Archivio del Tag ‘risorse’
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Se il Piemonte azzoppa il Bio, settore in piena crescita
Possibile che il Piemonte si rassegni a “suicidare” il settore strategico dell’agricoltura biologica, in ossequio ai tagli orizzontali decretati dal governo Monti? Grazie al “Movimento 5 Stelle” è approdato al Consiglio regionale piemontese il caso del Crab, il prestigioso sportello del Bio con sede in val Pellice, punto di riferimento – secondo le associazioni di categoria – per l’intero comparto del biologico in Italia. «Grave errore, chiudere un centro di eccellenza come il Crab», protesta Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab, che raduna gli agricoltori biologici italiani. Fa eco Vincenzo Vizioli del Firab, la fondazione nazionale per l’agricoltura biodinamica: «L’attività del Crab è fondamentale per lo sviluppo italiano delle coltivazioni a impatto zero». Che poi sono le uniche in crescita, nonostante la crisi, come segnalano gli ambientalisti italiani, preoccupati per il futuro dell’agricoltura europea: «Bruxelles finanzia le grandi monoculture dal destino ormai segnato – rilevano Wwf, Lipu e Legambiente – mentre ignora le piccole e medie imprese ecologiche, che tutelano il territorio e i consumatori».
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Stefania: come vivere, in cinque, con solo 5 euro al giorno
Madre di tre bimbi e moglie di un operaio metalmeccanico, Stefania Rossini vive in provincia di Brescia, a Pontevico. Qualche hanno fa ha perduto il lavoro, ma non si è persa d’animo: «Ho ripensato il nostro modo di vivere e, in due anni di perfezionamenti, ho scoperto che possiamo vivere, in cinque, con appena 5 euro al giorno». Sembra uno slogan, e invece è il titolo del libro che racconta la sua esperienza. Un manuale tecnico-pratico, che spiega come è possibile vivere – senza privazioni – spendendo, ogni giorno, appena un euro a persona. «Ho cercato di migliorarmi ogni giorno», racconta Stefania. «Mi sono sforzata di imparare, di migliorare. Ho fatto l’orto, ho scovato nuove ricette per l’autoproduzione. A un certo punto ho deciso di fare due conti di quanto spendevo al mese e sono saltati fuori questi cinque euro. Una media giornaliera che comprende un po’ tutto: alimentazione, detersivi per la casa e l’igiene personale, materiale scolastico e altre piccole cose». Possibile? Sì: «Perché, con l’orto e l’autoproduzione, ci facciamo in casa quasi tutto».
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Perazzoli: solo in Italia non c’è il reddito minimo garantito
In Italia ci si ostina a non dare importanza al reddito minimo garantito. Sembra si tratti di un fatto marginale, si minimizza. Per avere un’idea della realtà dobbiamo pensare che la Corte Costituzionale tedesca ha giudicato come parzialmente incostituzionale la riforma restrittiva del cancelliere Schroeder, dopo il ricorso di una famiglia – padre, madre e una figlia – perché doveva vivere con soli 850 euro al mese (e naturalmente affitto e riscaldamento a carico dello Stato). Una somma di 850 euro in Italia è uno stipendio, da cui si deve anche cercare di far uscire l’affitto e tutto il resto. Ci scandalizziamo del fatto che negli Usa non esista una sanità pubblica: in Europa si scandalizzano per l’assenza in Italia di un reddito minimo garantito. Negli Stati Uniti Michael Moore però ha raccontato in un film che cosa significa non avere un sanità pubblica; in Italia nessuno tocca il tema del reddito minimo garantito.
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Non tutto è merce, i territori salveranno i beni comuni
Quasi tutto quello che ci circonda, oggi, appartiene a qualcuno: per beneficiarne, lo si può soltanto comprare. Ma non è stato sempre così: «C’erano una volta i beni comuni: l’aria, l’acqua, il bosco, il fiume, la spiaggia, i pascoli, e persino i campi, che venivano dissodati e arati congiuntamente dalle comunità di villaggio», racconta Guido Viale in una recente riflessione sul destino dei beni comuni. «Nell’era moderna, il processo della loro appropriazione – e della esclusione di chi ne traeva il proprio sostentamento – è cominciato molto presto con le recinzioni dei pascoli in Inghilterra». Erano le “enclosures”, che Marx pone a fondamento del meccanismo di accumulazione primitiva del capitale. Meccanismo proseguito nel tempo: «Molte delle rivoluzioni borghesi in Europa hanno messo capo a un processo analogo». Per non parlare della conquista del West in Nordamerica, «a spese delle popolazioni indigene», o addirittura del colonialismo, «che ha globalizzato questa pratica».
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Obama-bis, anche l’America si rassegna al meno peggio
Uno straccio di speranza, in un Occidente nel quale la speranza nel futuro è ormai ridotta a uno straccio. Grazie al marketing del “meno peggio”, Obama resiste alla Casa Bianca perdendo voti e “sorpassando in retromarcia” Romney, per via del pallottoliere elettorale americano che premia con super-punteggi chi si aggiudica gli Stati-chiave come Florida, Virginia e Ohio. «Dobbiamo fare una rivoluzione, in questo paese», protesta il miliardario Donald Trump: «Obama ha vinto le elezioni ma ha perso il voto popolare: per una democrazia, questo è un disastro». Obama, si affrettano a concludere i commentatori dei principali media, ha di fronte altri quattro anni difficili: avrà il Congresso contro e numeri risicati al Senato. Dovrà comunque rassegnarsi a mediare, sostiene Vittorio Zucconi di “Repubblica”, che ricorda che – per la riforma della sanità, imposta nei primi due anni sull’onda della popolarità iniziale – non è riuscito a portare dalla sua neppure un deputato repubblicano.
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L’Europa sostenga il Bio, l’unica agricoltura che ha futuro
Mentre il Piemonte disastrato dai tagli ciechi mette in liquidazione il Crab, lo sportello per l’agricoltura biologica che da un decennio indirizza un comparto che vale mezzo milione di euro all’anno – inutili gli appelli piovuti sui maggiori partner del centro, cioè la Provincia di Torino governata dal centrosinistra – gli operatori europei chiedono una riforma “verde” della politica agricola, per fronteggiare la grande crisi «dirottando i finanziamenti dalle produzioni intensive ad alto impatto ambientale alle piccole aziende agricole multifunzionali», cioè quelle che praticano con successo «modelli di produzione e di consumo sostenibili», nel rispetto dei consumatori nonché delle biodiversità, delle risorse naturali e del paesaggio. È la richiesta rivolta al governo Monti, al Parlamento europeo e alle Regioni da 13 associazioni che riuniscono ambientalisti, mondo scientifico, agricoltori biologici e biodinamici.
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Chomsky: i nostri padroni temono libertà e democrazia
«Tutto per noi stessi e nulla per le altre persone»: in ogni età del mondo, sembra sia stata proprio questa «la ignobile massima dei padroni del genere umano». Così la pensava Adam Smith, «un conservatore vecchia maniera, con principi morali», pensando al suo paese, l’Inghilterra, che allora era padrona del pianeta: sono i produttori di merci e i mercanti, diceva Smith, a plasmare la politica secondo i loro interessi, «per quanto sia doloroso l’impatto sugli altri, compreso il popolo inglese» o magari quello indiano, vittima di una «ingiustizia selvaggia» da parte degli europei. E’ la legge del più forte: quella che ancora oggi, secondo Noam Chomsky, guida la supremazia dell’Occidente. Una leadership declinante ma spietata, che – nel resto del mondo – teme una cosa su tutte, la democrazia: guai se i “sudditi” si ribellano alle dittature filo-occidentali, reclamando diritti.
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Hanno paura di Grillo, non del rigore che ci sta uccidendo
Primarie e grandi manovre a destra e sinistra, sotto il panico crescente targato Grillo: dopo l’exploit siciliano ora tremano anche le due princiali Regioni italiane, Lombardia e Lazio, travolte dagli scandali, mentre l’establishment – politico e mediatico – annaspa tra improbabili sondaggi a caccia di macerie di elettorato, inesistenti leadership e logori marketing dei tempi che furono. Tante sigle, ma il programma è uno solo: convincere gli italiani a subire l’impossibile, a continuare a sopportare l’insopportabile, il “massacro sociale” inaugurato dal “golpe finanziario” che alla fine del 2011 – col ricatto terroristico dello spread – ha sfrattato quel che restava dell’imbarazzante governo in carica. Il diktat della Bce, lo sbando del Pdl, la compiacenza del Pd e la regia di Napolitano. Ed ecco i tecno-banchieri agli ordini di Bruxelles, decisi ad attuare la “soluzione finale” dell’economia e della società italiana: colpire il risparmio, tosare i cittadini, mettere in ginocchio le aziende e mandare a spasso i dipendenti.
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Pro Natura, volontari senza soldi: la beffa del 5 per mille
Quasi tutte le Pro Natura che operano in Piemonte sono Onlus e quindi hanno il diritto di ricevere la quota del 5 per mille dell’imposta che i propri soci o amici devono pagare in occasione della dichiarazione dei redditi e che possono devolvere a un’associazione. Per associazioni di totale volontariato come le nostre, questi importi sono vitali per svolgere le tante attività, che hanno costi che le sole quote di iscrizione dei soci non sono sufficienti a coprire. Siamo però costretti a fare un chiarimento di come in realtà funziona il meccanismo del 5 per mille e soprattutto del fatto che la volontà del contribuente non viene integralmente rispettata. Infatti, per le dichiarazioni dei redditi dell’anno 2010, l’ultimo anno di cui abbiamo dati certi, oltre 16 milioni di italiani decisero di devolvere ad associazioni o fondazioni il 5 per mille delle imposte pagate allo Stato: la cifra da distribuire fra le varie associazioni ammontò a 463 milioni di euro.
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Fiscal Compact: col ricatto del debito moriremo di fame
“Affama la bestia” era lo slogan di Ronald Reagan. La “bestia” era il governo: «Non la soluzione, ma il problema». Meglio mettere tutto in mano ai privati, che così si appropriano delle funzioni pubbliche e le gestiscono in base alla legge del profitto. «La bestia da affamare è in realtà la democrazia, l’autogoverno, la possibilità per i cittadini e i lavoratori di decidere il proprio destino». L’antico programma antisociale di Reagan, secondo Guido Viale, è stato ora tradotto dall’Unione Europea e dai governi dell’Eurozona in due strumenti micidiali, il pareggio di bilancio e il Fiscal Compact. «Con queste due misure, in Italia verranno prelevati ogni anno dalle tasse, cioè dai bilanci di chi le paga, quasi 100 miliardi di interessi e altri 45-50 di ratei, per versarli ai detentori del debito: in larga parte banche e assicurazioni sull’orlo del fallimento per operazioni avventate e altri grandi speculatori nazionali ed esteri, e solo in minima parte singoli risparmiatori».
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Finiguerra: riscattiamo l’Italia. Già, ma con che soldi?
Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano, è un uomo libero e coraggioso. Uno dei tanti volti puliti dell’Italia sana, quella che funziona ma non sa più a che santo (politico) votarsi, data la “resa” di Pd e Pdl alla drammatica “agenda Monti”. Con altri sindaci “virtuosi”, Finiguerra ha redatto un appello per il riscatto civico del paese: impossibile che cittadini e movimenti continuino a procedere in ordine sparso, con la tentazione del non-voto, di fronte allo scenario del progressivo sfacelo, sotto il colpi del “rigore” imposto da Bruxelles. Imperativo categorico: fronteggiare seriamente la crisi e creare posti di lavoro riconvertendo l’economia in modo sostenibile. Più democrazia, più partecipazione, nuova sovranità dei territori. Tutto giusto, ma Finiguerra e colleghi – nel loro documento – non menzionano le cause della catastrofe: l’euro e l’Unione Europea.
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Tagli, l’eredità di Monti: massacro sociale da qui all’eternità
L’Italia è praticamente spacciata: inseguendo il pareggio di bilancio prescritto dal Fiscal Compact voluto da Bruxelles, non uscirà dal tunnel recessione. Anche se cresce il prelievo fiscale, che opprime aziende e famiglie, il gettito diminuisce perché le manovre da “economia di guerra” per tagliare il debito pubblico non fanno che deprimere i consumi, senza creare nessuno spiraglio per risalire la china. Note di allarme anche dagli analisi della Cgil: con l’ultima operazione, Monti consegna ai successori un pacchetto di misure laceranti, considerato che soltanto per la spending review andranno trovati altri 18 miliardi da tagliare. E non è che un antipasto, scrive Francesco Piccioni sul “Manifesto”. L’effetto totale delle sei “svolte” imposte dai tecnocrati supera ormai i 120 miliardi, circa l’8% del Pil, con tanti saluti all’agognata “crescita”: se oggi il prodotto interno lordo è a quota -2,4%, per l’Fmi nel 2013 l’Italia supererà la soglia del -3%.