Archivio del Tag ‘Siria’
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Si combatte in Mali, ma il vero obiettivo francese è Algeri
L’appetito vien mangiando, dice il proverbio. Così, una volta «ricolonizzate» la Costa d’Avorio e la Libia, e «dopo aver tentato di accaparrarsi anche la Siria», la Francia «mira di nuovo al Mali per attaccare di spalle l’Algeria». Lo sostiene l’inviato speciale francese Thierry Meyssan, da anni in prima linea sui fronti caldi del Mediterraneo: è l’Algeria, dice Meyssan, il vero obiettivo dell’attivismo militare francese nel Mali, che resta peraltro un paese-chiave per il futuro energetico europeo: si diramano infatti nel sottosuolo maliano gli immensi giacimenti algerini di petrolio e gas, lungo frontiere di sabbia oltre le quali il Niger custodisce l’enorme riserva di uranio che alimenta le centrali nucleari della Francia. Naturalmente, per far intervenire l’esercito, la Francia ha avuto bisogno di utilizzare, sul campo, le solite pedine: i jihadisti di Al-Qaeda, reclutati dall’intelligence parigina.
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La vera storia dei due marò: colpevoli e mai incarcerati
Hanno davvero ucciso due pescatori innocenti scambiandoli per pirati, sparando da una nave che non si trovava affatto in acque internazionali ma vicina alla costa indiana. Una volta arrestati, non hanno trascorso un solo giorno in carcere ma sono stati sempre ospitati in strutture confortevoli e hotel di lusso. Il governo italiano ha ammesso il loro errore e, intanto, ha provveduto in via extragiudiziale a risarcire le famiglie delle vittime. Questa la vera storia dei due marò del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trasformati in eroi nazionali: per “Giap”, il magazine curato dalla Wu Ming Foundation, si tratta di «una delle più farsesche “narrazioni tossiche” degli ultimi tempi». Verso Natale, la “narrazione tossica” «ha oltrepassato la soglia dello stomachevole, col presidente della Repubblica intento a onorare due persone che comunque sono imputate di aver ammazzato due poveracci (vabbe’, di colore…), ma erano e sono celebrate come… eroi nazionali. “Eroi” per aver fatto cosa, esattamente?».
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Siria, contrordine: Obama scarica i mercenari anti-Assad
Il conto alla rovescia è iniziato. Non appena la nuova amministrazione Obama sarà confermata dal Senato, presenterà un piano di pace per la Siria al Consiglio di sicurezza. Giuridicamente, sebbene il presidente Obama succeda a se stesso, la sua amministrazione uscente ha soltanto il potere di curare gli affari correnti e non può prendere alcuna iniziativa importante. Politicamente, Obama non aveva reagito quando, in piena campagna elettorale, alcuni suoi collaboratori avevano fatto fallire l’accordo di Ginevra. Ma ha proceduto a fare un repulisti dopo l’annuncio della sua rielezione. Come previsto, il generale David Petraeus architetto della guerra in Siria è caduto nella trappola che gli è stata tesa ed è stato costretto a dimettersi. Come previsto, i caporioni della Nato e dello Scudo antimissile, refrattari a un accordo con la Russia, sono stati messi sotto inchiesta per corruzione e costretti al silenzio. Come previsto la segretaria di Stato Hillary Clinton è stata messa fuori gioco. Solo il metodo scelto per eliminarla ha destato sorpresa: un grave malanno che l’ha fatta cadere in coma.
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Armi chimiche, Obama e la Siria: ricordate Colin Powell?
«E’ possibile dimenticare Colin Powell, segretario di Stato Usa nel 2003, che agita una provetta di “armi batteriologiche” mentre interviene all’Onu? Era falso, ma venne preso per buono e spianò la strada alla guerra e all’invasione dell’Iraq». Lo scenario si ripete con la Siria: “fonti” israeliane hanno denunciato trasferimenti sospetti di armi chimiche. Questo, afferma Alessandro Avvisato su “Contropiano”, è bastato a Usa e Nato per dichiarare che gli Stati Uniti, in caso di uso provato di armi chimiche, interverranno in qualche modo. E mentre «l’aria di manipolazione mediatica a fini di guerra è fin troppo evidente», si scopre che i droni di Tel Aviv già sorvolano il confine siriano, e che il Mossad – stando alla rivista “Atlantic” ha già chiesto alla Giordania il permesso di sorvolo per bombardare i presunti siti delle armi chimiche siriane, che secondo il “Washington Post” sarebbero addirittura 75.
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Obama-bis, anche l’America si rassegna al meno peggio
Uno straccio di speranza, in un Occidente nel quale la speranza nel futuro è ormai ridotta a uno straccio. Grazie al marketing del “meno peggio”, Obama resiste alla Casa Bianca perdendo voti e “sorpassando in retromarcia” Romney, per via del pallottoliere elettorale americano che premia con super-punteggi chi si aggiudica gli Stati-chiave come Florida, Virginia e Ohio. «Dobbiamo fare una rivoluzione, in questo paese», protesta il miliardario Donald Trump: «Obama ha vinto le elezioni ma ha perso il voto popolare: per una democrazia, questo è un disastro». Obama, si affrettano a concludere i commentatori dei principali media, ha di fronte altri quattro anni difficili: avrà il Congresso contro e numeri risicati al Senato. Dovrà comunque rassegnarsi a mediare, sostiene Vittorio Zucconi di “Repubblica”, che ricorda che – per la riforma della sanità, imposta nei primi due anni sull’onda della popolarità iniziale – non è riuscito a portare dalla sua neppure un deputato repubblicano.
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Boff: capitalismo terrorista, e la Chiesa ne è complice
Ci sono due gruppi di minacce davanti a noi. Una viene dalla macchina di morte che è la nostra cultura militarista che ha creato un tale numero di armi nucleari, chimiche e biologiche, che possono distruggere ogni forma di vita sul pianeta. Queste armi sono molto deleterie: sono in sicurezza, ma non in assoluta sicurezza. Lo abbiamo visto a Chernobyl e Fukushima. Inoltre abbiamo le nanotecnologie. La guerra cibernetica può essere ad elevata distruzione. Si tratta di una guerra non dichiarata, di violenza estrema e che punisce gli innocenti. Il secondo gruppo di minacce deriva da quello che il nostro sviluppo industriale ha fatto negli ultimi 300, 400 anni, con la sistematica aggressione alla Terra, ai suoi beni, le sue risorse. Siamo arrivati al punto di avere destabilizzato totalmente il sistema Terra, e l’evidenza di questo è il riscaldamento globale. Per ricostruire quello che prendiamo alla Terra in un anno, essa abbisogna di un anno e mezzo. Quindi la Terra è già sterminata.
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«Gheddafi ucciso dai francesi, glielo consegnò Assad»
Assassinare Muhammar Gheddafi, per evitare che – una volta catturato – potesse svelare dettagli imbarazzanti sul sostegno libico nell’elezione di Nicolas Sarkozy. A sparare il colpo di pistola che ha ucciso Gheddafi il 20 ottobre 2011 alle porte della sua roccaforte, Sirte, sarebbe stato un agente straniero francese, aiutato dai siriani in cambio dell’alleggerimento delle pressioni internazionali su Damasco. Il dubbio che la morte del colonnello non sia avvenuta per mano di un guerrigliero locale, ma per l’intervento diretto di un commando-killer della Nato circola da tempo, in Libia. La conferma viene ora da uno dei politici-chiave del cambio di regime in Libia, Mahmoud Jibril, già a capo del Cnt, il Consiglio Nazionale di Transizione. Riprendendo l’intervista di Jibril, rilasciata il 29 settembre 2012 al Cairo, il “Corriere della Sera” riporta nuovi particolari che confermano in parte quanto rivelato appena pochi giorni dopo la morte di Gheddafi da un altro quotidiano italiano, “Il Giornale”.
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Desmond Tutu: perché rifiuto di parlare con Tony Blair
L’immoralità della decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna di invadere l’Iraq nel 2003, fondata sulla menzogna che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa, ha destabilizzato e polarizzato il mondo in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro conflitto nella storia. Anziché riconoscere che il mondo in cui vivevamo – con sempre più raffinate forme di comunicazione, trasporti e sistemi d’arma – necessitava di una leadership sofisticata che tenesse insieme la famiglia globale, i leader che allora guidavano gli Stati Uniti e il Regno Unito costruirono falsi pretesti per comportarsi come bulli al parco giochi e trascinarci più lontano. Ci hanno spinti sin sull’orlo del precipizio in cui ci troviamo ora, con lo spettro di Siria e Iran davanti a noi. Se i leader possono mentire, allora chi mai dovrebbe dire la verità?
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E il Qatar si compra l’Europa, colpita dalla grande crisi
Con oltre 3,4 miliardi di euro spesi in meno di un anno nell’acquisto di società, industrie, beni di lusso e squadre di calcio, il Qatar è il primo investitore nei Paesi dell’Unione Europea. Fra le spese più recenti spicca la partecipazione alla costruzione del villaggio olimpico di Londra e un centro commerciale di lusso sugli Champs Elysées a Parigi. Lo rivela una ricerca della Real Capital Analytics (Rca), agenzia internazionale specializzata in analisi economiche. Secondo la Rca, l’ammontare investito dalla Qatar Investment Authority (Qia) è solo una “briciola” della reale potenzialità economica del principale esportatore di gas naturale liquido al mondo. La cifra spesa in 12 mesi equivale a un ricavo di sei settimane nel settore energetico. Nel 2011 le esportazioni di gas hanno portato nelle casse dell’emirato circa 30 miliardi di euro, in uno Stato con una popolazione residente di 250.000 persone, a cui si aggiungono circa 1,2 milioni di lavoratori migranti.
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Hillary Clinton, una psicopatica a capo della psicoguerra
Strategia della distrazione: come annunciato già nel lontano 2007 da Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa, esponenti di “Peacelink”, «la più grande base Nato del Mediterraneo è ora senza alcuna opposizione», dato che «tutti sono concentrati su rigassificatore, emergenza Ilva e morti per cancro». Analisi puntualmente confermata dalla cronaca di oggi: via i veleni dell’Ilva, lasciando così via libera ai veleni dei sommergibili nucleari, di cui però i cittadini non potranno e dovranno sapere nulla, anche grazie al silenzio totale del governatore pugliese Nichi Vendola. Lo scrive il blog “Anarchismo Comidad” in un intervento ripreso da “Megachip”: «Si consente di lottare e informare contro i poteri forti, ma non contro i poteri fortissimi». Perciò a Taranto la Nato non la si nomina neppure, mentre il ministro degli esteri Giulio Terzi esorta la Russia ad abbandonare Assad al suo destino, pena la caduta della Siria nelle mani di Al-Qaeda: come se il ministro non sapesse che le milizie islamiche anti-Damasco sono direttamente finanziate da Qatar e Arabia Saudita, fedelissimi vassalli della Nato.
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Macelleria-Siria, la strana alleanza tra Israele e Jihad
La Reuters ha faticato parecchio prima di poter pubblicare che qualche mese fa il presidente americano Barack Obama aveva approvato una “intelligence” dalla quale risulta che la Cia, Central Intelligence Agency, doveva dare un appoggio ai “ribelli” armati, che si battono per un cambiamento di regime in Siria e che ora questo sostegno deve essere tolto. A questo punto anche i più sperduti pescatori delle isole Figi già saranno a conoscenza di questo “segreto” (per non tornare a ripetere che in tutta l’America Latina si conosce una cosetta o due su come la Cia si sappia destreggiare nel rovesciare un regime). La Reuters descrive con cautela questo sostegno, come «circoscritto». Ma questo è, ovviamente, il codice per “proteggersi le spalle”. Infatti ogni volta che la Cia vuole abbandonare qualche progetto si serve della stampa e di qualche scriba fedele, come David Ignatius del “Washington Post”.
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Mini: tagliamo la spesa militare, serve solo agli Usa
Bilanci in rosso e niente più nemici alle frontiere: perché allora spendere montagne di soldi in armamenti? Se proprio bisogna tagliare la Difesa, lo si può fare in due mosse: creare un modello militare agile, a basso costo, e bloccare ogni nuova fornitura di armamenti. «Quando si parla di 90 aeroplani da qui a dieci anni, significa che si mette in piedi una capacità operativa che non avevamo neanche durante la guerra fredda», dice il generale Fabio Mini, che confessa: «Sono uno di quei militari che dalla tragedia della crisi speravano che almeno prendessero forma e sostanza delle forze armate ridotte, qualificate, ammodernate e soprattutto integrate a livello europeo, in modo che il peso degli interventi si distribuisse in maniera equa tra tutti i membri dell’Unione Europea e della Nato. Cosa che fino adesso non è mai successa perché sia le spese, sia gli interventi, gravano nella Nato soltanto su quattro paesi: Germania, Francia, Inghilterra e Italia».