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Magaldi: Pompeo a Roma avvisa i ‘cinesi’ Conte e Bergoglio
«Benvenuto a Mike Pompeo, al “fratello” Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che sta venendo in Italia anche a spiegare – al Vaticano e agli ambienti politici – che deve finire, la vicinanza al partito “cinese”, trasversale e sovranazionale, che in Italia si è allargato un po’ troppo». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del network massonico progressista, usa parole più che esplicite per accogliere nel nostro paese il “ministro degli esteri” statunitense, atteso a Roma nei prossimi giorni. A Pompeo, Magaldi rivolge un benvenuto «sincero e affettuoso», nonché «fraterno», a rimarcare la comune identità massonica. Con questa visita, il braccio destro di Trump «segnerà una soluzione di continuità con tante cose sbagliate, che riguardano anche la politica vaticana verso la Cina ma soprattutto l’infiltrazione del partito “cinese” (orientale e occidentale), che purtroppo ha forti addentellati in diverse, cosiddette democrazie occidentali». Magaldi lo definisce «un partito trasversale che vuole proporci un nuovo paradigma politico-sociale, ed è un partito che va sconfitto: Mike Pompeo – sottolinea Magaldi – verrà a dirlo chiaro e tondo, a tutti i principali rappresentanti della classe dirigente italiana».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto delle superlogge mondiali nella sovragestione del potere, Magaldi ha ammesso che, nel 2016, le Ur-Lodges progressiste appoggiarono Trump, contribuendo al suo successo. «Uno dei grandi meriti della vittoria di Trump, anzitutto alle primarie repubblicane – dice oggi Magaldi – fu quello di aver impedito che Jeb Bush arrivasse alla nomination: già di questo, il mondo dovrebbe essere grato, a Trump». Nel suo saggio, Magaldi accusa i Bush di aver promosso – attraverso la superloggia “Hathor Pentalpha” – la strategia della tensione basata sul terrorismo internazionale avviata con gli attentati dell’11 Settembre contro le Torri Gemelle. «Una filiera dell’orrore che si è prolungata con l’Isis, che ha potuto seminare il terrore in Medio Oriente durante la presidenza Obama». Magaldi ricorda che lo fu lo stratega Zbigniew Brzezinski – “l’inventore” di Obama – a reclutare in Afghanistan un certo Osama Bin Laden, allora in funzione anti-sovietica. «Iniziato alla superloggia “Three Eyes”, poi Bin Laden passò coi Bush nella “Hathor”, tra lo sconcerto e la delusione dello stesso Brzezinski.Grandi giochi del passato, che probabilmente aiutano a leggere meglio quelli di oggi, che vedono in primissimo piano l’Oms “cinese” e personaggi come Bill Gates. I supermassoni della “Three Eyes” (come appunto Brzezinski e soprattutto Kissinger, patron della Trilaterale) diedero sostanza all’ideologia del neoliberismo, come motore dell’attuale globalizzazione finanziaria, scommettendo sulla Cina come possibile modello alternativo per un Occidente meno democratico e meno libero, in un futuro non lontano. A quanto pare, quel futuro è arrivato: solo che, sal 2001 in poi, è stato accelerato dal terrorismo internazionale promosso dalla “Hathor”, superloggia che ha reclutato – accanto ai Bush – politici di rango come Tony Blair, Nicolas Sarkozy e il turco Erdogan. «Il loro obiettivo – riassume Magaldi – era una progressione anche violenta del programma neoliberista, fondata sul ricorso alla guerra, alla strategia della tensione, allo svuotamento della democrazia, all’imposizione dell’austerity europea incarnata da personaggi come la “sorella” Angela Merkel». Nel frattempo, questa élite ha permesso alla Cina di crescere a dismisura, grazie a regole truccate: niente democrazia e zero libertà, nessun sindacato, niente norme anti-inquinamento. Risultato: la Cina è diventata la nuova manifattura del mondo, a basso costo, mettendo in crisi il lavoro – come da copione – in tutto l’Occidente.Poi, nel 2016, il programma ha subito un imprevisto di portata storica: l’inattesa vittoria, del tutto “accidentale”, di Donald Trump. Letteralmente: un alieno, rispetto al potere neoliberista. Che infatti ha saputo risollevare l’economia anche in modo “rooseveltiano”, cioè aumentando il deficit, per raggiungere la piena occupazione, restituendo fiducia e sicurezza ai lavoratori statunitensi precarizzati da decenni di delocalizzazioni selvagge. Sulle imminenti presidenziali di novembre, Magaldi è ottimista: «Io credo che gli americani sceglieranno ancora Trump. Non bisogna temere la vittoria di Biden: la sua sarebbe una presidenza debole, affidata a un uomo che non ha grandi capacità, ma attorno a Biden ci sarebbe comunque un collegio di amministratori che, in termini di geopolitica, proseguirebbe sulla scia tracciata da Trump». Vale a dire: mantenere l’impegno ad arginare l’espansione dell’influenza cinese in Occidente, almeno fin tanto che la Cina non accetterà di competere alla pari, adottando un regime democratico. «Io credo che Trump meriti una riconferma – sostiene Magaldi – perché ha fatto cose buone, con tutti i limiti del personaggio. E credo che gli americani andranno in questa direzione».Severo, invece, il giudizio di Magaldi su Giuseppe Conte, uomo vicinissimo al Vaticano. L’ex “avvocato del popolo” si è rivelato una sorta di docile strumento del partito “cinese”: lo si è visto nel modo in cui Palazzo Chigi e il Comitato Tecnico-Scientifico hanno imposto all’Italia un lockdown ultra-repressivo, modello Wuhan, ben sapendo che avrebbe fatto precipitare l’economia. Analoghe critiche a Bergoglio: imperdonabile, per Magaldi, la decisione di Papa Francesco di concedere al governo di Pechino il potere di designare i vescovi cattolici in Cina. Uno squillante avvertimento all’establishment italiano e vaticano – Conte e Bergoglio in primis – verrà ora direttamente da Pompeo, impegnato (con Trump) a preservare l’Italia dall’insidiosa influenza del “partito cinese”, cioè il gruppo di potere – largamente atlantico – che oggi avversa Trump negli Stati Uniti, e che negli anni ‘70, soprattutto attraverso un massone reazionario come Kissinger, sdoganò la Cina per farne un modello economico – di successo, ma non democratico – da proporre poi anche in Europa e in America. Magaldi (e lo stesso Pompeo) individuano l’ombra del partito “cinese” persino nell’attuale gestione “psico-terroristica” del coronavirus, emergenza gonfiata dai media e utilizzata per comprimere la libertà e rendere permanente la riduzione dei diritti sociali e civili.Dopo la visita di Pompeo – destinata a lasciare il segno – Magaldi annuncia che il Movimento Roosevelt presenterà il suo “ultimatum” al governo Conte: un pacchetto di proposte per alleviare immediatamente le sofferenze economiche provocate dal lockdown. «Sarà anche calendarizzato l’esordio della Milizia Rooseveltiana», formazione che scenderà in piazza nel caso in cui l’esecutivo non dovesse rispondere, in modo adeguato, alle sollecitazioni “rooseveltiane”. «Finora, l’ultimatum a Conte non è stato ancora presentato, a causa della fluidità della situazione, molto complicata ma anche molto feconda», spiega Magaldi, riferendosi alla tornata elettorale del 20-21 settembre. La visita romana di Pompeo, ribadisce Magaldi, contribuirà a rimescolare ulteriormente le carte, in uno scenario dominato dal caos: governo fragilissimo e in fibrillazione per le elezioni regionali e il referendum, mentre il paese – fermato da Conte per quasi tre mesi – paga un prezzo altissimo, in termini di perdita economica, senza che l’esecutivo abbia saputo indicare una via d’uscita credibile.Il grande problema – l’emergenza sanitaria globale, declinata in modo catastrofico in Italia grazie a Conte – viene letto, da Magaldi, in termini geopolitici: e se è stato proprio il partito “cinese” a trasformare un virus in tragedia globale, esponendo l’Italia a pericoli gravissimi per la tenuta del suo sistema socio-economico, la risposta può venire oggi da Mike Pompeo (e domani da Mario Draghi, che ha proposto un Piano-B già a marzo, sul “Financial Times”: emissione illimitata di denaro, che non si trasformi in debito). Dando per probabile la riconferma di Trump, all’orizzonte il progressista Magaldi individua «quel Robert Francis Kennedy Junior, che col suo discorso a Berlino ci ha scaldato il cuore, ricordando che ogni vera soluzione, per l’umanità, non può prescindere dalla libera partecipazione democratica». Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy «rappresenta una speranza di un “upgrade” significativo, nei prossimi anni, anche nella conduzione della grande democrazia americana».«Benvenuto a Mike Pompeo, al “fratello” Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che sta venendo in Italia anche a spiegare – al Vaticano e agli ambienti politici – che deve finire, la vicinanza al partito “cinese”, trasversale e sovranazionale, che in Italia si è allargato un po’ troppo». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del network massonico progressista, usa parole più che esplicite per accogliere nel nostro paese il “ministro degli esteri” statunitense, atteso a Roma nei prossimi giorni. A Pompeo, Magaldi rivolge un benvenuto «sincero e affettuoso», nonché «fraterno», a rimarcare la comune identità massonica. Con questa visita, il braccio destro di Trump «segnerà una soluzione di continuità con tante cose sbagliate, che riguardano anche la politica vaticana verso la Cina ma soprattutto l’infiltrazione del partito “cinese” (orientale e occidentale), che purtroppo ha forti addentellati in diverse, cosiddette democrazie occidentali». Magaldi lo definisce «un partito trasversale che vuole proporci un nuovo paradigma politico-sociale, ed è un partito che va sconfitto: Mike Pompeo – sottolinea Magaldi – verrà a dirlo chiaro e tondo, a tutti i principali rappresentanti della classe dirigente italiana».
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Giorgio Bocca, partigiano: ma nel fascismo c’era del buono
La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti. C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo. Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano. Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato. Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire “uccidetelo”. La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’Iri un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce. Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista.Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica. Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio, non di sterminio. Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania. In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita. Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela. La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo. Il Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura.(Giorgio Bocca, dichiarazioni sul fascismo estratte dal volume collettivo “Il fascismo ieri e oggi”, a cura di Enzo Palmesano, pubblicato nel 1985 dall’editore Ciarrapico. La sintesi, che rivela il revisionismo storico del grande giornalista, già comandante partigiano, è stata riproposta da Marcello Veneziani su “La Verità” il 26 agosto 2020. Riguardo all’omicidio Matteotti, Bocca coglie nel segno: il mandante non fu Mussolini, ma il Re. Lo scrive Gianfranco Carpeoro, nel saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, uscito nel 2017 per UnoEditori. La ricostruzione di Carpeoro si basa su documenti riservati della massoneria: Matteotti fu assassinato dai killer reclutati da Filippo Naldi, vicino a Casa Savoia, perché a Londra il leader socialista aveva scoperto che Vittorio Emanuele III era il grande beneficiario dell’accordo stipulato con la Standard Oil dei Rockefeller, cui era stata concessa l’esclusiva per le forniture di petrolio all’Italia).La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.
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Paura Infinita: il piano della destra che oggi governa l’Italia
Come previsto, dopo la pausa consumistica ferragostana, contentino governativo per non affossare completamente la nostra economia, deludere gli esercenti incazzati e non licenziare nell’immediato migliaia di lavoratori, ecco che tornano i media in prima linea con la campagna terroristica dei contagi. Nonostante non ci siano più morti e la carica virale del Covid in questo momento sia praticamente nulla, è giunto il momento del terrore. Tornano i provvedimenti liberticidi e autoritari della destra governativa (Pd-5 Stelle), tornano le mascherine obbligatorie all’aperto, le ricette antisociali (ma a targhe alterne, si è contagiosi in base all’ora del giorno), chiudono le discoteche ma ci si può “contagiare” liberamente nei ristoranti, nei bar e nei selfie di gruppo (l’importante siano di vip), tornano tutte le demenziali proposte, inutili, idiote e pericolose, per salvare questo governo che ha capito come utilizzare strumentalmente la paura del popolino ignorante e sottomesso per continuare a procrastinare il proprio micro-regno, ad alimentare le sue mafie interne, i suoi interessi economici, le proprie posizioni di rendita, rendendosi malleabile ad essere a sua volta strumento della sovragestione, che opera nel silenzio e cavalca i tempi moderni, necessitando di un’ulteriore accelerazione.La cosa che colpisce di più, per gli osservatori più attenti e meno conformisti, è che i bersagli sono sempre i momenti della nostra vita ricreativa, creativa e sociale. L’arte, la musica sono pericolose, i ristoranti e i mercati no. Queste distinzioni già ci mostrano tutte le fallacie logiche anche partendo dal punto di vista ufficiale. Non vengono colpiti gli assetti della grande industria e delle corporation, dove lavoratori sottopagati spesso lavorano in condizioni da fame e senza nessuno presidio sanitario (non solo per il coronavirus), i bersagli rappresentano sempre e comunque le relazioni in tutte le loro declinazioni. Il virus da abbattere è appunto l’aspetto relazionale, quello deve essere bandito e fatta accettare mediaticamente la presa in cura dei sudditi, questo come panacea a tutti i mali del mondo, perché non penserete mica che questo delirio finisca con il Covid-19? In Inghilterra, la City of London ha già dichiarato che lo smartworking sarà il futuro con o senza virus, e ovviamente i costi bancari e assicurativi per i clienti non diminuiranno se non in rari casi e solo in apparenza, mentre diminuiranno i salari dei nuovi lavoratori, ma aumenteranno massivamente i profitti padronali.La forbice della disuguaglianza aumenta grazie alle pandemie eteropilotate, dove qualcuno è più uguale degli altri, e l’emergenza è il nuovo must per fare metabolizzare strategie in atto e controllarle emozionalmente come in un comando pavloviano. Sempre in Inghilterra, come in Australia e in altri paesi sotto il controllo della Corona (sempre di un “corona” si tratta), si stanno prospettando scenari sulla scuola del futuro realizzata esclusivamente da casa, a prescindere da virus attuali o prossimi venturi. Esiste tutta una realtà in fermento che potrà finalmente attuare i propri paradigmi modernisti pensati, scritti e progettati decenni fa. La scuola è tra i bersagli preferiti del transumanesimo che avanza e, quando anni fa scrivevo che il futuro avrebbe nel tempo previsto un Grande Fratello come maestro (in Australia ci sono già state sperimentazioni alcuni anni fa e senza pandemia), non andavo tanto lontano. Le implementazioni fantapolitiche, leggi neorealiste, si stanno realizzando in punta di piedi, giorno dopo giorno, con il ricatto morale della sanità che gli stessi Stati neoliberisti mondiali hanno smantellato nei decenni passati. Gli stessi epigoni prezzolati dal potere oggi si straccerebbero le vesti, preoccupati sella salute dei loro sudditi, dopo aver distrutto Stato Sociale, diritti del lavoro, privatizzato servizi e chiuso ospedali?Io ingenuamente continuo a meravigliarmi della stupidità, dell’ignoranza e del qualunquismo dei miei concittadini, pronti ad accettare qualsiasi volontà antidemocratica, senza comprenderne il significato simbolico, senza capire che questo precedente mondiale potrà in futuro permettere all’autorità qualsiasi scelta antidemocratica e reazionaria. Questo a prescindere dalla pericolosità di un virus o di qualsiasi altra sciagura. Stanno cancellando dalla memoria collettiva delle persone il ricordo e la paura di malattie ben più letali, come per esempio i tumori. Il male nasce con il Covid: esiste un mondo prima e un mondo dopo il Covid, come in certi film post-atomici. E’ in atto una riformulazione del pensiero e della percezione generale, attraverso l’oracolo mediatico che ha sostituito in toto l’antico ruolo del sacerdote.Poi è subentrata la paura, la coercizione e la minaccia, il mantra dell’”o con noi o contro di noi”, dell’ufficialista o del negazionista, del ribaltamento del significato delle parole, della nuova grammatica a metà strada tra buonismo, politicamente corretto e fascismo liquido. Juve o Milan? Stiamo tornando in un clima dogmatico, in una liturgia digitale cavalcata dallo scientismo d’accatto, dai virologi star, bolliti come brodo Star; ci sono i radicali fanatici e quelli più laici, tutti sono lo specchio della società in una dicotomia che non trova soluzione. La guerra per la costituzione della modernità è combattuta dalle varie fazioni belligeranti non solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale e sovranazionale, in tutti campi dello scibile umano. I vari paesi riflettono le scelte e le strategie che il potere ha assunto, e oggi si inseguono all’interno dello stesso gioco virtuale, proponendo gli stessi schemi e gli stessi paradigmi, anche perché sovente i nostri leader sono scelti, promossi o bocciati dai rispettivi casati sovramassonici e dai cosiddetti poteri forti, con le loro logiche, spesso trasversali, labirintiche e più complesse di quanto si immagini.Il Covid colpisce ancora? Terminato per incanto il problema planetario dell’Isis, come per magia e nel silenzio generale, la sovragestione ha scoperto la gallina dalle uova d’oro, una gallina malefica e mediatica a senso unico, il maledetto virus, che potrà essere questo, la sua vendetta o altro ancora più pericoloso. Una gallina concentrata a covare uova lucenti in onore al Big Pharma e agli interessi delle corporazioni, nell’attuale guerra tra case farmaceutiche per la scoperta di un vaccino inutile (chi arriva per primo vince una bambolina di carne), dannoso e cavallo di troia dello step successivo, che i maghi avveniristici prospettano danni sull’ibridazione uomo-macchina e sulla riprogrammazione del Dna. Orwell ed Huxley sono diventati libretti di istruzioni, più che romanzi distopici; la distopia è il nuovo neorealismo, il film è realtà e la vita è fiction. Ci sono in ballo interessi geopolitici, si ristabiliscono i ruoli in campo delle superpotenze, si rinnova il pantheon della modernità incarnata dall’ideologia del postumano, e questo lo si compie attraverso la joint venture tecnologica e farmaceutica, sempre più alleate e contigue, attraverso emergenze e innovazioni infinite per la presa in cura della loro creatura, ovvero il bambino-popolo, attraverso un terrorismo e un allarmismo perpetuo, procrastinato all’infinito.Un eterno presente senza possibilità di redenzione, di cambiamento, che rinnova se stesso; una sorta di cerchio magico chiuso e circolare con le sue leggi e le sue credenze, un incantesimo, una favola nera per grandi e per piccini. Il transumanesimo, la nuova ideologia, ansima con la bava alla bocca, dall’alto del suo altare ci osserva e si diverte come durante la finale di Champions, però senza fischio di fine partita per prolungare l’orgasmo. Il nuovo Moloch necessita il sacrificio delle oramai obsolete e decadenti democrazie che garantivano quel minimo sindacale di libertà, di orizzontalità e di pensiero critico: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima e più di prima. Infatti il nuovo adagio del sempre eterno memento mori è: “Da oggi nulla sarà come prima…!!!” (cit.).(”Il Covid colpisce ancora, nel governo senza fine”, dal blog “Maestro di Dietrologia” del 19 agosto 2020, curato da Simone Galgano).Come previsto, dopo la pausa consumistica ferragostana, contentino governativo per non affossare completamente la nostra economia, deludere gli esercenti incazzati e non licenziare nell’immediato migliaia di lavoratori, ecco che tornano i media in prima linea con la campagna terroristica dei contagi. Nonostante non ci siano più morti e la carica virale del Covid in questo momento sia praticamente nulla, è giunto il momento del terrore. Tornano i provvedimenti liberticidi e autoritari della destra governativa (Pd-5 Stelle), tornano le mascherine obbligatorie all’aperto, le ricette antisociali (ma a targhe alterne, si è contagiosi in base all’ora del giorno), chiudono le discoteche ma ci si può “contagiare” liberamente nei ristoranti, nei bar e nei selfie di gruppo (l’importante siano di vip), tornano tutte le demenziali proposte, inutili, idiote e pericolose, per salvare questo governo che ha capito come utilizzare strumentalmente la paura del popolino ignorante e sottomesso per continuare a procrastinare il proprio micro-regno, ad alimentare le sue mafie interne, i suoi interessi economici, le proprie posizioni di rendita, rendendosi malleabile ad essere a sua volta strumento della sovragestione, che opera nel silenzio e cavalca i tempi moderni, necessitando di un’ulteriore accelerazione.
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Una strana religione politica, contro la teologia mondialista
Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie errate e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.Una vera e propria strategia della tensione a livello globale, per far accettare misure inaccettabili come la sospensione delle libertà democratiche, dopo aver ridotto i cittadini a sudditi docilissimi e terrorizzati, grazie alla piena complicità dei grandi media, trasformati in organi di propaganda (in Italia, assistiti persino da una censura governativa sfrontatamente ufficiale, istituzionalizzata da Giuseppe Conte con apposita task-force a Palazzo Chigi). Se l’analisi di monsignor Viganò offre spunti altamente suggestivi e utili per riflettere sul “male oscuro” che sembra intenzionato a impossessarsi del pianeta, e contro cui si ergerebbe Trump per opporvisi coraggiosamente, è la configurazione del “bene” disegnata dal cardinale a lasciare decisamente perplessi, laddove il “male”, secondo Viganò, sarebbe incarnato da un nemico come “la massoneria”, presa in blocco e senza nessun distinguo. Dettaglio quasi umoristico: Viganò sembra ignorare il fatto che lo stesso Trump, come moltissimi altri presidenti americani, sia un massone, e per giunta – come pubblicamente ammesso da più parti – aiutato in modo decisivo, nel 2016, dalla massoneria “progressista”, che scelse The Donald per metter fine all’ipocrisia finto-democratica dei Clinton, potente ingranaggio dell’élite finanziaria ultra-oligarchica.Non sorprende che i riferimenti socio-culturali di Viganò, esponente del clero cattolico più tradizionalista e ostile alle libertà garantite dai diritti civili, restino quelli – Dio e famiglia – che risuonavano nella Chiesa reazionaria di Pio IX, grande avversario della modernità e campione di un oscurantismo autoritario di antica data, proprio mentre le avanguardie sociali dell’Italia ottocentesca ribollivano di fervore libertario e risorgimentale. A stupire, semmai, sono i richiami patriottici dei tanti fan di Viganò, che al Moloch del globalismo contrappongono il baluardo dell’identità nazionale, intendendo l’Italia essenzialmente come comunità religiosa, cattolica e pure anti-massonica, quasi ignorando l’origine interamente libero-muratoria dell’Unità d’Italia, strenuamente contrastata proprio dal Vaticano. Come ogni storico sa, infatti, se la massoneria partorì la carboneria per dare corso al piano di emancipazione del Balpaese, furono massoni come Cavour e Garibaldi a progettare e condurre a termine il processo unitario, mettendo fine a quello “spezzatino di Stati e staterelli” che condannava l’Italia a restare una mera espressione geografica.Forse, gli estimatori di Viganò dimenticano anche che il neonato Stato unitario era marcatamente anticlericale, e lo rimase per mezzo secolo: il crocifisso nelle scuole fu introdotto solo nel ‘900 da Mussolini, quando il regime fascista si alleò con la Chiesa dando vita al clerico-fascismo, cioè lo sciagurato assetto politico che finì per accettare anche il gemellaggio con Hitler, dopo che il Duce – in ossequio all’Oltretevere – aveva accettato di rinnegare sia l’aiuto ricevuto in prinicipio dai massoni, sia le sue stesse origini profondamente radicate nel socialismo rivoluzionario, corrente politica tradizionalmente ostile all’oscurantismo clericale che, in Italia e nell’Europa cattolica, aveva frenato in ogni modo il progresso sociale, civile e culturale, ostacolando la diffusione delle conquiste scientifiche. Di norma è il cosiddetto fondamentalismo a mescolare religione e politica, spesso con esiti imbarazzanti: si può arrivare fino alla teocrazia degli ayatollah, anche se in Italia è difficile che si vada oltre al rosario lungamente sventolato da Matteo Salvini nei suoi comizi.Se da un lato suscita sconcerto l’arrendevolezza di Bergoglio (duramente contestato da Viganò) nei confronti del regime di Pechino, che oggi è addirittura autorizzato a influire nelle nomine dei vescovi cattolici presenti in Cina, dall’altro non può che preoccupare i laici, credenti e non, la tendenza a non distinguere tra le varie anime del mondialismo, demonizzando qualsiasi pulsione internazionalistica e prospettando la sola dimensione nazionale (per giunta, interpretata in chiave ierocratica e quasi medievale) come argine contro il devastante dominio neoliberista, mercantile e globalizzato. Chiunque abbia a cuore la libertà, in altre parole, non può accettare l’idea che possa essere una militanza di tipo religioso, quale che sia, a cementare istanze sacrosante come la legittima autodifesa dei cittadini, oggi più che mai trasformati in sudditi. Religione, spiritualità e coscienza sono risorse virtualmente fondamentali, a livello inviduale: ma non è certo su una presunta religione nazionalistica, per giunta aliena rispetto all’universalismo cattolico e condizionata dall’imposizione di dogmi di fede che presuppono obbedienza e sottomissione, che si può fondare un pensiero pubblico in grado di contrastare l’obbedienza e la sottomissione che la nuova religione neoliberista oggi cerca di imporre, con la forza della paura, grazie a un virus dall’origine sospetta e tuttora misteriosa.Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie insufficienti e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.
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Pd e 5 Stelle: silurare Conte, dopo aver affondato l’Italia
Il nuovo patto tra M5S e Pd, con la benedizione di Italia Viva (Matteo Renzi), prepara la giubilazione del sempre più scomodo Giuseppe Conte. Lo scrive sul “Sussidiario” Francesco Sisci, editorialista del “Sole 24 Ore” e già corrispondente della “Stampa” da Pechino. Se oggi la coalizione giallorossa diventa stabile e si prospetta addirittura la fusione in un unico partito, a che serve un premier “esterno” come Conte? Lo sconosciuto “avvocato del popolo”, ricorda Sisci, era stato scelto per Palazzo Chigi nel governo gialloverde (5 Stelle e Lega) come elemento esterno, anche se espresso dai grillini, per sostenere l’equilibrio instabile tra i due alleati. Per lo stesso motivo era stato confermato, un anno dopo, a capo del successivo governo giallorosso, sostituito Salvini con Zingaretti. La posizione di Conte si andrebbe facendo sempre più precaria, se si guarda all’orizzonte generale. «Le prospettive sono che a gennaio l’Italia si renderà conto della realtà», ovvero: sarà di fronte a una contrazione del Pil «di almeno il 20%». Infatti, «dopo cinque mesi di chiusura virtualmente totale di ogni attività di produzione e consumo, e con la possibilità reale di un ritorno anche parziale dell’epidemia in autunno, una contrazione del Pil del 20% è un’ipotesi ottimistica per il 2020».In concreto, ragiona Sisci, questo significa «un danno paragonabile a una guerra devastante, senza per giunta la speranza di un rimbalzo immediato, perché davanti alla scampata morte violenta i sopravvissuti hanno un immediato guizzo di vita, mentre le epidemie lasciano strascichi pesanti di paure ancestrali nella psicologia collettiva». La combinazione di questi vari elementi «significherà milioni di disoccupati, altri milioni di persone con entrate decurtate», con il rischio concreto di «grandi problemi e sommovimenti sociali». Inoltre, visto anche l’attuale aumento della spesa pubblica, il rapporto Pil-debito pubblico a questo punto potrebbe arrivare al 200%, cioè «la situazione del Giappone, senza che l’Italia sia il Giappone», che è invece provviso di sovranità monetaria e quindi non teme né attacchi speculativi (spread), né carenza di liquidità. «Con un’economia in contrazione verticale e un debito in aumento altrettanto verticale – scrive Sisci – minime variazioni dei tassi di interesse sul debito potrebbero rendere l’Italia insolvibile». A quel punto, Roma potrebbe sempre «piangere miseria con la Ue e far presente che il fallimento del paese avviterebbe l’Unione in una crisi mostruosa».Per contro, proprio la contrazione del Pil «rende la crisi italiana sempre meno minacciosa, mentre la crescita del debito ne aumenta proporzionalmente il costo». In altre parole, continua Sisci, col passare del tempo e l’aggravarsi della situazione diventa sempre più conveniente la tentazione di “scaricare” l’Italia, lasciandola al suo destino. Tradotto: come si fa a spiegare ai paesi “frugali” che bisogna salvare un paese di “cicale” dove, secondo il filosofo Franco Ferrarotti, una decina di famiglie possiede forse il 70% della ricchezza nazionale?». Inoltre – prima ancora di questo – in autunno ci sarà il ritorno della malattia: a prescindere dalla sua effettiva pericolosità (oggi vicina allo zero, secondo io medici), l’allarmismo politico-mediatico aumenterà le tensioni, come già si inizia a vedere. Prima ancora, scrive sempre Sisci, ci saranno le elezioni del 20 settembre, regionali e comunali. «Se la neo-coalizione giallorossa tiene e vince, allora conferma la validità dell’alleanza; a quel punto – si domanda l’analista – perché tenere l’arbitro Conte, ormai superfluo? Se invece la coalizione perde, anche in questo caso perché tenere Conte?».La questione potrebbe diventare urgente, aggiunge Sisci, visto che cominciano ad arrivare citazioni in giudizio per possibili errori gravi del governo durante la crisi del Covid. «C’è anche la controversa chiusura di tutto il paese (quando chiuderne solo una parte poteva bastare) che potrebbe essere costata oltre 100 miliardi di euro al Pil, la metà di quanto concesso dalla Ue». Poi, ammette Sisci, il ragionamento potrebbe essere anche diverso: davanti alle prospettive di tali sussulti nei prossimi mesi, le istituzioni potrebbero ritenere opportuno non scuotere ulteriormente gli attuali equilibri. «Il ritorno dell’epidemia potrebbe portare a un nuovo effetto chioccia: tutti si rifugiano dietro il capo del governo in una nuova situazione di panico generale».Potrebbe però essere anche il contrario: «Il ritorno del virus, l’aumento delle proteste – stavolta più composte, delle opposizioni (che prima o poi dovrebbero svegliarsi dalla trita cantilena del “dagli all’immigrato”) – e l’aumento delle tensioni sociali, potrebbero portare al progressivo isolamento del premier». In questo senso, forse – ipotizza Sisci – l’alleanza può essere «un colpo di genio di attendismo tattico». Nell’attuale situazione, altamente instabile, i giallorossi (con Renzi) aspettano il risultato del 20 settembre, per tirare le fila. «A quel punto, forti della nuova alleanza, potrebbero anche essere tentati di ricorrere al voto che consolidi i nuovi rapporti e spazzi via i riottosi». Infatti, una parte non insignificante di Pd e M5S non è entusiasta dell’alleanza e può essere tentata di mettere i bastoni fra le ruote, specie se passa il tempo e aumentano le difficoltà. Per Sisci, dopotutto, «si è trattato di un patto di palazzo senza discussioni interne e pubbliche, per cui il livello di coesione all’interno delle due formazioni è minimo e rischia di sfaldarsi al primo incidente».Il nuovo patto tra M5S e Pd, con la benedizione di Italia Viva (Matteo Renzi), prepara la giubilazione del sempre più scomodo Giuseppe Conte. Lo scrive sul “Sussidiario” Francesco Sisci, editorialista del “Sole 24 Ore” e già corrispondente della “Stampa” da Pechino. Se oggi la coalizione giallorossa diventa stabile e si prospetta addirittura la fusione in un unico partito, a che serve un premier “esterno” come Conte? Lo sconosciuto “avvocato del popolo”, ricorda Sisci, era stato scelto per Palazzo Chigi nel governo gialloverde (5 Stelle e Lega) come elemento esterno, anche se espresso dai grillini, per sostenere l’equilibrio instabile tra i due alleati. Per lo stesso motivo era stato confermato, un anno dopo, a capo del successivo governo giallorosso, sostituito Salvini con Zingaretti. La posizione di Conte si andrebbe facendo sempre più precaria, se si guarda all’orizzonte generale. «Le prospettive sono che a gennaio l’Italia si renderà conto della realtà», ovvero: sarà di fronte a una contrazione del Pil «di almeno il 20%». Infatti, «dopo cinque mesi di chiusura virtualmente totale di ogni attività di produzione e consumo, e con la possibilità reale di un ritorno anche parziale dell’epidemia in autunno, una contrazione del Pil del 20% è un’ipotesi ottimistica per il 2020».
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L’Italia che ‘cresce’: code al Monte di Pietà e ai Compro Oro
Lunghe code di indigenti, al Monte di Pietà, che si impegnano per qualche euro: “La mia fede nuziale per pagare il funerale a mio marito”, titolava il “Corriere della Sera” già il 1° maggio. Con la pandemia da coronavirus – scrive “Senza Nubi”, in un post ripreso da “Mitt Dolcino” – cresce la ricerca di canali alternativi per trovare liquidità, con aumenti delle richieste che sfiorano il 40% nei primi sei mesi del 2020. «C’è sicuramente una netta accelerazione dei volumi, se andiamo a fare un confronto con lo scorso anno». Proprio sul fronte dei volumi, al 30 giugno, la crescita era aumentata del 39% sull’anno precedente, con oltre 10,6 milioni erogati nel periodo e un totale di pegni che ammonta a 13,3 milioni. «Il mercato, nel 2019, valeva fra i 900 milioni e il miliardo di euro, e solamente il 5% degli articoli finisce poi all’asta, mentre il 95% (ma oltre il 99% per la società del gruppo Banca Sistema) viene riscattato. Nel solo mese di maggio, tuttavia, è cresciuto del 18% il numero di operazioni registrate dal gruppo rispetto a febbraio».Che molta gente normale debba rivolgersi al Monte dei Pegni per tirare avanti, anche per cifre piccole, è un segno tangibile di quanto la popolazione italiana stia soffrendo, scrive “Senza Nubi”. Sempre più italiani si rivolgono al “Credito su Pegno” e ai “Compro Oro”. Complice la crisi legata al lockdown imposto all’Italia per l’epidemia di coronavirus, sono molti gli italiani che stanno cercando forme di credito alternative ai classici prestiti bancari o alla “cessione del quinto”. Negli ultimi mesi, a partire dal coprifuoco imposto da Conte – aggiunge il blog – è cresciuto nettamente il numero di persone che bussano al “Credito su Pegno” o che cerca di ottenere liquidità spicciola vendendo i propri oggetti preziosi ai “Compro Oro”. Banca Sistema, tramite la propria controllata Pronto Pegno, è fra i principali operatori italiani del settore, e di recente ha perfezionato anche l’acquisizione delle “attività di pegno” di Intesa Sanpaolo. Conferma Giuseppe Gentile, direttore di Pronto Pegno, partendo dai dati semestrali del gruppo: il trend sta letteralmente esplodendo, e a crescere sono «sia i pegni emessi che quelli rinnovati: se a marzo-aprile, con il lockdown, vedevamo solo un forte impulso sui nuovi pegni, a maggio e giugno abbiamo visto un’accelerazione anche dei rinnovi e dei riscatti».Nel 2019, quel mercato valeva fra i 900 milioni e il miliardo di euro, e soltanto il 5% degli articoli finiva all’asta, mentre il 95% (oltre il 99% per la società del gruppo Banca Sistema) veniva riscattato. «Dobbiamo vedere cosa succederà a ottobre», continua Gentile. Se gli effetti negativi della pandemia sull’economia dovessero prolungarsi, potremmo assistere a un’ulteriore crescita, dopo un luglio (che storicamente è un buon mese per questo tipo di attività) a +15%». Uno dei principali operatori italiani ed europei, Affide, non fornisce numeri aggiornati: nel solo mese di maggio, tuttavia, è cresciuto del 18% il numero di operazioni registrate dal gruppo, rispetto a febbraio. Un netto aumento delle attività, secondo il presidente di Antico (Associazione Nazionale Tutela Comparto dell’Oro), Nunzio Ragno, si registra anche presso i ‘Compro Oro’. «Rispetto al periodo pre-Covid – dice Ragno – c’è un aumento delle richieste del 30-40%, con un’impennata dovuta a una fase di ristrettezze economico-finanziarie». A spingere verso i “Compro Oro”, aggiunge Ragno, contribuiscono le quotazioni, ai massimi storici, del metallo prezioso: «Anche persone che non hanno bisogno di venderlo, ma che sono consapevoli di avere degli oggetti in disuso, lo propongono ai negozi o anche ai gioiellieri, magari sotto forma di permuta».Lunghe code di indigenti, al Monte di Pietà, che si impegnano per qualche euro: “La mia fede nuziale per pagare il funerale a mio marito”, titolava il “Corriere della Sera” già il 1° maggio. Con la pandemia da coronavirus – scrive “Senza Nubi“, in un post ripreso da “Mitt Dolcino” – cresce la ricerca di canali alternativi per trovare liquidità, con aumenti delle richieste che sfiorano il 40% nei primi sei mesi del 2020. «C’è sicuramente una netta accelerazione dei volumi, se andiamo a fare un confronto con lo scorso anno». Proprio sul fronte dei volumi, al 30 giugno, la crescita era aumentata del 39% sull’anno precedente, con oltre 10,6 milioni erogati nel periodo e un totale di pegni che ammonta a 13,3 milioni. «Il mercato, nel 2019, valeva fra i 900 milioni e il miliardo di euro, e solamente il 5% degli articoli finisce poi all’asta, mentre il 95% (ma oltre il 99% per la società del gruppo Banca Sistema) viene riscattato. Nel solo mese di maggio, tuttavia, è cresciuto del 18% il numero di operazioni registrate dal gruppo rispetto a febbraio».
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Medico: chi oggi teme ancora il virus è un malato di mente
Questi non li recuperi più. Andati. Per sempre. Non c’è psicoterapia che possa guarirli, non c’è psichiatra al mondo. Sono un esercito di persone rese clinicamente psicotiche. Il terrorismo di media, governo e istituzioni ha fatto presa alla perfezione, provocando danni psicologici irreversibili. Sono vittime. Non vanno schernite, non vanno offese. Vanno profondamente compatite, aiutate e comprese. Sono quelli che ancora oggi hanno paura del virus, nonostante l’emergenza sia terminata da tre mesi. Nonostante da tre mesi le terapie intensive siano deserte. Oggi il virus, nella peggiore delle ipotesi, fa gli stessi danni del raffreddore. In terapia intensiva non ci entra nessuno nemmeno per sbaglio, nonostante i contagi non si siano mai arrestati. Quando ci comunicano i dati sui nuovi contagi o quando ci avvisano di nuovi focolai, è come se ci stessero aggiornando sul numero dei raffreddati. Focolai di persone sanissime, tutti asintomatici, che non si sarebbero nemmeno mai accorti di essere contagiati se non gli avessero fatto il discutibilissimo tampone. Sono quelli rimasti a marzo, con in mente ancora le immagini scioccanti degli intubati, dei furgoni dell’esercito che portano via le bare.Sono rimasti a marzo. Si sono persi quattro mesi di errori e progressi terapeutici, di autopsie, di trombosi venose, di clorochina ed eparina, di terapia domiciliare, di protocollo off label, di carica virale quasi azzerata. Sono ancora a marzo. Gli basterebbe guardare i dati delle terapie intensive degli ultimi tre mesi per tranquillizzarsi ma niente, nulla può guarirli in questo momento, nulla può restituire loro la lucidità. Ripongono una fiducia totale e incondizionata nei confronti dei media e delle istituzioni. Mai potrebbero dubitare. Non potrebbero mai accettare l’idea di essere ingannati o manipolati. Non potrebbero mai pensare che media, governo e istituzioni possano essere corrotti da chi ha smisurati capitali e specifici interessi. Crollerebbero tutte le certezze, crollerebbe il mondo intero. Per questo si fidano ciecamente e non mettono mai in discussione nulla. E’ quasi una forma di autodifesa. Preservano una visione fanciullesca della realtà che li aiuta sicuramente a vivere meglio ma in alcuni casi può diventare parecchio pericolosa.Sono quelli in prima fila per il vaccino, anche senza sperimentazione, pazienza. Gli hanno ripetuto all’infinito che potranno tornare a vivere solo dopo il vaccino e così sarà. Un vaccino contro qualcosa che purtroppo non è vaccinabile, contro qualcosa che non rappresenta più un pericolo, già da tre mesi. Sono quelli che gridavano di stare a casa, che urlavano al runner, che denunciavano i vicini, che strillavano di non riaprire così presto. Hanno contribuito a mandare in default il paese, hanno sostenuto ideologicamente i mandanti e i complici esecutori di questo scempio epocale. Sono quelli che normalmente cadono per primi. Se non è per un vaccino sarà per qualcos’altro. Una medicina sbagliata o una non presa, come il Plaquenil. Totalmente scoperti, sempre in balia delle persone sbagliate, manipolati e indotti all’autolesionismo. Sono quelli che non vanno scherniti e non vanno offesi. Vanno solo profondamente compatiti, aiutati e compresi.(Francesco Oliviero, dichiarazioni recentemente rilasciate a “Database Italia”. Il dottor Olivero è medico pneumologo e psichiatra).Questi non li recuperi più. Andati. Per sempre. Non c’è psicoterapia che possa guarirli, non c’è psichiatra al mondo. Sono un esercito di persone rese clinicamente psicotiche. Il terrorismo di media, governo e istituzioni ha fatto presa alla perfezione, provocando danni psicologici irreversibili. Sono vittime. Non vanno schernite, non vanno offese. Vanno profondamente compatite, aiutate e comprese. Sono quelli che ancora oggi hanno paura del virus, nonostante l’emergenza sia terminata da tre mesi. Nonostante da tre mesi le terapie intensive siano deserte. Oggi il virus, nella peggiore delle ipotesi, fa gli stessi danni del raffreddore. In terapia intensiva non ci entra nessuno nemmeno per sbaglio, nonostante i contagi non si siano mai arrestati. Quando ci comunicano i dati sui nuovi contagi o quando ci avvisano di nuovi focolai, è come se ci stessero aggiornando sul numero dei raffreddati. Focolai di persone sanissime, tutti asintomatici, che non si sarebbero nemmeno mai accorti di essere contagiati se non gli avessero fatto il discutibilissimo tampone. Sono quelli rimasti a marzo, con in mente ancora le immagini scioccanti degli intubati, dei furgoni dell’esercito che portano via le bare.
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Il generale Mini: Covid, guerra civile nel New World Order
Le guerre del futuro saranno collocate in un Nuovo Ordine Mondiale, anche se le guerre sono sostanzialmente sempre le stesse dal 500 avanti Cristo, da quando Sun Tzu delineò “L’arte della guerra” e fino allo scoppio della bomba nucleare. L’approccio ai conflitti del futuro, però, sarà molto diverso e nebuloso per i decisori pubblici: saremo tutti soldati di queste nuove guerre, ma bisogna stabilire con quali mezzi. La guerra globale si combatterà sia per un Ordine Mondiale che per il profitto. Inoltre, si scontreranno attori statali e non. Questi due gruppi possono agire anche contemporaneamente, sovrapponendosi o confondendosi. Esistono false guerre scatenate al solo scopo di accedere alle risorse, che si concretizzano attraverso il terrorismo e la guerra civile (come in Libia, Siria e Iraq). In questi casi ci si rende conto che, senza interessi interni ed esterni, gli scontri non si sarebbero mai verificati. Ci sono anche delle false guerre giustificate da motivi umanitari: ma cosa c’è di umanitario in una guerra che provoca 300.000 morti? E’ sempre esistita una guerra per le risorse, in senso generale, ma oggi non la si fa solo per accaparrarsi quelle tradizionali.La guerra è volta anche ad appropriarsi dei beni comuni: i cosiddetti “global commons” come gli oceani, i fondali sottomarini, l’Artide, l’Antartide, l’atmosfera, lo spazio esterno, il cyberspazio. Tutto è circondato da una grande ipocrisia, che colloca qualsiasi episodio in una sorta di zona grigia, dove tutto si confonde. Ci sono guerre ambigue, in cui non si sa chi è il vincitore, e guerre ibride dove convergono anche una serie di fattori tradizionali. Il potere militare è aumentato a dismisura, con crescenti investimenti economici, che in questo periodo di pandemia sono bloccati. Il Deep State? E’ quella parte dell’establishment che cerca di conservare l’equilibrio precedente e la gerarchia, in un contesto in cui tutti gli Stati sono in profonda competizione tra loro. Una possibile guerra sarà quella combattuta dalla “generazione zero”, cioè quella dei giovani nati tra il 2002 e il 2022: toccherà a loro avviare o evitare il conflitto nucleare. Al momento non ci sono le condizioni, perché chi possiede l’ordigno può attivarlo, ma certamente non sarà in grado di resistere alle reazioni che si verificheranno.Le guerre, oggi, sono diffuse e vengono considerate piccole, da chi le vede dall’esterno, mentre sono immense per chi è costretto a viverle in prima persona. Ma, tra un decennio, il campo di battaglia cambierà. Tra il 2030 e il 2050 ci saranno guerre nel cyberspazio, con super-soldati e piattaforme a controllo autonomo, guidate dall’intelligenza artificiale. In quel contesto, saranno impiegati nei combattimenti meno uomini; ma questo, paradossalmente, comporterà anche meno riguardi verso la vita umana. Per questo nuovo tipo di guerra, non a caso, è in corso la realizzazione di progetti di sopravvivenza. Penso anche al Super-Robot ed effetto sciame, che si basa sulle tre leggi della robotica di Isaac Asimov, coniate intorno agli anni ’50: la prima è quella di non recare danno agli umani; la seconda è che il robot deve obbedire agli ordini impartiti dall’uomo; la terza è che il robot deve pensare alla propria sopravvivenza, purché non sia in contrasto con le altre due leggi precedenti. Nel suo “Discorso sulla servitù volontaria, Étienne de La Boétie dice: «Il padrone usa, per distruggerci, i mezzi che noi stessi gli forniamo».Nella guerra globale emergono due concetti importanti, che possono essere accumunati all’attuale periodo del Covid-19: il primo è che questo virus può essere considerato come un livellatore sociale, che incide sulla sovrappopolazione del pianeta; il secondo è che può paragonarsi a una guerra di distruzione di massa, in cui le cose sembrano apparentemente più chiare, ma allontanano dalla comprensione della realtà. I morti ci saranno, ma le conseguenza economiche e sociali saranno ancora peggiori. Pandemia e guerra? Quella del Covid-19 è un’epidemia davvero strana, che non si sa da dove arrivi e che è risultata imprevedibile, sebbene fosse stata ipotizzata anche dall’intelligence statunitense. Più propriamente, potrebbe trattarsi di una guerra civile: e lo si può notare dai comportamenti della società, dove le persone sono viste come potenziali untori e quindi da abbattere. In condizioni di emergenza, tra l’altro, all’interno degli ospedali sembra che si sia dovuto decidere chi salvare e chi no.Si dovrà considerare e paragonare quello che viene chiesto ai virologi e quello che si vuole sapere dall’intelligence. Ovvero, le informazioni che servono per legittimare le scelte politiche, aspetto importante per comprendere quanto sta accadendo. Di sicuro è che attualmente la cura al virus non è stata ancora trovata. Le guerre biologiche mettono a nudo le vulnerabilità dell’intero sistema sociale perché, quando si ammalano gli anziani, si registra l’inadeguatezza dell’organizzazione. Quando qualcuno parla di eutanasia praticata alle persone anziane, questa non è altro che la conseguenza della cattiva organizzazione dei sistemi sanitari, che sono strutturati in base a logiche privatistiche, in funzione degli utili e non dei bisogni della collettività. Alla Conferenza di Yalta – con Roosevelt, Churchill e Stalin – si disegnarono i destini del mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oggi, il Nuovo Ordine Mondiale è nelle mani di Trump, Putin e Xi Jinping, con tarature differenti rispetto agli statisti del 1945, ma che certamente definiranno l’ordine che impatterà sul futuro dell’umanità, con esiti totalmente imprevedibili.(Fabio Mini, dichiarazioni rilasciate l’11 maggio 2020 in video-conferenza al “Master in Intelligence” dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri; testo riassunto da “Kong News” e ripreso da “Mitt Dolcino”. Generale di corpo d’armata, Mini è stato capo di Stato maggiore del comando Nato per il Sud Europa, e dal gennaio 2001 ha guidato il comando interforze delle operazioni nei Balcani. Dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace a guida Nato, nello scenario di guerra in Kosovo, nell’ambito della missione Kfor. Analista geopolitico, saggista ed esperto di strategia militare, scrive per “Limes”, “Repubblica”, “L’Espresso” e “Il Fatto Quotidiano”).Le guerre del futuro saranno collocate in un Nuovo Ordine Mondiale, anche se le guerre sono sostanzialmente sempre le stesse dal 500 avanti Cristo, da quando Sun Tzu delineò “L’arte della guerra” e fino allo scoppio della bomba nucleare. L’approccio ai conflitti del futuro, però, sarà molto diverso e nebuloso per i decisori pubblici: saremo tutti soldati di queste nuove guerre, ma bisogna stabilire con quali mezzi. La guerra globale si combatterà sia per un Ordine Mondiale che per il profitto. Inoltre, si scontreranno attori statali e non. Questi due gruppi possono agire anche contemporaneamente, sovrapponendosi o confondendosi. Esistono false guerre scatenate al solo scopo di accedere alle risorse, che si concretizzano attraverso il terrorismo e la guerra civile (come in Libia, Siria e Iraq). In questi casi ci si rende conto che, senza interessi interni ed esterni, gli scontri non si sarebbero mai verificati. Ci sono anche delle false guerre giustificate da motivi umanitari: ma cosa c’è di umanitario in una guerra che provoca 300.000 morti? E’ sempre esistita una guerra per le risorse, in senso generale, ma oggi non la si fa solo per accaparrarsi quelle tradizionali.
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Quelli che odiano i massoni, ma adorano il massone Trump
Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.Tanto per cambiare, gli imbroglioni che criminalizzano il complottismo – spesso ottuso e ridicolo, peraltro: utilissimo ai manipolatori per screditare qualsiasi voce libera – trascurano di ricordare che anche le teorie più fantasiose e strampalate nascono sempre, inviariabilmente, laddove non siano state fornite spiegazioni esaurienti, e dove chi detiene il potere abbia dato prova di scarsa trasparenza e di palese reticenza, dopo essersi ripetutamente contraddetto fino a produrre disordine, insicurezza e paura. Quanto è vasta, tuttora, la platea dei dormienti che ancora tendono a fidarsi dell’establishment politico-mediatico, dei guru televisivi e dei misteriosi tecnici che sono diventati i veri e unici padroni delle nostre vite? Al milione di tedeschi sfilati a Berlino sembra rispondere l’inerzia dei milioni di italiani disposti a tollerare, ancora, il grottesco paternalismo dell’infimo autocrate abusivo che a Palazzo Chigi ha assunto i pieni poteri, senza preavviso né legittimazione popolare, firmando un disastro sanitario, sociale ed economico che sarà ricordato per sempre.E in questa odissea a fari spenti, di cui per ora non si vede la fine, si segnalano le manovre di massa delle consuete, opposte fazioni. Agitando la bandiera gloriosa dell’antifascismo, branchi di delinquenti hanno trasformato le città statunitensi in campi di battaglia, per impedire all’Uomo Nero di restare alla Casa Bianca. Sul fronte opposto, tra chi smaschera l’impostura anti-Trump ordita dagli oligarchi (che utilizzano squadristi mercenari, volenterosi fanatici e comuni imbecilli) non mancano gli ultra-tradizionalisti cattolici e devoti a monsignor Carlo Maria Viganò, campione di una Chiesa storicamente nemica della libertà garantita dai diritti civili. Agli hoolingan anti-Trump si contrappongono i novelli tifosi della trimurti “Dio, patria e famiglia”, che nel calderone del Nuovo Ordine Mondiale additano il Deep State quasi fosse un monolite, come se un pezzo di Deep State non stesse col presidente, per poi incolpare di tutto “la massoneria”, in blocco, mostrando di ignorare che ad essere massone, purtroppo per loro, è il loro stesso campione, Donald Trump.Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.
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Covid, sapevano tutto: potere di vita o di morte su di noi
Avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto: perché? Già il fatto che non ci abbiano protetto è una notizia. I grandi media ci hanno raccontato che il coronavirus è stato uno tsunami che ci ha preso alla sprovvista, e per questo motivo non avevamo difese. Io invece ho scoperto altro, facendomi domande: e non capisco perché gli altri giornalisti non se le siano poste, in questi mesi. Noi viviamo in un mondo in cui il bene più prezioso che esista è il possesso delle informazioni che riguardano il nostro futuro. Vale in ogni ambito: politico, sociale, di sicurezza, meteorlogico, economico-finanziario. Tutti i soggetti investono enormi risorse per capire in anticipo che cosa accadrà, e quindi agire di conseguenza. Questo è il mondo del XXI secolo: è fatto così. Quindi trovavo assurdo che, in un mondo del genere, nessuno avesse nemmeno provato a prevedere l’arrivo di un virus. Ho fatto ricerche anche banali, consultando fonti ufficiali: quelle prodotte dai governi, dagli istituti di ricerca, dalle organizzazioni internazionali. E così ho scoperto che il coronavirus è stato l’evento più annunciato del XXI secolo, il più previsto. Allora, se tutti lo sapevano (tutti quelli che dovevano saperlo), è possibile che non ce ne sia stato uno che abbia mosso un dito per cercare di proteggerci? Non uno che abbia avvertito la popolazione mondiale, tutti noi, dell’arrivo di questo virus, per trovare il modo di proteggerci prima ancora che arrivasse.
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Caccia ai ladri di polli, in un pollaio già venduto alle volpi
Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca ogni tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?Contro i cinque impresentabili tuona persino il fantasma di Di Maio, forse in memoria delle sue vite precedenti, mentre a fregarsi le mani sono i soliti sovragestori delle vicende italiane: tanto meglio, per loro, se i rappresentanti del popolo perdono anche l’ultima briciola di onorabilità. Quando il copione fu allestito per la prima volta, all’inizio degli anni Novanta, la criminalizzazione della politica ci sprofondò nelle acque in cui si nuota tuttora, con le buche nelle strade e il bilancio italiano scritto direttamente da Angela Merkel. Un piano perfezionato dalla seconda ondata, quella contro l’inguardabile Berlusconi, che propriziò il colpo mortale all’economia del Belpaese e l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, cioè la morte civile dello Stato (inclusi i viadotti che crollano) firmata anche dal giulivo Bersani. Ora a quanto pare siamo all’atto finale: la richiesta, anche formale, di “terminare” l’Italia come potenza industriale e come residuo sistema democratico. Supremi demiurghi dell’illusionismo, i 5 Stelle: strepitarono contro la micro-casta delle auto blu per meglio tacere di fronte alla maxi-casta dell’obbligo vaccinale, fino a estrarre dal cilindro “l’avvocato del popolo”, giunto da lontano sotto mentite spoglie per poi incarcerarlo, il popolo, consegnando la chiave della prigione a menti raffinatissime che non parlano italiano.Il topos umoristico – la volpe a guardia del pollaio – racconta bene gli ultimi tre decenni, dominati da figure sovrastanti come Prodi e Draghi, al servizio dei grandi privatizzatori, fino alla stagione di Grillo e di Colao, della “sindrome cinese” e dei soliti noti che dall’affare-coronavirus pensano di trarre vantaggi definitivi, epocali, in termini di soppressione della sovranità sociale, politica, economica. Quando ancora esistevano i partiti ideologici – quindi, virtualmente, i progetti per il futuro – certo non mancavano i “mariuoli”, ma nemmeno gli statisti. Oggi, le elezioni sono diventate completamente irrilevanti, così come il Parlamento stesso: amputarlo ulteriomente, con il più ipocrita dei referendum (rispamiare due spiccioli per meglio occultare la razzia, la svendita di un intero paese) significa impedire al morto di resuscitare, un giorno, nel caso dovesse ricomparire un brandello di dignità democratica sotto forma di politica. Il popolo delle mascherine correrà in massa a votare per tagliare ulteriormente la rappresentanza, lasciando che siano eletti solo i candidati più lontani dai territori e più fedeli ai leader di cartapesta? Stavolta non servirà nemmeno il quorum, curioso residuato di tempi migliori, in cui il potere politico doveva tener conto almeno degli umori del cosiddetto popolo sovrano.(Giorgio Cattaneo, 12 agosto 2020).Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca qualunque tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?
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Paltrinieri: l’Italia risorga, sarà lei a battere il Deep State
«Altro che paese a rischio, l’Italia è una corazzata. Come ben detto da Banca d’Italia, fra denaro, titoli e asset fisici, il popolo italiano (non le banche) detiene 10.000 miliardi di euro di risparmi, 4 volte tanto il famigerato debito pubblico. Gli altri paesi sono messi al contrario: debito pubblico più basso ma cittadini super-indebitati. Quindi, per distruggerla bisogna portarla a uno stato di impoverimento pari a quello in cui, durante il regime fascista, la gente andava a donare le fedi per la patria. E l’unica maniera per contrastare questo disegno è rifondare tutto sulla base dell’unico collante esistente, lo spirito cattolico». Non usa mezze misure, Flavio Robert Paltrinieri, italoamericano, una vita da imprenditore e a capo di diverse società nel mondo e anche parte della task-force internazionale che vuole far rinascere la Democrazia Cristiana come una nuova Dc. E ci rivela la malattia e la cura, ovvero il disegno in atto da parte del cosiddetto Deep State e la maniera per smontarlo. Soprattutto, ci rivela che non sono gli Usa il simbolo del mondo libero che va distrutto, ma l’Italia. Ma cos’è, esattamente, il Deep State? E quando è iniziato lo strapotere della finanza internazionale?