Archivio del Tag ‘razzismo’
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Fame e schiavitù, così l’Occidente ha condannato Haiti
La tragedia di Haiti è tale da lasciare senza parole. E da rendere ancor più piccine e petulanti se non tragicamente ridicole quelle che affollano la scena politica italiana. Sto leggendo un bel libro, che consiglio a tutti, “I giacobini neri”: narra la storia della rivoluzione degli schiavi di Haiti, allora ricchissima e invidiatissima colonia della Francia, in contemporanea con la Rivoluzione Francese. Quello di Haiti è l’unico esempio nella storia del genere umano di rivoluzione vittoriosa di schiavi contro i padroni schiavisti. Tralascio le efferatezze compiute di routine e per un paio di secoli – con la benedizione del clero – dalla “superiore” civiltà europea
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Task force di civiltà per soccorrere il popolo degli schiavi
Lo sciopero di ben oltre quattro milioni di immigrati in Italia il primo marzo di quest’anno è un’idea bellissima e generosa. Con discrete possibilità di realizzazione? È meglio interrogarsi. Non basta il web, occorrerebbe, innanzitutto, un’organizzazione capillare. Certo uno sciopero di tal fatta, come è stato fatto notare, dimostrerebbe perfino ai tifosi anti-Balotelli che anche loro campano sulle spalle di una forza lavoro indispensabile. Una forza spesso senza diritti e senza tutele. Se però lo sciopero fallisse o si limitasse a qualche isolata protesta, sarebbe un colpo per questa necessaria presa di coscienza.
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Ronde africane, per salvare la Calabria dalla ‘ndrangheta
Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia. Dal titolo del libro-denuncia di Antonello Mangano, blogger di “Terrelibere”, all’ultima provocazione di alcuni sindaci della Piana di Gioia Tauro: ronde africane per proteggere i calabresi dalla ‘ndrangheta, visto che ormai – come ha denunciato lo scrittore Roberto Saviano – soltanto gli africani osano opporsi alla mafia e difendere diritti ai quali sembra che gli italiani abbiano rinunciato. «Le ronde, se mai si faranno qua, le affidiamo ai senegalesi per tenere lontani gli ‘ndranghetisti», ha annunciato il sindaco di Caulonia, Ilario Amendolia.
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Balotelli in Nazionale, così Lippi può zittire i razzisti
Mario Balotelli è nato a Palermo il 12 agosto del 1990. Questo dato scarno, anagrafico, poco meno di quanto si può leggere di chiunque su di una carta di identità, spiega tutto quello che le persone comuni, i commentatori, gli allenatori, gli esponenti delle istituzioni, non capiscono del calciatore dell’Inter. Ovvero Mario Balotelli è italiano, e Mario Balotelli non ha neppure 20 anni, li deve ancora compiere. Poi c’è un terzo dettaglio, che dettaglio non dovrebbe essere, perché non dovrebbe essere nulla: ovvero è un calciatore di colore. Ora si dirà, nel calcio italiano, che è il calcio più contaminato di tutto il mondo, sarà mica un problema che Balotelli è di colore?
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Barbari alle porte, se l’Italia ha paura dello straniero
Alcuni recenti fatti di cronaca – come ha scritto Filippo Rossi nel suo editoriale “I barbari siamo noi”, ispirato dai maltrattamenti nell’asilo di Pistoia e da tanti episodi di criminalità comune e organizzata – ci stanno ricordando che il “nemico” è dentro di noi. È inutile, ipocrita e pericoloso identificarlo con i “diversi” e, soprattutto, con i migranti che vengono nel nostro paese, quasi sempre solo in cerca di lavoro. Eppure agli italiani l’immigrazione clandestina fa paura. Otto italiani su dieci la guardano con grande preoccupazione: è la percentuale più alta nel mondo occidentale.
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Lerner: anch’io, straniero, divenni italiano a scuola
Pochissimi libri come “Scintille. Una storia di anime vagabonde” di Gad Lerner fanno capire la verità poetica e umana di quella famosa parabola di Borges in cui si parla di un uomo che dipinge paesaggi – fiumi, boschi, monti, città – e alla fine si accorge di aver dipinto il proprio volto. Questo libro, scrive Claudio Magris sul “Corriere della Sera”, è qualcosa di diverso da ciò che ha reso famoso Gad Lerner come giornalista; diverso anche dagli altri suoi libri, coi quali ha in comune la fulminea capacità sintetica, lievità e profondità, rispettosa pacatezza. Un libro «essenziale e forte, con una sua asciutta, dissimulata poesia che segna il lettore».
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Scontro Lega-Cl dietro l’assalto al Duomo di Milano
Se nel giorno di Sant’Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, la Lega ha lanciato una sfida pubblica contro il suo successore Dionigi Tettamanzi, paragonandolo prima a un imam musulmano e poi a un prete siciliano mafioso, è perché si sente forte, molto forte. La volgarità degli argomenti scagliati contro l’”Onorevole Tettamanzi”, delegittimato così nel suo ruolo pastorale, additato come un nemico degli interessi del popolo, non deve trarre in inganno: c’è del metodo nella provocazione architettata nel dì festivo. Quasi una contro-predica rivolta al gregge della diocesi più grande del mondo, puntando dal trono del governo alla conquista dell’altare in Duomo.
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Italia in miseria, Berlusconi e le maschere della crisi
«Berlusconi non è un mostro caduto dal cielo. Lo abbiamo partorito noi, popolo italiano». Potrebbe cadere, ma il rischio è che le cose continuino come prima. E non sarebbe una buona notizia. Lo afferma Valentino Parlato sul “Manifesto”, annunciando che il quotidiano comunista scenderà il piazza per il No-B Day. «Ci saremo, per dare un colpo forte al potere crescente di Silvio Berlusconi. Per la sua caduta. E diciamo subito, lo ripetiamo, che quelle forze che si dicono di opposizione e non ci saranno, non ci saranno perché non sanno che fare, perché sono irretite dall’attuale deterioramento della politica».
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Migranti: provate a vivere un giorno senza di noi
Non volete immigrati tra i piedi? Benissimo: provare per credere. Nadia Lamarkbi, giornalista francese, ha lanciato l’idea su Internet: cosa succederebbe se il paese si svegliasse domani senza stranieri? Nadia ha aperto una pagina Facebook, titolandola: “Un giorno senza immigrati: 24 ore senza di noi”. Risposta immediata: subito 33.000 le adesioni. L’appuntamento è per il 1° marzo 2010. Quel giorno, in Francia (e non solo) sciopereranno infermieri, bidelli, taxisti, operai, spazzini, baby sitter, lavapiatti e badanti.
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Razzismo ieri e oggi: ebrei o Rom, basta la parola
Alcuni anni orsono, a seguito del grande successo del film “Train de Vie” di cui avevo curato la versione italiana dei dialoghi, ricevetti la proposta di curare anche i dialoghi italiani di un film di produzione tedesca intitolato “Commedian Harmonists”. La pellicola racconta la storia e le tribolazioni di un gruppo vocale formatosi a Berlino alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso. L’ensemble, dopo le iniziali difficoltà proprie di ogni impresa di quel tipo, riusci a conquistare una straordinaria fama anche all’estero e i Commedian Harmonists divennero delle superstar proprio negli anni in cui saliva al potere il partito nazista.
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Parroci e volontari ospitano i Rom sgomberati a Milano
«Sono esseri umani e come tali devono essere trattati. Come si può abbandonare delle mamme con dei bambini per strada?». A porre la spinosa domanda è don Piero Cecchi, della parrocchia di San Giovanni Crisostomo di via Cambini a Milano, che ha preso in carico una delle famiglie Rom sgomberate il 19 novembre dal campo di via Rubattino dalle ruspe del Comune. «Fino a quando non verrà trovata loro una sistemazione dignitosa, questa famiglia Rom rimarrà nella nostra comunità», promette il sacerdote: «Abbiamo provveduto a dare loro, viveri, vestiti e possibilità di lavarsi. Non li lasceremo in strada».
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Fini ai giovani migranti: chi vi insulta è uno stronzo
«Chi dice che siete diversi è uno stronzo». Parola di Gianfranco Fini, presidente della Camera, in visita il 21 novembre al centro “Semina” dell’associazione “Nessun luogo è lontano” al quartiere Casilino di Roma, periferia popolare e multietnica. Un incontro informale, con giovani stranieri e figli di immigrati, alcuni dei quali già nati in Italia, come quelli della “generazione Balotelli”, «molto più italiani del nipote di un italiano che è nato e cresciuto in un altro paese e che magari non sa nemmeno una parola della nostra lingua». Qualcuno osa discriminarli per la loro origine? E’ uno «stronzo», proclama Fini, ricorrendo senza remore al turpiloquio.