Archivio del Tag ‘scuola’
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Buoni, purché innocui e un po’ tonti (come l’elettore del Pd)
Negli ultimi giorni mi sono chiesto come avesse fatto il movimento delle Sardine a raggiungere un così grande successo. Negli ultimi anni abbiamo infatti avuto manifestazioni di operai, cassintegrati, disoccupati che al massimo riuscivano ad ottenere qualche trafiletto nei quotidiani locali. Solo il grande sciopero degli insegnanti contro la Buona scuola di Renzi era riuscito ad avere un buon successo di partecipazione nonostante le molte censure mediatiche, come i vergognosi pestaggi della polizia contro gli insegnanti in piazza 8 agosto a Bologna, davanti agli stand della festa del Partito democratico. Ora il successo delle Sardine è certamente dovuto al forte sostegno di giornali e Tv. L’establishment neoliberale è chiaramente con loro e lo si vede dal grande spazio mediatico concesso. Uno dei suoi massimi rappresentanti, Mario Monti, ha persino avanzato l’ipotesi di sfilare insieme a loro. Conta inoltre l’assenza di contenuti. Le manifestazioni delle Sardine sono un po’ come le canzoni di Ligabue. Esprimono significanti vuoti vagamente riferibili a un certo contesto sociale. Chi non ha mai vissuto “certe notti”? Chi non ha mai avuto il proprio “bar da Mario” in cui incontrare gli amici? Chi non ha giocato il ruolo di “mediano” in qualche circostanza della vita?Allo stesso modo, chi non è “antifascista” a sinistra? Chi se la sente di opporsi a questo movimento di “giovani”? E in definitiva, chi vuole giocare la parte del cattivone sovranista, qualsiasi cosa voglia dire questa parola? La sardina è insomma un significante vuoto, che applicato al campo della sinistra può essere all’occorrenza riempito di senso in modi diversi, disimpegnati e soggettivi. Essere sardina dunque è facile, non è faticoso. Illude il singolo di poter vedere riflesso nello spazio pubblico la propria idea della politica. C’è però dell’altro, nel segreto del successo delle Sardine. E riguarda la faccia del loro leader dal viso pulito, scanzonato, belloccio, “giovane”, serio, ma soprattutto intellettualmente limitato. Qualche giorno fa rileggevo per lavoro le stranote “Postille al Nome della Rosa” in cui Umberto Eco si interroga sul successo del suo primo romanzo. Secondo Eco, Il nome della rosa ha raggiunto un così largo numero di lettori grazie alla voce narrante, cioè da Adso. Come spiega lo stesso autore, Adso non è intelligente, non capisce tutto quello che gli accade intorno, non gli sono chiare le discussioni teologiche né i ragionamenti del suo maestro Guglielmo da Baskerville.Allo stesso modo Mattia Santori non capisce la politica, per sua stessa ammissione ne sa poco. Simpatizzava per Renzi, ma poi dopo averlo visto in pubblico si è accorto che non era empatico e ha cambiato opinione su di lui. Proprio così: non il Jobs Act, non la Buona Scuola, non l’aberrante riforma costituzionale; Santori ha cambiato idea perché Renzi non è empatico. Santori riscatta l’uomo di sinistra medio, gli fa pesare meno la sua decadenza, il suo profondo conformismo, la sua pigrizia e in fondo la paura di perdere alcune certezze. E del resto il livello di comprensione della politica, come per molti elettori del Pd e dei suoi partiti limitrofi è puramente emotivo e si manifesta per semplici schematismi vagamente identitari. I contenuti veri e propri non contano: il Mes? Santori non ne sa nulla, “se ne occupino i competenti”. Quello che conta è stare dalla parte dei buoni, senza però tante costrizioni, senza conflitti, senza obblighi troppo stringenti. E soprattutto senza accanto un Guglielmo da Baskerville rompiballe che magari mette in discussione le false certezze dell’elettore medio del Pd.(Paolo Desogus, “Il successo dei buoni”, dalla pagina Facebook di Desogus del 9 dicembre 2019; riflessione ripresa da “Come Don Chisciotte”).Negli ultimi giorni mi sono chiesto come avesse fatto il movimento delle Sardine a raggiungere un così grande successo. Negli ultimi anni abbiamo infatti avuto manifestazioni di operai, cassintegrati, disoccupati che al massimo riuscivano ad ottenere qualche trafiletto nei quotidiani locali. Solo il grande sciopero degli insegnanti contro la Buona scuola di Renzi era riuscito ad avere un buon successo di partecipazione nonostante le molte censure mediatiche, come i vergognosi pestaggi della polizia contro gli insegnanti in piazza 8 agosto a Bologna, davanti agli stand della festa del Partito democratico. Ora il successo delle Sardine è certamente dovuto al forte sostegno di giornali e Tv. L’establishment neoliberale è chiaramente con loro e lo si vede dal grande spazio mediatico concesso. Uno dei suoi massimi rappresentanti, Mario Monti, ha persino avanzato l’ipotesi di sfilare insieme a loro. Conta inoltre l’assenza di contenuti. Le manifestazioni delle Sardine sono un po’ come le canzoni di Ligabue. Esprimono significanti vuoti vagamente riferibili a un certo contesto sociale. Chi non ha mai vissuto “certe notti”? Chi non ha mai avuto il proprio “bar da Mario” in cui incontrare gli amici? Chi non ha giocato il ruolo di “mediano” in qualche circostanza della vita?
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Femminicidio, prove tecniche di criminalizzazione di massa
Sabato scorso si è svolta a Roma una manifestazione contro la “violenza di genere”, cioè la violenza maschile contro le donne. I media hanno evocato a riguardo una sorta di emergenza “femminicidio” in Italia. L’anno più recente in cui la statistica sugli omicidi in Italia risulta pienamente aggiornata è il 2017. In base a questi dati, si registrerebbe in Italia un calo costante degli omicidi, che collocherebbe il nostro paese ai gradi più bassi della graduatoria europea per reati di sangue. Non solo in paesi comparabili al nostro, come Francia, Germania e Regno Unito, il tasso di omicidi risulta superiore all’Italia, ma persino in paesi considerati “modello”, come Svezia e Danimarca, da cui non te lo aspetteresti proprio. Meno violenti dell’Italia sono invece paesi come la Repubblica Ceca, il Portogallo e la Spagna, a smentita del luogo comune del “sangre caliente”. Il costante calo degli omicidi in Italia può essere in parte spiegato con l’invecchiamento medio della popolazione, dato che è difficile fare agguati quando si è afflitti da artrosi e prostatite. La maggioranza delle vittime di omicidi è ancora costituita da uomini. La diminuzione degli omicidi legati ad attività criminali fa statisticamente risaltare la quota degli omicidi in ambito familiare, nei quali è piuttosto consistente la quota di donne uccise.Mentre la criminalità comune sposta i reati in ambiti meno cruenti, da colletti bianchi, come le frodi informatiche e il riciclaggio, la famiglia rimane invece un luogo di violenza fisica e morale nei termini tradizionali. D’altra parte se vi fosse davvero una “violenza di genere”, questa dovrebbe proiettarsi ben oltre la famiglia, ma di ciò, almeno statisticamente, non c’è ancora nessuna traccia. Le oligarchie finanziarie e industriali sono rigorosamente costituite da maschi bianchi, in maggioranza di origine anglosassone o germanica, quindi in quel caso la criminalizzazione preventiva del genere maschile non attecchisce per niente. Funziona invece benissimo in altri ambiti, come la scuola. Secondo i dati Ocse, tende ovunque a diminuire la quota maschile di insegnanti, ma il fenomeno sembrerebbe molto più significativo in Italia, dove i maschi sono stati di fatto estromessi dalla scuola elementare. Visto che non siamo più ai tempi del Maestro di Vigevano, che lasciava la scuola per inseguire sogni di arricchimento nell’industria, la causa va probabilmente ricercata in un’opinione pubblica sempre più sospettosa e ostile alla presenza di maschi a contatto con bambini.D’altra parte, gli stessi metodi utilizzati per criminalizzare preventivamente il genere maschile potranno essere reimpiegati per criminalizzare anche il genere femminile; infatti l’Ocse presenta la femminilizzazione della scuola come un problema per il processo educativo. Nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia la criminalizzazione degli insegnanti maschi è servita per aprire la strada alla criminalizzazione della categoria degli insegnanti nel suo complesso. Siamo già alle condanne nei confronti di maestre per la generica accusa di aver “urlato”. L’Uomo Ragno diceva che ad un grande potere corrisponde una grande responsabilità. L’Uomo Ragno è una fiaba e infatti la realtà funziona nel modo esattamente opposto: maggiore è il potere che si esercita, maggiore è la capacità di deresponsabilizzarsi e di colpevolizzare invece i deboli per ogni cosa. Il moralismo è un linguaggio del potere che ritorce l’ansia di giustizia degli oppressi contro di loro. La criminalizzazione preventiva di chi non deteneva e non detiene i mezzi per nuocere, è quindi diventata una costante dell’attuale “governance”. Si può infatti riscontrare che non colpisce solo i generi ma anche le generazioni.Mentre le oligarchie mondialiste rimangono in gran parte felicemente gerontocratiche, in ambito sociale invece gli anziani sono additati dai media come nemici e parassiti delle giovani generazioni. Viene addebitato alla responsabilità della vecchia generazione sia il debito pubblico italiano, sia il riscaldamento globale. Non a caso la propaganda ha bollato anche un’inezia come la “Quota 100” nei termini di un furto ai danni dei giovani. A ciò si aggiunge la criminalizzazione preventiva delle categorie, in particolare i lavoratori del pubblico impiego, invariabilmente catalogati come “fannulloni” e “furbetti”. La ministra delle pubblica amministrazione del passato governo, Giulia Bongiorno, aveva introdotto un sistema di rilevamento biometrico delle impronte digitali dei dipendenti pubblici per evitare le presunte frodi dei cartellini scambiati. I ministri sono solo passacarte, perciò la Bongiorno non aveva fatto altro che adeguarsi al trend imposto dalle lobby che contano.L’attuale governo sembra aver abolito la norma, riconoscendo che aveva un carattere di criminalizzazione preventiva di un’intera categoria. La sensazione però è che il provvedimento firmato dalla Bongiorno sia stato solo rimandato poiché non sono ancora a disposizione della pubblica amministrazione le infrastrutture tecnologiche per attuarla. Di fatto il concetto era passato senza che vi fossero reazioni significative da parte di una pubblica opinione ormai addestrata all’odio di categoria. È banale e forse riduttivo evocare in questo caso il “divide et impera”, poiché c’è di peggio: si educa una società ad invocare catene dai suoi carnefici. Per i prossimi anni si apre quindi uno scenario in cui la crescente criminalizzazione di ogni settore sociale andrà a legittimare forme di controllo sempre più invasive. Si prepara una “biometrizzazione” di massa?(”Prove tecniche di criminalizzazione preventiva”, da “Comidad” del 28 novembre 2019).Sabato scorso si è svolta a Roma una manifestazione contro la “violenza di genere”, cioè la violenza maschile contro le donne. I media hanno evocato a riguardo una sorta di emergenza “femminicidio” in Italia. L’anno più recente in cui la statistica sugli omicidi in Italia risulta pienamente aggiornata è il 2017. In base a questi dati, si registrerebbe in Italia un calo costante degli omicidi, che collocherebbe il nostro paese ai gradi più bassi della graduatoria europea per reati di sangue. Non solo in paesi comparabili al nostro, come Francia, Germania e Regno Unito, il tasso di omicidi risulta superiore all’Italia, ma persino in paesi considerati “modello”, come Svezia e Danimarca, da cui non te lo aspetteresti proprio. Meno violenti dell’Italia sono invece paesi come la Repubblica Ceca, il Portogallo e la Spagna, a smentita del luogo comune del “sangre caliente”. Il costante calo degli omicidi in Italia può essere in parte spiegato con l’invecchiamento medio della popolazione, dato che è difficile fare agguati quando si è afflitti da artrosi e prostatite. La maggioranza delle vittime di omicidi è ancora costituita da uomini. La diminuzione degli omicidi legati ad attività criminali fa statisticamente risaltare la quota degli omicidi in ambito familiare, nei quali è piuttosto consistente la quota di donne uccise.
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Rizzo: senza l’euro stavamo meglio, l’Ue opprime gli italiani
«Quello che è successo in Europa dipende dall’aver anticipato la parte monetaria rispetto a quell’unificazione politica mai arrivata», dice qualcuno. In realtà non si è trattato di un errore, ma di un qualcosa di voluto e premeditato dai grandi poteri. La ricchezza di metà del pianeta è concentrata nelle mani di pochissimi, e questo si ripercuote nella vita di tutti noi. Quello che non funziona, dalla sanità al sociale, dipende da questo. Siamo obbligati ad avere il pareggio di bilancio in Costituzione, i padri costituenti si rivolteranno nella tomba. Sono dinamiche volute dalla grande economia e appoggiate da una politica supina prima, e supina oggi. Il Movimento 5 stelle e la Lega hanno raccolto i voti sulla critica serrata all’Ue e poi si sono rimangiati tutto. Sono andati lì per battere i pugni e sono tornati con le ginocchia sbucciate, perché a Bruxelles si sono inginocchiati. La Bce e il Fmi, Mario Draghi e Christine Lagarde, contano più del presidente del Consiglio italiano: ma li ha per caso eletti qualcuno? Queste organizzazioni sovranazionali contano più dei governi: siamo nel mondo della globalizzazione capitalista, dove un’impresa è più forte dello Stato. La Apple si è rifiutata di decriptare lo smartphone di un terrorista. Una cosa impensabile, alcuni decenni fa. La dittatura finanziaria ed economica è la peggior cosa che esista.Non può essere un singolo paese, da solo, a ribellarsi alla dittatura dei mercati. L’Italia non ha mai avuto una sovranità effettiva, e non appena le personalità importanti sono uscite dalla falsariga di ciò che era determinato per il paese, sono state fatte fuori (Mattei, Craxi per Sigonella, Berlusconi per le vicende di Gheddafi e Putin). In Italia abbiamo centinaia di bombe atomiche e non sappiamo dove sono, anche andando al governo non potremmo farci niente. Bisogna riunire i popoli. Non bisogna contrapporre gli italiani ai tedeschi o agli spagnoli, ma unificare la maggioranza dei popoli. Potremmo lavorare meno e lavorare tutti. La ricchezza potrebbe essere redistribuita, visto che il progresso tecnologico ci permetterebbe di vivere meglio. La moneta è un accordo tecnico. L’euro è stato costruito a tavolino: gli italiani l’hanno provato sulla loro pelle. Quello che costava mille lire costa un euro, ma gli stipendi non sono raddoppiati. Da quando c’è l’euro le cose vanno peggio, nel nostro paese. C’è chi dice: sarebbero andate ancora peggio, senza la moneta unica, ma non c’è la prova di questo. Quando un lavoratore prendeva due milioni di euro stava bene, oggi con mille euro è al palo.Arriveremo al 2030 dove l’1% della popolazione avrà la ricchezza dei due terzi del mondo: stiamo andando verso una società neomedievale. A New York si stanno costruendo dei grattacieli antimissile. Larga parte del pianeta sarà disastrato dal punto di vista ambientale e della sicurezza, ma allo stesso tempo ci saranno delle isole felici blindate. Già oggi ci sono appartamenti venduti a 100 milioni di dollari per 100 metri quadrati, cifre mostruose. Nel resto del mondo moriremo tutti di fame. Lo Stato è forte: ogni anno ha 850 miliardi da spendere. La crisi del governo gialloverde con l’Ue era relativa a circa 15 miliardi, tra “quota 100″ e reddito di cittadinanza (una piccola parte). Possiamo decidere cosa spendere. Serve un piano nazionale di messa a punto del nostro territorio. Potremmo assumere giovani geometri, ingegneri, architetti per evitare di pagare i danni da alluvioni e calamità naturali. Questa società è basata solo sul profitto, ma sulla salute non si può guadagnare. La sanità privata serve a chi la fa, non all’utenza. L’istruzione e i trasporti dovrebbero essere pubblici: hanno fatto apposta, a distruggerli, per favorire la loro privatizzazione. L’Europa dei popoli purtroppo oggi non esiste, esiste solo l’Europa dell’euro e delle grandi banche. Non dobbiamo essere dipendenti da Bruxelles, per fare una riforma. Bisogna uscire dall’Ue in un processo collettivo, rivoluzionario, che coinvolga i popoli. Quello italiano non è mai stato troppo avvezzo alle rivoluzioni, ma potrebbe anche imparare molto presto.(Marco Rizzo, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti nella video-intervista “Una rivoluzione dei popoli per uscire dall’euro”, pubblicata sul canale video di “Money.it” il 23 gennaio 2019).«Quello che è successo in Europa dipende dall’aver anticipato la parte monetaria rispetto a quell’unificazione politica mai arrivata», dice qualcuno. In realtà non si è trattato di un errore, ma di un qualcosa di voluto e premeditato dai grandi poteri. La ricchezza di metà del pianeta è concentrata nelle mani di pochissimi, e questo si ripercuote nella vita di tutti noi. Quello che non funziona, dalla sanità al sociale, dipende da questo. Siamo obbligati ad avere il pareggio di bilancio in Costituzione, i padri costituenti si rivolteranno nella tomba. Sono dinamiche volute dalla grande economia e appoggiate da una politica supina prima, e supina oggi. Il Movimento 5 stelle e la Lega hanno raccolto i voti sulla critica serrata all’Ue e poi si sono rimangiati tutto. Sono andati lì per battere i pugni e sono tornati con le ginocchia sbucciate, perché a Bruxelles si sono inginocchiati. La Bce e il Fmi, Mario Draghi e Christine Lagarde, contano più del presidente del Consiglio italiano: ma li ha per caso eletti qualcuno? Queste organizzazioni sovranazionali contano più dei governi: siamo nel mondo della globalizzazione capitalista, dove un’impresa è più forte dello Stato. La Apple si è rifiutata di decriptare lo smartphone di un terrorista. Una cosa impensabile, alcuni decenni fa. La dittatura finanziaria ed economica è la peggior cosa che esista.
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Il Mes e i Miserabili: come siamo caduti in basso, e perché
Ma che razza di paese siamo? Si sprecano commenti sul look del conducente, mentre qualcuno ha manomesso i freni del pullman, e non da oggi. Ancora stiamo lì a disputare sulle briciole miserabili del Mes, anziché rovesciare finalmente il banco? E’ un tavolo truccato, dove i bari si giocano a dadi il futuro dei popoli, parlando abusivamente a loro nome. Un teatro dell’assurdo, questa Unione Europea spacciata per Europa. Il club ha reclutato tra le sue comparse anche Giuseppe Conte, l’ex avvocato del popolo gialloverde: ricondotto all’ovile sorvegliato da figuranti di lungo corso come Paolo Gentiloni e David Sassoli, uno commissario Ue e l’altro presidente del Parlamento Europeo. Esponenti dell’immortale Pd, premiati dopo aver perso le elezioni e messi lì per assicurare ai dormienti l’eterno riposo. Finito nella bufera, e subito smentito dall’Eurogruppo (il Mes è già stato approvato, dicono i tecnocrati), il povero Conte ha balbettato in aula la sua tiepida versione sull’ultimo trattato-capestro, vendendolo come ancora negoziabile, e comunque nient’affatto “segreto” nella sua gestazione. Falso, lo smentisce il leghista Claudio Borghi: la scorsa estate, rivela, il testo è stato visionato solo di sfuggita, a Palazzo Chigi, da tre parlamentari leghisti e un emissario del grillino Fraccaro.«Non firmiamo niente», conclusero, dopo aver solo potuto guardare da lontano quelle 40 pagine, scritte in inglese, senza la possibilità di fotocopiarle. Alla faccia della sovranità parlamentare. L’ha ripetuto, Borghi, nella diretta web-streaming su ByoBlu con Claudio Messora e Francesco Toscano, poche ore dopo l’infuocata assise delle Camere: la bozza di revisione del micidiale Mes, i cui funzionari si pongono al di sopra di qualsiasi legge, non punibili in nessun caso, ha seguito la stessa procedura clandestina del Ttip, il trattato-fantasma concepito per scavalcare i governi e lasciare alle multinazionali l’ultima parola sui contenziosi con gli Stati. Qui è ancora peggio, rincara Borghi: almeno, l’accesso formale al testo del Ttip (sempre in inglese, non fotografabile neppure con lo smartphone) era previsto dall’agenda. Invece, quei 40 fogli del Mes-2 sarebbero stati esibiti la scorsa estate solo per gentile concessione di Conte, in imbarazzo con i suoi azionisti di riferimento, Lega e 5 Stelle. Uno strappo alla regola: in base al rigido protocollo, le informazioni riservatissime sul rinnovato Meccanismo Europeo di Stabilità, in teoria, si sarebbero dovute limitare unicamente al premier, assistito d’ufficio dal solo ministro dell’economia (all’epoca, Giovanni Tria).Citato da Salvini nella sua requisitoria in aula contro Conte, l’esperto Guido Salerno Aletta, di “Milano Finanza”, conferma l’allarme già lanciato da Antonio Patuelli dell’Abi e, ancor più autorevolmente, dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. E cioè: se l’Italia fosse costretta a ricorrere al Mes, il nuovo Fondo potrebbe chiedere in cambio pesantissime “condizionalità”, inclusa la “ristrutturazione” del debito. Tradotto: le banche, detentrici dei titoli di Stato, potrebbero attingere direttamente ai conti correnti degli italiani. In alternativa, il governo dovrebbe imporre una patrimoniale. Lo conferma, sempre a “ByoBlu”, un tecnocrate come Carlo Cottarelli: per l’Italia il rischio è serio, visto l’attuale sistema di finanziamento (titoli di Stato, con moneta non sovrana) e un debito che galleggia oltre il 130% del prodotto interno lordo. Il documento, infatti, prevede che tutto vada liscio solo per i paesi con un debito non superiore al 60% del Pil, in linea con la “teologia” di Maastricht. Problema: le regole del rigore, pensate trent’anni fa per un’Europa in crescita, si sono scontrate con la realtà della stagnazione, riuscendo solo ad aggravare la crisi e condannare intere economie. E oggi, nel 2019, ancora si insiste con una ricetta perversa e socialmente devastante, votata alla rovina generale?“Non venitemi a dire che non lo sapevate”, è la fragile autodifesa di Conte, che tenta di coinvolgere Salvini e Di Maio, entrambi vicepremier all’epoca dell’incubazione del Mes-2. Vero a metà, a quanto pare: da un lato, il capo della Lega e il portavoce dei 5 Stelle non hanno mai rigettato, a prescindere, la prospettiva dell’ex Fondo salva-Stati. Dall’altro, però, si erano riservati di analizzarlo in modo approfondito. Salvo scoprire, oggi, che il Mes avrebbe viaggiato in clandestinità: un piatto avvelenato, da servire ai Parlamenti solo a cose fatte. E qui, Conte traballa. Accusato frontalmente da Salvini e Giorgia Meloni, è isolato dalla freddezza di Di Maio: i 5 Stelle potrebbero ribellarsi e staccare la spina al governo, pur di bloccare il fondo “ammazza-Stati”? Se il Pd e i renziani fanno quadrato attorno all’attuale titolare dell’economia, cioè il tecnocrate Roberto Gualtieri (creatura di Buxelles), dalla sinistra si sfila “Liberi e Uguali”: per Stefano Fassina, già viceministro di Enrico Letta, l’Italia deve rispedire al mittente, rifiutandosi di approvarlo, questo pericoloso congegno a orologeria.Conte avrebbe già dato il suo ok, all’insaputa di tutti? Malissimo: proprio su questo sembra giocarsi la sopravvivenza del professor-avvocato a Palazzo Chigi, incalzato dalla Lega che si prepara alla mobilitazione popolare, a suon di firme, prima ancora di valutare una mozione di sfiducia, nel caso in cui una frangia dei 300 parlamentari grillini prendesse le distanze da quello che, sulla carta, si presenta come il più insidioso attentato alle tasche degli italiani. Mesi fa, un ex analista dell’intelligence come Fausto Carotenuto aveva confessato: «Temo il Conte-bis, la sua debolezza politica ne farà lo strumento perfetto per l’élite europea intenzionata a farci del male». Oggi, di fronte alla rissa parlamentare sull’ipotetico Fondo Monetario Europeo, un osservatore privilegiato come Gioele Magaldi, massone progressista e presidente del Movimento Roosevelt, allarga decisamente l’orizzonte: ma ci rendiamo conto, dice, di cosa stiamo parlando? Lo capiamo, per quale motivo siamo finiti così in basso? Vogliamo deciderci a vederlo, il problema? Alzi la mano chi sa spiegarsi, precisamente, per quale motivo la moneta (europea) è diventata qualcosa da mendicare, da prendere in prestito a caro prezzo, lasciando in pegno interi paesi (e ora, magari, anche il patrimonio di milioni di cittadini).Chiarisce l’economista Nino Galloni, che del Movimento Roosevelt è vicepresidente: ci rendiamo conto che l’Italia ha sì un enorme debito pubblico, ma in compenso vanta un debito privato irrisorio e un ingentissimo patrimonio fatto di risparmi, di capitali e immobili, a garanzia del sistema economico nazionale? E perché allora il rating delle agenzie, adottato da Bruxelles come unico parametro, considera solo il debito contabile dello Stato? Chiedetelo a Prodi, taglia corto un altro “rooseveltiano” come Gianfranco Carpeoro: fu il professore di Bologna, osannato come salvatore della patria dopo aver sfasciato l’Iri che sorreggeva l’industria italiana, a genuflettersi ai signori dell’euro, rinunciando a far pesare il valore reale dell’Italia. Quanto agli eurocrati, un grande imprenditore come Fabio Zoffi, che opera in Germania, ha avuto il coraggio di sbugiardare i guardiani dell’austerity altrui: al “Giornale” ha ricordato che Berlino, mediante svariati artifici contabili, omette enormi cifre nel computo del deficit. Il debito tedesco (quello reale) sarebbe il doppio di quello italiano. Attenzione, avverte Zoffi: proprio grazie al super-debito, sia pure occulto, la Germania funziona meglio dell’Italia. Ergo: anziché tagliare la spesa, perché non allargarla? Il famoso tetto del 3% non è certo una legge economica: è solo un diktat politico-ideologico, che ha finora depresso l’economia.Né si creda che sia intelligente prendersela col signor Franz, dice da parte sua il comunista Marco Rizzo, consultato sempre da Messora: il popolo tedesco non ha idea di quello che combina, alle sue spalle, l’élite che lo governa. Vale per tutti gli altri, inclusi i francesi. La soluzione? Sincronizzare i popoli, coalizzarli contro questa oligarchia che ha privatizzato la moneta. Da tutt’altro versante, quello social-liberale, Gioele Magaldi (in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”), punta il dito contro lo scandaloso dumping fiscale, su cui nessuno fiata: «Che Europa è mai questa, dove si consente che in paesi come l’Olanda e il Lussemburgo sia più conveniente pagare le tasse?». Risultato: l’emorragia di entrate fiscali (Fiat docet), grazie alla fuga delle grandi aziende. Su questo, niente da ridire? Meglio la piccola crociata, vagamente infame, contro l’idraulico che lavora in nero? E i media che fanno, continuano a dormire? Marco Travaglio, addirittura, s’è messo ad incensare Conte: «Saprebbe indicare, Travaglio, un solo illuminante atto di governo che abbia contraddistinto il premier, da quando è a Palazzo Chigi, con l’unica evidente intenzione di restarvi il più a lungo possibile, non importa come, obbedendo ai politici che contano in Europa, anche a scapito degli italiani?».Mai stato tenero, Magaldi, nemmeno con Lega e 5 Stelle. L’accusa: dovevano almeno avviare il cambiamento promesso. «Invece si sono limitati alle chiacchiere: esattamente come Renzi, proprio per questo scaricato a suo tempo dagli elettori». Renzi s’era rimesso in pista, ma ora è stato speronato dalle inchieste sul finanziamento della fondazione Open. «Giusto che la magistratura indaghi, ma senza far politica su questo: ipocrita pensare che i partiti vivano d’aria. Ma sopprattutto: Renzi va bocciato politicamente, perché per l’Italia non ha fatto nulla». Oggi, il mostro ha le sembianze del Mes. E prima ancora: Trattato di Maastricht e Trattato di Lisbona, Fiscal Compact, pareggio di bilancio in Costituzione. «Io sono ultra-europeista», dice Magaldi, «ma intendiamoci: un’Unione Europea non è mai esistita». Chi l’ha detto, ad esempio, che a decidere tutto sia la Bce, non controllata da politici, a loro volta tenuti a rispondere agli elettori? Ora siamo all’apice dell’aberrazione: anziché un ente prestatore di ultima istanza, deputato a finanziare gli Stati in modo virtualmente illimitato, si darebbe vita allo strozzinaggio istituzionale di un organismo ancora meno democratico, super-bancario, abilitato a ricattare popoli scavalcando definitivamente i governi.Al di là di come andrà a finire la miserabile vicenda Mes, incluso lo scaricabarile tra politici, Magaldi sintetizza: tutta quella robaccia va stracciata e riscritta da zero. E’ che ora di svegliarsi, tutti, ma per davvero. Le piccole Sardine? Si decidano: chiedano conto della situazione a chi comanda davvero, in Italia. I sovranisti? Vicolo cieco: a che serve trincerarsi entro i confini, quando è Bruxelles che detiene le leve strategiche, le regole che condizionano l’economia? Vale anche per i rossobruni di Vox Italia: l’oligarchia non ha nulla da temere, da chi rifiuta la battaglia continentale. La risposta? Democrazia, da imporre ai gerarchi dell’Ue. In pillole: «L’Italia sta crollando: viadotti che cadono, scuole a pezzi. Disoccupazione, tasse altissime, aziende che non vengono pagate. Servono 200 miliardi, per rimettere in corsa il paese». E si pensa di elemosinarli al Mes, mettendosi al collo il cappio degli usurai? Non è questione di virgole o di percentuali, insiste Magaldi: c’è da far saltare tutto. Cambiare le regole, da cima a fondo. Primo: «Un’Europa democratica, con la sua Costituzione, e un governo federale finalmente eletto dal Parlamento Europeo». Secondo: «Una banca centrale che emetta eurobond, e sostenga in modo illimitato i debiti pubblici, mettendo fine al ricatto dello spread». O così, o moriremo: malati di Mes, o si qualsiasi altro morbo letale fabbricato in provetta, nei laboratori segreti che hanno sabotato la democrazia per dare vita a questo morto vivente, questo zombie travestito da Sacro Romano Impero, senza più cittadini ma soltanto sudditi.Ma che razza di paese siamo? Si sprecano commenti sul look del conducente, mentre qualcuno ha manomesso i freni del pullman, e non da oggi. Ancora stiamo lì a disputare sulle briciole miserabili del Mes, anziché rovesciare finalmente il banco? E’ un tavolo truccato, dove i bari si giocano a dadi il futuro dei popoli, parlando abusivamente a loro nome. Un teatro dell’assurdo, questa Unione Europea spacciata per Europa. Il club ha reclutato tra le sue comparse anche Giuseppe Conte, l’ex avvocato del popolo gialloverde: ricondotto all’ovile sorvegliato da figuranti di lungo corso come Paolo Gentiloni e David Sassoli, uno commissario Ue e l’altro presidente del Parlamento Europeo. Esponenti dell’immortale Pd, premiati dopo aver perso le elezioni e messi lì per assicurare ai dormienti l’eterno riposo. Finito nella bufera, e subito smentito dall’Eurogruppo (il Mes è già stato approvato, dicono i tecnocrati), il povero Conte ha balbettato in aula la sua tiepida versione sull’ultimo trattato-capestro, vendendolo come ancora negoziabile, e comunque nient’affatto “segreto” nella sua gestazione. Falso, lo smentisce il leghista Claudio Borghi: la scorsa estate, rivela, il testo è stato visionato solo di sfuggita, a Palazzo Chigi, da tre parlamentari (di cui due leghisti) e un emissario del grillino Fraccaro.
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Mes, cambio di regime: fine dell’Italia, banchieri al governo
Il Mes è peggio di un capestro, è la sostituzione della Troika: con, al posto del Fondo Monetario Internazionale, una specie di Fondo Monetario Europeo, che però sarà svincolato dalla Commissione Europea. Il Mes diventa una specie di super-Commissione, che dovrebbe decidere qual è il livello di sicurezza dei debiti degli Stati, valutando la loro situazione finanziaria, in modo tale da consentire a questi Stati di avere accesso al credito internazionale sulla base del giudizio che viene formulato da un gruppo di tecnocrati, non eletti da nessuno. In altre parole, una specie di “super-governo delle banche” (perché di questo si tratta), che viene nominato comunque da uomini delle banche, i quali decidono se l’Italia, la Spagna, il Portogallo sono degni di ricevere questo prestito. Ma non è solo questo, il discorso: è molto peggio. Perché, una volta deciso se sono degni di ricevere il prestito, si decide anche che, a seconda del loro livello di sicurezza, saranno più o meno indipendenti. Se hanno un livello di sicurezza basso, di fatto vengono commissariati da una struttura monetaria che avrà il potere di decidere sul bilancio dello Stato: sulle spese, sulle entrate, sulle tasse.In poche parole, saremmo messi nelle mani di un gruppo di tecnocrati, che in realtà sono dei banchieri, che decideranno tutto ciò che riguarda la nostra politica economica. Tra l’altro, questo è del tutto anticostituzionale, perché significa trasferire all’esterno del paese le specifiche condizioni per la sovranità, cioè a dire: qual è la nostra politica, qual è il livello delle nostre spese sociali e delle strutture scolastiche, ospedaliere, eccetera. Praticamente, significa che noi abbandoniamo la Costituzione e mettiamo questo nostro paese nelle mani di una struttura esterna, non soggetta a nessun vincolo democratico. Nel frattempo continuiamo a versare i soldi per il fondo comune, ma li riceviamo solo se ce li meritiamo? Se non vado errato, per quest’operazione noi abbiamo già versato 750 miliardi. Ma nel caso dovessimo accedere al credito, dovremmo pagare l’interesse sul credito che ci verrà dato (a prescindere dal fatto che noi, insieme agli altri, abbiamo già pagato una enorme somma per tenere in piedi questa struttura).La sostanza è questa: prestiamo i soldi nostri, mettiamo in piedi una struttura che dovrà finanziare gli Stati pericolanti, ma nello stesso tempo saremo costretti, noi stessi, a pagare gli interessi sull’eventuale credito che ci venisse fatto (sulla base, tra l’altro, di criteri determinati dalle grandi banche internazionali private). Se passa questa cosa, finisce ogni baluardo di democrazia, e persino ogni straccio rimasto a coprire questo tipo di rinuncia alla democrazia. Nella Costituzione, che dovrebbe essere il nostro punto di partenza, c’è scritto che la sovranità delle nostre istituzioni decide il livello di vita dei cittadini italiani. Non c’è nessun altro che può prendere queste decisioni. Noi invece le trasferiamo nientemeno che nelle mani di una struttura la cui fisionomia non è decisa da noi, i cui uomini non sono in nessun modo scelti da noi, e i cui interessi sono nient’affatto trasparenti, perché sono composti da persone che non sono il prodotto della volontà popolare. Né meraviglia che la stampa parli del Mes ignorando le cose che ho appena detto.Negli ultimi 15 anni siamo passati per un colpo di Stato, sia pure senza carri armati. Ci sono norme che vengono decise a monte e portate davanti a un Parlamento che non sa nulla, non capisce nulla e non è competente su nulla – ma le approva, e di fatto si modificano le leggi dello Stato. Da quel momento in poi, ciò che prima non esisteva diventa una norma, alla quale bisogna sottostare. Come diceva Napolitano, “pacta sunt servanda”: i patti si devono rispettare. Ma se i patti vengono fatti così, tu di trovi di fronte a un nuovo Stato, a nuove istituzioni che hanno completamente rovesciato l’intera struttura della Costituzione italiana. E quindi questo patto non solo non va rispettato: non si deve accettare, non si deve approvare. Non a caso, la stampa tace sulla struttura, sul significato politico di questa cosa, che è gravissima: è un cambio di regime.(Giulietto Chiesa, dichiarazioni rilasciate nella conversazione con Massimo Mazzucco in web-streaming su “Contro Tv” il 22 novembre 2019. La puntata è stata ripresa sul blog “Luogo Comune”. Le trasmissioni di “Contro Tv” tornano in diretta ogni venerdì sera alle ore 21).Il Mes è peggio di un capestro, è la sostituzione della Troika: con, al posto del Fondo Monetario Internazionale, una specie di Fondo Monetario Europeo, che però sarà svincolato dalla Commissione Europea. Il Mes diventa una specie di super-Commissione, che dovrebbe decidere qual è il livello di sicurezza dei debiti degli Stati, valutando la loro situazione finanziaria, in modo tale da consentire a questi Stati di avere accesso al credito internazionale sulla base del giudizio che viene formulato da un gruppo di tecnocrati, non eletti da nessuno. In altre parole, una specie di “super-governo delle banche” (perché di questo si tratta), che viene nominato comunque da uomini delle banche, i quali decidono se l’Italia, la Spagna, il Portogallo sono degni di ricevere questo prestito. Ma non è solo questo, il discorso: è molto peggio. Perché, una volta deciso se sono degni di ricevere il prestito, si decide anche che, a seconda del loro livello di sicurezza, saranno più o meno indipendenti. Se hanno un livello di sicurezza basso, di fatto vengono commissariati da una struttura monetaria che avrà il potere di decidere sul bilancio dello Stato: sulle spese, sulle entrate, sulle tasse.
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Care Sardine, perché non vi rivolgete ai padroni dell’Italia?
Care Sardine, volete decidervi a dire qualcosa di importante? Ovvero: «Perché non vi rivolgete ai veri padroni delle cose italiane, a quelli che decidono cosa si fa in Italia, invece di polemizzare con questo o quello, come se il problema nostro fosse l’immigrazione o le eventuali tendenze neofasciste?». Per la cronaca: oggi le frange “nere” sono relegate in «minuscoli raggruppamenti dello 0,0%, che non esprimono nemmeno un parlamentare». Secondo Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, «pensare di liquidare la Lega parlando di xenofobia e neofascismo è un’idiozia: la Lega non è né fascista né xenofoba, e il tema dell’immigrazione Salvini l’ha posto in termini democratici». Al movimento delle Sardine, piuttosto, una domanda netta: «Perché non scendete in piazza per chiedere una Costituzione politica europea, l’emissione degli eurobond per far sparire il ricatto dello spread e 200 miliardi di investimenti per l’Italia?». Servirebbero giusto per «rilanciare l’occupazione, fare manutenzione del territorio e riammodernare i trasporti». Insiste Magaldi: «Consiglierei alle Sardine di puntare il dito verso che coloro che davvero, dall’Europa e dalle grandi centrali della globalizzazione, hanno deciso politiche neoliberiste, mortificatrici dell’interesse collettivo italiano».Parlando a ruota libera in diretta web-streaming su YouTube, Magaldi vede con favore la mobilitazione giovanile delle piazze: sarebbe un peccato, dice, se tanta energia venisse sprecata solo in termini di interdizione contro la Lega, in vista delle regionali emiliane. Per inciso: «Non credo che la Lega possa vincere, in Emilia, una Regione peraltro governata piuttosto bene dagli amministratori locali del centrosinistra». Clamoroso, se Lucia Borgonzoni riuscisse a battere Stefano Bonaccini: «Sarebbe come se il Pd conquistasse il Veneto, o la Lombardia». Consultazioni irrilevanti, dunque? Tutt’altro: la posta in gioco, secondo Magaldi, non è la presidenza della Regione, ma il trend elettorale che emergerà. «E’ sull’aumento della Lega in Emilia Romagna che si misura il tipo di mutamento che sta avvenendo nella politica italiana», di cui non si potrà non tener conto. Alle ultime regionali, nel 2014, in Emilia la Lega ottenne il 19%. Stesso risultato alle politiche del 2018. Poi, un anno di governo ha “miracolato” Salvini agli occhi degli elettori emiliano-romagnoli: alle europee di maggio, la Lega è volata al 33,7%. Per questo, oggi – anche se Magaldi resta scettico – i sondaggi la accreditano addirittura come possibile vincitrice della gara.Partita chiusa, invece, per il Movimento 5 Stelle, su cui Grillo ha fatto calare il sipario commissariando Di Maio e zittendo chiunque non gradisca il menù imposto dall’Elevato. «Requiem per Grillo, a meno che una mattina non si svegli e dica ai suoi: abbiamo sbagliato tutto». Quello che doveva fare, secondo Magaldi, era una cosa sola: «Cambiare l’Europa in senso democratico, invocare politiche keynesiane e chiedere di stralciare gli investimenti dal computo del deficit». Ma non creda, Grillo, di cavarsela così, cioè emarginando l’inconsistente Di Maio: «Riorganizzare la dirigenza? Ai cittadini non importa se accanto a Di Maio ci sarà una cabina di regia. Per fare cosa, poi? Si continua a non dirlo». Per il presidente del Movimento Roosevelt, a certificare ulteriormente il fallimento dei penstastellati è la grottesca “santificazione” che Grillo fa dell’attuale premier: «Conte non ha un’idea di paese, e intanto l’Italia è in pieno declino: disoccupazione e consumi in calo, aziende che chiudono, infrastrutture e scuole fatiscenti, professionisti che faticano a farsi pagare». Se in Emilia la Lega crescerà ancora, è evidente che per Conte saranno guai.Care Sardine, volete decidervi a dire qualcosa di importante? Ovvero: «Perché non vi rivolgete ai veri padroni delle cose italiane, a quelli che decidono cosa si fa in Italia, invece di polemizzare con questo o quello, come se il problema nostro fosse l’immigrazione o le eventuali tendenze neofasciste?». Per la cronaca: oggi le frange “nere” sono relegate in «minuscoli raggruppamenti dello 0,0%, che non esprimono nemmeno un parlamentare». Secondo Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, «pensare di liquidare la Lega parlando di xenofobia e neofascismo è un’idiozia: la Lega non è né fascista né xenofoba, e il tema dell’immigrazione Salvini l’ha posto in termini democratici». Al movimento delle Sardine, piuttosto, una domanda netta: «Perché non scendete in piazza per chiedere una Costituzione politica europea, l’emissione degli eurobond per far sparire il ricatto dello spread e 200 miliardi di investimenti per l’Italia?». Servirebbero giusto per «rilanciare l’occupazione, fare manutenzione del territorio e riammodernare i trasporti». Insiste Magaldi: «Consiglierei alle Sardine di puntare il dito verso coloro che davvero, dall’Europa e dalle grandi centrali della globalizzazione, hanno deciso politiche neoliberiste, mortificatrici dell’interesse collettivo italiano».
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Pino Aprile: truccati gli archivi, nascosto il genocidio del Sud
Come nasce la storiografia italiana? Nasce con un atto del 1830 da un piccolo, ristrettissimo gruppetto – parliamo di 2-3 famiglie: nessuno di loro aveva mai scritto o insegnato storia. Persone di buona cultura, normalmente di ambiente cattolico molto tradizionalista, alla De Maistre; individui nobili, possidenti terrieri, di strettissima osservanza sabauda. Le regole sono: vanno distrutti tutti i documenti che gettano ombre sulla dinastia. Quelli che non vengono distrutti devono essere classificati e collocati in un archivio segreto, inviolabile. Un’altra parte deve finire in archivi controllati da loro. Quella mostrata dev’essere una piccola parte. Saranno gli archivisti a scegliere a chi far vedere i documenti, controllando (in corso d’opera) come li usano. E chi poi scriverà di quei documenti dovrà prima sottoporre ai controllori l’elaborato, in modo che si decida se potrà essere pubblicato oppure no. Tutto questo è documentato dall’Istituto Studi Storici del Risorgimento (la massima autorità, il professor Umberto Levra, già docente all’università di Torino e presidente dell’associazione dei docenti di storia risorgimentale). Viene documentato come il Re in persona, per “aggiustare” la storia, strappasse documenti e lettere dei suoi familiari.
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La scuola media “inutile parcheggio”: Salvini compiace l’Ue
Matteo Salvini superata la fase del “governo del cambiamento”, nel tentativo di “arricchirsi” di contenuti mediatici ed in pieno rigurgito berlusconiano, ci ha comunicato che il problema del paese sono le… scuole medie! Avete capito bene: qualora il Matteo nazionale diventasse premier abolirebbe quello che per lui è un “inutile parcheggio”. Prosit! No, non mi riferisco al Papetee come fanno tanti cretini, quanto piuttosto alla finezza del ragionamento. Per Salvini inoltre gli insegnanti lavorano poco perché hanno diritto a ferie estive di due mesi e quindi, tradotto, guadagnano troppo come salario orario. Follia. Mi ero reso conto ai tempi del primo governo Conte (tentato spezzatino della scuola italiana da parte dei leghisti) che di istruzione il leader verde ne sapesse quanto l’asinello del presepe, ma adesso a sconvolgere è la motivazione che egli porta a sostegno delle sue tesi: l’Europa! L’uomo avente nel passato le felpe “No Euro” finirà (vedrete) per regalarci Mario Draghi al Quirinale, ma ciò che ancor più indigna è che quando gli fa comodo la Ue diventa addirittura un esempio da seguire ed inseguire, e sempre in senso peggiorativo.Matteo ha prima parlato a sinistra e alla protesta, ma adesso che i sondaggi lo danno altissimo guarda caso getta la maschera e si trasforma in ciò che non ha mai smentito di essere: come un Movimento 5 Stelle qualsiasi (ma alla rovescia) canalizza l’elettorato fluido su quelle posizioni che sono tipiche di figure “di spicco” quali la Gelmini, Gasparri e magari anche Brunetta. Caro Matteo, anziché corteggiare gli orfani di Berlusconi, regalarci codeste perle e fomentare le solite divisioni tra dipendenti pubblici, Pmi e dipendenti privati, perché non ti applichi un pochino di più? Le scuole secondarie di primo grado non sono da abbattere con la ruspa ma anzi, se riformate, possono diventare un volano per la nostra nazione rispetto ai competitors oltre confine. Nei decenni sono state inopportunamente incrementate le ore di italiano, e il risultato è stato una minore padronanza della materia (e della nostra grammatica). La parola specializzazione (come quella “tradizione”) è diventata una bestemmia a scuola perché la trasmissione dei saperi è stata umiliata in favore di una fantomatica “crescita umana” definita a sproposito “apprendimento”.Ci lamentiamo per una certa arretratezza nell’innovazione, ma anziché ridimensionare le ore di italiano e potenziare le ore di scienze e tecnologia (magari inserendo anche come nuova materia la macroeconomia di base), abbiamo riempito le scuole di insegnanti laureati in chiacchiere, espertissimi nelle dinamiche di gruppo (Frattocchie style) spacciate per “identità sociale” e scaltrissimi nel procurarsi potere. Gli scienziati, forti di una identità individuale piuttosto marcata e difficilmente prostituibile, pensano al sodo, un modus operandi ben rappresentato dal rigoroso “metodo sperimentale” figlio di Galileo, ma in questo modo risultano depotenziati. Integriamo quanto prima le scuole medie di contenuti, formiamo giovani preparati alimentandone le menti e facciamola finita con l’unico vizio peggiore del pressapochismo salviniano: la scuola del politically correct e del fallimento dei saperi, la scuola del sistema e della svalutazione dei cervelli, quella dell’ideologia dell’appiattimento progressista, quindi globalista, quindi schiavista.(Marco Giannini, “Se salvini considera le scuole medie un inutile parcheggio”, Libreidee, 19 novembre 2019).Matteo Salvini superata la fase del “governo del cambiamento”, nel tentativo di “arricchirsi” di contenuti mediatici ed in pieno rigurgito berlusconiano, ci ha comunicato che il problema del paese sono le… scuole medie! Avete capito bene: qualora il Matteo nazionale diventasse premier abolirebbe quello che per lui è un “inutile parcheggio”. Prosit! No, non mi riferisco al Papetee come fanno tanti cretini, quanto piuttosto alla finezza del ragionamento. Per Salvini inoltre gli insegnanti lavorano poco perché hanno diritto a ferie estive di due mesi e quindi, tradotto, guadagnano troppo come salario orario. Follia. Mi ero reso conto ai tempi del primo governo Conte (tentato spezzatino della scuola italiana da parte dei leghisti) che di istruzione il leader verde ne sapesse quanto l’asinello del presepe, ma adesso a sconvolgere è la motivazione che egli porta a sostegno delle sue tesi: l’Europa! L’uomo avente nel passato le felpe “No Euro” finirà (vedrete) per regalarci Mario Draghi al Quirinale, ma ciò che ancor più indigna è che quando gli fa comodo la Ue diventa addirittura un esempio da seguire ed inseguire, e sempre in senso peggiorativo.
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Mazzucco: lo Stato si riprenda acciaio, energia e medicina
La drammatica vicenda dell’Ilva dimostra come non sia possibile, semplicemente, lasciare nelle mani dei privati le risorse strategiche di un paese: non perché l’operatore privato sia da demonizzare, ma perché è ovvio (nonché legittimo) che l’azienda intenda ricavarne un vantaggio economico per sé, anche a scapito del servizio destinato ai cittadini. Questo vale per una “materia prima semilavorata” come l’acciaio, che supporta l’intero sistema industriale nazionale, e vale a maggior ragione per il settore dell’energia. Lo afferma Massimo Mazzucco, esaminando mestamente il caso di Taranto, classico esempio di coperta troppo corta: o tuteli l’ambiente della città e la salute dei lavoratori, oppure – se invece pensi al profitto, cioè alla tua sopravvivenza come impresa – finisci per trascurare sia la sicurezza degli operai che quella degli sfortunati abitanti dei quartieri che sorgono a ridosso dello stabilimento inquinante. Discorso che Mazzucco estende all’immenso settore della sanità e della farmaceutica: come sperare che non si esca dalla logica del business, a scapito della salute, se l’intero, smisurato comparto medico-farmaceutico è completamente nelle mani delle multinazionali?In modo decisamente inconsueto, tra i servizi “di costume” che corredano i telegiornali a margine delle news principali, persino il Tg1 si è appena occupato dell’emblematica situazione di isolamento dei tanti villaggi disseminati sull’Appennino. Spopolamento vertiginoso, bambini costretti a percorrere decine di chilometri per raggiungere la scuola, intere borgate completamente isolate anche telefonicamente (circostanza per nulla rassicurante sul piano della sicurezza, nel caso di emergenze sanitarie o di calamità naturali). Un sindaco del Piacentino indica un palo telefonico divelto, in mezzo al bosco: questo stato di degrado, accusa, è letteralmente esploso da quando le compagnie telefoniche sono state privatizzate, cessando di garantire il servizio a tutti e penalizzando le aree dove vivono pochi utenti, cittadini trasformati in semplici clienti (assisterli, a quel punto, è diventato poco conveniente). C’è una sorta di deriva, di cui non si vede la fine: è caduta nel vuoto, in Parlamento, la mozione presentata dall’ex grillina Sara Cunial per chiedere una moratoria sull’installazione della rete wireless 5G. La richiesta: sospendere le operazioni per tre anni, periodo indicato da scienziati e sanitari per consentire di valutare le analisi in corso, circa l’impatto del 5G sul corpo umano. Tutto inutile: a nulla serve invocare il sacrosanto “prinicipio di precauzione”.Era stato lo stesso Mazzucco, mesi fa, a “scoprire” che aveva dimensione nazionale lo strano fenomeno dell’abbattimento dei grandi alberi nei centri abitati. Operazione condotta in modo quasi clandestino, spesso senza spiegazioni o con vaghi pretesti. «Succede anche nella vostra città?». All’appello di Mazzucco, via web, hanno risposto decine di persone, fornendo immagini e video: una vera e propria “strage” silenziosa, condotta all’insaputa degli italiani. Dai grandi media, silenzio di tomba – così come dalla politica. E’ stato Mazzucco, ancora lui, a scovare un inidizio: documenti governativi della Gran Bretagna raccomandano l’abbattimento degli alberi frondosi, nei centri abitati, perché la loro chioma ostacola la propagazione del segnale wireless di quinta generazione. Il mutismo della politica si fa addirittura assordante nel caso dell’obbligo vaccinale, anche se 130.000 bambini italiani (non vaccinati) nel 2019 sono stati esclusi dall’asilo, per la prima volta nella storia. La Regione Puglia, unico caso italiano, ha monitorato le “reazioni avverse”: 4 bambini su 10 hanno avuto problemi di salute, anche seri, dopo la somministrazione delle vaccinazioni polivalenti. Di questo, naturalmente, non si parla. La politica – tutta – recita il suo atto di dolore sull’Ilva. Ma il sistema-Italia è senza governo, a monte del rito sempre più inutile delle elezioni. Comanda il “pilota automatico”, a cui nessuno osa opporsi.(Massimo Mazzucco anima con Giulietto Chiesa ogni sera alle ore 21 le trasmissioni di “Contro Tv”, neonata voce indipendente dell’informazione italiana. Il pensiero di Mazzucco, reporter e documentarista, è rintracciabile sul blog “Luogo Comune”. Ogni sabato, infine, l’autore dà vita con Fabio Frabetti di “Border Nights” alla diretta web-streaming su YouTube “Mazzucco Live”).La drammatica vicenda dell’Ilva dimostra come non sia possibile, semplicemente, lasciare nelle mani dei privati le risorse strategiche di un paese: non perché l’operatore privato sia da demonizzare, ma perché è ovvio (nonché legittimo) che l’azienda intenda ricavarne un vantaggio economico per sé, anche a scapito del servizio destinato ai cittadini. Questo vale per una “materia prima semilavorata” come l’acciaio, che supporta l’intero sistema industriale nazionale, e vale a maggior ragione per il settore dell’energia. Lo afferma Massimo Mazzucco, esaminando mestamente il caso di Taranto, classico esempio di coperta troppo corta: o tuteli l’ambiente della città e la salute dei lavoratori, oppure – se invece pensi al profitto, cioè alla tua sopravvivenza come impresa – finisci per trascurare sia la sicurezza degli operai che quella degli sfortunati abitanti dei quartieri che sorgono a ridosso dello stabilimento inquinante. Discorso che Mazzucco estende all’immenso settore della sanità e della farmaceutica: come sperare che non si esca dalla logica del business, a scapito della salute, se l’intero, smisurato comparto medico-farmaceutico è completamente nelle mani delle multinazionali?
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Appello a Liliana Segre: la Commissione attenta alla libertà
Questo scritto è un appello alla senatrice Segre, al suo coraggio, alla sua lucidità. Una delle più gravi violazioni in atto dei principi fondamentali della Costituzione e della stessa civiltà occidentale è la limitazione ai diritti di informazione, di insegnamento e di ricerca scientifica voluta dal pensiero unico e dai suoi beneficiari. La pubblica informazione è in mano a cinque grandi agenzie mondiali, controllate da capitali privati, dedite al filtraggio delle notizie, delle analisi e al consolidamento di un pensiero unico liberista-mercatista-globalista; ad esse quasi tutti i giornalisti e i mass media si attengono, anche quelli pubblici. I docenti, anche quelli universitari, persino quelli di filosofia, ricevono dalla politica direttive ideologiche afferenti al pensiero unico, cui devono attenersi per conservare il posto, far carriera, aver visibilità. La ricerca scientifica, con la stampa scientifica, è in gran parte finanziata e controllata da capitali privati che contrattualmente si riservano la proprietà dei risultati e il diritto di decidere che cosa divulgare e che cosa no; in tal modo il capitale orienta la scienza, il suo insegnamento, la sua applicazione, dall’economia alla medicina;Ai medici in Italia è stato perfino vietato, sotto pena di radiazione, di esercitare il diritto di informazione dei pazienti sugli effetti dei vaccini obbligatori. Facebook esercita arbitrariamente il potere di oscurare i suoi utenti non allineati col pensiero unico (lo ha fatto anche a me, per un mese, durante la campagna elettorale europea). Imperversa la pratica del grievance-mongering, o vittimismo di mestiere, consistente nell’attaccare, isolare, licenziare, oscurare persone che hanno espresso le proprie idee o preferenze nel rispetto della legge, e che strumentalmente il vittimista accusa di averlo offeso nella sua sensibilità religiosa o etnica o razziale o sessuale. Tutto ciò costituisce un’aggressione organica, sistemica, strategica, alla stessa esistenza di una società basata sulle predette libertà, ed esigeva l’urgente costituzione di una Commissione parlamentare per la tutela delle medesime libertà. Invece, hanno fatto la Commissione Segre per il controllo discrezionale della comunicazione via Internet (con possibilità di censura, punizione e oscuramento), onde limitare ulteriormente la libertà di informazione e di pensiero, col pretesto della lotta a un estremismo politico e a un razzismo o suprematismo o sessismo che, sì, esistono e sono talvolta lesivi di beni giuridici riconosciuti, ma sono già puniti dalle leggi italiane e che non hanno, né possono avere in questa fase storica, la forza materiale per minacciare la società.L’istituzione della Commissione va vista e studiata insieme con altre due ‘riforme’: il tracciamento di ogni pagamento e versamento (con la costrizione a passare per una banca ad ogni transazione); l’imposizione di vaccinazioni di massa senza trasparenza sugli effetti reali dei prodotti inoculati (con l’Ema che vuole inserire dal 2022 le certificazioni vaccinali nei passaporti come condizione di validità). Le tre suddette riforme vanno comprese come strumenti fondamentali e integrati dell’attuale fase evolutiva del controllo sociale, basata essenzialmente: sulla manipolazione e modificazione diretta degli uomini, anche biologica e genetica, via farmaci, vaccini, alimenti; sul loro monitoraggio costante e capillare nelle idee, negli spostamenti, nel denaro; sulla possibilità di escluderli unilateralmente, con un click, dalle reti (comunicazioni, servizi, accesso al proprio denaro in banca).Lo statuto della Commissione Segre (andatevelo a leggere) è formulato in termini vaghi, indeterminati, ampiamente soggettivi e discrezionali, non limitati all’istigazione all’odio (…intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche), in modo che essa possa censurare, impedire e reprimere non solo e non tanto le istigazioni all’odio, ma la divulgazione di informazioni e analisi oggettive che possano, per le loro implicazioni, suscitare indignazione morale, “odio” nella Neolingua politically correct.Infatti, è facile equivocare tra indignazione e odio, accusare colui di diffondere odio colui che in realtà diffonde informazioni e commenti su inganni, soprusi, illegalità, tradimenti politici, maxi-truffe bancarie coperte dalle istituzioni, soprattutto in relazione al nuovo ordine globale e totalizzante, il quale delegittima come eresia ogni alternativa a sé stesso. L’ordine del capitalismo finanziario e del mercato (non libero, ma) manipolato, con tutti gli effetti sulla vita delle persone e delle società, è un ordine onnipervasivo, egemonizza l’intrattenimento, la cultura e la stessa contro-cultura (vedi il fenomeno Greta). Il totalitarismo capitalista non è funzionalmente diverso da altri totalitarismi, a quelli verso cui, per il pensiero unico, è lecito esprimere odio, come quello autore dello sterminio di milioni soggetti appartenenti a categorie-bersaglio, tra cui innanzitutto gli ebrei, compresi i familiari della senatrice Segre – la quale suppongo non abbia percepito per tempo i fini liberticidi a cui è stata strumentalizzata, ma ora può ben rimediare brillantemente. Gli ebrei, ricorrenti vittime della persecuzione contro la libertà culturale, sono pure storici paladini, nonché simbolo, della medesima!La Commissione Segre, nata da un testo della Boldrini e che dovrebbe chiamarsi commissione Boldrini ed è stata ridenominata ‘Segre’ solo per inibire le critiche, ha uno statuto che, con la sua vaghezza, la predispone: a prevenire e contrastare lo svilupparsi una coscienza dei gravissimi, attuali conflitti di classe e tra nazioni, e a tutelare così la falsa narrazione irenica (deconflittualizzata) del mainstream; a oscurare l’informazione sugli effetti perniciosi e, per l’appunto, ‘odiosi’ del liberal-globalismo, scoraggiando la critica sistemica ad esso; a contrastare il dissenso e il suo organizzarsi in opposizione politica e sociale, ossia a difendere il pensiero unico liberale, il consenso ad esso, ai suoi esecutori politici, economici e culturali, e alle loro riforme; a colpire ogni richiamo politico allo Stato nazionale, alla sua sovranità sulla moneta, sui confini, sulle scelte di modello socioeconomico, e alla responsabilità democratica verso il bene dei propri cittadini come funzione e dovere di tale Stato (tutte cose che l’ordine finanz-capitalistico è vigorosamente impegnato a smantellare e screditare, perché ostacolano l’ottimizzazione del mondo alle sue dinamiche anche demografiche).Molte notizie, in materia di economia, finanza, banche, immigrazione, potranno essere censurate perché idonee a suscitare indignazione sociale, che verrà ridefinita “odio” allo scopo predetto. Del resto, già gli antichi sentenziavano: veritas odium parit. Se lo scopo della Santa Commissione fosse onesto e non liberticida, se fosse diverso da quello che ho testé descritto, il suo statuto da un lato sarebbe stato garantista, cioè preciso e oggettivo nel definire, con riferimento al Codice Penale, le espressioni da colpire; e, dall’altro lato, avrebbe compreso la tutela dì diritti – questi sì costituzionalmente fondati – di opinione, informazione, ricerca e insegnamento, mediante l’individuazione e il contrasto a tutte quelle lesioni alla libertà di parola che ho menzionato in apertura. Senatrice Segre, affido a Lei l’iniziativa di questa alta difesa della Libertà!(Marco Della Luna, “Santa Commissione o Santa Inquisizione?”, lettera aperta alla senatrice Liliana Segre pubblicata sul blog di Della Luna il 4 novembre 2019, “per la difesa della fede nella narrazione”).Questo scritto è un appello alla senatrice Segre, al suo coraggio, alla sua lucidità. Una delle più gravi violazioni in atto dei principi fondamentali della Costituzione e della stessa civiltà occidentale è la limitazione ai diritti di informazione, di insegnamento e di ricerca scientifica voluta dal pensiero unico e dai suoi beneficiari. La pubblica informazione è in mano a cinque grandi agenzie mondiali, controllate da capitali privati, dedite al filtraggio delle notizie, delle analisi e al consolidamento di un pensiero unico liberista-mercatista-globalista; ad esse quasi tutti i giornalisti e i mass media si attengono, anche quelli pubblici. I docenti, anche quelli universitari, persino quelli di filosofia, ricevono dalla politica direttive ideologiche afferenti al pensiero unico, cui devono attenersi per conservare il posto, far carriera, aver visibilità. La ricerca scientifica, con la stampa scientifica, è in gran parte finanziata e controllata da capitali privati che contrattualmente si riservano la proprietà dei risultati e il diritto di decidere che cosa divulgare e che cosa no; in tal modo il capitale orienta la scienza, il suo insegnamento, la sua applicazione, dall’economia alla medicina.
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Grillo, fai un regalo all’Italia: chiudi il Movimento 5 Stelle
Quelli che sin dagli esordi avrebbero voluto che non esistesse e quelli come me, furibondi con il Movimento da almeno tre anni, commenteranno: “Cosa parli ancora del M5S, che è bene che sparisca dalla faccia della Terra!?” (aggiungendo magari qualche comprensibile insulto a Grillo e al sottoscritto, in quanto editorialista costantemente controvento). Secondo la mia interpretazione, costoro hanno ragione al 90% perché, in realtà, finché è stato in vita Gianroberto Casaleggio questa forza politica era davvero qualcosa di straordinario e solo chi ha militato può saperlo: l’essere antisistema (aristocrazie finanziarie parassitarie), la partecipazione dal basso, le leggi create sulla piattaforma, eccetera.Il successo del 2018 preparato dai media (ricordate gli applausi a Di Maio a La7?) e da loro incensato fu un detonatore sotto le terga dei pentastellati: promuovevano il 5S se si prostrava agli “europeones”, al pensiero dominante franco-germanocentrico razzista contro gli italiani, ma in itinere creavano le basi per distruggerlo avvicinando esponenti grillini di spicco nelle istituzioni, per “blandirli” e infine utilizzarli per creare divisioni ovviamente mal tollerate dai cittadini, soprattutto quando riguardavano temi caldi come l’immigrazione.La naturale tendenza al cambiamento del 5S doveva essere avvelenata e stravolta: l’unico irrinunciabile valore grillino condiviso da tutti gli italiani con un cervello non delegato era la fine dell’austerity, della deindustrializzazione, della colonizzazione estera; e doveva essere terminato. A causare la fine del Movimento non è stata quindi la scelta di essere né di destra né di sinistra, e infatti la stessa Lega è votata in modo trasversale e ha sostituito abilmente il 5S nella lotta all’establishment; la vera causa della fine del 5S era nella sua radice! Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, dopo anni di Berlusconi, credettero fosse sensato imperniare questa forza politica sin dagli albori sul progressismo (quello che uccise il Pci sull’altare del “Washington Consensus”), ma non si resero conto che la vittoria auspicata contro i cosiddetti “poteri forti stranieri” dentro questo schema non sarebbe stata possibile, dato che le lobbies si nutrono proprio di questo paradigma! E’ stato semplice per l’establishment agire su schiere di eletti ad esso affini e su attivisti pseudo-ribelli in cerca di posto al sole, fancazzisti e adolescenti perenni; bastavano una Carola o una Greta, figuriamoci qualche comoda poltrona.Paradossalmente, visto che si autodefiniscono progressisti, non è da loro che potrà giungere a noi qualsivoglia cambiamento, perché la loro “anima” ed arma è una forma di feroce conformismo pronto alla discriminazione; e quindi, se dovrà nascere qualcosa di nuovo dovrà essere pragmatico e agli antipodi rispetto al “fu M5S”. Le orde di piddini inconsapevoli interni al 5S non studiavano (e sposavano) quelle battaglie geopolitiche ed economiche vitali per l’Italia (ma purtroppo complesse e poco comprese dalle masse), ma in linea con i pochi neuroni di cui disponevano si vestivano di stereotipi emotivi berciando su questioni orecchiabili come la pace, l’ambiente, gli omosessuali, la corruzione, l’Europa, l’anticlericalismo, i migranti (da assistere una volta resi degli straccioni apolidi, anziché da emancipare nei loro paesi), e tutto per ottenere quella ottantina di voti con i quali approdare in Parlamento nel 2013. Successivamente, in rispetto del dogma che gli incapaci di norma sono furbissimi nelle dinamiche da branco, costoro si sono impossessati gerarchicamente del potere interno al Movimento.A questo punto per loro è stato semplice “ragionare da casta” prostituendo tutto il prostituibile; non mi riferisco solo a Di Maio, ma a quelli che lo affiancano al governo e soprattutto a chi adesso lo accusa e ha cercato di trasformare il 5S nella succursale del Pd, tra cui l’inguardabile Lombardi, Luigi Gallo e la Ruocco. Un avvelenamento dei pozzi, quindi, quello agito sul povero Movimento premendo costantemente sui peones e sul solito principio attivo letale dell’establishment: “glebalizzare” le maggioranze facendosi servire dalle minoranze arcobaleniche (lobbies Lgbt, pseudo-pacifisti, pseudo-femministi, pseudo-ambientalisti, anticlericalisti, “decresciuti felicemente”, ecc) che se ne fregano di temi quali il lavoro e la vita delle famiglie perché interessate patologicamente al loro monotema. Con questi presupposti, approdare al fantastico mondo delle politiche del rigore spacciate per espansive (!?!) e da lì al vergognoso tentativo di alleanza definitiva con il Pd (con la Lega era solo un contratto) il passo è stato breve. Tutto perfetto, se non ci fosse un fattore stranamente ancora presente e fastidioso per i nostri padroni esteri: gli elettori.E pensare che con nuove elezioni un binomio Di Battista – Salvini avrebbe potuto fare moltissimo per la nostra nazione (termine legato antropologicamente ai diritti umani e alla cultura, ditelo alle capre radical chic): magari eleggere un presidente della Repubblica libero e con a cuore il nostro Stato. Invece qualcuno, cioè Beppe Grillo con la sua corte di scherani (uno tra tutti, il presidente della Camera Roberto Fico) per qualche ragione oscura, manco fosse un ricattato, ha operato improvvisamente e violentemente in direzione opposta. Tranquilli, ciò significa che anche quel binomio di cui sopra non avrebbe funzionato a causa dei peones; quindi meglio così, il M5S deve chiudere baracca per il nostro bene. Beppe Grillo se vorrà salvare la faccia dovrà dovrà portare profonde scuse pubbliche agli italiani, esporre le scomode verità elencate in pezzi come questo e lasciare a chi è rimasto fuori da questa immondizia il compito di fondare qualcosa di differente.Questo soggetto dovrà “imporre” democraticamente ai cittadini una grammatica differente, una nuova visione con determinate linee valoriali e con fondamenta coerenti con l’obiettivo della liberazione dal giogo neoliberista sfrenato, perbenista-schiavista (e non ad esso funzionale). Ferme restando alcune regole presenti nel M5S incentrate sull’opportuno concetto “di cittadino punto e basta” (no condanne, no tessere di altri partiti da almeno 5 anni, massimo 2 mandati, no alle correnti – tutti contributi che riconosco ai fondatori del Movimento) il nuovo soggetto politico non dovrà “ripartire” ma iniziare da capo senza temere di prendere anche un misero 5%. Questa volta al centro di questo movimento dovrà esserci un paradigma identitario, patriottico, che si ponga a difesa delle nostre splendide tradizioni a cominciare dalla riscoperta dei valori cristiani della famiglia tradizionale, del Natale (iniziando da quello alle porte) festa bellissima ma ormai umiliata, rarefatta strategicamente dall’attuale Pontefice e derisa dagli adepti di ideologie massonico-anticlericali come il gender e il suicidio assistito (confuso a dovere con l’eutanasia, vedasi “Suicidio assistito, l’ennesimo abuso della lobby massonica”).Se davvero un simile nuovo soggetto politico si affaccerà nel panorama democratico, esso innanzitutto dovrà manifestare concreta vicinanza ai pilastri dello Stato come le forze di sicurezza, carabinieri e polizia, come le università e i suoi giovani, come i sindacati. Meritocrazia, competenza, capacità, scuola, ricerca, innovazione tecnologica e ambientale, giustizia sociale (salario orario minimo garantito), efficienza della pubblica amministrazione, sicurezza (idrogeologica e cittadina), lotta alle grandi evasioni ed elusioni dovranno fare il resto. Come target economico di questo movimento dovranno esservi la valorizzazione dell’economia reale regolamentando la finanza selvaggia ed estremista, la fine della austerity, l’abolizione del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio, l’attuazione di politiche davvero espansive, la piena occupazione anche “di cittadinanza attiva” e il riaffermare del principio che vede la Costituzione sopra ogni trattato internazionale. Nessun attuale eletto nelle fila degli attuali partiti-movimenti potrà candidarsi per almeno 5 anni.A livello strettamente geopolitico il nuovo movimento dovrà porsi come obiettivo l’Italia, sostenuta nelle sue peculiarità: se il nostro Stato continuerà ad appiattirsi sulla Ue come fosse una realtà continentale (lo sono Francia e Germania), finirà per condannarsi alla desertificazione socioeconomica e ad essere ininfluente. L’Italia perciò dovrà guardare fortemente verso Mosca, verso il Mediterraneo e verso le correnti di Trump e Johnson nel mondo anglosassone senza comunque chiudere alla Via della Seta; con i vicini centroeuropei la scelta più sensata sarà edificare rapporti simili a quelli presenti in passato in ambito Cee (un po’ come fanno gli inglesi specularmente col Brexit), concordando inoltre l’uscita dalla moneta unica. Sui temi migratori l’Italia dovrà tornare a chiudere i porti alle Ong (fermo restando l’aiuto verso i veri profughi) ma allo stesso tempo dovrà stabilire quote annuali di stranieri da integrare lavorativamente (esiste anche una fisiologica richiesta di manodopera estera) ma anche da formare culturalmente, spiegando loro cosa è stato fatto loro dal neocolonialismo, in primis francese, con particolare riguardo alla tematica del franco Cfa.La linea scelta da Grillo negli ultimi tempi invece è quella del kamikaze, perché al sistema mafioso internazionale poco importa se il M5S scompare: ciò che importa ad esso è il piazzare Mario Draghi (ne sia consapevole o meno) alla presidenza della Repubblica a costo di sacrificare vecchi e nuovi servi. Se notate ogni mossa dei media, del Pd, delle più alte cariche della Repubblica e via discorrendo, fino all’ultimo mandarino di sistema di provincia, è sotto sotto quello di difendere una moneta privata e straniera che paghiamo a caro prezzo: l’euro. Per il bene dell’Italia, il M5S deve scomparire perché qualsiasi cosa venisse riproposta da Di Maio e soci sarebbe una minestra riscaldata, la fase dell’innamoramento (cit. Alberoni) è terminata, e pure quella dell’amore visto che siamo addirittura alla sopportazione e alla commiserazione (Di Maio). E’ un vero peccato, non perché ne sia l’autore, che questo pezzo passi inosservato e poco condiviso sui social (mi auguro l’opposto) perché il sogno di tanti 5S è stato distrutto da qualcuno che a mio avviso passerà alla storia come un giullare traditore, mentre le energie contenute in questo sogno potrebbero ancora emancipare l’Italia e portarla fuori dal soffocamento organizzato da Parigi e Berlino, permesso sin dai decenni precedenti da una classe politica di complici e incapaci.(Marco Giannini, “Grillo passerà alla storia come un giullare traditore se non chiuderà la baracca pentastellata”. Fino al 2016, con la svolta “eurista” dei 5 Stelle al Parlamento Europeo, Giannini aveva sostenuto il M5S. Antropologo, è autore del saggio “Il neoliberismo che sterminò la mia generazione”, edito da Andromeda).Quelli che sin dagli esordi avrebbero voluto che non esistesse e quelli come me, furibondi con il Movimento da almeno tre anni, commenteranno: “Cosa parli ancora del M5S, che è bene che sparisca dalla faccia della Terra!?” (aggiungendo magari qualche comprensibile insulto a Grillo e al sottoscritto, in quanto editorialista costantemente controvento). Secondo la mia interpretazione, costoro hanno ragione al 90% perché, in realtà, finché è stato in vita Gianroberto Casaleggio questa forza politica era davvero qualcosa di straordinario e solo chi ha militato può saperlo: l’essere antisistema (aristocrazie finanziarie parassitarie), la partecipazione dal basso, le leggi create sulla piattaforma, eccetera. Il successo del 2018 preparato dai media (ricordate gli applausi a Di Maio a La7?) e da loro incensato fu un detonatore sotto le terga dei pentastellati: promuovevano il 5S se si prostrava agli “europeones”, al pensiero dominante franco-germanocentrico razzista contro gli italiani, ma in itinere creavano le basi per distruggerlo avvicinando esponenti grillini di spicco nelle istituzioni, per “blandirli” e infine utilizzarli per creare divisioni ovviamente mal tollerate dai cittadini, soprattutto quando riguardavano temi caldi come l’immigrazione.
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Ratto: noi idioti, posseduti dalla tecnologia nostra padrona
È assolutamente essenziale che, in una società che si voglia dire veramente libera e composta da uomini e non da manichini, venga sempre mantenuta da chi governa la possibilità, per tutti i cittadini, di poter delinquere e infrangere le leggi. Forse gli idioti che gestiscono il sistema non lo hanno capito. O forse, invece, lo hanno capito benissimo. E a essere idioti son tutti gli altri. Fatto sta che è così. È assolutamente così. Dopo aver perso il controllo su di noi, sul nostro corpo, sulle nostre passioni, sulle nostre reazioni, ora stiamo via via perdendo anche il controllo sui nostri mezzi. Le macchine circolano da sole, posteggiano da sole, frenano da sole. La casa è gestita da una mignotta elettronica, che di nome fa la coniugazione al femminile del computer di “2001 Odissea nello Spazio”, e che ci accende le luci, ci spegne la caldaia, ci prepara il caffè, ascolta quel che diciamo al vicino e poi informa Google circa le prossime pubblicità da spedirci via mail. Tutto ciò che ci circonda è “smart”, nel senso che ci assicura la comodità di non preoccuparci di parecchi dettagli a cui, invece, provvedono direttamente i nostri stessi aggeggi. Dettagli da poco, per carità.. Questioni che, banalmente, hanno a che fare con tutte le piccole scelte quotidiane che, finora, facevamo da soli. E a cui, adesso, pensano direttamente le mille cose che acquistiamo, credendo illusoriamente di possederle.E proprio come diceva quel deficiente durante una pubblicità di non so più quale compagnia telefonica, la “libertà” che possiamo meritarci sta ormai consistendo, sempre più, nel “non dover scegliere”. In nome di una criminale, liberticida “sicurezza”, in un mondo in cui le cose ci spiano e ci possiedono, esultiamo ebeti di fronte alle automobili che rispettano da sole i limiti di velocità, impedendoci di trasgredirli. Di fronte alle telecamere che scoraggiano qualsiasi illegalità, facendo leva sul deterrente del controllo a distanza. Alle transazioni di denaro e ai conti in banca sistematicamente “monitorati” da Equitalia, per impedir qualsiasi tentazione di evasione fiscale. Noi esultiamo, sì. Diciamo: io mica ho niente da nascondere. Diciamo: è più sicuro. È più comodo..! E il processo va avanti; e andrà avanti così. Le cose ci si scaraventeranno contro. Al prossimo giro i cruscotti delle nostre automobili ci stamperanno in faccia le multe ad ogni nostra infrazione. Poi, semplicemente, si arresteranno a ogni rosso. O si metteranno d’accordo tra loro, su chi di volta in volta abbia la precedenza all’incrocio… E noi saremo liberi! Liberi di chattare anche durante il viaggio. Di postare foto del cazzo mentre la macchina ci porta in ufficio, eccetera eccetera.C’è solo un particolare. Un piccolissimo particolare. Idioti come dei secchi vuoti, privi di memoria (perché a ricordare ci penserà già l’agenda elettronica), totalmente incapaci di ragionare (perché a ciò provvederà già il computer), derubati dell’imbarazzo angosciante del dover scegliere (perché le nostre macchine, ormai, lo faranno per noi), sprovvisti definitivamente di qualsiasi controllo sulle nostre pulsioni e di qualunque capacità di rispettar le regole (perché milioni di impedimenti elettronici avranno provveduto a prevenire a monte qualsiasi illegittimità), noi saremo definitivamente trasformati in oggetti. In quegli stupidi strumenti che, un tempo, eravamo noi a controllare. E a quel punto, o il controllo elettronico su di noi saprà essere perfetto, assoluto, totalizzante, capace di determinare qualsiasi nostra azione e prevenir qualunque irregolarità, oppure, al primo baco nel sistema, ci scaglieremo addosso gli uni contro gli altri. Sbranandoci ferocemente, senza pietà.(Pietro Ratto, “L’essenziale possibilità di delinquere”, dal blog “Bosco Ceduo” del 30 maggio 2019. Scrittore, saggista, filosofo, insegnante e musicista, Ratto ha fondato il sito “In-contro/storia”. Accanto a romanzi come “Il treno” e “Senet”, ha pubblicato apprezzati saggi di storia e attualità, indagando risvolti scomodi come quello sulla Papessa Giovanna nel volume “Le pagine strappate”, ora edito con Youcanprint. Tra i libri più letti si segnala “L’Honda anomala” (Bibliotheka Edizioni) sul rapimento Moro, insieme a “I Rothschild e gli altri. Dal governo del mondo all’indebitamento delle nazioni, i segreti delle famiglie più potenti del mondo”, edito da Arianna come “Rockefeller e Warburg. I grandi alleati dei Rothschild. Le famiglie più potenti della terra”. Per l’editrce Dissensi, Ratto ha scritto “La storia dei vincitori e i suoi miti”, sottotitolo: “Da Giovanna d’Arco al delitto Moro, da Cristoforo Colombo ai Rothschild, mille anni tutti da riscrivere”).È assolutamente essenziale che, in una società che si voglia dire veramente libera e composta da uomini e non da manichini, venga sempre mantenuta da chi governa la possibilità, per tutti i cittadini, di poter delinquere e infrangere le leggi. Forse gli idioti che gestiscono il sistema non lo hanno capito. O forse, invece, lo hanno capito benissimo. E a essere idioti son tutti gli altri. Fatto sta che è così. È assolutamente così. Dopo aver perso il controllo su di noi, sul nostro corpo, sulle nostre passioni, sulle nostre reazioni, ora stiamo via via perdendo anche il controllo sui nostri mezzi. Le macchine circolano da sole, posteggiano da sole, frenano da sole. La casa è gestita da una mignotta elettronica, che di nome fa la coniugazione al femminile del computer di “2001 Odissea nello Spazio”, e che ci accende le luci, ci spegne la caldaia, ci prepara il caffè, ascolta quel che diciamo al vicino e poi informa Google circa le prossime pubblicità da spedirci via mail. Tutto ciò che ci circonda è “smart”, nel senso che ci assicura la comodità di non preoccuparci di parecchi dettagli a cui, invece, provvedono direttamente i nostri stessi aggeggi. Dettagli da poco, per carità.. Questioni che, banalmente, hanno a che fare con tutte le piccole scelte quotidiane che, finora, facevamo da soli. E a cui, adesso, pensano direttamente le mille cose che acquistiamo, credendo illusoriamente di possederle.