Archivio del Tag ‘scuola’
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Scuola e sanità solo a pagamento: era il piano Thatcher
Niente più scuole pubbliche, niente più sanità aperta a tutti. Il giorno cruciale fu il 9 settembre 1982, quando nel cabinet, più o meno il nostro consiglio dei ministri, quasi scoppiò una rissa. A trent’anni da quel giorno, ora, nel Regno Unito vengono resi noti documenti tenuti a lungo secretati. Ed emerge che le tensioni all’interno del governo guidato da Margaret Thatcher erano tutte dovute a una proposta semplice, rivoluzionaria, che se si fosse avverata avrebbe cambiato per sempre la storia della Gran Bretagna e forse dell’Europa. La “Lady di Ferro” aveva un’idea: smantellare quasi completamente lo stato sociale britannico, molto più di quanto non abbia fatto realmente, partendo dal sistema scolastico e dalla sanità pubblica.
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Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 40 anni fa
C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti contro quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.
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Ma Ingroia non spiega come finanziare la rinascita del paese
Per favore, non perdiamo subito la faccia e chiariamo almeno due punti. Primo, il “quarto polo” non avrà mai nulla a che fare col centrosinistra, che resta “nemico” perché complice dei poteri forti. Secondo: l’Italia non parteciperà mai a più a missioni militari fuori dai propri confini. Giulietto Chiesa, fondatore di “Alternativa”, è tra i promotori del comitato No-Debito, una delle fonti di opinione del nascituro “quarto polo” capitanato da Ingroia e De Magistris. Chiesa è spazientito: nel “manifesto” del nuovo gruppo, che si candida a sinistra del centrosinistra, non c’è traccia di indicazioni sulle alleanze o sul “no” alla guerra, né tantomeno sulle regole da condividere per poi passare alla corsa contro il tempo per l’eventuale raccolta di firme. “Io ci sto”, l’appello lanciato da Ingroia, è una piattaforma di buone intenzioni che però, incredibilmente, di fronte alla crisi non dice una sola parola sul cuore del problema: dittatura della finanza e sovranità democratica.
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Addio lavoro: sta semplicemente finendo, in tutto il mondo
“Lavorerai con sudore, partorirai con dolore”. «Chissà se la maledizione biblica vedeva un collegamento tra le due cose», si domanda Debora Billi, dando un’occhiata agli ultimi dati – non certo entusiasmanti – che provengono direttamente dal ministero statunitense del lavoro: se il mese di novembre registra una boccata d’ossigeno, basta «guardare i dati da una distanza un po’ meno vicina che ieri mattina» per scoprire che i numeri sono quelli di «un crollo senza possibilità di scuse». Occupazione addio: «Che sia per l’aumento della popolazione, o per la crisi economico-finanziaria, la situazione del lavoro è tragica per tutto il pianeta». A partire, ovviamente, dall’Italia: «Le notizie recenti riportano come la disoccupazione stia crescendo a livelli record, e che il 2013 sarà se possibile anche peggio».
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Grillo: morire di spread, ormai gli italiani temono Monti
Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più? La riesumazione di Berlusconi e le elezioni anticipate sono alle porte. Non sembra che gli italiani siano sconvolti o sorpresi, molti al grido di “arridatece il puzzone” vogliono liberarsi il prima possibile di Monti rimettendo allo psiconano ogni peccato. Rigor Montis ci ha messo del suo, insieme a una stampa montiana compiacente fino al leccaculismo più esasperato. L’agenda Monti, sottoscritta con voluttà dal pdmenoelle, prevedeva un solo punto: lo spread, ma lo spread non si mangia e soprattutto non dipende da Monti, ma dalle agenzie di rating internazionali. Lo spread che è salito alle stelle in estate (colpa dei mercati?) e sotto i 300 punti a dicembre (merito di Monti?) è una variabile indipendente dal governo. E’ un guinzaglio per tenere sotto controllo la politica italiana, una corda che si stringe a piacere in mano alla finanza internazionale. Non si vive di solo spread, e di spread, con la politica di Rigor Montis, si può solo morire.
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Avviso alle vedove dei tecnocrati: Berlusconi non è morto
«Insensato» il fiume d’indignazione che inonda i giornali per le dimissioni di Mario Monti propiziate dal Pdl. La legislatura ormai era conclusa: settimana più, settimana meno, non cambia nulla. Vorrà dire che le elezioni, anziché il 10 marzo 2013, si svolgeranno in febbraio. Non è una tragedia, tanto più che le leggi di stabilità e di bilancio passeranno regolarmente. Quindi, si domanda Vittorio Feltri, dov’è il problema? «Se i mercati faranno le bizze, sarà solo perché è venuto meno il loro garante, l’uomo del quale si fidano, colui che ha salvato il sistema (che ha nelle banche il proprio braccio armato) a scapito del Paese, dei ceti medi e di quelli bassi, impoveriti dalle tasse più salate del mondo e dalla disoccupazione crescente.
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Atene, la barbarie del rigore: in Parlamento con la pistola
Massacra un popolo, affamalo, gettalo nella disperazione e poi goditi lo spettacolo: come minimo salterà fuori un fanatico neonazista, pronto a ricorrere al terrorismo di massa. E’ quello che sta accadendo in Grecia, l’area-test degli esperimenti su esseri umani condotti dall’Europa di Angela Merkel e Mario Draghi. Le cavie sono i greci, costretti a frugare nella spazzatura per via di un debito esploso dietro incoraggiamento delle stesse oligarchie finanziarie che ora salgono in cattedra a impartire lezioni di economia. Dettaglio atroce: il popolo-cavia è quello che, 2500 anni fa, fondò la democrazia nutrita di filosofia da cui ebbe origine la stessa civiltà occidentale, quella che oggi in Europa precipita nella barbarie miserabile dei debiti sovrani, scambiando la moneta per il tesoro privato di qualcuno. Risultato: “Alba Dorata” spaventa la Grecia, minaccia gli immigrati, spedisce in Parlamento deputati armati di pistola.
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Come siam piccoli, visti dal forziere energetico del pianeta
Spesso è proprio questione di punti di vista. Non è una grande novità, molti (io no) la pensano sempre così. Ma spesso è utile saper modificare il “punto di vista”: permette di vedere le cose in tre dimensioni, qualche volta di più. Per esempio, qualche tempo fa stavo a bordo del “Demian Bednij”, grossa nave che potrebbe fare la sua figura anche nel Mediterraneo, ma che non arriverà mai in questo mare nostrum. Forse dovrei dire anche chi era Demian Bednij che, in russo, vuol dire Demian “il povero”. Se gli hanno dedicato una grossa nave vuol dire che, per qualcuno, qualche merito lo avrà avuto. Infatti fu un grande poeta russo, che si chiamava in realtà Yefim Alekseevic Pridvorov, che fu amico di Trozkij e di Stalin, ma anche di Mandelstam, e poi odiato dal partito, ma anche il poeta preferito di Nikita Krushev. Eccetera. La storia della rivoluzione bolscevica è piena di queste singolarità, ma tutto questo non c’entra niente con la rivelazione della relatività che io ebbi a bordo del “Demian Bednij”.
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Camilleri e Hack: una sola Camera, bastano 100 deputati
Attenti: in tutti questi anni, il centrosinistra non ha fatto niente di serio per contrastare davvero il regime di Berlusconi. E l’attuale sbando delle destre potrebbe propiziare una nuova metamorfosi del “partito del privilegio”, sotto le sembianze di un “nuovo centrismo”, ancora una volta benedetto dal Vaticano, attorno a nomi come quelli di Monti, Casini e Montezemolo. Per Andrea Camilleri e Margherita Hack, il disastro-Italia non è imputabile all’Europa (non una parola, infatti, sulla catastrofe antidemocratica dell’Eurozona) ma al male endemico del Belpaese: la “casta”. Via d’uscita: una lista civica di salvezza nazionale che, alle elezioni della primavera 2013, promuova una “riforma istituzionale” che spazzi via tutto il marcio che ha indebolito il paese. E’ l’appello che Camilleri e la Hack rivolgono ai giovani attraverso “Micromega”. Con loro il direttore della rivista, Paolo Flores d’Arcais, nonché Adriano Prosperi, Mario Alighiero Manacorda e Barbara Spinelli.
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Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale
«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”.
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Uruguay, il presidente dona il suo stipendio ai poveri
Rinuncia ad agi e lusso e diventa il presidente più povero del mondo. È l’uruguaiano Jose Mujica, che ha scelto di donare ai poveri il 90% del suo stipendio statale e di far dormire nella dimora presidenziale i senzatetto. Per contro, con uno stipendio di 775 dollari al mese, lui vive in campagna, dove coltiva l’orto, e conduce una vita semplice e spartana con sua moglie, la senatrice Lucía Topolansky, e i suoi cani. Nessuna auto blu, né fiumi di denaro. Il presidente dell’Uruguay lavora la terra, raccoglie l’acqua da un pozzo e stende personalmente i suoi panni lavati sui fili appesi nel giardino. Quando militava tra i Tupamaros, un’organizzazione radicale marxista ispirata alla Revolución cubana, che rapinava le banche per poi distribuire cibo e denaro ai poveri di Montevideo, il suo nome di battaglia era “Pepe”.
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Monti ci massacra, grazie al silenzio-assenso di Pd e Cgil
Il patto sulla produttività rappresenta un concentrato delle ideologie reazionarie e della programmata iniquità che è alla base della agenda Monti. La tesi di fondo che l’ispira è un brutale imbroglio di classe. La produttività italiana ha toccato il massimo negli anni ‘70, quando il potere dei lavoratori nelle imprese e nel mercato del lavoro era al massimo. Da allora è sempre declinata, fino a crollare quando il sistema economico è stato strangolato dai vincoli dell’euro e del liberismo europeo. In tutti questi anni il salario ha solo perso posizioni, sia rispetto ai profitti sia nel confronto con gli altri paesi Ocse. Un operaio italiano in un anno lavora due mesi in più del suo equivalente tedesco, eppure la produttività della Germania è ai vertici. Allora perché in Italia si fa un accordo che chiede a chi lavora ancora più orario in cambio di ancor meno salario?