Archivio del Tag ‘Sergio Mattarella’
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La fanfara di Auschwitz e il nostro ultimo anno di orrori
Ma davvero siamo ancora qui, dopo un anno di litania funebre pandemica, a parlare di politicanti del calibro di Conte e Renzi, Di Maio e Zingaretti? Lassù giganteggia Angela Merkel, di cui Ambrose Evans-Pritchard sul “Telegraph” ha appena tracciato il mirabile bilancio: ha provocato la Brexit e distrutto l’idea stessa di unità europea come luogo desiderabile. Lo spettacolo, intorno? Monsieur Rothschild impone il coprifuoco alla Francia, l’anonimo Psoe spagnolo si finge socialista, la Grecia alla fame si arma fino ai denti contro la Turchia. E la residuale realpolitik italiana incassa con la mano sinistra una decina di miliardi di euro vendendo elicotteri e fregate all’Egitto, mentre con la destra auspica che l’Egitto faccia giustizia sul caso Regeni, massacrato a due passi dalla Libia, già italiana e poi francese, ora russo-turca in attesa di segnali di fumo dagli ologrammi insediati alla Casa Bianca, dopo la splendida e trasparente sconfitta elettorale inflitta al bieco Donald Trump. Poi, laggiù, resta l’Italia. Il paese di Pasolini e Primo Levi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli. Tutti morti: rimane Saviano, prendere o lasciare. Saviano e l’altro Papa, Bergoglio, quello che raccomanda il vaccino etico universale, per la gioia di Big Pharma, Bill Gates e gli apolidi demiurghi di Davos.E appunto, là in basso resta l’Italia: il mitico Recovery Plan solo scarabocchiato da Giuseppi, assistito dal leader del New Pandemic Consenus chiamato Marco Travaglio. Ecco Emma Bonino che invoca l’Alleanza Ursula, i 5 Stelle smarriti nel loro nulla, l’ectoplasma politico che si usa ancora chiamare Pd. Fantasmi: quello di Berlusconi e quello di Draghi vanno a spasso insieme all’ombra di Salvini, il babau di ieri, tra le strida di Giorgia Meloni. Della bomba all’uranio che ha sventrato la politica, tanti anni fa, non c’è più traccia. Girano mezze figure, sempre le stesse, sopravvissute a tutto: D’Alema e Bettini, Gianni Letta e suo nipote Enrico (che raccomanda la resa definitiva al Grande Reset antropologico, al Nulla Sarà Più Come Prima). Incidentalmente, il paese crolla: un milione di senza-lavoro, mezzo milione di mini-aziende chiuse. E gli italiani ancora tutti in casa, quieti, ad aspettare con fiducia la fine del mondo, davanti al televisore che forse quest’anno non trasmetterà l’imprescindibile Festival di Sanremo, giusto per adeguarsi ai teatri chiusi, ai cinema chiusi, ai concerti annullati insieme alle mostre, alle migliaia di negozi e locali sprangati, alle zone rosse, al distanziamento morale e religioso, al coprifuoco eterno, al Ricordati che Devi Morire.Chi l’avrebbe detto, che sarebbe finita così? Finita l’era Bush, sulle macerie dell’11 Settembre si erano aperti interrogativi finalmente luminosi. Persino il fuoco fatuo di Occupy Wall Street aveva aperto occhi dormienti: la Grande Ipocrisia aveva cominciato a dipingersi anche sulla maschera rassicurante di Barack Obama, rendendo evidenti le sozzure del backstage, tra le denunce di Julian Assange e quelle di Ed Snowden. Big Data, Big Tech, Big Tutto: ora siamo alla censura spudorata, alla carcerazione di massa, all’ora d’aria concessa (”consentita”) per portar fuori il cane, mentre a Berlino si allestiscono graziosi lager per eventuali renitenti al Trattamento Sanitario Obbligatorio prescritto dall’Autorità. Letteralmente assordante, il silenzio della cosiddetta società civile: industria, terziario, artisti, pensatori universitari, scrittori e cantanti. Ancora più epico il mutismo dei sindacalisti: zitti su tutto, mentre il casato Elkann si sbarazza della Fiat cedendola ai francesi, e trattando con la Cina per liberarsi anche di Iveco e New Holland, dopo aver intascato miliardi nel 2020 causa crisi pandemica (e milioni, per fabbricare mascherine), tenendo in pugno il suo impero editoriale, “Stampa” e “Repubblica”. Per un anno, su tutto questo ha vigilato l’oscuro Giuseppi, coi suoi Dpcm da Stato Libero di Bananas.Ora si rifà sul serio, che diamine: c’è in ballo l’Alleanza Ursula, caldeggiata da statisti del calibro di Gentiloni e Sassoli, con l’aggiunta del Franceschini Dario. Ursula über alles, la Madonna Pellegrina di Sassonia, nuovo faro della civiltà europea, quella che intanto continua, come niente fosse, a essere retta da una Commissione non elettiva e da una banca centrale privatizzata, cinghie di trasmissione dei poteri fortissimi che parlano attraverso organismi come la Ert, European Roundtable of Industrialists, centomila miglia al di sopra del popolo bue che poi si scanna, nelle ormai inutili elezioni nazionali, appassionandosi alle piccole risse di cortile tra orazi e curiazi. L’ultima, quella italiana, finì ingloriosamente nel 2019, dopo le timide speranze accese l’anno prima dall’ambiguo governo gialloverde, azzoppato sul nascere dall’amputazione di Paolo Savona imposta per tramite di Mattarella. Il paese era già malatissimo, ma ancora non era scoppiata l’ultima guerra: quella affidata a personalità di livello mondiale come Domenico Arcuri, Roberto Speranza, Massimo Galli e gli altri Premi Nobel al servizio della patria.Andrà tutto bene, ragliavano gli italioti dai balconi, festeggiando in tricolore l’unica Liberazione disponibile, quella (alla memoria) di 75 anni fa. Poi vennero l’estate, le sacre elezioni regionali e l’altrettanto sacro Taglio dei Parlamentari. A seguire: la corsa ai tamponi, per gonfiare i numeri della Seconda Ondata, trattata esattamente come la Prima (cioè senza un protocollo per curare, a casa, i malati di Covid). Sempre la pochette di Giuseppi ha fatto in tempo a inaugurare anche la farsa della campagna vaccinale italiana, in un paese che – ormai da 365 giorni, ininterrottamente – non parla altro che di contagi, come se il mondo si fosse fermato per sempre a Wuhan. Banchi a rotelle e monopattini, Dad e smart working, distanziamento e mascherine. Non una soluzione – non una, mai – per uscire dalla catastrofe. Paura, minacce, moniti e intimidazioni, scodellate giorno per giorno dall’oscurantismo della nuova religione scientista, spacciata per scientifica. Un’ipnosi potentissima, micidiale, da cui pare che nessuno riesca a riscuotersi.La recitazione pandemica ha spazzato via tutto: libertà, diritti, democrazia, ragione, senso critico e voglia di vivere, quest’ultima rimpiazzata con l’ingloriosa rassegnazione a una sopravvivenza coatta e precaria nei sottoscala dell’umanità. Un posto umido e buio, dove non è lecito pensare. Decenni di orrori – le guerre neoliberiste, il terrorismo fatto in casa – cancellati con un colpo di spugna sanitario, quasi metafisico, perfetto per sospendere il diritto e dividere le plebi in modo feroce, da una parte la maggioranza cieca e autoritaria degli impauriti, dall’altra la minoranza demonizzata dei cosiddetti negazionisti. Viviamo in un paese dove il governo ha istituito un Ministero della Verità, per far sparire le notizie scomode alla velocità della luce, così come fanno anche Facebook, Twitter e YouTube. Così, la celebrazione della sacrosanta Giornata della Memoria, nel 2021, rischia di avere lo stesso suono sinistro della fanfara che, ad Auschwitz, intonava le note di “Rosamunda” sulla Piazza dell’Appello, nel silenzio ghiacciato dei prigionieri.(Giorgio Cattaneo, “La fanfara di Auschwitz e il nostro ultimo anno di orrori”, dal blog del Movimento Roosevelt del 29 gennaio 2021).Ma davvero siamo ancora qui, dopo un anno di litania funebre pandemica, a parlare di politicanti del calibro di Conte e Renzi, Di Maio e Zingaretti? Lassù giganteggia Angela Merkel, di cui Ambrose Evans-Pritchard sul “Telegraph” ha appena tracciato il mirabile bilancio: ha provocato la Brexit e distrutto l’idea stessa di unità europea come luogo desiderabile. Lo spettacolo, intorno? Monsieur Rothschild impone il coprifuoco alla Francia, l’anonimo Psoe spagnolo si finge socialista, la Grecia alla fame si arma fino ai denti contro la Turchia. E la residuale realpolitik italiana incassa con la mano sinistra una decina di miliardi di euro vendendo elicotteri e fregate all’Egitto, mentre con la destra auspica che l’Egitto faccia giustizia sul caso Regeni, massacrato a due passi dalla Libia, già italiana e poi francese, ora russo-turca in attesa di segnali di fumo dagli ologrammi insediati alla Casa Bianca, dopo la splendida e trasparente sconfitta elettorale inflitta al bieco Donald Trump. Poi, laggiù, resta l’Italia. Il paese di Pasolini e Primo Levi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli. Tutti morti: rimane Saviano, prendere o lasciare. Saviano e l’altro Papa, Bergoglio, quello che raccomanda il vaccino etico universale, per la gioia di Big Pharma, Bill Gates e gli apolidi demiurghi di Davos.
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L’emergenza apre ogni decennio, e spegne il dissenso
Le convulsioni del costituzionalismo liberale che sono andate in scena in questi giorni offrono materiali spettacolari (nel senso debordiano del termine) per una riflessione su eccezione e normalità. Negli Stati Uniti abbiamo assistito alla retorica imbarazzante della cerimonia di insediamento di un duo presidenziale in mano ai poteri forti. Hanno parlato di giustizia sociale, senza vergogna, dallo stesso palco dal quale i gorgheggi di cantanti miliardarie giungevano fisicamente alle orecchie delle migliaia di senza tetto, accampati sotto i palazzi del potere (documentati fotograficamente dallo splendido libro fotografico di Kike Arnal, “In the Shadow of Power”, all’ombra del potere). Biden invocava la “normalità”. In Italia, la stessa retorica al Senato, con un presidente del Consiglio pronto a promettere qualunque cosa pur di mantenere l’incarico, ad una girandola di ricattatori e voltagabbana, riportata come una notizia dai giornali mainstream, mentre la vera partita, quella sul “controllo” dei servizi segreti, restava nell’ombra.Nel centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano, destinato a divenire il più grande (e conformista) di tutto il blocco atlantico, perfino il “Manifesto” (quotidiano comunista) apriva con le tifoserie italiote di Biden in prima pagina, a riprova, se necessario, della triste condizione semi-periferica e coloniale in cui siamo imprigionati a causa delle basi Nato, che ben pochi osano discutere a dispetto dell’articolo 11 della Costituzione. Alla faccia del centenario del Partito Comunista Italiano. Del resto, altrettanto pochi osano ricordare che il supremo garante dello stato di eccezione permanente, che deve essere interpretato da Conte anche nella sovversione delle più elementari certezze del diritto costituzionale, è il presidente Mattarella. Fu lui − da ministro della difesa nel primo governo guidato da un ex comunista − a macchiarsi, insieme a D’Alema, del bombardamento illegale − senza mandato dell’Onu − di una capitale Europea come Belgrado.A scopo “umanitario” furono eseguiti 2.300 attacchi aerei, usando uranio impoverito; furono distrutti 148 edifici, 62 ponti, danneggiate 300 scuole, ospedali e istituzioni statali, 176 monumenti di interesse culturale e artistico, con un danno stimato di 30 miliardi di dollari, che nessuno è disposto a riconoscere e a risarcire. Ed è proprio l’Europa di Bruxelles, con la sua costituzione a-democratica by design, a costituire fin dall’Atto Unico del 1986 il supremo strumento di normalizzazione dell’eccezionale, facendosi garante dell’Asse atlantico. Tornerò su questo punto in un prossimo articolo. Per il momento sarà sufficiente osservare che quel bombardamento dei ponti di Belgrado, affollati di civili terrorizzati nell’estate del 1999, svolse, mutatis mutandis rispetto al corso del successivo decennio, la stessa funzione che le bombe fasciste di piazza Fontana del dicembre ’69 svolsero, per “normalizzare” gli anni Settanta, ripercorsi magistralmente da Geraldina Colotti in un recente intervento su “l’Antidiplomatico”.Il primo decennio del nuovo millennio fu infatti quello che, apertosi con le Torri Gemelle, segnò la nascita politica del capitalismo della sorveglianza (descritto nel celebre libro di Shoshana Zuboff). È come se, alla fine di ogni decennio, un evento di portata spettacolare (pensiamo alla caduta del Muro di Berlino dell’89, o alla crisi del 2008) marcasse quello successivo, costruendo un’emergenza la cui risoluzione deve essere priorità numero uno per tutti gli amici, costruendo come nemico chi si concede il lusso del dissenso. Del resto, insieme all’antitesi (non dialettica) fra amico e nemico va letta la teoria dello stato di eccezione schmittiana, quella utilizzata da un maestro come Giorgio Agamben, uno dei pochi intellettuali che, in una serie di interventi sul sito di “Quodlibet”, non si sono allineati, per leggere la pandemia Covid-19, con cui si è aperta la decade che stiamo vivendo. Lo stato di eccezione dichiarato dall’Oms ha infatti offerto l’assist ad ogni potere costituito per ristrutturare uno status quo ed una “normalità” che pareva messa in discussione dai rantoli (anche osceni) di una sovranità statale (sopratutto quella statunitense con Trump) restia ad arrendersi ai nuovi rapporti di forza globale, in cui il politico è controllato in ogni suo aspetto dal potere tecnologico e finanziario, concentrato nelle mani di pochissimi individui.È così che il decennio del centenario del fascismo al potere ha potuto essere interamente predeterminato alla lotta tecnologica nei confronti della pandemia, la quale passa attraverso la deportazione della vita sulla piattaforma online (Big tech), nonché la rinnovata ed incrollabile fede nella scienza così come interpretata da Big pharma. Il tutto ovviamente sotto la supervisione attenta della finanza, la vera governance autoritaria con cui un’oligarchia sempre più potente di capitalisti predatori si arricchisce senza vergogna ai danni della classe lavoratrice e dei beni comuni. L’araba fenice della normalità, unita alla paura per la nuda vita (spettacolarmente rappresentata dalla mascherina ostentata dai potenti anche quando palesemente inutile) segna nell’a-politica e nell’a-democrazia, il Dna del decennio che ci aspetta. Il nemico contro cui combattere per l’emancipazione mi pare chiaro.(Ugo Mattei, “Covid-19 strumento per la deportazione digitale dell’umanità”, da “Come Don Chisciotte” del 28 gennaio 2021).Le convulsioni del costituzionalismo liberale che sono andate in scena in questi giorni offrono materiali spettacolari (nel senso debordiano del termine) per una riflessione su eccezione e normalità. Negli Stati Uniti abbiamo assistito alla retorica imbarazzante della cerimonia di insediamento di un duo presidenziale in mano ai poteri forti. Hanno parlato di giustizia sociale, senza vergogna, dallo stesso palco dal quale i gorgheggi di cantanti miliardarie giungevano fisicamente alle orecchie delle migliaia di senza tetto, accampati sotto i palazzi del potere (documentati fotograficamente dallo splendido libro fotografico di Kike Arnal, “In the Shadow of Power”, all’ombra del potere). Biden invocava la “normalità”. In Italia, la stessa retorica al Senato, con un presidente del Consiglio pronto a promettere qualunque cosa pur di mantenere l’incarico, ad una girandola di ricattatori e voltagabbana, riportata come una notizia dai giornali mainstream, mentre la vera partita, quella sul “controllo” dei servizi segreti, restava nell’ombra.
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Il piano Pd: logorare Conte e sfrattarlo prima dell’estate
Al netto del caos del voto serale in Senato, tra ritardi e tempi supplementari per due parlamentari eternamente indecisi, la fiducia a Giuseppe Conte (156 sì, 140 no, 16 astenuti a Palazzo Madama) consegna al paese un governo in carica con un premier logoro. Doveva “asfaltare” Matteo Renzi e rilanciarsi dopo aver raccolto un drappello di “costruttori volenterosi”: ha fallito su entrambi i fronti. Renzi è fuori ma astenendosi non spranga le porte e si tiene le mani libere per rientrare in un secondo momento, mentre il reclutamento dei nuovi responsabili è stato piuttosto deludente: Renata Polverini, ex di estrema destra; Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, colui che fece cadere il secondo governo Prodi; Mariarosaria Rossi, ex assistente di Silvio Berlusconi. Le nuove campionesse del trasformismo.Chi esce vincitore da questo scontro è il Pd. Il partito di Nicola Zingaretti è abile nello sfruttare il “lavoro sporco” fatto da altri. Nelle ultime settimane ha capitalizzato le mosse di Renzi, riuscendo a ottenere un indebolimento di Conte (che al Nazareno ormai sopportano a fatica) e il passo indietro del leader di Italia Viva. Ora il Pd porterà a casa qualcosa da un rimpasto che sarà inevitabile, visti gli appetiti da soddisfare. E da adesso in avanti incasserà i frutti del logoramento di Conte. Perché sarà il premier a portare il peso dello scarso successo odierno: alle Camere le leggi faranno enorme fatica ad avanzare nella guerriglia incontrollata che si scatenerà nelle commissioni prive di una maggioranza solida; d’altra parte, bisognerà vedere l’evoluzione della pandemia e della vaccinazione collettiva.Per tenere insieme i cocci, Conte ha l’arma della legge elettorale. Se riuscirà a fare approvare un sistema proporzionale in modo da spaccare il centrodestra, o comunque da fare in modo che il risultato del prossimo voto complichi la vita a Salvini e Meloni, il premier andrà avanti per un po’. Ma a fine primavera il logoramento di Conte potrebbe essere tale da indurlo a passare la mano. A quel punto, alla vigilia del semestre bianco e con la bella stagione che ridurrà il contagio, finalmente il Pd passerà all’incasso e prenderà Palazzo Chigi, o con Zingaretti o con Dario Franceschini, nel nome dell’ossequio ai prestatori europei del Recovery Fund. Il M5S sacrificherà il suo premier sull’altare della governabilità e a quel punto anche Renzi potrà fare un accordo. Così la ricompattata maggioranza si preparerà a eleggere il successore di Sergio Mattarella.(Antonio Fanna, “Dopo la mini-fiducia, il piano del Pd per sostituire Conte prima del semestre bianco”, dal “Sussidiario” del 20 gennaio 2021).Al netto del caos del voto serale in Senato, tra ritardi e tempi supplementari per due parlamentari eternamente indecisi, la fiducia a Giuseppe Conte (156 sì, 140 no, 16 astenuti a Palazzo Madama) consegna al paese un governo in carica con un premier logoro. Doveva “asfaltare” Matteo Renzi e rilanciarsi dopo aver raccolto un drappello di “costruttori volenterosi”: ha fallito su entrambi i fronti. Renzi è fuori ma astenendosi non spranga le porte e si tiene le mani libere per rientrare in un secondo momento, mentre il reclutamento dei nuovi responsabili è stato piuttosto deludente: Renata Polverini, ex di estrema destra; Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, colui che fece cadere il secondo governo Prodi; Mariarosaria Rossi, ex assistente di Silvio Berlusconi. Le nuove campionesse del trasformismo.
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Manovre: dimezzare Conte, con l’aiuto di Berlusconi
Dopo la risicata e grottesca fiducia ottenuta da Conte, sul Colle gli animi dei consiglieri di Mattarella sono titubanti, divisi e soprattutto in stato di allarme per le lamentele informali che arrivano da Bruxelles per i tempi italiani sul Recovery Plan e sul fatto, ancor più preoccupante, che la bozza che circola fa acqua da tutte le parti. Malgrado il can can dei giornaloni, Conte nel giro delle cancellerie europee è considerato lo Zelig della politica italiana, assolutamente non affidabile al punto che lo chiamano il “No-delivery guy”, il ragazzo che non mantiene le promesse. Alcuni consiglieri quirinalizi, poi, sono perplessi sul fatto che Mattarella sia poco incline a spingere Conte verso le dimissioni per procedere poi a un rimpasto (il premier lo chiama “rafforzamento di governo”) e varare quindi il Conter Ter. Il bisConte dimezzato, che alla parola “dimissioni” rischia un coccolone, sa che se dovesse mollare la poltrona si scatenerebbero le faide all’interno degli spappolatissimi 5 Stelle e teme di finire in mezzo a una strada con Casalino a carico.Intanto, le anime del Pd sono in movimento al punto che da tre sono diventate due: Zingaretti e Franceschini. La terza, quella riformista, si sta sgretolando. Luca Lotti, indagato per il caso Consip, si è acquattato dietro le quinte di Zingaretti e si è portato dietro Lorenzo Guerini, distanziandosi così da Marcucci. L’ambizioso Andrea Orlando si è posizionato invece a metà strada tra Franceschini e Zingaretti in vista di uno scranno ministeriale. Il corpaccione del Pd deve poi fare molta attenzione al potere dei governatori: ieri Bonaccini si è dichiarato a favore di una ricucitura con Renzi, idem il governatore della Toscana, Giani. De Luca invece è una anomalia che gioca in proprio ma sempre sarà grato a Lotti che ha portato il figlio in Parlamento. Il neo-indebolimento di Conte si è subito appalesato quando il Pd, su consiglio del capo della polizia Gabrielli, si è opposto al trasloco di Luciana Lamorgese dal Viminale. E sull’idea di consegnare la delega dei servizi al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco (quota M5S), i malumori si sono sprecati.A questo punto, tutte le anime del Pd convergono unite su alcuni punti: si porti subito avanti la nuova legge elettorale proporzionale, si proceda al rimpasto e si faccia l’accordo di programma entro 3 settimane al massimo, a partire da ieri. Secondo il Conte Casalino, il rimpasto prevede la consegna dei due dicasteri ex renziani (Famiglia e Agricoltura) ai Volenterosi voltagabbana, Delrio andrebbe a sostituire l’inadeguata Paola De Micheli e Orlando andrebbe a capo di un nuovo ministero dedicato alla gestione del Recovery. Naturalmente si è incazzato Enzo Amendola, ministro degli affari europei. Conte, che era già pronto a un decreto legge per aumentare il numero dei ministeri, così da evitare il nefasto rimpasto con dimissioni, ha trovato però l’opposizione secca di Mattarella: i dicasteri sono già troppi.In queste ore sono in atto due trattative, ambedue a conoscenza del Quirinale, da concretizzare in vista della prossima primavera. La prima è in mano al duo Letta-Bettini che punta a imbarcare Forza Italia e ottenere così una maggioranza più ampia. La seconda, più sotterranea, mira a un ingresso organico di Berlusconi nell’alleanza di governo Pd-M5S-LeU ma con un cambio del premier e un accordo sul nome del successore di Mattarella. In Forza Italia la situazione è però caotica. Finora, con l’atteggiamento responsabile del Cav da europeista convinto, i sondaggi danno il partito nuovamente a due cifre (10%). Da un lato, Berlusconi smania per non essere vincolato a Meloni e Salvini, sempre ipnotizzati dal sovranismo comiziante. Dall’altro, il fu Banana sarebbe tentato di restare distaccato dal teatrino della politica. E nel caso in cui qualcosa andasse storto, la colpa sarebbe di Tajani e Letta…(”Il giorno dopo, come ti dimezzo Conte”, da “Dagospia” del 20 gennaio 2021).Dopo la risicata e grottesca fiducia ottenuta da Conte, sul Colle gli animi dei consiglieri di Mattarella sono titubanti, divisi e soprattutto in stato di allarme per le lamentele informali che arrivano da Bruxelles per i tempi italiani sul Recovery Plan e sul fatto, ancor più preoccupante, che la bozza che circola fa acqua da tutte le parti. Malgrado il can can dei giornaloni, Conte nel giro delle cancellerie europee è considerato lo Zelig della politica italiana, assolutamente non affidabile al punto che lo chiamano il “No-delivery guy”, il ragazzo che non mantiene le promesse. Alcuni consiglieri quirinalizi, poi, sono perplessi sul fatto che Mattarella sia poco incline a spingere Conte verso le dimissioni per procedere poi a un rimpasto (il premier lo chiama “rafforzamento di governo”) e varare quindi il Conter Ter. Il bisConte dimezzato, che alla parola “dimissioni” rischia un coccolone, sa che se dovesse mollare la poltrona si scatenerebbero le faide all’interno degli spappolatissimi 5 Stelle e teme di finire in mezzo a una strada con Casalino a carico.
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L’avvocato dei morti viventi: l’Italia in mani straniere
Come Vlad l’Inestinto, Giuseppe Conte sopravvive a se stesso a modo suo, fingendo di essere vivo tra le anime morte del Parlamento italiano, cioè i disperati peones del patetico “uno vale uno” e la puntuale ciurma dei voltagabbana di cui è provvida la gloriosa tradizione italica. Sbiadisce il finto outsider Matteo Renzi, campione dello spreco: l’unico autentico talento affabulatorio comparso sulla scena, da anni, subito messosi al servizio della guerra santa dei Marchionne e dei Burioni, dei Tony Blair d’ogni tempo, dei signori di BlackRock a cui regalare il succulento boccone di Poste Italiane, azienda in ottima salute e dunque semi-privatizzata ad personam. Sul trono sembra restare il sempre più precario Re Travicello di Volturara Appula, con la sua rete di servizi segreti e cardinali che lo utilizzò già nel 2018 come testa di legno, infiltrato dormiente del vero potere, allarmato dalle inquietudini elettorali che sembravano agitare il partito-chiesa dei No-Tap, No-Muos, No-Ilva, No-Tutto.
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Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi
E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.Forse non è ben chiaro, l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o forme di investimento come polizze, oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery Fund. Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza? Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno Leu. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti, di cui è presidente. Questo governo sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un governo che può condurre il paese alle elezioni a fine legislatura, e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certo malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia. Chi sarebbe il premier? Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery Fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale-industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore, capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.(Francesco Forte, dichiarazioni rilasciate a Lorenzo Torrisi per l’intervista “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il governo Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 dicembre 2020. Francesco Forte è stato ministro delle finanze e delle politiche comunitarie).E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.
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Renzi, l’azzardo: negare a Conte i pieni poteri sul Recovery
Stavolta Matteo Renzi vestirà i panni del Rottamatore, mandando il mal sopportato Conte, o invece indosserà quelli del Bomba, che la spara grossa ma poi non esplode mai il colpo mortale? Se lo domanda il direttore di “Libero”, Pietro Senaldi, di fronte all’escalation polemica di Renzi nei confronti di Conte, anche all’indomani del voto sul Mes al quale si sono piegati i grillini, tradendo anche l’ultima delle loro promesse (ostacolo superato in aula anche grazie alle provvidenziali assenze dei parlamentari di Forza Italia). Ricapitolando: sarà Renzi a licenziare Conte? «La politica gira intorno a tale amletico interrogativo, e ormai lo farà almeno fino a gennaio inoltrato». Prima di allora, ricorda Senaldi, c’è da approvare la legge di bilancio, evitare figuracce in Europa e tenere gli italiani in casa a Natale, scopo per il quale è necessario che la maggioranza conservi un minimo di contegno. «Se si fa vedere infatti ai cittadini che i governanti pensano prima alle beghe loro che al paese, poi chiedere e ottenere rigore e disciplina dalla gente diventa complicato». Conte è volato a Bruxelles forte del successo incassato alle Camere, «dove quasi tutto il gregge è rientrato all’ovile: i voti dei grillini dissidenti sono stati ampiamente compensati dalle assenze tattiche dei berlusconiani, più numerose dei parlamentari pentastellati anti-governo».Dopo che i 5 Stelle hanno approvato persino il Mes, «il trattato Ue contro il quale hanno combattuto da sempre, è ancora più evidente che i problemi al premier non verranno dalla banda di Di Maio, bensì dai renziani». Anche Italia Viva ha votato il sì al trattato, consentendo a Conte di «portare in dono alla Merkel e l’ennesimo atto di sottomissione dell’Italia». Ma non è sul Mes che Renzi gioca la sua partita, charisce Senaldi: quello che interessa all’ex premier (e anche al Pd) è sapere chi gestirà i soldi del Recovery Fund per la ripartenza post-Covid. «Si parla di 209 miliardi, anche se 87 in realtà sono già spariti», perché il governo ha deciso di destinarli a progetti già in cantiere, che inizialmente si pensava di finanziare coi titoli di Stato. «Saranno pagati dal Recovery, in un’operazione che sostituisce il debito con il mercato con quello con la Ue». La torta resta comunque ghiotta, osserva Senaldi: ed è normale, come predisse il vicepresidente del Pd, Orlando, che in tanti ci vogliano mettere le mani. «Quelle più lunghe e rapaci appartengono al premier», sostiene sempre il direttore di “Libero”. «Giacché non si fida, né umanamente né tecnicamente, della maggioranza che lo sostiene, Conte vuol gestire il malloppo come una sorta di monarca».Conte infatti vorrebbe agire in solitaria, «coadiuvato da sei viceré di sua nomina e un codazzo di trecento esperti, tutti rigorosamente fuori dai partiti, i quali sarebbero rappresentati solo dai ministri economici Gualtieri (Pd) e Patuanelli (M5S) nel ruolo di attendenti del grande capo». Ovvio che Renzi si ribelli: le sue ministre minacciano le dimissioni. «Ma lui stesso si è speso, riservando al premier l’insulto per lui peggiore, quello di voler fare come Salvini, mirando ai pieni poteri». La questione, ora – aggiunge Senaldi – è se il Rottamatore terrà il punto o, come fatto altre volte, lascerà che lo scontro finisca a tarallucci e vino. «L’intenzione del premier di risolvere il problema con un accordo di massima per presentarsi dalla Merkel con una situazione di pace è franata». Il braccio di ferro si annuncia ancora lungo: «L’avvocato pugliese vuole escludere i partiti perché teme l’immobilismo. La maggioranza sta in piedi con lo scotch, unita solo dal timore del voto anticipato. Sconta il peccato originale di essere nata non da un progetto politico comune, ma solo come un’alleanza di fortuna per fermare il centrodestra. Conte ne ha beneficiato, ma ora ne paga il prezzo: l’immobilismo che lo ha retto, adesso lo affonda».Circola con insistenza «la voce che sia stata l’Europa, a indirizzarlo verso la scelta dei super-commissari che di fatto esautorano Parlamento e governo». Ed è proprio per questo – ragiona Senaldi – gli è difficile tornare indietro: «Anche perché, se lo fa, si mostra ai partiti debole come non mai». Dall’altra parte c’è Renzi, «che dopo essersi inventato il Conte-bis non può accettare di fare solo lo spettatore». L’ex premier conosce le piaghe dove rigirare il coltello: «Denuncia le forzature della Costituzione operate dal presidente del Consiglio in senso autoritario ed è tornato aggressivo nell’inchiodare Palazzo Chigi alle sue responsabilità nella disorganizzazione con la quale è stata gestita la pandemia. È arrivato anche ad accusare il capo dell’esecutivo di spargere terrore tra la gente, attraverso i suoi scienziati di fiducia, al Comitato Tecnico Scientifico e fuori». Tutte argomentazioni sensate, osserva Senaldi, che non a caso arrivano ora: evidentemente, il leader di Italia Viva non crede alle ventilate minacce di un voto anticipato, in caso di crisi di governo. E’ convinto che, piuttosto che portare l’Italia alle urne, alla fine il capo dello Stato sarebbe disposto ad accettare soluzioni abborracciate.Stavolta Matteo Renzi vestirà i panni del Rottamatore, mandando il mal sopportato Conte, o invece indosserà quelli del Bomba, che la spara grossa ma poi non esplode mai il colpo mortale? Se lo domanda il direttore di “Libero“, Pietro Senaldi, di fronte all’escalation polemica di Renzi nei confronti di Conte, anche all’indomani del voto sul Mes al quale si sono piegati i grillini, tradendo anche l’ultima delle loro promesse (ostacolo superato in aula anche grazie alle provvidenziali assenze dei parlamentari di Forza Italia). Ricapitolando: sarà Renzi a licenziare Conte? «La politica gira intorno a tale amletico interrogativo, e ormai lo farà almeno fino a gennaio inoltrato». Prima di allora, ricorda Senaldi, c’è da approvare la legge di bilancio, evitare figuracce in Europa e tenere gli italiani in casa a Natale, scopo per il quale è necessario che la maggioranza conservi un minimo di contegno. «Se si fa vedere infatti ai cittadini che i governanti pensano prima alle beghe loro che al paese, poi chiedere e ottenere rigore e disciplina dalla gente diventa complicato». Conte è volato a Bruxelles forte del successo incassato alle Camere, «dove quasi tutto il gregge è rientrato all’ovile: i voti dei grillini dissidenti sono stati ampiamente compensati dalle assenze tattiche dei berlusconiani, più numerose dei parlamentari pentastellati anti-governo».
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Lagarde: Italia, ti salvo io. La Bce sfida il club del rigore Ue
Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».Gli acquisti della Bce dureranno almeno fino a marzo 2022: sei mesi in più, rispetto a quanto programmato finora. «La decisione era attesa dai mercati, che nei giorni scorsi si sono “posizionati” provocando una discesa dei rendimenti dei titolo di Stato in tutta l’area euro», scrive il “Fatto Quotidiano”. «Se aumentano gli acquisti il valore sale, e quindi l’interesse pagato scende». I rendimenti dei Btp italiani «sono ormai in negativo per scadenze fino a 5 anni, prossime allo zero sui 7 anni e positivi dello 0,4% sui decennali, la durata più rappresentativa». Anche stavolta, la banca centrale europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati, e quello principale rimane a zero. «Ha inoltre annunciato che verranno condotte altre tre operazioni Tltro». In sostanza: «Soldi erogati alle banche, con un pagamento di interessi a favore di chi li prende in prestito» (con l’impegno, almeno in teoria, di usarli per erogare crediti all’economia reale). Con il programma di acquisti di debito per l’emergenza pandemica, Christine Lagarde ha annunciato che la Bce acquisterà «con flessibilità, indirizzando le operazioni in maniera finalizzata su classi di titoli, sulla tempistica e sui paesi emittenti». Invariata la motivazione: puntellare l’economia, in un’Europa messa in ginocchio dalle restrizioni varate con il Covid.In sostanza, la Bce sta dimostrando la possibilità concreta di emettere denaro dal nulla, a interesse zero: quello stesso denaro (negato, allora) al quale fu “impiccata” la Grecia, ma anche l’Italia all’epoca in cui – proprio col pretesto pilotato dello spread – fu abbattuto Berlusconi per insediare l’uomo dei poteri oligarchici europei, il massone reazionario Mario Monti. Quegli stessi poteri, premendo su Mattarella, tuonarono nel 2018 per bocca del tedesco Günther Oettinger, secondo cui sarebbero stati “i mercati” a insegnare agli italiani come votare. Proprio l’evocazione dei “mercati” spinse il Quirinale a bocciare Paolo Savona come ministro dell’economia: sarebbe stato il “cervello” del neonato governo gialloverde, in una possibile partita con Bruxelles per ridisegnare quote di sovranità partendo esattamente dal ricorso al deficit per rianimare l’economia. Quello che sta accadendo oggi grazie alla Bce sarebbe stato impossibile ieri. Il grande alibi è ovviamente il collasso del Pil, causato dalla gestione pandemica improntata al massimo rigore (con poche eccezioni virtuose, come la Svezia). Il primo a segnalare la necessità di uno storico cambio di passo era stato lo stesso Mario Draghi: sul “Financial Times”, a marzo, aveva enunciato la necessità di tornare a una politica economica keynesiana, fondata sul massiccio sostegno pubblico.Dobbiamo agire «come in tempo di guerra», ha ribadito Draghi, smentendo la sua stessa storia di arcigno guardiano dell’austerity. Lo stesso dicasi per Christine Lagarde: inflessibile dama del rigore quand’era a capo del Fmi, e ora pronta a trasformare la Bce in una specie di bancomat, mentre l’inguardabile Unione Europea – al termine dell’orribile anno che va chiudendosi, in modo disastroso – ancora non ha deciso come e quando distribuire le sue elemosine apparenti, nascoste tra le pieghe del Recovery Fund e insidiosamente presenti tra le pieghe del Mes. Un ente anomalo, quest’ultimo, i cui gestori – cominciando dal presidente, il tedesco Klaus Regling – sono protetti anche dall’immunità giudiziaria. E hanno il potere di agire come monarchi indiscutibili, fino a imporre la “ristrutturazione” del debito pubblico a paesi come l’Italia, il cui deficit nel 2020 sta battendo ogni record: un “piano di rientro” che sarebbe sanguinoso, un vero e proprio massacro sociale. Esattamente quello che Draghi raccomandava di evitare, proponendo l’erogazione di centinaia di miliardi a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Libertà o schiavitù: questo è il bivio che l’umanità sembra avere di fronte, oggi più che mai, in un pianeta letteralmente devastato, prima ancora che dal virus “cinese”, dalle drastiche politiche adottate con l’intenzione dichiarata di arginarlo.Suona tutto stonato, se non falso: «E prima o poi dovranno essere tribunali speciali – dice Magaldi – a processare chi ha imposto “leggi di guerra” in tempo di pace». Uno schema inquietante: prima la diffusione del coronavirus e l’assenza di risposte tempestive grazie all’ambiguità dell’Oms, poi la catastrofe sanitaria aggravata dal “terrorismo” mediatico che ha diffuso il panico, come se il Covid fosse l’Ebola. Nessuna trasparenza: né sui dati reali (letalità bassa, attorno allo 0,3%), né sulle terapie nel frattempo collaudate. Unico orizzonte proposto: quello del vaccino, ancora inaffidabile secondo molti scienziati. Vaccino da imporre, con le buone o con le cattive, pena l’esclusione dalla vita sociale. E tutto questo, mentre il maggior oppositore mondiale alla politica del Covid – Donald Trump – veniva travolto dai brogli che hanno gravemente inquinato le presidenziali americane: il vantaggio apparente di Joe Biden sembra far felice la Cina, la cui egemonia proprio Trump aveva provato a fermare (prima di essere fermato lui stesso, dall’epidemia: senza il Covid e il crollo economico indotto anche negli Usa dall’emergenza sanitaria, la rielezione di Trump era data universalmente per scontata).La situazione è incerta, caotica e scivolosa. In Italia, si fa sempre più precaria l’autocrazia emergenziale di Conte, cara ai poteri forti europei. E se il paese evita di collassare, intanto, lo deve essenzialmente alla “sorella” Lagarde, per dirla con Magaldi: cioè alla rete massonica progressista a cui fa capo, oggi, la presidente della Bce. Il problema semmai è un altro: la remissività degli italiani. «Credono ancora che il vero problema sia il coronavirus, e che per vederlo dissolversi basti aspettare ancora un po’, continuando a sottomettersi ai diktat del governo: non hanno capito che quello è solo il pretesto per attuare un piano di dominio, su scala mondiale». Magaldi è severo, con i connazionali: «Chi è fobico, al punto che vorrebbe chiudersi in casa per sempre, non si rende conto del danno che fa agli altri: il suo conformismo impaurito incoraggia i gestori della crisi a essere ancora più duri, con chi invece vorrebbe riprendere a vivere». E’ come se avessimo oltrepassato, giorno per giorno, la soglia di una sottile follia collettiva: «E’ pazzesco che milioni di persone accettino l’idea di questa nuova aberrante normalità: senza capire che non era mai successo, nella storia umana, che il mondo si fermasse per un virus influenzale. E’ questa, la prassi? D’ora in poi ci chiuderemo in casa al primo virus che passa di qui? Dico, siamo impazziti?».Forse sì, siamo impazziti: è il capolavoro della paura. «Barattare la perdita certa della libertà per la sicurezza sanitaria, che oltretutto è solo ipotetica, è davvero l’inizio della fine: per questa strada si smette di essere cittadini e si ridiventa sudditi, come quando la democrazia non esisteva ancora. Ed è esattamente lì che vogliono portarci, gli “apprendisti stregoni” del Covid, che usano il sistema-Cina per eliminare i diritti dall’Occidente. E ci stanno riuscendo, putroppo, grazie alla pavidità di chi trema di fronte a tutto, davanti al contagio di un’influenza (trattata come se fosse la peste bubbonica) e davanti al rischio di una semplice multa, tra l’altro impugnabile, dato il carattere non pienamente legittimo dei Dpcm». Magaldi fotografa con spietata lucidità la situazione italiana, simile a quella di altri paesi ma aggravata dall’inconsistenza della classe politica nazionale, telecomandata dai super-poteri che hanno gradualmente privatizzato il mondo e che ora vorrebbero far retrocedere l’umanità, in blocco, trattandola alla stregua di un gregge da spaventare, disinformare, impoverire e vaccinare. Il Grande Reset, lo chiamano: fine della libertà economica. Obiettivo: la sottomissione di plebi intimorite, da tenere in vita con un mini-reddito “universale” che metta i percettori in ginocchio, di fronte alla “divinità” zootecnica che eroga la dose quotidiana di mangime.Il pericolo è drammaticamente reale: è in corso una sfida planetaria, per il destino dell’umanità. I poteri oligarchici giocano sempre la carta della paura: prima il terrorismo, poi la crisi finanziaria indotta, ora un virus trasformato in un incubo. Faglie di resistenza si delineano in controluce: chi denuncia l’Oms come organismo “orwelliano”, chi segnala gli abusi dello strapotere cinese e la sua infiltrazione onnipervasiva, chi accusa Big Pharma di manipolare il business dei vaccini in modo anche spericolato, sdoganando molecole “clandestine” destinate potenzialmente a incidere sullo stesso Dna, per la prima volta nella storia. Sarà proprio la durezza delle imposizioni – immagina Magaldi – a provocare una rivolta civile: a patto però che riaffiori, nelle persone, il coraggio elementare della dignità. Si prevedono anni tempestosi, attraverso i quali sarà fatalmente riscritta anche la grammatica della politica. Di fronte alla scelta fondamentale – libertà o asservimento, democrazia o dittatura – crolleranno miti ed etichette museali, come “destra” e “sinistra”. Crollerà anche il dogma secolare più falso e rovinoso, quello della scarsità di moneta: sta cominciando a sbriciolarlo, in modo spettacolare, la stessa Christine Lagarde.Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».
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Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
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Epidemia di paura: l’incapace Conte sta suicidando l’Italia
Giuseppe Conte ha deciso di suicidare l’Italia: dopo l’inutile lockdown di 80 giorni e le altrettanto inutili misure di distanziamento, il “coprifuoco” di novembre minaccia la sopravvivenza di almeno 270.000 aziende, che secondo Confcommercio non riapriranno più. La stessa Cgil teme la perdita secca di un milione di posti di lavoro, non appena sarà inevitabilmente rimosso il divieto di licenziamento. Si annuncia la fine del sistema-paese, ormai prossimo al collasso, a causa di una sconcertante epidemia di paura? Il terrore – unica risposta psicologica finora offerta, di fronte all’insidia di un virus influenzale – sta rischiando di mettere ko gli ospedali, presi d’assalto da persone risultate positive al tampone, pressoché asintomatiche ma spaventate a morte dalla disinformazione uffuciale di questi mesi. Scambiando i contagiati per malati, il governo giallorosso – con il contributo determinante e criminoso dei grandi media italiani – ha sostanzialmente organizzato il più grande disastro della storia nazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: a radere al suolo l’Italia non è il coronaviurs, ma l’epidemia di paura diffusa da Conte e dai suoi tecnici, dal ministro Speranza, dal Comitato Tecnico-Scientifico, da virologi “televisivi” e in generale da tutti i supporter del governo sorretto da Pd e 5 Stelle, non contrastato dall’opposizione.Una follia collettiva, fotografata alla perfezione dalla corsa ai tamponi (come se poi non si potesse contrarre l’infezione un minuto dopo aver ottenuto l’esito negativo). Alcuni medici alzano la testa, e qualcuno riesce persino a perforare il muro del pensiero unico, palesemente farlocco, smerciato da giornali e televisioni. La realtà si sta facendo largo a spintoni, meglio tardi che mai: e urla che le misure di distanziamento non servono a fermare il contagio, ma solo a distruggere il paese, con il pretesto di un virus che non è l’Ebola o la peste nera, e per il quale ormai esistono diagnosi sicure e terapie affidabili per una ragionevole guarigione, al netto di una quota purtroppo non eliminabile di criticità (pazienti fragili, anziani e gravemente malati). Ora è ufficiale: ad ammazzare l’Italia non è coronaviurs, ma le pazzesche, inutili e disastrose misure adottate per tentare di fermarlo, anche scavalcando la Costituzione. E mentre una quota rilevante di italiani ancora non vede la verità dei fatti, lasciandosi spaventare dallo spettro del Covid, milioni di cittadini scorgono benissimo quello che sta succedendo: sono costretti a perdere il lavoro. Tutto questo ha un’unica conseguenza catastrofica: il crollo dell’economia, e quindi della società. Chi finora è rimasto a casa nell’illusione di scampare alla tempesta, magari perché pensionato o dipendente pubblico, fra qualche settimana sarà obbligato ad aprire gli occhi: sarà la realtà stessa a franargli addosso.I primi tumulti scoppiati in alcune città, come Napoli e Roma, sono solo l’antipasto di quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni. A nessuno è sfuggito il fatto che Sergio Mattarella abbia convocato il Consiglio Supremo di Difesa il 27 ottobre, cioè all’esordio del “coprifuoco” autunnale disposto da Conte e alla vigilia delle presidenziali negli Stati Uniti, dove è in gioco probabilmente il nostro stesso destino, se è vero che Donald Trump rappresenta oggi in Occidente l’unico possibile antidoto alla micidiale “epidemia di paura” diffusa su scala mondiale. Per la prima volta nella storia, negli Usa si annunciano elezioni “militarizzate”, con la polizia che dichiara apertamente di temere lo scoppio di rivolte, già a urne aperte e poi soprattutto all’indomani del voto, nel caso in cui il verdetto popolare non dovesse essere accettato dallo sconfitto. Se esplodessero pericolosi disordini negli Stati Uniti, l’Europa e l’Italia ne verrebbero investite, in modo indiretto ma pesantissimo. Anche per questo, forse, il Quirinale decide di consultare proprio adesso anche i militari? Saranno valutate tutte le opzioni possibili? L’Italia avrebbe un disperato bisogno di fiducia, verso il ritorno alla normalità. Il governo invece ha deciso di spaventare, colpevolizzare ed esasperare la popolazione, votandola alla catastrofe socio-economica: una responsabilità che potrebbe consegnare Conte alla storia, come l’uomo capace di azzerare il paese, gettando milioni persone nella paura, nella fame e nel caos.Giuseppe Conte ha deciso di suicidare l’Italia: dopo l’inutile lockdown di 80 giorni e le altrettanto inutili misure di distanziamento, il “coprifuoco” di novembre minaccia la sopravvivenza di almeno 270.000 aziende, che secondo Confcommercio non riapriranno più. La stessa Cgil teme la perdita secca di un milione di posti di lavoro, non appena sarà inevitabilmente rimosso il divieto di licenziamento. Si annuncia la fine del sistema-paese, ormai prossimo al collasso, a causa di una sconcertante epidemia di paura? Il terrore – unica risposta psicologica finora offerta, di fronte all’insidia di un virus influenzale – sta rischiando di mettere ko gli ospedali, presi d’assalto da persone risultate positive al tampone, pressoché asintomatiche ma spaventate a morte dalla martellante disinformazione ufficiale di questi mesi. Scambiando i contagiati per malati, il governo giallorosso – con il contributo determinante e criminoso dei grandi media italiani – ha sostanzialmente organizzato il più grande disastro della storia nazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: a radere al suolo l’Italia non è il coronaviurs, ma l’epidemia di paura diffusa da Conte e dai suoi tecnici, dal ministro Speranza, dal Comitato Tecnico-Scientifico, da virologi “televisivi” e in generale da tutti i supporter del governo sorretto da Pd e 5 Stelle, non contrastato dall’opposizione.
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Mattarella convoca i militari: coprifuoco, paura per gli Usa?
Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?Domande per ora senza risposta, alimentate da notizie necessariamente frammentarie. Il Consiglio Supremo di Difesa – si legge sul sito del Quirinale – è il principale strumento costituzionale attraverso cui il capo dello Stato acquisisce «circostanziate conoscenze degli orientamenti del governo in materia di sicurezza e difesa». In altri termini, «è strumento di dialogo e di confronto preventivo tra i responsabili dell’indirizzo politico in materia di difesa nazionale». I suoi componenti possono quindi «concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze». Oltre al capo dello Stato ne fanno parte essenzialmente il premier, alcuni ministri-chiave (esteri, interno, economia, difesa) e naturalmente il capo di stato maggiore della difesa. «A seconda delle circostanze e della materia trattata», possono essere consultati anche i vertici delle singole forze armate (esercito, marina, aeronautica e carabinieri), nonché il presidente del Consiglio di Stato e ulteriori esperti di valore strategico. «I primi sessant’anni di attività del Csd sono stati avvolti da un impenetrabile alone di mistero, facendone l’organo meno conosciuto della Repubblica», ricorda Wikipedia. In pratica: l’Italia si sta preparando al peggio, di fronte all’ipotesi di un’esplosione mondiale innescata dalle tensioni tra Usa e Cina?Di per sé, la convocazione – pur degna del massimo rilievo – non implica necessariamente la presenza di circostanze straordinarie: il Consiglio Supremo di Difesa, ricorda sempre il Quirinale, viene convocato dal presidente della Repubblica almeno due volte l’anno, con un ordine del giorno che tiene conto anche delle indicazioni fornite dal presidente del Consiglio dei ministri. In questo caso, però, a fare notizia è la data: il summit delle massime autorità civili e militari è convocato a una settimana di distanza dalle presidenziali americane del 3 novembre 2020, valutate come un appuntamento epocale per il destino del pianeta. La nuda cronologia degli ultimi mesi mostra la successione di due eventi di portatata strategica: la clamorosa rottura geopolitica e commerciale tra Washington e Pechino, con l’imposizione di dazi da parte degli Usa per frenare l’export cinese, e l’immediata esplosione dell’epidemia di coronavirus. Contagio che da Wuhan si è poi esteso al resto del mondo, travolgendo letteralmente gli Stati Uniti, dove Trump era dato sicuramente vincente: merito della sua politica economica, che aveva ridotto a zero la disoccupazione. Con il Covid, tutto è crollato: America nel panico, e milioni di disoccupati.Ad aggravare il quadro, la guerriglia urbana scatenata da “Antifa”: le iniziali proteste di “Black Lives Matters” contro la polizia, dopo la barbara uccisione dell’afroamericano George Floyd, si sono trasformate in disordini gravissimi, con aggressioni ai supporter di Trump degenerate nel saccheggio indiscriminato di negozi e abitazioni. Allarme rilanciato nelle ultime ore anche dalla stampa italiana: migliaia di americani in coda davanti alle armerie, dove si stanno acquistando fucili, pistole e mitra. In arrivo elezioni armate, in un clima da guerra civile? Fonti autorevoli riferiscono che il Pentagono sarebbe pronto a intervenire: sia per garantire la regolarità del voto, che poi per gestire la sicurezza nei giorni seguenti, nel caso dovessero esplodere tumulti e turbolenze minacciose. I sostenitori di Trump ritengono che i militari verrebbero schierati a difesa del presidente uscente, mentre quelli di Biden scommettono che i generali garantiranno, anche con la forza, un regolare passaggio di consegne qualora le urne dovessero decretare la vittoria dei democratici. Si teme in ogni caso il manifestarsi di una situazione inedita e pericolosa, con i militari in primissimo piano, specie in quegli Stati in cui le operazioni di voto dovessero essere disturbate (o addirittura sabotate) da iniziative violente, magari intraprese da manifestanti armati.Ce n’è abbastanza, parrebbe, per convocare gli stati maggiori della Repubblica italiana, recentemente messa sull’avviso dalla strana visita del segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, che a Roma si è scagliato contro il Vaticano accusando Bergoglio di aver fatto pericolose concessioni ai cinesi: il governo di Pechino, infatti (caso unico al mondo) concorre alla nomina dei vescovi cattolici, in Cina. Lo stesso Pompeo avrebbe inoltre rivolto un severo monito al governo Conte, e in particolare al “partito cinese” che si muove dietro le quinte dell’esecutivo, attraverso potenti comitati d’affari nonché i terminali italiani dell’emergenza Covid, ispirati da un’Oms ormai controllata da Pechino dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’organizzazione internazionale, accusata di promuovere il modello-Cina (autoritario) con l’alibi della sicurezza sanitaria. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il lockdown imposto in Italia è stato il più severo, in Europa, e ha prodotto l’unico effetto di aggravare la crisi economica. Oggi l’Italia ha l’acqua alla gola: aiuti mai arrivati, aziende chiuse o in procinto di chiudere, cassa integrazione erogata col contagocce, interi settori (come il turismo) ridotti al lumicino. Allucinanti le proiezioni sul Pil, crollato di 18 punti.Scandalosamente, il governo Conte non ha fatto nulla – nei mesi della tregua estiva – per evitare la situazione che oggi viene rappresentata come esplosiva: i dispositivi sanitari non sono stati potenziati, e ai medici di base (tramite le Regioni) non è stata fornita una procedura per gestire i malati a casa, in sicurezza, evitando la corsa agli ospedali. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, si tenta di colpevolizzare i cittadini (patetica la crociata contro la “movida”) per l’eventuale recrudescenza di un virus che, ormai lo si è visto, produce una larghissima maggioranza di contagiati asintomatici. Contagiati che oltretutto, secondo eminenti virologi (non quelli ospitati in televisione) non sono in grado di trasmettere il virus: gli asintomatici non sono contagiosi, ripetono alcuni tra i maggiori epidemiologi del mondo, come i firmatari della Dichiarazione di Great Barrington, ormai sottoscritta da 25.000 medici e scienziati. La loro ricetta: proteggere anziani e malati, lasciando però che il virus infetti la maggioranza della popolazione (immunità di gregge), in modo che si adatti rapidamente al nostro organismo e cessi di rappresentare un problema. Tesi scientifiche autorevoli ma bandite, nel paese dei Dpcm che sorvolano sulla Costituzione. In Italia, la parola d’ordine resta invariata: abbiate paura.Ancora una volta, dopo aver lasciato affondare il paese, Giuseppe Conte si aggrappa all’emergenza? Sfumati gli aiuti europei (Recovery Fund) nel pantano di una contesa infinita, sarà ora l’emergenza geopolitica innescata dalle presidenziali americane a tenere in piedi il governo più catastrofico del dopoguerra? Saranno cioè i militari nelle strade a “congelare” gli italiani, in crisi nera e spaventati a morte dalla propaganda psico-sanitaria dell’esecutivo? Domande appese a pochi indizi, in attesa del 3 novembre, nel dubbio (fondato) che alla narrazione odierna – dominata dal virus influenzale – possa sostituirsi una narrativa d’altro genere, affidata ai militari, a cominciare dall’altra sponda dell’Atlantico. Impossibile non ricordare che la flotta da guerra statunitense è schierata al largo della Cina, e che l’Italia – sempre strategica, a metà strada tra Europa, Africa e Medio Oriente – ospita in territorio europeo il maggior numero di basi militari statunitensi, alcune munite di considerevoli arsenali atomici.Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?
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“Il piano di Conte: 5.000 contagi e lockdown a novembre”
«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano”, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».In breve, secondo “Il Mondo Quotidiano”, Conte afferma che con i Dpcm è più facile intervenire laddove si renda necessario; ma se le strutture sanitarie non sono in affanno, «non ha senso prorogare lo stato di eccezione che il premier, a questo punto, vorrebbe infinito». Anche da questo punto di vista, il discorso di Conte non regge: «Nel caso in cui si rendesse necessario intervenire rapidamente, basterebbe una seduta d’urgenza del Consiglio dei Ministri per ripristinare lo stato d’emergenza». Secondo il blog, il vero fine di Conte è quindi quello di gestire il potere in maniera assoluta, e prepararsi a “spendere” i soldi dell’eventuale Recovery Fund. «Pd e M5S non hanno altra scelta che sostenerlo. Conte lo sa e ne approfitta per ricattarli (”o me o Salvini”)». L’attuale emergenza – sostiene il “Mondo Quotidiano” – non potrebbe esistere «senza il terrorismo mediatico attuato da giornali, Tv e scienziati compiacenti (come Burioni, Crisanti, Ilaria Capua, Lopalco) presentati come autorità nel campo della virologia quando in realtà non lo sono». Il piano di Conte sarebbe dunque quello di attuare in Italia «una dittatura personale», addirittura «come quella di Mussolini». Per ottenere questo risultato, «gli occorre procedere a passi spediti verso il lockdown».Nuovo “coprifuoco” in arrivo? Magari «non proprio come a marzo, ma chiudendo tutte le attività pubbliche, salvo quelle produttive: i cittadini saranno quindi reclusi nelle loro case, da cui potranno uscire solo per andare al lavoro». Il “Mondo Quotidiano” sottoscrive la più inquietante delle previsioni: «Tutte le attività commerciali falliranno e milioni di disoccupati dovranno essere sfamati dal governo». Conte avrebbe pensato anche a loro: «Con la politica dei bonus darà agli italiani come mangiare, proprio come se si fosse in guerra. Ma non si potrà lavorare, se non in fabbrica o negli uffici». Ed ecco il pronostico: «Per raggiungere questo obiettivo, Conte deve arrivare almeno a 5.000 contagiati al giorno». E per fare ciò «il numero dei test dovrà essere portato almeno a 300.000 tamponi al giorno (rispetto agli attuali 120.000)». La volontà di aumentare il tracciamento – che di per sé rappresenta una forma di monitoraggio – è dimostrata dall’allestimento di 24 nuovi laboratori. «Non farà differenza il fatto che il 95% o più dei positivi risulteranno asintomatici», avverte il blog: «Nella propaganda terroristica del coronavirus, anche chi non ha sintomi viene considerato malato e potenzialmente un untore».Sempre secondo “Il Mondo Quotidiano”, la nuova chiusura totale «scatterà verso novembre», e addirittura «sarà mantenuta fino ad aprile», ovvero quando arriverà «il micidiale vaccino di AstraZeneca, multinazionale già al centro di vari scandali». Non c’è da sperare che un’inversione di rotta, «nella grande fiction del coronavirus», possa giungere dal Quirinale: anche Mattarella ha convalidato la preoccupazione governativa per l’aumento dei contagi, senza distinguere tra sintomaci e non. Per il “Mondo Quotidiano”, si evita di ammettere che «la crescita della curva è la diretta conseguenza dell’abnorme aumento del numero dei test, come denunciato dalla dottossa Maria Rita Gismondo», dell’ospedale Sacco di Milano. «A drammatizzare il quadro», inoltre, «è arrivata la notizia dell’intervento dei militari che aiuteranno le forze dell’ordine nei controlli». Secondo il blog «il vaccino non sarà reso obbligatorio, ma verrà presentato come via d’uscita dalla “reclusione de facto” a cui milioni di cittadini saranno stati costretti». Si vivrebbe quindi «in un regime autoritario, controllato e senza più possibilità di tornare alla vita di un tempo». Anche il “Mondo Quotidiano” guarda alle presidenziali americane di novembre: «Se vincerà Trump, il mondo avrà una chance di tornare libero. Se vincerà Biden, il mondo intero precipiterà in una dittatura di stampo cinese».«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. Già dirigente dell’Oms, Ricciardi (consulente di Speranza al ministero della sanità) appare di fatto come uno dei massimi ispiratori della strategia anti-Covid. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano“, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».