Archivio del Tag ‘proteste’
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Agenti e manifestanti, timide prove di dialogo su Facebook
«Ciao manifestante, chi ti parla è quello “sbirro” che odi e che vorresti vedere morto». A scrivere è Maurizio Cudicio, sovrintendente della polizia in servizio alla questura di Trieste e rappresentante del sindacato di polizia Consap, che tenta così il suo personale dialogo con i No-Tav della val di Susa. E le risposte viaggiano sul web, con post su Facebook che alla riflessione di fondo del poliziotto («Un’unica barriera fra di noi: il pregiudizio!») replicano in modi, contenuti e colori diversi, fino all’amarezza di Marco: «Questa è una guerra fra poveri. Va a finire – scrive Marco a Maurizio – che presto verrò anch’io sull’autostrada, per accompagnare i miei figli. Tre persone in più da prendere di peso. Non esagerare… grazie».
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Per favore, basta menzogne: se l’Italia diventa No-Tav
No-Tav di tutto il mondo unitevi: mentre in migliaia sfilavano nel centro di Roma dopo l’incredibile “niet” di Mario Monti, che si rifiuta di aprire un dialogo con la valle di Susa, manifestanti mobilitati contro la sordità del potere che vuole imporre la Torino-Lione senza dare spiegazioni hanno trasformato il 3 marzo in una giornata anche internazionale di protesta. Oltre al fash-mob dei valsusini che hanno beffato la sorveglianza e aperto a sorpresa, per mezz’ora, il casello autostradale di Avigliana, abolendo il pedaggio e distribuendo agli automobilisti volantini con scritto “Oggi paga Monti”, i No-Tav italiani hanno manifestato a Perugia, Catania, Imperia, Mantova, Pisa, Pesaro, Sestri Levante e Trieste. Ma anche all’estero: a Parigi, a Dublino e a San Sebastian nei Paesi Baschi, a Londra sotto il consolato italiano, a Ginevra davanti alla sede Onu e persino a Budapest con un presidio musicale vicino all’ambasciata.
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La politica italiana si rifiuta di giustificare la Torino-Lione
Pochi indizi certi: l’assassino è la Tav, mentre la vittima è la popolazione italiana, a cominciare da quella che vive in valle di Susa. Tuttavia, direbbe il commissario del telefilm, manca sempre il movente. L’ipotetico crimine resta senza un perché, mentre l’elenco dei feriti si allunga: almeno un centinaio in più, dopo il ruvido sgombero dell’autostrada del Fréjus il 29 febbraio. «Me ne hanno date tante», protesta il leader No-Tav Alberto Perino, rimasto per ore seduto sull’asfalto, inerme, e poi caricato con gli altri dall’impeto dei reparti antisommossa che hanno inseguito i manifestanti fin dentro l’abitato di Bussoleno, rastrellando strade e persino bar, sfondando porte. Lo dicono i video girati da reporter come Cosimo Caridi e Andreas Mazzia del “Fatto Quotidiano”, al termine di una terribile giornata di tensione avvelenata da notizie diffuse in modo incontrollato dai grandi media, i cui editori sono direttamente coinvolti nella cordata dei “general contractor” dell’alta velocità.
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Tav illegale, sostenuto dalla cricca della nipote di Mubarak
Al Parlamento europeo abbiamo sempre sostenuto che c’è una profonda illegittimità e illegalità, nella Tav. Tutte le ragioni che abbiamo cercato di far valere – con la Alfano, con De Magistris e con altri compagni – sono queste: l’Italia e i torinesi, con la Tav, stanno cercando di truffare l’Europa. Hanno fatto finta di aprire un cantiere che non è mai stato aperto: hanno solo occupato. Hanno fatto finta di consultare le comunità locali, che non hanno mai consultato. Virano non ha mai ascoltato se non quelli che erano già d’accordo, non ha mai discusso seriamente tutte le ragioni che un sacco di esperti hanno mandato anche a Monti, una lettera firmata da 364 fra accademici e studiosi: silenzio totale. Questo vuol dire che la valle di Susa, purtroppo, è uno degli ultimi baluardi della democrazia in Italia.
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Salviamo la Grecia dai suoi salvatori: sono dei criminali
Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l’immondizia nelle discariche pubbliche, i “salvatori” della Grecia, col pretesto che i Greci «non fanno abbastanza sforzi», impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.
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Niente inno di Mameli, Napolitano atterrito dalle proteste
Resterà la visita delle proteste, dei cori ingiuriosi, delle contestazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non dimenticherà molto facilmente l’accoglienza che una parte della Sardegna gli ha riservato nella sua due giorni nell’isola. I giornali nazionali se ne sono accorti, ed è una notizia. Perché il tabù è stato violato. La figura del Capo dello Stato finora era sempre rimasta immune da contestazioni, oppure erano state ben celate dalla potentissima macchina del Quirinale. Stavolta no, stavolta non è stato possibile. E che Napolitano temesse le contestazioni lo si capisce facilmente analizzando, a mente fredda, tre episodi avvenuti nel corso della sua giornata cagliaritana. Uno più inverosimile dell’altro.
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Terra, acqua e fame: uccidere la Grecia azzerando lo Stato
Richieste due grandi privatizzazioni subito, licenziamenti di massa nel settore pubblico, enorme flessibilità del lavoro nel settore privato, un nuovo taglio di pensioni e stipendi e altre montagne di soldi per le banche. «Terra e acqua», come nell’antichità, ha chiesto ieri la troika (Fmi-Bce-Ue) per concedere il nuovo maxi prestito al governo tecnico di Lucas Papademos, mentre ancora è in trattative con i creditori privati per il taglio del debito dei bot greci. In dodici fitte pagine la troika ha avanzato dure condizioni alla Grecia per la concessione del secondo prestito (130 miliardi di euro), che suonano come un chiaro avvertimento per gli altri “maiali”, i piigs della eurozona che aspettano un secondo prestito, come Portogallo e Irlanda, o i paesi che hanno problemi a finanziare i loro debiti, come Spagna, Italia e più a lungo il Belgio.
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Ungheria: Frankenstein o la Bce, di che golpe morire?
Il 2 gennaio 2012 circa centomila ungheresi sono scesi in piazza per protestare contro la nuova Costituzione che è entrata in vigore proprio quel giorno. Come i “Ragazzi della Via Paal” si sono avviati a una battaglia già perduta, e i cui effetti si faranno sentire, drammaticamente, nei mesi a venire. È uno degli avamposti sperimentali dove la crisi europea sta arroventandosi e nei quali non è al momento possibile immaginare esiti e sviluppi. Un parlamento nelle mani del premier Viktor Orbán, e del suo partito personale, ha modificato radicalmente, avvalendosi di una schiacciante maggioranza, la legge fondamentale dello Stato ungherese.
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Capitalismo contro democrazia: dovremo combattere
Il crollo della finanza del 2008 ha distrutto più proprietà privata di quanto noi potessimo fare se ci impegnassimo giorno e notte per settimane. Dicono che siamo sognatori. I veri sognatori sono quelli che pensano che le cose possano continuare ad andare avanti all’infinito in questo modo. Noi non siamo sognatori. Ci siamo svegliati da un sogno che è diventato in un incubo. Noi non vogliamo distruggere nulla. Siamo soltanto testimoni di come il sistema sta distruggendo se stesso. Tutti conosciamo le classiche scene dei cartoni animati. Il carrello arriva sul ciglio del burrone. Tuttavia, continua a camminare ignorando il fatto che sotto non c’è nulla. Solo quando solo uno guarda in basso e si rende conto, allora cade giù. Questo è quello che stiamo facendo. I ragazzi qui a Wall Street stanno dicendo a chiunque: «Ehi, guarda giù!».
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Eluana e acqua pubblica: il no del Pd, nuovo centrodestra
Questo 2011 si chiude con l’ennesima conferma di quello che un po’ tutti pensano, magari anche di nascosto da se stessi. Il Pd è sì un grande partito, è sì moderno, ma soprattutto non è più di sinistra (sempre se mai lo fosse stato). Lasciando perdere per un attimo l’appoggio al governo di Mario Monti (che non è poco, ma è argomento ormai inflazionato), siccome sono le “piccole” cose che spiegano ben più delle grandi analisi, basta andarsi a rivedere quanto succede nel tanto decantato “Pd dei territori”. In Friuli Venezia Giulia il partito di Bersani vota con Pdl, Udc, Fli (che poi cosa c’è da stupirsi? Governano già insieme l’Italia…) e anche con la cattivissima e anti-nazionale Lega Nord un ordine del giorno presentato dai cattolici di Casini che vietano alla regione di finanziare il film di Marco Bellocchio su Eluana Englaro.
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Sì alla Torino-Lione: dietro l’accordo, l’uomo del Bilderberg
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani.
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Dovevamo arrenderci: lo decise la Cia già al G8 di Genova
Manovre lacrime e sangue per tutti tranne che per la “casta” mondiale, sovranità limitata o revocata, bavaglio universale all’informazione. Sindacati neutralizzati, banchieri al governo e partiti-fantasma ormai agli ordini dei signori dell’economia. Quello che oggi chiamiamo crisi era stato largamente previsto, dagli stessi super-poteri che, già nel 2001, prima ancora dell’11 Settembre, si preoccuparono di disinnescare sul nascere una potenziale bomba democratica planetaria, quella del movimento no-global. Diritti contro soprusi, cittadinanza contro privatizzazione. In altre parole: anticorpi civili per difendersi dalla globalizzazione selvaggia. Profeticamente, li pretendeva il “popolo di Seattle”. Fu fermato appena in tempo e nel modo più brutale, con il bagno di sangue noto come G8 di Genova.