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Il Green Pass è solo l’inizio: vogliono portarci via tutto
Già da tempo, alle Nazioni Unite c’è un progetto che prevede di catalogare, classificare e schedare tutte le persone. Obiettivo: avere a disposizione tutti i dati fondamentali in un grandissimo database. E possibilmente con un microchip inserito, in modo che non sia più necessario portarsi in giro il tesserino, ma sia nel nostro corpo. Dal punto di vista di alcuni, questo è il preludio per il passaggio alla nuova valuta: l’euro digitale e il dollaro digitale. Questa situazione economica, che ai famosi “esperti” sta sfuggendo di mano, sta portando a un rischio di iper-inflazione che potrebbe mettere in crisi l’intero sistema. Parliamoci chiaro: nel momento in cui le persone cominceranno a far fatica a fare la spesa (e temo che succederà), iniziando a stentare a trovare i beni di prima necessità, cominceranno a vedere che il loro stipendio non sarà più sufficiente per arrivare a fine mese. E quindi cominceranno a dover ridurre in modo significativo il proprio standard di vita. Dal punto di vista sociale, è chiaro che una situazione come questa tende a diventare esplosiva, difficilmente gestibile.L’unico modo in cui possono evitare disordini è abituare la gente al fatto che, se vuoi mantenere il lavoro, devi cedere una serie di libertà. E il Green Pass è solo il primo passo: l’antipasto. Perché, nel quadro del Grande Reset, l’idea è di avere un sistema di “credito sociale”, dove la valuta sarà centralizzata: non ci saranno più in circolazione banconote. Sarà un sistema totalmente digitale, gestito direttamente dalla banca centrale (quindi, neanche più dalle banche singole che oggi ci forniscono prestiti, nonché l’accesso ai conti correnti). Tutto verrà dal sistema centralizzato, e questa moneta verrà erogata ai “meritevoli”: quindi, se non ti comporti bene, zac, ti togliamo la tua riserva, i fondi che avevi a disposizione. E tutto quello che fai viene controllato. Tra l’altro, tornando al Grande Reset, l’idea è che la gente si sposti in massa all’interno di edifici di cui non sarà più proprietaria, ma che avrà in affitto dallo Stato. Edifici che poi verranno controllati elettronicamente, in modo che – di nuovo – se non ti comporterai bene subirai il taglio del riscaldamento e di altri servizi. E questo, sempre da un punto di vista centralizzato: senza bisogno di mandare nessuno, sul posto.Analogamente, si pensa di eliminare l’uso delle automobili individuali, si prevede di passare ad auto prevalentemente elettriche (noleggiate, sempre con lo stesso criterio). Quindi, l’idea è: schedare le persone. Il Green Pass è l’inizio della schedatura globale. E questo fa parte del progetto, è un obiettivo dichiarato. Non è segreto: basta andare a vedere i documenti del World Economic Forum, piuttosto che delle Nazioni Unite. Già ci lavorano da tanto tempo, e con il Grande Reset questo piano vogliono realizzarlo. Anche perché non hanno più molto tempo. Il Green Pass sarà come la patente di guida: dovrà essere rinnovato. Regolarmente, dovrai presentarti al “tagliando” e avere il “bollino”. Questo è un sistema di controllo, che è esattamente quello che oggi vige in Cina. Più di metà degli americani ora l’hanno capito, e quelli che lo capiscono diventano sempre di più. Non è questione di cedere solo su questo punto: se cedi sul Green Pass, poi dovrai cedere su un altro punto e poi un altro ancora, e non ci sarà fine. Sarà una discesa, sempre più veloce: sempre meno arrestabile, e sempre più critica.(Roberto Mazzoni, dichiarazioni rilasciate a “Money.it” il 22 ottobre 2021, nell’intervista “Un nuovo regime totalitario?” condotta da Fabio Frabetti).Già da tempo, alle Nazioni Unite c’è un progetto che prevede di catalogare, classificare e schedare tutte le persone. Obiettivo: avere a disposizione tutti i dati fondamentali in un grandissimo database. E possibilmente con un microchip inserito, in modo che non sia più necessario portarsi in giro il tesserino, ma sia nel nostro corpo. Dal punto di vista di alcuni, questo è il preludio per il passaggio alla nuova valuta: l’euro digitale e il dollaro digitale. Questa situazione economica, che ai famosi “esperti” sta sfuggendo di mano, sta portando a un rischio di iper-inflazione che potrebbe mettere in crisi l’intero sistema. Parliamoci chiaro: nel momento in cui le persone cominceranno a far fatica a fare la spesa (e temo che succederà), iniziando a stentare a trovare i beni di prima necessità, cominceranno a vedere che il loro stipendio non sarà più sufficiente per arrivare a fine mese. E quindi cominceranno a dover ridurre in modo significativo il proprio standard di vita. Dal punto di vista sociale, è chiaro che una situazione come questa tende a diventare esplosiva, difficilmente gestibile.
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Bomba dall’Iss: appena 3.783 i morti “solo” per Covid
«Non è una notizia, è una bomba: se ne dovrebbe parlare in ogni talk televisivo». Carlo Freccero commenta così la novità della settimana: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono appena 3.783 le persone uccise in Italia “solo” dal Covid, cioè prive di gravi malattie preesistenti. Numeri pazzeschi, che demoliscono qualsiasi delirio securitario, dal coprifuoco di Conte al Green Pass di Draghi. «Rendetevi conto: meno di 4.000 vittime, contro le 130.000 esibite, in un paese in cui ogni anno, mediamente, i decessi sono 650.000», fa notare lo storico Nicola Bizzi. «La semplice influenza stagionale può uccidere anche 15.000 persone», osserva il professor Alessandro Meluzzi, nel frattempo sospeso dall’Ordine dei Medici per aver rifiutato il Tso governativo. Notizia nella notizia: a “sparare” il report dell’Iss è stato un solo quotidiano, “Il Tempo”, diretto da Franco Bechis (a sua volta ripreso soltanto da un’altra testata, “La Verità”, di Maurizio Belpietro). Da tutti gli altri, silenzio. Anzi: si parla solo di “casi” e contagi in rialzo, per spingere disperatamente sul tasto dell’inoculo genico sperimentale, ancora chiamato “vaccino”: misura coercitiva che Draghi impone sul lavoro ricorrendo col ricatto, pena la perdita dello stipendio.
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Eccoci, finalmente: ora comincia la grande diserzione
Le grandi rivoluzioni, si dice, sono sempre state progettate, innescate e dirette da formidabili élite avanguardistiche. Vero, ma poi che fine han fatto, quei rivolgimenti? Quanto alle élite, oggi sembra disastrosamente crollato il loro prestigio: persino l’oceanico astensionismo che ha rimpicciolito le ultime elezioni italiane (amministrative, per giunta: tradizionalmente partecipate) suona come una campana a morto, per chi è solito utilizzare pedine locali. Sembra un avviso rivolto non solo al super-governo del Tecnocrate, ma in fondo anche alle possibilità dell’intera politica liberale, democratica, completamente svuotata. L’arena è ormai percepita come corrotta, infiltrata, devitalizzata: nemica, addirittura. Manipolata proprio dai mediocri, impresentabili terminali di quelle stesse élite che oggi esternano il loro delirio globalista a vocazione totalitaria. Lo fanno senza più nemmeno nascondersi, dichiarando in modo esplicito i loro obiettivi apertamente zootecnici. Imperativi categorici e funesti, monotoni e minacciosi: magari inventano emergenze e pandemie, mettendo in croce i sistemi sanitari con artifici criminosi.
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No al Green Pass: un italiano su due diserta le elezioni
886.837Votare? No, grazie. Non è più una crepa, ma una voragine: «Quando si vota in città importanti e c’è un astensionismo intorno al 50% – ammette Giorgia Meloni – non è una crisi della politica, ma della democrazia». Solo il 54,69% degli aventi diritto ha preso parte alle elezioni comunali del 3-4 ottobre: un elettore su due è rimasto lontano dalle urne. Record negativi a Milano e Napoli, dove ha votato rispettivamente il 47,69% e il 47,18% degli aventi diritto. A ruota Torino (48,07%) e Roma (48,83%). Il sapore è quello di una diserzione generale: un atto di sfiducia pesantissimo, di fronte a quanto sta accadendo nel paese. E’ come se un italiano su due avesse bocciato il sistema politico che continua a recitare la farsa di una crisi fondata sulla disinformazione e sul ricatto. Una sciagura che erode libertà e diritti, lesionando la democrazia nata nel 1945. L’avvertimento è tacito, ma esplicito: se pensate di continuare su questa strada, lungo il vicolo cieco della coercizione, sappiate che non vi seguiremo.Numeri impietosi: sono rimasti a casa 6 milioni di cittadini, sui 12 chiamati a votare. Bilancio ancora più increscioso, se si pensa che il voto per amministrative, fino a ieri, era sempre rimasto al riparo dallo “sciopero bianco” degli astensionisti. Stavolta è diverso: a imporsi è il messaggio di chi rifiuta il Green Pass, e quindi i grandi partiti – tutti - sostanzialmente complici di un regime anomalo, passato dal mitico “andrà tutto bene” (epoca Conte) all’attuale Tso imposto da Draghi («Se non ti vaccini, muori»). Maschere di cartone: due facce della stessa medaglia, impegnate in una recita sinistra. Quella a cui si sta gradualmente opponendo la coscienza civile del paese, come dimostrano episodi eloquenti come la coraggiosa denuncia di Nunzia Alessandra Schilirò, vicequestore di Roma, secondo cui «il Green Pass è incostituzionale oltre che inutile, sul piano sanitario».La risposta? «Stare fermi», come raccomandato dall’alchimista Michele Giovagnoli: non partecipare, disertare, scioperare. E magari ritirare i bambini dalle aule, dando vita alle “scuole parentali” di cui si sta letteralmente riempiendo il paese, mentre autorevoli docenti universitari rinunciano a insegnare, rifiutando di sottoporsi alla vessazione. Primo risultato: le urne semi-deserte. Il caso di Torino fotografa bene il fenomeno: un tempo metropoli e oggi abitata da meno di 900.000 persone, la prima capitale d’Italia ha registrato il voto di appena 331.000 cittadini. Il candidato del cosiddetto centrosinistra, in pole position per diventare sindaco, è stato votato da appena 140.000 torinesi. Se i politologi potranno divertirsi a rilevare il crollo dei 5 Stelle, cioè la scuderia del sindaco uscente (meno di 30.000 voti, appena il 9%), non consola il magro bottino degli outsider.Da Paragone al valoroso Ugo Mattei fino agli attivisti del Movimento 3V, passando per “comunisti” vari (compresi quelli di Rizzo e di “Potere al Popolo”), non arrivano a racimolare – messi insieme – neppure un 10% dei consensi. E’ come se fossero stati punite anche le voci “contro”, per aver comunque voluto partecipare al vecchio gioco delle urne, pur sapendo che sarebbe stato largamente dominato dalle forze che – a Roma e nelle Regioni – puntellano la nuova modalità orwelliana di potere, sorretta dai fantasmi che siedono in Parlamento, facendo dell’Italia l’esempio di autoritarismo che oggi imbarazza il resto d’Europa. Mezzo paese è inquieto, e lo sta letteralmente mettendo per iscritto. Con anche la firma di Antonio Nicolosi, segretario generale dell’Unarma: per la più antica associazione sindacale dei carabinieri, «il Green Pass è inaccettabile».E’ vero che le amministrative servono a coinvolgere il cittadino solo nel governo della sua città. Ma – data la situazione di oggi, con almeno 15 milioni di italiani decisi a resistere all’abuso – probabilmente è parsa di cattivo gusto, l’omissione (in campagna elettorale) del tema sta costringendo le famiglie a subire misure inaudite, presentate sulla base della più spregiudicata mistificazione della realtà. “Io resto a casa” era lo slogan del gregge spaventato da Conte, in stile cinese, nel 2020: oggi invece rischia di trasformarsi in un incubo, per i partiti impegnati nelle speculazioni post-elettorali e nelle astruse trame quirinalizie. Facciano pure, non sono più affar nostro: è quello che sembra dire un italiano su due, nel drammatico autunno 2021 che sta facendo emergere un’altra Italia, non più disposta a farsi prendere in giro dai tanti cantastorie del potere.Votare? No, grazie. Non è più una crepa, ma una voragine: «Quando si vota in città importanti e c’è un astensionismo intorno al 50% – ammette Giorgia Meloni – non è una crisi della politica, ma della democrazia». Solo il 54,69% degli aventi diritto ha preso parte alle elezioni comunali del 3-4 ottobre: un elettore su due è rimasto lontano dalle urne. Record negativi a Milano e Napoli, dove ha votato rispettivamente il 47,69% e il 47,18% degli aventi diritto. A ruota Torino (48,07%) e Roma (48,83%). Il sapore è quello di una diserzione generale: un atto di sfiducia pesantissimo, di fronte a quanto sta accadendo nel paese. E’ come se un italiano su due avesse bocciato il sistema politico che continua a recitare la farsa di una crisi fondata sulla disinformazione e sul ricatto. Una sciagura che erode libertà e diritti, lesionando la democrazia nata nel 1945. L’avvertimento è tacito, ma esplicito: se pensate di continuare su questa strada, lungo il vicolo cieco della coercizione, sappiate che non vi seguiremo.
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La farsa Covid sta per finire, solo l’Italia resta nell’incubo
Le imminenti elezioni amministrative (valore, da uno a cento: zero) avrebbero in compenso l’effetto di conferire una parvenza di normalità democratica al nuovo stile di vita imposto dal regime di Mario Draghi? Il conto alla rovescia verso l’orwelliano 15 ottobre sembra lastricato di intoppi e di franose retromarce: parla da sola la cessione a “paesi del terzo mondo” di qualcosa come 45 milioni di dosi geniche (“vaccinali”, le chiamano), mentre la stessa Aifa ha convalidato le terapie a base di anticorpi monoclonali. Fa notizia il permesso – restituito ai genitori – di entrare liberamente nelle scuole, senza “lasciapassare”. E non può sfuggire il vistoso ridimensionamento delle sanzioni ricattatorie ai danni dei lavoratori sprovvisti di Green Pass; non possono più essere sospesi, come ricorda Nicola Bizzi a “L’Orizzonte degli Eventi”: «Rischiano al massimo di restare senza stipendio, ma solo per venti giorni; poi hanno il diritto di vederselo restituire con gli interessi». Tutto dice che la Grande Paura potrebbe avere i mesi contati: è evidente che si va facendo sempre più insostenibile, la narrazione della “pandemia politica” del secolo, viste anche le crepe che si stanno aprendo, destinate a diventare voragini.«Ricorda a tutti, sempre, che uniti vinceremo: perché l’amore è verità, e trionfa sempre». Queste le parole che Nunzia Alessandra Schilirò ha rivolto a Michele Giovagnoli, protagonista di uno straordinario tour (“Agorà d’Amore”) nelle piazze italiane. «Rendetevi conto del coraggio di quella donna, che è vicequestore di Roma: un grado equiparabile a quello di tenente colonnello dei carabinieri». Lo ricorda Matt Martini sempre a “L’Orizzonte degli Eventi”: ormai la verità sta per diventare una valanga, se è vero che persino il mainstream (da Freccero a Giletti, passando per Mieli e Travaglio, Mario Giordano, Barbara Palombelli e tanti altri) sta aprendo finalmente le finestre per far entrare l’aria pulita della realtà, dopo quasi due anni di asfissia “infodemica”. Guai a chi accusa queste voci di fare “gatekeeping”, avvertono Bizzi e Martini: la paranoia del peggior complottismo acceca chi non riesce a vedere cosa sta davvero accadendo. E cioè: anche l’Italia – ultima ruota del carro, in Occidente – si sta preparando a uscire dall’incubo, nonostante le potenti forze che hanno deciso di cacciarcela, con Conte, e che ora vorrebbero tenercela fino a chissà quando, con il “lasciapassare” introdotto dallo sconcertante Draghi.«Si sono accorti di aver fatto il passo più lungo della gamba, imponendo restrizioni che rischiano di far collassare il paese». Lo sostengono gli osservatori de “L’Orizzonte degli Eventi”: «Si è arrivati addirittura a spegnere le telecamere di sicurezza, sulle autostrade, per evitare di mostrare gli ingorghi (documentatissimi) provocati dalla protesta silenziosa dei camionisti». E’ Matt Mattini (co-autore di “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale ed elogiato da Freccero in un’intervista a “La Verità”) a mettere a fuoco il punto di svolta: quasi tutta l’Europa si sta preparando a salutare la stagione degli spaventapasseri, in Italia incarnata dall’infelice figura del bis-ministro Speranza, ventriloquo di D’Alema (legato alla Cina, come Prodi) nonché esponente della Fabian Society. Se da noi tengono ancora banco le supercazzole dei virologi televisivi e dei tromboni del Cts, il resto d’Europa ha messo la freccia, imboccando la corsia di sorpasso. Nemmeno la Francia di Macron – lieta di esportare la Roma la “Porta dell’Inferno” di Rodin, da inaugurare proprio il 15 ottobre alle Scuderie del Quirinale – ha avuto il coraggio di imporre un Green Pass così severo, come ha ricordato “Nandra” Schilirò dal palco di piazza San Giovanni.L’ultimissima notizia – segnala Martini – riguarda il Portogallo: il paese ha appena decretato la fine di ogni restrizione Covid. Un gesto clamoroso, che fa seguito alla retromarcia (per via giudiziaria) della Spagna e alla storica fermezza del Nord Europa, dove Danimarca e Norvegia hanno imboccato la direzione tracciata dalla Svezia (niente lockdown, niente “lasciapassare” medievali), grazie all’impegno della casa regnante di Stoccolma e, pare, dell’influente massoneria svedese. La Germania? «Potrebbe accodarsi, magari nel giro di un mese». Quanto all’Est Europa, è come sfondare una porta aperta: i paesi del Gruppo di Visegrad non vogliono saperne, di Green Pass, e il presidente della Croazia (come ricordato da Pino Cabras) ha manifestato il proprio sgomento per l’incredibile posizione dell’Italia. Come in alto, così in basso: Martini invita a osservare l’atteggiamento “schizofrenico” della Gran Bretagna, che si è lasciata alle spalle ogni autoritarismo all’italiana. Merito di Boris Johnson, che ha invertito la rotta “rigorista”, ma non solo. Di mezzo, a quanto pare, ci sarebbe anche una famiglia dal cognome importante: Rothschild.Se da una parte il ramo inglese della dinastia è dominato da Evelyn Rothschild, collegata a Bill Gates tramite l’Imperial College nel segno della “dittatura sanitaria”, osserva Martini, dall’altra – sempre tra le ramificazioni britanniche del potente casato – si segnala la diserzione dichiarata dalla filiera di Jacob Rothschild, impegnata a supportare la fuoriuscita del Regno Unito dall’incubo fabbricato nel 2020 a partire da Wuhan. Una fuga in avanti distopica, apertamente invocata a Davos e magistralmente interpretata, attraverso l’Oms, dal sistema-Cina e dal Deep State americano che fa capo ai democratici, fino ad arrivare all’Italia di Conte e di Draghi, passando per il Vaticano. Cartina di tornasole della farsa: la disparità che investe l’Australia, dove le peggiori misure restrittive vessano gli abitanti dello Stato di Melbourne (le cui autorità poliche sono vicinissime a Pechino) mentre il resto dell’immenso paese frequenta bar e ristoranti senza più nemmeno le mascherine. «Il fatto stesso che la Norvegia abbia declassato ufficialmente il Covid, ora considerato una semplice “influenza” – chiosa Martini – fa capire l’entità della frode scientifica che ci è stata propinata». Una storia che tiene ancora banco quasi solo nel Draghistan italiano, dove però la popolazione – grazie anche ai medici-coraggio – sta dando segni quotidiani di risveglio.Le imminenti elezioni amministrative (valore, da uno a cento: zero) avrebbero in compenso l’effetto di conferire una parvenza di normalità democratica al nuovo stile di vita imposto dal regime di Mario Draghi? Il conto alla rovescia verso l’orwelliano 15 ottobre sembra lastricato di intoppi e di franose retromarce: parla da sola la cessione a “paesi del terzo mondo” di qualcosa come 45 milioni di dosi geniche (“vaccinali”, le chiamano), mentre la stessa Aifa ha convalidato le terapie a base di anticorpi monoclonali. Fa notizia il permesso – restituito ai genitori – di entrare liberamente nelle scuole, senza “lasciapassare”. E non può sfuggire il vistoso ridimensionamento delle sanzioni ricattatorie ai danni dei lavoratori sprovvisti di Green Pass; non possono più essere sospesi, come ricorda Nicola Bizzi a “L’Orizzonte degli Eventi”: «Rischiano al massimo di restare senza stipendio, ma solo per venti giorni; poi hanno il diritto di vederselo restituire con gli interessi». Tutto dice che la Grande Paura potrebbe avere i mesi contati: è evidente che si va facendo sempre più insostenibile, la narrazione della “pandemia politica” del secolo, viste anche le crepe che si stanno aprendo, destinate a diventare voragini.
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Parla a tutti gli italiani il coraggio di “Nandra” Schilirò
Mezza Italia s’è desta, in difesa di “Nandra” Schilirò, commissario di polizia (vicequestore a Roma) che ha trovato il coraggio di salire sul palco di piazza San Giovanni a ricordare agli italiani di essere, appunto, cittadini italiani, non sudditi della Corea del Nord intimiditi dal ricatto e rintronati dalle frottole ufficiali sparate all’infinito, a reti unificate. In un paese normale, chi sedesse al governo dovrebbe semplicemente morire di vergogna, di fronte ad affermazioni tanto urticanti, se avesse ancora in funzione una coscienza capace di suscitarlo, il sentimento della vergogna: sentirebbe quanto è avvilente che un valoroso funzionario delle forze dell’ordine, pluri-premiato per la sua difficile attività, avverta il bisogno di esporsi al rischio di provocare imbarazzo, mettendo a repentaglio il suo avvenire, pur di ribadire le ragioni che portarono una ragazza di Catania a studiare legge e arruolarsi in polizia. Si chiama: civiltà del diritto. Sintetizzando: giustizia e libertà, come avrebbe detto Ferruccio Parri, uno che di dittature se ne intendeva.Di Nunzia Alessandra Schilirò parlano gli occhi, innanzitutto: non hanno esitazioni, non ammettono la possibilità di tollerare il lezzo della codardia e della disonestà, nei giorni dell’infamia nazionale inflitta a sessanta milioni di persone. Se la verità diventa reato, e la libertà un lusso risalente a lontani giorni felici, da qualche parte spuntano la maglietta blu e i pantaloni verdi di chi porta l’Annunciazione già nel nome di battesimo, come osserva Silvana De Mari, fotografando il valore profetico di un’inquietudine sofferta e temerariamente esposta ai riflettori, sapendo che non c’è più tempo per fingere che tutto si sistemi da sé. “Alea iacta est”, disse il condottiero, rompendo gli indugi: sembrano belle, le frasi dei libri di storia. E lo sono, quando si ha la certezza che non sia la storia stessa, un giorno, a crollarci addosso: basta essere convinti di vivere ancora al riparo di leggi che tutelano l’inviolabilità della persona e i suoi fondamentali diritti umani.Tutti a sbranarla, adesso, l’Antigone in uniforme: rischia il licenziamento, gongolano i fogliacci di regime che intascano incentivi per pubblicare solo veline, costringendo i non-morti a sintonizzarsi su Radio Londra per sapere come vanno davvero le cose. Sibilano voci vuote, piene di polvere: masticano ghiaia e carne umana, tritano muscoli, allungano le zampe sui bambini. Nunzia Alessandra Schilirò aveva già chiarito come la pensa, pubblicando con “ByoBlu” il romanzo “La ragazza con la rotella in più”, che lei stessa ha definito “real spiritual fantasy”, genere crossover «che più di ogni altro consente di raccontare la realtà più cupa, quella che non si può raccontare». Premonizioni: un faro acceso su «ciò che non va, nel mondo», impastando la realtà con «elementi sovrannaturali e di mistero». Vale a dire: la dimensione “magica” della vita. Chi emana editti e decreti la conosce fin troppo bene, probabilmente, al punto da pregustare il 15 ottobre l’apertura della Porta dell’Inferno, quella di Rodin, davanti al Quirinale.Ecco come la vede, “Nandra” Schilirò: «Non siamo esseri mortali e razionali, ma molto di più, esattamente così come la vita non è solo ciò che vediamo, visto che esiste un mondo invisibile che governa il mondo esteriore». Letteratura, certo: fantasy. Però fa effetto, se l’autrice poi – in altra veste – sale su una pedana a recitare il credo di Gandhi, a ricordare l’esempio di Falcone e Borsellino, sapendo che sarà letteralmente fatta a pezzi da chi non tollera un gesto come il suo. La rivoluzione (morale, interiore) è sempre una scommessa, come ricorda Maurizio Maggiani nel suo strepitoso ultimo libro, “L’eterna gioventù”. Qualcosa che sfida la ragione della paura, scavalca la dura legge del bisogno e umilia la mediocrità della rassegnazione sporca, della rinuncia a vivere. Oggi, chi dirige il Truman Show ha un’opportunità straordinaria: non nasconderlo più, il valore non solo professionale che tracima da certe divise. E’ l’intransigenza obbligatoria, inevitabile, di chi ricorda che – ovunque capiti di trovarsi – non si può mai dimenticare di riconoscersi, innanzitutto, come persone: esseri umani, capaci di usare anche il cuore.(Giorgio Cattaneo, 28 settembre 2021).Mezza Italia s’è desta, in difesa di “Nandra” Schilirò, commissario di polizia (vicequestore a Roma) che ha trovato il coraggio di salire sul palco di piazza San Giovanni a ricordare agli italiani di essere, appunto, cittadini italiani, non sudditi della Corea del Nord intimiditi dal ricatto e rintronati dalle frottole ufficiali sparate all’infinito, a reti unificate. In un paese normale, chi sedesse al governo potrebbe semplicemente morire di vergogna, di fronte ad affermazioni tanto urticanti, se avesse ancora in funzione una coscienza capace di suscitarlo, il sentimento della vergogna: sentirebbe quanto è avvilente che un valoroso funzionario delle forze dell’ordine, pluri-premiato per la sua difficile attività, avverta il bisogno di esporsi al rischio di provocare imbarazzo, mettendo a repentaglio il suo avvenire, pur di ribadire le ragioni che portarono una ragazza di Catania a studiare legge e arruolarsi in polizia. Si chiama: civiltà del diritto. Sintetizzando: giustizia e libertà, come avrebbe detto Ferruccio Parri, uno che di dittature se ne intendeva.
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Roma ha paura della rivoluzione di Michele Giovagnoli?
Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore. Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-umana (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).Se gli esperti di proiezioni statistiche parlano di “denatalità”, la sensazione è che le fauci di un mostro siano ormai spalancate, pronte – dal 15 ottobre 2021 – ad azzannare chiunque, in nome di imprecisate divinità, proprio nell’anno in cui Bergoglio ha reso omaggio in Iraq alla piramide di Ur, simbolo del culto mesopotamico degli Anunnaki, i signori delle stelle che secondo Zecharia Sitchin discesero dal pianeta Nibiru. Tornando coi piedi per terra: nell’ottobre del 1931 il regime fascista richiese il giuramento di fedeltà ai professori universitari. Soltanto in 14 (nella storiografia ufficiale se ne indicano 12) rifiutarono di subire l’imposizione. Oggi appartiene a tutt’altro contesto, la motivazione di chi si oppone alla coercizione di sapore totalitario varata dal governo Draghi. E’ un diktat che fa a pugni con la Costituzione italiana e con le stesse direttive dell’Unione Europea, che proibiscono di discriminare i cittadini intenzionati a non sottoporsi all’inoculo del siero sperimentale, l’intruglio presentato come farmaco “vaccinale” progettato per inibire la sindrome Covid e frenare la diffusione virale del morbo.In televisione, voci come quelle di Mario Giordano e Carlo Freccero (in tandem con Barbara Palombelli) hanno cominciato a smontare la farsa che tiene in ostaggio l’Occidente da un anno e mezzo, mentre il resto del mondo se ne va liberando e gran parte dell’Europa – dalla Gran Bretagna alla Spagna, passando il Nord Europa e l’Est Europeo – non intende seguire l’Italia nella sua pericolosa follia. Le cifre sono lapidarie: in Inghilterra, 9 malati su 10 sono stati “vaccinati” (fonte: il ministero della sanità britannico). Analogo il bilancio di Israele: gli ospedali sono pieni di pazienti Covid, reduci anche da tre dosi di siero. Eppure, secondo Bergoglio, sottoporsi all’inoculo sarebbe “un atto d’amore”. E per Draghi, addirittura, sottrarsi all’iniezione equivale a commettere omicidio. Testualmente: «Se non ti vaccini, ti ammali e muori. E fai morire anche gli altri». E’ vero il contrario: secondo l’Ema, sono ormai 24.000 le morti sospette e direttamente correlabili all’inoculo, senza contare i 2 milioni di europei costretti a ricorrere a cure sanitarie dopo l’iniezione.Il cosiddetto vaccino-Covid non protegge nessuno: né chi lo ha assunto, né le persone che vengono in contatto con i “vaccinati”, che possono restare contagiosi. Nonostante questo, il governo Draghi vara l’obbligo vaccinale mascherato, grazie al ricatto del Green Pass, infliggendo alla popolazione italiana la più grande confisca delle libertà personali e degli stessi diritti umani. A motivare la ribellione morale di tanti milioni di cittadini è proprio la piena consapevolezza dell’abuso fondato sulla menzogna, commesso dopo aver negato, oscurato e criminalizzato le terapie che consentono di trattare il Covid come qualsiasi altra malattia. Il fatto che solo per questa patologia venga messo in piedi un regime che non ha precedenti, nella storia degli ultimi settant’anni, annulla di per sé il valore di qualunque possibile intervento l’esecutivo possa promuovere, per ridare fiato all’economia dopo il blackout del 2020, che è stato un vero e proprio colpo di grazia dopo decenni di rapina neoliberista ed eurocratica, orchestrata da strateghi come lo stesso Draghi.Se la politica è clinicamente morta e i reggenti (tutti quanti, da Confindustria ai sindacati) si accodano alle direttive autoritarie del governo zootecnico, c’è chi tiene duro e continua a marciare “in direzione ostinata e contraria”, per citare l’anarchico Fabrizio De André. Tra questi, spicca la figura atipica di Michele Giovagnoli, alchimista, di professione formatore. Già all’inizio del 2020 aveva fiutato il Grande Freddo in arrivo, e negli ultimi due mesi si è messo in marcia, visitando le principali piazze italiane, per il suo “Agorà d’amore”. Incontri entusiasmanti, rincuoranti, seguiti (sul web) da decine di migliaia di persone. “Il santone dell’amore”, lo ha prontamente ribattezzato il “Resto del Carlino”, canzonandolo per l’esposizione del simbolo della sua campagna: il cuore. Messaggio esplicito: se si archivia la sterile protesta e, semplicemente, si abbandona il campo in nome dei valori umani più autentici, si aiuta a far nascere una comunità alternativa e non più solo di nicchia, con le sue scuole parentali ormai affollate di alunni e insegnanti decisi a stare alla larga dalla scuola pubblica, trasformata in reclusorio per bambini.In altre parole: disertare, per sottrarsi a ogni ricatto e restare liberi. Fa paura, tutto questo? Sembrerebbe di sì, se è vero che il 25 settembre le autorità di Roma hanno negato a Giovagnoli il permesso di incontrare i suoi supporter in piazza Campo dei Fiori, ai piedi della statua di Giordano Bruno. Un modo come un altro per impedirgli di parlare, da quel luogo simbolico. Corsi e ricorsi: il 17 febbraio 1600 fu messa la mordacchia, a Filippo Bruno da Nola, già frate Giordano, in modo che non potesse rivolgere neppure un estremo saluto alla folla che si era radunata per assistere alla sua morte. Dava così fastidio, l’idea che Giovagnoli potesse richiamare direttamente il sacrificio di Giordano Bruno e la sua titanica fermezza nel rifiutare l’abiura? Giovagnoli omaggia i tanti italiani che stanno pagando di persona per sottrarsi al ricatto. Come Andrea Camperio Ciani, sociologo di fama internazionale, che ha lasciato un presidio culturale prestigioso come l’Università di Padova.Non certo una città a caso, ricorda Michele, in un video girato a tarda ora dopo aver dovuto abbandonare Roma: come dimenticare il padovano Palazzo della Ragione, realizzato da Pietro D’Abano con il contributo di personaggi come Giotto e Dante? Concepirono un meraviglioso zodiaco vivente, per insegnare a leggere le energie dell’universo (la cui divulgazione portò Giordano Bruno sul rogo). Tre secoli prima, il Palazzo della Ragione – ispirato all’antico Calendario Tebaico Egizio – era costato la vita anche a Pietro d’Abano: arrestato, torturato, ucciso, processato e infamato anche da morto (la salma, riesumata per essere bruciata). «Sono tanti, oggi, gli eroi che si stanno muovendo al nostro fianco», dice l’alchimista Michele. Tra questi il dottor Riccardo Szumski, medico e sindaco di Santa Lucia di Piave, Treviso: per aggirare vaccino-Covid e Green Pass ha trasferito il suo ufficio in piazza, allestendo un gazebo.Onore anche al maestro Stefano Leoni, docente e vicedirettore del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino: «Si è dimesso da vicedirettore, ma non da docente: continuerà a insegnare online per non abbandonare i suoi ragazzi». Ha tanti volti, l’Italia libera che sta sorgendo in questi giorni: centinaia di insegnanti rifiutano di tornare in una scuola dell’orrore, trasformata in carcere. Francesca Del Santo, professoressa di biologia a Sacile (Pordenone) ha scelto di restare a casa. «Pensate agli ex allevi di questi insegnanti, a come saranno fieri di loro: non si sono comportati come i cantanti italiani, gli idoli dei ragazzi, che oggi se ne stanno ben zitti, tutti quanti, di fronte a quello che sta succedendo». E’ un’Italia degna, quella che si va disvelando giorno per giorno: come nel caso di Fabrizio Masucci, presidente e direttore del Museo Cappella Sansevero di Napoli, che ospita il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino. Anche Masucci ha fatto la sua scelta: dimissioni.«Sono persone che tengono la schiena diritta», dice Giovagnoli, «e ricordano a tutti cos’è davvero l’umanità». Applausi anche «ai docenti dell’Alto Adige che si sono dimessi o si sono fatti sospendere, per tener fede alla loro dignità: grazie a tutti loro, questo tempo finirà». Un messaggio diretto, rivolto ai “disertori”: «Tornerete di fronte ai vostri ragazzi e sarete riconosciuti come quelli che hanno saputo resistere, uomini e donne, tutti pronti a immolarsi per essere fedeli a una causa più alta». Dagli insegnanti alla sterminata lista dei medici, intimiditi e vessati: come Massimo Citro, «fermissimo nelle sue convinzioni nonostante le insolenze subite in televisione: un atteggiamento, il suo, che rivela la stessa fermezza dimostrata da Luc Montagnier». Per inciso: il tour di Michele Giovagnoli è interamente dedicato al dottor Giuseppe De Donno, martire italiano delle cure per il Covid.“Un altro mondo è possibile”, era lo slogan dei No-Global che a furono letteralmente fatti a pezzi nelle strade di Genova, vent’anni fa. Sembrava l’ultimo rigurgito, fuori tempo massimo, del fuoco innescato nel Sessantotto. «Il potere aveva davvero paura di quei ragazzi», ha dichiarato Wayne Madsen, già dirigente dell’intelligence Usa: «Nel 2001 le multinazionali avevano il terrore di un movimento così trasversale e universale, deciso a contestare il tipo di globalizzazione che si andava costruendo». Di lì a poco crollarono le Torri Gemelle, segnando l’agenda del ventennio: guerre, terrorismo, austerity finanziaria. Poi è arrivato il morbo di Wuhan, a chiudere il cerchio. Mezza Europa è determinata a uscire dall’incubo, nel quale paesi come l’India e la Russia non sono mai neppure entrati. Sotto tiro restano Usa e Canada, Australia, Nuova Zelanda e Francia, mentre l’Italia politica (annichilita, azzerata) sottoscrive il delirio inaugurato da Conte e ora reso permanente da Draghi.In questi mesi, Michele Giovagnoli ha riscaldato cuori e contribuito a contenere lo smarrimento di decine di migliaia di persone, tradite dal governo. Che fare? Semplice: restare fermi, immobili, di fronte alle intimidazioni. E cominciare a disertare ristoranti, cinema, manifestazioni. Il Green Pass? No, grazie. Dovremo rinunciare a molti aspetti piacevoli della vita? Sì, ma temporaneamente. Perché – dice Michele – se saremo abbastanza numeri (e lo siamo, a quanto pare) il governo non potrà permettersi il costo anche economico di una diserzione di massa. Comunque la si veda, la politica della paura e della coercizione (che collega Conte a Draghi, senza soluzione di continuità) sta rendendo palese la natura di una certa declinazione del potere, facendo scoprire definitivamente “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Non è per niente allettante, il mondo che stanno apparecchiando. E francamente, non lo era neppure prima che l’abisso si spalancasse.«Noi siamo quelli “sbagliati”», ammette Giovagnoli. «Quelli che vorrebbero utilizzare il cuore, come strumento fondamentale: per questo ci hanno sempre canzonato, fino a emarginarci». Le rivolte studentesche di mezzo secolo fa? «Forse erano troppo in anticipo, sui tempi». Però avevano inaugurato un certo risveglio delle coscienze. «Ora ci hanno sottoposti a una magia potente, quella della paura. Ma così hanno gettato la maschera, mostrando il loro vero volto: non sono qui per fare il nostro bene». Il divorzio sociale è ormai una realtà: è incalcolabile, la quota di cittadini che non si fidano più dei media, dei partiti e delle istituzioni. Sullo strumento della politica, Giovagnoli non scommette più: non c’è più tempo, dice. Le cose ci stanno crollando addosso alla velocità della luce. Non c’è altro da fare, insiste: restare fermi, non aderire a quanto ci viene proposto. «La nostra passività può riuscire addirittura devastante, per chi ha cattive intenzioni: lo dimostra la storia di Gandhi». Tempi durissimi, in arrivo: «Ci sarà un prezzo da pagare, certo. Ma ricordiamocelo: liberi siamo arrivati, su questa Terra, e liberi torneremo a casa».Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore? Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-democratica (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).
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Giordano, Freccero: la verità in Tv dopo un anno e mezzo
Sta accadendo qualcosa di inaudito: stiamo assistendo a ripetuti atti di coraggio, da parte di giornalisti che hanno cominciato ad aprire gli occhi e non ne possono più, della narrazione corrente. Il primo a rompere il silenzio è stato Mario Giordano, su Rete4, che ha messo in dubbio la verità ufficiale sul Covid. Ebbene, Giordano è stato ferocemente attaccato dai vertici Mediaset. Attraverso “Dagospia”, ha anche fatto trapelare spezzoni di conversazioni avute con Fedele Confalonieri, che lo ha minacciato nei modi più inimmaginabili. Eppure, nonostante questo, c’è chi demonizza Giordano come finto eroe, come “gatekeeper”. Un osservatore indipendente come Cesare Sacchetti oggi arriva scrivere che Carlo Freccero, protagonista dell’inaudito exploit dalla Palombelli, sarebbe l’ennesimo “falso buono”. Invito Sacchetti, che stimo, a tornare coi piedi per terra. Faccio una premessa: se parlassi del contenuto di tutte le informative che ricevo, rischierei di compromettere alcune operazioni che sono in itinere. Ebbene: oltre un mese fa mi avevano anticipato che diversi giornalisti e personaggi televisivi, fra cui Paolo Mieli, Marco Travaglio, Barbara Palombelli (e altri nomi, che per ora non faccio) avrebbero cominciato a uscire dal coro.
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Abbandonare l’Italia, oppure resistere alla “dittatura”?
Ormai la stessa voce si rincorre ovunque, anche sui canali web più battuti, come quello di Claudio Messora: abbandonare l’Italia. Per scappare dove? Ovunque i cittadini non siano obbligati a subire il ricatto psico-sanitario, degno di una dittatura. Tutto era cominciato con il grottesco Conte, capace di imporre il lockdown e di invitare a Roma gli “specialisti” cinesi per farsi spiegare (da loro) come gestire la Grande Emergenza, che da noi è letteralmente esplosa dopo aver ignorato il piano pandemico dell’Oms, proibito le autopsie e negato le cure nel frattempo messe a punto dai medici. Poi è arrivato Draghi, con un imperativo categorico: riparire il paese. Ma a una condizione: prima, sottoporre l’intera popolazione alla “timbratura digitale” corporea, presentata come “campagna vaccinale” (mutuando quindi il termine da un presidio sanitario che appartiene alla storia della medicina moderna: il vaccino, ossia l’inoculo dell’agente patogeno depotenziato).Stavolta la faccenda è diversa: niente patogeno. In compenso, nei preparati compare l’ossido magnetico del grafene, virtualmente adatto a “dialogare a distanza” con le antenne 5G nel frattempo installate in tutta la penisola. Chi chiama “no vax” i tanti cittadini che ancora resistono all’imposizione del Tso, magari accusandoli di avere “paura del vaccino”, forse dimentica che a scatenare l’indignazione dei più è semmai il disprezzo che il governo mostra nei loro confronti, calpestando le libertà elementari: fino al punto di arrivare all’ingiunzione ricattatoria più estrema, la perdita del posto di lavoro. Di fronte a questo, cambia l’ordine di grandezza del ragionamento: se oggi mi costringi a questo, sulla base di invenzioni fraudolente (e continuando a ignorare le terapie domiciliari), domani che cosa arriverai a impormi? Ergo: se cedo oggi, non rischio forse di consegnarmi a un futuro da pecorella “cinese”, col suo bravo certificato provvisorio di buona condotta?Questo il sentimento dei tanti milioni di italiani finora restii a cedere: il loro timore è quello di veder archiviato anche l’ultimo residuo scampolo di democrazia. Di qui la tentazione di fare i bagagli, fuggendo all’estero: Spagna, Danimarca, Est Europa, Gran Bretagna. Persino la Russia di Putin, ad alcuni, appare oggi preferibile alla nuova “democratura” italica, dove la marchiatura di massa è potuta procedere (e nemmeno con successo) solo ricorrendo alla menzogna, alla minaccia e all’uso della forza. Si susseguono manifestazioni di piazza contro il Green Pass, c’è chi raccoglie firme per un referendum. Ma il governo Draghi tira dritto, come se gli italiani non esistessero proprio: forse potrebbe fermarlo solo uno sciopero generale, a oltranza. Qualcosa di ultra-utopico, però, se si considera il profilo politico della Cgil di Landini. In compenso, si moltiplicano i fenomeni di resistenza individuale: nuove piattaforme web prenotano bambini e docenti per dribblare la scuola statale, trasformata in gabbia per animaletti domestici dotati di museruola e lasciapassare.Di fronte all’estrema intimazione – quella del trattamento digitale obbligatorio, spacciato per sanitario – rischia davvero di rompersi il patto sociale, come avverte Massimo Cacciari, specie se dalla politica non emerge una sola voce in grado di opporsi a una simile, tenebrosa deriva. Lasciare l’Italia, come ormai si ventila anche dalle parti di “ByoBlu”? Dal canto suo, una voce come quella di Nicola Bizzi si sfoga: perché invece non denunciare l’Italia a livello internazionale, lanciando una sorta di embargo come quelli che colpiscono le dittature? Gli italiani all’estero sono 4 milioni, mentre sono ben 200 milioni i cittadini di origine italiana che abitano i quattro lati del mondo: non è possibile che restino insensibili al grido di dolore che dovessere sorgere dalla madrepadria dei loro antenati. Cosa sta succedendo, in Italia? Se lo domandano un po’ dappertutto: ma da noi ne parla pubblicamente solo “La Verità”, il quotidiano di Maurizio Belpietro, l’unico a svolgere ancora funzioni giornalistiche.Non che il resto del mondo emetta segnali rassicuranti: in Germania molti politici vorrebbero imitare l’Italia, mentre nella Francia di Macron è stato cacciato da Marsiglia un luminare come il professor Didier Raoult, scopritore dell’efficacia dell’idrossiclorochina. Anche da noi i caduti non si contano più: se Giuseppe De Donno è stato trovato appeso a una corda, a Mantova, dopo aver sperimentato con efficacia il plasma iperimmune (e aver vagheggiato l’apertura di un centro clinico speciale, per guarire i malati usando proprio la plasmaferesi), a Novara un medico in prima linea come il primario infettivologo Pietro Luigi Garavelli, con alle spalle brillanti successi nelle terapie-Covid, è arrivato a gettare la spugna: sta valutando la possibilità di abbandonare la professione medica. Uno spettacolo terribile, al quale assistono sgomenti milioni di italiani: quelli che sanno perfettamente quante decine di migliaia di pazienti sono stati guariti, da casa, dai medici coraggiosi come quelli di “Ippocrate”.L’aria che tira, in alcuni paesi leader dell’Occidente, non è equivocabile: negli Usa, 24 Stati sono sul piede di guerra contro Biden, che ha manifestato l’intenzione di rendere obbligatoria la “timbratura”, per tutti. Il che fa pensare a qualcosa di sinistro: nessuna ragione, al mondo (men che meno, il morbo “pandemico” di Wuhan), autorizza la necessità sanitaria di misure così categoriche, evidentemente motivate da ben altre finalità. Colpisce la gran fretta dei “vaccinatori”: come se davvero – ipotizza qualcuno – temessero la scadenza del 2024, astrologicamente propizia ai grandi rivolgimenti sociali, di portata epocale, magari corroborata da possibili interventi “esopolitici” come quelli evocati da chi si interroga sulla curiosa coincidenza della “disclosure aliena”, o almeno sull’apertura – di punto in bianco – dei dossier ufficiali che ammettono l’esistenza degli Ufo, ribattezzati Uap. Fantapolitica? Lo è anche l’agenda del Green New Deal, secondo cui le variazioni climatiche dipenderebbero dalle emissioni umane.L’Italia traccia le strade, diceva Steiner. Nel bene e nel male: è italiano il copyright del fascismo, ma anche quello del Rinascimento (la maggiore rivoluzione culturale del millennio precedente). Era italiano anche il più clamoroso Grande Reset del primo millennio: l’avvento del cristianesimo romano, reso brutalmente obbligatorio da Teodosio. Non è certo la prima volta, che le persone finiscono in trappola. Stavolta la corda potrebbe spezzarsi? Dipende: basta non aspettarsi più niente, dalla politica. E’ la tesi di un alchimista come Michele Giovagnoli, secondo cui l’élite che manovra i governi è addirittura antica, vecchia di migliaia di anni, abituata a impartire ordini disumani. Oggi i dominatori mostrano una gran fretta, come se temessero di avere i giorni contati. Lasciare l’Italia? Giovagnoli suggerisce un Piano-B: resistere. Perché – dice – l’aggressività del potere tradisce la sua debolezza, la sua fragilità.Numeri: è ancora molto consistente, la quota di cittadini decisi a non subire il ricatto. E metà di quelli che hanno ceduto l’hanno fatto per disperazione, maledicendo chi li ha costretti. Non è propriamente un vanto, per un governo che parla di rilancio della nazione: che razza di economia ci si può attendere, da una società post-democratica imbrogliata e letteralmente piegata con l’intimidazione e la coercizione? La partita è aperta, dicono gli ottimisti: oltre metà del mondo non ne vuole più sapere, di quest’incubo fabbricato da pericolosi cialtroni. Nel mirino a quanto pare resta soprattutto l’Occidente: è l’uomo bianco, a essere vessato e colpito. Si era illuso che fosse irreversibile, la sontuosa libertà relativa che gli sembrava di aver raggiunto? Tragico errore di valutazione, se è vero che diversi italiani – scopertisi soli, traditi e abbandonati da qualsiasi organizzazione politica – ora accarezzano davvero l’idea di scappare come profughi, lasciandosi alle spalle il paese più bello del mondo.Ormai la stessa voce si rincorre ovunque, anche sui canali web più battuti, come quello di Claudio Messora: abbandonare l’Italia. Per scappare dove? Ovunque i cittadini non siano obbligati a subire il ricatto psico-sanitario, degno di una dittatura. Tutto era cominciato con il grottesco Conte, capace di imporre il lockdown e di invitare a Roma gli “specialisti” cinesi per farsi spiegare (da loro) come gestire la Grande Emergenza, che da noi è letteralmente esplosa dopo aver ignorato il piano pandemico dell’Oms, proibito le autopsie e negato le cure nel frattempo messe a punto dai medici. Poi è arrivato Draghi, con un imperativo categorico: riaprire il paese. Ma a una condizione: prima, sottoporre l’intera popolazione alla “timbratura digitale” corporea, presentata come “campagna vaccinale” (mutuando quindi il termine da un presidio sanitario che appartiene alla storia della medicina moderna: il vaccino, ossia l’inoculo dell’agente patogeno depotenziato).
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Draghistan, il regime del ricatto: nessuno peggio di noi
Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».Sottolineo: la cultura ossessiva della sicurezza. Dice ancora Milanović: «Nessuno può essere assolutamente sicuro e protetto, non c’è vita senza il rischio di malattie». Puntando sui media, Milanović aggiunge: «Quel che fanno equivale a seminare il panico. E sono gli unici a farlo, dall’inizio della pandemia. Semplicemente, non esiste una sicurezza assoluta che escluda ogni possibilità di ammalarsi. Le persone sviluppano migliaia di malattie più gravi, mentre da un anno e mezzo commentiamo soltanto il Covid. Da mesi sento solo pareri senza senso». E chiude così: «Basta, tormentare la gente chiedendo ossessivamente di vaccinarsi a chi non vuole». Molti di voi, chiusi nella bolla tutta italiana della paura, la bolla esclusivamente italiana della paura, si chiederanno: ma è diventato matto, questo presidente? Non è mica saggio come i nostri capi, che ci dicono che dobbiamo avere tanta paura, “paurissima”. E’ stato proprio Draghi, infatti a dire: «Non ti vaccini? Ti ammali e muori, oppure fai morire gli altri. Non ti vaccini, contagi, così lui e lei muoiono». Sembra una vecchia gag.E mentre sillabava questa paura primordiale della morte, senza distinzioni tra gli anziani che rischiano e i ragazzini che non rischiano nulla, ha giustificato il Green Pass più rigido del pianeta, il lasciapassare più opprimente e illogico, la limitazione più vasta e senza precedenti, in tutto l’Occidente, delle libertà personali, del lavoro, della scuola, dell’università, del viaggio. Non contenti, Draghi e gli altri suoi profeti della paura hanno esteso sempre di più un sistema di estorsione, quella che Milanović avrebbe chiamato “cultura ossessiva della sicurezza”. Allora ripeto la domanda, ma stavolta per tutti i paesi europei e tutti i governi del continente: chi è il folle, sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Be’, questo referendum europeo è stato già fatto. Nessun paese si sogna di chiedere, alle persone sane, le cose che chiede – anzi, impone – il governo Draghi. Nessun governo fomenta la paura per far dimenticare, nel mentre, i regali miliardari che i tecnocrati di Draghi fanno agli oligarchi che si mangiano le autostrade e le banche.Nessun governo europeo si è voluto spingere dove si spinge il governo italiano, e nessuno ha gestito le cose in modo peggiore: tutti hanno sostanzialmente meno contagi e meno morti. Forse perché trattano le persone come cittadini, non come sudditi. E forse credono nella normale persuasione, non nel bullismo. Noi de “L’Alternativa” vediamo, già ora, 46 alternative: gli altri 46 membri del Consiglio d’Europa fanno meglio. Il governo Draghi ha ingabbiato, unico al mondo, un’intera Repubblica nata libera, trasformandola in un sistema che ha trasformato ogni casa in una dogana, ogni ufficio in una frontiera, ogni scuola in un check point, ogni aula in un confine, ogni piazza in una succursale della questura, ogni mensa in una segregazione. Mentre i cittadini di mezzo mondo vengono liberati dalle restrizioni, i sudditi del Draghistan sono gravati ogni settimana di nuovi ricatti. E quest’ultimo decreto è l’apoteosi dei ricatti, perché oltre ai cittadini ricatta il “tempio della democrazia”, il Parlamento, che non può più discutere né correggere nulla, bombardato dai voti di fiducia.Viene promessa una cosa impossibile, l’immunità di gregge, mentre quello che si vuole davvero – coi voti di fiducia a raffica, sulla riforma della giustizia – è l’impunità di gregge. Vogliono mettere mano al bilancio dello Stato con la riorganizzazione del Recovery Plan, per consegnare i piani miliardari a degli avventurieri che cianciano di transizioni ecologiche e sanitarie per creare le condizioni della loro impunità, se qualche giudice vorrà mettere becco nelle loro scorribande. Ecco perché a Draghi, e a tutta questa maggioranza irresponsabile, non serve un paese che si riprende davvero: serve un paese impaurito, un paese esausto. Serve un popolo che, per non cadere nell’indigenza, deve credere e obbedire – combattere no, quello mai. Il governo Draghi vuole un popolo passivo che accetti di avere una libertà a rate, che non discuta mai questo stato di emergenza interminabile, mentre altrove è già terminato. Vuole educare una generazione di giovani a essere pronta a terze e quarte dosi, in cambio di briciole di libertà.Se ne parla con una leggerezza che fa venire i brividi: nessun principio di prudenza. Ministri che non saprebbero distinguere un virus da un paracarro sono già certi che tutto sarà sicuro anche per i bambini. Senza nessun criterio scientifico estendono il Green Pass per i vaccinati da 9 a 12 mesi: neanche i pubblicitari della Pfizer sono così spudorati. E almeno, loro fanno il mestiere. Vorrei chiedere a Speranza: ma lei che mestiere fa, signor ministro, oltre a fare il Ministro della Paura? Non sa che contagiamo anche da vaccinati? E allora non ha senso, il Green Pass. In tutta Europa i tamponi sono praticamente gratis: lo volete riconoscere, questo? Si trovano a ogni angolo di strada, e non si assilla la gente. Perciò le adesioni ai vaccini avvengono nel rispetto della dignità umana. Invece, qui in Italia i prezzi dei tamponi sono il paradiso degli speculatori sanitari, oltre ogni giustificazione economica o scientifica. È un ricatto politico da estorsori ed eversori, particolarmente odioso verso i poveri. Ed è anche una forma di austerity mascherata, che dà al governo l’immenso potere di sacrificare interi settori economici. Qualcuno, ai piani alti – con banche compiacenti – comprerà le aziende fallite a prezzo vile.C’è un problema-democrazia: sentiamo una marea di personalità che “scomunicano” con furore ogni forma di dissenso. Quel che proponiamo è un ritorno alla scienza, alla razionalità, al buon senso. Basta, con questo maccartismo fuori tempo. L’Italia ha meno dell’1% della popolazione mondiale, ma crede fortemente che, anche per il rimanente 99% dell’umanità, la questione Covid sia affrontata negli stessi modi, con le stesse “virustar” a dominare gli schermi. Vi diamo una notizia: fuori dalla bolla-Italia, esiste un mondo intero “Burioni free”. Un mondo che ha sì cambiato, com’è giusto, la propria profilassi, ma fa meno drammi: e fa stare meglio la gente. E non si sogna di manomettere le libertà con un Green Pass che può prestarsi a ogni abuso. Ogni tanto l’Italia vuole sperimentare l’originalità di nuove misure autoritarie, con il plauso di un sistema dei media che ormai “vuole i colonnelli”, impedendo al popolo di conoscere le libertà godute da altri paesi. E finisce per sperimentare le solite vecchie catastrofi. Non andrà tutto bene: noi non daremo il Green Pass al governo della catastrofe. Ora più che mai occorre che costruiamo l’Alternativa alla catastrofe.(Pino Cabras, “Noi siamo l’alternativa a questo governo della catastrofe”, discorso pronunciato in una conferenza alla Camera il 22 settembre 2021. Eletto deputato coi 5 Stelle e poi fuoriuscito dal gruppo grillino, Cabras – storico collaboratore di Giulietto Chiesa – è l’animatore del neonato movimento “L’Alternativa c’è”).Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».
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Draghi, Greta e l’ultimo delirio: i lockdown “climatici”
Lo storico fiorentino Nicola Bizzi non è certo un futurologo, ma spesso le sue previsioni risuonano poi nella cronaca. L’ultimissima ha preceduto le notizie di oggi, che vedono Mario Draghi in prima linea nel disegnare la nuova emergenza mondiale, quella climatica. E’ destinata a rimpiazzare il sempre più logoro spauracchio del Covid, vale a dire la più grande “pandemia di asintomatici” della storia, per citare la bocconiana eretica Ilaria Bifarini. L’economista è autrice de “Il Grande Reset”, saggio esemplare che mostra come si possa approdare all’orrenda “nuova normalità” dopo aver letteralmente inventato l’apocalisse sanitaria, negando le cure allo scopo di scatenare la crisi ospedaliera e il panico globale, per arrivare dritti al vero risultato atteso, fin dall’inizio, dall’élite di Davos: la digitalizzazione corporea definitiva dell’homo sapiens, a scopo di dominio, usando come alibi la profilassi sanitaria obbligatoria, cioè il Tso che il governo Draghi oggi impone in modo brutale e sfrontato, chiamandolo addirittura “vaccino”.
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Matt Martini: sabotiamo il Green Pass, siamo tantissimi
Resistenza a oltranza, contro il Green Pass. Quello del governo ha l’aria di essere un drammatico bluff: le autorità non avranno la forza di reprimere milioni di lavoratori. Inoltre, il governo mente: se avesse davvero sottoposto alla campagna di inoculo genico tutti gli italiani che sostiene di aver “marchiato”, che motivo avrebbe per rincorrere i lavoratori con il ricatto della vessazione obbligatoria, pena la perdita dell’impiego? La verità è un’altra: i “non greenpassati” sono tantissimi, molto più numerosi di quanto non si creda. Ecco perché, se oggi terranno duro, sarà l’esecutivo di Mario Draghi a dover rivedere i suoi piani. Lo sostiene Matt Martini, uno dei conduttori (insieme a Tom Bosco e Nicola Bizzi) della trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”. Chimico farmaceutico, il dottor Martini è anche co-autore dell’esplosivo saggio “Operazione Corona”, pubblicato da Aurora Boreale. Regolarmente “bannato” da Facebook a causa delle sue ripetute e circostanziate denunce, oggi Martini rivolge un appello preciso: disobbedienza civile, per sabotare l’inaudita campagna di digitalizzazione di massa, truccata da adempimento sanitario.«In questi giorni – premette Martini – stiamo vivendo il “Dilemma del Prigioniero”, ben noto in logica e teoria dei giochi». Vecchio trucco: incarcero due persone e le incoraggio alla reciproca delazione, mettendole l’una contro l’altra. Ogni detenuto è isolato nella sua cella, quindi non sa come si comporterà il compagno di sventura: terrà duro o lo denuncerà, per riottenere in cambio la libertà? «Molti non sanno se piegarsi alle minacce governative di essere sospesi dal lavoro, oppure se conservare salute, dignità e sovranità sul proprio corpo», ammette Matt Mattini. «Eppure – dice – io consiglio questa scommessa: non cedete e non vaccinatevi; e possibilmente, soprattutto se lavorate nel privato, non attivate l’identità digitale (gp), o almeno valutate la linea politica della vostra azienda». Secondo Martini, «i controlli saranno pochissimi: non possono sorvegliare 23 milioni di lavoratori! E certo non può farlo la farraginosa burocrazia italiana». Le sanzioni, inoltre, sono appellabili: «E prima si finisce davanti alla Corte Costituzionale, oppure davanti ai tribunali europei, e meglio sarà per tutti».Martini si augura che siano in molti, a sottrarsi all’obbligo (difficilmente compatibile col dettato costituzionale, secondo svariati giuristi, e dunque destinato probabilmente a non durare a lungo). Certo, proprio la gabbia psicologica del “Dilemma del Prigioniero” potrebbe spingere tanti a rassegnarsi: «Temo che molti, presi dal nero pessimismo che ci viene conculato dai disfattisti e dalle Cassandre (“hanno vinto”, “fanno di noi quello che vogliono”), sceglieranno di piegarsi, perché temono di essere gli unici, a resistere». Matteo Martini ribalta questo punto di vista: «Chi si lascia condizionare dal pessimismo dimentica due cose. Primo: il ruolo importantissimo dell’esempio che ciascuno può dare. Secondo: il fatto che 23 milioni di lavoratori non “greenpassati” sono ancora in grado di mettere in ginocchio il paese. Come? Non accettando questa cosa e rinunciando anche solo a poche settimane di stipendio. Basterebbe che a resistere fosse un 20% della forza lavoro, pubblica e privata, e il governo sarebbe costretto a una ignominiosa marcia indietro». Utopia? No: «In Australia lo stanno facendo. Fatelo!».Insiste Martini: «Se non avete il coraggio di andare fino in fondo, almeno prendete tempo, mettetevi di traverso». In altre parole: «Aspettate di vedere qualche giorno oltre il 15 ottobre, e nel frattempo create rete con altri lavoratori resistenti. Provate». Per l’analista, si tratta di fare «la scommessa contraria a quello che la guerra psicologica giornalistico-governativa e le geremiadi dei disfattisti vi spingono a fare». Non pensiate di essere soli, aggiunge Martini nel suo appello: «Non lo siete». E spiega: «Se il numero dei “vaccinati” fosse davvero il 60% e oltre sbandierato dal governo, non avrebbero bisogno di colpire 23 milioni di laboratori». Insiste Martini: «Siete moltissimi, e non avete idea di quante persone, in privato, ci scrivano: persone che magari in pubblico si vergognano, o hanno paura di esporsi». Conclude Martini: «Resistete, o almeno prendete tempo. Se non riescono a piegarci dovranno ritirare queste disposizioni, ma questo richiede solo una cosa: non collaborare. Invito tutti alla disobbedienza civile e all’esempio della lotta di Gandhi, che ha piegato l’impero britannico, ben più brutale di un ducetto con la casa in Umbria».Resistenza a oltranza, contro il Green Pass, e li costringeremo a cedere. Quello del governo ha l’aria di essere un drammatico bluff: le autorità non avranno la forza di reprimere milioni di lavoratori. Inoltre, il governo mente: se avesse davvero sottoposto alla campagna di inoculo genico tutti gli italiani che sostiene di aver “marchiato”, che motivo avrebbe per rincorrere i lavoratori con il ricatto della vessazione obbligatoria, pena la perdita dell’impiego? La verità è un’altra: i “non greenpassati” sono tantissimi, molto più numerosi di quanto non si creda. Ecco perché, se oggi terranno duro, sarà l’esecutivo di Mario Draghi a dover rivedere i suoi piani. Lo sostiene Matt Martini, uno dei conduttori (insieme a Tom Bosco e Nicola Bizzi) della trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”. Chimico farmaceutico, il dottor Martini è anche co-autore dell’esplosivo saggio “Operazione Corona”, pubblicato da Aurora Boreale. Regolarmente “bannato” da Facebook a causa delle sue ripetute e circostanziate denunce, oggi Martini rivolge un appello preciso: disobbedienza civile, per sabotare l’inaudita campagna di digitalizzazione di massa, truccata da adempimento sanitario.