Archivio del Tag ‘proteste’
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Choc a Lione, diritti sospesi: No-Tav picchiati e sequestrati
Cosa è successo oggi a Lyon? Ve lo raccontiamo noi. Da un lato c’erano i governi delle crisi economiche, dall’altro lato l’Europa dei popoli, dei cittadini e delle lotte. I primi hanno firmato l’ennesimo protocollo privo di contenuti e inutile, che non smuove un euro verso alcuna opera. I secondi hanno provato a manifestare il loro pensiero, la loro contrarietà verso queste scelte. I primi, Monti e Hollande, usando tutta la loro gradevole gentilezza hanno convinto i giornali e le tv (che loro stessi governano) che tutto sarebbe filato liscio d’ora in avanti, sul Tav, sulle risposte da dare alla crisi economica e su molto altro ancora. Protetti da migliaia di poliziotti hanno firmato, parlato, fotografato, mangiato sulle spalle dei cittadini, che tanto erano lontani chilometri. I No Tav, i cittadini veri, quelli che le scelte dei governi le pagano sulla loro pelle sono stati scortati e bloccati per almeno 4 ore al confine, poi ancora bloccati alle porte di Lyon e, solo grazie alla loro caparbietà, hanno raggiunto la piazza a loro concessa per manifestare.
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La polizia violenta e l’agente che commuove New York
Si chiama Lawrence, ha 25 anni e ha scoperto di essere diventato ufficialmente un eroe: da quando, in una gelida sera di novembre, si è chinato su un barbone che giaceva scalzo sul marciapiede di Times Square. «Serve qualcosa? Scarpe?». Risposta: no, grazie. Proprio alle spalle dell’homeless, un negozio di calzature. Lawrence entra, ordina un paio di calzettoni e dei comodi stivali. Sarebbero 100 dollari, ma la commessa intuisce le sue intenzioni e gli fa un bello sconto. Lawrence torna dal senzatetto, che ha i piedi nudi piagati dalle vesciche e, nel rivederlo, sembra incredulo: «Che Dio ti benedica, figliolo». A due passi, la scena è immortalata dallo scatto fotografico del cellulare di una turista, Jennifer Foster. E la foto fa il giro del mondo: 350.000 link su Facebook, 80.000 condivisioni e quasi 20.000 commenti di stima ed elogio. Perché Lawrence non è solo un bravo ragazzo: indossa anche l’uniforme del Dipartimento di polizia di New York.
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Bersani, lo smacchiatore dell’Ilva: ora restituisca quei soldi
Dicono che torna la politica e si riprende la sua autonomia. Ma, a leggere le carte dell’inchiesta Ilva: autonomia, quale? Rispetto a cosa?, viene da domandarsi. Perché di autonomia ce n’era poca. Anzi, i politici – e anche i tecnici – sembravano un po’ succubi della grande impresa: anche di quella che, come abbiamo sentito, in 15 anni ha fatto tre miliardi di utili sull’acciaio, mentre a Taranto morivano 1.600 persone all’anno perché l’Ilva non bonificava gli impianti. Ora, il governo, d’accordo con Napolitano, fa il decreto per neutralizzare le ordinanze dei giudici, “quarto grado di giudizio”: se il giudice decide una cosa che non piace, invece di impugnarla davanti al Riesame o alla Cassazione, si va dal governo che fa un decreto e la cancella, e nessuno fiata – a parte Di Pietro, che ormai è considerato un appestato.
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Gli schiavi di Taranto prigionieri dell’Ilva: una favola nera
C’era una volta un presidente del Consiglio, Jumbolo, che vendette una grande industria a un signore, Creso. L’industria, che produceva acciaio, fu comprata a buon prezzo, a un ottimo prezzo. Jumbolo era famoso per la sua generosità. Creso ricompensò negli anni i partiti, gli elettori di Jumbolo, con ricche regalie e persino con omaggi personali, come accadde a Gargamella. Creso divenne così sempre più ricco. La grande industria funzionava infatti a meraviglia, tutta ricavi e senza costi. Gli investimenti per fare funzionare la Grande Macchina non erano necessari, li aveva fatti tutti Jumbolo con i soldi dei suoi sudditi. E’ vero che altri, urgenti investimenti per la salute dovevano essere fatti, ma nessuno controllava il veleno prodotto per incuria e per guadagno dalla grande industria nella città e nelle campagne, neppure il Gran Ciambellano dell’Ambiente, Peste Nera, che non mosse un dito per più di vent’anni.
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Avviso ai genitori No-Tav: i vostri ragazzi teneteli in casa
Finisce in Parlamento il caso delle tre famiglie No-Tav della val Susa, convocate – su richiesta della Procura – nell’ufficio degli assistenti sociali. Il “problema”: aver permesso ai loro figli minorenni di partecipare a manifestazioni contro l’alta velocità. Immediata la protesta della deputata radicale Elisabetta Zamparutti, che ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e degli Interni: «Emerge uno Stato di polizia – afferma – di cui il governo, se non interviene, rischia di divenire complice». E’ evidente, commenta sul suo blog Claudio Giorno, ambientalista e militante No-Tav della prima ora, che l’onorevole Zamparutti «ha capito lucidamente che qui non si tratta più solo di stabilire se il Tav è utile o inutile, accettabilmente o inaccettabilmente dannoso al territorio attraversato e agli umani che lo abitano: qui e ora si tratta di stabilire quali siano i margini di dissenso lasciati ai cittadini».
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Eugenio Scalfari, il tramonto di un (grande) giornalista
L’Europa? «Procede a singhiozzo». Ed è «un guaio», perché i “mercati” «restano all’erta» e “la speculazione”, «quando può», colpisce. Ma «per fortuna c’è Draghi», che «vigila ed è pronto ad intervenire». La fiaba è firmata da un narratore famoso, Eugenio Scalfari: politico, imprenditore e celebratissimo giornalista. La sua tesi: la demonizzazione della “dittatura dello spread” è pura «demagogia», anche se «i contraccolpi sul sociale» sono «assai duri», al punto che «la rabbia cresce, le piazze protestano, i governi sono in difficoltà, il malumore nei confronti dell’Europa aumenta». Ma perché stupirsene? Forse che solo oggi si è scoperto che dalla “fiducia” dei “mercati” dipende il differenziale italo-tedesco fra i titoli di Stato? Mentre la Merkel è condizionata dalle elezioni nell’autunno 2013 in Germania, anche l’attesa di quelle italiane rappresenta un problema: chi verrà dopo Monti? «Il nostro attuale premier – scrive Scalfari su “Repubblica” il 25 novembre – ha recuperato una credibilità internazionale che era andata totalmente perduta». Ma poi? «Il nuovo Parlamento e il nuovo Capo dello Stato manterranno gli impegni presi con l’Europa?».
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Sarà Natale solo per i ricchi: e Monti voleva salvare l’Italia?
Dopo un anno di cura Monti, il malato Italia sta molto peggio. E il Professore rimedia un bel 4 in pagella. A giudicarlo è Fabio Salviato, fondatore di Banca Etica. Siamo in regime di «decrescita infelice», dice Salviato, «mentre la “decrescita felice” avrebbe potuto generare circuiti virtuosi», capaci di garantire «milioni di nuovi posti di lavoro». Come spiega Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita (cioè: taglio degli sprechi e aumento del lavoro utile), sono enormi i margini economici assicurati da settori strategici come l’energia pulita, la riconversione ecologica del patrimonio edilizio e la gestione dei rifiuti basata sull’industria del recupero e del riciclo della materie prime. A un anno dall’insediamento del super-tecnocrate della Bocconi, riflette Salviato, i media restano morbidi: riconoscono a Monti di aver risollevato l’immagine internazionale dell’Italia. Ma a che prezzo? Come dire: l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto.
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Manganelli: sì all’identificativo per gli agenti antisommossa
Sì alla matricola su caschi e divise per identificare gli agenti della polizia antisommossa e quindi scoraggiare eventuali comportamenti violenti, oggi coperti dall’anonimato. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, approva: sarebbe un provvedimento «opportuno e utile», per «distendere gli animi». Poliziotti “targati”? «Credo che si possa percorrere questa strada», dice Manganelli, intervistato da Giovanni Floris di “Ballarò”, su RaiTre. Ma, al tempo stesso, ancora una volta il numero uno della polizia avverte: troppi agenti sono finiti sotto stress perché coinvolti in situazioni-limite, chiamati ad affrontare problemi che non spetterebbero a loro, ma alla politica. Condizioni estreme e anomale: il disagio sociale in atto è «frutto di un diffuso malcontento, di una situazione generalizzata di degrado, di problemi sociali irrisolti, che diventano irrimediabilmente problemi di polizia». E le proteste di questi giorni «temo siano solo l’inizio». Ma la politica tace, e preferisce spedire in piazza la polizia – salvo poi magari prenderne le difese a posteriori, in modo ipocrita.
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“Israele peggio di Hitler”, e Repubblica oscura Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi getta la spugna: “Repubblica” gli ha oscurato il blog. Motivo: di fronte all’ennesima strage di innocenti a Gaza, ha osato paragonare il potere militare israeliano a quello di Hitler. “Dieci volte peggio dei nazisti”, era il titolo del post firmato il 19 novembre, che il quotidiano di Ezio Mauro, Eugenio Scalfari e Carlo De Benedetti ha censurato. «Sul quotidiano israeliano “Haaretz” – protesta Pino Cabras su “Megachip” – possiamo trovare articoli estremamente critici verso i crimini della classe dirigente di Israele», mentre su “Repubblica” «non si può». Questo, aggiunge Cabras, perché «“Repubblica” non è la nostra “Haaretz”, ma la nostra “Pravda”». Cancellare un post non è di per sé un grande problema, ironizza Odifreddi, soprattutto se poi il web mette in piazza il suo scomodo contenuto. Per di più, aggiunge l’insigne matematico italiano, a criticare Israele sono personalità autorevolissime, da José Saramago e Noam Chomsky, nonché «molti cittadini israeliani democratici che non approvano la politica del loro governo».
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Il silenzio della sinistra sullo squadrismo della polizia
Con sfrontata arroganza, il ministro Cancellieri ha parlato di atteggiamento “squadrista”, riferendosi agli studenti che la hanno contestata a Rimini. Del resto, già in occasione delle sentenze, tardive e insoddisfacenti, che hanno condannato alcuni esponenti delle forze dell’ordine (risparmiandone accuratamente i vertici) per la ignobile macelleria di Genova 2001, lo stesso ministro non aveva lesinato gli attestati di stima nei confronti dei macellai. Ma i cittadini non sono stupidi: chiunque abbia guardato i video che documentano le selvagge aggressioni di alcuni poliziotti ai danni di studenti inermi (“giustificate” da altre documentazioni che mostravano azioni di resistenza attiva da parte di qualche manifestante, come se questo legittimasse la vendetta nei confronti di ragazzini ridotti in condizioni di impotenza) si è potuto fare autonomamente un’idea di quanto è veramente successo.
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Se il Piemonte azzoppa il Bio, settore in piena crescita
Possibile che il Piemonte si rassegni a “suicidare” il settore strategico dell’agricoltura biologica, in ossequio ai tagli orizzontali decretati dal governo Monti? Grazie al “Movimento 5 Stelle” è approdato al Consiglio regionale piemontese il caso del Crab, il prestigioso sportello del Bio con sede in val Pellice, punto di riferimento – secondo le associazioni di categoria – per l’intero comparto del biologico in Italia. «Grave errore, chiudere un centro di eccellenza come il Crab», protesta Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab, che raduna gli agricoltori biologici italiani. Fa eco Vincenzo Vizioli del Firab, la fondazione nazionale per l’agricoltura biodinamica: «L’attività del Crab è fondamentale per lo sviluppo italiano delle coltivazioni a impatto zero». Che poi sono le uniche in crescita, nonostante la crisi, come segnalano gli ambientalisti italiani, preoccupati per il futuro dell’agricoltura europea: «Bruxelles finanzia le grandi monoculture dal destino ormai segnato – rilevano Wwf, Lipu e Legambiente – mentre ignora le piccole e medie imprese ecologiche, che tutelano il territorio e i consumatori».
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Ci comandano i tedeschi, potevamo evitare il Risorgimento
Amo gli italiani, anche se tutti ne parlano male: trovo invece che siano un popolo straordinario. Sono una persona che è stata convinta che l’Unione Europea, come progetto, fosse totalmente sbagliato fin dall’inizio. Tanto che, da quando c’è stato Maastricht, ho scritto due libri contro l’Europa: uno intitolato proprio “Contro l’Europa”, che ha avuto diverse edizioni, poi un altro alla fine del 2010, “La dittatura europea”. Questo per dire che non è una mia posizione di oggi vista la crisi: sono assolutamente certa che è un progetto sbagliato e che chi l’ha fatto sapeva che era sbagliato. Non sono degli stupidi tutti coloro che hanno lavorato al progetto per la Ue. Togliamocelo dalla mente, sono persone che sanno quello che fanno. L’unica vera finalità del progetto è l’eliminazione degli Stati nazionali. Hanno mandato avanti l’euro per non dire esplicitamente la verità ai popoli, sapendo che tutti i popoli – non soltanto il popolo italiano – sono contrari all’idea di perdere la nazione, l’indipendenza, la libertà, la lingua.