Archivio del Tag ‘rivoluzione’
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Magaldi sfida Conte: altro lockdown? Scoppia la rivoluzione
«Vuole imporre un nuovo lockdown? Ci provi, e la rivoluzione sarà più vicina». Durissimo monito al primo ministro, Giuseppe Conte, da parte di Gioele Magaldi. Il presidente del Movimento Roosevelt sfida Palazzo Chigi: «L’obbligo del vaccino antinfluenzale in Lazio e l’imposizione della mascherina anche all’aperto, in Campania e in Sicilia, sono tutti indizi di una chiara volontà di estendere queste misure al resto del paese». La situazione è gravissima: «Si sta superando la soglia della legalità democratica», scandisce Magaldi, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Il leader “rooseveltiano” accusa apertamente «precise forze massonico-reazionarie», come i veri mandanti (occulti) dell’aggressione in corso, in tutto il mondo, «ai danni del sistema democratico occidentale». Aggressione condotta «con il pretesto di una pandemia clamorosamente enfatizzata dai grandi media, asserviti a poteri oligarchici». Autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi lancia un avvertimento: «Stiano ben attenti a quello che fanno, lorsignori: per ogni colpo che infliggeranno alla popolazione, ne incasseranno tre».Anche per questo – aggiunge lo stesso Magaldi – molti esponenti della massoneria “neoaristocratica” «stanno passando tra le fila democratico-progressiste, imitando il “fratello” Mario Draghi». Già a marzo, l’ex presidente della Bce (che si muove in sintonia con la “sorella” Christine Lagarde, ora alla guida dell’Eurotower) propose di inviare aiuti immediati, sui conti correnti: soldi a fondo perduto, “come in tempo di guerra”, indispensabili per tenere in piedi l’economia disastrata dal lockdown, in Italia protratto per quasi tre mesi, con esiti spaventosi. Nel paese, infatti, «la situazione è catastrofica: migliaia di aziende ed esercizi sono sull’orlo della chiusura, non avendo ancora ricevuto un euro. Niente credito nemmeno dalle banche, che non si fidano dello Stato: da Conte, infatti, finora solo promesse e parole al vento». Magaldi parla di un collasso socio-economico «deliberatamente provocato, dalle entità massoniche sovranazionali che – a partire dalla “Three Eyes” di Kissinger – fin dagli anni ‘70 hanno scommesso sulla Cina come modello alternativo per un Occidente non più democratico». Non a caso, aggiunge, l’export cinese ha ripreso vigore, mentre il mondo occidentale è in ginocchio «anche grazie alle prescrizioni di un organismo opaco come l’Oms, largamente finanziato dai cinesi».Una crisi planetaria, ottenuta manipolando la percezione della pandemia. Oboettivo? «Produrre depressione e sottomissione socio-economica, a tutto vantaggio degli oligarchi privatizzatori e neoliberisti che hanno dichiarato guerra alla nostra democrazia». Un calcolo cinico, da “apprendisti stregoni”, che però – secondo Magaldi – gli si ritorcerà contro: «Gli stessi gestori della crisi-Covid cominciano a temere che, una volta trascinata alla disperazione, la popolazione possa ribellarsi». Il che potrebbe avvenire anche in Italia, «specie di fronte a misure che calpestano i diritti e le libertà democratiche, oltre a produrre miseria e minacciare direttamente la salute». Quanto al capitolo “museruole”, molti medici – avverte Magaldi – stanno già facendo un bilancio dei danni provocati dalle mascherine, anche nelle scuole, «e da tutte le restrizioni (prima gli “arresti domiciliari” e poi il “distanziamento”) che possono causare malesseri e patologie psico-fisiche gravissime, inclusi i tumori». A questo si aggiunge l’incombente vaccino antinfluenzale, che i sanitari considerano scarsamente efficace e addirittura controindicato, in presenza del coronavirus.L’obbligo dell’antinfluenzale, già rigettato dal Tar della Calabria, è ora all’esame del Tar del Lazio, al quale (insieme ai medici) il Movimento Roosevelt ha presentato ricorso. Magaldi preannuncia burrasca, in qualsiasi caso: «Il Tar laziale potrebbe dare torto a Zingaretti e quindi stabilire che una Regione non può imporre un Tso come quello. In tal caso, Conte potrebbe sempre assumere una decisione a livello centrale: potrebbe impegnare direttamente lo Stato a introdurre l’obbligo in tutta Italia». Succederà? «Non ha che da provarci», lo provoca Magaldi. Per il presidente “rooseveltiano”, la situazione è in via di rapido aggravamento: «L’economia italiana sprofonda, senza che il governo Conte faccia nulla per impedirlo: sono dei mentecatti, dei cialtroni incapaci che oltretutto si fanno pilotare dalle forze massoniche che puntano al disastro socio-economico». All’esecutivo, Magaldi imputa la responsabilità imperdonabile di aver imposto un lockdown “cinese”, modello Wuhan, senza le necessarie contromisure economiche. «Era davvero necessario, il coprifuoco? Parlano da soli i dati della Svezia, ormai ufficiali: nel paese scandinavo, il bilancio sanitario del Covid è simile a quello dell’Italia, e senza che il paese abbia effettuato il lockdown». La differenza? L’economia appare in piena salute, e la società svedese non è certo ridotta come quella italiana.Per tutto questo, aggiunge Magaldi, «dobbiamo ringraziare anche i giornalisti, che hanno accettato di manipolare la verità sulla reale entità del pericolo pandemico». Ai media, un appello: «Mi rivolgo agli operatori dell’informazione che volessero riscattarsi, in nome del futuro democratico del paese: per innescare una rivoluzione basta anche un solo giornalista con la schiena diritta, capace di ribellarsi alle disposizioni che ha ricevuto». A Conte, intanto, Magaldi rivolge un arrivederci in piazza: «Se il governo non prenderà in considerazione l’ultimatum che riceverà dal Movimento Roosevelt con le istruzioni su come dare immediato ristoro economico agli italiani, e se – peggio ancora – introdurrà nuove misure restrittive, se la vedrà nelle strade con la durissima protesta della Milizia Rooseveltiana, ormai prossima al debutto, accanto a tante altre associazioni italiane». Quella che si annuncia è una prova di forza, a tutto campo. «L’aria che tira non è delle migliori: ho sentito che qualcuno pensa di effettuare un nuovo lockdown, sotto Natale, giusto per ammazzare definitivamente il commercio. Sappiano, questi personaggi – dice Magaldi, testualmente – che li prenderei a badilate nel culo». Per essere chiari: «Ci provino, a fare un altro lockdown, e se ne accorgeranno: dovranno fronteggiare una rivoluzione».«Vuole imporre un nuovo lockdown? Ci provi, e la rivoluzione sarà più vicina». Durissimo monito al primo ministro, Giuseppe Conte, da parte di Gioele Magaldi. Il presidente del Movimento Roosevelt sfida Palazzo Chigi: «L’obbligo del vaccino antinfluenzale in Lazio e l’imposizione della mascherina anche all’aperto, in Campania e in Sicilia, sono tutti indizi di una chiara volontà di estendere queste misure al resto del paese». La situazione è gravissima: «Si sta superando la soglia della legalità democratica», scandisce Magaldi, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Il leader “rooseveltiano” accusa apertamente «precise forze massonico-reazionarie», come i veri mandanti (occulti) dell’aggressione in corso, in tutto il mondo, «ai danni del sistema democratico occidentale». Aggressione condotta «con il pretesto di una pandemia clamorosamente enfatizzata dai grandi media, asserviti a poteri oligarchici». Autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi lancia un avvertimento: «Stiano ben attenti a quello che fanno, lorsignori: per ogni colpo che infliggeranno alla popolazione, ne incasseranno tre».
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Recovery-Conte: tutti prigionieri, via il cash e 5G dal cielo
«Abbiamo trovato e analizzato il documento che contiene le linee-guida del governo su come utilizzare i soldi del Recovery Fund», annuncia Massimo Mazzucco, su “Contro Tv“. Scopriamo così che i nostri stessi soldi verranno, fra le altre cose, utilizzati per «facilitare la transizione verso una cashless community» (cioè: abolizione del contante), e soprattutto per «potenziare i sistemi di video-sorveglianza sui cittadini». Non solo: i soldi in arrivo dall’Ue sarebbero impiegati per «mettere in orbita una costellazione di satelliti 5G» (senza alcuna garanzia per la nostra salute, aggiunge Mazzucco). Si va verso un regime di polizia sanitaria permanente: il Recovery verrebbe usato per «realizzare la schedatura sanitaria dei cittadini». L’esecutivo dell’ex “avvocato del popolo” intendere «studiare differenti stili di vita delle persone», e ovviamente «impostare politiche di prevenzione, quando la gente dovesse decidere di non seguirli». Il governo Conte propone inoltre di «potenziare il contrasto alle “fake news”» (ovvero, secondo Mazzucco, «regalare altri soldi ai delatori di regime»). E c’è anche un miliardo di euro per il Vaticano: «Noi abbiamo le scuole che crollano, però diamo un miliardo alla Chiesa per rimettere a posto le sue strutture».
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Suicidio Italia: ebbene Sì, ha vinto il Partito della Catastrofe
Ce l’hanno fatta ancora una volta: loro, i demolitori. Il Movimento 5 Stelle, clamoroso depistaggio politico di massa, è riuscito a convincere gli italiani: “meno è meglio”. Meno democrazia, meno rappresentanza, meno spazi di libertà e dissenso. D’ora in poi, i parlamentari – ridotti di un terzo – saranno ancora più lontani dagli elettori e ancora più legati ai boss di partito. Ovvio, da parte di un movimento-caserma che ha espulso in modo sistematico chiunque osasse esprimere un pensiero diverso: tolleranza zero, per le idee elaborate in autonomia. L’esito del referendum confermativo della peggiore riforma costituzionale della storia repubblicana rappresenta un capolavoro, per un grande statista del calibro di Luigi Di Maio, uomo-simbolo dell’Italia allo sbando che è riuscita a insediare a Palazzo Chigi nientemeno che Giuseppe Conte, l’ometto che ha rinchiuso in casa i cittadini per quasi tre mesi, col pretesto del Covid, affondando l’economia. La grande opera dei rivoluzionari all’amatriciana: mettere la guida del governo nelle mani di un prestanome del potere italico più antico e storicamente meno democratico, quello del Vaticano.Osservatori indipendenti come Paolo Barnard, Alessandro Meluzzi e Federico Dezzani – diversissimi tra loro – l’avevano detto fin dall’inizio: lo psico-movimento creato da Gianroberto Casaleggio insieme ad Enrico Sassoon, esponente di un’importante famiglia legata ai Rothschild già dal Settecento, non era altro che una sorta di “psy-op”, un’operazione illusionistica del grande potere. Obiettivo: intercettare l’esasperazione popolare crescente, deviando il dissenso verso lidi innocui. In altre parole: un colossale equivoco, costruito per ingannare gli elettori. Secondo Dezzani, il Movimento 5 Stelle è stato il continuatore naturale di Antonio Di Pietro (di cui ereditò l’elettorato) e dell’operazione-Tangentopoli, con la quale si rottamò la Prima Repubblica, per via giudiziaria. Fondamentale, Mani Pulite, per permettere ai predatori dell’Italia di allungare le mani sul Belpaese. Evento simbolico di quella stagione: il party a bordo del panfilo Britannia, con il gotha della finanza anglosassone. A bordo del Britannia c’era anche Beppe Grillo: l’ha detto Emma Bonino, che era presente, e lo disse (allora) anche Enrico Mentana.Sempre presentato come ex comico, reduce da rumorosi spettacoli giocati in modo abilissimo contro gli abusi del potere, Grillo in realtà era cresciuto all’ombra del potere democristiano. Lo ricorda Meluzzi, secondo cui il futuro leader dei grillini militava in quella sinistra Dc che fu scelta, come socio di minoranza dell’ex Pci, per dar vita – attraverso l’Ulivo – a quella casta italiana asservita ai poteri forti stranieri. Il patto: vi affidiamo il governo, a condizione che cediate ai privati il cuore dell’economia nazionale. A sparigliare le carte è poi sopraggiunto Berlusconi, e proprio l’antiberlusconismo ha gonfiato le fila grilline, grazie al carisma di Grillo e all’abilità “visionaria” di Casaleggio. Crollato il paese sotto i colpi di Monti, dopo l’effimera meteora Renzi è toccato proprio ai 5 Stelle l’onere del governo, e così sono cominciati i guai – per loro, e per gli italiani. Se il bilancio dei pentastellati è catastrofico, sia sul piano politico-elettorale che su quello governativo, non si può dire altrettanto per i loro eventuali mandanti occulti, sempre se si presta fede all’analisi dietrologica dei loro detrattori. E’ un fatto, comunque: coi grillini al governo (e il loro uomo in prestito, Conte), l’Italia si è ulteriormente indebolita in modo spaventoso, e oggi è praticamente in ginocchio. Missione compiuta, dunque?Il taglio dei parlamentari – richiesto per un istinto populistico, retoricamente antipolitico e quindi antidemocratico, senza un riassetto complessivo delle istituzioni – non è mai piacito ai veri partiti in campo, dal Pd alla Lega. Alla sciagurata proposta dei 5 Stelle si piegò Salvini nel 2018, per tenere insieme l’esecutivo di allora, e ora si è piegato Zingaretti, sempre per mantenere viva l’alleanza di governo. A limitare i danni, come si è visto, non sono bastate le dichiarazioni di voto contrario, a favore del No, espresse da leghisti come Borghi, Bagnai e Giorgetti, e da esponenti del centrosinistra come gli ulivisti Prodi e Parisi, senza contare lo stesso Veltroni, fondatore del Pd. Vent’anni di Vaffa e di linciaggio verso i politici hanno centrato il bersaglio: indebolire la politica, quindi la democrazia. Festaggiano giornalisti sfacciatamente “dimezzati” come Travaglio e Scanzi, grandi sponsor di Grillo e Conte: hanno stravinto, anche loro. L’Italia è ko, ma pazienza. Come recita il vecchio adagio ospedaliero: l’operazione è riuscita, anche se il paziente è morto. Ha vinto Di Maio, il ministro più imbarazzante della storia. Ha vinto il Partito della Catastrofe, nonostante abbia tradito tutte le promesse elettorali, dimezzando i propri voti. Ha vinto Conte, l’uomo del lockdown che ha messo in croce il paese. Sono convinti di avere vinto persino gli italiani, quelli che hanno votato Sì.(Giorgio Cattaneo, 22 settembre 2020).Ce l’hanno fatta ancora una volta: loro, i demolitori. Il Movimento 5 Stelle, clamoroso depistaggio politico di massa, è riuscito a convincere gli italiani: “meno è meglio”. Meno democrazia, meno rappresentanza, meno spazi di libertà e dissenso. D’ora in poi, i parlamentari – ridotti di un terzo – saranno ancora più lontani dagli elettori e ancora più legati ai boss di partito. Ovvio, da parte di un movimento-caserma che ha espulso in modo sistematico chiunque osasse esprimere un pensiero diverso: tolleranza zero, per le idee elaborate in autonomia. L’esito del referendum confermativo della peggiore riforma costituzionale della storia repubblicana rappresenta un capolavoro, per un grande statista del calibro di Luigi Di Maio, uomo-simbolo dell’Italia allo sbando che è riuscita a insediare a Palazzo Chigi nientemeno che Giuseppe Conte, l’ometto che ha rinchiuso in casa i cittadini per quasi tre mesi, col pretesto del Covid, affondando l’economia. La grande opera dei rivoluzionari all’amatriciana: mettere la guida del governo nelle mani di un prestanome del potere italico più antico e storicamente meno democratico, quello del Vaticano.
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Magaldi: e dopo Bergoglio, ora Mike Pompeo striglierà Conte
Non che si diverta, Gioele Magaldi, a fare il profeta. E comunque sarebbe bello se, una volta tanto, le sue anticipazioni (previsioni, non profezie) ottenessero l’onore della cronaca, nel silente mainstream italico. Avrebbero tutto da guadagnare, i giornali, a dare – in anticipo – certe notizie. Per esempio: il clamoroso passaggio del “fratello” Mario Draghi al fronte progressista, da cui il rivoluzionario intervento keynesiano, sul “Financial Times”, con le sue istruzioni “rooseveltiane” su come uscire dall’emergenza economica scatenata dal coronavirus. Oppure: l’annuncio dell’intervento decisivo a favore all’Italia, in termini finanziari (acquisto di titoli di Stato, da parte della Bce) garantito dalla “sorella” Christine Lagarde, altro pezzo da novanta – fino all’altro ieri – dell’élite reazionaria, ora in forza (come Draghi e altri) allo schieramento massonico-democratico, di cui fanno parte anche Bob Dylan e Robert Kennedy Junior. Una galassia che appoggia Trump e contesta la gestione oligarchica della crisi, nonché la pericolosa manipolazione psico-terroristica del Covid, innescata utilizzando una Oms ormai finanziata soprattutto da Pechino e da Bill Gates.Ed è proprio la Cina l’argomento della terza, recente “profezia” di Magaldi, ignorata dai media e puntualmente confermata dai fatti: Mike Pompeo verrà a Roma per strigliare Bergoglio e Conte, considerati esponenti del partito “cinese” che starebbe sovragestendo il governo italiano, con fortissimi agganci anche in Vaticano. «Nella stampa italiana ho qualche nemico», ammette Magaldi, polemico con molte redazioni per l’ostinato silenzio con cui nel 2014 è stato accolto il suo besteller “Massoni”, un saggio scomodissimo che mette in piazza le malefatte occulte delle superlogge “neoaristocratiche”, coi loro terminali anche italiani. In questi anni, non si contano le previsioni azzecate da Magaldi, dall’improvviso declino di Renzi all’inattesa vittoria di Trump. Il giornalismo italiano sembra non aver ancora voluto fare i conti con le rivelazioni contenute nel libro “Massoni”, seguitando anche a ignorarne molto spesso l’autore. Così, non fanno esattamente un figurone i media che oggi – a reti unificate – sono costretti a dire, in ritardo, quello che Magaldi aveva anticipato la scorsa settimana.Impossibile continuare a tacere, di fronte al tweet con cui il segretario di Stato americano strattona ruvidamente nientemeno che il Papa, colpevole di contiguità col governo cinese. «Come avevo annunciato, nella sua imminente visita a Roma, Mike Pompeo non farà sconti a nessuno: apprezzo la franchezza con cui ha richiamato Papa Bergoglio, senza complimenti, sull’impegno verso il rispetto dei diritti umani». All’establishment politico, aveva anticipato Magaldi, Pompeo chiederà di ridimensionare il peso del partito trasversale “cinese”, funzionale agli interessi di Pechino, che tanto condiziona l’Italia. Idem il discorso rivolto al Vaticano, che due anni fa concesse al regime di Pechino la facoltà di designare i vescovi cattolici in Cina. «Squisitamente massonico, da parte di Pompeo – dice Magaldi – l’appello al Papa, laddove il “fratello” Pompeo avverte la Chiesa che, cedendo al partito comunista cinese, rischia di compromettere la sua autorità morale in materia di diritti umani». Diritti che «un tempo la Chiesa stessa calpestava, ma che oggi dichiara di difendere». E dunque, «come si concilia, questo, con l’amicizia con una brutale dittatura come quella di Pechino?».E dopo il Vaticano, toccherà al governo: «Giuseppe Conte si prepari a ricevere una robustra strigliata», avverte Magaldi: «Per gli Usa, è inammissibile lo stato comatoso dell’economia italiana, ridotta in ginocchio dal lockdon “cinese”, modello Wuhan, imposto al paese». Anche secondo il presidente del Movimento Roosevelt, sono catastroficamente inefficaci le misure finora adottate dall’esecutivo durante l’emergenza: «E’ stato speso un fiume di miliardi, ma senza risultati. E in una situazione come questa – aggiunge Magaldi – i cialtroni della classe politica italiana non hanno esitato a farci perdere altro tempo e denaro per un referendum demenziale, che propone l’ennesimo taglio (quello del Parlamento, cioè della democrazia), quando invece avrebbero dovuto preoccuparsi di ben altre riforme della Costituzione, cominciando dall’eliminazione dell’obbligo del pareggio di bilancio, misura sciagurata introdotta per compiacere Mario Monti e anche Giorgio Napolitano, altro personaggio veramente oscuro».Monti e Napolitano? Due supermassoni reazionari, per chi ha letto “Massoni”. «Avevo chiarito che, di fronte a chiunque si fosse sentito diffamato dal mio libro, avrei esibito pubblicamente e prove delle mie affermazioni, contenute in migliaia di dossier riservati. Ma nessuno si è fatto avanti, per contestarmi». Pochissimo spazio, nel mainstream, anche alle analisi alternative a quelle correnti, che danno per inevitabile la gestione “panica” del Covid, condotta in Italia a spese delle libertà individuali, insieme alle misure draconiane (e probabilmente tardive) per arginare il contagio, la scorsa primavera. Magaldi è tra quanti ritengono che la pandemia sia stata impugnata come un’arma politica dall’élite neoliberista che per prima sdoganò la Cina, come possibile modello per un futuro Occidente con meno democrazia e meno diritti. Ancora più drastico un grande cantautore come Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura, che in piena emergenza, attraverso il brano “Murder Most Foul”, ha lanciato una potente suggestione: i “falsi profeti” del Covid (e del vaccino universale) sono gli eredi politici del clan che assassinò John Kennedy a Dallas.Tornando al Belpaese: per Magaldi, la visita di Pompeo segnerà un punto di svolta nei rapporti politici fra Casa Bianca e Palazzo Chigi, e in generale tra gli Usa e larghi strati dell’establishment italiano, finora assai arrendevole rispetto all’espansione cinese. Sempre secondo Magaldi, Pompeo tratterà da posizioni di forza, visto che sembra scontata la rielezione di Donald Trump alle presidenziali di novembre. «Si confermerà un buon presidente anche nel prossimo quadriennio: l’America ha ancora bisogno di Trump», che è sostenuto dai circuiti massonici progressisti. «Poi, dalle elezioni successive – profetizza Magaldi – si potrà finalmente pensare a un candidato progressista “doc” come Robert Kennedy Junior, che nel suo recente discorso a Berlino ha riaperto un orizzonte che mette al centro la libertà: esattamente il contrario della sottomissione al “terrorismo psicologico” dell’Oms, di marca cinese, al quale si è finora allineato lo stesso governo Conte. Tutte cose che a Trump non sono piaciute, e che ora Mike Pompeo – in pubblico, e soprattutto in privato, a muso duro – non mancherà di ribadire all’attuale presidente del Consiglio, l’increscioso Conte».Non che si diverta, Gioele Magaldi, a fare il profeta. E comunque sarebbe bello se, una volta tanto, le sue anticipazioni (previsioni, non profezie) ottenessero l’onore della cronaca, nel silente mainstream italico. Avrebbero tutto da guadagnare, i giornali, a dare – in anticipo – certe notizie. Per esempio: il clamoroso passaggio del “fratello” Mario Draghi al fronte progressista, da cui il rivoluzionario editoriale keynesiano, sul “Financial Times”, con le sue istruzioni “rooseveltiane” su come uscire dall’emergenza economica scatenata dal coronavirus. Oppure: l’annuncio dell’intervento decisivo a favore all’Italia, in termini finanziari (acquisto di titoli di Stato, da parte della Bce) garantito dalla “sorella” Christine Lagarde, altro pezzo da novanta – fino all’altro ieri – dell’élite reazionaria, ora in forza (come Draghi e altri) allo schieramento massonico-democratico, di cui fanno parte anche Bob Dylan e Robert Kennedy Junior. Una galassia che appoggia Trump e contesta la gestione oligarchica della crisi, nonché la pericolosa manipolazione psico-terroristica del Covid, innescata utilizzando una Oms ormai finanziata soprattutto da Pechino e da Bill Gates.
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Magaldi: cari grillini (e Travaglio), votate No ai poteri forti
Alla vigilia del voto del 20-21 settembre, accorato appello di Gioele Magaldi nei confronti dei pentastellati: tornate in voi, ai tempi in cui vi battevate per la democrazia diretta. «Io sono per indire sistematici referendum propositivi e senza quorum, cioè forme di democrazia diretta che integrino in modo efficace la democrazia rappresentativa», premette il presidente del Movimento Roosevelt: «Se credete ancora nei valori di partecipazione in base ai quali nacque il Movimento 5 Stelle – dice Magaldi, rivolgendosi ai grillini – votate No al taglio dei parlamentari, che restringe ulteriormente gli spazi di democrazia, come espressamente richiesto dall’élite neoliberista che ha messo in crisi il pianeta». Stupore, da parte di Magaldi, per la presa di posizione di Marco Travaglio, giornalista di cui pure ha stima: «Come può scrivere che a volere il No siano i “poteri forti”, quando è vero esattamente il contrario? La Loggia P2 di Licio Gelli, che era il terminale italiano dei veri poteri forti, nel suo Piano di Rinascita Democratica metteva al primo posto proprio il taglio dei parlamentari».«La penalizzazione del Parlamento è stata ripetutamente pretesa, anche di recente, dal grande potere finanziario», ricorda Magaldi, evocando il documento con cui una grande banca come la Jp Morgan “consigliò” il taglio dei parlamentari. «Ai grillini – dice Magaldi – resta il merito storico di aver smascherato la fittizia contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, due schieramenti che di fatto eseguivano le direttive della medesima élite: e allora perché adesso, votando Sì, ci tengono così tanto a fare un piacere a quella stessa élite, che vede nel Parlamento una minaccia e un ostacolo ai suoi piani?». Analogo discorso quello rivolto a Travaglio: «Come fa oggi a sostenere il contrario della verità, dopo aver così bene smascherato, negli ultimi anni, le ipocrisie del centrodestra e quelle del centrosinistra, senza fare sconti a nessuno?». Per Magaldi, la realtà è lampante: «Dopo le privatizzazioni selvagge, le infami restrizioni imposte dall’austerity e la mortificazione degli enti locali, il taglio del Parlamento – che distanzia ulteriormente gli eletti dai cittadini – è l’ultimo anello di una catena di eventi drammatici, promossi dai nemici della democrazia».Per Magaldi, è irrisorio il vantaggio economico che si otterrebbe con la riduzione dei seggi (si risparmierebbe l’equivalente di un caffè all’anno), mentre è clamoroso il depistaggio dell’elettorato. «Per quanto “rubino”, i cattivi politici restano degli straccivendoli. Chi preme per il Sì, ha idea di quanto ci costino i manager, spesso in televisione, che poi chiedono aiuto allo Stato per salvare le banche e le aziende che hanno portato alla bancarotta?». Seriamente: «Avete idea – insiste Magaldi – di quanto ci sia costato, in termini di miliardi, il divorzio tra Tesoro e Bankitalia? O la stessa manipolazione dello spread, operata dai soliti noti? E’ tristemente ridicolo che si scateni il risentimento popolare verso i parlamentari, ed è molto deludente – aggiunge sempre il presidente “rooseveltiano” – che a questo gioco si siano prestati persino Matteo Salvini e Giorgia Meloni». Dice ancora Magaldi: «So benissimo che Salvini non è favorevole al Sì, esattamente come i leghisti Borghi, Bagnai e Giorgetti, che si sono apertamente pronunciati per il No».Se non troverà il modo di rimediare a questo gravissimo errore, lo avverte Magaldi, anche il leader della Lega ne farà le spese, «esattamente come tutti gli italiani che, dopo aver votato Sì, scopriranno amaramente di essersi sbagliati: perché saranno loro le prime vittime di un’operazione che, tagliando la politica, mira a tagliare la democrazia». Sull’esito del voto, Magaldi è pessimista: «Ho in frigo lo Champagne per brindare alla vittoria del No, ma prevedo che il Sì abbia più numeri, a causa della martellante disinformazione operata dai media e dai partiti. In ogni caso – conclude il presidente del Movimento Roosevelt – una eventuale, sciagurata vittoria del Sì aprirà gli occhi a tutti, dimostrando quanto si sarà caduti in basso. Sarà il punto di partenza per mobilitare finalmente le energie necessarie a compiere quella rivoluzione democratica di cui proprio l’Italia sarà protagonista: una battaglia durissima, per il futuro del nostro paese ma anche dell’Europa e del mondo, contro l’oligarchia della globalizzazione neoliberista che oggi vuole tagliare anche il Parlamento, dopo averci tolto molte libertà e il diritto a un futuro sereno e dignitoso».(Affermazioni che Gioele Magaldi ha reso il 19 settembre 2020 nella trasmissione “Pane al Pane”, di MrTv, in web-streaming su YouTube, condotta da Roberto Hechich. Nell’ambito della diretta, Magaldi ha ricordato l’impegno del Movimento Roosevelt a favore del progressista Massimo Della Siega, candidato sindaco a Varmo, Udine, e di Marco Bonini, candidato sindaco a Zagarolo, alle porte di Roma; già assessore nella precedente amministrazione dominata dal Pd, Bonini è ora alla guida di un cartello appoggiato anche da Lega e Fratelli d’Italia, «in polemica con il conservatorismo che può frenare l’azione sia del centrodestra che del centrosinistra»).Alla vigilia del voto del 20-21 settembre, accorato appello di Gioele Magaldi nei confronti dei pentastellati: tornate in voi, ai tempi in cui vi battevate per la democrazia diretta. «Io sono per indire sistematici referendum propositivi e senza quorum, cioè forme di democrazia diretta che integrino in modo efficace la democrazia rappresentativa», premette il presidente del Movimento Roosevelt: «Se credete ancora nei valori di partecipazione in base ai quali nacque il Movimento 5 Stelle – dice Magaldi, rivolgendosi ai grillini – votate No al taglio dei parlamentari, che restringe ulteriormente gli spazi di democrazia, come espressamente richiesto dall’élite neoliberista che ha messo in crisi il pianeta». Stupore, da parte di Magaldi, per la presa di posizione di Marco Travaglio, giornalista di cui pure ha stima: «Come può scrivere che a volere il No siano i “poteri forti”, quando è vero esattamente il contrario? La Loggia P2 di Licio Gelli, che era il terminale italiano dei veri poteri forti, nel suo Piano di Rinascita Democratica metteva al primo posto proprio il taglio dei parlamentari».
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Se vincerebbe il Sì: come non dare un dispiacere a Di Maio?
«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale, giustizialista, agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.In questa catastrofe epocale, ancor prima che il mondo intero venisse declassato a reparto ospedaliero popolato di pazienti in libertà vigilata, la narrazione del grillismo riesce a deformare anche il grottesco, con le deprimenti sgrammaticature di Di Maio e le solennità tragicomiche ricamate attorno alla barzelletta del reddito di cittadinanza, grazie alla quale poi dichiarare «abbiamo sconfitto la povertà». Tutto questo, un minuto prima che il sistema-Italia si impoverisse per intero e in modo spaventoso, in un colpo solo, precipitando nel baratro del Pil (-15%) per effetto del lockdown “cinese” imposto dall’Oms al prestanome che siede a Palazzo Chigi. Anche lui, l’ex “avvocato del popolo” (in realtà, del potere vaticano amico della Cina), è un regalo del grillismo che ha ingannato il Belpaese, fuorviandolo, proprio mentre cresceva l’insofferenza verso la classe politica. L’ipnosi collettiva ha sdoganato scemenze come il mitico “uno vale uno”, nella caserma politica fondata dal padrone Casaleggio (con Enrico Sassoon) e capitanata dal demiurgo Grillo, che Alessandro Meluzzi definisce «un vecchio arnese del potere democristiano», trasformato in utile pedina dell’élite finanziaria mondiale. «Grillo era in quota alla sinistra Dc alleata dell’ex Pci, e fu chiamato a bordo del Britannia, al servizio dei poteri forti intenzionati a depredare l’Italia, per poi essere riciclato come finto rivoluzionario, allo scopo di depistare la rabbia di milioni di italiani e impantanarla su lidi innocui».Luigi Di Maio è un esemplare perfetto, dello zoo grillino. Prima con Salvini, poi contro. Prima coi Gilet Gialli, poi con Macron. Prima contro l’euro, poi in ginocchio di fronte alla Merkel («ce l’avessimo in Italia, un politico così). Se il mandante occulto è l’élite del Britannia – la “casta”, tradotto in grillese – è persino ovvio che l’ordine sia sempre lo stesso: tagliare l’Italia, rimpicciolendola. Viva la Cina, dunque: e se Pechino non ama la democrazia, tanto meglio. Del resto, dal lockdown in poi, è proprio la democrazia a esser stata tagliata, anche in Italia, e nel modo più brutale, nel silenzio-assenso degli zelanti grillini. Il Parlamento non piaceva granché a Mussolini, e nemmeno a Licio Gelli. Il taglio dei parlamentari era nei piani della P2, ma anche nell’orientamento politico dei magistrati di Mani Pulite, che rasero al suolo i partiti della Prima Repubblica proprio mentre i signori del Britannia allungavano le mani sull’Italia, ormai indifesa. Chiusa la parentesi Berlusconi, comparvero loro: i rivoluzionari all’amatriciana. In pochissimi anni, fino all’attuale apocalisse targata Giuseppe Conte, i grillini sono riusciti a distruggere anche l’ultimo barlume democratico: la fiducia nella possibilità di una politica degna. Scontato, oggi, che premano per tagliare il Parlamento: cosa che andrebbe in porto, «se vincerebbe il Sì». Come resistere, alla tentazione di dare un dipiacere a Di Maio?(Giorgio Cattaneo, 15 settembre 2020).«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale (giustizialista) agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.
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Veneziani: sogniamo a occhi aperti e viviamo a occhi chiusi
Abbiamo scambiato il giorno con la notte. Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi. Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà. Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente. La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità è nel loro campo d’applicazione: come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte. Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia. Da un verso cresce la paura della vita e della realtà. Paura della violenza, dello straniero, del razzista, delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento. E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato. Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo, nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa. Non è una novità aggrapparsi alle illusioni: cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti. In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie, le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette. Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.C’era chi bruciava i sogni dopo aver incendiato la realtà e chi faceva il contrario. I disagi, le violenze, le paure del presente sono passate con gli anni dalla sfera pubblica e storica alla sfera intima e privata, ma rivelano la stessa tendenza a scambiare il sogno con la veglia. Quando dovremmo vivere la realtà quotidiana alla luce del sole, fare i conti con ciò che siamo davvero, con il mondo concreto che ci circonda, con la nostra vita, i suoi limiti e le sue imperfezioni, ci rifugiamo nei desideri, inseguiamo chimere, viviamo di universi fittizi, mondi perfetti, società inesistenti, fughe nella realtà virtuale; incapaci di vivere, ci abbandoniamo ai sogni, compreso il sogno della merce. E quando invece dovremmo sognare, lasciare il campo alla libera immaginazione, all’incanto o all’irruzione del mito, allora ci barrichiamo nelle ferree leggi della ragione, nella contabilità, nella tecnica e nei bisogni materiali. Così l’amore è ridotto alla libido, la religione è ridotta a transfert nei cieli dei nostri bisogni e delle nostre paure, l’arte è ridotta all’audience e alle condizioni socio-economiche, le idee ai rapporti di produzione e consumo, la cultura al potere culturale.Ci snaturiamo quando dovremmo vivere secondo natura e ci aggrappiamo alla natura quando dovremmo liberare i sogni soprannaturali. Funzionano a pieno regime le fabbriche dei sogni, dalla fiction all’astrologia: Theodor Adorno in “Stelle su misura” analizzò questo trasloco nella veglia delle allucinazioni oniriche e delle psicosi notturne. L’inversione tra il giorno e la notte, tra il sogno e la veglia, trovò nel surrealismo e poi nel ’68 una formula di successo: l’immaginazione al potere. Il risultato fu rovesciare l’uomo, farlo camminare con la testa e pensare con i piedi, cioè con la praxis, ribaltando così il rapporto col cielo e la terra. I malesseri del presente – come i dolorosi furori del passato – hanno quella stessa matrice: sogniamo quando dovremmo vivere, viviamo quando dovremmo sognare. Dormienti di giorno, insonni di notte, apriamo gli occhi quando è buio, li chiudiamo quando c’è il sole. Pesanti nella leggerezza e leggeri nella gravità.Gli psicanalisti, come Hethan Watters, raccontano cosa succede quando si perdono i sogni di notte e la realtà di giorno. È la chiave più giusta per spiegare la malattia occidentale: la pretesa di calcare il cielo con i piedi e di camminare con la testa. Così i nostri dei e i nostri miti sono pedestri, all’altezza delle nostre suole, o al più dell’inguine, e la nostra vita terrena si perde nel cervello, in quella tirannia dell’immaginazione sulla realtà, del cervello sulla vita concreta che Paul Celàn, prima di suicidarsi, chiamava psicocrazia. I miti caduti in terra si chiamano malattie. Viviamo bene in stato di sospensione e di incoscienza, da automi e fruitori dell’attimo. Quando viviamo male, i sogni si fanno incubi e la realtà si fa maledizione inflitta da altri. Così la vita diventa una confortevole patologia. La via d’uscita, facile a dirsi e ardua a realizzarsi, è restituire i sogni alla notte e la veglia al giorno, ridare il cielo agli dei e la terra agli uomini, ripristinando il duplice bisogno di miti e di realtà che ci rende uomini, mai scambiandoli di posto e di momento.(Marcello Veneziani, “Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi”, dal libro “Alla luce del mito”, edito da Marsilio nel 2017; estratto proposto dal sito di Veneziani).Abbiamo scambiato il giorno con la notte. Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi. Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà. Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente. La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità è nel loro campo d’applicazione: come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte. Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia. Da un verso cresce la paura della vita e della realtà. Paura della violenza, dello straniero, del razzista, delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento. E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato. Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo, nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa. Non è una novità aggrapparsi alle illusioni: cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti. In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie, le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette. Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.
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Magaldi: la paura (Conte, Monti) o il coraggio, cioè Draghi
La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero: liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”, come spiegato al Meeting di Rimini proprio da quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare». Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.«La nomina di Monti è un’autentica vergogna, che denunceremo in ogni sede – tuona Magaldi, massone progressista – fino a quando il “fratello” Mario non avrà rassegnato le dimissioni: è uno scandalo che si affidi l’indirizzo europeo della sanità proprio al personaggio che operò i tagli che, la scorsa primavera, hanno reso il sistema sanitario italiano più debole e vulnerabile di fronte all’esplosione pandemica». In web-streaming su “MrTv”, la web-tv aperta dal Movimento Roosevelt, Magaldi cita i versi di Fabrizio De Andrè: i “buoni consigli” di Monti sono quelli di chi, per raggiunti limiti di età, «non può più dare il cattivo esempio». Vale anche per Sergio Mattarella, sostiene Magaldi, rinfacciando al capo dello Stato la scelta di negare a Paolo Savona, nel 2018, l’accesso a una leva strategica come il ministero dell’economia, «che da Savona sarebbe stato gestito assai meglio, che non da Giovanni Tria». Fu proprio quella mossa, richiesta dalle potenti oligarchie massoniche reazionarie – dice Magaldi – a sabotare in partenza le ambizioni del governo gialloverde, certamente fragile ma capace di spaventare gli eurocrati come il tedesco Günther Oettinger, portavoce della massoneria “neoaristocratica” (la stessa di Monti), che si premurò subito di avvertire gli italiani che sarebbero stati “i mercati” a insegnare loro come votare.Da allora sembra passato un millennio: i 5 Stelle, che due anni fa erano alle prese con le loro rivoluzionarie promesse elettorali, ora fanno da ruota di scorta a un Pd ridotto in brandelli, che non vede l’ora di liberarsi di Conte ma intanto è impantanato dalla segreteria di Zingaretti, che – dopo aver sprecato 14 milioni di euro in mascherine mai arrivate alla Regione Lazio – ora vorrebbe imporre ai laziali over-65 (e ai sanitari) la vaccinazione antinfluenzale. «Il Movimento Roosevelt – precisa Magaldi, che ne è il presidente – è tra quanti hanno chiesto al Tar di sospendere l’esecutività dell’ordinanza di Zingaretti: l’istanza di sospensione non è stata accolta, ma la battaglia non è finita: a breve, il Tar dovrà pronunciarsi nel merito, valutando cioè l’inopportunità della somministrazione obbligatoria di un vaccino che secondo gli stessi medici non avrebbe efficacia nel quadro del contenimento del Covid». Per molti anziani, addirittura, la vaccinazione antinfluenzale potrebbe essere pericolosa per la loro salute: «Se davvero la si volesse imporre, limitando in caso contrario la loro libertà di movimento – avverte Magaldi – si aprirebbe un contenzioso di altro genere, rispetto al quale Zingaretti è bene che si prepari fin d’ora».Di vaccini inopportuni ha parlato – a Berlino – nientemeno che l’avvocato Robert Kennedy junior, nella giornata di protesta contro il “distanziamento universale” che ha radunato milioni di manifestanti (non solo nella capitale tedesca, ma anche in città come Londra, Zurigo e Madrid). «Robert Francis Kennedy milita nel nostro circuito sovranazionale, quello della massoneria progressista», precisa Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto delle superlogge nella sovragestione politica. Al netto di quella che Magaldi definisce «l’ossessione di Kennedy per i vaccini», e senza però sottovalutare «il ricorso troppo disinvolto a determinati vaccini, da parte di una sanità che tende a somministrarli depenalizzando i produttori e proponendo quindi l’immunizzazione piuttosto che la cura delle malattie», Magaldi sottolinea il valore simbolico dell’intervento di Kennedy a Berlino, che ha citato espressamente lo storico discorso di suo zio, John Kennedy, nel ‘61: se il Muro di Berlino era il simbolo del totalitarismo del dopoguerra (quello dell’Urss), oggi – per il nipote – la protesta dei berlinesi è una grande risposta alla nuova tentazione totalitaria, quello di chi sta cavalcando il Covid in modo forsennato, sfruttando la paura.Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy potrebbe – domani – diventare un player importante, negli Usa, se si volesse ricostruire una prospettiva rooseveltiana e keynesiana, concentrata sul pieno recupero della democrazia e dei diritti sociali che il neoliberismo ha eroso, scolorito e cancellato. Del resto, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, sono eminenti economisti ad ammettere, oggi, che la globalizzazione neoliberale – fatta di solo mercato – è praticamente fallita. L’aveva annunciato già negli anni ‘90 il grande antropologo svizzero Jean Ziegler nel saggio “La privatizzazione del mondo”, spiegando che lo smantellamento del welfare avrebbe impoverito le popolazioni e messo fuori uso i servizi, a cominciare da quello sanitario, in Italia letteralmente devastato da Mario Monti. Insieme a Elsa Fornero (tuttora interpellata in televisione, come se fosse un esempio di governatrice illuminata), lo stesso Monti ha terremotato anche il sistema pensionistico, rendendo più debole la società e aumentando l’insicurezza: problemi che oggi stanno letteralmente per esplodere di fronte alla crisi-Covid, rispetto a cui Giuseppe Conte non ha soluzioni: «Molte famiglie stanno esaurendo i soldi, e gli imprenditori – che temono di chiudere i battenti, o di dover vendere la loro casa per salvare l’azienda – sanno che gli spiccioli del Recovery Fund arriverebbero solo a rate e a piccolissime dosi: troppo poco, e troppo tardi».Al di là degli imbarazzanti proclami di Conte – sonoramente contestato a Catania, nei giorni scorsi, al grido di “buffone” – è infatti proprio la catastrofe incombente (90.000 imprese a rischio, non meno di 5 milioni di posti di lavoro secondo l’Istat) a spingere i nani della politica italiana verso il possibile salvatore Mario Draghi. Persino “Dagospia” ha segnalato «un codazzo di auto blu, sotto la casa romana dell’ex presidente della Bce». Il crollo del sistema-Italia è paventato dalla stessa banca centrale: una famiglia su tre – avverte Bankitalia – a ottobre potrebbe non sapere più come arrivare a fine mese. Se il governo giallorosso sembra quindi avere le ore contate, non è certo da questo Parlamento che potrebbe venire una soluzione: si pensa a un esecutivo di salvezza nazionale, come quello varato da Monti nel 2011 ma di segno diametralmente opposto. Ormai la recita è finita: di che pasta sia fatta, questa Unione Europea, lo hanno capito tutti. Serve una rivoluzione copernicana, come quella evocata da Draghi sul “Financial Times”: ossigeno illimitato, sotto forma di miliardi, fino a quando l’economia non si sarà ripresa. Succederà? Dipende: la partita è complessa, ammette Magaldi, che indica un altro ostacolo ingombrante, ovvero la Cina. Meglio ancora: il “partito cinese” che opera tra le quinte del governo Conte.«Nei giorni scorsi – dice Magaldi – ho letto su “La Verità” che stanno emergendo gravi responsabilità di Conte, nel ritardo con cui è stata gestita la fase iniziale dell’emergenza, senza contare l’invio – proprio in Cina – di materiali sanitari che, di lì a poco, sarebbero stati preziosi in Italia, dove invece scarseggiavano». Non solo: è di qualche giorno fa la forte irritazione degli Usa nei confronti di “Giuseppi”, che l’8 agosto – con un decreto mantenuto riservato – ha concesso a Telecom un primo via libera per utilizzare la tecnologia Huawei per il 5G, contravvenendo così alle esplicite richieste della Casa Bianca. Per Magaldi, in Italia il clan filo-cinese «include il massone reazionario Romano Prodi, che ambisce al Quirinale». L’ombra della Cina – che omai di fatto controlla l’Oms – si allunga anche sulla scandalosa nomina di Mario Monti, altro esemplare della massoneria oligarchica che ha messo in croce l’Italia utilizzando l’austerirty Ue per i propri inconfessabili scopi di natura privatistica. E’ lo stesso clan, insiste Magaldi, che – a partire dalla fine degli anni ‘70, con Kissinger – ha contribuito a creare la Cina di oggi, un “mostro” bifronte (benessere economico, ma niente democrazia), come modello per un futuro Occidente senza più diritti: come quello che gli strateghi del Covid stanno cercando di imporre, a colpi di restrizioni, ben sapendo che in questo modo si lasciano collassare intere economie, come quella italiana.Magaldi celebra «la grandezza di Mario Draghi», dimostrata dalla capacità di cambiare radicalmente i propri convincimenti, «arrivando così anche a farsi perdonare le tante colpe del passato», cioè gli anni in cui Super-Mario dirigeva dal Tesoro la svendita del Belpaese, e poi – dalla Bce – non muoveva un dito per salvare l’Italia dalla tempesta dello spread. Il ribaltamento dei ruoli è un clamoroso indicatore di quanto sta succedendo, in Italia e nel mondo: da un parte i big come Draghi, convertiti al socialismo liberale e all’economia keynesiana (citata e praticata dallo stesso Donald Trump), e dall’altra gli irriducibili oligarchi che manovrano Conte, in uno scenario in cui galleggiano il silenzioso Mattarella, il mai pentito Prodi e l’impresentabile Monti, legatissimo alla “sorella” Merkel e ora premiato – in spregio all’Italia – dagli oscuri burocrati dell’Oms finanziata da Pechino e da Bill Gates, l’uomo che sogna il microchip obbligatorio per l’umanità. Di fronte al collasso politico planetario imposto dalla gestione della Grande Paura, l’agenda elettorale italiana è risibile: le regionali del 20-21 settembre ripropongo la farsa del finto scontro tra centrodestra e centrosinistra, mentre alla vigilia del referendum che propone di tagliare anche l’ultimo pezzo di democrazia (il Parlamento) si indebolisce di giorno in giorno l’entusiasmo dei “tagliatori”. Se l’orizzonte che conta è quello delle presidenziali Usa del 5 novembre, con il finto progressista Biden opposto a un Trump sostenuto dai massoni progressisti, il paesaggio italiano – in attesa che l’increscioso Conte esca di scena – è dominato da due totem altrettanto contrapposti: da una parte il lugubre Monti, dall’altra l’irriconoscibile Mario Draghi.La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero, liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”». Lo ha spiegato al Meeting di Rimini proprio quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, «propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare. Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.
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Bizzi: i massoni italiani? Morti nel lockdown, arresi al potere
Questo mio articolo a molti non piacerà, ma sinceramente non me ne curo. Non piacerà, in primis, a molti “complottari” della domenica, abituati – per pregiudizio, per ignoranza o per condizionamenti ideologici – a vedere ovunque lo zampino del famigerato “complotto giudaico-massonico” e a considerare la Libera Muratoria l’origine e la causa di ogni male. Certi soggetti, al pari di molti “covidioti” dei nostri giorni, difficilmente sono recuperabili alla ragione, a meno che non si facciano un corso accelerato di Storia (la Storia quella vera, con la “S” maiuscola). Non piacerà, in secondo luogo, anche a molti Liberi Muratori, o presunti tali, soprattutto a quelli che boriosamente si autodefiniscono “Costruttori di Cattedrali”, ma che in realtà sono “visitatori di cattedrali” la cui cattedrale interiore, quella dello Spirito, è assai meno solida di due mattoncini Lego assemblati al contrario. Più che ai primi, quindi, mi rivolgerò proprio ai secondi. Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere, su Facebook e su altre piattaforme, delle animate discussioni aperte da alcuni Fratelli i quali, mentre l’Italia sta sprofondando sempre di più in una dittatura orwelliana in salsa tecnocratico-cinese, invece di allarmarsi e di indignarsi per il fatto che la nostra Costituzione venga ignobilmente e impunemente ogni giorno calpestata dal peggiore governo che il nostro paese abbia mai subito, indovinate un po’ di cosa si preoccupavano? Della fantomatica presenza di “fascisti” all’interno delle logge!
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Una strana religione politica, contro la teologia mondialista
Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie errate e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.Una vera e propria strategia della tensione a livello globale, per far accettare misure inaccettabili come la sospensione delle libertà democratiche, dopo aver ridotto i cittadini a sudditi docilissimi e terrorizzati, grazie alla piena complicità dei grandi media, trasformati in organi di propaganda (in Italia, assistiti persino da una censura governativa sfrontatamente ufficiale, istituzionalizzata da Giuseppe Conte con apposita task-force a Palazzo Chigi). Se l’analisi di monsignor Viganò offre spunti altamente suggestivi e utili per riflettere sul “male oscuro” che sembra intenzionato a impossessarsi del pianeta, e contro cui si ergerebbe Trump per opporvisi coraggiosamente, è la configurazione del “bene” disegnata dal cardinale a lasciare decisamente perplessi, laddove il “male”, secondo Viganò, sarebbe incarnato da un nemico come “la massoneria”, presa in blocco e senza nessun distinguo. Dettaglio quasi umoristico: Viganò sembra ignorare il fatto che lo stesso Trump, come moltissimi altri presidenti americani, sia un massone, e per giunta – come pubblicamente ammesso da più parti – aiutato in modo decisivo, nel 2016, dalla massoneria “progressista”, che scelse The Donald per metter fine all’ipocrisia finto-democratica dei Clinton, potente ingranaggio dell’élite finanziaria ultra-oligarchica.Non sorprende che i riferimenti socio-culturali di Viganò, esponente del clero cattolico più tradizionalista e ostile alle libertà garantite dai diritti civili, restino quelli – Dio e famiglia – che risuonavano nella Chiesa reazionaria di Pio IX, grande avversario della modernità e campione di un oscurantismo autoritario di antica data, proprio mentre le avanguardie sociali dell’Italia ottocentesca ribollivano di fervore libertario e risorgimentale. A stupire, semmai, sono i richiami patriottici dei tanti fan di Viganò, che al Moloch del globalismo contrappongono il baluardo dell’identità nazionale, intendendo l’Italia essenzialmente come comunità religiosa, cattolica e pure anti-massonica, quasi ignorando l’origine interamente libero-muratoria dell’Unità d’Italia, strenuamente contrastata proprio dal Vaticano. Come ogni storico sa, infatti, se la massoneria partorì la carboneria per dare corso al piano di emancipazione del Balpaese, furono massoni come Cavour e Garibaldi a progettare e condurre a termine il processo unitario, mettendo fine a quello “spezzatino di Stati e staterelli” che condannava l’Italia a restare una mera espressione geografica.Forse, gli estimatori di Viganò dimenticano anche che il neonato Stato unitario era marcatamente anticlericale, e lo rimase per mezzo secolo: il crocifisso nelle scuole fu introdotto solo nel ‘900 da Mussolini, quando il regime fascista si alleò con la Chiesa dando vita al clerico-fascismo, cioè lo sciagurato assetto politico che finì per accettare anche il gemellaggio con Hitler, dopo che il Duce – in ossequio all’Oltretevere – aveva accettato di rinnegare sia l’aiuto ricevuto in prinicipio dai massoni, sia le sue stesse origini profondamente radicate nel socialismo rivoluzionario, corrente politica tradizionalmente ostile all’oscurantismo clericale che, in Italia e nell’Europa cattolica, aveva frenato in ogni modo il progresso sociale, civile e culturale, ostacolando la diffusione delle conquiste scientifiche. Di norma è il cosiddetto fondamentalismo a mescolare religione e politica, spesso con esiti imbarazzanti: si può arrivare fino alla teocrazia degli ayatollah, anche se in Italia è difficile che si vada oltre al rosario lungamente sventolato da Matteo Salvini nei suoi comizi.Se da un lato suscita sconcerto l’arrendevolezza di Bergoglio (duramente contestato da Viganò) nei confronti del regime di Pechino, che oggi è addirittura autorizzato a influire nelle nomine dei vescovi cattolici presenti in Cina, dall’altro non può che preoccupare i laici, credenti e non, la tendenza a non distinguere tra le varie anime del mondialismo, demonizzando qualsiasi pulsione internazionalistica e prospettando la sola dimensione nazionale (per giunta, interpretata in chiave ierocratica e quasi medievale) come argine contro il devastante dominio neoliberista, mercantile e globalizzato. Chiunque abbia a cuore la libertà, in altre parole, non può accettare l’idea che possa essere una militanza di tipo religioso, quale che sia, a cementare istanze sacrosante come la legittima autodifesa dei cittadini, oggi più che mai trasformati in sudditi. Religione, spiritualità e coscienza sono risorse virtualmente fondamentali, a livello inviduale: ma non è certo su una presunta religione nazionalistica, per giunta aliena rispetto all’universalismo cattolico e condizionata dall’imposizione di dogmi di fede che presuppono obbedienza e sottomissione, che si può fondare un pensiero pubblico in grado di contrastare l’obbedienza e la sottomissione che la nuova religione neoliberista oggi cerca di imporre, con la forza della paura, grazie a un virus dall’origine sospetta e tuttora misteriosa.Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie insufficienti e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.
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Politica e Covid: la prevalenza dell’Intelligente Asintomatico
E’ in corso qualcosa di inaudito, mostruoso e sinistro, ma l’Intelligente Asintomatico insiste nel voler occultare le sue sinapsi, come se volesse fingersi politicamente cerebroleso: preferisce rifugiarsi nel rassicurante tifo calcistico – buoni contro cattivi – anziché affrontare la scomodità del ragionamento, la lucidità dell’analisi, il nudo linguaggio dei fatti. L’Italia si candida a essere la capitale europea del Covid, unico paese del vecchio continente ad auto-proclamarsi patria della nuova peste, nell’estate in cui i militari in assetto da guerra spaventano i bagnanti sulle spiagge e la ministressa della pubblica istruzione sconcerta genitori e alunni collaudando in televisione le seggiole-banco a rotelle: aggeggi grotteschi che secondo ogni previsione metteranno nel freezer l’infanzia, trasformando i bambini in degenti cronici del nuovo manicomio-scuola, futuri clienti dello psicologo e pazienti dei medici specializzati in patologie psicosomatiche. Eppure va tutto bene, sembra dirsi l’Intelligente Asintomatico, per far rima con lo slogan demenziale che preparò lo storytelling della catastrofe, “andrà tutto bene”. E visto che va tutto così bene, anzi benissimo, è normale che il governo-apocalisse proroghi l’aberrante stato d’eccezione, così come è normale che la sedicente opposizione – al netto dei proclami gridati – di fatto permetta (grazie alle provvidenziali assenze tattiche) che anche l’ultimo decreto-vergogna venga infine approvato, al Senato, sia pure per un solo voto di scarto. Tutto questo non potrebbe accadere, senza la prevalenza – nell’opinione pubblica – dell’Intelligente Asintomatico.Questo esemplare, così diffuso, sembra appartenere a una vasta zoologia politica che predilige le vie spicce, eventualmente anche l’insulto, e pretende di vedere in campo uomini della provvidenza, risolutori fulminei, fuoriclasse a chiacchiere. Quelli di trent’anni fa agitarono i valori della sinistra storica e dell’Europa Unita per meglio affossare la sinistra sociale dei diritti e l’idea stessa di solidarietà europea. Giocarono la partita fingendo di contrastare il collega Berlusconi, impresentabile socio collaterale del medesimo indirizzo antipopolare, prono agli stessi decisori internazionali. Gli Intelligenti Asintomatici si divisero a lungo, attingendo al carburante dell’odio, per scannarsi tra di loro in una guerra imbarazzante, visto che bianchi, rossi e verdi giocavano tutti nella stessa squadra. Poi vennero risolutori ancora più spicci, rivoluzionari ancora più fasulli: da una parte Renzi, dall’altra Grillo e i 5 Stelle. Ultimo nato, nella scuderia dell’illusionismo, il prode Salvini: trasformato prontamente in una sorta di eroe nazionale o, a scelta, in epocale pericolo pubblico. Di svista in svista, eccoci agli incresciosi record inanellati dall’oscuro “avvocato del popolo”: l’Italia è l’unico grande paese europeo messo ko dall’epidemia di coronavirus, l’unico ad aver attuato un coprifuoco suicida, “cinese”, come quello imposto a Wuhan. Il nostro è l’unico paese rimasto senza mezzi finanziari, l’unico costretto a mendicare elemosine tardive e ingannevoli come l’accordo-capestro sul Recovery Fund: pochi spiccioli, e fuori tempo massimo, solo a patto che si svenda quel che agli italiani è rimasto.Il piano, spudorato, punta a sabotare definitivamente lo Stato per mettere le mani sul vero bottino, l’ingente risparmio privato e il patrimonio immobiliare, che è il maggiore d’Europa: a questo mirano gli sciacalli nell’ombra che manovrano burattini come l’ipocrita Mark Rutte, piccolo feudatario del paradiso fiscale chiamato Olanda, vero e proprio Stato-canaglia (perfettamente tollerato dall’Ue) che sta letteralmente spolpando l’erario italiano, risucchiando offshore le contribuzioni delle grandi aziende del Belpaese. Ma tutto questo sembra non interessare l’Intelligente Asintomatico, nelle due versioni (il talebano che idolatra “Giuseppi”, l’hooligan che applaude il “Capitano”). Nella sua apparente pigrizia e indolenza intellettuale, è raro che l’Intelligente Asintomatico si produca in ragionamenti pubblicamente offerti: preferisce parassitare le idee altrui, le esternazioni altrui, spesso limitandosi a commentare in modo sbrigativo e provocatorio, sui social media, le riflessioni di chi si sforza di pensare in proprio, documentandosi faticosamente. L’Intelligente Asintomatico non si domanda come mai i giornaloni stanno letteralmente facendo a pezzi il leghista Fontana per la vicenda dei camici lombardi e dei conti svizzeri, trascurando completamente i 14 milioni di euro che il piddino Zingaretti ha fatto spendere al Lazio per mascherine mai arrivate. Buoni e cattivi, ancora e sempre: falsi amici, falsi nemici.Imbevuto com’è della narrazione ufficiale, quella secondo cui va tutto benissimo, dal momento che era stato promesso che sarebbe andato tutto bene, l’Intelligente Asintomatico tende a squalificare chiunque osi mettere in discussione gli assiomi propalati dal nuovo regime politico-televisivo, che si tratti di mascherine e distanziamenti, guanti o vaccini, untori presunti e involontari macellai come i poveri medici che, per loro stessa ammissione, lo scorso marzo causarono la morte – per iper-ventilazione – dei pazienti in realtà affetti da trombo-flebite polmonare. C’è chi si domanda (e domanda per iscritto anche all’autorità giudiziaria) quante persone sarebbero ancora vive, oggi, se il governo non avesse prima scoraggiato le autopsie, e poi emarginato i sanitari che per primi, già ad aprile, avevano inutilmente segnalato al ministero le terapie efficaci per trasformare il Covid in una malattia curabilissima. Dati oggettivi, che però l’Intelligente Asintomatico si rifiuta di registrare, per paura di veder crollare il governicchio in carica: come se la controparte (gli opposti Intelligenti Asintomatici e i loro rispettivi eroi politici) avessero sollevato la questione. Errore ottico: la strage è avvenuta senza che l’opposizione muovesse un dito per denunciarla e contrastarla.E’ la stessa sedicente opposizione che non ha fatto nulla per impedire che nel paese venisse sospesa la democrazia. Ma non importa: ancora oggi, all’Intelligente Asintomatico pare che basti dare del cornuto, del complottista e del negazionista a chiunque invochi un brandello di obiettività, foss’anche il cantante Andrea Bocelli, prontamente sottoposto a fascio-bastonatura mediatica e olio di ricino. Il mondo intero è preda di una sindrome inquietante e inaudita, che tradisce i segni evidentissimi di un tenebroso totalitarismo, ma l’Intelligente Asintomatico difende l’indifendibile Conte per proteggerlo da Salvini, o a scelta si schiera con l’altrettanto indifendibile Salvini per avversione verso Conte (come se lo stesso Salvini avesse lasciato supporre che, di fronte all’emergenza, si sarebbe comportato in modo diverso da Conte). Forse il bilancio della situazione sarebbe differente, se gli Intelligenti – più o meno Sintomatici – mettessero finalmente una pietra sopra alle loro divisioni di cartapesta, di fronte alla minaccia comune, riscoprendo l’importanza del valore supremo – la verità – che notoriamente non ha padroni. L’infinita stupidità dell’odio, il più facile degli ingredienti “magici” della manipolazione, è dosata oculatamente dai gestori di ogni crisi. Storia antichissima: lo spiega un intellettuale prestigioso ma quasi sconosciuto, in Italia, come Francesco Saba Sardi, in una riflessione intitolata “L’istituzione dell’ostilità”. A questo serve, il falso nemico fabbricato all’occorrenza: a smettere di pensare, in modo che a vincere sia sempre il banco (e che a perdere siamo noi, tutti quanti, Sintomatici e non).(Giorgio Cattaneo, “La prevalenza dell’Intelligente Asintomatico”, dal blog del Movimento Roosevelt del 30 luglio 2020).E’ in corso qualcosa di inaudito, mostruoso e sinistro, ma l’Intelligente Asintomatico insiste nel voler occultare le sue sinapsi, come se volesse fingersi politicamente cerebroleso: preferisce rifugiarsi nel rassicurante tifo calcistico – buoni contro cattivi – anziché affrontare la scomodità del ragionamento, la lucidità dell’analisi, il nudo linguaggio dei fatti. L’Italia si candida a essere la capitale europea del Covid, unico paese del vecchio continente ad auto-proclamarsi patria della nuova peste, nell’estate in cui i militari in assetto da guerra spaventano i bagnanti sulle spiagge e la ministressa della pubblica istruzione sconcerta genitori e alunni collaudando in televisione le seggiole-banco a rotelle: aggeggi grotteschi che secondo ogni previsione metteranno nel freezer l’infanzia, trasformando i bambini in degenti cronici del nuovo manicomio-scuola, futuri clienti dello psicologo e pazienti dei medici specializzati in patologie psicosomatiche. Eppure va tutto bene, sembra dirsi l’Intelligente Asintomatico, per far rima con lo slogan demenziale che preparò lo storytelling della catastrofe, “andrà tutto bene”. E visto che va tutto così bene, anzi benissimo, è normale che il governo-apocalisse proroghi l’aberrante stato d’eccezione, così come è normale che la sedicente opposizione – al netto dei proclami gridati – di fatto permetta (grazie alle provvidenziali assenze tattiche) che anche l’ultimo decreto-vergogna venga infine approvato, al Senato, sia pure per un solo voto di scarto. Tutto questo non potrebbe accadere, senza la prevalenza – nell’opinione pubblica – dell’Intelligente Asintomatico.
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Ray Dalio: tra Usa e Cina può scoppiare una guerra (vera)
Dato il mestiere che fa, resterà sempre il dubbio: si lancia in questo tipo di previsioni via social media per sensibilizzare il mondo o per creare un “sentiment” negativo sui mercati finanziari? L’ultima previsione shock di Ray Dalio di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund al mondo, è la seguente: «Le tensioni economiche tra Usa e Cina possono trasformarsi in una vera e propria guerra, in un conflitto armato». Il monito lanciato da Dalio, illustrato nel suo libro “Principles” veicolato anche su LinkedIn, fa seguito ad approfondite analisi sui cambiamenti in corso nell’ordine mondiale e ai parallelismi storici con gli anni che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale. Ecco una sintesi del Dalio-pensiero sulle analogie tra la fase attuale e la grande crisi economica che, a cavallo degli anni ‘30 del secolo scorso, portò ai protezionismi e poi alla guerra mondiale.«La Grande Depressione portò diifficoltà economiche a tutte le nazioni», scrive Dalio, ricordando che «severe recessioni con grandi divari di ricchezza, grandi debiti e politiche monetarie inefficaci creano una combinazione incendiaria che tipicamente conduce a rivoluzioni e a conflitti tra paesi». Inoltre, durante i periodi di grandi conflitti economici c’è una forte tendenza a muoversi verso leadership sempre più autoritarie, pensando che riportino ordine dove regna il caos». Ultima analogia con gli anni ‘30, il protezionismo con l’innalzamento di dazi nel commercio tra nazioni che, negli ultimi anni, ha contraddistinto i rapporti tra Usa e Cina con un’escalation che non accenna a fermarsi. «Mentre da un lato i dazi contribuiscono a indebolire l’andamento generale dell’economia, dall’altro lato le tariffe beneficiano i gruppi di interesse che vengono protetti e creano supporto politico per il leader che le impone».Tutta questa serie di considerazioni induce il patron di Bridgewater a non poter affatto escludere che il conflitto economico tra Usa e Cina si trasformi in una “shooting war”, anche perché i poteri rivaleggianti entrano in guerra «solo quando le loro forze sono più o meno comparabili e non quando uno dei due è nettamente più forte dell’altro». Riflessioni a cui fanno seguito, tornando a temi più vicini a quello di un hedge fund, valutazioni sulla fase di incertezza che si apre per la tutela dei patrimoni privati. «Durante i periodi di gravi difficoltà dell’economia e di grandi divari di ricchezza tra i cittadini, nella storia si è assistito spesso a rivoluzionarie forme di redistribuzione. Quando è stato fatto pacificamente, ciò è avvenuto attraverso forti incrementi sulla tassazione sui più ricchi e con l’incremento di offerta di moneta per svalutare gli oneri dei debitori. Quando invece ciò è avvenuto con violenza, le ricchezze sono state confiscate».L’analisi, come si vede, è di sicuro interesse e, pur se qui solo sintetizzata, estremamente approfondita. Resta l’interrogativo sul perché il più grande hedge fund al mondo, che da anni ha effettuato numerose “puntate” sul crollo dei mercati azionari e obbligazionari, non si limiti a inviare le analisi ai propri clienti ma abbia il piacere di condividerle, via social media, con centinaia di milioni di persone. Può darsi che sia davvero per promuovere sentimenti pacifisti nel mondo. O per creare un sentimento negativo sui mercati finanziari, incrociando gli interessi di chi, come Bridgewater, ha puntato sul crollo delle Borse.(Alessandro Graziani, “Borsa, se il re degli hedge fund Dalio dice che tra Cina e Usa sarà guerra vera”, dal “Sole 24 Ore” del 27 luglio 2020).Dato il mestiere che fa, resterà sempre il dubbio: si lancia in questo tipo di previsioni via social media per sensibilizzare il mondo o per creare un “sentiment” negativo sui mercati finanziari? L’ultima previsione shock di Ray Dalio di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund al mondo, è la seguente: «Le tensioni economiche tra Usa e Cina possono trasformarsi in una vera e propria guerra, in un conflitto armato». Il monito lanciato da Dalio, illustrato nel suo libro “Principles” veicolato anche su LinkedIn, fa seguito ad approfondite analisi sui cambiamenti in corso nell’ordine mondiale e ai parallelismi storici con gli anni che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale. Ecco una sintesi del Dalio-pensiero sulle analogie tra la fase attuale e la grande crisi economica che, a cavallo degli anni ‘30 del secolo scorso, portò ai protezionismi e poi alla guerra mondiale.