Archivio del Tag ‘sovranità’
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Foa: ipocriti e miopi, anche i tedeschi la pagheranno
La storia si ripete. A Cipro oggi, come in Grecia ieri. E ancora una volta la Germania non brilla per lungimiranza. Anzi, il suo comportamento è così prevedibile da risultare autolesionistico. Non chiedete ai tedeschi di leggere tra le righe, non aspettatevi che sappiano cogliere le sottigliezze – e dunque le perfidie e le ipocrisie – dei grandi giochi geostrategici. Per un tedesco il mondo è bianco e nero, i Buoni sono da una parte i Cattivi dall’altra. O meglio: il criterio supremo a cui ispirarsi è il senso del peccato, meglio se altrui. Da Bismark in avanti solo cancellieri del calibro di Adenauer, Schmidt e Kohl, forse proprio perché condizionati dal senso di colpa per l’Olocausto, hanno dimostrato una sensibilità politica e un tempismo raffinati. Prima e dopo di loro la furia moralista è stata predominante. Non saper leggere tra le righe è costato ai tedeschi la sconfitta nella prima guerra mondiale e poi l’ascesa di Adolf Hitler.
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Nuova stangata da Bruxelles, se Grillo tiene in vita Monti
«Come mai Grillo trova più accettabile Monti di Bersani?». Aldo Giannuli non si spiega l’accondiscendenza del leader del “Movimento 5 Stelle” nei confronti dell’ultimo “strappo” di Giorgio Napolitano, che ipoteca il futuro nominando i suoi “dieci saggi” secondo uno schema che Paolo Flores d’Arcais giudica “eversivo”. Anziché farsi da parte, l’Uomo del Colle annuncia che resterà in carica fino al 15 maggio: «Il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota». Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, «durante i quali, il governo c’è: Monti». La situazione è oltremodo pericolosa, avverte Giannuli: con un governo congelato, in regime di “prorogatio”, l’Italia sarebbe ancora più debole nei confronti del vero problema: Bruxelles. L’ennesimo alibi perfetto «per fare quel che gli pare, giustificandosi con l’eccezionalità della situazione: e con un governo come quello di Monti, non ci sarebbero dubbi su cosa farebbe».
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Boldrini denuncia l’emergenza-povertà (ma non la spiega)
Il Papa cattolico che si schiera platealmente con gli “ultimi”, così come l’arcivescovo che si spende per i più bisognosi, fa esattamente il suo “mestiere”, adempie appieno al suo mandato, alla sua missione apostolica. La solidarietà come orizzonte umanitario è anche la nobile funzione sociale di tante Ong, delle mille associazioni di volontariato, della Croce Rossa. E se invece a sedersi alla mensa dei poveri – anche solo per un giorno – è la presidente della Camera? Messaggio chiaro, morale e politico: guai a lasciare indietro chi sta male. Specie se la povertà, come ha detto Laura Boldrini il giorno di Pasqua, prima di pranzare con i derelitti di Ancona, in Italia è diventata «un’emergenza nazionale». Con forte ritardo, persino i media hanno cominciato a ripeterlo: in ogni città è ormai una folla quella che ogni giorno si mette in fila per un piatto di minestra alle mense della Caritas, magari dopo aver frugato nei bidoni della spazzatura o tra gli scarti dei mercati rionali.
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La profezia di Godley: con l’euro, nazioni ridotte a colonie
Poi non dite che non ci avevano avvisati. L’euroscettico Wynne Godley lo fece, in modo perentorio, a partire dal lontano 1992, al momento del varo del Trattato di Maastricht. Tesi: senza un governo democratico federale, l’Europa affidata solo all’euro e alla Bce è fatta apposta per portare le sue nazioni al collasso economico. Perché, senza un potere di spesa illimitato e “pronta cassa”, alla prima crisi seria si spalancherà l’inferno delle austerità e le economie più deboli cominceranno a soccombere, andando incontro alla catastrofe sociale. Godley non era un profeta, ma semplicemente un economista democratico: «Se un paese o una regione non ha alcun potere di svalutare – scriveva nel ’92 – e se questo paese non è il beneficiario di un sistema di perequazione fiscale, allora un processo di declino cumulativo e terminale sarebbe inevitabile e condurrebbe, alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà e alla fame».
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Ida Magli: scelto dal Bilderberg il successore di Napolitano
In un recente passato, che appare però lontanissimo, era stata promessa agli italiani l’elezione diretta del capo dello Stato. Naturalmente non se n’è fatto nulla. In una cosa sola i nostri governi, quali che siano le loro ideologie e i loro orientamenti politici, sono tutti “montiani”: decisi e rapidissimi soltanto nell’aumentare le tasse. Per tutto il resto tempi biblici, in attesa che svanisca anche il ricordo delle promesse fatte. Dunque niente elezione diretta del Presidente. Ma c’è invece chi lo sceglie per noi e senza chiedere il permesso a nessuno: quel Potere che in silenzio ha progettato e imposto l’unificazione europea, che ha progettato e imposto la moneta unica e che continua a presiedere a tutte le vicende più importanti dei singoli Stati, i quali obbediscono anch’essi nel più assoluto silenzio.
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Vogliono i nostri soldi: loro hanno un piano, noi non ancora
Esplode la voglia di fuggire dall’Europa, adesso che i suoi padroni aizzano i cani della crisi contro i popoli. I proprietari universali hanno fatto alcuni esperimenti da Shock Economy per vedere se gli azzannati riuscivano a difendersi. Volevano collaudare – su scala ridotta, ma non troppo – il modo in cui una società potrebbe essere annichilita da una burocrazia ottusa e feroce e trovarsi impedita se vuole rovesciare la politica dominante. La Grecia avrebbe potuto riassorbire la fase acuta della crisi in pochi mesi, e invece le sono state somministrate per anni ricette economiche prive di qualsiasi apparente logica. Mentre si licenziavano centinaia di migliaia di lavoratori, a quelli che conservavano il posto si imponevano stipendi decurtati e orari ben oltre le 40 ore settimanali. E ora siamo giunti al test di Cipro, non ancora concluso, eppure già adottato dagli eurocrati che gongolano perché lo vogliono ripetere su larga scala.
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Foa: la verità del web spiazza i media e gli spin doctor
Era il 2003 – esattamente dieci anni fa – e un grande libro, completamente ignorato dai media, raggiunse in pochi giorni la vetta delle classifiche, senza neppure una recensione sui giornali. “La guerra infinita”, di Giulietto Chiesa, “spiegava” per la prima volta quello che sarebbe successo da lì in poi, a partire dall’occupazione dell’Iraq col falso pretesto delle inesistenti armi nucleari di Saddam. La menzogna elevata a sistema, su scala mondiale, come vera e propria arma di distruzione di massa. Motivazioni elementari: il declino di un impero, messo alle corde dalla penuria energetica e dal boom demografico del pianeta, ma con ancora un vantaggio formidabile: la supremazia tecnologico-militare. Uso della forza reso accettabile soltanto dall’arma vera: la manipolazione sistematica della verità. In un post visitatissimo su “Byoblu”, Marcello Foa denuncia il ruolo-chiave degli spin doctor nel condizionare il sistema dei media, e cita il caso-Grillo: finalmente, un fenomeno di massa che esplode, nonostante la congiura del silenzio organizzata da giornali e televisioni.
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Dietro a Cipro, la guerra: ma Putin sventa il complotto
In apparenza la posta in gioco è quella dei miliardi degli “oligarchi”, ma il vero obiettivo di Putin – nei panni di “salvatore” di Cipro – sarebbe ben più serio: salvare la pace nel Mediterraneo e allontanare la guerra che, attraverso la Siria, l’Occidente sta armando contro l’Iran. Lo sostiene un attento osservatore della politica russa, John Helmer: «Usa, Germania, Turchia e Nato pensano di avere quasi tutte le munizioni che servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in Libia, ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro necessari». Soldi indispensabili per «ripetere il trucco» finanziando la guerra coi depositi russi confiscati a Cipro. Inattesa contromossa di Putin: rifinanziare interamente le banche cipriote, emarginando l’Unione Europea e piazzando la Russia al centro del Mediterraneo. Con buona pace di Londra, che ha anch’essa manovrato per provocare il collasso di Cipro, cioè del maggior concorrente europeo dei paradisi fiscali britannici.
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Imprese strozzate dallo Stato, ridotto in bolletta dall’euro
Il problema numero uno si chiama euro – tecnicamente: impossibilità di emettere moneta sovrana – ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, preferisce parlare di uno dei suoi effetti più vistosi, cioè la mancata liquidazione dei crediti delle imprese da parte della pubblica amministrazione, ridotta in bolletta. Il saldo, secondo gli industriali italiani, potrebbe portare a 250.000 posti di lavoro nel giro di cinque anni, con una crescita del Pil dell’1% per i primi tre anni, per arrivare all’1,5% nel 2018. Robetta, in confronto ai centomila posti di lavoro “immediati” ipotizzati da Luciano Gallino se solo si ricorresse a finanziamenti speciali per i giovani, o ai 200.000 occupati nell’edilizia che secondo Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice, scatterebbero senza costi aggiuntivi con un semplice piano nazionale di riconversione degli edifici, orientato al risparmio energetico.
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Panico-Cipro, capitali in fuga dalle banche dell’Eurozona
L’Unione Europea non è più una democrazia, se le potenze dominanti decidono di “rapinare” d’autorità un piccolo popolo, come quello di Cipro, col “prelievo forzoso” del 6,75% su ogni piccolo deposito bancario, arrivando al 9,9% per i conti correnti sopra i centomila euro. «Si tratta della rottura dei diritti basilari di proprietà, una violazione imposta a un piccolo paese da parte di potenze straniere, in un modo tale da dover far tremare ogni risparmiatore europeo che abbia un deposito in banca», sostiene Lars Seier Christensen, co-fondatore di “Saxo Bank”. Ridicolo il tentativo degli euro-vampiri di presentare il “salvataggio” come una misura straordinaria, una tantum: «Adesso è assai difficile aspettarsi che ci sia una qualche limitazione al tipo di misure che la Troika e l’Unione Europea potranno deliberare quando la crisi inizierà davvero a mordere».
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Via gli zombie dell’euro, l’Ue è fondata sull’imbroglio
Addio euro: si avvicina la fine di quella che è stata una pericolosa “avventura forzata” per i popoli europei e, al tempo stesso, un gioco d’azzardo per il mondo della finanza. Il premio in palio era la stabilità economica, come valore-guida di un’Europa immaginata libera, giusta e portatrice di civiltà e benessere? Fallimento totale: stiamo cercando di sopravvivere tra le macerie di un’Europa «instabile, schiavizzata, ingiusta e impoverita», osserva Alberto Conti su “Megachip”. Da noi, la crisi del sistema dominante, made in Usa, è stata aggravata dalla perdita rovinosa della sovranità monetaria – unica vera leva per attutire i colpi – e dal grande imbroglio delle politiche salariali tedesche, che «ha rappresentato la complicanza mortale di un sistema già malato». Puntando all’egemonia, non potendo svalutare la moneta, la Germania ha “svalutato” i salari, «provocando così differenziali d’inflazione che hanno rapidamente messo fuori gioco gli avversari più deboli nella gara della competitività produttiva e commerciale».
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Cremaschi: fallito l’euro, stracciamo i trattati del rigore
Prima di discutere se e quanto durerà l’euro, su cui si abbattono le alterne vicende delle Borse e dello spread, sarebbe necessario misurarsi con il fallimento sociale e politico della moneta unica. Diamo pure credito alle buone intenzioni, quelle di cui è lastricata la via che conduce all’inferno. Sicuramente i governi italiani ed europei, soprattutto di centrosinistra, che hanno partecipato alla costruzione dell’euro pensavano così di contribuire alla unificazione democratica del continente. La moneta unica unificherà paesi che si sono combattuti per secoli e alla fine porterà agli Stati Uniti d’Europa. L’Italia avrà solo da guadagnare ad avere la stessa moneta dei paesi più ricchi ed efficienti del continente, ne riceveranno giovamento i conti pubblici, il sistema produttivo e finanziario, la stessa efficienza della pubblica amministrazione.