Archivio del Tag ‘salute’
-
Vergogna Ilva: quanti morti, ancora, per salvare lo spread?
Il decreto del governo salva-Riva ha ottenuto un consenso di unità nazionale, compresi Camusso e Landini. Vediamo prima di tutto il fatto. All’Ilva è in corso d’opera un grave reato contro la salute dei cittadini e dei lavoratori: la magistratura interviene per fermarlo e il governo interviene per fermare la magistratura. Questa la sostanza giuridica del decreto di cui speriamo la Corte Costituzionale rilevi la palese incostituzionalità: in un paese in cui tutta la classe politica si riempie la bocca delle parole “regole” e “legalità”, un decreto come questo si iscrive alla più pura tradizione berlusconiana di cambiare la legge per fermarne l’applicazione quando sono colpiti interessi potenti. In questo caso si giustifica l’atto affermando che gli interessi in campo non sono quelli del padrone, ma dei lavoratori che rischiano il posto e del paese che rischia di perdere una azienda strategica. Naturalmente si afferma che la salute viene comunque salvaguardata e che quindi conflitto non c’è con l’iniziativa della magistratura, che viene invitata a “capire”.
-
Lester Brown: presto non ci sarà più da mangiare per tutti
Il mondo è in una fase di transizione, da un’epoca dominata dal surplus, ad una dominata dalla scarsità. Sono in atto varie tendenze, che interessano sia la domanda che l’offerta e che portano ad un impoverimento delle scorte alimentari mondiali e ad un aumento dei prezzi. Questa situazione non è temporanea, si tratta piuttosto di una transizione di lungo periodo dall’abbondanza alla scarsità. Sotto il punto di vista della domanda c’è l’aumento della popolazione; non è una novità, negli ultimi decenni siamo cresciuti al ritmo di ottanta milioni l’anno. In pratica significa che stasera ci saranno 219.000 persone sedute a cena che ieri sera non c’erano, e che domani ce ne saranno altre 219.000 in più. La crescita della popolazione è continua e non accenna a diminuire. Il secondo elemento che crea l’aumento della richiesta di cibo è l’aumento della ricchezza. Aumentando il reddito, la gente, indipendentemente da dove si trovi, sale nella catena alimentare, e consuma più carne e pollame.
-
Napolitano, hai firmato la morte dei bambini di Taranto
Avevo davvero riposto in lei la mia fiducia, credevo che fosse una persona per bene, che difendesse la nostra Costituzione. Credevo che quei valori, di cui tanto parla, fossero davvero radicati in lei e fossero il punto di riferimento per ogni sua azione, per ogni sua decisione. Credevo che avrebbe scelto la vita e non la morte.. E invece ha firmato la nostra condanna. La condanna di una città sacrificata da anni in nome del profitto più squallido e criminale, abbandonata nelle mani di una famiglia di imprenditori senza scrupoli, plurindagati e pluricondannati e tutt’oggi agli arresti domiciliari o addirittura latitanti. Come credere ancora nello Stato italiano? Come credere nella politica e in chi dovrebbe difendere e promuovere il bene comune e invece ci ha rubato anche il diritto alla vita?
-
Acciaio, ladri di Stato e tumori: il triste presepe di Taranto
Non conosco la Giudice delle Indagini Preliminari di Taranto. Di Patrizia Todisco è avaro di immagini persino Google: fate la prova: scrivete il suo nome e vi compariranno un sacco di Ministroclini, Prefettoferrante, Governatorevendola, persino qualche Stefanofassina (chi era costui? Ah:…il responsabileeconomico di D’Alema & Bersani). E in mezzo a questa folla di occhi puntati in camera, menti volitivi e nasi penetranti, poche rare immagini di una donna con gli occhiali seri di chi ha consumato un po’ della sua vista sui monumentali libri di diritto romano e nella lettura di migliaia di pagine di indagini e perizie. Quasi sempre ritratta di tre quarti, come capita solo a chi non vuole apparire. Ecco: non la conosco, ma me la immagino così. Proprio come dovrebbe essere un giudice che parla con le sentenze, senza microfoni griffati cacciati in gola in mezzo a un ronzante alveare di telecamere e cronisti.
-
Bersani, lo smacchiatore dell’Ilva: ora restituisca quei soldi
Dicono che torna la politica e si riprende la sua autonomia. Ma, a leggere le carte dell’inchiesta Ilva: autonomia, quale? Rispetto a cosa?, viene da domandarsi. Perché di autonomia ce n’era poca. Anzi, i politici – e anche i tecnici – sembravano un po’ succubi della grande impresa: anche di quella che, come abbiamo sentito, in 15 anni ha fatto tre miliardi di utili sull’acciaio, mentre a Taranto morivano 1.600 persone all’anno perché l’Ilva non bonificava gli impianti. Ora, il governo, d’accordo con Napolitano, fa il decreto per neutralizzare le ordinanze dei giudici, “quarto grado di giudizio”: se il giudice decide una cosa che non piace, invece di impugnarla davanti al Riesame o alla Cassazione, si va dal governo che fa un decreto e la cancella, e nessuno fiata – a parte Di Pietro, che ormai è considerato un appestato.
-
Gli schiavi di Taranto prigionieri dell’Ilva: una favola nera
C’era una volta un presidente del Consiglio, Jumbolo, che vendette una grande industria a un signore, Creso. L’industria, che produceva acciaio, fu comprata a buon prezzo, a un ottimo prezzo. Jumbolo era famoso per la sua generosità. Creso ricompensò negli anni i partiti, gli elettori di Jumbolo, con ricche regalie e persino con omaggi personali, come accadde a Gargamella. Creso divenne così sempre più ricco. La grande industria funzionava infatti a meraviglia, tutta ricavi e senza costi. Gli investimenti per fare funzionare la Grande Macchina non erano necessari, li aveva fatti tutti Jumbolo con i soldi dei suoi sudditi. E’ vero che altri, urgenti investimenti per la salute dovevano essere fatti, ma nessuno controllava il veleno prodotto per incuria e per guadagno dalla grande industria nella città e nelle campagne, neppure il Gran Ciambellano dell’Ambiente, Peste Nera, che non mosse un dito per più di vent’anni.
-
Energia e clima: il futuro è sporco, nero come il carbone
Il futuro è sporco: nero come il carbone che alimenta le centrali di oggi e, soprattutto, quelle di domani. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, “la domanda di carbone nel mondo crescerà del 21% entro il 2035”. Sono già più di mille i nuovi impianti in arrivo: bruciando il buon vecchio combustibile fossile, immetteranno in atmosfera una quantità di gas serra pari a quelle dell’intera Cina, ormai il più grande inquinatore del pianeta. Catastrofe climatica assicurata, avverte il World Resources Institute, ma l’allarme cade nel vuoto: l’importante, per i super-produttori, è garantirsi energia a basso costo. Proprio la Repubblica Popolare, insieme all’India, ospiterà più di tre quarti di questi nuovi impianti. I due giganti asiatici però non sono soli: fra i 10 principali importatori e utilizzatori di carbone restano anche nazioni europee “virtuose” come la Germania, il Regno Unito e, nonostante la forte vocazione nuclearista, la Francia.
-
Camilleri e Hack: una sola Camera, bastano 100 deputati
Attenti: in tutti questi anni, il centrosinistra non ha fatto niente di serio per contrastare davvero il regime di Berlusconi. E l’attuale sbando delle destre potrebbe propiziare una nuova metamorfosi del “partito del privilegio”, sotto le sembianze di un “nuovo centrismo”, ancora una volta benedetto dal Vaticano, attorno a nomi come quelli di Monti, Casini e Montezemolo. Per Andrea Camilleri e Margherita Hack, il disastro-Italia non è imputabile all’Europa (non una parola, infatti, sulla catastrofe antidemocratica dell’Eurozona) ma al male endemico del Belpaese: la “casta”. Via d’uscita: una lista civica di salvezza nazionale che, alle elezioni della primavera 2013, promuova una “riforma istituzionale” che spazzi via tutto il marcio che ha indebolito il paese. E’ l’appello che Camilleri e la Hack rivolgono ai giovani attraverso “Micromega”. Con loro il direttore della rivista, Paolo Flores d’Arcais, nonché Adriano Prosperi, Mario Alighiero Manacorda e Barbara Spinelli.
-
Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale
«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”.
-
Greenpeace: il veleno è di moda, “tossici” due capi su tre
Tessuti e capi firmati devastano l’ambiente, ma anche la salute: in due casi su tre, sono fonte addirittura di tumori e di serie anomalie al sistema ormonale. Parola di Greenpeace. «Siamo ormai in un mondo di “fashion victim”? Decisamente sì, e non solo nel senso di persone che seguono acriticamente le mode del momento», scrive Andrea Bertaglio sul “Fatto Quotidiano”. L’ultimo rapporto dell’associazione ecologista internazionale lo conferma: l’industria tessile provoca guasti gravissimi all’ambiente. Ma la novità vera è un’altra: l’abbigliamento può minacciare il benessere fisico delle persone, come rivelano le analisi chimiche eseguite su decine di prodotti dei marchi più importanti del pianeta. Sostanze tossiche e nocive, rivela Greenpeace, sono presenti in oltre il 60% dei capi: i 20 principali brand di moda vendono indumenti contaminati da sostanze pericolose per il sistema endocrino e, se rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene.
-
Fame e freddo, l’Istat: in sofferenza un italiano su cinque
Incapaci di far fronte a spese impreviste e in arretrato con bollette, affitto e mutui. Peggio ancora: c’è chi non può permettersi un pasto proteico – a base di carne – nemmeno una volta ogni due giorni. Indicatori in picchiata nell’Italia che sprofonda nella crisi, secondo le ultime analisi dell’Istat. Che rilevano disagi crescenti: un italiano su cinque, ormai, soffre vere e proprie privazioni materiali. Chi deve rinunciare all’automobile, chi alle vacanze – neppure una settimana di ferie all’anno – e chi è costretto persino a fare a meno della lavatrice, del telefono, del televisore. Addirittura, tra i parametri della nuova povertà, l’istituto di statistica segnala anche le famiglie che, per mancanza di denaro, restano al freddo e non possono riscaldare in modo adeguato la propria abitazione. E’ la drammatica fotografia degli effetti del “rigore” decretato da Mario Monti, in ossequio a Bruxelles che impone il drastico taglio della spesa sociale, deprimendo economia e consumi.
-
Se il Piemonte azzoppa il Bio, settore in piena crescita
Possibile che il Piemonte si rassegni a “suicidare” il settore strategico dell’agricoltura biologica, in ossequio ai tagli orizzontali decretati dal governo Monti? Grazie al “Movimento 5 Stelle” è approdato al Consiglio regionale piemontese il caso del Crab, il prestigioso sportello del Bio con sede in val Pellice, punto di riferimento – secondo le associazioni di categoria – per l’intero comparto del biologico in Italia. «Grave errore, chiudere un centro di eccellenza come il Crab», protesta Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab, che raduna gli agricoltori biologici italiani. Fa eco Vincenzo Vizioli del Firab, la fondazione nazionale per l’agricoltura biodinamica: «L’attività del Crab è fondamentale per lo sviluppo italiano delle coltivazioni a impatto zero». Che poi sono le uniche in crescita, nonostante la crisi, come segnalano gli ambientalisti italiani, preoccupati per il futuro dell’agricoltura europea: «Bruxelles finanzia le grandi monoculture dal destino ormai segnato – rilevano Wwf, Lipu e Legambiente – mentre ignora le piccole e medie imprese ecologiche, che tutelano il territorio e i consumatori».