Archivio del Tag ‘redditi’
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Atroci sofferenze inutili: Monti ha fallito tutti gli obiettivi
È possibile fare un breve e disincantato bilancio del governo Monti? La prima, avvilente constatazione, è che in quasi 9 mesi di “riforme” e di “vertici decisivi” la montagna del debito pubblico italiano non è stata neppure scalfita. Anzi si è fatta ancora più alta e imponente. Il debito ammontava a 1.897 miliardi di euro nel dicembre 2011, oggi è arrivato a. 1.966.Dunque, la ragione fondamentale della nostra condizione di rischio, la causa causarum delle nostre difficoltà presenti e future si è ulteriormente aggravata. Lo spread si mantiene elevato e torna sui 500 punti. Il Pil – questo vecchio totem delle società capitalistiche – è nel frattempo diminuito e diminuirà ancora. Scenderà di oltre il 2% nel 2012. Dicono gli esperti che si riprenderà nel 2013. Ma per quale felice congiunzione degli astri non è dato sapere. Qui, infatti, la scienza economica si muta in astrologia, dà gli oroscopi.
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Guerra all’Italia: torneremo poveri come cent’anni fa
Nel disinteresse generale il Parlamento ha approvato il Fiscal Compact. E questo disinteresse, costruito dalla disinformazione di regime, è l’ultimo segnale del disfacimento della nostra democrazia. In tutta Europa, di Europa si discute e sull’Europa ci si divide. In Irlanda si è fatto un referendum. Da noi una Camera quasi vuota e con l’assenza dei principali leaders, approva il più brutale e vasto servaggio economico della storia repubblicana. Secondo quel patto, che i cittadini non per colpa loro ignorano, l’Italia si impegna a dimezzare in venti anni lo stock del debito pubblico. Cioè dobbiamo pagare 1000 miliardi, 50 all’anno. In aggiunta agli interessi che ora ci costano 80 miliardi all’anno. Insomma un costo paragonabile alle riparazioni di una guerra perduta. E di guerra infatti ha parlato Monti, guerra al popolo italiano.
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Ida Magli: come previsto, l’euro è la rovina dell’Europa
«Spero che i pochi amici che abbiamo, che vogliono bene all’Italia, spingano i politici a uscire dall’euro». Problema numero uno, i politici: «Ormai sono un’ombra, degli spettri nel Parlamento». Parola di Ida Magli, autorevole antropologa: una delle poche voci, vent’anni fa, a mettere in guardia gli italiani dal trionfalismo europeista che – col Trattato di Maastricht – pose le condizioni per il “massacro sociale” con cui oggi facciamo i conti: privatizzazione del debito pubblico a vantaggio della finanza speculativa e fine della moneta sovrana, arma fondamentale per gestire le crisi proteggendo i cittadini. Risultato: il debito – storico motore dello sviluppo sociale – ora diventa un incubo, e costringe gli Stati sotto ricatto a svendere i “gioielli di famiglia” alle stesse multinazionali che, attraverso la grande finanza e i suoi emissari – Bce e Commissione Europea – hanno manovrato per scatenare il panico con un obiettivo chiaro: fare man bassa dei beni comuni, ovvero l’ultimo terreno di conquista rimasto, in un’economia ridotta in mutande.
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Latouche: abbiamo bisogno che questo sistema crolli
«Sappiamo già che l’attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070. Il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni». Serge Latouche non ha dubbi: faremo la fine dell’Impero Romano, o del Sacro Romano Impero di Carlo Magno che fu travolto dai Barbari. «Purtroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico». Ed è solo l’inizio, nel bluff chiamato Europa. «La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore». Quanto all’Italia, «l’unica soluzione è la bancarotta: da Monti in giù, tutti sanno che il debito non potrà essere ripagato». Sono alcune delle affermazioni che l’ideologo francese della Decrescita ha rilasciato a Giovanna Faggionato per “Lettera 43”. Il sistema, dice Latouche, non ha mantenuto nessuna promessa: «Dicevano che la concorrenza ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, e invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti».
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Come in Grecia: la criminalità economica è al governo
La truffa più grande che stiamo subendo è quella che ci vuol far credere che le misure che il governo Monti ha preso, prende e prenderà, hanno lo scopo di evitare di finire come la Grecia. E’ vero esattamente il contrario. Le misure sono come quelle che hanno portato la Grecia alla catastrofe economica e al disastro sociale. Magari vengono scaglionate nel tempo, in modo da evitare un impatto complessivo ed immediato che forse avrebbe costretto i sindacati più tremebondi d’Europa – Cgil, Cisl e Uil – a lottare. Ma le misure sono le stesse. Prima il massacro sulle pensioni, aggravato dalla manifesta incompetenza del ministro Fornero, a cui Bersani, Berlusconi e Casini non han fatto mancare la fiducia, alla faccia degli esodati. Poi la controriforma del lavoro, che ha liberalizzato precarietà e licenziamenti mentre la crisi economica avanza. Ed ora la manovra correttiva di tagli sociali, ipocritamente coperta dal solito trucco dell’uso dell’inglese. Ma quale spending review del cavolo!
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Barnard: Monti di menzogne sul vertice strangola-Italia
Il cosiddetto successo di Mario Monti nell’ultimo super-vertice europeo «è una montagna di menzogne che questo indecente tecnocrate dell’economicidio italiano vende a un’intera nazione a rischio, e a imprese al collasso, solo perché i miei colleghi giornalisti sono spazzatura, e solo per calmierare la giusta esasperazione che serpeggia fra noi italiani minacciati oggi nella sopravvivenza economica e dunque democratica». Paolo Barnard non ha dubbi: «Basta studiare quello che si dovrebbe conoscere se si fa questo mestiere per smascherare ogni singola strombazzata di Monti e l’intero racconto teatrale che ne hanno fatto i giornali», “Repubblica” in testa, che tenta di vendere come una vittoria l’intervento del Mes, il Fondo salva-Stati: possibile solo nei confronti dei paesi che abbiano comunque i conti in ordine.
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L’Impero della Crisi: illusione, sfuggire all’euro-guinzaglio
La storia economica europea del dopoguerra dimostra senza alcun dubbio che l’unificazione dei mercati è stata resa possibile da una precedente fase di consolidamento e sviluppo delle singole economie nazionali avvenuta al riparo di strumenti tutt’altro che liberistici (come il controllo sui flussi di capitale). Quindi una sequenza totalmente opposta a quello che ci raccontano gli ideologi del neo-liberismo e ripetono a pappagallo pressoché tutti i giornalisti e i commentatori. La tesi che sostengo è che il Nixon shock, cioè la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro in oro pronunciata il 15 agosto del 1971, e la conseguente sostituzione del gold-dollar exchange standard (ovvero i dollari dei Paesi in surplus erano di fatto convertibili solo in titoli del debito pubblico americano) è il punto di snodo dell’attuale crisi sistemica, oltre che esserne l’“evento spia”. Da quel momento ha inizio l’irresistibile marcia verso la finanziarizzazione del capitalismo occidentale.
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Massacro sociale: ci siamo, l’Italia precipita verso la Grecia
Meno lavoro, meno diritti, meno futuro. Il bilancio per l’Italia del Rapporto sui diritti globali 2012, pubblicato oggi dall’Associazione Società Informazione e promosso da Arci, Cgil e un gruppo di associazioni, è pessimo. «La prima guerra mondiale della finanza ha provocato l’11 Settembre dello Stato sociale e dei diritti», si legge nel Rapporto. La conferma è nei numeri, che raccontano un Paese in cui povertà e disuguaglianze sono in aumento, mentre le voci principali di spesa sociale, tra il 2008 e il 2011, hanno subito tagli complessivi dell’80%. Una tendenza che si aggraverà nel 2013, spiega il Rapporto, che quest’anno si intitola “La Grecia è vicina”. Al centro delle 1300 pagine di questa decima edizione, non poteva che esserci la crisi. Ma se gli Usa hanno provato a dare qualche impulso alla crescita, l’Europa, denuncia il Rapporto, sarebbe tutta concentrata sullo smantellamento dello Stato sociale e dei diritti acquisiti da lavoratori e pensionati.
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L’evasione? Un dramma, ma solo da quando c’è l’euro
L’evasione fiscale? Una tragedia, certo: ma solo da quando siamo rimasti al verde, cioè senza moneta sovrana, costretti a elemosinare l’euro, a tassi da usura. Da quel momento, sottrarre denaro allo Stato significa toglierlo davvero alla comunità dei contribuenti onesti, visto che l’Italia – come gli altri paesi dell’Eurozona – è ridotta a batter cassa presso i cittadini e le aziende per mandare avanti i servizi pubblici. Ma attenzione: solo adesso. Perché prima, al tempo della lira, lo Stato la sua moneta se la “inventava” creandola dal nulla: per finanziarsi, non aveva nessun bisogno delle tasse. Gli evasori fiscali? «Non erano certo dei patrioti», eppure – all’epoca della sovranità monetaria – persino l’evasione «era una risorsa, non un danno», perché il denaro-ombra finiva per rientrare dalla finestra, producendo crescita, occupazione e consumi. La devastazione, insiste Paolo Barnard, ha un altro nome: si chiama euro.
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Come resuscitare l’Emilia terremotata? Facile: senza l’euro
Emilia in emergenza per il terremoto? Certo, ma l’altra metà del problema ha un nome altrettanto catastrofico: euro. «Ora che lo Stato dovrebbe salvarci dai crolli economici e anche fisici di questi mesi, incluso il disastro emiliano, nulla è possibile», protesta Paolo Barnard: «Siamo incatenati e dobbiamo soffrire, per generazioni», quando invece «tutto sarebbe risolvibile in poche ore», se solo l’Italia terremotata disponesse del suo strumento operativo naturale: la moneta sovrana, il “motore” per eccellenza della ricostruzione. «Se all’Italia non fosse stata sottratta la sovranità monetaria, se non ci fossero stati imposti il Patto di Stabilità, i Trattati sovranazionali pro-finanza, il Fiscal Compact, e se oggi non fossimo in regime di “golpe finanziario” con Mario Monti, il governo italiano potrebbe sedersi in Consiglio dei Ministri e deliberare adesso la salvezza delle zone disastrate con mezzi inauditi (per gli standard correnti)».
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Giulietto Chiesa: il 2 Giugno non si tocca, la benzina sì
Il nostro Paese è attraversato da una grave crisi, ma più che una crisi finanziaria credo si tratti di una crisi morale. La vicenda della parata del 2 giugno, difesa dal peggior Presidente della Repubblica che noi abbiamo avuto da quando esiste la Repubblica, ne è esempio. Questa parata poteva perfettamente essere sospesa, rinviata, annullata. E invece si getteranno via milioni di euro in un’impresa autocelebrativa che non ha assolutamente nulla da dare alla gioventù di questo paese. Una manifestazione che non ci dà assolutamente niente. Siamo di fronte a un dramma umano, politico, collettivo. Siamo incapaci di fermare una macchina che abbiamo messo in moto in un altro momento, con altre ragioni, con altri scopi. A ciò si aggiunge l’aumento delle accise sulla benzina. Questa è la classica operazione di uscita di sicurezza per evitare di affrontare i problemi.
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Sciagurati eurocrati, cosa state facendo al nostro paese?
L’economia italiana sanguina copiosamente. L’emorragia di redditi e risparmi passa dagli spread, dalla caduta della domanda interna e del Pil, dal deficit corrente della Bilancia dei Pagamenti. E provoca fughe di capitali (depositi bancari) e di capitale umano (giovani laureati). Alcune conseguenze del rapido impoverimento sono l’aumento della pressione fiscale (stimo un 47% a fine anno), della disoccupazione (il 22% della forza lavoro, scoraggiati e cassintegrati inclusi), dei debiti privati e pubblici, la caduta dei valori di borsa, immobiliari, delle pensioni integrative, l’allungamento dei tempi di pagamento, la disperazione di molti imprenditori, le file alle mense Caritas.