosi, delle contestazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non dimenticherà molto facilmente l’accoglienza che una parte della Sardegna gli ha riservato nella sua due giorni nell’isola. I giornali nazionali se ne sono accorti, ed è una notizia. Perché il tabù è stato violato. La figura del Capo dello Stato finora era sempre rimasta immune da contestazioni, oppure erano state ben celate dalla potentissima macchina del Quirinale. Stavolta no, stavolta non è stato possibile. E che Napolitano temesse le contestazioni lo si capisce facilmente analizzando, a mente fredda, tre episodi avvenuti nel corso della sua giornata cagliaritana. Uno più inverosimile dell’altro.
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No-Tav, diritti in gioco: si scrive val Susa, si legge Italia
E’ necessaria l’alta velocità? Risposta: no. Motivo: la Tav «danneggia l’ambiente, ci sono altre soluzioni alternative». E’ un coro, quello del sondaggio realizzato dal magazine online “Torino Oggi”, instant-poll al quale hanno rapidamente aderito quasi duemila lettori. Il 75% non ha dubbi: la Torino-Lione è un’avventura finanziaria senza senso e un disastro ambientale annunciato, oltre che una tortura per la valle di Susa, che sabato 25 febbraio “risponde” con una manifestazione popolare che si annuncia imponente, con pullman da tutta Italia e adesioni autorevoli, dall’Arci ad Emergency. Antipasto della marcia Bussoleno-Susa, il corteo di Milano che il 18 febbraio ha raccolto oltre tremila persone, invocando “libertà per i No-Tav” arrestati a fine gennaio per resistenza e presunte “lesioni” inferte ai poliziotti. Manette scattate oltre 7 mesi dopo gli scontri del 3 luglio 2011 a Chiomonte.
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Europei, sveglia: referendum, per fermare il massacro
La Grecia brucia, ma è solo il primo incendio: quello che sta accadendo in Grecia è soltanto il prologo di quello che sta per avvenire nel resto d’Europa. Anzi, mi auguro che avvenga nel resto d’Europa, perché stanno direttamente attaccando il patto sociale su cui 400 milioni di persone hanno vissuto negli ultimi 70 anni. Stanno letteralmente demolendo l’intera struttura economico-sociale alla quale tutti noi siamo non solo abituati, ma a cui abbiamo anche diritto perché le nostre Costituzioni ce lo garantiscono. Quindi, alla Grecia è toccato per prima, ma credo che la Grecia stia dando un segnale di grande resistenza: il popolo greco non accetta le decisioni dei propri rappresentanti. Situazione molto simile a quella italiana, dove i rappresentanti del popolo non rappresentano più il popolo.
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Theodorakis: la Grecia ha aperto la porta al suo assassino
Esiste un complotto internazionale che ha l’obiettivo di cancellare il mio paese. E’ iniziato nel 1975 opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni. Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.
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Debito in euro, moneta straniera: noi come il Terzo Mondo
Le persone come il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble non sembrano capire che paesi fortemente indebitati sono in una posizione di grave svantaggio perché sono praticamente diventati fortemente indebitati in una valuta estera, l’euro. Non lo controllano, e quindi si trovano nella stessa posizione in cui erano i paesi del terzo mondo dell’America Latina agli inizi degli anni ‘80, quando quei paesi cominciarono ad indebitarsi in dollari. Una situazione che è durata per decenni. L’Europa deve affrontare un decennio perduto. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di obbligazioni in euro e di un nuovo patto fiscale dell’Ue. La Germania ha gestito male l’operazione di salvataggio, fornendo aiuti a tassi di interesse penali che hanno portato all’aumento dell’indebitamento greco. Ecco perché oggi la Grecia non può essere salvata.
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Siria, sangue e menzogne: e se un giorno toccasse a noi?
Una “tecnica” (in inglese technical) è un tipo di veicolo militare low cost, un micidiale accrocchio composto da un mezzo civile con un cassone (tipicamente un pick-up) attrezzato con armi pesanti, quali lanciarazzi e grosse mitragliatrici. È spaventosamente efficace e distruttivo. Gli hanno dato anche altri nomi: gunship, guerrilla truck, battlewagon, gunwagon. Noi continuiamo a chiamarlo con il nome che ne battezzò la comparsa in Somalia. Guardiamolo bene, fissiamocelo in testa, quel veicolo. Quando la “tecnica” scorrazzerà nelle nostre strade di sempre, in slalom tra le macerie, l’involucro della nostra normalità sarà stato già frantumato.
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Europa criminale: verso il governo tecnico dei Colonnelli?
Nel 1941 Manolis Glezos riuscì a togliere la bandiera nazista dall’Acropoli di Atene, occupata dai tedeschi. Divenne un capo e un eroe della Resistenza. Ieri notte Glezos, a 91 anni, era in piazza per lottare contro le misure imposte dall’Europa alla Grecia, è stato colpito dalla polizia ed è ricoverato in ospedale. Se fossi stato in piazza Sintagma avrei anch’io applaudito i black bloc. Quello che si sta facendo alla Grecia è una violenza autoritaria senza precedenti per l’Europa occidentale, dal ‘45 ad oggi. Il solo paragone che viene a mente è quando nel 1938, a Monaco, le grandi potenze europee umiliarono la piccola Cecoslovacchia costringendola a cedere la regione dei Sudeti a Hitler. Allora si disse che l’Europa aveva scelto il disonore per evitare la guerra e avrebbe avuto entrambe.
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Atene e l’Europa: smascheriamo il fantasma della paura
Lo dico da anni. La fine del ventesimo secolo ha visto la nascita di un modo osceno di dominare le masse, si chiama ‘la politica della paura’. Cioè, le masse vengono costantemente distratte dall’impegno nella lotta per i loro diritti da fantasmi tanto terrifici quanto inesistenti e/o inconsistenti: il pericolo rosso (gli Usa di Nixon sapevano benissimo che l’Urss era alla bancarotta sia finanziaria che militare); l’Islam radicale, la Sars, la mucca pazza, l’Aviaria, il debito pubblico, il deficit, l’inflazione. E le masse ci cascano, ci caschiamo, perché siamo noi le masse. La “politica della paura” in queste ore sta costringendo un intero popolo, i greci, a regredire al medioevo, nei redditi, nei diritti, nella dignità.
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Revelli: naufragio Italia, la sinistra ha abbandonato la nave
Torna un antico fantasma: la povertà. Uno spettro, quello della morte per fame, che la civiltà occidentale si era illusa di aver archiviato per sempre. Ora torna ad affacciarsi, sotto forma di paura, precarietà, indigenza. L’Italia è in piena decadenza, la povertà è in continua crescita e gli italiani sono disorientati: nonostante il vergognoso arricchimento di pochi, i penultimi se la prendono con gli ultimi, mentre la politica ha toccato il fondo e ora si rassegna all’azione dei “tecnici”. Fanno venire i brividi le cifre sciorinate da Marco Revelli nel suo ultimo libro “Poveri, noi”: «Siamo cambiati nell’ultimo quarto di secolo, ci siamo guardati allo specchio e non ci siamo riconosciuti più: un paese, il nostro, sfigurato dal rancore, dall’ostilità reciproca, dalle solitudini, dalla frustrazione, dall’invidia sociale».
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Giulietto Chiesa: difendiamoci insieme, o ci fanno a pezzi
L’Italia sta male, e domani starà malissimo? Niente paura: il presidente americano applaude. Barack Obama, premio Nobel per la pace reduce della guerra in Libia e attualmente impegnato a preparare in Siria la prossima grande guerra, quella contro l’Iran, plaude allo stratega Mario Monti. E’ il suo uomo, ha le carte in regola: Goldman Sachs, Trilaterale, Bilderberg, Commissione Europea. Il popolo italiano è in buone mani: nessun pericolo che possa far pesare la propria volontà democratica. Nel giugno 2011, coi referendum, avevamo votato per i beni comuni? Perfetto: con Mario Monti, si privatizzerà tutto. Gli italiani volevano la testa di Berlusconi? Be’, l’hanno avuta. E adesso, per favore, subiscano in silenzio il nuovo programma terminale: la fine della sovranità democratica, motivata ovviamente dall’emergenza del debito. Risultato già scritto: declino e crisi infinita.
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Bruxelles non ci lascia scampo: il nostro nemico è l’euro
Oramai è tutto chiaro: per salvare l’euro è necessario ridurre il gap di competitività fra i paesi dell’Eurozona, allineandosi all’istante con la Germania. Mission impossible: Berlino ha impiegato dieci anni per ridurre il costo del lavoro preservando il welfare, mentre all’Europa del Sud si chiede un salto nel vuoto, senza paracadute e senza la minima possibilità di successo. «L’unica speranza di salvezza, per i ceti popolari e medi, è la fuoriuscita immediata dall’Eurozona e dall’Unione Europea», dice esplicitamente Fabrizio Tringali, di “Alternativa”. «Senza la consapevolezza di questo, ogni battaglia di resistenza alle misure imposte dalla tecnocrazia europea si sconterà contro il ricatto della necessità di tali misure per salvare l’euro e l’unità dell’Unione».