Archivio del Tag ‘referendum’
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Svolta anti-Casta, si vota anche sul nucleare
Al voto! Al voto! Dopo il pronunciamento della Cassazione si schiude, per tutti gli italiani desiderosi di una svolta, l’opportunità di riprendersi una fetta di democrazia. E attraverso il voto. Questo mi pare un punto, poco discusso ma fondamentale, della questione referendum. Il fatto che mediante gli strumenti formali della nostra democrazia esausta si possa ancora dare un segno di partecipazione vera, mi sembra fondamentale. Anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è sceso nell’agone politico, dopo aver dismesso almeno in parte il linguaggio dell’antipolitica, perché è solo all’interno delle Istituzioni che può affermarsi un’alternativa costruttiva al sistema.
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Facce pulite, fuori dalla Casta: anche il Pd impari la lezione
«Emozionante», commenta Paolo Flores d’Arcais, direttore di “Micromega”, sulle pagine del “Fatto Quotidiano” all’indomani della storica disfatta berlusconiana in tutta Italia, da Milano a Napoli. Se la democrazia sembra quasi diventata “eversiva”, ben vengano gli outsider come Pisapia e De Magistris, bollati come estremisti e populisti: è il popolo sovrano che li vuole, preferendoli al cupo Cavaliere minaccioso ma anche ai sordi burocrati del centrosinistra. «Non si vince “al centro”», insiste Flores d’Arcais, che critica il centrosinistra dai giorni di Mani Pulite: «Non si vince con la geometria delle nomenklature: vince chi conquista la posizione strategia della cosiddetta “antipolitica”, che poi è l’incoercibile voglia di politica autentica, dove i cittadini tornano protagonisti e i partiti o le liste elettorali sono loro strumenti».
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Milano e Napoli, storico ko: l’Italia boccia Berlusconi
Una Milano esausta, stremata da violenze verbali, volgarità e xenofobia, risse e scandali, archivia Letizia Moratti e boccia Silvio Berlusconi e la sua disastrosa campagna elettorale, mentre Napoli incorona Luigi De Magistris. Il centrodestra frana quasi ovunque: anche a Cagliari, Trieste, Novara. Nella capitale del Nord si afferma il moderatismo riformista di Giuliano Pisapia, sopra il 55%, accelerando l’ascesa del suo sponsor, Nichi Vendola. Il Pd è costretto a inseguire anche a Napoli, dove l’ex magistrato dell’Idv straccia letteralmente il centrodestra volando sopra il 65%, ma Bersani esulta: «Una valanga, una riscossa civica e morale del centrosinistra, di cui il Pd ha saputo mettersi al servizio». Anche per Pino Cabras, direttore di “Megachip”, la svolta è epocale: «La Seconda Repubblica finisce da dove era cominciata: dai Comuni».
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Terrore nucleare, ma Berlusconi prova ad evitare il voto
Ricorrendo alla fiducia per la quarantatreesima volta, il governo Berlusconi IV ieri ha ottenuto l’approvazione della Camera dei deputati al cosiddetto decreto Omnibus, contenente la modifica alla legge che dovrebbe evitare al popolo italiano di esercitare il proprio diritto di esprimersi sulla scelta di costruire sul proprio territorio reattori nucleari. Una scelta di disprezzo verso la democrazia diretta che lo strumento del referendum rappresenta, da parte di una forza che fa dell’espressione della libertà la propria bandiera. Ma anche una scelta cieca alla realtà energetica di un mondo in cui (a livello di fonti primarie), il nucleare rappresenta un esiguo 6 %
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Nucleare: chiusi nella casa-bunker, fino al Referendum
Sono chiusi in un appartamento di 70 metri quadri fuori Roma da 11 giorni, e ci rimarranno fino al 12 giugno, quando lasceranno la casa per votare “sì” al referendum abrogativo sul nucleare. Sono quattro ventenni: Alice, Alessandra, Luca e Silvio. Sperimentano la vita in un bunker dopo un incidente nucleare, senza concedersi deroghe: le finestre sono sigillate col silicone, davanti ai vetri i nastri bianchi e rossi indicano le zone off limit (cioè l’aria aperta), mangiano solo prodotti in scatoletta e l’acqua imbottigliata non la usano solo per bere, ma anche per lavarsi i denti e per l’igiene personale. Per entrare nel bunker si seguono le procedure del “protocollo di protezione” diffuso dopo l’incidente nucleare di Fukushima, in Giappone.
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Riscossa civica: pronti a vincere anche i referendum
Di una cosa possiamo essere sicuri: d’ora in poi nella politica italiana niente sarà più come prima. Il voto di ieri, che proprio Silvio Berlusconi aveva presentato come un referendum su se stesso e sul suo governo, ha dato un responso chiaro. Ha detto che il Paese non ne può più del Cavaliere. Ha dimostrato che il suo disprezzo per le regole, per gli avversari, per l’etica e per l’educazione, ha ormai irrimediabilmente stancato. Per questo non è azzardato prevedere che, se tra quindici i giorni anche i ballottaggi – a partire da quello di Milano – si concluderanno nello stesso modo, la permanenza del presidente del Consiglio pro-tempore a Palazzo Chigi rischia di durare meno di quanto lui speri.
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Voto utile? No, grazie: ci salverà solo il Referendum
«Il referendum del 12-13 giugno: quella è la nostra vera, ultima occasione». Adriano Celentano, intervenuto ad “Annozero”, la pensa esattamente come Giulietto Chiesa, convinto che la prova referendaria sia «la prima vera occasione di democrazia, dopo oltre vent’anni di sequestro delle istituzioni da parte della Casta». Nucleare, acqua pubblica, legittimo impedimento: «I cittadini potranno finalmente esercitare in modo diretto la loro sovranità». Celentano si prepara al peggio: se il quesito sul nucleare venisse escluso, «andiamo a votare lo stesso, depositando milioni di schede davanti agli uffici elettorali». Ma se il “Molleggiato” nel derby milanese tifa per Pisapia, che battendo la Moratti potrebbe provocare l’inizio della fine del berlusconismo, Giulietto Chiesa frena: anche i migliori candidati sono destinati all’impotenza, in questo sistema ormai al capolinea.
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Celentano: tutti a votare, referendum contro Berlusconi
«Non si tratta più di destra o sinistra per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese». Dopo la prima clamorosa invettiva all’indomani di Fukushima sul “Corriere della Sera”, Adriano Celentano torna in campo: stavolta sceglie “Il Fatto Quotidiano” per sferrare un colpo frontale direttamente al premier, accusato di voler “scippare” i referendum del 12-13 giugno: col decreto anti-nucleare, come ha ammesso lo stesso Berlusconi davanti a Sarkozy, si vuole evitare che l’emotività di oggi possa compromettere il futuro atomico dell’Italia. E soprattutto: disinnescando la mina referendaria sul nucleare, il Cavaliere spera di far mancare il quorum al quesito che lo tiene in ansia: quello per abrogare l’impunità del “legittimo impedimento”.
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Nucleare, Berlusconi ammette il bluff sul referendum
«E adesso, assediamo il Parlamento: guai a chi ce lo tocca, il referendum sul nucleare». Giulietto Chiesa era stato facile profeta: l’avevano capito tutti che la manovra anti-referendum era solo un espediente per aggirare l’emozione-Fukushima. Nessuno però si aspettava che fosse lo stesso Berlusconi a confessarlo con candore: vogliamo evitare il voto solo per non precluderci il futuro nucleare. Rischia di essere un clamoroso autogol, la frase pronunciata il 26 aprile davanti al presidente francese Sarkozy. Che scatena una bufera: non è affatto scontato che il referendum venga evitato. E da oggi l’opposizione si impegnerà a fondo perché il 12 giugno gli italiani possono votare.
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Lo scippo dei referendum: dopo il nucleare, l’acqua?
Dopo il clamoroso dietrofront sul nucleare per paura del voto concomitante sul “legittimo impedimento” salva-premier, ora il governo esprime dubbi anche sul referendum che riguarda l’acqua. L’appuntamento è per il 12-13 giugno, ma il ministro dello Sviluppo Paolo Romani spiega che «anche su questo tema di grande rilevanza probabilmente sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo». Immediata la reazione del comitato promotore della consultazione per l’acqua “bene comune”: hanno firmato un milione e mezzo di italiani per sottrarre l’acqua al mercato del profitto. Giù le mani dal referendum: l’acqua deve tornare una risorsa universale, pubblica, protetta da una tutela condivisa. E si deve concedere agli italiani il diritto di voto.
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Italia, stop al nucleare: paura del referendum anti-Silvio
Marcia indietro clamorosa, anche se già prospettata e “addolcita” da Tremonti: il governo ha deciso di annullare il programma nucleare che aveva difeso con le unghie e con i denti accusando i verdi-comunisti di voler solo sfruttare l’emozione-Fukushima. E ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge “omnibus”, all’esame del Senato, l’abrogazione di tutte le norme per costruire le nuove centrali nucleari nella Penisola. Di fronte ai sondaggi disastrosi, col 54% degli italiani intenzionati a votare il 12-13 giugno, a decidere sarebbe stato Berlusconi in persona: spaventato dal rischio che si raggiunga il quorum sul “legittimo impedimento”, l’altro quesito che – insieme all’acqua pubblica – compone il tris referendario.
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Crolla il consenso, l’Europa non si fida più del nucleare
L’Europa ripudia il nucleare: lo dicono i sondaggi diffusi all’indomani del disastro di Fukushima, sull’onda della presa di posizione della Germania contro lo sviluppo dell’energia atomica. Dalla Svezia alla Gran Bretagna, dalla Svizzera alla Finlandia, gli europei ora temono i rischi dei reattori: pur di rinunciare al pericolo delle radiazioni, i tedeschi sono pronti a veder ridurre la propria economia. Dati che spiazzano la Francia, in allarme per la nuova paura nucleare europea: secondo la multinazionale Areva, leader mondiale dell’atomo, Italia e Svizzera potrebbero effettuare una brusca retromarcia, non fidandosi più del “nucleare sicuro”, quello “di quarta generazione”.